Storia - Introduzione al sito della parrocchia di Montello

Mi dici come ti chiami?
Prima parte
“Celestino... Celestino…”
“mhmmm”
“Celestino, ascolta. Svegliati”
“mhmmm”
“Celestino, dai, è importante”.
Il bambino apre un occhio. Non c’è luce. Fuori è buio. Nella stanza, nessuno spiraglio di sole lascia intendere che sia
giorno.
“Ma che ore sono?”
“È presto, Celestino, c’è ancora buio.”
“Ho sonno, papà. Lasciami dormire!”
“No, Celestino, ascolta: la mamma…”
Solo a quella parola, Celestino spalanca gli occhi a quella parola, corre con lo sguardo verso quello del padre e chiede
senza dire nulla cosa sia successo.
“No, stai tranquillo. La mamma sta bene. Ma credo che ci siamo. Il tuo fratellino sta per venire al mondo.”
“Arriva? Tra quanto?”
“Non lo so. Però devi ascoltarmi, ok? Adesso accompagno la mamma all’ospedale. Non so quanto staremo via. Tu puoi
dormire ancora un po’. Lascerò un biglietto sulla porta alla mamma di Stella perché venga a darti la colazione.”
“Deve venire per forza? Posso anche non fare colazione…”
“Celestino, smettila, dai. È brava, la mamma di Stella. E non è solo per la colazione. Io sono più tranquillo se lei passa a
vedere che va tutto bene e che non hai bisogno di niente. Va bene?”
“Va bene. A che ora arriva?”
“Non lo so, più tardi, quando il sole è già alto. Adesso le scrivo”
“No, non lei. Il fratellino.”
“Questo solo lui lo sa. Noi lo sapremo quando lui avrà deciso di nascere. Comunque non preoccuparti. Appena
diventerai fratello maggiore, ti telefonerò e tornerò poi a prenderti per andare a conoscere il piccolo di famiglia.”
“Perché non posso venire con te?”
“E poi chi resta qui a casa? Quando torniamo, è bello trovare qualcuno che ci aspetti, no?”
“Sì, ma io voglio venire con te e la mamma!”
“Dai, Celestino, adesso non è il momento di lamentarsi. Adesso è il momento di aspettare.”
“Non mi piace aspettare!”
“Guarda che aspettare è bellissimo. Rende tutto più bello poi… Adesso tu stai qui a casa e accendi una candela alla
finestra. La nostra casa deve essere abitata e accogliente quando arriva il fratellino. Non vuoi mica che trovi una casa
vuota e fredda?”
“No, è brutto non trovare nessuno che…”
“… che ti aspetti! Vedi? Il tuo è un compito importante! Adesso sei grande e devi avere compiti da grande… Non ti
lascerei qui da solo se non mi fidassi di te. E poi pensa… ogni volta che parleremo al tuo fratellino di quando è nato lui
saprà che tu sei stato qui ad aspettarlo!”
“Ok. Va bene. Vado subito a prendere una candela dal cassetto in cucina e la metto sulla mia finestra. Starò qui ad
aspettare!”
Adesso Celestino sa cosa sta per dire il papà. Fai il bravo. Mi fido di te. Guarda che ti chiudo dentro ma tanto hai le
chiavi. Però non allontanarti da solo senza dirlo a qualcuno. Non aprire la porta se non conosci chi è. Non dire, se
telefona un estraneo, che sei a casa da solo. Non combinare guai in cucina, soprattutto non giocare con l’acqua e con i
rubinetti solo per fare il mare dentro casa. E mi raccomando…
“… stai attento quando sali sull’albero!”
Alla parola “albero”, tutto è stato detto. È come una filastrocca. Celestino la potrebbe dire a memoria. Però adora
quando la dice suo padre: il tono non è di rimprovero e non è agitato. Sono cose che un papà deve dire, in fondo, non
glielo si può impedire. Però se le dice col sorriso significa che si fida.
Il papà esce, chiude la porta, scende le scale. Celestino sente la chiave girare nella serratura dell’ingresso. Per un attimo,
lo sfiora il pensiero che tra tutte le raccomandazioni non c’era “non salire sull’albero di notte” e gli brillano gli occhi
solo al pensiero di vedere le stelle col telescopio dalla sua casetta sui rami. Anche perché di giorno si vede poco, e di
notte solitamente non può uscire. Soprattutto adesso che non è ancora mattina e c’è ancora buio, la sua amica Stella
starà sicuramente dormendo e non andrà sull’albero a disturbarlo. Solo lui, il cielo e la notte. Un sogno! Si mette a
pensare se è il caso di uscire in pigiama o cambiarsi… forse magari chissà una maglietta… o anche le scarpe… i
calzini… dove sono i calz… Celestino dorme. Il sonno l’ha rapito di nuovo, magari nei sogni il fratellino è già nato. Un
rumore improvviso. Tum tum tu tu tu tum.
Celestino salta nel letto, guarda in giro, in casa non c’è nessuno. Strano, gli era come sembrato che fossero tremati i
muri e fosse piombato qualcuno nella stanza. Si alza, esce sulle scale, guarda in giro: magari c’è qualcuno in casa.
Sbircia appena appena verso il piano inferiore, ma… nessuno. Tutto tranquillo. Torna in camera e un riflesso dalla
finestra attrae Celestino. È aperta, spalancata! Prima era socchiusa… cosa succede in giardino? Un rumore, sembra un
pianto. No. Sembra più uno strillo che proviene da fuori e appena ci si affaccia si può vedere cosa lo provoca: c’è
qualcuno impigliato per le bretelle che penzola dal suo albero.
“Ti sei fatto male? Ehilà! Tu! Mi senti? Bambino!”
Celestino cerca di capire come toglierlo dall’albero e subito appare nei pensieri una domanda: perché c’è qualcuno che
dondola sul suo albero? Avrà più o meno la sua età… Se è caduto significa che era in cima prima, nella sua casa
costruita sui rami, ma come ha fatto a salire? Ma adesso è il momento di agire, non di farsi le domande... Scende
velocemente le scale ed esce.
“Non mi sto allontanando, e questo bambino è sì uno sconosciuto, ma è proprio innocuo”, pensa Celestino mentre ha
paura di infrangere le raccomandazioni. “Sono solo preoccupato che possa cadere da un momento all’altro!”
“Scusa, bambino? Mi dici come ti chiami?” Il bambino strilla ancora, ma più sommessamente. Fa un balzo e si libera
del gancio delle bretelle. Arriva da un ramo al terreno con un salto che sembra non costargli molta fatica.
“Che bel salto! Tutto bene?”
Anche stavolta, nessuna risposta.
“Non hai la voce?”
Nello stesso momento in cui Celestino chiede di nuovo allo strano ospite del suo giardino chi è e se ha modo di parlare,
alza involontariamente il tono e lo strillo torna pesante, insopportabile. “Ok, ok, scusa se ho gridato. Bambino, mi dici
come ti chiami?”
Celestino non capisce. Il bambino davanti a lui ha qualcosa di strano: non parla, strilla come se avesse due anni, è
agitatissimo… per non parlare del salto che ha fatto prima e dello sguardo perso.
“Io sono Celestino, tu come ti chiami?”
Celestino allunga una mano per stringere quella del bambino, ma l’altro sembra non capire. Si avvicina e gli stringe un
orecchio. Piano piano si calma, mentre accarezza sul lobo Celestino, che certo è teso ma sente una tenerezza infinita…
“Forse non hai un nome. Cosa c’è scritto sulla tua maglietta? IVI3? Forse IVB… ma… sembra un TVB! Ti posso
chiamare TVB?”
Il bambino sorride, forse capisce che si può fidare. Celestino ora ha uno sguardo ancora più dolce del solito e conquista
subito il cuore di TVB. Camminano mano nella mano per il giardino, arrivano in casa e salgono in camera.
TVB corre subito alla finestra, fa per uscire e tornare sull’albero.
“No aspetta!”
La paura di Celestino è sì quella che vada sull’albero, ma più che altro che venga visto da Stella… Se la bambina lo
vede è finita! Poi la mamma… No! La mamma di Stella non deve vederlo. Chissà quante domande e quanti commenti!
Nell’esatto istante in cui la nomina, quasi come se l’avesse chiamata, suona il campanello e si sente tuonare quella voce
stridula e fastidiosissima: “Celestinoooo? Ci seiiii? Sono la mamma di Stellaaaa!”
Rumore di chiavi. Scatto della serratura. Di nuovo la voce. Stesse parole, ma stavolta è ancora più alta.
Panico.
Seconda parte
Improvvisamente il panico diventa paura, paura di essere scoperto, paura che possa succedere qualcosa al nuovo amico,
paura che … ma che paura! Basta che TVB esca dalla finestra e vada nella casa sull’albero. Lì aumentano le possibilità
che Stella lo senta, ma almeno gli si evita la madre!
“Arrivo!”
Celestino indica la strada a TVB, e una volta sistemato, scende di corsa le scale, onde evitare che lei le salga. E qui
scopre che anche il pericolo Stella non c’è, perché la bambina è nel suo ingresso che lo guarda sorridente.
“Ciao!”
“Ciao!”
Il sorriso di Stella diventa sguardo e improvvisamente è come se Celestino si sentisse scoperto. Abbassa gli occhi e la
evita.
“Vieni, che ti preparo la colazione!”
“No, grazie, avevo detto a papà che…”
“Allora cosa bevi? Latte, caffè, succo?”
“No, veramente non ho fame e poi stavo dicendo che ...”
“Be’ certo il latte col cacao sarebbe meglio, così evitiamo il caffè che alla tua età non fa tanto bene”
“Io lo bevo sempre non è per quello, è che però non ho proprio voglia stamattina, anzi, dormirei ancora un po’”
“E i biscotti? Vuoi anche dei biscotti? Oh! Che peccato ho sfornato proprio mezz’ora fa una torta al cioccolato, vero
Stella?”
“Sì mamma, però Celestino ti sta dicendo che…”
“In effetti quella sarebbe per papà che me l’aveva chiesta. Ti vanno bene lo stesso i biscotti? Perché ieri ho fatto dei
biscotti buonissimi”
“Sì, grazie.”
A cosa può servire continuare a parlare? Finisce sempre così… tanto vale dire un sì che chiude ogni possibilità, tanto
non c’è scampo.
“Mamma, Celestino ha ancora sonno. Se tornassimo più tardi?”
“Hai sonno? Tesorino... siamo arrivate troppo presto?”
Alla parola ‘tesorino’ pensa di svenire, ma improvvisamente, quando la mamma sembra aver capito di non essere da
sola a parlare qualcosa interrompe l’inizio della conversazione. Celestino riconosce la voce, o meglio le grida di TVB.
Forse si sente solo…
“No, ecco, non ho sonno, faccio volentieri colazione. Mi prepari il latte?”
Prende tempo, cerca di distrarre le due ospiti, le porta in cucina, ma Stella, che sente solo un rumore lontano, intuisce
che qualcosa non va e insiste con la madre.
“No, mamma. Andiamo a casa. Torneremo più tardi. Non è che possiamo obbligarlo a fare colazione se non ha fame!”
“Dici? Allora, Celestino: hai fame o no? Se non ti spieghi io come faccio a capire? E poi... cosa è questo suono? Da
dove arriva?”
“Suono? Quale suono? Io non sento niente. Comunque no, mamma, non ha fame. Dai andiamo a casa.”
“Sì ecco, non ho tanta fame. Ci vediamo più tardi?”
“Va bene, tesorino. Noi andiamo a casa. Ti lascio qui i biscotti, così se ti viene fame hai tutto”.
“Mamma! Andiamo!”
Finalmente Stella e la mamma escono e si lasciano alle spalle il profumo dello scampato pericolo. Nel tempo che
Celestino sale di corsa le scale arriva alla casetta, si fa accarezzare il lobo da TVB e lo porta in camera per calmarlo,
Stella, che ha fatto il giro da camera sua e dall’albero, compare sul davanzale, come fa più o meno tutti i pomeriggi.
“Ah, ecco chi stava urlando prima. Ciao! Io sono Stella e tu? Chi sei piccolo frignone?”
Il sorriso è stampato sul volto della bambina e non lascia trasparire nessuna cattiveria. A TVB però non deve piacere
molto, forse parla troppo veloce. Dagli occhietti azzurro cielo scendono delle lacrimucce e riparte lo strillo.
“No, non piangere TVB. Lei è Stella. È un po’ così… improvvisa… ma è buona, vedrai… è una mia amica!”
Celestino riesce a fare contemporaneamente due sguardi, uno buono e tenero verso il piccolo e indifeso TVB e uno
aggressivo e fulminante verso la dirompente amica.
“Va be’. Se non mi dici chi è, vado a dire a mia mamma che hai aperto la porta di casa a uno sconosciuto. Chissà tuo
papà quando torna cosa dice!”
“A parte che è arrivato come sei arrivata tu e non dalla porta di casa. E poi, adesso ti spiego, mi dai un attimo?”
Mentre TVB si calma, attaccato all’orecchio di Celestino, e tira su col naso, Stella alza gli occhi al cielo mugugnando a
ogni sospiro. Celestino si decide e racconta tutto all’amica.
“Quindi è caduto dal cielo sul nostro albero e ancora non ha detto neanche una parola. Interessante. Da-che-pia-ne-tavie-ni? Qui-ter-ra. Noi-a-mi-ci!”
“Stella, smettila! Non lo so se è caduto dal cielo o no. So solo che io l’ho visto penzoloni sull’albero e poi ha fatto un
salto spettacolare. E in effetti… non parla!”
TVB guarda stranito Stella. Vorrebbe dirle tante cose, visto che anche lei è arrivata dall’albero, magari sa spiegare
qualcosa anche a lui. Tenta di mugugnare una parola: “Amproimberaelstote”
I due bambini, in coro esclamano un “Eh?”, ma non vogliono davvero capire cosa ha detto, sono solo stupiti che abbia
finalmente parlato. Celestino corre alla sua mensola e prende il dizionario, cercando la parola sconosciuta. TVB ripete,
per inerzia, e capisce che in questo modo non si comunica. Si alza dal letto e va verso Celestino. Intuisce che il libro tra
le sue mani potrebbe essere una soluzione: lo prende e lo sfoglia così velocemente che sembra si stacchino le pagine. Ne
prende un altro, poi un terzo, poi un altro ancora. E li legge... anzi, li analizza, li scuote, li divora; il rumore delle
pagine è forte, rapido, assordante. Celestino comincia a preoccuparsi e lo ferma: “Ehi, TVB! Aspetta! Cosa stai
facendo? Attento! Mi rovini il vocabolario e tutti i miei libri!”
Lui apre piano la bocca, fa per dire qualcosa, Stella lo interrompe dicendo che tanto non possono capirlo, ma lui li
stupisce di nuovo.
“Stavo solo imparando la vostra lingua”.
I due bambini adesso hanno gli occhi sgranati e la bocca spalancata. In quei due minuti aveva davvero imparato tutte le
parole?
“Parli come noi adesso? Davvero?”
Se l’avesse chiesto Celestino, la domanda sarebbe più esclamazione di gioia che altro. Invece è Stella che parla e mentre
chiede, pensa a una parola difficile per vedere se il piccolo alieno già sa tutto tutto, o se può migliorare ancora.
Celestino la conosce bene e non vuole che lei indaghi: è troppo contento di quello che ha visto. È stata come una magia!
“È bellissimo TVB! Sono contento! Adesso possiamo comunicare! Prima di tutto: come ti chiami? Io ti chiamo così per
la tua maglietta, ma se hai un nome e me lo dici, io lo imparo!”
“No, non preoccuparti. Questo suono che dici va benissimo. Da noi non ci sono nomi. O forse sì, ma sarebbe
impronunciabile per te”
“Questo non puoi dirlo tu. Lascia decidere a noi!”
“Stella, ti prego, non cominciare. TVB è un nome bellissimo e va bene così”.
TVB sembra divertito a guardare i due amici parlare. Finalmente capisce cosa dicono e si sente partecipe di tutto quello
che accade!
Scendono in cucina e Stella toglie dalla tasca una tavoletta di cioccolato. Ne offre un pezzettino a TVB, che lo guarda,
lo annusa e lo butta per terra, rompendolo in tante scaglie.
“No, è da mangiare, non da buttare via. Guarda!”
Sembra di parlare con un bambino di pochi anni. Celestino ne morde un angolo e gliene porge un altro e gli chiede
quanti anni ha.
“Tre”.
“Come tre? Sei molto più grande! Secondo me ne hai almeno 8, o 9, o 10. No, 8. Allora, quanti anni hai?”
TVB non si lascia intimidire da Stella e ripete il numero con la stessa calma con cui l’ha detto prima.
“Tre”.
“Celestino, scusa, puoi dirgli che non può avere tre anni?”
Celestino sbuffa, la guarda e pensa che è inutile andare avanti.
“E come fai ad avere tutti questi poteri se hai solo tre anni?”
“Tre anni sono tanti, sono più o meno 1217 giorni”
“Davvero? Per noi 1217 giorni sono… eh… sono… sono cinque, sei… forse sette… be’, non lo so ma sicuramente sono
più di tre anni! Ma da dove vieni?”
Dopo tutte queste domande, Celestino inizia a essere geloso del suo nuovo amico e a provare voglia di proteggerlo: non
vuole che Stella lo tormenti, allora interrompe ogni discorso e gli chiede se il cioccolato gli piace.
“Avete tante cose buone qui. Posso chiederti una cosa?”
“Certo, TVB. Dimmi”
“Voi due… siete nati anche voi dall’uovo come me?”
Per la prima volta da quando se l’è trovato davanti appeso all’albero di casa, Celestino è stupefatto davvero. Ed è
cosciente di aver di fronte qualcuno che viene da chissà quale mondo. Che giornata!
Terza parte
“Vieni TVB. Vieni anche tu Celestino. È il momento di andare in baita”
“Adesso?”
“Sì, adesso. Così spieghiamo bene a TVB qualche dettaglio su questo nostro mondo”
“Però non facciamo tardi, ok? Perché mio papà prima o poi torna e viene a prendermi!”
Rassicurato l’amico con uno sguardo e un sorriso, pensata velocemente la questione allontamento-da-casa, Stella va a
casa sua e comunica alla mamma che lei e Celestino vanno a far visita al signor Pastore, così comprano latte e
formaggio. La mamma non ha motivo di preoccuparsi, perché i bambini vanno almeno una volta a settimana e lei ha
ancora mille cose da fare tra pulizie e bucato… meglio che i bambini facciano un giro piuttosto che stare chiusi in casa!
Nel frattempo, Celestino parla con TVB: “Gli uomini, le persone, i bambini come me e Stella non vengono dall’uovo.
Ti faccio vedere una cosa. Aspetta una attimo.”
Corre in camera dei genitori, apre un cassetto del comodino della mamma e ne toglie un’ecografia.
“Vedi? Questa è la mia mamma e questo è il mio fratellino che sta per nascere”
“Che strana, la tua mamma. Non è come te”
“No, questa è la pancia, non è una fotografia. Be’, quasi. Diciamo che è una foto al mio fratellino che è nella sua
pancia”
“Capisco”.
“Davvero?”
“Sì. Da me ci sono le uova che danno la vita a quelli come me. Da te, le mamme danno la vita a quelli come te.
Giusto?”
“Giusto”.
“Ma niente nasce dall’uovo?”
“Sì, qualcosa sì. Tipo... ecco! Gli animali nascono dall’uovo! Tipo... i pulcini! Adesso se andiamo in baita ti faccio
vedere!”
Arriva Stella, vestita ancora come prima, ma sembra pronta per camminare ore e ore. Ha negli occhi uno spirito
sportivo e divertito che sembra darle energia. Adora andare dal signor Pastore perché lui le lascia fare tutto nella sua
baita. I tre bambini camminano mano nella mano e hanno un passo spedito. Anche TVB, tra loro due, è elettrizzato
all’idea: non sa cosa lo aspetti, ma le manine che stringono le sue sono calde e lo sostengono con sicurezza.
Sicuramente non gli può succedere nulla di brutto!
Camminano per quasi mezz’ora. I bambini non si guardano mai intorno, per cercare il sentiero, o dei cartelli di
indicazione: sanno a memoria la strada e vanno spediti, lamentandosi se uno dei due cammina piano. TVB nel
frattempo fa pochissima fatica, perché uno dei suoi passi è come tre di quelli di Celestino. Avrebbe voglia di saltare, e
arrivare prima di tutti; ma la stretta di mano dei amici è una sensazione che non conosceva. È così bello stringerle!
Il signor Pastore li accoglie sorridendo e agitando le mani come al solito, mentre un cane corre incontro a Stella e la
riempie di feste.
“Ciao signor Pastore! Come stai?”
“Ti presentiamo un amico. Lui è TVB!”
“Eh? Chi? Come ti chiami?”
“TVB!”
“Mah… è un vostro cugino? Un amico? Da dove viene?”
“Eh… diciamo che viene dal cielo!”
“Come viene dal cielo?!”
I bambini raccontano tutta la storia, dalle bretelle impigliate nell’albero, alla quasi colazione forzata della mamma di
Stella, passando per le raccomandazioni del papà di Celestino e la candelina accesa sulla finestra.
“Pensa un po’! Avete trovato un amico proprio speciale! E adesso cosa fate qui? Volete il latte?”
“Si e anche un po’ di formaggio, se ce l’hai… grazie! E poi volevamo far vedere gli animali a TVB”
Non c’è bisogno di portare TVB dagli animali, né di dirgli di non avere paura… sta facendo tutto da solo! È attratto
subito dal cagnolino che scodinzola felice per le coccole di Stella ed esclama: “Ciao! Tu sei nato da un uovo?”
Celestino ride: “No! Perché dovrebbe essere nato da un uovo? È un cagnolino…”
“Non mi avevi detto che gli animali nascono dalle uova?”
“No, scusa TVB. Mi sono spiegato male… Alcuni animali nascono dalle uova, ma non tutti. Il cane è uno degli animali
che non nascono dalle uova. E soprattutto non parla, abbaia e questo è il suo modo di comunicare, non ti può
rispondere, non ti dirà come si chiama. Però posso dirtelo io: l’abbiamo chiamato Sbimbi io e Stella!”
La faccia del piccolo TVB diventa pensierosa. Ma ecco Stella che compare stringendo tra le mani una pallina gialla.
“Vedi? Questo è un pulcino! Lui è nato da un uovo!”
Celestino è felice. Stella ha capito subito di cosa TVB aveva bisogno e lo vede subito più sereno.
“Ciao, piccolo pulcino, lo so che non puoi parlare né comunicare con me. Però ti saluto lo stesso… lo sai che siamo
simili io e te?”
Il sorriso illumina il viso di TVB e i due bambini si inteneriscono, mentre Stella gli fa accarezzare il pulcino.
“E lui? Come lo avete chiamato?”
“Non ha ancora un nome… Tu come vuoi che si chiami?”
“È lui che deve dirmi come si chiama! Pulcino, mi dici come ti chiami?”
Il pulcino è intirizzito, muove velocemente gli occhi di qua e di là, spalanca il beccuccio.
“Ma non dice proprio mai niente?”
“No – risponde il signor Pastore – tra un po’ farà cip cip cip… niente di più!”
“Lo posso chiamare Cipì?”
“Che bello! È un nome bellissimo!”
Stella è entusiasta del nome che ha trovato TVB per il pulcino... Saltella ovunque per il prato urlando “Cipì! Cipì!
Cipì!”
I due bambini ridono e guardano il signor Pastore che prepara il latte e il formaggio e gli si avvicinano per prendere i
recipienti e portarli verso casa.
“Volete mangiarne un po’ col pane?”
“Sììì! Grazie mille!”
“Grazie grazie!!”
TVB stavolta capisce cosa deve fare con il pane e formaggio e lo prova. Ha un gusto forte, ma anche delicato. È
davvero buono!
“Si dice che è buono quando mi piace?”
“Sì, se ti piace sì!”
I bambini sono seduti nell’erba, tra un cagnolino, un pulcino e qualche mucca che appena più in là si sente muggire. A
un tratto, si girano insieme verso la bambina, serve l’aiuto di tutti per portare a casa il latte! La vedono poco distante
saltellare insieme a Sbimbi vicino al laghetto.
Sarà stato un sasso, o una piccola pendenza del terreno, o forse un po’ di fango scivoloso… fatto sta che Stella
inciampa, mette male un piede, cade di sasso e finisce dritta dritta dentro l’acqua.
Celestino non si trattiene e scoppia subito a ridere, mentre TVB, divertito dalla scena, lo imita e impara cosa è una
risata.
“Non c’è proprio niente da ridere. Mi sono sporcata tutta! Chi lo dice a mia mamma adesso?”
“Celestino, perché lei non ride?”
TVB ancora non ha chiara la differenza tra il divertimento e l’offesa, ma sa cosa vuole fare lui quando è triste: si
avvicina a Stella e le prende una mano, la porta all’orecchio e le dice che basta una carezza e poi passa tutto.
“Eccolo! Tu e le orecchie! Sono arrabbiata, non puoi fare niente! Andiamo a casa!”
“Guarda che se fai come me ti passa. Prova!”
“Smettila TVB. Non voglio. Sono arrabbiata e voglio stare da sola!”
Con le braccia incrociate, il viso imbronciato, gli occhi pieni di lacrime trattenute a forza, Stella non si accorge di
Sbimbi che arriva dall’altra parte del prato e le sta correndo incontro. Si gira di scatto per tornare verso casa prima che
le dicano di portare qualcosa tra latte e formaggio e inciampa nel piccolo animale, cadendo di nuovo.
Adesso TVB fa tutto da solo senza imitare nessuno e scoppia in una sonora risata. Sente anche delle lacrime arrivargli
agli occhi… non riesce a trattenersi! Celestino si sente complice e ride a crepapelle, mentre ovviamente Stella si
arrabbia ancora di più.
“Volete smetterla voi due? Non c’è niente da ridere! Non c’è proprio niente da ridere!”
Stella comincia a correre verso la strada del ritorno e si dimentica persino di salutare il signor Pastore.
Celestino è dispiaciuto che la loro piccola gita si sia tramutata in una disavventura per l’amica, però si diverte
tantissimo mentre TVB ride. Sarà bello prenderla in giro quando saranno tornati a casa…
Tornati a casa?! Accidenti!! È ora di rientrare… magari il papà sta tornando… si è fatto tardi!!
“Torniamo a casa TVB. Andiamo con Stella… Stella! Aspettaci!”
Quarta parte
I bambini sono tornati a casa. È buio, quel buio della sera quando cominciano a spuntare le stelle. Sono sull’albero,
appena oltre la porta della loro casetta, sdraiati sul grande ramo che porta dalla finestra di Celestino a quella di Stella, il
ramo che li vede camminare quasi più del giardino. Le gambe sono a penzoloni e si sente quell’arietta fresca delle sere
d’estate.
“Si sta benissimo qui”
Celestino e Stella non commentano, ma entrambi, contemporaneamente, pensano che TVB abbia ragione: si sta proprio
bene. Hanno mangiato da Stella, mentre TVB li aspettava nascosto in camera di Celestino. Subito dopo, l’hanno
raggiunto e sono andati sull’albero. L’arrabbiatura di Stella è passata e forse adesso ci si può anche ridere sopra. Del
resto, la sera è bello raccontare la giornata e ripensare a quante avventure si sono passate!
“Che bella la candela alla tua finestra! L’hai messa perché aspettavi me?”
“No, TVB. Proprio non ti aspettavo. Sei stato una sorpresa”
“Non sapevi che sarei arrivato?”
“No. Ho sentito un rumore e ti ho trovato. Questa candela l’ho messa perché mio papà è andato a vedere se nasce il mio
fratellino. E io lo sto aspettando”
“Allora fai come noi! Ci assomigliamo un po’! Sai che dove vivo io, si mette sempre una candela alla finestra quando si
vuole che arrivi qualcuno?”
“Che bello! Davvero? Lo farò sempre d’ora in poi. Mi piace!”
Stella pensa a quando ha visto TVB la prima volta: le sembrava così diverso, così strano. Eppure adesso le piace. È
davvero un bambino simpatico!
“Mi dici dove abiti?”
“Abito in un posto lontano, lassù nel cielo. Stavo giocando con altri bambini come me e mi sono ritrovato qui.”
“Sei contento di essere caduto dal cielo?”
“Sono contento perché vi ho incontrato!”
In alto, lassù, le stelle neanche si possono contare. Sembra che qualcuna sia più grande e più luminosa, ma appena la
fissi, sembra che perda la luce per illuminarne un’altra.
“Da noi si dice che le stelle sono come i sogni”
“Certo che il tuo pianeta è proprio bello! Si fanno e si dicono un sacco di cose poetiche!”
I bambini restano in silenzio per qualche istante a guardare il cielo. Celestino sta per andare a prendere il telescopio, per
vedere più da vicino il paese di TVB, quando il piccolo alieno li stupisce di nuovo.
“Ho un regalo per voi”
Stella salta dalla gioia: “Adoro le sorprese!”
TVB mette le mani in tasca e toglie due piccoli sassolini neri. Ne consegna uno per uno ai due bambini.
“Viene dalla mia stella. Io di solito non gioco sull’erba verde come voi, ma su dei piccoli sassi come questi. Posso
regalarvene uno? Tutti i miei amici ne hanno uno”
“Certo! Certo! Grazie!”
Stella non sta più nella pelle: adesso non ha più dubbi! Questo TVB le sta proprio simpatico!
Una stella nel cielo fa una luce strana, come se lampeggi delicatamente. Solo TVB si accorge. E un pochino si rattrista,
ma non vuole rovinare la felicità di Stella e Celestino. Deve trovare un modo per farsi passare le lacrime senza piangere,
per non strillare. E senza dire niente, sperando che nessuno chieda nulla, allunga le manine e accarezza le orecchie a
entrambi. Stella, per la prima volta, non si lamenta e lo lascia fare. Ma la sua calma dura solo un attimo.
“Però voglio darti anche io un regalo. Aspetta, vado a prenderlo!”
Celestino e TVB restano sull’albero e guardano Stella in camera che rovista tra cassetti, armadi, scatole, scatoline,
scatolone. Butta tutto in giro, a volte non la si vede neanche più da tanti vestiti che la coprono!
“Vedrai, TVB. Non sistema nulla poi. Fa sempre così. A lei piace togliere tutto e buttare in giro, poi non sistema mai!”
TVB sorride, trova buffo che qualcuno metta a soqquadro tutta la camera solo per cercargli un regalo, non gli era mai
successo!
Celestino è impegnato a guardare Stella...e a pensare al regalo per TVB. Cosa può donargli?
“TVB? Te la senti di stare qui da solo un momento? Vado anche io a prenderti una cosa. Arrivo. Non strillare!”
Fatti due passi sul ramo verso la finestra della camera, Celestino cambia idea. Forse Stella si arrabbierà, però chissà che
ridere! Ha deciso in un attimo di chiedere a TVB di seguirlo, così quando la bambina torna sull’albero non trova
nessuno. Loro staranno spiando dalla finestra la faccia stranita e divertentissima di Stella!
“No, TVB, ascolta: vieni con me. Facciamo uno scherzo a Stella”
Si gira e allunga una mano per fare capire a TVB di seguirlo, senza dovergli spiegare tutto, per paura che si senta. Ma
TVB non c’è. Celestino guarda subito su tutti i rami degli alberi, guarda in su, guarda in giù, cerca nel giardino, torna
verso la camera, magari TVB ha fatto un salto e l’ha superato. Niente. Nessuna traccia. Comincia a chiamarlo, ma resta
senza risposta. Si preoccupa che sia caduto; allora scende di corsa le scale e guarda verso l’albero, in alto, se magari è
impigliato in qualche ramo.
“Possibile che non strilli se è caduto?! TVB! TVB! Dove sei?”
Con il naso all’insù e lo sguardo perso nel cielo, Celestino a un certo punto, senza neanche pensarci, capisce che TVB è
tornato a casa: una stella luminosa dall’alto si fa notare più di tutte le altre e si accende e si spegne come una mano che
si apre e si chiude.
Celestino è triste, non ha nemmeno salutato bene il suo amico! E poi... il regalo! Non ha fatto in tempo a dargli nulla!
Pensa però che non è giusto essere triste in una giornata così bella. Alza una mano al cielo e saluta.
Stella, dal ramo dell’albero, mentre tenta di capire se gli hanno fatto uno scherzo e dove si sono nascosti, vede Celestino
giù nel prato e capisce che TVB non è con lui.
Da lontano, sul vialetto, spuntano dei fari di automobile. È il papà che sta tornando!
Celestino corre in casa, sale velocemente le scale e si mette nel letto. È buio e vuole che suo padre lo trovi sotto le
lenzuola.
Il papà entra piano, con la macchina al minimo, per non fare rumore. Apre la porta con delicatezza estrema.
Sale in camera del bambino e lo trova addormentato.
“Celestino... Celestino…”
“mhmmm”
“Celestino, ascolta. Svegliati”
“mhmmm”
“Celestino, dai, è importante”.
Il bambino apre un occhio. Non c’è luce. Fuori è buio. Nella stanza, nessuno spiraglio di sole lascia intendere che sia
giorno.
“Ma che ore sono?”
“È presto, Celestino, c’è ancora buio. È notte!”
“Ho sonno, papà. Lasciami dormire!”
“No, Celestino, ascolta, la mamma…”
Celestino si sveglia, guarda dritto il papà negli occhi e dice: “È arrivato? È nato?”
Il papà sorride e dice di sì, il fratellino è nato. Forza Celestino, vestiti. Dobbiamo andare. La mamma e il piccolo ci
aspettano. Corri!
Celestino indossa ancora il pigiama... E subito si chiede quando se l’è rimesso: non ricorda assolutamente di essersi
cambiato. Guarda velocemente se Stella è sveglia e la vede in lontananza che dorme serena tra i suoi peluche.
Ma... tutta la camera è in ordine! Non c’è nulla in giro. Come è possibile? E anche i vestiti che credeva di avere addosso
non sono in giro. Lui non li sistema mai! E poi... La candelina sul davanzale si è consumata poco... Sembra accesa solo
da qualche minuto!
Il papà vede che c’è qualcosa che non va, ma non indaga. Forse il bambino ha fatto un sogno. Escono di nuovo, stavolta
insieme e vanno in ospedale dalla mamma. Celestino è contentissimo e molto emozionato. E per tutto il tragitto non fa
che pensare a quello che sta per fare: sta per incontrare qualcuno che oggi arriva nella sua vita. Chissà se anche lui si
sente caduto dal cielo e da una stella come il suo amico TVB...
Il fratellino è bellissimo. Piange sempre, oppure ha gli occhi spalancati come volesse guardare tutto ciò che lo circonda.
Celestino lo guarda e capisce che da oggi non sarà più come prima. Adesso non è più da solo in casa con mamma e
papà.
Mette una mano in tasca e trova un piccolo sasso nero. Sorride. Ma nessuno si accorge. Guarda ancora il fratellino,
sposta la coperta che lo avvolge e aspetta che lui lo guardi negli occhi.
“Ciao. Io sono Celestino. Sono tuo fratello. Benvenuto al mondo. Mi dici come ti chiami?”
I personaggi di “Mi dici come ti chiami?”
Celestino è un bambino curioso, legge moltissimo e si ricorda tutto. Quanta invidia dai compagni di scuola! Però lui
non ne fa un vanto, anzi, è sempre pronto ad aiutare tutti e poi… è un amico sincero, si sa che dicendo qualcosa a lui, si
mantiene ogni segreto! Va d’accordo con i genitori e aspetta con ansia l’arrivo del fratellino. Parla poco di sé, è molto
riservato. L’unica che possa dire di conoscerlo bene è Stella, la vicina di casa. Tra loro, un’amicizia chiara e sincera. Si
sono conosciuti chissà quanto tempo prima, chissà in quale occasione… Forse si conoscono da sempre!
Non sopporta però la mamma di Stella, ficcanaso e impicciona. Quando incontra TVB si incuriosice, ma non si
sconvolge… non tutto si può spiegare! Sta aspettando un fratellino e arriva qualcuno da un altro mondo. Non è poi la
stessa cosa?
Stella è una bambina vivace e intelligente, cordiale e affettuosa. Assolutamente indipendente, non subisce per nulla
l’influenza della mamma. Va d’accordo col vicino di casa Celestino perché si sente apprezzata. Ha grande capacità
intuitiva e appena le viene in mente qualcosa, in un attimo ci pensa e la realizza! Cerca sempre una spiegazione a ogni
cosa e non si lascia convincere facilmente da ciò che le appare strano. Celestino spesso cerca di farle degli scherzi, e di
solito ci riesce! Lei si arrabbia, diventa tutta rossa e non riesce più neanche a parlare, però poi le passa subito!
È bravissima nel trovare sempre una scusa per svignarsela quando c’è da sistemare o ripulire: sembra che non ci sia mai
neanche stata quando ci si gira a cercare chi riordina i giochi!
TVB è un bambino piccolo, nonostante all’apparenza sia grande quasi quanto Celestino. È però intelligentissimo e ha
capacità che nessuno potrebbe eguagliare. È assolutamente indifeso e completamente genuino. Il suo nome deriva da
una strana scritta sulla maglietta. Chissà come si chiama davvero?! Di lui si sa poco, solo quello che racconta a
Celestino e Stella. Si sa che proviene da un altro pianeta e che è nato grazie a un uovo. Si trova bene con i due bambini
perché riesce a essere sempre se stesso senza spaventarli né meravigliarli oltremisura. Loro sembrano incuriositi dalla
sua presenza e sopportano pacificamente anche i suoi strilli e i suoi gesti infantili. Dove potrebbe stare meglio?
Papà di Celestino è buono e fiducioso. Sorride sempre, sarà per questo che anche Celestino è così sereno e pacifico.
Adesso è solo un pochino preoccupato, perchè aspetta il secondo figlio, ma vive con serenità l’attesa, momento che poi
rende tutto più bello! Ha l’abitudine di non avere sempre una spiegazione... proprio perché non tutto si può spiegare!
Non è certamente una scusa, ma uno stile: mai per forza cercare una risposta! Ai bambini sembra sposato e papà da
sempre: proprio non se lo immaginano senza la sua famiglia. Si fida sempre degli altri, specialmente del figlio. Lo
considera già un ometto e non lo tratta quasi mai da bambino. Celestino lo ascolta paziente e di solito ubbidisce
volentieri.
Mamma di Stella è una perfetta donna di casa: sa cucinare torte, biscotti, arrosti e mille e più delizie. I bambini spesso
mangiano da lei quando tornano da scuola. È anche curiosa e impicciona: vuole sempre sapere tutto più per avere tutto
sotto controllo che per giudicare. I bambini la tengono a debita distanza proprio perché troppo indagatrice. Le capacità
da investigatore però le mancano e non riesce mai a scoprire nulla. Stella le fa molte marachelle e molte sorprese
proprio per dimostrarle che non scopre mai niente: basta pensare a quando passa almeno mezz’ora a ricercare le chiavi
che la figlia puntualmente nasconde… e ogni volta: “lo so che le hai nascoste tu! se ti becco!”. Ovviamente non la
becca mai!