NUOVE TECNOLOGIE
Reference Manager
Un programma per gestire su personal computer
database bibliografici, per ricercare con protocollo
Z39.50 e formattare citazioni in un dattiloscritto
di Francesco Dell’Orso
bibliography formatting software (BFS) sono programmi per
bibliografie personali che non
si limitano a far gestire database
semplificati, a permettere di inserire a volontà parole chiave nelle
schede e a stampare elenchi di titoli col corsivo al posto giusto. Piuttosto si tratta di programmi specializzati per trattare dati bibliografici,
dotati di caratteristiche che i programmi per database generici,
DBMS (da Access a FileMaker ecc.)
– più potenti, versatili e per l’appunto non specializzati – non hanno e che possono arrivare ad offrire dopo molto lavoro di esperti.
Cosa caratterizza la categoria dei BFS?
1. La struttura dell’archivio è da considerare piatta, verticale: archivio ->
record -> campi (sottocampi) -> valore multiplo e indici. Quindi thesaurus, rinvii, archivio delle intestazioni controllate, interrelazioni fra archivi diversi – normali nei programmi per la gestione integrata di biblioteche e realizzabili con i DBMS
– qui, mediamente, non hanno cittadinanza. Arrivano pronti per l’uso e
volutamente facili da usare: gli archivi sono già allestiti con tipi di record
dotati di campi per i vari tipi di documenti: libri, articoli, video, e-mail,
brevetti, tesi, pagine web...
I
22
2. I campi sono a lunghezza variabile e talora possono ospitare valori multipli (nomi, parole chiave...);
spesso tutti i campi, anche note e
abstract, vengono indicizzati; le varie procedure – ricerca, sort, stampa – onorano i peculiari attributi
già stabiliti per: autori, titoli di riviste, pagine, date, parole chiave...
3. Sono previsti filtri per convertire
e importare dati bibliografici prelevati da altre banche dati su cd-rom,
cataloghi in Internet, programmi
per database; una funzione ad hoc
permette poi di intercettare i duplicati che varie importazioni possono affastellare.
4. Una procedura fa interagire con
l’archivio dei dati un testo preparato in videoscrittura, in modo da
creare nel testo – in nota e in fine
– citazioni bibliografiche provenienti dai record dell’archivio.
5. Sono previsti stili di citazione bibliografica, basati sulle specifiche
di editori, associazioni, riviste: ogni
stile è commisurato ai vari tipi di
documenti; la fase di stampa prevede l’ordinamento alfabetico a
più livelli subordinati.
6. Si sta affermando la tendenza ad
offrire un modulo di ricerca su
cataloghi remoti con interfaccia
Z39.501 potendo convertire ed im-
portare automaticamente i record
bibliografici reperiti.
Sono tutti aspetti che mediamente
non appartengono a DBMS generici. Con quelli un utente ha linguaggio e strumenti di sviluppo per
creare nuovi oggetti e applicazioni.
Può andare ben oltre quanto offrono i BFS, in realtà flessibili solo all’interno di quanto progettato dal
produttore. Ma sviluppare da sé
con un DBMS quello che i BFS offrono già pronto richiede esperienza, tempo ed energie considerevoli,
soprattutto per la manutenzione nel
tempo e l’aggiornamento legato
all’evoluzione di bisogni, software
operativo, software applicativo, formato dei dati da importare...
I BFS vennero concepiti per risolvere il problema di dare forma diversa alle citazioni bibliografiche
scegliendo un altro stile e senza
dovere cambiare nulla nei record.
Oggi sono dei database testuali
completi orientati ai dati bibliografici: le funzioni di ricerca, di scrittura (input ed edit), di output sono
tutte cruciali, robuste e articolate,
così che infine il nome più corretto
per essi sarebbe personal bibliography managers.2 Sono programmi per bibliografie “personali”, non
perché una biblioteca non possa
usarli, ma perché essi si rivolgono
eminentemente all’utente individuale quanto a tipo di hardware e software operativo, perché privilegiano
speciali esigenze di output come
quelle per i dattiloscritti e, d’altra
parte, perché – privi come sono di
struttura relazionale e procedure
gestionali – non consentono di
informatizzare procedure quali la
circolazione e il controllo periodici;
inoltre hanno multimedialità molto
ridotta e non possono competere
con le dimensioni di archivi comuni in cataloghi di biblioteche.
I BFS rappresentano uno degli
anelli della catena comunicativa
che vede individui e istituzioni come produttori e fruitori di documentazione: il ricercatore, il biblioBiblioteche oggi - Novembre ’99
tecario, può recuperare quello che
biblioteche e servizi producono e
distribuiscono, a sua volta organizza dati e li pubblica, su carta e sul
web: sono un ponte fra il grande e
il piccolo percorribile nei due sensi. Chi maneggia testi, scrive, legge, cita, prende appunti, utilizza
bibliografie e fa a meno di questi
programmi, compie comunque
molto lavoro manuale in più, che
il computer potrebbe fare al suo
posto: ordinare diversamente un
elenco, decidere di invertire la posizione di “città: editore”, passare
da virgolette a corsivo, ricercare
velocemente un nome appuntato,
inserire nel proprio file centinaia di
record trovati nel cd di una bibliografia nazionale o nel catalogo della propria biblioteca, sono operazioni che si fanno male solo con
un word processor.
I produttori di BFS, e conseguentemente i loro prodotti, si trovano a
lavorare in una corrente di input –>
output su cui non hanno nessun
controllo né influenza preventiva: i
produttori di database usano i propri
criteri per creare, formattare e rendere scaricabili i record (lo standard
ANSI/NISO su un formato comune
per il download dei dati non è ancora comparso). Editori, riviste, associazioni scientifiche hanno le loro norme e pratiche per la formattazione degli output. Database e riviste scompaiono e di nuovi ne
compaiono. Ci si aggiungano produttori come Microsoft e Corel per
quanto riguarda i word processor.
L’uno non si preoccupa dell’altro e
ancora meno di chi sta in mezzo. In
mezzo ci sono i database gestiti con
i BFS, chi li produce e chi li usa. I
produttori di BFS rincorrono da una
parte i fornitori di dati preparando
centinaia di filtri di importazione e
dall’altra rincorrono gli editori preparando centinaia di stili di citazione. C’è da credere che sia una fatica improba, sia perché le quantità
non fanno che crescere, sia perché
non c’è alcun controllo preventivo
Biblioteche oggi - Novembre ’99
sulle necessità di Tabella 1 - Carta d’identità
aggiornamento.
Ci si può allora abReference Manager versione 9 Windows; (include modulo
bandonare tranper l’importazione prima distinto come Capture); c’è compatibilità – nei due sensi – con database dell’edizione 8
quillamente al flusAltre versioni: sola lettura: no; in altre lingue: no; dimostratiso che porta dati
va: sì (modulo in Internet); rete: sì, licenza o per numero di
in input e offre
installazioni ($US 1.400) o di utenti simultaneamente attivi
formati di output
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za diretta, l’accuBerkeley, CA (USA) (tel. 01-760-438-5526, fax: 01-760-438ratezza riscontra5526); e-mail: [email protected]
Lista di discussione: Reference Manager: per abbonarsi
ta è lontana dal<mailto: [email protected]> messaggio: *SUBSCRIBE
l’essere impeccaRIS-list [Nome Cognome]+
bile e dunque né
uno stile né un
filtro preconfezionati
dovrebbero venire assunti senza
preoccupazione. Si è pervenuti, si
verifica dei dettagli interni assieme
perverrà, alla omologazione dei
con un campione di dati.
prodotti perdendo in varietà e originalità? Potrà la società unica assicurare lo sviluppo differenziato di
Nuova versione, nuova ditta
tre programmi o la prospettiva veper Reference Manager
rosimile configura la progressiva
assimilazione e dunque una perReference Manager (RM) è senza
dità di competitività? Come potrebdubbio uno dei programmi più imbe essere diversamente? ProCite e
portanti per capacità, diffusione,
Reference Manager non sono divenbibliografia3 della famiglia dei BFS.
tati uguali, però non si può negare
Il 16 aprile di quest’anno la ditta
che si assomiglino molto più di pricaliforniana RIS-Research informama: disegno degli stili di output e
tion systems annunciava l’uscita di
funzione CWYW-Cite While You
Reference Manager in versione 9:
Write per corredare un dattiloscritto
non era trascorso un anno e mezdelle citazioni bibliografiche sono
zo dall’uscita della versione 8 già
sostanzialmente identiche. È preveper Windows 95. Lo stesso giorno
dibile che, ogniqualvolta possibile, il
ISI Institute for Scientific Informameglio di quanto già presente o svition annunciava di avere acquisito
luppato ex-novo in un prodotto
la ditta produttrice del programma
venga portato anche nella successiconcorrente EndNote della Niles,
va release di un altro della squadra.
formando la nuova società ISI ReMa ciò è meno facile e rapido di
searchSoft. Questa si è venuta a
quanto si possa credere: l’ISI ormai
trovare in posizione di quasi mopossiede da oltre tre anni i due pronopolio del settore, producendo,
dotti e tuttavia permangono sostansviluppando e vendendo i tre proziose differenze fra essi.4
grammi più affermati: ProCite,
Un primo contraccolpo negativo per
Reference Manager e EndNote.
gli utenti c’è stato: non ci sarà più una
Le reazioni insoddisfatte o almeno
versione Macintosh di RM; il presidenpreoccupate si fanno sentire più di
te D. Kochalko, in una e-mail del 5
quelle soddisfatte e rassicurate. Già
Agosto 1999 a [email protected], lo
nel 1996 – quando RIS inglobò la
ha detto chiaramente: le opzioni soPBS di V. Rosenberg col suo Prono le edizioni per Macintosh di
Cite – si erano levate varie voci di
EndNote e ProCite, appaiate al➤
23
NUOVE TECNOLOGIE
la loro equivalente versione Windows.
Quali le novità maggiori della nuova edizione 9 di RM? Ricerca in rete su cataloghi remoti attrezzati
con Z39.50, ottenuta incorporando
il programma BookWhere? 7; potenziamento delle funzioni di importazione ed esportazione e dunque della possibilità di far circolare
i dati; sul versante dell’output la
creazione di stili è assistita, e la
formattazione delle citazioni in un
dattiloscritto è più articolata e sofisticata. La ricerca rintraccia parole
interne a descrittori composti.
Per le caratteristiche generali, requisiti di sistema, dati amministrativi e
dimensioni massime, rimando alle
Tabelle 1 e 2.
Database, catalogo,
record e liste
Si può creare, distruggere e risanare dall’interno un database, ma per
salvataggi e copie occorre agire in
Windows. L’opzione “proprietà” fornisce statistiche sul totale di: record
– database o sottoinsieme – autori,
parole-chiave, periodici e date, e
sul criterio di sort in vigore.
Attenzione a confidare nel comando di “Undo”, anche qui, non funziona proprio per le operazioni
più distruttive come: distruzione di
record e global edit.
Varie operazioni possono venire simultaneamente compiute su più
database: ricerca (potendo anche
usare la lista degli autori e parole
chiave di fino a 10 archivi), stampa
dei risultati di ricerca, intercettamento dei duplicati, formattazione
di un manoscritto.
La versione in rete – che non ho
potuto provare direttamente – ha
licenza per n installazioni o per
utenti contemporanei e permette
di autorizzare o negare diritti di accesso multiplo in scrittura, non è
una novità, ma rimane una funzionalità molto apprezzabile, e che
infatti ha il suo prezzo.
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Ogni database ri- Tabella 2 - Requisiti di sistema e dimensioni
mane strutturato
Processore: Pentium; Sistema operativo: Windows 95/98/NT4
in due file (apo superiore; RAM: 16Mb; Hard-disk: ca 10Mb
prossimativamenAltro hardware: Mouse + Monitor (SVGA) 800x600 + cd-rom
te dati e indici); i
drive + stampante
tipi di documenti
Altro software: MS-Word per Windows 7, 97, 2000; Coreltrattabili sono anWordPerfect 7, 8, 2000; un browser
cora 35, e sono
Numero di database: illimitato
inclusi nel databaNumero di database simultanamente aperti: 10
se; purtroppo non
Numero di record per database: illimitato (100.000 raccose ne creano di
mandato)
nuovi, ma si moNumero di caratteri per record: illimitato
Numero di caratteri per campo: illimitato, i campi sono a
dificano quanto a
lunghezza variabile (autori, parole chiave e titoli di riviste
nome, input obsono indicizzati fino a 255 caratteri e ammettono 255 voci
bligatorio e posiper campo)
zione (molto utiNumero di tipi di documento (schede): 35 (non se ne agle); gli attributi dei
giungono)
campi (autori, daNumero di campi: max 33, modificabili
te ecc.) sono fissi.
Numero di stili di output: 460 + altri definibili, senza limite
FondamentalmenNumero di filtri di importazione: centinaia + altri definibili
te solo autori e paLunghezza massima di una voce indicizzabile: 255 caratteri
Numero di liste utili a ricerca e catalogazione: 3 predefinite
role chiave pos(autori, parole chiave, riviste) + 1 generica “Phrase list”
sono avere valori
Dimensioni indice: indefinite
multipli. I campi
Numero di voci per lista: indefinito
sono al massimo
33, 5 sono definibili a piacere.
– anche automaticamente – la fineUn campo permette di registrare instra che fa scorrere l’elenco. Il condirizzi di file (oggetti) che grazie al
tenuto dei campi corrispondenti
meccanismo OLE (object linking
non può non essere rispecchiato
and embedding: qui solo collegain esse, appena si salva un record
mento e non incorporamento) verla voce va nella lista. Ma esse sono
ranno aperti con l’applicazione cordotate anche di autonomia: possorelata: vale per i browser e gli URL
no infatti ospitare voci non legate
(anche più di uno nel campo 33) e
ai record, perché aggiunte, rimaste
per immagini, suoni, testi, tabelle. È
lì, importate. Inoltre possono avere
il massimo di multimedialità che i
“sinonimi”, altri termini collegati
BFS offrono per ora.
come dei “vedi anche”: 3 per i peFanno parte di ciascun database
riodici (utilizzabili anche nell’outanche i tre indici per autori, paroput) e fino a 255 per nomi e parole-chiave e titoli di riviste. Filtri di
le chiave. La gestione dei sinonimi
importazione, stili, lista di frasi e di
è automatica, generosa e rigida: se
termini per periodici e correttori
al termine X vengono attribuiti S e
ortografici sono singoli file esterni
T come sinonimi, inevitabilmente
e utilizzabili da più database. Ogni
nell’elenco compaiono anche S e T
record ha un identificatore che decome termini, rispettivamente con
ve essere unico e che può essere
T X, e S X come sinonimi, dopodiassegnato manualmente oppure dal
ché ricercare per uno dei tre termisistema con controllo su possibili
ni significherà utilizzare tutto il
duplicati: vale come chiave di ricergrappolo, ossia automaticamente
ca, sort e come campo di output.
anche gli altri due, che possono o
Le tre liste funzionano in fase di
no essere legati a dei record. I siinput e ricerca per riprendere voci
nonimi di autori e parole chiave si
in esse presenti: dal campo si apre
Biblioteche oggi - Novembre ’99
Fig. 1 - Catalogo in formato breve: nella parte superiore un
record aperto in scrittura
possono fondere. Il “puoi anche
vedere” è diventato un “vedrai anche comunque”. Non si va oltre a
ciò, non c’è una gestione delle liste dei termini con rinvii esclusivi o
con rapporti gerarchici. Una sola lista generica è riutilizzabile in catalogazione, in ogni campo, come
serbatoio per stringhe ricorrenti che
si vuole evitare di riscrivere: sfortunatamente non vi si possono importare file di testo.5 Due altri dizionari (liste) funzionano solo per
l’importazione: per termini da non
abbreviare e da non convertire in
minuscolo. Per l’uso delle liste in
input vedi oltre in Catalogazione.
Il database si presenta con la finestra standard della lista breve (record list) [Fig. 1 reclist], in alto il riquadro per il record sui cui si è
posizionati e sotto quello per l’elenco dei record i campi sono incolonnati, nella posizione che si
preferisce e teoricamente fino a 33
colonne quanti sono i campi. Il
singolo record può venire presentato in due modi: formattato per
l’output o come editabile direttamente. Per ordinare i record sulla
base di un campo si clicca sulla
barra della colonna. Si può anche
provare a usare la lista per ritrovare un record scorrendo l’intero catalogo, ma qui non c’è ricerca rapida e dunque, con database appena
Biblioteche oggi - Novembre ’99
non piccoli, non è questa una credibile modalità di ricerca, quanto
piuttosto di scorrimento di sottoinsiemi del database: risultato di ricerca, record importati o duplicati.
L’aspetto della lista può essere diverso per il database e per i sottoinsiemi, ma purtroppo non per i
diversi database: dunque, se in un
database si usa un campo specifico
e lo si fa comparire nella lista generale, lo si ritroverà, magari con
una colonna vuota, anche nei database che non ne fanno uso. Questa
lista è anche un formato standard
di output che può venire stampato
direttamente.
Catalogazione
Nonostante la crescente importanza
del recupero di dati disponibili in
formato elettronico, l’input da tastiera, caricamento e correzione manuale dei dati è operazione ancora
importante, specie per chi stima
che l’input sia l’operazione fondamentale e che le altre funzioni siano un’elaborazione e sfruttamento
di questo lavoro. In RM la funzione
è arricchita da vari comandi specifici: dai campi autori, da parole-chiave e titoli di riviste si accede alle rispettive liste. Qui è ottimo lo scorrimento alfabetico: scrivere “Terry”
porta a “terry” e non a “y” e si può
retrocedere a “ter”; si selezionano
anche più voci non contigue. Nei
record le voci nuove vengono evidenziate nel record: forma discreta
di validazione; il separatore di più
voci “;” viene inserito automaticamente. Il campo delle parole-chiave di ogni record può venire automaticamente integrato con le parole presenti nei campi titoli, note e
abstract dello stesso record e che
risultano già presenti nella lista delle parole-chiave del database: è
un’integrazione all’operazione di
importazione. È prevista una funzione di correzione ortografica con
molte opzioni: aggiungere termini
al dizionario, crearne di nuovi ecc.
I duplicati si intercettano sulla base
di un confronto dei campi che
l’utente può personalizzare scegliendo i termini del paragone. I
record si possono duplicare in più
di una maniera all’interno e verso
l’esterno: trascinamento col mouse,
deposito nella cartella appunti, copia e incolla speciale con scelta di
quali campi duplicare (utile proprio
per fondere i duplicati dopo averli
intercettati). Di buon livello ordinario la batteria degli altri comandi di
scrittura: attingere alla tabella di caratteri e simboli, apporre stili a
stringhe, traslitterare in greco, effettuare aggiunte e correzioni globali.
L’uso del mouse comprende funzione di trascinamento e tasto destro. Mancano altre facilitazioni come: macroistruzioni, conversione
maiuscolo in minuscolo, caricamento di valori default.
Importazione ed esportazione
Vista la disponibilità e spesso gratuità di dati bibliografici in formato
elettronico, è sempre più importante
potere recuperare dati da altri archivi e trasferirli all’interno del proprio
sistema. In generale non è un’operazione facile, lo sembra quando va
a buon fine utilizzando filtri ➤
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NUOVE TECNOLOGIE
pronti, ma intendere da sé il formato dei dati in ingresso, farlo corrispondere a quello di arrivo, leggere – i record ancor prima dei
campi – interpretare e tradurre bene non è semplice, reclama tempo,
attenzione, energie, e non c’è molto di garantito a priori: bisogna vedere caso per caso. Punti delicati
sono la possibilità di riconoscere
più tipi di documento nello stesso
file in arrivo, fondere, omettere,
sostituire, aggiungere e soprattutto
frammentare campi. In RM9 la procedura di importazione è stata potenziata con l’IFE-Import file editor
che rimpiazza il precedente modulo separato Captur e. I filtri già
pronti sono oltre 450 e di continuo
nuovi ne vengono offerti nel sito
ISI ResearchSoft. RM converte direttamente database ProCite e
EndNote. 6 Il programma BookWhere? può scaricare dati direttamente in database RM senza conversione; vari OPAC di biblioteche
inseriscono fra le opzioni di cessione di dati i formati per RM,
ProCite e EndNote, database ISI
come Web of Science, Discovery
Agent, Reference Update e Current
Contents consentono di portare
dati in database RM con plug-in
gratuito <http://www.risinc.com/
webcap/isicap.html>. L’IFE è documentato solamente nell’help.
I filtri già allestiti non possono venire modificati stabilmente, vanno
salvati con altro nome: se ne possono tuttavia creare di nuovi anche
clonando quelli esistenti. Si dispone di funzioni di aggiunta (fino a 5
parole chiave e data odierna), sostituzione e frammentazione di
stringhe. La frammentazione è
un’operazione importante e le opzioni a disposizione sono davvero
parecchie: quello che è insolito e
non confortevole è che per un’importazione di routine, come quella
di un file delimitato, non c’è nulla
di pronto e occorre più che ingegnosamente utilizzare proprio la
più articolata delle opzioni di fram-
26
mentazione. I file in entrata possono contenere record di vario tipo.7
Quando si progetta di mettere
dentro a un sistema dati non solo
di prova, la cosa più importante è
assicurarsi di come fare per portarli
fuori: vista l’evoluzione del software, presto o tardi si potrebbe trovare un altro programma più soddisfacente, e comunque, comunicare
con l’esterno è sempre più ricorrente: pubblicare su Internet, scambiare dati con i colleghi ... è imperativo non dovere ridigitare nulla,
ma vedere l’esportazione come
una forma di output e dunque come una delle molte elaborazioni
che un software deve consentire
sull’unico input effettuato. L’export
in RM è un’operazione automatica
che replica su file comunque tutti i
campi, in formato delimitato (virgola o tabulatore) o a etichette
(RIS o MEDLARS, ben documentate nel manuale), un diverso formato a etichette si può ottenere senza
difficoltà creando uno stile di output e scrivendo il file su disco.
Output
Per disegnare stili di citazione e
dunque i formati di output dei record si dispone di un linguaggio
essenziale, elementare e potente:
praticamente identico e derivato da
quanto offre ProCite. Solo tre istruzioni formali, fra queste utilissima
è quella di gruppo, per cui un solo
campo di una serie indicata basta
a soddisfare la condizione posta a
tutta la serie. A parte ciò non ci
sono istruzioni condizionali se non
quelle incapsulate dentro le moltissime opzioni previste per formattare nomi, titoli, date, pagine. Il disegno degli stili può essere guidato
dalla tutela di un wizard e c’è verifica della correttezza sintattica. C’è
una stampa diretta a partire dalla lista dei record, uno per riga. Manca
invece completamente una funzione di stampa con intestazioni (tra-
dizionalmente e limitativamente
detta subject bibliography), dove si
usano dati dei record come chiavi
di ordinamento e come esponenti
premessi ai record che li condividono: è una mancanza consistente
e significativa. Rivela infatti che le
stampe vengono viste nell’orizzonte individuale di chi lavora soprattutto con dattiloscritti e con la loro
bibliografia finale e non con cataloghi e indici, per una biblioteca o
un lavoro bibliografico tradizionale
questa mancanza sarebbe forse
inaccettabile. L’output può venire
salvato come file di formato testo,
RTF per Word o WordPerfect,
HTML. Sono previsti diversi criteri
di ordinamento delle lettere: “a carattere”, dove le lettere accentate
seguono le altre: liberti precede libertà, “a parola”, dove i diacritici
non hanno peso, qui si possono
usare le tabelle di Windows o
quelle di Reference Manager (opzione consigliata) con piena portabilità del database. Le operazioni
su più database non funzionano se
questo criterio di sort non è il medesimo. Mancano stopword (dunque si ordinano male i titoli), e criteri compositi già pronti (ad esempio Autore/Titolo/Data o AutoreTitolo/Data); sono disponibili solo
tre livelli di sort annidato.
Ricerca
È sempre più importante che sistemi che consentono di creare archivi di dimensioni ragguardevoli (fino a 100.000 record) offrano funzioni di ricerca articolate e potenti,
per rispondere a richieste d’informazione e per preparare la via dell’output. Tradizionalmente i Text
storage and retrieval systems hanno
sempre sopravanzato i BFS per
questo aspetto, ma oggi il numero
di operatori è aumentato e in più si
diffonde l’uso di indici da scorrere.
In RM la ricerca propriamente detta si compie su uno schermo ad
Biblioteche oggi - Novembre ’99
Fig. 2 - Finestra della ricerca con accesso all’elenco dei nomi
hoc [Fig. 2 ricerca] che appare come un modulo di semplice struttura: una tabella con quindici righe
per le espressioni e tre colonne: la
prima, a sinistra, per collegare le
linee con operatori booleani, poi
una per dire “dove” ossia in quali
campi cercare e infine la terza per
dire “cosa”, il contenuto da cercare. Bottoni a icona forniscono la
scorciatoia per: comandi, operatori,
campi e liste dei termini contenuti
in autori, parole-chiave, titoli di rivista e data. Non vengono additati
simboli, comandi in codice né sintassi da onorare. Alla fine, <F12> e
il risultato viene affisso e mostrato.
I termini usati in ricerca vengono
evidenziati all’interno dei record,
ammesso che lo si stia visualizzando formattato con uno stile e non
come scheda editabile. Si possono
salvare sia risultati in insiemi virtuali sia le espressioni di ricerca
per rieseguirle senza riscriverle; si
rivedono fino a 10 espressioni formulate nella sessione. È proprio
tutto molto semplice.
È indubbiamente meritevole cercare di semplificare la ricerca in modo che chiunque, senza addestraBiblioteche oggi - Novembre ’99
mento, senza dovere leggere manuali né schermi di aiuto, ma solo
grazie a un’interfaccia elementare e
intuitiva, sappia compiere la ricerca. Però non è automatico riuscirci.
In realtà, operazioni rapide, eseguibili con pochi comandi, offerte
qui come altrove, all’utente che
può non essere affatto coinvolto
nell’alimentazione e organizzazione
della banca dati, sono molto più
complesse di quanto sembrano, e
difficili, insicure negli esiti quando
non si ha piena consapevolezza di
quello che accade. La ricerca solo
in parte consiste nel porre domande e ottenere risposte. Ci si può
accontentare delle risposte, positive o negative, che si ottengono;
ma per avere un vero – anche se
non definitivo – controllo sulla ricerca non basta conoscere la
morfologia e la sintassi dei comandi, occorre soprattutto sapere che
cosa nell’archivio è stato indicizzato e come, ossia cosa giace sotto,
non si vede, e motiva il risultato,
che si vede. Ciò vale per tutti gli
archivi in cui si fa ricerca automatizzata: dai motori di ricerca in
Internet ai cataloghi OPAC, dai da-
tabase su cd-rom a quelli gestiti
con DBMS per personal computer.
È un argomento classico, vecchio
di 40 anni almeno. Ha a che fare
prima di tutto con il fatto che non
si cercano direttamente i dati, ma i
loro indici e che questi perlopiù
non si vedono o si vedono solo in
parte. Ha a che fare con analisi e
decisioni umane di chi configura
gli indici e con gli algoritmi che
vengono applicati in conseguenza
di ciò. Per una persona alfabetizzata scorrere un elenco scritto nel
proprio alfabeto è una routine
quasi istintiva quando le voci sono
organizzate secondo un criterio subito evidente, come è quello alfabetico. Tutti sappiamo aprire e
consultare un elenco telefonico,
pure sappiamo che non è così ovvio trattare preposizioni, articoli,
segni di punteggiatura, prefissi, nomi composti con e senza trattino...
La ricerca in un database è un affare meno semplice ancora. Che significa sapere cosa e come è stato
reso ricercabile in una banca dati?
Lo spiegherò con un esempio e otto domande con le relative risposte
di RM. Sono solo otto domande ➤
27
NUOVE TECNOLOGIE
– altre se ne potrebbero porre circa
diacritici, punteggiatura, lunghezza
minima/massima, prossimità, wildcard interne... – che mi posso (devo) porre anche quando uso motori di ricerca apparentemente essenziali e lineari, inclusi quelli per
Internet. È da notare che, nella fattispecie, RM non dice molto, anzi
non informa a sufficienza, né in
termini di completezza né di precisione, né nell’help in linea né nel
manuale, ma naturalmente fa varie
cose, anche quando non documentate e non ovvie.
Prendiamo una stringa come
“Inquinamento acustico urbano”.
a) È ricercabile comunque, ossia tutti i campi dei record sono ricercabili? Sì, tutti i campi sono ricercabili,
ma alcuni sono definiti “indexed” e
altri “non-indexed”, il che non significa affatto che alcuni siano “indicizzati” e che altri siano “non-indicizzati” perché tutti i campi sono indicizzati e ricercabili anche se in modo
diverso8 (vedi oltre).
b) La stringa è trattata alla stessa
maniera se è un descrittore a soggetto, o un titolo o parte di un abstract? No, RM non tratta tutti i campi allo stesso modo: fa differenza fra
indicizzati e non-indicizzati: numero
di record, date, parole chiave, autori, periodici hanno ricerca e sort più
veloci, e in più cambiano le modalità di ricerca dei termini interni.
c) Per trovare i record che contengono la stringa, posso scriverla per
intero (con o senza delimitatori)?
Oppure devo cercare le singole parole collegandole con operatori: inquinamento E acustico E urbano?
Posso scrivere di seguito e per intero; più parole adiacenti non vanno racchiuse fra delimitatori e non
richiedono l’operatore E.
d) Posso cercare solo una parte
della stringa, anche interna come:
acustico? Sì, si possono cercare
parti, anche interne.
e) Posso cercare una radice di parola come urban (quanto corta al
minimo, anche urb?), e magari co-
28
me stico? Sì, si possono cercare radici in tutti i campi, troncate a destra e a sinistra.
f) Devo contrassegnare le radici con
un simbolo, per esempio urb*? Radici di parole, o più parole interne a
campi non-indicizzati non richiedono simbolo, mentre la stessa ricerca
nei campi indicizzati reclama il simbolo “*”:9 “*acustico urbano” “inquinamento*” o inquinamento acustico
sono tutte forme ammesse in ragione dei campi a cui si rivolgono.
g) Quali sono sintassi e ordine di
esecuzione in un’espressione composta con più elementi e operatori
logici: acustico O atmosfer* E inquinamento? Non ci sono segni –
come le parentesi – per espressioni composite e non c’è priorità fra
operatori booleani: l’ordine di esecuzione è da sinistra a destra e
dall’alto in basso, dunque: “acustico O atmosferico E inquinamento”
non equivale a: “inquinamento E
acustico O atmosferico”.
h) Si può cercare la stringa simultaneamente su tutto il record come
un unico testo intero oppure occorre sempre indicare almeno un
campo? Non c’è ricerca su tutto il
record, occorre specificare un campo o un gruppo di campi.
C’è dell’altro: l’operatore di fascia
“da-a” è attivo solo per le date e
gli identificatori dei record. C’è un
solo operatore comparativo per un
tipo speciale di data. Per applicare
operatori assenti come un NOT
unario e per ricercare i campi vuoti occorre andare oltre il manuale e
essere creativi, e tuttavia il successo non è sicuro.10 Non ci sono opzioni di ricerca approssimativa né
di classificazione dei risultati in base al peso dei termini. C’è invece
una ricerca rapida e facile, ma è
nascosta dentro la funzione di
Term Manager; se si entra lì si può
scorrere un indice, allargarlo a tutti
i database, selezionare dei termini
e lanciare una ricerca veloce scegliendo al volo l’operatore booleano con cui collegare i termini.
Ricerca tramite il protocollo
Z39.50
La stessa interfaccia di ricerca, con
gli stessi comandi, viene usata da
RM per le ricerche su cataloghi per
cui è stato implementato il protocollo Z39.50 e su PubMed <http:/
/www.ncbi.nlm.nih.gov>: RM infatti incorpora BookWhere? della canadese Sea Change Corp. 11 È un
BookWhere? con alcune opzioni in
meno,12 ma che mantiene il grosso
delle opzioni della versione originale: consente ri-configurazione,
creazione, test di host e database
(ne offre in partenza rispettivamente ca 350 e 600), ricerca simultanea
su fino a 255 database diversi, vedendo subito come record RM il risultato, poi importabile definitivamente nel proprio archivio selettivamente o in massa.
Formattazione del
dattiloscritto
La formattazione del dattiloscritto è
tuttora una specificità dei BFS che
li distingue dagli altri DBMS e li
caratterizza come strumenti personali. Qui l’omologazione fra RM e
ProCite è quasi totale. Anche in
RM la procedura si chiama Cite
While You Write e funziona come
tale: il menu Strumenti del word
processor (MS-Word o CorelWordPerfect) offre le opzioni per il
programma incuneatosi dall’esterno. Restando dentro il testo dattiloscritto si inseriscono i rimandi ai
record, scrivendoli o andando a
cercare i record nel database, proprio con una funzione di ricerca
che può utilizzare praticamente
ogni parte dei record, anche inseriti in database diversi. I segnalini si
possono mettere nel testo o in nota a pié di pagina, si possono nascondere del tutto o in parte,
pre/suffissare con altre parole. Si
possono creare richiami multipli,
anche con un solo comando. La liBiblioteche oggi - Novembre ’99
sta finale avrà criterio di ordinamento e stile variabili. Ora RM9
sopravanza ProCite perché aggiunge dei dettagli, sia in termini di comandi operativi (vedere il record
intero e non solo una riga, cercare
nel testo legami non annodati al
database, rivedere fino a 10 ricerche fatte e riprendere automaticamente l’ultima) che di prodotti: la
citazione nel corpo del testo può
essere diversa per articoli, libri, video, la prima diversa dalle successive e da quella della lista finale,
che può anche non venire prodotta [Fig. 3 Output]. Quest’ultime sono migliorie richieste per molto
tempo soprattutto da chi usa stili
diffusi nell’ambito umanistico (Chicago, MLA, Turabian).
Fig. 3 - Specifiche di stile per le citazioni da inserire in un
dattiloscritto
Internet
Come interagisce RM con il mondo
Internet? Ha il client Z39.50 incorporato. Formatta i record anche in
HTML (ma non si preparano link
attivi). Grazie al prodotto di squadra Reference Web Poster permette
di porre un database (RM o ProCite o EndNote) in rete, dinamicamente interrogabile. URL registrati
nel campo 33 dei record possono
venire cliccati attivando automaticamente il browser (quando lì c’è
il numero PM di PubMed si va immediatamente alla scheda dell’articolo in questione). Prevede
schede e stili per due tipi di documenti elettronici: Electronic citation
e Internet communication.
Conclusioni
La documentazione offerta dal manuale e dall’help contestuale denota che si è privilegiata la semplificazione. Il manuale è dignitoso,
comprensibile, con utili appendici,
ma non eccellente, talora incompleto e impreciso. Manca ogni documentazione sulla modifica e
Biblioteche oggi - Novembre ’99
creazione dei filtri di importazione,
è scarsa e fuorviante quella sulla
ricerca, quanto ai sinonimi anche
l’help è incompleto.
In sintesi quali i tratti più pregevoli
di RM, anche in quest’ultima versione 9? Il client di ricerca Z39.50
BookWhere? integrato. Varie operazioni – ricerca inclusa – compiute simultaneamente su fino a 10
database diversi. Vera multiutenza
nella versione in rete. Liste di termini buone per alimentazione, sinonimi, consultazione, validazione
dei nuovi termini, uso in input e in
ricerca anche fondendo indici di
più archivi e cercando in tutti. Disegno degli stili di output semplice
e potente. Formattazione del dattiloscritto sempre più completa.
Correttore ortografico. Importazione con buone possibilità di riformattazione. La ricerca è veloce.
Poi, di minore rilievo: evidenziazione dei termini usati per la ricerca e reperiti, record editabile nello
stesso schermo in cui si scorre il
catalogo, evidenziazione dei termini ricercati, facile modifica delle
schede di immissione dati. Si può
scommettere che la prossima versione di ProCite incorporerà parte
dei punti forti di RM che ancora gli
mancano.
Per contro, quali i lati deboli e, dove possibile, i suggerimenti per miglioramenti? Non ha, e non avrà
più, un’edizione Macintosh. Il prezzo è alto, ma ora che praticamente
include la ricerca Z39.50 si giustifica di più. Se in input i campi – come accade per i nomi – prevedessero sottocampi, se ne avvantaggerebbero ricerca, sort e stampa. La
gestione dei sinonimi è un po’
piatta e rigida: legami gerarchici e
veri rinvii la migliorerebbero. Si
dovrebbero potere aggiungere nuovi tipi di scheda. Farebbero comodo altre liste di termini con possibilità di importare file di testo
esterni. Lo schermo iniziale di scorrimento del catalogo è personalizzabile e dunque andrebbe legato
ad ogni database, potrebbe recare
più indicazioni, dovrebbe incorporare la ricerca rapida. La funzione
di ricerca andrebbe razionalizzata,
spiegata meglio e corredata con più
operatori. Quanto all’output: ➤
29
NUOVE TECNOLOGIE
aggiungere stampa con esponenti e indici; potenziare il sort
con più livelli di chiavi e stopword. La documentazione è da
migliorare soprattutto per ricerca
e importazione. Non intrattengo alcun rapporto promozionale o commerciale con la ISI
Researchsoft. I nomi dei prodotti
software citati sono marchi dei rispettivi produttori soggetti a copyright. Manoscritto terminato il 3 settembre 1999. Ho provato la versione
9 monoutente di Reference Manager
con Windows 95 su un Pentium II
233 Mhz con 64 Mb RAM.
Note
Z39.50 è un protocollo che permette a un database (server) di rispondere a interrogazioni provenienti da stazioni di lavoro (client)
equipaggiate con software diverso
da quello del server quando entrambe hanno implementato lo
stesso protocollo Z39.50. Esso è
dunque il linguaggio di interfaccia
che entrambi, client e server,
parlano. Informazioni presso la
Library of Congress a:<http://lcweb.
loc.gov/z3950/agency/>.
2
Perché continuare a usare la
denominazione BFS allora? Per l’originaria, “storica”, destinazione di
questi programmi: la formattazione delle citazioni, la denominazione conseguentemente
loro assegnata all’inizio è divenuta tradizionale ed è assestata, e comunque in essa rimane
il riferimento ad una delle caratteristiche e funzioni tuttora di primo piano.
3
Fra i più recenti contributi apparsi in
Internet nel 1999: J UDY M ATTHEWS
(cur.), Reference Managers, <http:/
/www.nature.com/software/refman/intro.html>: è una rassegna di otto pacchetti fra cui Reference Manager 9.0
(beta), è apparsa nella sezione “Software Reviews” di “Nature”, v. 400, (29
July 1999) n. 6743; MAGGIE SHAPLAND,
Evaluation of Reference Management
Software: Comparing Papyrus with
ProCite, Reference Manager, Endnote,
Citation, GetARef, Biblioscape, Library
Master, Bibliographica, Scribe, Refs,
30
M.C. ESCHER
1
<http://www.cse.bris.ac.uk/~ccmjs/rm
eval99.htm>: fa seguito all’analogo lavoro del ‘98, contiene analisi con tabelle e commenti aggiunta di programmi e aggiornamento; a cura delle
Biomedical Libraries of Dartmouth
College, Downloading Bibliographic
References, <http://www.dartmouth.
edu/~biomed/download.htmld/>: è
una breve presentazione di alcuni
programmi fra cui Reference Manager
con speciale attenzione allo scarico
dei dati da una serie di fonti e alla loro conversione.
4
Per un’analisi comparativa dettagliata:
F. DELL’ORSO, Bibliography Formatting
Software: An Evaluation Template:
Head-to-head comparison between
ProCite, EndNote and Reference Manager (ISI Researchsoft) via an evaluation grid, 2nd ed., August 18 1999,
presso: <http://www.burioni.it/forum/ors-bfs2/ors-bfs.htm>. Nei test
RM si è mostrato molto meno veloce
di ProCite per importare e distruggere record e per il sort del database
ed anche meno stabile.
5
per accedervi occorre usare il tasto
destro del mouse: il manuale qui (p.
381) è sbagliato.
6
Corrispondenze analitiche fra tipi di
record e campi sono fornite in due
utili file di testo. Però l’esperienza di
lettura-conversione diretta di un database ProCite in RM, fra l’altro lentissima, è stata una delusione quanto a
precisione.
7
Due dizionari corredano l’importazione: uno per i termini – come
DNA, US – che devono comunque
conservare le maiuscole anche se si
imposta la conversione generale a
minuscolo e un altro per quei termini
che non vanno scambiati per abbreviazioni anche se inseriti in titoli abbreviati, ma in cui non è usato il
punto per le abbreviazioni.
8
La distinzione riguardava precedenti
edizioni di RM e la terminologia è stata conservata per comodità di riferimento.
9
A meno che non si tratti di tutto un
cognome, perché grazie alla virgola
RM sa riconoscerlo! e vale anche per
il curatore di una collana, inserito erroneamente fra i non-indicizzati e
dunque da suffissare con l’asterisco
di troncamento.
10
Ad esempio per trovare i campi vuoti:
si deve cercare un range di record
(RefID 1-500) poi un NOT e “*” per
“any character”, ma ciò vale solo per
gli indexed fields perché i non-indexed
non vogliono l’asterisco e lo interpretano come un carattere da cercare \*.
11
Per una descrizione di BookWhere?
cfr. F. D ELL ’O RSO , BookWhere?: la ricerca in cataloghi OPAC di sistemi bibliotecari presenti in Internet con un
client Z39.50, “Biblioteche oggi”, 15
(1997), 3, p. 26-33.
12
Ad esempio display in formato MARC
e espansione della ricerca grazie all’albero dei soggetti.
Biblioteche oggi - Novembre ’99