Lavorare nello - Città dei Mestieri

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Quaderni di Città dei Mestieri
Lavorare nello
Spettacolo
Elettricista teatrale - Realizzatore luci
Lighting designer
città
dei Mestieri
di Milano
e della
Lombardia
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I testi sono stati realizzati da Lavinia Manzin, Responsabile Area Orientamento dell’Accademia
Teatro alla Scala. Umberto Bellodi, coordinatore didattico dei corsi, ha curato la stesura dei profili delle figure professionali qui trattate.
Le immagini sono state realizzate dagli allievi del corso “Fotografi di Scena” dell’Accademia Teatro alla Scala.
Editing a cura di Città dei Mestieri di Milano e della Lombardia.
Questo “quaderno” è stato realizzato all’interno del progetto n° 25 ST-ART UP: scegliere il futuro
sperimentando il presente finanziato da Regione Lombardia nell’ambito del bando “POGAS - Nuova generazione di idee. Le politiche e le linee di intervento per i giovani di Regione Lombardia”.
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Introduzione
Il settore dello spettacolo, e in particolare quello dello spettacolo dal vivo, è caratterizzato dalla presenza di una molteplicità di figure professionali che interagendo
tra loro rendono possibile la messa in scena di uno spettacolo. Si tratta di figure
complementari tra loro che negli ultimi anni hanno subìto diverse trasformazioni,
soprattutto in ragione dell’ingresso nel mondo del lavoro delle innovazioni tecnologico-informatiche.
Tra esse l’Elettricista teatrale, il Realizzatore luci e il Lighting designer si sono sviluppati come mestieri sempre più importanti nel rapporto tra spettatore e azione, in
quanto veicolatori di un linguaggio visivo in grado di modificare e caratterizzare
sensibilmente la percezione di una scena da parte del pubblico.
L’Elettricista teatrale si occupa di predisporre gli impianti e le apparecchiature elettriche, elettroniche ed audiovisive di palcoscenico necessarie per la realizzazione
degli effetti di luce, audio e delle proiezioni previste dall’allestimento scenico.
Il Realizzatore luci è il responsabile tecnico della sequenza delle luci durante la realizzazione di uno spettacolo mentre il Lighting designer è il cosiddetto “scenografo
delle luci”, ovvero colui che si occupa dell’ideazione di un progetto illuminotecnico in accordo con le richieste del regista e in sinergia con lo scenografo.
La luce è da sempre impiegata per la realizzazione di spettacoli come strumento di
comunicazione al pari delle varie forme espressive.
Un po’ di storia
Già nel teatro greco romano le torce luminose e le lampade ad olio erano impiegate per creare particolari effetti luminosi quali, ad esempio, la riproduzione di lampi,
realizzati attraverso l’ausilio di una macchina chiamata Keraunoskopeion.
Nel Medioevo le scene, allestite all’interno delle chiese, erano illuminate con fiaccole e lumi. Le cronache dell’epoca infatti parlano di “prospettive mirabili cariche
di lumi”, ossia lampade alimentate ad olio vegetale, animale, candele di cera e di sego, torce di pino e resina.
La nascita delle sale teatrali in epoca Rinascimentale comportò anche una prima organizzazione e formalizzazione dell’illuminotecnica. Il Vasari, ne Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti (1550-68), riferisce la presenza di addetti alla pulizia, all’alimentazione e al ricambio delle fonti di luce (prevalentemente torce, candele, lampade ad olio), nelle Accademie e nelle Corti in cui nascono i primi teatri.
L’organizzazione dell’illuminazione ha seguito gradualmente l’evoluzione della
scenografia: le luci oltre ad illuminare la parte anteriore della scena e gli attori, andarono pian piano ad occuparsi anche dei secondi e dei terzi piani in modo da accompagnare la prospettiva e da accrescere la percezione della profondità. La crescente complessità degli spettacoli determinò lo sviluppo di apparecchi di illuminazione quali la “lampada con lume inserita in un’ampolla di vetro con l’acqua
colorata” attribuita a Leonardo da Vinci. L’acqua, attraversata dalla luce del lume,
assumeva una colorazione e veniva poi indirizzata sulle scene e sugli attori in palcoscenico.
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Nella seconda metà del XVI secolo l’accentuarsi della divisione tra la scena e il pubblico per la presenza ormai costante dell’arco di proscenio fece sì che la scenotecnica e l’illuminotecnica fossero sempre più impiegate per creare l’illusione, la sorpresa e la magia dello spettacolo.
Nel ’600 vennero impiegati per la prima volta i lampadari pendenti a mezzo di corde dal soffitto (graticciata) specialmente per gli interni, i saloni e le stanze e fu inventata la ribalta (cioè la parte che delimita il palcoscenico e ospita le luci che illuminano gli attori), rimasta in uso per molto tempo presso i teatri ed ancor oggi utilizzata negli spettacoli di varietà. (Giuseppe Furtenbach, scenotecnico tedesco, ne
prepara una composta di lumi ad olio, formante una vera linea ininterrotta per tutto
il boccascena).
Nel ’700 una nuova evoluzione sociale portò al progressivo oscuramento della sala
teatrale a vantaggio del palcoscenico: il pubblico divenuto pagante ed “indiscriminato” rivendicava il diritto all’anonimato e ad assistere al buio allo spettacolo, vero
evento della serata.
Si assistette così ad una notevole evoluzione tecnica che portò alla costruzione di
candele e lampade ad olio destinate a convivere per diversi anni con l’invenzione
della luce a gas, e per la costruzione delle quali si sperimentarono vari tipi di materiali: il grasso di balena, il sego, la cera vergine.
Le candele col tempo lasceranno il posto alle sole lampade ad olio, usate con forme
unite a lampadari e a gruppi autonomi, poste in recipienti di vetro, e alimentate con
olio di trementina, petrolio e altri grassi combustibili.
All’inizio dell’800 l’illuminotecnica vive una grande trasformazione grazie all’introduzione della luce a gas. Nel 1830 viene impiegata nel teatro Chestnut Street
Opera House di Philadelphia e nel Lyceum Theatre di Londra, diffondendosi poi in
altri teatri per divenire di uso comune nella seconda metà del secolo.
Con questa nuova invenzione era finalmente possibile regolare l’intensità della luce (abbassamento della fiammella), fino ad ottenere una semi-oscurità con la sala in
penombra durante lo spettacolo.
Un appropriato regolatore, situato quasi sempre vicino alla buca del suggeritore,
permetteva di regolare gradualmente l’intensità luminosa. Il gas veniva inserito negli apparecchi in uso precedentemente cosicché la disposizione-base dell’illuminazione nei teatri rimase la stessa: luci della ribalta, delle quinte e delle bilance, che
gradualmente sostituiscono i vecchi lampadari calati sulla scena. Nel 1890 in Germania viene inventata la retina incandescente protetta da un vetro e per maggiore sicurezza anche i becchi a gas vengono dotati di questa protezione.
La vera rivoluzione in campo teatrale è però costituita dall’applicazione delle scoperte sull’energia elettrica e conseguentemente alla sua applicazione in campo teatrale.
Con l’invenzione della luce elettrica si rivoluziona la tecnica teatrale ottenendo effetti stupefacenti di illuminazione: abbandonati i vecchi sistemi, entrano in azione
i primi impianti elettrici che solo i grandi teatri potevano permettersi dato l’alto
costo.
Nel 1883 il Teatro alla Scala di Milano inaugura il primo impianto integrale di illuminazione elettrica e il suo esempio è presto seguito da tutti i più importanti teatri.
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L’Opera di Parigi è il primo teatro ad estendere l’illuminazione elettrica, oltre che
per il palco, anche alle sale di aspetto e a tutti i locali del complesso architettonico
e il primo teatro a mettere a punto effetti speciali quali lampi (a mezzo di specchi riflettenti), arcobaleno (con un prisma di cristallo), effetti di sole e di luna, nubi in
movimento ottenute con l’ausilio di sole luci.
La lampada incandescente viene adottata dall’Opera di Parigi già nel 1881 e nel giro di poco tempo se ne dotò anche il Teatro di Monaco.
L’introduzione della luce elettrica nel teatro rivoluziona la tecnica e lo spirito dell’illuminazione. Lo studioso americano G. Izenour introduce la distinzione tra le
espressioni stage illumination e stage lighting riferendosi con il primo termine ad
una condizione statica, e con il secondo ad una condizione dinamica dell’illuminazione, con la possibilità di concentrare la luce, di controllarla e di proiettarla sulla
scena e sugli attori, nonché di “muoverla” durante lo spettacolo variando le intensità dei singoli apparecchi.
Nell’arco di pochi anni l’elettricità trasforma radicalmente i principi dell’illuminazione consentendo il salto dall’illumination al lighting: d’ora in poi non si parlerà
più di tecnica ma di arte dell’illuminazione.
Progressivamente i fondali dipinti vengono sostituiti da fondali piegati sopra il palcoscenico a modo di cupola che vengono illuminati da proiezioni o luci diffuse e riflesse.
Si arriva presto ai trasformatori con comando a distanza, dispositivi che danno la sicurezza di una registrazione e regolazione perfetta nei cambiamenti di luce, sono
Elettricisti di palcoscenico durante un cambio di scena.
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perfezionati i quadri di manovra posti ai comandi della cabina elettrica, si miglioreranno le bilance, i proiettori, i riflettori, le macchine per le nubi, le lampade da orizzonte, lampade rotative, i complessi come il ponte luce e le batterie di lampade.
La luce viene definitivamente utilizzata in funzione simbolica per sottolineare
l’ambiguo rapporto tra i personaggi, per descrivere i luoghi in cui si trovano e per
la ricerca dell’atmosfera adeguata. Si aprono le porte all’uso moderno della luce in
teatro.
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I Profili professionali
Elettricista teatrale
Il profilo professionale
La figura professionale dell’Elettricista teatrale svolge tutte le attività relative alla
realizzazione degli effetti luce e audiovisivi necessari allo svolgimento di spettacoli dal vivo e garantisce il mantenimento in efficienza degli impianti e delle apparecchiature elettriche, elettroniche e audiovisive di palcoscenico nel rispetto delle vigenti norme di sicurezza.
Tale figura si pone alla base di un percorso per una carriera professionale nel settore illuminotecnico, percorso che prevede idealmente due ulteriori livelli di specializzazione rappresentati dal Realizzatore luci e dal Lighting designer, figure professionali dedicate rispettivamente alla realizzazione ed alla progettazione delle luci di
scena.
Effetti luce, Rinaldo, Teatro degli Arcimboldi, Milano 2005.
I più affermati professionisti nel settore della luce, infatti, hanno acquisito il proprio
bagaglio di conoscenze con una lunga esperienza di elettricisti di palcoscenico mentre, nell’ambito di realtà teatrali medio-piccole, le tre figure dell’Elettricista, Rea7
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lizzatore luci e Lighting designer possono addirittura coincidere in un’unica identità
professionale.
Durante la fase creativa l’Elettricista si relaziona con il Lighting designer e il Realizzatore luci e si occupa di leggere e interpretare il piano luci, un vero e proprio
“copione” attraverso il quale viene definita la sequenza delle luci e degli effetti che
si alternano durante tutta la rappresentazione.
Quando si passa alla fase realizzativa l’Elettricista predispone le apparecchiature necessarie per l’illuminazione della sala e dello spazio scenico, si occupa del montaggio e dello smontaggio degli impianti, installa e aziona le differenti apparecchiature elettriche ed elettroniche necessarie per la messa in scena ed è responsabile delle
manovre necessarie ad assicurare gli effetti luce richiesti.
È fondamentale che l’Elettricista mantenga in ordine la strumentazione tecnica utilizzata provvedendo alla manutenzione ordinaria degli impianti e delle apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Le competenze
n Legge e interpreta i disegni tecnici e le piante luci.
n Utilizza le diverse tipologie di dispositivi per l’illuminazione teatrale e degli impianti audio.
n Si occupa del montaggio e dello smontaggio degli impianti.
n Installa e aziona le differenti apparecchiature elettriche ed elettroniche necessarie per la messa in scena.
n Predispone l’illuminazione della sala o dello spazio scenico.
Proiettori motorizzati.
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È in grado di intervenire apportando riparazioni o interventi sui diversi dispositivi di illuminazione teatrale utilizzati.
Si occupa delle manovre necessarie ad assicurare gli effetti luce richiesti.
Mantiene in ordine i materiali elettrici.
Provvede alla manutenzione ordinaria degli impianti e delle apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Provvede alla stesura degli inventari.
Si relaziona con il Lighting designer e il Realizzatore luce.
Il percorso formativo
Quella dell’Elettricista teatrale è una professione che si sviluppa prevalentemente
attraverso l’esperienza diretta, per questo motivo non esiste un percorso formativo
specifico riconosciuto a livello nazionale.
È consigliabile tuttavia la frequenza di un percorso educativo tecnico che fornisca
le conoscenze di base di elettrotecnica e, preferibilmente, un successivo approfondimento formativo nel settore dello spettacolo che preveda un’importante pratica in
palcoscenico.
Realizzatore luci
Il profilo professionale
Il Realizzatore luci è il responsabile tecnico della sequenza delle luci durante la realizzazione di uno spettacolo. È subordinato alle linee artistiche dettate dal Lighting
designer e coordina il team degli elettricisti di palcoscenico per la disposizione e il
puntamento dei proiettori.
Partendo dal progetto creativo del Lighting designer, il Realizzatore luci si occupa
di trascriverlo in un piano luci in pianta digitale e renderlo effettivo. Qualora non sia
presente un’ulteriore frammentazione del mansionario, il Realizzatore luci ha anche
il compito di gestire in prima persona la console per la gestione delle memorie relative ai cambi luce della performance.
Le competenze
n È in grado di leggere le piante e i progetti di carattere illuminotecnico.
n Programma e si occupa dell’allestimento delle luci secondo tempi, turni e ordini.
n Coordina il gruppo di lavoro in palcoscenico e in sala.
n Assicura la rispondenza del lavoro del personale addetto alla parte illuminotecnica alle richieste del Lighting designer, nel rispetto dei tempi e dei modi prestabiliti.
n Rileva le necessità legate ai macchinari, in relazione alla necessità di effettuare
ordini, di avviare ripristini, di richiedere migliorie o di rinnovare gli impianti in
base alle diverse esigenze.
n È in grado di utilizzare diverse tipologie di console.
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È in grado di gestire il processo di memorizzazione dei quadri realizzati.
Organizza e gestisce l’archivio degli schemi e degli effetti luminosi di ogni spettacolo, in modo da facilitarne il reperimento.
Il percorso formativo
Non è facilmente identificabile un percorso formativo per la professione del
Realizzatore luci dal momento che non esiste un programma di formazione dedicato riconosciuto a livello nazionale; si consiglia tuttavia la frequenza di istituti tecnico-professionali e/o percorsi di formazione iniziale riferiti all’elettrotecnica.
Data la predisposizione tecnico-artistica della professione, è possibile accedere a un
percorso di formazione specifico iniziale e/o superiore anche provenendo da un’esperienza educativa di tipo artistico (es. Accademia di Belle Arti) oppure a seguito
di un’importante pratica in palcoscenico durante la quale sono stati assolti compiti
propri dell’elettricista. Risulta quindi essenziale l’approfondimento formativo nell’area dello spettacolo – sia esso di carattere teorico o pratico – nonché la predisposizione e l’interesse personale per questo settore.
Lighting Designer alla console GrandMA per la gestione delle proiezioni illuminotecniche, Savitri, Teatro Dal Verme, Milano 2010.
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Lighting designer
Il profilo professionale
Il Lighting designer coordina l’attività illuminotecnica delle produzioni teatrali partendo dalla progettazione artistica delle luci utilizzate per la resa scenografica e
drammaturgica della performance.
Il profilo professionale del Lighting designer si caratterizza prevalentemente per l’aspetto artistico necessario per la creazione di un progetto illuminotecnico che sappia coniugare le richieste del Regista, dello Scenografo e del Coreografo (se previsto). Il Lighting designer, dopo aver svolto un ruolo di tipo tecnico-pratico (elettricista), assume il ruolo di punto di riferimento creativo e artistico per l’ideazione
illuminotecnica dell’allestimento. Per questo motivo, questo profilo professionale
deve possedere conoscenze relative sia alle tecniche di recitazione sia alle arti figurative, nonché essere in grado di poter leggere lo sviluppo drammaturgico, interpretandolo e traducendolo al meglio sul palcoscenico tramite l’applicazione di effetti illuminotecnici. Tale attitudine coincide con la sensibilità che gli permette di trasformare le emozioni suscitate dalla scena in effetti visivi.
Durante la fase ideativa il Lighting designer studia lo spettacolo analizzando la sceneggiatura per capire che tipo di lavoro dovrà realizzare. Si relaziona con il Regista,
lo Scenografo e il Coreografo, mettendo a punto il piano luci che è fondamentale per
visualizzare la sequenza e gli effetti luce che si realizzeranno durante la rappresentazione. Il controllo dell’elemento luminoso dovrà rispondere a criteri di intensità,
distribuzione, colore e movimento.
Quando si passa alla fase realizzativa il Lighting designer definisce la struttura che
dovrà avere la strumentazione tecnica, dai proiettori teatrali, ai cavi, ai dimmer (comunemente detti oscuratori graduali). Coordina il gruppo si lavoro affinché il progetto ideativo venga rispettato in ogni sua parte.
Le competenze
n Studia lo spettacolo e ne analizza la drammaturgia per comprendere la tipologia
di lavoro che dovrà in seguito realizzare per la resa emotiva dell’idea originaria.
n Si relaziona con il Regista, lo Scenografo e il Coreografo, mettendo a punto il
piano luci dello spettacolo.
n Progetta la sequenza e gli effetti luce che verranno opportunamente realizzati per
la resa della rappresentazione.
n Assicura che l’elemento luminoso risponda a criteri di intensità, distribuzione,
colore e movimento e si adatti al piano registico complessivo.
n Disegna gli impianti luce e disloca i proiettori.
n Definisce le necessità tecniche per la realizzazione del progetto: dai proiettori
teatrali ai cavi, dai filtri di conversione fino ai dimmer.
n Coordina il gruppo di lavoro affinché il progetto ideativo venga rispettato in ogni
sua parte.
n Segue, una volta definita la struttura, tutta la durata dello spettacolo o, generalmente, tutta la tournée, affiancando il Realizzatore luci in console.
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Il percorso formativo
Anche per la professione del Lighting designer non esiste un percorso formativo
dedicato che sia riconosciuto a livello nazionale; esistono tuttavia percorsi di formazione superiore/continua riconosciuti a livello regionale. Inoltre, i Corsi Accademici in Scenografia, oltre a fornire una pratica degli strumenti tecnologici
per la gestione dello spazio scenico e per l’allestimento di eventi, possono orientare all’area illuminotecnica attraverso specifici programmi di studio monografici.
Data la predisposizione tecnico-artistica della professione, è possibile accedere a un
percorso di formazione specifica provenendo da un’esperienza educativa di tipo artistico (es. Accademia di Belle Arti) oppure a seguito di un’importante pratica in
palcoscenico durante la quale sono stati assolti compiti propri dell’Elettricista e del
Realizzatore luci, con particolare riferimento al lavoro in console.
Data la continua evoluzione tecnologica delle apparecchiature illuminotecniche è
consigliabile prevedere periodicamente la partecipazione a percorsi di aggiornamento.
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Prospettive occupazionali
L’Elettricista teatrale, il Realizzatore luci e il Lighting designer trovano possibilità di impiego nel teatro, nel cinema, nella televisione, nella moda, negli allestimenti fieristici, nell’architettura e urbanistica e negli spettacoli dal vivo in genere.
Nei settori cinematografico e televisivo, il Lighting designer viene denominato “Direttore della fotografia” e il suo quadro di competenze prevede alcune specificità tipiche del settore di riferimento.
Nelle realtà di grandi dimensioni le tre figure esercitano ognuna la propria attività
in stretta collaborazione, mentre nelle piccole strutture spesso esse si fondono in
un’unica risorsa.
Dato il crescente interesse e impiego delle tecnologie nel mondo dello spettacolo, la
presenza di figure come quelle presentate, caratterizzate da una solida preparazione
complementare di tipo tecnico-artistico, può rappresentare l’elemento chiave per assicurare coerenza tra tecnologie, applicazione delle stesse e funzionamento dell’allestimento scenico.
Le figure del settore illuminotecnico lavorano sia con contratti a tempo indeterminato sia come collaboratori esterni di imprese dello spettacolo (case di produzione
cinematografica e di audiovisivi, di reti televisive, teatri stabili...), ingaggiati in qua-
Americana con luci e pannelli fonoassorbenti.
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lità di liberi professionisti per il tempo di produzione di uno spettacolo, un programma, una serie televisiva, uno spot.
Possono anche trovare occupazione in società di servizi alle imprese, che si occupano della gestione illuminotecnica di un’impresa dello spettacolo.
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OFFERTA FORMATIVA A MILANO
Riportiamo di seguito alcuni riferimenti riguardo alle opportunità formative a Milano relative alle professioni qui presentate. In particolare si consiglia la frequenza
di un corso di diploma per Tecnico delle industrie elettriche e/o elettroniche.
Vi ricordiamo che Città dei Mestieri e delle Professioni di Milano e l’Area Orientamento dell’Accademia Teatro alla Scala sono sempre a disposizione per fornire ulteriori informazioni e un aiuto per definire il percorso formativo, scegliere una professione o cercare un lavoro.
ITC e IPIA Piero Sraffa
Via Fratelli Zoia, 130 - 20153 Milano
Tel. 024525866 Fax 024525887
Sito web: www.iissraffa.it
IPIA Ercole Marelli
Via Livigno, 11 - 20158 Milano
Tel. 026880792 / 026884122 - Fax 0266803575
Sito web: in costruzione
ITIS Ettore Conti
Via Angelo De Vincenti, 11 -20148 Milano
Tel. 02405008 / 02405009 - Fax 0240070327
Sito web: www.ettoreconti.mi.it
ITIS e LST Evangelista Torricelli
Via Ulisse Dini, 7 - 20141 Milano
Tel. 0289511344 / 0289512647 - Fax 028466175
Sito web: www.torricellimi.it
ITIS Giacomo Feltrinelli
Piazza Tito Lucrezio Caro, 8 - 20136 Milano
Tel. 028376741 / 028376742 / 028376743
Fax 028376744
Sito web: www.itisfeltrinelli.it
ITIS Luigi Galvani
Via Francesco Gatti, 14 - 20162 Milano
Tel. 026435651 / 026435652 / 026435653
Fax 026432058
Sito web: www.galvaniscuola.it
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IIS (ITIS e IPSAR) Giuseppe Luigi Lagrange
Via Alessandro Litta Modignani, 65 - 20161 Milano
Tel. 0266222804 / 0266222854 - Fax 0266222266
Sito web: www.lagrangenew.it
IPIA Galileo Ferraris - Antonio Pacinotti
Via Francesco Carchidio, 2 - 20144 Milano
Tel. 0258104618 / 0289403605 - Fax 028395138
Sito web: www.ferrarispacinotti.it
CORSI DI SPECIALIZZAZIONE
Fondazione Accademia Teatro alla Scala
Via Santa Marta, 18 - 20123 Milano
Tel. 02/8545111 - Fax. 02/86460020
Sito web: www.accademialascala.it
I corsi:
n Corso di formazione per Elettricista impiantista dello spettacolo
n Corso di formazione per Realizzatori luce
n Corso per Lighting designer
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Glossario
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ACCENDITORE (Ballast): dispositivo per l’accensione delle lampade a scarica, che
genera impulsi di circa 5 kilovolts e si disinserisce quando la lampada è accesa.
ALETTA PARALUCE (Bandiera): accessorio metallico di colore nero con due o quattro
alette incernierate che si può inserire nelle apposite guide porta accessori di un
faro per modificare la qualità del fascio di luce emesso.
ALIMENTAZIONE: fornitura di energia elettrica all’utenza che viene trasmessa attraverso linee elettriche.
ALOGENO (letteralmente, generatore di sali): sostanza (iodio o bromo) che immessa in piccole quantità nel bulbo di lampade con filamento di tungsteno assieme al gas inerte di riempimento, favorisce il processo denominato ciclo di
alogeni.
AMERICANA LUCI: struttura a traliccio o semplice barra orizzontale di metallo composta di uno o più moduli, sospesa ad altezza variabile tramite tiri contrappesati,
manuali o motorizzati, sulla quale si agganciano i fari e si fissa la relativa alimentazione elettrica.
AMPÉRE: unità di misura della corrente elettrica.
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Videoproiezioni gestite in scena dai Lighting Designer, Savitri, Teatro Dal Verme, Milano 2010.
ANALOGICO: termine che si riferisce a un procedimento che esamina in modo continuo intensità di segnali aventi un comportamento analogo (ad esempio l’ago di
un tester o le lancette di un orologio).
ANGOLAZIONE: la scelta dell’angolazione della luce è determinante per mettere in risalto o nascondere la porzione di palcoscenico che si vuole illuminare o per abbellire o distorcere un viso, un corpo, un oggetto.
ASSORBIMENTO: i raggi luminosi che incontrano un oggetto vengono in parte trattenuti e in parte ritrasmessi, secondo il coefficiente di assorbimento dell’oggetto in
esame. I raggi assorbiti si trasformano in energia termica.
BARRACUDA: asta di alluminio (2-4 metri) munita al suo interno di una potente molla che la estende fino a 20 cm. Per una migliore aderenza viene utilizzata orizzontalmente o verticalmente per sorreggere corpi illuminanti più o meno leggeri
(quarzine, baby spot, ecc.).
BILANCIA: in teatro è un’americana luci composta di diffusori a celle (4 colori - 4
circuiti) muniti di lampada al quarzo per una distribuzione uniforme di luce.
BILANCINO: struttura metallica (barra o traliccio), lunga circa un metro, alla quale si
agganciano fari per ottenere una certa angolazione laterale e in aggiunta a torrette o piantane laterali.
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BOCCASCENA: la zona di palcoscenico delimitata dalle quinte laterali e dal telo orizzontale (cieletto) che inquadrano la scena.
BRANDEGGIO: rotazione sul piano orizzontale di un corpo illuminante.
CABLAGGIO: collegamento di una o più apparecchiature tra loro al quadro elettrico o
quadro di distribuzione. Per cablaggio si intende soprattutto il collegamento di
proiettori ai rispettivi dimmer e di questi ultimi al mixer luci.
CAMBIACOLORI: accessorio motorizzato che si applica davanti a un proiettore per
produrre una serie di colori a scelta. Il funzionamento è simile a quello di un rullino fotografico: la pellicola è formata da un nastro che comprende una dozzina
di filtri diversi, uniti da un adesivo trasparente; un motorino elettrico fa muovere velocemente due rulli, i quali permettono lo scorrimento del nastro. Un sensore rileva la posizione del colore richiesto.
CANALE: termine che si riferisce sia ad un circuito di un dimmer che a un mixer
luci.
CANTINELLA: listello di legno lungo 4 m., per 2 cm. di spessore e 4-10 cm. di larghezza. In teatro è l’elemento base per costruire stangoni, le basi per i praticabili o “cavalle”, l’intelaiatura per quinte di tela, o armatura, ecc.
CAVI E CONNETTORI: un cavo è l’insieme di uno o più conduttori elettrici rivestiti da
una guaina esterna di materiale isolante. A seconda dell’impiego i cavi variano
per sezione e per materiale. I connettori sono congegni per collegare i cavi tra loro o le apparecchiature all’alimentazione, ecc.
CICLORAMA: noto anche come orizzonte, è un fondale di colore neutro che avvolge
il fondo e i lati di un palcoscenico scorrendo su un apposito binario o “strada”.
CIRCUITO: insieme di elementi conduttori le cui estremità sono collegate all’energia
elettrica che attraversa ogni elemento. Un circuito è aperto quando in un punto
del percorso il passaggio di energia elettrica è interrotto; è chiuso se non vi è nessuna interruzione.
COLLEGAMENTO: connessione tra l’estremità d’ingresso e di uscita della corrente di
due o più elementi di un circuito.
COLORE: per colore della luce si intende una percezione soggettiva strettamente legata alla lunghezza d’onda delle radiazioni luminose; tale sensazione dipende da
diversi fattori, come la composizione spettrale della radiazione luminosa e la capacità dell’occhio di discriminare diverse emissioni di luce. Un colore può essere definito attraverso le sue tre qualità, o tre costanti, che sono: tono cromatico,
luminosità, saturazione (croma, intensità) e le variabili tinta e gradazione.
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CONTRAPPESO: nella terminologia teatrale consiste in un dispositivo meccanico composto da un cestello contenente un numero di pesi modulari che eguagli o superi di poco il peso da sollevare e un sistema di corde e carrucole che serve a facilitare il sollevamento di congrui pesi come un’americana luci, un elemento scenografico, ecc.
CONTRASTO: è il rapporto tra i valori più bassi e quelli più alti di luminanza in una
scena o in un soggetto.
CONTRODECLIVIO: costruzione in legno o in metallo la cui funzione è quella di annullare la pendenza di un palcoscenico e ottenere quindi una superficie piana
orizzontale.
CONTROLUCE: luce da dietro verso la platea (o la foto-cine-telecamera), usata per separare il soggetto dal fondo e dargli più dimensionalità e/o per meglio caratterizzare una scena.
CORRENTE: flusso di elettroni dal polo negativo al polo positivo attraverso un mezzo definito o lungo un circuito.
DECLIVIO: inclinazione o pendenza di un palcoscenico in alto e verso il fondo.
DIAFRAMMA: meccanismo nel quale un numero di lamine sottili mobili possono
aprirsi o chiudersi per ottenere l’apertura del diametro desiderato.
DICROICO (due colori): filtro o lampada che ha la particolarità di riflettere la componente rosso-gialla della luce e di trasmetterla come componente blu.
DIFFUSORE: apparecchio singolo o a celle, munito di lampada tubolare alogena e di
parabola riflettente utilizzato per una distribuzione simmetrica della luce (ribaltine, bilancine) o asimmetrica (fondali, ciclorama). L’ampiezza del fascio luminoso è regolata dalla distanza tra diffusore e fondale.
DIGITALE: sinonimo di numerico, è una rappresentazione che si basa sulla misura a
intervalli regolari di segnali fluttuanti (audio, video, ecc.) che vengono campionati e memorizzati in un opportuno sistema di numerazione (decimale, binario);
in pratica l’intensità dei segnali è espressa direttamente in cifre. Il vantaggio è
quello di poter accedere a dei segnali senza seguire un ordine sequenziale e poterli modificare a proprio piacimento.
DIMMER: apparecchio elettronico che regola la quantità di luce emessa da una lampada tramite il controllo della tensione. I dimmer attuali utilizzano i semiconduttori SCR o tiristori, per regolare soprattutto lampade alogene.
DISPERSIONE: fenomeno relativo alla forma e alla direzione di una luce (es. quella di
un cielo coperto o di una diffusione softlight), il cui effetto è quello di una luce
morbida senza ombre.
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DISSOLVENZA: progressiva diminuzione di intensità di una o più lampade che avviene contemporaneamente a un progressivo aumento di intensità di un’altra o più
lampade mantenendo costanti i valori di intensità media. La dissolvenza incrociata si adopera per passare da una scena all’altra e indica convenzionalmente un
cambiamento di tempo e di luogo.
ELETTROTECNICA: lo studio e l’applicazione delle leggi dell’elettricità a macchinari
meccanici.
ESPOSIZIONE: è “il tempo durante il quale bisogna esporre la pellicola alla luce proveniente dall’obiettivo per ottenere un’immagine di giusta tonalità”.
FASCIO LUMINOSO: emissione della luce proveniente da un faro; il fascio di luce è
modificabile come forma (allargato o stretto, sagomato o normale, semplice o
mascherato con un gobo) e come qualità (definito o morbido, attenuato o intenso, colorato o bianco).
FARO: corpo illuminante che convoglia i fasci luminosi in direzioni specifiche tramite un sistema ottico costituito da specchio-lampada-lente.
Luci di scena sul coro, Ascanio in Alba, Teatro alla Scala, Milano 2006.
FIBRE OTTICHE: fibre sottilissime di vetro (ossido di silicio) composte di nucleo,
guaina e rivestimento protettivo. Un raggio luminoso viaggia all’interno del nu23
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cleo e rifrange ripetutamente mentre la guaina, che ha un diverso indice di rifrazione, ne impedisce l’uscita.
FILTRO: materiale trasparente o traslucido in policarbonato che ha la capacità di assorbire certe lunghezze d’onda di luce e di trasmetterne altre; un filtro può colorare la luce, modificare l’intensità (neutral density), diffondere, polarizzare e correggere la temperatura di colore (filtri di conversione) di un fascio luminoso.
FLUORESCENZA: fenomeno di luminescenza che consiste nell’emissione di luce da
parte di un materiale eccitato da raggi UV.
FLUSSO LUMINOSO: grandezza fotometrica che indica la quantità di luce emessa da
una sorgente luminosa nell’unità di tempo. L’unità di misura è il lumen (lm).
FOCALE: distanza dal centro di una lente al punto di convergenza dei raggi paralleli
(fuoco) all’asse della lente.
FONDALE: elemento scenico di stoffa, di plastica o altro materiale, che delimita il
fondo di una scena.
FOSFORESCENZA: fenomeno che differisce dalla fluorescenza per il prolungamento
dell’emissione di luce anche quando termina la radiazione UV.
FREQUENZA: è il numero di cicli completi compiuti da un’onda nell’unità di tempo.
FUOCO: punto in cui convergono i raggi paralleli (cioè i raggi provenienti da una sorgente luminosa posta all’infinito).
GELATINA: filtro colorato.
GOBO: a) accessorio per proiezioni composto da un sottile mascherino in lega metallica termoresistente, sul quale sono fotoincisi motivi e forme varie; b) in cinematografia/TV è un panello, rigido o flessibile, che viene utilizzato per mascherare la luce indesiderata.
GRADAZIONE: aspetto variabile di un colore; indica il colore intermedio fra toni cromatici.
GRATICCIA: soffitta di un teatro, formata da una travatura principale disposta perpendicolarmente al proscenio; le travi secondarie sono disposte sopra le principali e
corrono parallele al proscenio, distanziate di 3-5 cm per consentire lo scorrimento,
tramite carrucole (rocchetti), delle corde che sorreggono gli stangoni da sollevare.
INTERFACCIA: congegno hardware digitale che serve a tradurre i dati di messaggi seriali di apparecchiature analogiche o digitali in una struttura di dati che può dialogare col sistema operativo del computer.
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KILOWATT: misura della potenza elettrica corrispondente a 1000 watt.
LAMPADA: sorgente di luce artificiale a incandescenza o a scarica.
LASER: acronimo di Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation (amplificazione di luce con emissione stimolata di radiazione). Dispositivo che emette luce monocromatica, coerente, estremamente direzionale e intensa.
LED: Light Emitting Diode, diodo formato da elementi semiconduttori che emette
luce. Il colore dell’emissione dipende dal materiale. I LED trovano applicazione
come indicatori di stato di funzionamento, visualizzazione di livelli di picco e come sorgenti luminose per fibre ottiche.
LENTE: mezzo trasparente di vetro o plastica che, sfruttando la rifrazione della luce,
fornisce un’immagine luminosa di un oggetto e proietta un fascio luminoso compatto a una certa distanza.
LUMINESCENZA: la proprietà di certi elementi di emettere radiazioni luminose anche
dopo un certo periodo trascorso dall’ultima eccitazione.
MIXER: regolatore o console luci; dispositivo che, tramite uno o più dimmer, permette la regolazione dell’intensità di luce di uno o più proiettori.
MORSETTO: a) dispositivo che per pressione permette di collegare dei cavi elettrici
tra di loro o ai terminali di interruttori o altre apparecchiature; b) piccola morsa
per unire o stringere elementi di una scena o pezzi di dimensione ridotta; noto
anche come “sergente”; c) snodo metallico che serve ad unire due o più tubi metallici.
NEON: gas impiegato nelle lampade a scarica fluorescenti più comuni; l’emissione
luminosa risulta di colore rossastro.
OBIETTIVO: sistema ottico composto da più lenti la cui funzione è quella di proiettare su una pellicola, su nastro magnetico o su supporto magnetico-ottico un’immagine reale. Un obiettivo può essere a focale fissa (teleobiettivo, grandangolo),
cioè può produrre un’immagine di una certa dimensione per una distanza fissata,
e a focale variabile (zoom) per variare a piacere la distanza focale e le dimensioni dell’immagine.
OHM: (simbolo Ω) unità di misura della resistenza elettrica.
PARABOLA: riflettore il cui sistema specchio, di forma parabolica, concentra l’emissione luminosa della lampada ed emette un fascio di luce stretto e quasi parallelo.
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PC: acronimo di proiettore con lente piano-convessa.
PIAZZATO: in gergo teatrale sono le luci di base di una scena, registrate su una memoria o una preselezione del mixer luci; (per esempio, il piazzato del primo atto). Nello svolgimento di una scena ci possono essere ovviamente delle variazioni nelle luci, che derivano dal piazzato iniziale.
PINZA: riflettore leggero e maneggevole, che può essere montato nei posti più improbabili grazie a una pinza a molla e uno snodo applicati al corpo del riflettore.
PONTE LUCI: in un teatro è la prima e più importante americana luci verso la scena,
subito dopo il sipario. È una passerella abbastanza larga da poterci camminare e
montare i proiettori. Per via del peso e delle dimensioni, il ponte luci viene calato o alzato con motori elettrici.
PROIETTORE: apparecchio ottico composto da un meccanismo ad intermittenza che
fa scorrere la pellicola, fotogramma per fotogramma, al di là di un’apertura illuminata da una lampada e da un sistema ottico; l’obiettivo proietta in rapida successione le immagini ingrandite dei fotogrammi su uno schermo.
PROIEZIONE: è la visione su uno schermo o su superfici di elementi scenici, di immagini prodotte da una pellicola, da un nastro magnetico o da un disco ottico attraverso un proiettore. La proiezione frontale è consigliata per intrattenimento in
quanto la visione migliore, condizionata dalla riflettività dello schermo, si ottiene con luci bassissime. La retroproiezione è indicata per la visione in luoghi normalmente illuminati.
PROSCENIO: la parte avanti del palcoscenico, impropriamente conosciuto anche come ribalta.
PUNTAMENTO: l’orientamento e tutte le successive operazioni di modifica di un fascio luminoso (largo o stretto, colorato o neutro, netto o morbido, sagomato o
aperto) emesso da un faro.
RIBALTA: la parte che delimita il palcoscenico e ospita le luci che illuminano gli artisti, impropriamente proscenio.
RIBALTINA: batteria di diffusori simmetrici a celle con lampade da 150-500 Watt con
telaio portagelatina, posizionate a terra.
RIFLETTORE: corpo illuminante che sfrutta il fenomeno della riflessione della luce. È
composto da una lampada e da una calotta riflettente di forma paraboloide, ellissoidale o semisferica, di metallo o di materiale termoresistente, verniciata di
bianco o lucida. La lampada può anche essere avvicinata (spot) o allontanata
(flood) dalla calotta.
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RIFRAZIONE: un fascio di luce che incontra una superficie trasparente, devia dal percorso iniziale ed esce deviandosi o diffondendosi ancora. Nel caso di un prisma,
se la luce è policromatica, essa si scompone nei colori dell’iride.
SAGOMATORE: corpo illuminante il cui sistema ottico, composto di calotta riflettente, lampada alogena, due o più lenti, permette di proiettare precisamente zone di
luce modellata, con contorni netti o morbidi per effetti localizzati o per proiettare gobo.
SCANNER: faro motorizzato con specchio rotante esterno.
SEGUIPERSONA: proiettore a lunga gittata simile ad un sagomatore, viene utilizzato
principalmente per seguire soggetti mobili in una zona ristretta di luce.
SIPARIO LUCI: cortina di luce intensa creata da fasci di luce paralleli provenienti dall’alto.
SPETTRO: è il campo delle onde elettromagnetiche percepibile dall’occhio umano;
varia da 380 a 780 nanometri (nm).
SPINA: a) spillone di metallo che unisce le mappe di una cerniera; b) connettore elettrico.
SPOT: termine inglese per faro.
STARTER: interruttore di innesco che serve a preriscaldare gli elettrodi di una lampada fluorescente a catodo caldo.
TAGLIO: luce che rivela forme e contorni e stabilisce il periodo del giorno e il tempo atmosferico. La luce di taglio è essenziale per la danza e ricopre un’importanza decisiva per ogni altra forma di spettacolo.
TELAIO PORTAGELATINA: telaio di metallo, plastica o preferibilmente di cartone rigido, che contiene un filtro e che si mette davanti ad un corpo illuminante.
TILT: rotazione o inclinazione sul piano verticale di un faro motorizzato o di altri apparecchi controllati a distanza.
TINTA: colore che si ottiene con l’aggiunta di luce bianca.
TORRETTA: si può considerare come un’americana fissata verticalmente.
TRANSISTOR: componente elettronico che controlla il flusso della corrente, cioè può
funzionare come amplificatore o come interruttore grazie al silicio opportunamente “drogato” di cui un transistor è composto.
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TRASFORMATORE: apparecchio elettrico che converte la tensione di rete in bassa tensione.
TULLE: può essere considerato come un fondale con dei buchi. Quando il tulle viene illuminato frontalmente, si comporta come un fondale normale, cioè risulta
compatto; se si sagoma con la luce solo la zona retrostante senza lambire il tulle,
si ottiene una sorta di trasparenza rarefatta, indicata per effetti retrospettivi o onirici.
WATT: simbolo W; unità di misura di potenza elettrica. Watt = Volt x Ampére.
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Per saperne di più
Testi
Aldini G., Memoria sull’illuminazione a gas dei teatri e progetto di applicazione all’I.R. Teatro alla Scala di Milano, Milano, 1820.
Allardyce N., Lo spazio scenico, storia dell’arte teatrale, Roma, Bulzoni, 1971.
Carlson, V.C., Professional lighting handbook, Londra, Focal Press, 1991.
Izenour G., Theater Tecnology, New York, McGraw Hill, 1988.
Mazzanti S., Luce in scena. Storie, teorie e tecniche dell’illuminazione a teatro, Bologna, Lo Scarabeo, 1999.
Palladino P., Manuale di Illuminazione, Rimini, Tecniche Nuove, 2005.
Riviste
BACKSTAGE, Edizioni Jackson
SOUND&LITE, Edizioni Jackson
LIGHTING AND VISUAL COMMUNICATION, Edizioni Jackson
LIGHTING DESIGN COLLECTION, Competic Srl
ILLUMINOTECNICA WORLD LIGHT, Editrice Habitat
LUCE & DESIGN, Tecniche Nuove, Mi
CONNESSIONI B2B MEDIA, Colombarone, PU
Link utili
www.soundlite.it
www.luceonline.it
www.ziogiorgio.it
www.lighteducation.com
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Indice
Introduzione
Un po’ di storia
I Profili professionali
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3
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Elettricista teatrale
n Il profilo professionale
n Le competenze
n Il percorso formativo
7
7
8
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Realizzatore luci
n Il profilo professionale
n Le competenze
n Il percorso formativo
9
9
9
10
Lighting designer
n Il profilo professionale
n Le competenze
n Il percorso formativo
11
11
11
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Prospettive occupazionali
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Offerta formativa a Milano
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Corsi di specializzazione
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Glossario
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Per saperne di più
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Prima edizione: aprile 2010
© 2010 - Città dei Mestieri di Milano e della Lombardia
Tutti i diritti riservati
Finito di stampare nell’aprile 2010 dal Consorzio Artigiano «L.V.G.» - Azzate (Varese)
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