Trio (marzo-aprile 1942).

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XXXIX ICMH CONGRESS, TORINO, 2013
“JOINT AND COMBINED OPERATIONS IN THE HISTORY OF WARFARE”
ABSTRACT
PhD Alberto BECHERELLI (Italy)
Trio (marzo-aprile 1942). L’operazione congiunta italo-tedesco-croata contro i
partigiani di Tito
Operation Trio
(1942). The
joint
German-Italian-Croatian
counterinsurgency
operation against Tito’s partisans.
On April 1941, the Independent State of Croatia (including Bosnia-Herzegovina) was
established under the rule of the Poglavnik Ante Pavelić, leader of the Ustasha ultranationalist and separatist movement. The State was formally included in the Italian sphere
of interest, but de facto it was divided between the German and Italian military occupation
forces and Italy exercised a significant influence only in the part of the State directly
occupied by the troops of the Italian 2nd Army.
Trio was a large-scale joint German-Italian-Croatian military operation against Tito’s
partisans in Bosnia-Herzegovina. From April to May 1942 the operation was carried out in
two phases, Trio I and Trio II. The aim of the operation was to target all insurgents
between Sarajevo and the Drina river in Eastern Bosnia. For the first time during the WWII
the Germans entrusted an Italian officer, the commander of the 2nd Army general Mario
Roatta, to lead a large-scale military operation. General Paul Bader, commander of the
German troops in Belgrade, led the joint German-Italian-Croatian forces involved: three
Italian divisions (1st Mountain Division Taurinense, 22
th
Infantry Division Cacciatori delle
Alpi and 5th Mountain Division Pusteria) one German division (718th Infantry Division) and
ten Croatian Home Guards and Ustasha battalions.
The Historical Archive of the Italian Army General Staff provides a valuable record of the
events and allows a detailed analysis. The operation was of limited effectiveness due to
several factors, including Italian delays and pre-emptive action by German troops and
Ustasha militia. As a consequence, Operation Trio led to mutual suspicion and lack of
coordination between Italian and German High Commands. The Yugoslav Partisan (1st
and 2nd Proletarian Brigades) and its leader Josip Broz Tito had the possibility to withdraw
from their base around Foča and, after briefly reorganising, to move their operations to
Western Bosnia.
Trio (marzo-aprile 1942). L’operazione congiunta italo-tedesco-croata contro i
partigiani di Tito
Durante l’occupazione della Jugoslavia nella Seconda guerra mondiale, il 2 e 3 marzo
1942 ad Abbazia viene raggiunto un accordo italo-tedesco-croato per la coordinazione nel
triangolo Drina-Sava-Adriatico di una vasta operazione anti-partigiana congiunta
successivamente denominata Trio. A nord-est della linea di demarcazione tra
l’occupazione italiana e quella tedesca esistono infatti due centri di ribellione: uno verso la
Drina (Bosnia orientale), a est e nord-est di Sarajevo, l’altro nella zona tra Banja Luka ed il
Petrova Gora. L’operazione Trio si concentra sulla prima area e viene svolta tra aprile e
maggio divisa in due fasi: Trio I per la regione di Rogatica, Trio II per l’ansa della Drina in
corrispondenza di Vlasenica-Srebrenica. L’obiettivo principale è colpire i partigiani nell’alta
valle della Drina, attorno alla cittadina di Foča. Il comando dell’operazione viene affidato al
generale Mario Roatta, comandante della 2ª Armata italiana, mentre il generale Paul
Bader, comandante delle truppe tedesche a Belgrado, guiderà le forze congiunte italotedesche-croate operanti: per la prima volta i tedeschi affidano un’operazione militare di
grandi proporzioni ad un generale italiano. Gli italiani impiegano tre divisioni (1ª Divisione
Alpina Taurinense, 22ª Div. Fanteria Cacciatori delle Alpi e 5ª Divisione Alpina Pusteria)
con il concorso dell’aviazione, i tedeschi una divisione (718ª Divisione Fanteria più un
reggimento della 737ª) e i croati una decina di battaglioni tra domobranci e ustaša, per
chiudere la via di fuga alle formazioni partigiane verso nord-ovest. Viene stabilito che,
avviate le operazioni, la linea di demarcazione tra occupazione italiana e tedesca potrà
essere superata indifferentemente dalle truppe in base alle necessità operative, mentre i
poteri nelle varie località occupate, in attesa che gendarmeria e autorità civili croate siano
pronte a subentrare, saranno tenuti dalle truppe ivi giunte.
Le due fasi operative Trio I e II, dal 15 aprile al 15 maggio, saranno mal coordinate di
proposito da croati e tedeschi, che si muoveranno anticipando i piani italiani. I reparti
ustaša
della
Crna
Legija
agli
ordini
del
colonnello
Juraj
Francetić,
(circa
tremilacinquecento uomini tra cui volontari musulmani), occuperanno gran parte del
territorio (a maggioranza ortodossa). Con l’operazione Trio lo Stato Maggiore italiano
sperava di estendere l’occupazione oltre la linea di demarcazione con quella tedesca –
temporaneamente decaduta per assicurare l’efficace svolgimento del ciclo operativo –
ponendo un saldo piede nella Bosnia: il comando tedesco tuttavia, anticipa l’attacco
proprio con l’intenzione di escludere la penetrazione italiana, spingendo i partigiani verso
sud-est. Il timore principale di Bader è che gli italiani riescano infine a subentrare ai
tedeschi nell’occupazione di Sarajevo, così da estendere progressivamente la zona da
loro controllata fino alla Sava. Le operazioni si concluderanno con un parziale successo e
la rioccupazione di Foča, che era diventato il quartier generale di Tito. Per i tedeschi, che
riprendono il controllo della zona d’occupazione e allontanano i partigiani da Sarajevo, il
risultato è sicuramente positivo, come del resto per i croati, che ottengono nuovamente il
controllo dei poteri civili su una parte importante del territorio dello Stato Indipendente
Croato (i funzionari amministrativi e la gendarmeria croata seguono le colonne avanzanti
per prendere subito servizio). Gli italiani, invece, si ritroveranno a dover affrontare le
conseguenze della campagna militare, ovvero fare i conti con la presenza dei partigiani tra
l’Erzegovina e il Montenegro e costatare l’ulteriore deterioramento dei rapporti con l’alleato
ustaša croato. Anche se il nucleo principale delle bande di Tito riuscirà ad evitare
l’accerchiamento, gli italo- tedeschi, comunque, infliggeranno severe perdite ai partigiani
jugoslavi, valutate in circa 3000 uomini. Le truppe italiane, e le alpine in particolare,
sosterranno il peso principale delle operazioni, precedendo la divisione tedesca nella
conquista di Foča.
Documenti d’archivio:
AUSSME, Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, M-3, Documenti
italiani.
Breve bibliografia:
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Mursia, 1988;
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