1 PROGRAMMA PER ARGOMENTI I- “Filosofia” e “filosofi” II- I problemi della filosofia (Riepilogo visivo per: I problemi della filosofia, probl. gnoseologico, metafisico, cosmologico, psicologico, teologico, morale, estetico) III- Scienze e filosofia IV- Filosofia e religione V- Concetto di “storia della filosofia” VI- Dal mito alla riflessione filosofica VII- La filosofia del Medio Evo 1) Divisione generale 2) La Patristica a) La filosofia nel pensiero cristiano b) Agostino 3)La Scolastica a) Rapporto fede- ragione b) Il problema degli universali c) Principali correnti e rappresentanti d) Anselmo d’Aosta e) Bonaventura da Bagnoregio f) Tommaso d’Aquino g) Giovanni Duns Scoto h) Guglielmo d’Ockham 2 I- “Filosofia” e “filosofi” Il termine “filosofia” significa etimologicamente “amore di sapienza”, cioè desiderio di conoscere e spiegare la realtà dell’universo e il destino della vita umana. L’uomo fin dagli albori della sua vita osserva il mondo che lo circonda, nota i fenomeni che si succedono, prova nel suo intimo sentimenti e impulsi, sente di avere il potere di ricordare avvenimenti ed esperienze passate e di riflettere su quei fatti, pervenendo a conclusioni che potranno essergli utili in seguito. Infatti, consapevole che questa terra è il luogo in cui dove condurre la sua esistenza, egli, dopo un primo sbigottimento, volge il suo animo all’osservazione della natura al fine di penetrarne i segreti e regolare adeguatamente la propria vita. Comportarsi in questo modo significa essere “filosofo”, per cui ogni uomo, pur non sapendolo, è filosofo. Naturalmente, gli uomini non sono filosofi allo stesso modo: la maggior parte di loro lo sono inconsciamente e non sempre, mentre altri lo sono consapevolmente in quanto di proposito si prefiggono il compito di risolvere i problemi della vita e propongono le proprie soluzioni anche agli altri uomini, in modo che esse abbiano un valore universale, oltre che personale. I termini “filosofia” e “filosofo” furono introdotti nel IV secolo a. C. da Pitagora1 in sostituzione di “sapienza” e “sapiente”, usati per indicre un insieme di verità valide per la conoscenza e la vita pratica, e per denominare colui il quale aveva il privilegio di insegnare tali norme. 1 Vissuto fra il 571 e il 479 a.C., nacque a Samo, si trasferì nella Magna Grecia e in Calabria e morì a Metaponto, in Basilicata. A Crotone fondò una comunità religiosa che aveva interessi ascetici, oltre che filosofici e scientifici. La leggenda lo presenta come un uomo divino, circondato da fascino misterioso, come il maestro al quale si deve assoluta riverenza e cieca obbedienza. 3 Egli riteneva che la sapienza fosse un dono divino e che sapiente fosse il fortunato possessore di tale dono. Di conseguenza, preferiva definirsi “filosofo”, cioè amante del sapere, perché pensava che il compito precipuo dell’uomo fosse la ricerca della scienza, condotta e perseguita con le proprie forze. Conseguentemente, la scienza conquistata in questo modo prendeva il nome di “filosofia”. Ma qual è il compito che si prefigge la filosofia? Essendo amore e ricerca di sapienza, essa indaga tutta la realtà o, meglio, tutto ciò che esiste nella sua totalità e si domanda quali rapporti intercorrano fra l’ Essere assoluto e l’uomo. L’ Essere assoluto è ciò che spiega tutto quello che è e accade, ciò che contiene in sé la ragione di tutto, vale a dire l’essenza ultima delle cose. In relazione a questo Essere, l’uomo ha coscienza di un suo compito, per cui la sua vita acquista un significato, uno scopo; egli, infatti, sente di dover attuare pienamente se stesso, cioè i suoi valori spirituali in modo che la sua esistenza non trascorra invano. Di conseguenza, il problema che si pone la filosofia è uno solo: ricercare l’ Essere, determinare il destino dell’uomo e indicare a questi i mezzi più idonei per attuarlo. Esso, però, pur essendo unico, si suddivide in molteplici problemi perché tanto l’essere quanto la vita presentano molti aspetti, ciascuno dei quali rivela una faccia dell’identica realtà. 4 I problemi della filosofia Riepilogo visivo cosmologia psicologia teologia metafisica gnoseologia morale I problemi della filosofia pedagogia estetica storiografia politica economia sociologia 5 II- I problemi della filosofia I principali problemi della filosofia sono i seguenti: problema gnoseologico, metafisico, cosmologico, psicologico, teologico, morale, estetico, politico, sociologico, economico, storiografico, pedagogico. Tutti questi problemi non sono fra loro indipendenti, ma concorrono, ciascuno per la parte che gli compete, a determinare l’Essere, e ad offrire una risposta agli interrogativi che l’uomo si pone sul suo destino. Il problema gnoseologico, da gnòsis = conoscenza e lògos = scienza o discorso, tratta proprio del modo in cui l’uomo conosce. Esso distingue: a) la conoscenza sensibile da quella intellettiva; b) ne indaga l’origine; c) determina se sia possibile raggiungere la verità; d) riconosce i limiti dell’uomo. a) La conoscenza sensibile è la sintesi delle impressioni ricevute dai vari organi di senso, come vista, udito, tatto, gusto e olfatto, alla presenza di un oggetto. Così, attraverso essa il soggetto viene a conoscenza del colore, del suono, dell’estensione, della levigatezza o ruvidezza, del calore, del sapore, dell’odore di un determinato oggetto. La conoscenza intellettiva è l’atto mentale con cui si coglie l’essenza di un oggetto e lo si considera appartenente ad una determinata specie. Esempio: Se mi trovo di fronte ad un pioppo, attraverso i sensi percepisco le sue qualità, come la lunghezza, la levigatezza e il diametro del tronco, il calore, la forma e la mobilità delle foglie, e ne ho una immagine precisa, diversa dalle immagini di altri alberi e di altri pioppi che mi sono formato in analoghe esperienze precedenti. Questa è la conoscenza sensibile, che è particolare e soggettiva, in quanto si riferisce sempre ad una determinata circostanza e può cambiare da individuo ad individuo. 6 Tale forma di conoscenza può essere approfondita mediante l’intelletto e consente la formulazione del concetto e del giudizio. Infatti, se astraggo, cioè tolgo via con la mente, tutte le qualità particolari notate in quel pioppo, come, ad esempio, la lunghezza e il diametro del tronco, coglierò mentalmente l’essenza del pioppo; e se continuerò ancora in questa opera di astrazione mentale, togliendo anche la levigatezza del tronco, il colore, la forma e la mobilità delle foglie, mi rappresenterò mentalmente l’essenza dell’albero in generale, comune a tutti gli alberi in quanto appartenenti alla stessa specie. Questo è il concetto di albero, con il quale si pensa un oggetto costituito semplicemente di radici, fusto e foglie, senza che siano determinate le radici o indicato il fusto o qualificate le foglie. A differenza della sensazione, il concetto è universale e oggettivo perché è riferibile a tutti gli oggetti della stessa specie ed ha validità di per se stesso, indipendentemente dall’esperienza particolare di ogni uomo. Infine, io posso attribuire ad un oggetto le sue caratteristiche proprie; così facendo, formulo un giudizio che si esprime con una proposizione formata da un soggetto e da un predicato congiunti dal verbo essere. Esempio, l’albero è un essere vegetale costituito di radici, fusto e foglie. La conoscenza intellettiva non è ammessa da tutti i filosofi; fra costoro ricordiamo i Sofisti, i Cinici, i Cirenaici, gli Epicurei e gli Scettici. b) Per quanto riguarda l’origine della conoscenza, si distinguono due correnti contrastanti: l’empirismo, che muove dall’esperienza e concepisce l’anima come una tabula rasa, cioè come una tavoletta di cera, ancora liscia e ben levigata, su cui gli antichi imprimevano i segni della scrittura, cioè come una pagina bianca; e l’ innatismo, secondo il quale l’anima possiede fin dalla nascita i concetti, mentre l’esperienza viene considerata come strumento ausiliario e come spunto perché questi concetti innati siano ordinati logicamente in un tutto logico, divenendo chiari al soggetto conoscente. 7 Alla prima corrente appartengono soprattutto Aristotele, gli Epicurei, gli Stoici e San Tommaso; alla seconda appartengono in particolare Socrate e Platone. c) Alla domanda se la verità sia raggiungibile, rispondono positivamente coloro i quali ammettono che i concetti hanno valore conoscitivo, vale a dire coloro i quali ammettono la validità della conoscenza intellettiva, mentre discordano coloro i quali negano la conoscenza intellettiva, riconoscendo nella sensazione l’unica fonte mediante la quale l’uomo ha contatto con le cose. La validità conoscitiva dei concetti viene ammessa da vari indirizzi filosofici e negata da Sofisti, Cinici, Cirenaici, Scettici e Probabilisti2. d) La conoscenza umana può dispiegarsi con risultati soddisfacenti nell’ambito della natura ma non può raggiungere con gli stessi mezzi la realtà non soggetta all’esperienza sensibile. Di conseguenza, il mondo trascendente, cioè al di sopra delle cose terrene, separato e distinto da esse e sussistente per se stesso, vale a dire Dio e l’anima, non può essere conosciuto attraverso le sensazioni, ma è oggetto di fede e di intuizione immediata, oppure può essere riconosciuto esistente mediante riflessioni e ragionamenti che, muovendo dalle cose, ammettono come reale quel mondo che i sensi non possono sperimentare. Così, ad esempio, l’universo ed il movimento delle cose inducono alla conclusione che deve necessariamente esistere un Dio causa dell’universo e del movimento delle cose. Infatti, una cosa (effetto) deriva da un’altra cosa (causa) e questa (effetto) da un’altra ancora (causa), ecc.; non potendo andare all’infinito, bisogna ammettere l’esistenza di un Dio che è causa e non effetto di un’altra causa, è, cioè, causa incausata. Analogamente, una cosa riceve movimento da un’altra e questa da un’altra ancora; non potendo procedere all’infinito, ci si deve ad un certo punto fermare per sostenere l’esistenza di un motore che muove senza essere mosso, cioè l’esistenza di un motore immobile. 2 I Probabilisti o Scettici posteriori accettano il criterio della probabilità, cioè il verosimile e probabile, come regola delle azioni. 8 Problema gnoseologico Riepilogo visivo a) distingue la con. sensibile e la con. intellettiva b) indaga l’ origine di essa Probl. gnoseologico gnòsis = conoscenza + lògos = discorso. scienza c) è possibile raggiungere la verità ? d) riconosce i limiti dell’uomo a) conoscenza sensibile = sintesi di tutto ciò che proviene dai sensi. É’ particolare e soggettiva conoscenza intellettiva = coglie l’essenza di un oggetto. E’ universale e oggettiva. Permette di formulare il concetto e il giudizio empirismo b) origine della conoscenza innatismo empirismo: l’anima è una tabula rasa su cui si imprimono i dati provenienti dall’esperienza: Aristotele, Epicurei, Stoici, San Tommaso innatismo: possiede fin dalla nascita i concetti e l’esperienza è soltanto un aiuto: Socrate, Platone si c) la verità è raggiungibile? no si, per coloro che ammettono la con. intellettiva: vari indirizzi filosofici no, per coloro che negano la conoscenza intellettiva: Sofisti, Cinici, Cirenaici, Scettici, Probabilisti d) limiti dell’uomo: il mondo trascendente non può essere conosciuto attraverso le sensazioni 9 Per quanto riguarda il problema metafisico, è da premettere che il termine metafisica fu introdotto nel I secolo d. C. dal critico alessandrino Andronico da Rodi, il quale, sistemando le opere di Aristotele, pose quelle riguardanti la filosofia prima, cioè la realtà e la struttura dell’essere, che è al di là dell’esperienza sensibile, metà, cioè dopo i libri di fisica (phisicà). Da allora, questo termine sta ad indicare l’essere in sé, la realtà assoluta o sostanza, l’essenza, al di là delle apparenze sensibili. Le principali soluzioni del problema sono due: il monismo e il dualismo. Il monismo ammette una sola realtà originaria, di carattere materiale o spirituale, da cui derivano tutte le cose. Tale principio è immanente nel mondo e si identifica con il mondo stesso in modo che non si distingue dalle cose, le quali sono la manifestazione concreta di questo principio. In età classica l’indirizzo materialistico è seguito dalla Scuola ionica e dallo Stoicismo; l’indirizzo spiritualistico da Plotino. Il dualismo ammette due realtà, delle quali una è trascendente, cioè al di sopra delle cose sensibili ed esistente di per sé, l’altra, invece, costituisce le cose della natura. Queste due realtà si trovano contrapposte in Platone, semplicemente distinte in Aristotele e San Tommaso. 10 Problema metafisico Riepilogo visivo a) monismo Probl. metafisico metà = dopo + phisicà = le cose fisiche b) dualismo materiale: IoniciStoici a) monismo = un unico principio di natura spirituale : Plotino una trascendente contrapposta : Platone b) dualismo = due realtà o distinta da una immanente: Aristotele, San Tommaso 11 In riferimento al problema cosmologico, il termine deriva dal greco kòsmos = ordine, mondo e lògos = discorso. Con esso si indica quella branca del sapere che studia le leggi e la forma dell’universo come sistema ordinato. Abbiamo diverse soluzioni del problema: a) il materialismo, secondo cui esiste una materia eterna, dalla quale derivano tutte le cose, compreso l’uomo. Le forze che regolano la nascita, le trasformazioni e la morte delle cose sono meccaniche in quanto esse sono strettamente connesse fra loro e subordinate ad rapporto di causa ed effetto, per cui ad una determinata causa deve necessariamente corrispondere un effetto preciso, escludendo qualsiasi libertà e finalità. Nell’ età classica questa concezione si trova soprattutto in Aristotele; b) l’animismo, il quale ammette una materia vivente, fornita di una propria forza intrinseca, che permette alla materia stessa di assumere determinazioni diverse. Questa è la concezione dei Naturalisti presocratici; c) il dualismo, che ammette una contrapposizione o una semplice distinzione fra un principio spiritualmente trascendente, regolatore, ed una materia inerte, che accoglie il movimento. La contrapposizione fra il principio spirituale e la materia inerte che subisce il movimento si trova in Platone; la semplice distinzione si trova in Aristotele, in San Tommaso e in tutto il pensiero cristiano; d) l’ emanatismo, secondo il quale tutti gli esseri dell’universo emanano, cioè scaturiscono da un Principio assoluto. E’ rappresentato da Plotino 12 Riepilogo visivo Problema cosmologico a) materialismo b) animismo Probl. cosmologico Kòsmos = ordine, mondo + lògos = discorso c) dualismo d) emanatismo a) materialismo = esiste una materia eterna dalla quale derivano tutte le cose, ivi compreso l’uomo: Aristotele b) animismo = esiste una materia vivente, dotata di una forza interiore: naturalisti presocratici c) dualismo = esistono due principi, uno spirituale trascendente ed uno materiale, inerte, in contrapposizione: Platone; o semplicemente distinti: Aristotele, San Tommaso, pensiero cristiano d) emanatismo = tutti gli esseri dell’universo scaturiscono da un principio assoluto: Plotino 13 E veniamo al problema psicologico, il cui termine è composto da psichè = anima e lògos = discorso; esso si riferisce a quella scienza che riguarda l’anima umana della quale ricerca l’origine, la natura, le attività e il destino. Questa scienza è la “psicologia razionale”. Le concezioni che si riferiscono all’anima sono: il materialismo e lo spiritualismo. Secondo il materialismo, l’anima è formata della stessa materia del corpo al quale è legata strettamente e del quale subisce il destino, cioè la dissoluzione. Seguono questa corrente gli Atomisti, Aristotele e l’Epicureismo. Secondo lo spiritualismo, invece, l’anima è una sostanza spirituale, distinta e talvolta opposta al corpo. Rappresentanti di questa interpretazione sono Pitagora, Eraclito, Empedocle, Socrate, Platone, Cicerone, Seneca, Epitteto, Marco Aurelio, Plotino, il Cristianesimo. Oltre alla psicologia razionale esiste la “psicologia sperimentale”, o semplicemente “psicologia”, che studia le attività e le manifestazioni psichiche, come le sensazioni, i sentimenti, le passioni, le volizioni, ecc. 14 Riepilogo visivo Problema psicologico a) materialismo Probl. psicologico psichè = anima + lògos = discorso b) spiritualismo a) materialismo = l’anima è formata della stessa materia del corpo: Atomisti, Aristotele, Epicurei b) spiritualismo = l’anima è una sostanza spirituale, distinta o opposta al corpo Pitagora, Eraclito, Empedocle, Socrate, Platone, Cicerone, Seneca, Epitteto, Marco Aurelio, Plotino, Cristianesimo 15 Per quanto attiene al problema teologico, il termine teologia deriva da theòs = Dio e lògos = discorso, e si riferisce a Dio, alla sua esistenza, ai suoi attributi ed ai suoi rapporti con l’universo e con l’uomo. In questa ricerca la teologia razionale si affida alla ragione, la quale riflette sui dati dell’esperienza e giunge ad affermare l’esistenza di Dio indipendentemente dalla fede e dalla rivelazione. In generale a Dio vengono riconosciuti i seguenti attributi: assoluta perfezione; semplicità : in quanto essere perfetto non è composto da vari elementi; immutabilità, vale a dire non è soggetto a cambiamenti; eternità; necessità, in quanto non può non essere; trascendenza, cioè sussistente indipendentemente dal mondo, al di sopra di esso, e distinto da esso. A questi attributi aggiungono l’attributo della provvidenza Cicerone, Seneca, Epitteto, Marco Aurelio, il Cristianesimo. Gli Stoici e Plotino, anziché la trascendenza di Dio, ne sostengono l’ immanenza, cadendo, così, nel panteismo. Essi, cioè, ritengono che Dio sia posto nel mondo, faccia parte integrante delle cose stesse (immanentismo) e che si identifichi con il mondo stesso (panteismo). Gli Atomisti e gli Epicurei concepiscono Dio come una realtà materiale soggetta alle leggi della natura. Gli Scettici, infine, pervengono all’agnosticismo, affermando che Dio non può essere conosciuto. 16 Riepilogo visivo Problema teologico Dio esiste, è trascendente, è provvidenza: Cicerone, Seneca, Epitteto, Marco Aurelio, Cristianesimo Dio è immanente (immanentismo) e si identifica con il mondo (panteismo): Stoicismo, Plotino Probl. teologico Theòs = Dio Dio è una realtà materiale: Atomisti, Epicurei + lògos = scienza Dio non può essere conosciuto (agnosticismo): Scetticismo 17 Il problema morale, da mòs = costume, o anche etico, da èthos = costume, riguarda l’attività pratica dell’uomo e indica il fine da raggiungere, suggerendo le norme che devono regolare le singole azioni e la vita. Il fine da raggiungere è il bene, ma questo termine assume diversi significati a seconda dei vari indirizzi filosofici. Così, abbiamo l’edonismo, che prende in considerazione il bene in senso fisico, cioè come piacere sensibile, per il quale la morale risiede nella soddisfazione dei sensi. Appartengono a questa corrente i Sofisti, i Cirenaici e in parte gli Epicurei. Altro indirizzo è l’eudemonismo, secondo il quale il bene è inteso in senso intellettuale, cioè come verità e la morale risiede nella felicità dell’anima. Rappresentanti sono: Socrate, Aristotele. Infine, una terza corrente intende il bene in senso morale, come superamento delle passioni e quindi come virtù. Le figure più rappresentative sono: Platone, gli Stoici, il Cristianesimo. 18 Riepilogo visivo Problema morale o etico a) ricerca del bene in senso fisico: edonismo Probl. morale o etico da Mòs o èthos = costume b) ricerca del bene in senso intellettuale: eudemonismo c) ricerca del bene in senso morale a) edonismo = la morale risiede nella soddisfazione dei sensi: Sofisti, Cirenaici, Epicurei b) eudemonismo = la morale risiede nella felicità dell’anima: Socrate, Aristotele c) una terza corrente intende la morale come virtù, cioè come superamento delle passioni: Platone, Stoicismo, Cristianesimo 19 Derivante da aistheticòs (che si percepisce immediatamente), il problema estetico ha come oggetto il bello, sia esistente nella natura, sia creato dall’uomo, e studia il significato ed il valore dell’arte. Nella storia della filosofia l’opera d’ arte è stata giudicata in maniera diversa; così Platone la condanna in quanto la considera ingannatrice e lontana dal vero poiché è imitazione della natura, la quale, a sua volta, è imitazione dell’unica e vera realtà trascendente, cioè il mondo delle Idee. Aristotele, invece, apprezza l’arte e, pur riconoscendo che l’artista imita la natura, afferma che tale imitazione non è rivolta all’aspetto sensibile della realtà, ma all’essenza universale delle cose, ed attribuisce alla tragedia, che è una forma di arte, una funzione purificatrice dell’animo. Anche Plotino giudica favorevolmente l’arte come rivelatrice della bellezza ideale e le assegna il compito di sollevare l’uomo dal mondo sensibile al mondo dello spirito. Nel Medio Evo, infine, l’arte è considerata come strumento di moralità e di scienza. 20 Riepilogo visivo Problema estetico condanna : Platone Probl. estetico aistheticòs = (che si percepisce immediatamente) favorevole : Aristotele(funzione catartica)Plotino strumento di moralità: Medio Evo 21 In riferimento al problema politico, occorre precisare che il termine deriva da politichè, che significa scienza dello Stato. Tale problema riguarda la forma di governo e ne esamina l’origine e l’esercizio dei poteri nei confronti dei cittadini. Nella storia della filosofia sono state presentate diverse soluzioni. Così, ad esempio, Platone auspica una repubblica ideale retta dai filosofi, difesa dai guerrieri e sostenuta dall’attività degli artigiani, dei contadini e dei commercianti, mentre, invece, Aristotele ammette tre forme politiche, tutte ugualmente valide: monarchia (governo di uno solo), aristocrazia (governo di pochi), politìa (governo di molti). Il problema sociologico da socius = socio e lògos = discorso, ha per oggetto la società umana, ne indaga i caratteri e ne osserva il modo con cui essa si evolve. In questo senso la sociologia è di origine recente, fondata durante il Positivismo da Augusto Comte. Il problema economico, da òicos = casa e nomìa = amministrazione, esamina i mezzi di produzione in rapporto al capitale ed al lavoro, e, quindi, considera l’attività umana sotto l’aspetto economico. Oggi questa scienza prende il nome di economia politica, in quanto suggerisce norme e direttive che lo Stato adotta e segue nell’opera di governo. Anche se gli uomini antichi hanno trattato questo problema, si può dire che l’economia politica è sorta nell’età moderna, dopo la diffusione del commercio e l’introduzione della moneta, proprio per lo squilibrio esistente tra l’illimitato sviluppo dei bisogni umani e gli scarsi mezzi adatti a soddisfarli. Nel Medio Evo pensatori cristiani come Tommaso d’Aquino si sono occupati di economia soltanto a scopo morale, cioè per condannare il desiderio sfrenato di ricchezze. Il problema storiografico, da història = storia e grafìa = descrizione, interpretazione, esamina gli avvenimenti storici per ritrovare in essi i motivi ideali che li hanno prodotti. 22 Gli avvenimenti storici, perciò, non hanno valore di per se stessi, ma sono manifestazioni esteriori di fattori interni che costituiscono l’essenza della realtà e ne promuovono il divenire. Tali motivi ideali, naturalmente, variano nei diversi secoli in corrispondenza della civiltà, del pensiero e delle correnti filosofiche del tempo. Così, mentre la storiografia greca tende a conciliare il contrasto tra il mito e l’esperienza concreta e realistica delle cose, il Medio Evo interpreta il mondo ed i fatti umani in senso religioso e morale. Il problema pedagogico, da pàis= fanciullo e ago = guido, si occupa dell’ educazione e ricerca i mezzi più adatti per formare il carattere dell’uomo e promuoverne le attitudini, in modo che la sua personalità possa svilupparsi integralmente per il bene dell’individuo e della società di cui fa parte. Generalmente, ogni teoria pedagogica ha come presupposto una concezione filosofica che determina l’orientamento ed indica i fini dell’attività educativa. Così, l’età antica vede nel fanciullo un homunculus, cioè un essere imperfetto che deve affrettarsi a diventare adulto, e promuove l’ eteroeducazione, cioè un metodo con il quale la personalità dell’educando rimane soffocata, perché modellata dall’educatore. Il fanciullo non può manifestare la sua iniziativa né gode di alcuna libertà, ma deve accettare, subire passivamente, gli insegnamenti impartiti dl maestro, seguire i suoi comandi, anche se non ne capisce i motivi e la necessità, in modo da essere irreprensibile, almeno esternamente, ed evitare i castighi. 23 III- Scienze e filosofia Prima di esaminare quali rapporti intercorrono fra le scienze e la filosofia, vediamo in cosa esse consistono. Le scienze studiano un aspetto particolare della realtà; così, ad esempio, la fisica si occupa delle leggi che regolano i fenomeni naturali, la biologia di quelli della vita organica, la storia e l’economia analizzano una diversa attività umana, ecc. Lo studioso di ciascuna scienza osserva i fatti particolari, i fenomeni che ad essa si riferiscono, li ordina, li classifica al fine di ricercare le cause da cui provengono e per trovarne le leggi. Queste leggi, però, sono valide soltanto per una parte della realtà, quindi escludono la totalità dell’essere nella sua organicità e non penetrano l’intima essenza universale dell’essere, comune ad ogni cosa, sia essa animata o inanimata. La filosofia, invece, si rivolge a tutto l’essere in quanto essere ed ha come oggetto non una realtà particolare, come le singole scienze, ma la realtà in generale. Di conseguenza, la filosofia ricerca le cause prime, cioè quelle che non dipendono da altre cause, in quanto sono esse stesse il fondamento di tutta la realtà e di tutti i fenomeni. La filosofia è, dunque, la madre di tutte le scienze ed il sostegno di esse. Di conseguenza, tra scienze e filosofia non c’è contrapposizione, bensì una stretta collaborazione. La filosofia, infatti, accoglie i risultati delle scienze, li elabora e li unifica in una visione integrale di tutta la realtà; le scienze, da parte loro, si servono del contributo della filosofia perché qualunque ricerca, anche quella particolare di ogni scienza, non può compiersi senza la luce della ragione e senza che siano tenute presenti la connessione fra i singoli problemi e le esigenze dello spirito dell’uomo, che tende a superare i fenomeni particolari per rivolgersi alla interpretazione universale di tutta la realtà. 24 IV- Filosofia e religione Oltre ai rapporti intercorrenti fra filosofia e scienza, occorre considerare anche i rapporti fra filosofia e religione. Sia l’una che l’altra danno una risposta ai problemi relativi al significato della vita ed entrambe ricercano il principio universale della realtà, un principio che è al di là dell’esperienza sensibile in grado di spiegare tutte le cose ed i fenomeni del mondo. Filosofia e religione, però, differiscono per il modo con cui questi temi vengono affrontati e risolti. La filosofia, infatti, si serve della ragione, mentre la religione trova il suo fondamento nella fede; la prima è ragionamento, riflessione ed ha carattere prevalentemente conoscitivo, la seconda è spontaneità immediata e acritica, cioè dogmatica, vale a dire accetta la rivelazione divina come verità indiscussa ed ha carattere prevalentemente morale. In altre parole, il centro della filosofia è l’uomo, il quale cerca di scoprire l’universo nel quale vive ed opera; il fondamento della religione è Dio a cui l’individuo si affida e in cui trova sostegno e speranza. 25 V- Concetto di “storia della filosofia” La storia della filosofia rappresenta lo sviluppo del pensiero umano attraverso i secoli ed espone le soluzioni che i singoli pensatori hanno proposto riguardo ai principali problemi. Queste soluzioni sono a volte contrastanti o anche opposte tra di loro in quanto risentono dell’atteggiamento proprio di ogni filosofo e rivelano il modo di pensare e di sentire dei diversi popoli e dei diversi periodi. Anche se contrastanti, le varie interpretazioni filosofiche non sono separate fra loro, perché ciascuna continua il pensiero precedente dal quale scaturisce per conseguire una propria autonomia, e preannunzia lo sviluppo successivo per l’inesauribile ricchezza dello spirito umano. 26 VI- Dal mito alla riflessione filosofica Non appena l’uomo, ai primi albori della sua vita cosciente comincia a rendersi conto del mondo in cui vive e dell’ambiente che lo circonda, viene assalito da un senso di stupore sempre crescente derivante dalle meraviglie che gli stanno attorno: il succedersi regolare del dì e della notte, la luminosità degli astri, l’infinità del cielo, il formarsi delle nuvole ora candide ora buie, il tuono che assorda, il lampo che abbaglia, il fulmine che uccide, ecc. È naturale che davanti a questi spettacoli egli si domandi: ma come accadono questi fenomeni? E perché? Quali leggi li regolano? Cosa muove le cose? In un primo momento l’uomo risponde a questi interrogativi facendo ricorso ala fantasia, successivamente farà appello alla ragione. Nel primo caso nasce il mito, nel secondo la filosofia. Ora, il mito presenta tre caratteri peculiari: 1- anzitutto, esso propone una spiegazione dei fenomeni in base ad un procedimento di somiglianza, raggruppando insieme i fatti analoghi e spiegando l’uno con l’altro; in altri termini, elencando o collezionando fenomeni; 2- in secondo luogo, il termine di paragone preferito in ogni interpretazione mitologica è l’uomo, concepito come un essere materiale mosso da una forza misteriosa o “soffio vitale”, cioè l’anima, e a questa stregua è interpretato il complesso dei fatti naturali. Tutti i fenomeni vengono riportati a manifestazioni di forze misteriose e inaccessibili o démoni, cioè forze personificate in quanto mosse da desideri o da passioni simili a quelle degli uomini. E ciò perché se ogni fenomeno è movimento e il principio del movimento è un soffio o anima, come appare nell’uomo che da vivo respira e da morto è immobile, tutte le cose materiali, in quanto sono in movimento, sono animate (animismo antropomorfico); 3- infine, queste misteriose forze naturali sono intese come evocabili con apposite pratiche, in modo da essere rese propizie mediante 27 sacrifici e doni e da essere scongiurate mediante pratiche rituali (magia). Ne nasce una visione dell’universo altamente poetica, per cui il mito è un favoleggiare attorno al mistero. Tuttavia, in quanto il procedimento poetico collega immagini diverse attraverso analogie, è già un abbozzo di spiegazione, è filosofia allo stato embrionale. Infatti, il passaggio da esso alla filosofia come spiegazione razionale dell’universo è spontaneo e al tempo stesso necessario. Però, a differenza del mito, la filosofia non si limita a classificare i fenomeni per via di analogie o somiglianze ma cerca di scoprire se esista tra essi un rapporto di causa ed effetto. Inoltre, invece di fare appello alle “anime delle cose”, si richiama ad entità dimostrabili o attraverso l’evidenza dell’esperienza sensibile in quanto suscettibili di cadere sotto i sensi, oppure attraverso un procedimento della mente. Infine, invece di fare appello a evocazioni magiche, ricerca l’origine di un fenomeno da un altro, onde padroneggiare gli eventi del cosmo e stabilire il dominio dell’uomo sulle forze naturali. 28