Capitolo 11 La politica commerciale nei paesi in via di sviluppo adattamento italiano di Novella Bottini 1 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Struttura della presentazione • Industrializzazione basata sulla sostituzione delle importazioni • Liberalizzazione commerciale dal 1985 • Industrializzazione orientata all’esportazione 2 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Introduzione • Quali sono i “paesi in via di sviluppo”? • Il termine “paesi in via di sviluppo” non ha una definizione precisa, ma viene utilizzato riferendosi a molti p paesi a basso e medio reddito. 3 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 1 Tabella 11.1 Prodotto Interno Lordo pro capite, 2010 (dollari in parità di poteri d’acquisto, PPA). 4 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Industrializzazione basata sulla sostituzione delle importazioni • L’industrializzazione basata sulla sostituzione delle importazioni è stata una politica commerciale adottata da molti paesi a basso e medio reddito prima degli anni ottanta. • Questa Q t politica liti mirava i a sostenere t llo sviluppo il d deii settori domestici proteggendoli dalla concorrenza delle importazioni. 5 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Tabella 11.2 Protezione effettiva del settore manifatturiero in alcuni paesi in via di sviluppo in percentuali. 6 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 2 Industrializzazione basata sulla sostituzione delle importazioni (cont.) • La principale giustificazione di questa politica è stata/è l’argomentazione dell’industria nascente: ○I paesi potrebbero avere un vantaggio comparato potenziale in alcuni settori, ma questi ultimi non riescono inizialmente competere con i settori già ben consolidati di altri paesi. ○ Per consentire a questi settori di svilupparsi, i governi dovrebbero temporaneamente sostenerli, fino a che essi non siano diventati sufficientemente forti da riuscire a competere sui mercati internazionali. 7 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Problemi dell’argomentazione dell’industria nascente: 1. Potrebbe essere uno spreco sostenere oggi settori che avranno un vantaggio comparato in futuro. 2. A causa della protezione, le industrie nascenti potrebbero non crescere mai e non diventare mai competitive. p 3. Non esiste giustificazione in favore dell’intervento pubblico, a meno che non ci sia un fallimento del mercato che impedisce al settore privato di investire nell’industria nascente. 8 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Industrie nascenti e fallimenti del mercato Due spiegazioni del perché i fallimenti del mercato impediscano alle industrie nascenti di diventare competitive: 1. Mercati dei capitali (finanziari) imperfetti • 9 • A causa di regolamentazioni e mercati finanziari deboli i settori nascenti non riescono a prendere a deboli, prestito le risorse di cui hanno bisogno, e questo rallenta la crescita economica. • Se non è possibile costituire regolamentazioni e mercati finanziari più efficienti, l’imposizione di dazi rappresenta una politica di second best per aumentare i profitti delle industrie nascenti, accelerando la crescita economica. (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 3 Industrie nascenti e fallimenti del mercato (cont.) 2. Problema dell’appropriabilità: • Le imprese potrebbero non essere in grado di appropriarsi dei benefici dei loro investimenti nei nuovi settori, in quanto tali benefici sono beni pubblici. • La conoscenza creata durante la costituzione di un nuovo settore potrebbe non essere appropriabile (potrebbe cioè, (potrebbe, cioè essere un bene pubblico), pubblico) a causa della scarsa tutela dei diritti di proprietà. • Se non è possibile istituire un sistema di tutela dei diritti di proprietà, l’imposizione di dazi rappresenta una politica di second-best per stimolare la crescita dei settori nascenti. 10 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Industrie nascenti e fallimenti del mercato (cont.)…nel libro non viene menzionato ma noi ora lo sappiamo… 3. Problema dei rendimenti crescenti di scala: • 11 Le imprese potrebbero non essere in grado di concorrere alla pari perché hanno costi medi più elavati a causa della dimensione ridotta… (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Industrializzazione basata sulla sostituzione delle importazioni • L’industrializzazione basata sulla sostituzione delle importazioni ha funzionato bene come strategia di sostegno ai settori manifatturieri nei paesi dell’America Latina tra gli anni cinquanta e sessanta; • Tuttavia, la finalità ultima di questa politica era lo sviluppo economico e non il mero sostegno al settore manifatturiero; • L’ industrializzazione basata sulla sostituzione delle importazioni ha promosso lo sviluppo economico? ○ 12 No, i paesi che hanno adottato tali politiche sono cresciuti più lentamente dei paesi ricchi e di quelli che non hanno utilizzato simili strategie. (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 4 Industrializzazione basata sulla sostituzione delle importazioni (cont.) • Apparve chiaro che l’argomentazione dell’industria nascente non era tanto valida quanto si riteneva all’inizio. • I nuovi settori non divennero competitivi, nonostante (o a causa) le restrizioni commerciali. • L’ iindustrializzazione d t i li i b basata t sulla ll sostituzione tit i delle importazioni ha comportato costi e sprechi di risorse: ○ Regolamentazioni complesse e onerose; ○ Alti dazi per i consumatori, incluse le imprese che avevano bisogno di importare beni intermedi da utilizzare nel processo produttivo; ○ Sostegno a settori troppo piccoli e, dunque, inefficienti. 13 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Liberalizzazione commerciale • Esiste evidenza che i paesi a basso e medio reddito che hanno mantenuto scambi relativamente liberi hanno beneficiato di tassi di crescita economica più alti dei paesi che hanno utilizzato strategie di industrializzazione basata sulla sostituzione delle importazioni. • Ciò nonostante, verso la metà degli anni ottanta molti governi avevano perso fiducia nelle strategie di industrializzazione basata sulla sostituzione delle importazioni e iniziarono a liberalizzare gli scambi. ○ 14 Crollo dei dazi in India e Brasile, e diminuzione meno drastica in molti altri paesi in via di sviluppo. (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Liberalizzazione commerciale (cont.) • La liberalizzazione commerciale nei paesi in via di sviluppo ha prodotto un enorme aumento del volume degli scambi commerciali. la quota di scambi commerciali sul PIL è triplicata nel periodo 1970-1998 e la maggior parte di questa crescita si e verificata e ificata dopo il 1985. 1985 ○ La struttura di scambi e cambiata dopo il 1980: la quota di manufatti sulle esportazioni totali dei paesi in via di sviluppo è cresciuta, fino a dominare le esportazioni delle economie in via di sviluppo più grandi. ○ 15 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 5 Figura 11.1 I dazi nei paesi in via di sviluppo (Fonte: Banca Mondiale.) 16 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Figura 11.2 La crescita del commercio dei paesi in via di sviluppo (Fonte: Banca Mondiale.) 17 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Liberalizzazione commerciale (cont.) • La liberalizzazione commerciale ha promosso lo sviluppo economico? L’evidenza è ambigua. ○I tassi di crescita del Brasile e di altri paesi dell’America Latina sono diminuiti dopo la liberalizzazione commerciale rispetto alla fase di i d t i li industrializzazione i b basata t sulla ll sostituzione tit i d delle ll importazioni. • 18 Tuttavia, parte della spiegazione è attribuibile alle politiche macroeconomiche instabili e alle crisi finanziarie, che hanno contribuito a ridurre i tassi di crescita a partire dagli anni ottanta. (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 6 Liberalizzazione commerciale (cont.) ○ Alti paesi, come l’India, sono cresciuti a tassi più alti dopo aver liberalizzato gli scambi negli anni ottanta, ma non è chiaro fino a che punto la liberalizzazione commerciale abbia stimolato la crescita economica. ○ Alcuni Al i economisti i ti sostengono t anche h che h la l liberalizzazione commerciale ha indotto maggiore disuguaglianza del reddito, come previsto dal modello di Heckscher-Ohlin. 19 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Commercio e crescita: il decollo dell’Asia Anziché adottare strategie di industrializzazione basate sulla sostituzione delle importazioni, molti paesi del Sud-Est asiatico hanno utilizzato politiche commerciali atte a promuovere le esportazioni di specifici settori. • Giappone, Hong Kong, Taiwan, Corea del Sud, Singapore, Malesia, Tailandia, Indonesia e Cina hanno sperimentato forte crescita in molte industrie esportatrici, oltre che rapida crescita economica in generale. ○ Queste economie, o un gruppo di esse, vengono a volte indicate con il termine “High Performance Asian Economies”. ○ 20 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Industrializzazione orientata all’esportazione (cont.) • Queste economie hanno generato un elevato volume di esportazioni e importazioni in rapporto alla produzione totale. • Queste politiche furono seguite da un notevole aumento del grado di apertura dell’economia, misurato come quota delle esportazioni sul PIL (Figura 11.4). • E’ possibile raggiungere lo sviluppo con una crescita orientata all’esportazione. ll’ t i • Tuttavia paesi latinoamericani come il Messico e il Brasile, che a loro volta liberalizzarono decisamente il commercio e si dedicarono alle esportazioni, non hanno tuttavia osservato una crescita economica simile. • Questo suggerisce che altri fattori hanno giocato un ruolo cruciale nel miracolo asiatico. Anche per l’EOI la motivazione Può essere quella Della industria nascente 21 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 7 Figura 11.3 Il decollo asiatico (Fonte: Total Economy Database.) 22 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Figura 11.4 La rapida crescita del commercio in Asia 23 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Industrializzazione orientata all’esportazione (cont.) É anche poco chiaro se l’elevato volume di esportazioni ed importazioni abbia stimolato la rapida crescita economica o sia stato semplicemente correlato con essa. • 24 ○ L’elevato tasso di risparmio ed investimento potrebbe aver stimolato la forte crescita economica in generale e la forte crescita delle industrie esportatrici in particolare. ○ La rapida crescita dei livelli di istruzione, che ha fatto fortemente aumentare i tassi di alfabetizzazione, è un fattore importante per la creazione di una forza lavoro altamente produttiva. ○ Questi paesi hanno adottato anche altre riforme economiche. (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 8 Riassunto L’industrializzazione basata sulla sostituzione delle importazioni mirava a promuovere la crescita economica limitando le importazioni dei beni che concorrevano con i prodotti nazionali in paesi a basso e medio reddito. 2. L’argomentazione dell’industria nascente afferma che settori nuovi ((es. in p paesi p poveri)) hanno bisogno di protezione temporanea a causa della presenza di fallimenti del mercato: • Mercati dei capitali imperfetti che limitano l’accesso al credito. • Problemi nell’appropriazione dei benefici degli investimenti privati. 1. 25 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Riassunto (cont.) 3. L’industrializzazione basata sulla sostituzione delle importazioni è stata tentata negli anni cinquanta e sessanta, ma è stata sostituita dalla liberalizzazione commerciale a partire dalla metà degli anni ottanta. 4. L’effetto preciso della liberalizzazione sul benessere nazionale è ancora oggi poco chiaro: 26 • Il commercio ha contribuito alla crescita di alcuni settori, ma si è ancora scettici sulla possibilità che il commercio abbia stimolato maggiori tassi di crescita economica. • Alcuni sostengono che il commercio ha aumentato la disuguaglianza nella distribuzione del reddito. (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Riassunto (cont.) Molte economie del Sud-Est asiatico hanno adottato strategie di industrializzazione orientata all’esportazione, invece di strategie basate sulla sostituzione delle importazioni: 5. • Le caratteristiche principali di questa politica erano gli elevati volumi di esportazioni ed importazioni e le relativamente basse restrizioni al commercio; • Ma non è chiaro fino a che punto questa politica abbia contribuito alla crescita economica di questi paesi soprattutto perché altri paesi che hanno adottato un simile approccio non hanno ottenuto lo stesso successo. 27 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 9 Capitolo 12 Controversie sulla politica commerciale adattamento italiano di Novella Bottini 28 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Struttura della presentazione • Argomentazioni a favore di politiche commerciali “attiviste”: ○ Esternalità o problemi di appropriabilità; commerciale strategica in concorrenza imperfetta. ○ Politica • Altre argomentazioni: ○ Commercio e standard di lavoro; e standard ambientali; ○ Commercio e cultura. ○ Commercio 29 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Argomentazioni a favore di politiche commerciali attiviste • Una politica commerciale attivista è una politica pubblica che sostiene attivamente le industrie esportatrici mediante l’utilizzo di sussidi. • Le argomentazioni a favore di politiche commerciali attiviste si basano sulla stessa ipotesi p delle strategie di industrializzazione basate sulla sostituzione delle importazioni (Capitolo 11) e delle argomentazioni contrarie al libero scambio Ma vale anche per EOI (Capitolo 9): l’esistenza di fallimenti del mercato ○ ○ 30 Esternalità o problemi di appropriabilità; Concorrenza imperfetta che risulta da ricavi maggiori dei costi (opportunità): profitti di monopolio o “extra-profitti”. (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 10 Tecnologia e esternalità Le imprese che investono in nuove tecnologie generalmente sviluppano conoscenza che altre imprese possono utilizzare senza pagare: problema di appropriabilità. • ○ Investendo in nuove tecnologie, le imprese creano un beneficio aggiuntivo per la società, società che altre imprese possono facilmente catturare; ○ Il problema dell’appropriabilità è un esempio di esternalità: benefici o costi che vanno a soggetti diversi da quelli che li hanno generati; ○ L’esternalità implica che il beneficio marginale sociale dell’investimento non si rifletta nel surplus del produttore. 31 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Tecnologia e esternalità (cont.) • I governi potrebbero voler incoraggiare attivamente gli investimenti in nuove tecnologie, quando le esternalità prodotte da tali tecnologie creano un elevato beneficio marginale sociale. • Dovrebbe il governo degli Stati Uniti sussidiare i settori ad alta tecnologia? 32 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Tecnologia e esternalità (cont.) • Nel decidere se un governo deve sussidiare settori ad alta tecnologia, è necessario considerare: 1. La capacità del governo di sussidiare l’attività corretta. 33 • Molte attività di imprese ad alta tecnologia non hanno nulla a che fare con la creazione di conoscenza: sussidiare gli acquisti di attrezzature o l’assunzione di lavoratori non specializzati generalmente non contribuisce a creare nuova tecnologia. • Conoscenza e innovazione vengono spesso create in settori che non sono di solito classificati come “ad alta tecnologia”. (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 11 Tecnologia e esternalità (cont.) 2. Invece di sussidiare specifici settori, gli Stati Uniti sussidiano la ricerca e sviluppo utilizzando incentivi fiscali: • Le spese in ricerca e sviluppo possono essere dedotte dal reddito di impresa a fini fiscali. Importanza economica delle esternalità: 3. • É difficile quantificare l’importanza delle esternalità per l’economia. • Pertanto, è difficile stabilire quanto sussidiare le attività che creano esternalità. Le esternalità possono anche esistere tra paesi diversi 4. • 34 Nessun paese ha incentivo a sussidiare un settore, se gli altri paesi possono beneficiare delle esternalità che esso genera. E’ la posizione del Rapporto Giavazzi per il governo Monti (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Tecnologia e esternalità (cont.) • Alcuni osservatori sostengono che gli Stati Uniti abbiano esplicitamente adottato una politica volta alla promozione dei settori dell’alta tecnologia e al loro sostegno contro i concorrenti esteri. • Il timore che il dominio giapponese del mercato delle memorie dei semiconduttori diventasse più ampio dei computer e delle tecnologie a essi collegate si dimostro infondato. 35 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Tecnologia e esternalità (cont.) • Di recente sono riemerse preoccupazioni sullo stato dei settori ad alta tecnologia statunitensi. Un fattore centrale alla base di esse e stato il declino dell’occupazione statunitense nei settori chiamati ICT (informazione, comunicazione e tecnologia), che rappresentano il cuore della rivoluzione dell’information tecnhology (Figura 12.1). 36 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 12 Figura 12.1 La bilancia commerciale degli Stati Uniti per i beni ICT (Fonte: National Science Foundation, Science and Engineering Indicators, 2010.) 37 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Figura 12.2 Occupazione manifatturiera statunitense (Fonte: Bureau of Labor Statistics.) 38 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Concorrenza imperfetta e politica commerciale strategica • Settori non perfettamente concorrenziali sono di norma caratterizzati dalla presenza di poche imprese che generano profitti di monopolio o extra-profitti. ○ • Gli extra-profitti sono profitti che eccedono il rendimento di investimenti ugualmente rischiosi in altri settori dell’economia In un settore non perfettamente concorrenziale, i sussidi pubblici possono trasferire gli extra-profitti dalle imprese estere alle imprese domestiche 39 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 13 Concorrenza imperfetta e politica commerciale strategica (cont.) • Esempio (noto come analisi di Brander-Spencer): ○ Due imprese (Boeing e Airbus) competono sul mercato internazionale, ma sono localizzate in due paesi diversi (Stati Uniti ed Europa). ○ Entrambe le imprese producono aeroplani, ma i profitti di ciascuna di esse dipendono dalle scelte dell’altra. ○ Ogni impresa decide se produrre o no, a seconda dei profitti che può realizzare. 40 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Tabella 12.1 La concorrenza tra due imprese 41 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Concorrenza imperfetta e politica commerciale strategica (cont.) • • Il risultato dipende da quale impresa investe/produce per prima: ○ Se Boeing inizia a produrre per prima, per Airbus non sarà conveniente produrre; ○ Se Airbus inizia a produrre per prima, per Boing non sarà conveniente produrre. produrre Ma un sussidio pari a 25 da parte dell’Unione Europea può influenzare il risultato, rendendo conveniente per Airbus produrre indipendentemente dalla scelta di Boeing. 42 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 14 Tabella 12.2 Gli effetti di un sussidio a favore di Airbus 43 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Concorrenza imperfetta e politica commerciale strategica (cont.) • Se Boeing si aspetta che l’Unione Europea sussidierà Airbus, non entrerà nel mercato ○ Pertanto, il sussidio di 25 genererà profitti pari a 125 per Airbus. ○ Il sussidio aumenta i profitti più del valore del sussidio stesso, grazie all’effetto deterrente che esso produce sulla concorrenza estera. 44 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Concorrenza imperfetta e politica commerciale strategica (cont.) • Una politica pubblica mirata a fornire un vantaggio strategico nella produzione ad un’impresa domestica è detta politica commerciale strategica. 45 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 15 Concorrenza imperfetta e politica commerciale strategica • Critiche a simili politiche includono: 1. L’utilizzo concreto delle politiche commerciali strategiche richiede maggiori informazioni sulle imprese rispetto a quelle tipicamente disponibili. • Le conclusioni del nostro semplice esempio possono cambiare radicalmente,, se i numeri cambiano anche solo marginalmente. • Che cosa succede se i governi o gli economisti non riescono a prevedere con esattezza i profitti delle imprese? – 46 Ad esempio, che cosa accadrebbe se Boeing avesse una migliore tecnologia, di cui è la sola ad essere a conoscenza, tale da farle comunque ritenere conveniente produrre, anche se Airbus produce? (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Concorrenza imperfetta e politica commerciale strategica (cont.) Il sussidio potrebbe innescare la ritorsione dei paesi esteri: 2. • Se l’Unione Europea sussidia Airbus, gli Stati Uniti potrebbero sussidiare Boeing. Ciò non tratterrebbe nessuna delle due imprese dal produrre, stimolerebbe una na g guerra e a commerciale comme ciale e comporterebbe compo te ebbe lo spreco sp eco delle risorse dei contribuenti. La politica commerciale strategica, come qualsiasi politica commerciale, potrebbe essere manipolata da gruppi politicamente potenti. 3. 47 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Globalizzazione e lavoro a basso salario • Le esportazioni di manufatti dai paesi a basso e medio reddito sono aumentate nel tempo. • Rispetto agli standard dei paesi ricchi, i lavoratori che producono questi beni ricevono salari molto bassi e sperimentano condizioni lavorative molto precarie. • Alcuni si oppongono al libero commercio per questo motivo. 48 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 16 Globalizzazione e lavoro a basso salario (cont.) • Un esempio è il settore delle maquiladora: imprese messicane che producono beni esportati negli Stati Uniti. • Gli oppositori del North American Free Trade Agreement (NAFTA) sostengono che è diventato più facile per le imprese statunitensi sostituire lavoratori domestici ad alto salario con lavoratori messicani a basso salario. 49 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Globalizzazione e lavoro a basso salario (cont.) • Questa affermazione potrebbe essere vera, ma non è sufficiente a concludere che il commercio danneggia i lavoratori. • Il modello di Ricardo prevede che, benché i salari messicani rimangano inferiori a quelli degli Stati U iti a causa della Uniti d ll minore i produttività d tti ità del d l llavoro, essi aumentino rispetto al livello precedente all’apertura degli scambi. • Il modello di Heckscher-Ohlin prevede che i lavoratori non qualificati degli Stati Uniti perdano a causa del NAFTA, ma prevede anche che i lavoratori non qualificati del Messico guadagnino. 50 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Globalizzazione e lavoro a basso salario (cont.) • Nonostante i bassi salari guadagnati dai lavoratori messicani, entrambi i modelli prevedono che quei lavoratori stiano meglio grazie all’apertura degli scambi: ○ Evidenza coerente con queste previsioni dovrebbe d bb mostrare t che h i salari l i nelle ll maquiladora il d sono aumentati rispetto ai salari in altri settori messicani. ○ Potremmo anche confrontare le condizioni lavorative nelle maquiladora con quelle in altri settori messicani, piuttosto che con quelle statunitensi. 51 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 17 Tabella 12.3 Salari reali 52 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Globalizzazione e lavoro a basso salario (cont.) • Alcuni attivisti vorrebbero includere gli standard di lavoro nei negoziati internazionali: ○ Tuttavia, i governi dei paesi a basso e medio reddito si oppongono a standard di lavoro imposti dai paesi esteri; ○ Gli standard internazionali potrebbero essere utilizzati come politica protezionistica o come pretesto per azioni legali qualora i produttori esteri non dovessero rispettarli; ○ Gli standard stabiliti dai paesi ad alto reddito sarebbero troppo costosi da soddisfare per i paesi a basso e medio reddito. 53 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Globalizzazione e lavoro a basso salario (cont.) • Una politica che i governi dei paesi a basso e medio reddito potrebbero accettare è la costituzione di un sistema di monitoraggio delle condizioni salariali e lavorative, che renda disponibili queste informazioni ai consumatori. ○ Si potrebbero certificare i p p prodotti realizzati con condizioni salariali e lavorative accettabili. ○ Tale politica avrebbe un effetto modesto, poiché la maggioranza dei lavoratori nei paesi a basso e medio salario non è occupata nelle industrie esportatrici. 54 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 18 Commercio e standard ambientali • Rispetto agli standard dei paesi ricchi, gli standard ambientali dei paesi a basso e medio reddito sono molto bassi. • Alcuni si sono opposti al libero scambio per questo motivo. • Ma non è possibile concludere che il commercio danneggia l’ambiente, perché, anche in assenza di scambi, le politiche pubbliche hanno indotto degrado ambientale. 55 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Commercio e standard ambientali (cont.) • Alcuni ambientalisti vorrebbero includere gli standard ambientali nei negoziati commerciali: ○ Tuttavia, i governi dei paesi a basso e medio reddito si oppongono a standard ambientali imposti p dai p paesi esteri. ○ Gli standard internazionali potrebbero essere utilizzati come politica protezionistica o come pretesto per azioni legali qualora i produttori esteri non dovessero rispettarli. ○ Gli standard stabiliti dai paesi ad alto reddito sarebbero troppo costosi da soddisfare per i paesi a basso e medio reddito. 56 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Commercio e standard ambientali (cont.) • La crescita economica, in parte legata anche al commercio, fa aumentare la produzione e il consumo e porta a un maggior danno ambientale. • L’aumento di ricchezza tende a far crescere anche la domanda di qualità ambientale. • Entrambe queste idee sono rappresentate nella curva ambientale di Kuznets: ○ Una relazione a “U rovesciata” tra il reddito pro capite e il danno ambientale. 57 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 19 Figura 12.3 La curva ambientale di Kuznets L’evidenza empirica suggerisce che quando le economie crescono, inizialmente provocano crescenti danni ambientali, ma diventano sempre più attente all’ambiente quando diventano sufficientemente ricche. La Cina, paese in cui ll’ambiente ambiente si sta deteriorando al crescere dell’economia, si sta spostando lungo la curva dal punto A al punto B. I paesi più ricchi potrebbero essere in movimento lungo la curva dal punto C al punto D, usando parte della crescita per migliorare l’ambiente. 58 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Commercio e standard ambientali (cont.) • Poiché il paesi più ricchi adottano delle severe normative ambientali che generalmente i paesi più poveri ignorano, le attività più dannose per l’ambiente vengono spostate in questi ultimi. ○ Un paradiso dell’inquinamento: è un luogo dove un’attività economica soggetta gg a severi controlli ambientali in alcuni paesi viene spostata (o venduta) in altri paesi caratterizzati da una regolamentazione meno rigorosa. ○ L’effetto paradiso dell’inquinamento sul commercio internazionale è relativamente piccolo, cioè non c’e molta evidenza del fatto che i settori “inquinanti” si trasferiscano verso paesi con deboli regolamentazioni ambientali. Domanda: vi stupisce? 59 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Figura 12.4 Emissioni di anidride carbonica. (Fonte: Energy Information Agency.) 60 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 20 Commercio e standard ambientali (cont.) • L’inquinamento in alcuni paesi può causare esternalità negative per altri paesi. Per esempio, la produzione in Cina inquina l’aria in Corea (o nella costa ovest degli Stati Uniti); ○ E viceversa!! ○ Date D t le l conseguenze negative ti per altri lt i paesi, i potrebbe t bb essere oggetto di negoziazione internazionale; ○ Le emissioni di anidride carbonica influenzano il clima futuro di tutti i paesi: sono un’esternalita internazionale e meritano di essere oggetto di negoziazione internazionale. ○ 61 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Commercio e cultura • Alcuni attivisti ritengono che il commercio distrugga la cultura degli altri paesi: ○ Questa affermazione nega il principio secondo cui si deve lasciare agli individui la possibilità di definire la propria cultura attraverso scelte libere, piuttosto che imponendo standard stabiliti da altri. ○E qualsiasi cambiamento economico produce cambiamenti nella vita di tutti i giorni. 62 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Riassunto Una prima argomentazione a favore di politiche commerciali attiviste è che gli investimenti in settori ad alta tecnologia producono esternalità per l’economia. 1. • Ma è difficile identificare quali attività producano esternalità e l’entità di queste ultime. Una seconda U d argomentazione t i a favore f di politiche commerciali attiviste è che i governi possono generare un vantaggio strategico per le imprese domestiche in settori caratterizzati da extra-profitti. 2 2. • 63 Ma non è chiaro se tali politiche possano avere successo nel fornire alle imprese un vantaggio strategico, oppure se esse siano o meno convenienti. (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 21 Riassunto (cont.) Alcuni si sono opposti al libero scambio sulla base del fatto che i lavoratori in paesi a basso e medio salario guadagnano salari inferiori e subiscono condizioni lavorative peggiori rispetto ai lavoratori dei paesi ricchi. 3. • 64 Ma i lavoratori dei paesi a basso e medio reddito ricevono salari inferiori perché sono meno produttivi; inoltre, essi ricevono comunque salari maggiori rispetto a quelli che riceverebbero in assenza di commercio. (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 Riassunto (cont.) Alcuni hanno proposto che i negoziati commerciali includano la definizione di standard lavorativi, ambientali e culturali, ma i governi dei paesi a basso e medio reddito generalmente si oppongono a questi standard. 4. 65 (c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1 22