Le thangka del Ladakh

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Le thangka del Ladakh
Dipinti su stoffa di vario genere, questi mandala pieni di immagini e simboli sono altamente
diffusi in
Ladakh dove la raffigurazione divina è
supporto alla rivelazione delle passioni e al loro annullamento.
L'iconografia del Buddhismo Vajrayana , ampiamente diffuso in Ladakh , si basa sulla teoria
dei
tre corpi del
Buddha
, secondo
la quale l' Illuminato si è manifestato sulla terra sotto le spoglie di
Siddhartha Gautama
, il Buddha percepibile dagli uomini, nei cieli appare in forme divine, fruibili dai
Bodhisattva
, gli illuminati, che aiutano gli esseri a liberarsi dalla catena delle rinascite, il
Samsara
, mentre come
Assoluto
si manifesta nel corpo del
Dharma
, la dottrina, conoscibile solo dai Buddha.
Non più un Buddha dunque, ma innumerevoli, assistiti da altrettanti bodhisattva, in una
dilatazione iconografica influenzata dal circostante ambiente religioso indù.
Il complesso dipanarsi di forme divine si struttura nelle raffigurazioni dei 5 Buddha cosmici
emanati dal corpo del Dharma, da cui derivano 5 bodhisattva, riflessi e princìpi attivi dei primi 5
Buddha, che a loro volta si manifestano sulla terra nei 5 Buddha umani, compreso il Buddha del
futuro,
Maitreya.
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I cinque Buddha cosmici, i dhyanibuddha, ossia i Buddha della meditazione, sono:
- Vairochana: "colui che risplende", rappresenta la vacuità che tutto contiene e trascende.
E' rappresentato di colore bianco, con in mano la ruota a otto raggi del cammino buddhista,
abbracciato alla
Divina Madre dello spazio infinito, siede
su un trono di leoni ed è rappresentato nel
mudra
, gesto, di messa in moto della ruota della dottrina. E' simbolo dell' Illuminazione.
- Akshobhya: "l'immutabile ed imperturbabile", blu come il firmamento irradia dal cuore la
luce bianca della saggezza, è insediato su un tronetto di elefanti. Porta in una mano il
Vajra
, scettro di diamanti, a cinque punte mentre la destra girata verso il dorso tocca la terra con le
dita nel mudra di fermezza. Abbracciata a lui la
Divina madre occhio del Buddha
.
- Ratnasambhava: "origine dei gioielli ", color del sole, ha la mano abbandonata verso il
suolo ma mostra il palmo, nel gesto di donare i
tre
gio
iell
i del Buddhismo: il Buddha, la comunità dei monaci e la Dottrina. Siede su un trono retto da
cavalli abbracciato a
Mamaki
.
- Amithaba: "infinito splendore" è rosso, con le mani che riposano in grembo, dorso su
palmo, nel gesto della meditazione e che sorreggono un loto. Assiso su un trono di pavoni
abbraccia
Pandaravasini, colei che è vestita di bianco.
- Amoghasiddhi: "infallibile perfezione" porta il colore che si ottiene fondendo il giallo del
sole e il blu del cielo notturno: verde. Regge in mano un doppio
Vajra
che simboleggia la benevolenza e la compassione. La mano alzata a mostrare il palmo indica di
non temere, mentre siede su di un essere mitico, parte uccello e parte uomo, e fluttua nell'aria
insieme a
Tara
, la Stella, signora della suprema salvezza.
Moltissime figure affiancano queste centrali: spaventose divinità guardiane delle porte, quelle
fiere che governano le regioni dello spazio, i numerosi bodhisattva, le Dakini, ascete esperte
nello yoga e dotate di grandi poteri, gli
Heruka
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, personaggi irati dai tre occhi, che incarnano le virtù maschie del Buddha, etc.
Due degli elementi che colpiscono di più sono l'atteggiamento terrificante delle divinità e
l'intreccio erotico che allaccia le figure maschili e femminili: nel primo caso, la divinità non è da
intendersi come demoniaca, ma come rappresentazione della tremenda lotta condotta per
superare le angosce e le alienazioni mentali. Quanto alle divinità in amplesso, queste rimandano al superamento delle polarità rappresentate
dal maschile e dal femminile. L'estasi erotica suggerisce l'ineffabile momento di beatitudine che
si accompagna al conseguimento della suprema conoscenza.
Tradizionalmente il mandala viene diviso in 4 quadranti. Ogni dettaglio dei 4 quadranti deve
essere rivolto al centro risultando al contrario per chi si trova dalla parte opposta. Quando si
dipingono le parti circolari, i monaci si muovono attorno all'opera. La struttura quadrata ha 4
elaborati cancelli, ornati con ghirlande, campane ed altri oggetti decorativi, che simbolizzano la
riunione dei
4 pensieri illimitati cioè:
amorevole gentilezza
,
compassione
,
comprensione
ed
equanimità
. La forma quadrata definisce la struttura del mandala come un tempio o palazzo
quadrangolare. Tempio, perchè contiene l'essenza del Buddha, e palazzo, perchè ospita la
divinità.
I cerchi concentrici che lo circondano seguono una simbologia complessa. Quelli più esterni,
spesso un circolo di fuoco stilizzato in una sorta di greca, rappresenta il processo di
trasformazione che gli esseri umani devono percorrere prima di entrare all'interno del territorio
sacro. Questo è seguito da un cerchio di tuoni o scettri di diamanti, Vajra, che indicano
l'indistruttibilità e la brillantezza del regno spirituale del
mandala
. Nel cerchio seguente, specialmente nei
mandala
che ospitano divinità spaventose, si trovano
8 luoghi di cremazione
che rappresentano gli otto sentimenti della consapevolezza umana, che legano l'umanità al
mondo materiale e al ciclo delle rinascite.
L'uso dei colori è comunque una delle applicazioni più varie e controverse dell'ambito
buddhista, usati in maniera differente secondo il contesto. La tecnica tradizionale di esecuzione
delle Thangka permane ancora in certi monasteri, benchè si siano introdotti processi di
modernizzazione che sono andati a scapito della qualità e sono serviti ad incrementare un
mercato collezionistico che non ha più nulla di sacro.
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Quanto alla tecnica di esecuzione, ricorda quello dello spolvero: dopo aver spalmato la tela con
una mistura di gesso e colla ed averla polita con una conchiglia o con una pietra, si esegue il
tracciato, sovrapponendo un'altra stoffa ove i contorni del disegno siano stati traforati, e
spargendo al di sopra di questa polvere di carbone. La traccia lasciata verrà poi ripresa con
inchiostri a china. Oggi è però usata maggiormente la tecnica a stampo per mezzo di una
matrice intagliata. A questo punto si procede alla pittura vera e propria, a telaio e con colori ad
acqua misti a colla vegetale, pittura che non è mai effettuata da una persona sola, ma da una
equipe i cui componenti sono ognuno specializzato in un campo: il disegno generale, i
particolari, le greche etc.
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