La politica La politica commerciale nei paesi in via

Capitolo 11
La politica
commerciale
nei paesi in
via di
sviluppo
adattamento italiano di Novella Bottini
1
(c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1
Struttura della presentazione
•
Industrializzazione basata sulla sostituzione delle
importazioni
•
Liberalizzazione commerciale dal 1985
•
Industrializzazione orientata all’esportazione
2
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Introduzione
•
Quali sono i “paesi in via di sviluppo”?
•
Il termine “paesi in via di sviluppo” non ha
una definizione precisa, ma viene utilizzato
riferendosi a molti p
paesi a basso e medio
reddito.
3
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1
Tabella 11.1 Prodotto Interno Lordo pro capite,
2010 (dollari in parità di poteri d’acquisto,
PPA).
4
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Industrializzazione basata sulla
sostituzione delle importazioni
•
L’industrializzazione basata sulla sostituzione delle
importazioni è stata una politica commerciale
adottata da molti paesi a basso e medio reddito
prima degli anni ottanta.
•
Questa
Q
t politica
liti mirava
i
a sostenere
t
llo sviluppo
il
d
deii
settori domestici proteggendoli dalla concorrenza
delle importazioni.
5
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Tabella 11.2 Protezione effettiva del settore
manifatturiero in alcuni paesi in via di sviluppo
in percentuali.
6
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2
Industrializzazione basata sulla sostituzione
delle importazioni (cont.)
•
La principale giustificazione di questa
politica è stata/è l’argomentazione
dell’industria nascente:
○I
paesi potrebbero avere un vantaggio
comparato potenziale in alcuni settori, ma questi
ultimi non riescono inizialmente competere con i
settori già ben consolidati di altri paesi.
○ Per
consentire a questi settori di svilupparsi, i
governi dovrebbero temporaneamente
sostenerli, fino a che essi non siano diventati
sufficientemente forti da riuscire a competere sui
mercati internazionali.
7
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Problemi dell’argomentazione dell’industria
nascente:
1.
Potrebbe essere uno spreco sostenere oggi
settori che avranno un vantaggio comparato in
futuro.
2.
A causa della protezione, le industrie nascenti
potrebbero non crescere mai e non diventare
mai competitive.
p
3.
Non esiste giustificazione in favore
dell’intervento pubblico, a meno che non ci sia
un fallimento del mercato che impedisce al
settore privato di investire nell’industria
nascente.
8
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Industrie nascenti e fallimenti del
mercato
Due spiegazioni del perché i fallimenti del
mercato impediscano alle industrie nascenti di
diventare competitive:
1. Mercati dei capitali (finanziari) imperfetti
•
9
•
A causa di regolamentazioni e mercati finanziari
deboli i settori nascenti non riescono a prendere a
deboli,
prestito le risorse di cui hanno bisogno, e questo
rallenta la crescita economica.
•
Se non è possibile costituire regolamentazioni e
mercati finanziari più efficienti, l’imposizione di dazi
rappresenta una politica di second best per
aumentare i profitti delle industrie nascenti,
accelerando la crescita economica.
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3
Industrie nascenti e fallimenti del mercato
(cont.)
2.
Problema dell’appropriabilità:
•
Le imprese potrebbero non essere in grado di
appropriarsi dei benefici dei loro investimenti nei nuovi
settori, in quanto tali benefici sono beni pubblici.
•
La conoscenza creata durante la costituzione di un
nuovo settore potrebbe non essere appropriabile
(potrebbe cioè,
(potrebbe,
cioè essere un bene pubblico),
pubblico) a causa
della scarsa tutela dei diritti di proprietà.
•
Se non è possibile istituire un sistema di tutela dei
diritti di proprietà, l’imposizione di dazi rappresenta
una politica di second-best per stimolare la crescita
dei settori nascenti.
10
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Industrie nascenti e fallimenti del mercato
(cont.)…nel libro non viene menzionato ma noi
ora lo sappiamo…
3.
Problema dei rendimenti crescenti di scala:
•
11
Le imprese potrebbero non essere in grado di
concorrere alla pari perché hanno costi medi più
elavati a causa della dimensione ridotta…
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Industrializzazione basata sulla
sostituzione delle importazioni
•
L’industrializzazione basata sulla sostituzione delle
importazioni ha funzionato bene come strategia di sostegno
ai settori manifatturieri nei paesi dell’America Latina tra gli
anni cinquanta e sessanta;
•
Tuttavia, la finalità ultima di questa politica era lo sviluppo
economico e non il mero sostegno al settore manifatturiero;
•
L’ industrializzazione basata sulla sostituzione delle
importazioni ha promosso lo sviluppo economico?
○
12
No, i paesi che hanno adottato tali politiche sono cresciuti più
lentamente dei paesi ricchi e di quelli che non hanno utilizzato
simili strategie.
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4
Industrializzazione basata sulla sostituzione
delle importazioni (cont.)
•
Apparve chiaro che l’argomentazione dell’industria
nascente non era tanto valida quanto si riteneva
all’inizio.
•
I nuovi settori non divennero competitivi,
nonostante (o a causa) le restrizioni commerciali.
•
L’ iindustrializzazione
d t i li
i
b
basata
t sulla
ll sostituzione
tit i
delle importazioni ha comportato costi e sprechi di
risorse:
○
Regolamentazioni complesse e onerose;
○
Alti dazi per i consumatori, incluse le imprese che avevano
bisogno di importare beni intermedi da utilizzare nel
processo produttivo;
○
Sostegno a settori troppo piccoli e, dunque, inefficienti.
13
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Liberalizzazione commerciale
•
Esiste evidenza che i paesi a basso e medio
reddito che hanno mantenuto scambi
relativamente liberi hanno beneficiato di tassi di
crescita economica più alti dei paesi che hanno
utilizzato strategie di industrializzazione basata
sulla sostituzione delle importazioni.
•
Ciò nonostante, verso la metà degli anni ottanta
molti governi avevano perso fiducia nelle strategie
di industrializzazione basata sulla sostituzione
delle importazioni e iniziarono a liberalizzare gli
scambi.
○
14
Crollo dei dazi in India e Brasile, e diminuzione meno
drastica in molti altri paesi in via di sviluppo.
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Liberalizzazione commerciale (cont.)
•
La liberalizzazione commerciale nei paesi in via di
sviluppo ha prodotto un enorme aumento del
volume degli scambi commerciali.
la quota di scambi commerciali sul PIL è triplicata nel
periodo 1970-1998 e la maggior parte di questa crescita si
e verificata
e ificata dopo il 1985.
1985
○ La struttura di scambi e cambiata dopo il 1980: la quota di
manufatti sulle esportazioni totali dei paesi in via di
sviluppo è cresciuta, fino a dominare le esportazioni delle
economie in via di sviluppo più grandi.
○
15
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5
Figura 11.1 I dazi nei paesi in via di sviluppo
(Fonte: Banca Mondiale.)
16
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Figura 11.2 La crescita del commercio dei paesi
in via di sviluppo
(Fonte: Banca Mondiale.)
17
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Liberalizzazione commerciale (cont.)
•
La liberalizzazione commerciale ha promosso lo
sviluppo economico? L’evidenza è ambigua.
○I
tassi di crescita del Brasile e di altri paesi
dell’America Latina sono diminuiti dopo la
liberalizzazione commerciale rispetto alla fase di
i d t i li
industrializzazione
i
b
basata
t sulla
ll sostituzione
tit i
d
delle
ll
importazioni.
•
18
Tuttavia, parte della spiegazione è attribuibile alle
politiche macroeconomiche instabili e alle crisi
finanziarie, che hanno contribuito a ridurre i tassi di
crescita a partire dagli anni ottanta.
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6
Liberalizzazione commerciale (cont.)
○ Alti
paesi, come l’India, sono cresciuti a tassi più
alti dopo aver liberalizzato gli scambi negli anni
ottanta, ma non è chiaro fino a che punto la
liberalizzazione commerciale abbia stimolato la
crescita economica.
○ Alcuni
Al
i
economisti
i ti sostengono
t
anche
h che
h la
l
liberalizzazione commerciale ha indotto
maggiore disuguaglianza del reddito, come
previsto dal modello di Heckscher-Ohlin.
19
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Commercio e crescita: il decollo
dell’Asia
Anziché adottare strategie di industrializzazione
basate sulla sostituzione delle importazioni, molti
paesi del Sud-Est asiatico hanno utilizzato
politiche commerciali atte a promuovere le
esportazioni di specifici settori.
•
Giappone, Hong Kong, Taiwan, Corea del Sud, Singapore,
Malesia, Tailandia, Indonesia e Cina hanno sperimentato
forte crescita in molte industrie esportatrici, oltre che
rapida crescita economica in generale.
○ Queste economie, o un gruppo di esse, vengono a volte
indicate con il termine “High Performance Asian
Economies”.
○
20
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Industrializzazione orientata
all’esportazione (cont.)
•
Queste economie hanno generato un elevato volume di
esportazioni e importazioni in rapporto alla produzione totale.
•
Queste politiche furono seguite da un notevole aumento del
grado di apertura dell’economia, misurato come quota delle
esportazioni sul PIL (Figura 11.4).
•
E’ possibile raggiungere lo sviluppo con una crescita orientata
all’esportazione.
ll’
t i
•
Tuttavia paesi latinoamericani come il Messico e il Brasile, che
a loro volta liberalizzarono decisamente il commercio e si
dedicarono alle esportazioni, non hanno tuttavia osservato una
crescita economica simile.
•
Questo suggerisce che altri fattori hanno giocato un ruolo
cruciale nel miracolo asiatico.
Anche per l’EOI la motivazione
Può essere quella
Della industria nascente
21
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7
Figura 11.3 Il decollo asiatico
(Fonte: Total Economy Database.)
22
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Figura 11.4 La rapida crescita del commercio in
Asia
23
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Industrializzazione orientata all’esportazione
(cont.)
É anche poco chiaro se l’elevato volume di
esportazioni ed importazioni abbia stimolato la
rapida crescita economica o sia stato
semplicemente correlato con essa.
•
24
○
L’elevato tasso di risparmio ed investimento potrebbe aver
stimolato la forte crescita economica in generale e la forte
crescita delle industrie esportatrici in particolare.
○
La rapida crescita dei livelli di istruzione, che ha fatto
fortemente aumentare i tassi di alfabetizzazione, è un
fattore importante per la creazione di una forza lavoro
altamente produttiva.
○
Questi paesi hanno adottato anche altre riforme
economiche.
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8
Riassunto
L’industrializzazione basata sulla sostituzione
delle importazioni mirava a promuovere la
crescita economica limitando le importazioni
dei beni che concorrevano con i prodotti
nazionali in paesi a basso e medio reddito.
2. L’argomentazione dell’industria nascente
afferma che settori nuovi ((es. in p
paesi p
poveri))
hanno bisogno di protezione temporanea a
causa della presenza di fallimenti del mercato:
• Mercati dei capitali imperfetti che limitano
l’accesso al credito.
• Problemi nell’appropriazione dei benefici
degli investimenti privati.
1.
25
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Riassunto (cont.)
3.
L’industrializzazione basata sulla sostituzione
delle importazioni è stata tentata negli anni
cinquanta e sessanta, ma è stata sostituita
dalla liberalizzazione commerciale a partire
dalla metà degli anni ottanta.
4.
L’effetto preciso della liberalizzazione sul
benessere nazionale è ancora oggi poco
chiaro:
26
•
Il commercio ha contribuito alla crescita di alcuni
settori, ma si è ancora scettici sulla possibilità che il
commercio abbia stimolato maggiori tassi di crescita
economica.
•
Alcuni sostengono che il commercio ha aumentato la
disuguaglianza nella distribuzione del reddito.
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Riassunto (cont.)
Molte economie del Sud-Est asiatico hanno
adottato strategie di industrializzazione orientata
all’esportazione, invece di strategie basate sulla
sostituzione delle importazioni:
5.
•
Le caratteristiche principali di questa politica erano gli
elevati volumi di esportazioni ed importazioni e le
relativamente basse restrizioni al commercio;
•
Ma non è chiaro fino a che punto questa politica abbia
contribuito alla crescita economica di questi paesi
soprattutto perché altri paesi che hanno adottato un
simile approccio non hanno ottenuto lo stesso successo.
27
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9
Capitolo 12
Controversie
sulla politica
commerciale
adattamento italiano di Novella Bottini
28
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Struttura della presentazione
•
Argomentazioni a favore di politiche
commerciali “attiviste”:
○ Esternalità
o problemi di appropriabilità;
commerciale strategica in concorrenza
imperfetta.
○ Politica
•
Altre argomentazioni:
○ Commercio
e standard di lavoro;
e standard ambientali;
○ Commercio e cultura.
○ Commercio
29
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Argomentazioni a favore di politiche
commerciali attiviste
•
Una politica commerciale attivista è una politica
pubblica che sostiene attivamente le industrie
esportatrici mediante l’utilizzo di sussidi.
•
Le argomentazioni a favore di politiche commerciali
attiviste si basano sulla stessa ipotesi
p
delle
strategie di industrializzazione basate sulla
sostituzione delle importazioni (Capitolo 11) e delle
argomentazioni contrarie
al libero
scambio
Ma vale
anche per
EOI
(Capitolo 9): l’esistenza di fallimenti del mercato
○
○
30
Esternalità o problemi di appropriabilità;
Concorrenza imperfetta che risulta da ricavi maggiori dei
costi (opportunità): profitti di monopolio o “extra-profitti”.
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10
Tecnologia e esternalità
Le imprese che investono in nuove tecnologie
generalmente sviluppano conoscenza che altre
imprese possono utilizzare senza pagare:
problema di appropriabilità.
•
○
Investendo in nuove tecnologie, le imprese creano un
beneficio aggiuntivo per la società,
società che altre imprese
possono facilmente catturare;
○
Il problema dell’appropriabilità è un esempio di
esternalità: benefici o costi che vanno a soggetti diversi
da quelli che li hanno generati;
○
L’esternalità implica che il beneficio marginale sociale
dell’investimento non si rifletta nel surplus del produttore.
31
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Tecnologia e esternalità (cont.)
•
I governi potrebbero voler incoraggiare
attivamente gli investimenti in nuove tecnologie,
quando le esternalità prodotte da tali tecnologie
creano un elevato beneficio marginale sociale.
•
Dovrebbe il governo degli Stati Uniti sussidiare i
settori ad alta tecnologia?
32
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Tecnologia e esternalità (cont.)
•
Nel decidere se un governo deve sussidiare
settori ad alta tecnologia, è necessario
considerare:
1.
La capacità del governo di sussidiare l’attività
corretta.
33
•
Molte attività di imprese ad alta tecnologia non
hanno nulla a che fare con la creazione di
conoscenza: sussidiare gli acquisti di attrezzature o
l’assunzione di lavoratori non specializzati
generalmente non contribuisce a creare nuova
tecnologia.
•
Conoscenza e innovazione vengono spesso create in
settori che non sono di solito classificati come “ad
alta tecnologia”.
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11
Tecnologia e esternalità (cont.)
2.
Invece di sussidiare specifici settori, gli Stati Uniti
sussidiano la ricerca e sviluppo utilizzando incentivi fiscali:
•
Le spese in ricerca e sviluppo possono essere dedotte dal
reddito di impresa a fini fiscali.
Importanza economica delle esternalità:
3.
•
É difficile quantificare l’importanza delle esternalità per
l’economia.
•
Pertanto, è difficile stabilire quanto sussidiare le attività che
creano esternalità.
Le esternalità possono anche esistere tra paesi diversi
4.
•
34
Nessun paese ha incentivo a sussidiare un settore, se gli altri
paesi possono beneficiare delle esternalità che esso genera.
E’ la posizione del
Rapporto Giavazzi
per il governo Monti
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Tecnologia e esternalità (cont.)
•
Alcuni osservatori sostengono che gli Stati Uniti abbiano
esplicitamente adottato una politica volta alla promozione
dei settori dell’alta tecnologia e al loro sostegno contro i
concorrenti esteri.
•
Il timore che il dominio giapponese del mercato delle
memorie dei semiconduttori diventasse più ampio dei
computer e delle tecnologie a essi collegate si dimostro
infondato.
35
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Tecnologia e esternalità (cont.)
•
Di recente sono riemerse preoccupazioni sullo stato dei
settori ad alta tecnologia statunitensi. Un fattore centrale
alla base di esse e stato il declino dell’occupazione
statunitense nei settori chiamati ICT (informazione,
comunicazione e tecnologia), che rappresentano il cuore
della rivoluzione dell’information tecnhology (Figura 12.1).
36
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12
Figura 12.1 La bilancia commerciale degli Stati
Uniti per i beni ICT
(Fonte: National Science Foundation, Science and Engineering Indicators, 2010.)
37
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Figura 12.2 Occupazione manifatturiera
statunitense
(Fonte: Bureau of Labor Statistics.)
38
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Concorrenza imperfetta e politica
commerciale strategica
•
Settori non perfettamente concorrenziali sono di
norma caratterizzati dalla presenza di poche
imprese che generano profitti di monopolio o
extra-profitti.
○
•
Gli extra-profitti sono profitti che eccedono il rendimento di
investimenti ugualmente rischiosi in altri settori
dell’economia
In un settore non perfettamente concorrenziale, i
sussidi pubblici possono trasferire gli extra-profitti
dalle imprese estere alle imprese domestiche
39
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13
Concorrenza imperfetta e politica commerciale
strategica (cont.)
•
Esempio (noto come analisi di Brander-Spencer):
○ Due
imprese (Boeing e Airbus) competono sul
mercato internazionale, ma sono localizzate in
due paesi diversi (Stati Uniti ed Europa).
○ Entrambe
le imprese producono aeroplani, ma i
profitti di ciascuna di esse dipendono dalle scelte
dell’altra.
○ Ogni
impresa decide se produrre o no, a seconda
dei profitti che può realizzare.
40
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Tabella 12.1 La concorrenza tra due imprese
41
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Concorrenza imperfetta e politica commerciale
strategica (cont.)
•
•
Il risultato dipende da quale impresa
investe/produce per prima:
○
Se Boeing inizia a produrre per prima, per Airbus non sarà
conveniente produrre;
○
Se Airbus inizia a produrre per prima, per Boing non sarà
conveniente produrre.
produrre
Ma un sussidio pari a 25 da parte dell’Unione
Europea può influenzare il risultato, rendendo
conveniente per Airbus produrre
indipendentemente dalla scelta di Boeing.
42
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14
Tabella 12.2 Gli effetti di un sussidio a favore di
Airbus
43
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Concorrenza imperfetta e politica commerciale
strategica (cont.)
•
Se Boeing si aspetta che l’Unione Europea
sussidierà Airbus, non entrerà nel mercato
○ Pertanto,
il sussidio di 25 genererà profitti pari a
125 per Airbus.
○ Il
sussidio aumenta i profitti più del valore del
sussidio stesso, grazie all’effetto deterrente che
esso produce sulla concorrenza estera.
44
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Concorrenza imperfetta e politica commerciale
strategica (cont.)
•
Una politica pubblica mirata a fornire un
vantaggio
strategico
nella
produzione
ad
un’impresa
domestica
è
detta
politica
commerciale strategica.
45
(c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1
15
Concorrenza imperfetta e politica
commerciale strategica
•
Critiche a simili politiche includono:
1.
L’utilizzo concreto delle politiche commerciali
strategiche richiede maggiori informazioni sulle
imprese rispetto a quelle tipicamente disponibili.
•
Le conclusioni del nostro semplice esempio possono
cambiare radicalmente,, se i numeri cambiano anche solo
marginalmente.
•
Che cosa succede se i governi o gli economisti non
riescono a prevedere con esattezza i profitti delle
imprese?
–
46
Ad esempio, che cosa accadrebbe se Boeing avesse una
migliore tecnologia, di cui è la sola ad essere a conoscenza,
tale da farle comunque ritenere conveniente produrre, anche
se Airbus produce?
(c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 1
Concorrenza imperfetta e politica commerciale
strategica (cont.)
Il sussidio potrebbe innescare la ritorsione dei
paesi esteri:
2.
•
Se l’Unione Europea sussidia Airbus, gli Stati Uniti
potrebbero sussidiare Boeing. Ciò non tratterrebbe
nessuna delle due imprese dal produrre, stimolerebbe
una
na g
guerra
e a commerciale
comme ciale e comporterebbe
compo te ebbe lo spreco
sp eco
delle risorse dei contribuenti.
La politica commerciale strategica, come
qualsiasi politica commerciale, potrebbe essere
manipolata da gruppi politicamente potenti.
3.
47
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Globalizzazione e lavoro a basso
salario
•
Le esportazioni di manufatti dai paesi a basso e
medio reddito sono aumentate nel tempo.
•
Rispetto agli standard dei paesi ricchi, i lavoratori
che producono questi beni ricevono salari molto
bassi e sperimentano condizioni lavorative molto
precarie.
•
Alcuni si oppongono al libero commercio per
questo motivo.
48
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16
Globalizzazione e lavoro a basso salario (cont.)
•
Un esempio è il settore delle maquiladora:
imprese messicane che producono beni esportati
negli Stati Uniti.
•
Gli oppositori del North American Free Trade
Agreement (NAFTA) sostengono che è diventato
più facile per le imprese statunitensi sostituire
lavoratori domestici ad alto salario con lavoratori
messicani a basso salario.
49
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Globalizzazione e lavoro a basso salario (cont.)
•
Questa affermazione potrebbe essere vera, ma
non è sufficiente a concludere che il commercio
danneggia i lavoratori.
•
Il modello di Ricardo prevede che, benché i salari
messicani rimangano inferiori a quelli degli Stati
U iti a causa della
Uniti
d ll minore
i
produttività
d tti ità del
d l llavoro,
essi aumentino rispetto al livello precedente
all’apertura degli scambi.
•
Il modello di Heckscher-Ohlin prevede che i
lavoratori non qualificati degli Stati Uniti perdano
a causa del NAFTA, ma prevede anche che i
lavoratori non qualificati del Messico guadagnino.
50
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Globalizzazione e lavoro a basso salario (cont.)
•
Nonostante i bassi salari guadagnati dai lavoratori
messicani, entrambi i modelli prevedono che quei
lavoratori stiano meglio grazie all’apertura degli
scambi:
○ Evidenza
coerente con queste previsioni
dovrebbe
d
bb mostrare
t
che
h i salari
l i nelle
ll maquiladora
il d
sono aumentati rispetto ai salari in altri settori
messicani.
○ Potremmo
anche confrontare le condizioni
lavorative nelle maquiladora con quelle in altri
settori messicani, piuttosto che con quelle
statunitensi.
51
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17
Tabella 12.3 Salari reali
52
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Globalizzazione e lavoro a basso salario (cont.)
•
Alcuni attivisti vorrebbero includere gli standard di
lavoro nei negoziati internazionali:
○ Tuttavia,
i governi dei paesi a basso e medio
reddito si oppongono a standard di lavoro
imposti dai paesi esteri;
○ Gli
standard internazionali potrebbero essere
utilizzati come politica protezionistica o come
pretesto per azioni legali qualora i produttori
esteri non dovessero rispettarli;
○ Gli
standard stabiliti dai paesi ad alto reddito
sarebbero troppo costosi da soddisfare per i
paesi a basso e medio reddito.
53
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Globalizzazione e lavoro a basso salario (cont.)
•
Una politica che i governi dei paesi a basso e
medio reddito potrebbero accettare è la
costituzione di un sistema di monitoraggio delle
condizioni salariali e lavorative, che renda
disponibili queste informazioni ai consumatori.
○ Si
potrebbero certificare i p
p
prodotti realizzati con
condizioni salariali e lavorative accettabili.
○ Tale
politica avrebbe un effetto modesto, poiché
la maggioranza dei lavoratori nei paesi a basso e
medio salario non è occupata nelle industrie
esportatrici.
54
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18
Commercio e standard ambientali
•
Rispetto agli standard dei paesi ricchi, gli standard
ambientali dei paesi a basso e medio reddito sono
molto bassi.
•
Alcuni si sono opposti al libero scambio per questo
motivo.
•
Ma non è possibile concludere che il commercio
danneggia l’ambiente, perché, anche in assenza di
scambi, le politiche pubbliche hanno indotto
degrado ambientale.
55
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Commercio e standard ambientali (cont.)
•
Alcuni ambientalisti vorrebbero includere
gli standard ambientali nei negoziati
commerciali:
○ Tuttavia,
i governi dei paesi a basso e medio
reddito si oppongono a standard ambientali
imposti
p
dai p
paesi esteri.
○ Gli
standard internazionali potrebbero essere
utilizzati come politica protezionistica o come
pretesto per azioni legali qualora i produttori
esteri non dovessero rispettarli.
○ Gli
standard stabiliti dai paesi ad alto reddito
sarebbero troppo costosi da soddisfare per i
paesi a basso e medio reddito.
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Commercio e standard ambientali (cont.)
•
La crescita economica, in parte legata anche al commercio,
fa aumentare la produzione e il consumo e porta a un
maggior danno ambientale.
•
L’aumento di ricchezza tende a far crescere anche la
domanda di qualità ambientale.
•
Entrambe queste idee sono rappresentate nella curva
ambientale di Kuznets:
○ Una relazione a “U rovesciata” tra il reddito pro capite e il
danno ambientale.
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19
Figura 12.3 La curva ambientale di Kuznets
L’evidenza empirica suggerisce che
quando le economie crescono,
inizialmente provocano crescenti
danni ambientali, ma diventano
sempre più attente all’ambiente
quando diventano sufficientemente
ricche. La Cina, paese in cui
ll’ambiente
ambiente si
sta deteriorando al crescere
dell’economia, si sta spostando
lungo la curva dal punto A al punto
B. I paesi più ricchi potrebbero
essere in movimento lungo la curva
dal punto C al punto D, usando
parte della crescita per migliorare
l’ambiente.
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Commercio e standard ambientali (cont.)
•
Poiché il paesi più ricchi adottano delle severe normative
ambientali che generalmente i paesi più poveri ignorano, le
attività più dannose per l’ambiente vengono spostate in
questi ultimi.
○ Un paradiso dell’inquinamento: è un luogo dove
un’attività economica soggetta
gg
a severi controlli ambientali
in alcuni paesi viene spostata (o venduta) in altri paesi
caratterizzati da una regolamentazione meno rigorosa.
○ L’effetto paradiso dell’inquinamento sul commercio
internazionale è relativamente piccolo, cioè non c’e molta
evidenza del fatto che i settori “inquinanti” si trasferiscano
verso paesi con deboli regolamentazioni
ambientali.
Domanda: vi stupisce?
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Figura 12.4 Emissioni di anidride carbonica.
(Fonte: Energy Information Agency.)
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20
Commercio e standard ambientali (cont.)
•
L’inquinamento in alcuni paesi può causare
esternalità negative per altri paesi.
Per esempio, la produzione in Cina inquina l’aria in Corea
(o nella costa ovest degli Stati Uniti);
○ E viceversa!!
○ Date
D t le
l conseguenze negative
ti
per altri
lt i paesi,
i potrebbe
t bb
essere oggetto di negoziazione internazionale;
○ Le emissioni di anidride carbonica influenzano il clima
futuro di tutti i paesi: sono un’esternalita internazionale e
meritano di essere oggetto di negoziazione internazionale.
○
61
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Commercio e cultura
•
Alcuni attivisti ritengono che il commercio
distrugga la cultura degli altri paesi:
○ Questa
affermazione nega il principio secondo
cui si deve lasciare agli individui la possibilità di
definire la propria cultura attraverso scelte
libere, piuttosto che imponendo standard stabiliti
da altri.
○E
qualsiasi cambiamento economico produce
cambiamenti nella vita di tutti i giorni.
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Riassunto
Una prima argomentazione a favore di politiche
commerciali attiviste è che gli investimenti in
settori ad alta tecnologia producono esternalità
per l’economia.
1.
•
Ma è difficile identificare quali attività producano
esternalità e l’entità di queste ultime.
Una seconda
U
d argomentazione
t i
a favore
f
di
politiche commerciali attiviste è che i governi
possono generare un vantaggio strategico per le
imprese domestiche in settori caratterizzati da
extra-profitti.
2
2.
•
63
Ma non è chiaro se tali politiche possano avere successo
nel fornire alle imprese un vantaggio strategico, oppure
se esse siano o meno convenienti.
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Riassunto (cont.)
Alcuni si sono opposti al libero scambio sulla
base del fatto che i lavoratori in paesi a basso e
medio salario guadagnano salari inferiori e
subiscono condizioni lavorative peggiori rispetto
ai lavoratori dei paesi ricchi.
3.
•
64
Ma i lavoratori dei paesi a basso e medio reddito
ricevono salari inferiori perché sono meno produttivi;
inoltre, essi ricevono comunque salari maggiori rispetto
a quelli che riceverebbero in assenza di commercio.
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Riassunto (cont.)
Alcuni hanno proposto che i negoziati
commerciali includano la definizione di standard
lavorativi, ambientali e culturali, ma i governi
dei paesi a basso e medio reddito generalmente
si oppongono a questi standard.
4.
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