Trattato professionale - Estro

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Giancarlo Bruschini
Aloe
Trattato professionale
(edizione del 2013)
E-BOOK
PDF
Edizioni Estro-Verso
Collana “Scienza e Natura”
A cura di Giancarlo Bruschini
“MI DOMANDATE QUALE E’ IL SEGRETO DELLE FORZE
CHE MI SOSTENEVANO DURANTE I MIEI LUNGHI DIGIUNI; EBBENE E’ STATA LA MIA FEDE INEBRIANTE IN
DIO, LA MIA VITA SEMPLICE E FRUGALE E L’ALOE, DI
CUI SCOPRII I BENEFICI APPENA ARRIVAI IN AFRICA DEL
SUD, NEGLI ULTIMI ANNI DEL SECOLO”.
Mahatma Gandhi
“QUATTRO VEGETALI SONO INDISPENSABILI PER LA
VITA DELL’UOMO: IL GRANO, LA VITE, L’ULIVO E L’ALOE;
IL PRIMO LO NUTRE, IL SECONDO GLI ALLIETA IL CUORE,
IL TERZO LO ARMONIZZA, IL QUARTO LO GUARISCE”.
Cristoforo Colombo
“QUI VULT VIVERE ANNOS NOE, SUMAT PILLULAS DE
ALOE”. (CHI VUOLE VIVERE GLI ANNI DI NOE, PRENDA
LE PILLOLE DI ALOE).
Ruggero Bacone
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uso interno o didattico. L’illecito sarà penalmente perseguibile a
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©2013
Proprietà letteraria riservata
Edizioni Estro-Verso
www.estro-verso.net
Introduzione dell’autore
S
empre più spesso, in questi ultimi anni, si sente parlare di Aloe
e non sempre, purtroppo, in modo corretto. Su questa straordinaria pianta tutti sembrano sapere “tutto” e la sua fama miracolistica cresce di giorno in giorno alla stregua di una moderna leggenda
metropolitana. Eppure, pochi di noi saprebbero persino riconoscerla… Un’infinità di testi sono stati pubblicati su questa
materia ed io stesso li posseggo quasi tutti, in diverse lingue, ma nessuno è davvero esaustivo, chiaro, pratico e concreto; anzi, penso che
molti di questi libri siano stati copiati e ricopiati da testi preesistenti, diffondendo troppo spesso gli stessi errori. Ad esempio, tutti definiscono l’Aloe come appartenente alla famiglia delle Liliaceae, dato errato, poiché essa rientra nel genere
Gigliaceae-Aloaceae (Asphodelaceae). Inoltre, e cosa non di
poco conto, tutti diffondono una ormai nota ricetta casalinga per l’estrazione del succo, senza considerare che l’assunzione di Aloina, un composto presente nel succo di Aloe, cioè una
droga antrachinonica lassativa, è pericolosa e può essere isolata dal resto del succo soltanto con procedimenti di laboratorio.
Questi sono i motivi che mi hanno indotto a scrivere questo libro,
fornendo un percorso storico completo e reale, dati sulle ricerche
e informazioni sulla botanica. Moltissime persone mi contattano
per rivolgermi sempre le stesse domande e le risposte ai quesiti
più comuni sono tutte fornite in questo testo. Ho iniziato ad occuparmi di Aloe nel 1995 e, ad oggi, sono considerato uno dei maggiori esperti, in quanto non ho mai smesso di documentarmi
sull’argomento. Oltre ad aver collaborato attivamente con svariate società italiane e straniere, sono stato invitato molte volte da
strutture ospedaliere e da altri ricercatori, ampliando notevolmente le mie conoscenze su questo argomento. Ho tenuto conferenze
da Padova a Napoli, presso l’Aula Corsi del Vaticano e presso la
FAO, partecipando a molti seminari e trasmissioni televisive, diffondendo questa materia, degna di studi più approfonditi.
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Perché questo trattato sull’Aloe
Ho intrapreso questo percorso negli anni ‘90, con la convinzione
che sarebbe stata solo una piccola parentesi. Mi sbagliavo.
Da allora, infatti, non ho più smesso di documentarmi e fare ricerche, e non soltanto su questa pianta, allargando notevolmente le
mie conoscenze su un settore mai completamente approfondito.
Molte persone si sono incamminate sullo stesso percorso per questioni di busisness, ma la mia storia non è legata al denaro o da
interesse professionale, proveniendo infatti da settori lavorativi e
indirizzi scolastici completamente diversi. Non ho mai pensato di
speculare sull’Aloe e sulla buona fede di quanti si sentono costretti ad affrontare qualsiasi rimedio con la speranza di una guarigione, ma col tempo altri hanno speculato sul mio lavoro ed oggi non
sono poche le aziende di settore che utilizzano miei articoli per
pubblicizzare i propri prodotti naturali a base di Aloe.
Ad oggi, sono uno dei maggiori esperti sull’Aloe: ho scritto articoli per riviste professionali, ho partecipato a trasmissioni televisive,
ho partecipato o condotto conferenze in quasi tutto il territorio nazionale, presso la sede della FAO ed anche presso l’aula corsi del
Vaticano. Ho collaborato con medici e strutture ospedaliere, sono
stato contattato da numerose società, fin quando una di esse mi
propose il 50% delle quote affinché lavorassi esclusivamente per
loro, ma io, contrariamente a tante altre persone, ho scelto strade
diverse. Soltanto conoscendo la mia storia capirete se è il caso o
meno di proseguire la lettura di questo trattato, che, vi assicuro, è
il più completo che potrete trovare in giro sull’argomento.
La prima volta che sentii parlare di Aloe fu proprio negli anni ‘90,
in seguito alle esigue speranze che i medici avevano prospettato
ai miei genitori, entrambi ricoverati per cancro. Quando entrarono in ospedale per un semplice controllo, la situazione era già disperata, talmente drammatica che il primario mi fece sedere e mi
disse testualmente: “Lei deve organizzare due funerali”. Il mondo mi crollò addosso in un attimo e, mentre lo fissavo attonito,
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egli ribatté: “Non tenti nessun’altra strada: sua madre ha una neoplasia al fegato in fase terminale e suo padre un carcinoma avanzato alla prostata. Le prospettive di vita per entrambi sono di circa
due mesi, poco più per suo padre.”
Sentii lacerarmi l’anima, mentre osservavo in seguito i miei genitori, apparentemente sani ed ignari di tutto.
Mi detti comunque da fare, nonostante creda fermamente nei progressi della scienza e della medicina. Avevo sentito parlare di alcune radici che gli Indiani d’America utilizzano contro il cancro e
decisi di partire, ma poi qualcuno mi parlò dell’Aloe e cominciai
a cercare più materiale possibile, contattando gente ed esperti in
varie parti del mondo, ma avevo poco tempo e non sapevo assolutamente nulla di piante.
Il tempo stringeva e mia madre era ormai allo stremo, verde in
volto come una foglia. Era un venerdì e l’oncologo disse a noi tre
figli di preparare i vestiti per il funerale di mia madre, in quanto
sarebbe morta entro un paio di giorni. Comprammo l’abito, ma
finalmente avevo reperito una pianta di Aloe e portammo con noi
anche il succo fatto in casa (cosa che sconsiglio e di cui parlo ampliamente in questo libro). La suora aiutò mia madre ad assumerlo
almeno tre volte al dì e, il lunedì seguente, non solo aveva ripreso
un colorito normale (niente ittero e bilirubina con valori nella norma), ma quando l’oncologo tornò, la trovò seduta su una panchina
nei giardini interni dell’ospedale, intenta a fumare una sigaretta.
Il medico mi chiamò e portò sia me che mia madre ad effettuare
subito altre analisi. Eravamo tutti sorpresi, ma lui molto più di
noi. Dopo aver accompagnato mia madre in camera, mi disse di
seguirlo.
Mi portò in alcune stanze in cui si trovavano diversi pazienti e
dopo avermeli fatti osservare, disse: “Questi pazienti hanno avuto in passato gravi problemi al fegato ed anche se sono ricoverati qui ora per altri motivi, hanno ancora il volto giallo per via
dell’ittero. In 25 anni non ho mai visto una sola persona recuperare come è successo a sua madre e non riesco a capire cosa
possa essere successo.” Ero basito e frastornato, ma volevo
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condividere con lui quanto avevo scoperto sull’Aloe, sperando
che ne fosse entusiasta. Iniziò invece ad urlare: “Come si è permesso di somministrare questa cosa ad una paziente? Chi si crede
di essere?”. La paziente era mia madre e lui non ci aveva dato molte speranze, quindi gli spiegai che colto dalla disperazione avevo
provato a darle un semplice succo di frutta energetico. Spaventata,
mia madre non ne volle sapere più di assumere l’Aloe e cominciò
a lasciarsi andare. Mio padre, che nel frattempo era stato dimesso
senza nessuna cura, cominciò ad assumere il succo che continuavamo a preparare. Le aspettative di mia madre non erano buone,
ma visse più a lungo di quanto prospettato e ci lasciò serenamente.
Mi sono sempre chiesto cosa sarebbe successo se avesse continuato, ma questo non lo saprò mai. Intanto mio padre continuava a vivere e i mesi passavano. Ripetemmo le analisi e le consegnammo
a mio padre, il quale intendeva parlare personalmente col medico.
Questi, sorpreso, si rivolse a mio padre e gli disse: “Bruschini, ma
lei lo sa che non ha più nulla? Ha preso qualcosa, qualche medicina?” Lui umilmente rispose: “Mio figlio mi ha dato delle erbe
energetiche, ma non ho preso nessuna medicina”. A quel punto il
medico volle vedermi e da quel momento di medici ed ospedali ne
ho visti molti. Oggi mio padre gode di buona salute ed ha superato gli ottant’anni.
Nel frattempo la mia ricerca andava avanti e trascrivevo tutto ciò
che scoprivo su un file del computer che utilizzavo al lavoro.
A quei tempi lavoravo in una grande azienda con filiali in tutte le
regioni italiane e il mio computer era collegato in Rete con quelli
di molti altri dipendenti, ma non immaginavo che alcuni colleghi
curiosi leggessero, stampassero e diffondessero le fotocopie della
mia “ricerca” personale. La gente cominciava a telefonarmi: aziende, privati, medici, direttori sanitari, veterinari, ecc. Ho risposto
sempre a tutti, dando i consigli che ritenevo opportuni, anche ad
alcuni imprenditori canadesi o francesi che intendevano produrre
succo di Aloe e fare busisness. Non ho mai chiesto un centesimo.
Alcuni di questi, anche in Italia, si sono arricchiti notevolmente
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grazie alle mie indicazioni preziose.
Un’azienda italiana che produceva solo cosmetici mi contattò per
avere alcune informazioni sull’Aloe. A quei tempi ero ormai consapevole dei rischi dovuti all’assunzione di Aloina, una droga
antrachinonica ed altamente lassativa presente nel succo naturale della pianta, quindi proposi loro la formulazione di un succo
purissimo in fialette monodose con l’aggiunta di miele e propoli
per conferire al succo stesso un sapore gradevole. Disegnai anche
la confezione e scelsi personalmente il nome del prodotto, senza
chiedere nulla in cambio se non la possibilità di avere ad un prezzo scontato un prodotto efficace e senza aloina per mio uso personale. Iniziarono subito la produzione e presentarono il prodotto al
Sana di Bologna (Fiera annuale sui prodotti naturali).
Il nuovo prodotto ebbe un successo incredibile, a tal punto che
un’azienda coreana voleva acquistare il marchio e la formula.
Dopo pochi giorni mi invitarono in azienda e mi conferirono il
50% delle quote societarie affinché lavorassi solo per loro.
In seguito, dopo aver cioè acquisito ulteriore esperienza, lasciai
l’azienda e cominciai ad investire su me stesso, riprendendo le
mie attività professionali precedenti. Ma l’Aloe non voleva abbandonarmi. Ricevetti la telefonata dall’infettivologo di una struttura
ospedaliera che aveva in cura molti pazienti affetti da HIV.
Dopo aver letto alcuni miei articoli, ricerche trovate su Internet ed
aver consultato alcuni pazienti con l’HIV che assumevano prodotti a base di Aloe formulati da un’azienda di cui ero socio a quei
tempi, l’infettivologo della struttura mi invitò con urgenza presso
il suo studio e mi disse testualmente, mentre agitava una confezione di succo di Aloe:
“E’ un suo prodotto questo?”
“Si”, risposi osservando la confezione.
“Noi qui abbiamo in cura da diversi anni soggetti che non presentano miglioramenti nonostante le cure, poi bevono questo succo
e dopo due giorni stanno meglio. Cosa c’è qui dentro? Come fa a
curare con le piante?”
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Dopo averlo rassicurato sul contenuto del flacone e sull’azienda
che lo produceva, gli feci capire che ero sorpreso quanto lui per i
risultati riscontrati. Se da un lato ne ero uscito gratificato, nel contempo ero molto spaventato. Tutti i medici da me conosciuti nel
corso del tempo sono rimasti particolrmente stupiti dagli effetti
ottenuti da pazienti che presentavano patologie più o meno gravi
trattati con l’Aloe. Questo succo non è tossico, se privo di aloina,
non produce effetti collaterali e può essere assunto da tutti... ma
la medicina ufficiale preferisce percorrere altre strade. Se IO, che
non sono un medico, ho potuto riscontrare questo, allora perché
LORO non conducono ricerche più mirate e non le diffondono?
Per esempio, un giorno mi capitò tra le mani un articolo scritto in
francese su alcuni studi effettuati in campo veterinario su gatti affetti da Felv (leucemia felina) a Brussel. I test dimostravano come
alcuni gatti erano guariti completamente da questa grave patologia. Mi recai nel primo studio veterinario che trovai a Roma, in un
quartiere ricco (lì tutti hanno i gatti). Fui accolto in studio e chiesi
al medico il suo parere sull’argomento. Mi rispose subito che la
prima causa di mortalità per i gatti è proprio la Felv e che non esistono assolutamente cure. Fu però disposto a tentare e gli lasciai
un paio di flaconcini da provare, spiegandogli che il succo di Aloe
non avrebbe comunque fatto male ai poveri mici e che era prodotto da un’azienda regolare, della quale gli avevo fornito tutte le
indicazioni. Mi richiamò dopo pochissimi giorni, eccitatissimo e
mi chiese di portargli subito un centinaio di quei flaconi perché i
gatti che assumevano il succo di Aloe stavano meglio e migliorava
anche il loro pelo.
Ricercatori professionisti hanno condotto seri studi sui componenti chimici di questa pianta e sui loro effetti, ma le ricerche sono
disseminate un pò ovunque ed ognuno tende a custodirle gelosamente. Quanto tempo utile avrei risparmiato se avessi avuto per le
mani allora un libro come questo, esaustivo e completo, veritiero.
Dopo tanti anni, mentre continuo a cercare ulteriori conferme, intendo offrire al pubblico le mie ricerche, frutto di tanta fatica.
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Aloe
Avvertenza
Le informazioni riportate in questo libro non sostituiscono in alcun modo
le diagnosi o i trattamenti specialistici e sono presentate solo a scopo di
ricerca. Contattate sempre medici qualificati prima di assumere qualsiasi
sostanza. Il libro esaurisce ogni argomento e vi darà le cognizioni necessarie in campo storico, botanico, chimico, medico e veterinario, senza dover ricorrere all’acquisto di ulteriori libri. Un’edizione aggiornata verrà
riproposta ogni anno affinché i professionisti possano evitare di effettuare
ricerche continue.
Ringrazio quanti vorranno contattarmi per segnalare le proprie
esperienze ed ampliare le ricerche a beneficio di molti.
Invatemi il vostro indirizzo email e vi contatterò per invitarvi alle
mie prossime conferenze gratuite sull’Aloe.
I dati personali non verranno diffusi, a tutela della privacy.
[email protected]
cell. 331 6356888
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LA STORIA DELL’ALOE
L
’Aloe, tra le molte piante di questo Pianeta, vanta sicuramente
un’affascinante storia millenaria testimoniata da molti testi
antichi che ne documentano l’uso e le caratteristiche terapeutiche.
Definita pianta dell’immortalità dagli antichi Egizi, essa veniva
piantata presso l’entrata delle piramidi per indicare il cammino
dei Faraoni verso la terra dei morti. Usata anche come ingrediente nella preparazione di sostanze per l’imbalsamazione, come nel
caso del Faraone Ramses II, l’Aloe, sia in Egitto sia nell’antica Mesopotamia, era coltivata soprattutto ad uso terapeutico. Sempre
gli antichi Egizi, inventori del clistere, la utilizzavano come enteroclisma purgante associandola ad altre erbe. Persino la Bibbia fa
riferimento più volte a questa pianta; ad esempio nel Vangelo di
Giovanni, capitolo 19 verso 39, leggiamo che Nicodemo realizzò
una miscela di Mirra ed Aloe per preparare il corpo di Gesù per la
sepoltura. Nei Salmi (45:8), le vesti dei Re sono profumate di Mirra
e Aloe. Si sa, inoltre, che gli antichi Assiri ingerivano il succo di
Sibaru o Siburu (Aloe) per risolvere i disagi dovuti all’ingestione
e alla formazione di gas intestinali. Non fu difficile per gli Assiriologi, infatti, identificare l’Aloe, nella decifrazione dei testi cuneiformi, sulle tavolette d’argilla ritrovate durante gli scavi in quella che doveva essere la biblioteca del re Assurbanipal (Dizionario
Botanico Assiro di Thompson), laddove si poteva leggere: “Le foglie
assomigliano a foderi di coltelli”. Nella cultura Maya, l’Hunpeckin-ci
(Aloe) era considerato un meraviglioso rimedio per il mal di testa. Il succo si preparava in infusione e veniva bevuta diluito con
acqua, mentre le donne Maya strofinavano il gel (dal forte gusto
amaro) sui seni per imporre lo svezzamento ai loro bambini (Roys,
Ralph L., 1931, “The Ethnobotany of the Maya” - New Orleans: Tulane
University, Department of Middle American Research). Nel 1° secolo
a.C., sia Dioscoride, medico greco al servizio dell’Impero Romano,
che Plinio il Vecchio, autore del famoso trattato “Historia Naturalis”, descrivevano gli usi terapeutici del succo d’Aloe per curare
ferite, disturbi di stomaco, stipsi, punture d’insetto, mal di testa,
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calvizie, irritazioni della pelle, problemi orali ed altri disagi.
Per quanto concerne ancora le testimonianze storiche è interessante ciò che Cristoforo Colombo, durante il viaggio verso il Nuovo
Mondo, annotò nel suo diario: “Todo està bien, hay Aloe a bordo”.
E’ indubbio che diverse civiltà e vari popoli hanno attribuito a questa pianta anche poteri “magici”, “superstiziosi” ed “esoterici”; ad
esempio, secondo un testo cuneiforme accadico di oltre 4000 anni
fa, posta davanti all’ingresso di molte case, in particolar modo di
nuova costruzione, essa assicurava lunga vita e prosperità ai suoi
residenti. Ancora oggi, peraltro, in Egitto è considerata protettrice
e portatrice di felicità se collocata presso le abitazioni. Non a caso,
tra l’altro, la sitrova anche all’interno dei negozi: qualcuno crede
ancora, infatti, che essa protegga il nucleo familiare assorbendo le
energie negative portate da alcuni visitatori; un fiocco rosso attorno alla pianta, poi, serve ad invocare l’amore, mentre uno verde ad
invocare la fortuna; in alcuni rituali, inoltre, è ancora utilizzata per
il suo “potere energetico” (Quepo - Sociedad Peruana de Cactus y Suculentas vol. 14-2000). Questo breve tracciato storico, che contempla anche aspetti legati alla superstizione, dimostra come l’Aloe,
da oltre quattromila anni, faccia parte della medicina popolare
nella storia dell’umanità. Ai nostri giorni, dopo essere stata relegata ad un posto di second’ordine, com’è avvenuto per la maggior
parte delle piante medicinali a causa di un uso generalizzato dei
farmaci moderni, l’Aloe è tornata a far parlare di sé e in particolar
modo a partire dal 1851, quando due ricercatori, Smith e Stenhouse, isolarono un principio attivo con proprietà lassative che essi
chiamarono Aloina; ma fu soltanto nel 1935 - anno in cui Creston
Collins e suo figlio rivelarono in un rapporto divenuto poi celebre
il possibile utilizzo dell’Aloe per sopperire agli effetti devastanti
delle radiazioni - che molti scienziati presero in considerazione
uno studio più approfondito di questa miracolosa pianta. Quando, poi, il farmacista texano Bill Coats, alla fine degli anni ‘50, riuscì a stabilizzare la polpa con un procedimento naturale, si aprirono , infine, le porte alla commercializzazione ad uso industriale
di prodotti a base d’Aloe. In precedenza i limiti erano posti dal
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problema dell’ossidazione del succo che non si conservava a
lungo, alterandosi rapidamente una volta estratto a freddo dalla
pianta. Alcuni ricercatori tentarono di risolvere il problema con
l’esposizione del gel ai raggi ultravioletti, ma questo procedimento alterava la sua composizione chimica; si tentò inoltre con la
pastorizzazione del gel a temperature superiori ai 60° dopo aver
aggiunto perossido d’idrogeno, ma anche questo tentativo fallì.
Bill Coats fu il primo a realizzare un procedimento atto a conservare gli enzimi e le vitamine presenti nell’Aloe; tale procedimento consisteva nell’incubazione del gel con aggiunta di vitamina C
(acido ascorbico), vitamina E (tocoferolo) e sorbitolo (Marc Schweizer, “Aloès la plante qui guèrit”, Apophtegme). Nel 1950 il dottor G.W.
Reynolds classificò almeno 350 specie di Aloe ed oggi si contano
oltre 600 varietà di piante del genere Aloe della famiglia delle Liliacee, ora più precisamente classificate come Aloaceae. 125 specie
sono state catalogate solo nel Sud Africa (inclusi lo Swaiziland ed
il Lesotho), mentre le altre sono distribuite in ulteriori zone del
continente africano, in Israele in India, in Pakistan, nel Nepal, in
Cina, in Tailandia, in Cambogia, nei Caraibi, in Spagna, a Cuba,
nell’America Centrale e del Sud, nell’America del Nord (Texas
e Florida) e in Messico. Il suo ceppo d’origine va dunque ricercato in Africa da dove fu poi distribuita in tutto il mondo (Reynolds 1966). Il suo habitat è tipico delle zone aride e desertiche e
può raggiungere altezze che variano dai pochi centimetri ai venti
metri, secondo la specie. Va chiarito che generalmente, in botanica, si usa chiamare una pianta con la denominazione assegnata
dall’ultimo studioso; per fare un esempio, l’Aloe Barbadensis o
delle Barbados, di Miller, è il nome attuale dell’Aloe vera di Linneo e dell’Aloe Vulgaris di Lamarck. Il termine Aloe (“Allo eh” in
arabo, “Halal” in ebraico, “Alo hei” in Cina, Aloe nei paesi occidentali) deriva dalla radice greca “Als” o “Alos”, che significa sostanza amara, salata come l’acqua del mare. I suoi fiori vanno dal
bianco-verdastro, per esempio, dell’Aloe Integra dello Swaziland
che fiorisce da ottobre a dicembre; dal rosa-aranciato dell’Aloe
Zebrina (distribuita in Botswana, Namibia, Angola e Zimbabwe),
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con fioritura da gennaio a marzo e da novembre a dicembre, secondo il clima, al rosa più intenso, con tendenza al rosso, dell’Aloe
Peglerae presente in Magaliesberg, Witwatersberg (Petroria), con
fioritura da luglio ad agosto (vedi “Guide to the Aloes of South Africa”
- Briza Publication 1996). Tra le varie e sorprendenti caratteristiche,
ormai conosciute, ad uso topico ed interno dell’Aloe, non stupisce
vederla classificata tra le piante domestiche antinquinanti, con la
capacità di liberare ossigeno ed assorbire anidride carbonica anche di notte. Vediamo ora, in dettaglio, confrontandole fra loro, le
tre specie più conosciute: l’Aloe Vera Barbadensis, l’Aloe Arborescens Miller e l’Aloe Ferox. Va, innanzitutto, detto che l’Aloe Vera,
così battezzata e descritta da Linneo, l’Aloe Barbadensis di Miller,
e l’Aloe Vulgaris di Lamarck sono la stessa pianta. L’Aloe Barbadensis deve il suo nome alle Isole Barbados, ma è anche presente
nel resto delle Antille, nei Caraibi e soprattutto sulla costa nord
orientale dell’Africa da cui probabilmente si diffuse. Il problema
del nome è complicato dal fatto che Miller aveva a sua volta denominato e battezzato Aloe Vera un’altra varietà di Aloe creando
una certa confusione nell’ambiente botanico. Così, oggì, abbiamo
sia l’Aloe Barbadensis, chiamata spesso Aloe Vera, sia un altro
tipo di Aloe denominata Aloe Vera qualità Vera per differenziarla
dalla prima. Confrontandole, però, è abbastanza facile distinguere
la Barbadensis dall’Aloe Vera qualità Vera pur senza essere dei
botanici di professione: la prima ha le foglie raccolte intorno ad
un rosone centrale, mentre l’altra ha le foglie sovrapposte. L’Aloe
Barbadensis può raggiungere un’altezza massima di 60-90 cm e
vive generalmene 5 anni. Le sue foglie spinose possono raggiungere una lunghezza di 40-50 cm, con una larghezza alla base che
varia dai 6 ai 10 cm. Queste foglie, maculate in fase di crescita,
assumono un colore verde uniforme allo stato adulto, rivestite da
una pellicola protettrice che permette alla pianta di filtrare l’aria
e l’acqua. Sotto questa membrana troviamo un primo strato cellulosico che racchiude cristalli di ossalato di calcio e le cellule pericicliche dell’Aloina, l’essudato giallo-rosato con proprietà lassative. Racchiuso in questa triplice protezione vegetale, troviamo il
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Parenchima, un tessuto incolore costituito dal gel della pianta
così tanto ricercato. La qualità di quest’ultimo dipende molto dal
tipo di clima e dall’irrigazione. L’Aloe Arborescens, spesso confusa con l’Aloe Mutabilis, presenta le seguenti caratteristiche: il
suo tronco può superare i due metri di altezza; le foglie vanno dal
colore grigio - verde al verde chiaro e possono arrivare ad una
lunghezza di 50, 60 cm. Il suo paese di origine è il Sud Africa.
Chiamata anche Aloe del Capo (Cape Aloe), cresce spontaneamente nella provincia del Capo, nel KwaZulu-Natal, nel Mpumalanga
e nel nord della provincia, nel Mozabico, nello Zimbabwe e nel
Malawi. Oggi diffusissima in varie parti del globo, questa specie
fiorisce da maggio a luglio e i suoi fiori possono essere gialli, rosa
o arancio. Poiché contengono poca acqua, le foglie presentano una
quantità maggiore di principi attivi. L’Aloe Ferox, infine, è molto
robusta e la sua altezza varia dai 2 ai cinque metri nelle piante più
vecchie. Le sue foglie, molto carnose, hanno una tendenza di colore che va dal verde al grigio-verde, con spine di colore più scuro rispetto alla foglia. Presenta infiorescenze erette, con 5-12 fiori
rosa-corallo disposti in verticale su un unico stelo. Generalmente
confusa con altre specie (A. Marlothii, A. Spectabilis), fiorisce da
maggio ad agosto (nelle zone più settentrionali, invece, da settembre a novembre). È anch’essa originaria dell’Africa meridionale e
in particolar modo è diffusa nelle zone aride della provincia del
Capo (est ed ovest), nel sud del kwaZulu-Natal e in alcune zone
del sud-ovest del Lesotho. Fino ad oggi si attribuiscono all’Aloe
almeno 160 ingredienti attivi naturali, con proprietà immunizzanti, nutrienti, ricostituenti, analgesiche, antiflogistiche e depurative.
Il suo primario principio attivo resta ancora un mucopolisaccaride, chiamato Acemannan (Acemannano), con proprietà immunostimolanti, capace di incrementare di almeno dieci volte le attività
dei macrofagi (fagociti) che distruggono le tossine e, pare, anche
i tumori. L’Aloe è considerata da molti come un potente energizzante, primariamente conosciuta per la sua proprietà inibente sul dolore; infatti, applicata localmente, penetra tutti gli strati
del derma, osteggiando gli enzimi che causano l’infiammazione,
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riducendola. Possiede un effetto antibiotico universalmente conosciuto ed è in grado di agire sul colesterolo. Ottimo epatoprotettore, pulisce e purifica il sangue nel fegato. Si è dimostrata di enorme utilità nei casi di pazienti sofferenti di AIDS e di
H.I.V., migliorando la loro qualità di vita ristabilendo l’equilibrio dei linfociti T e B. in una conferenza tenuta a Bruxelles nel
1990 (Conferenza Internazionale sulla Ricerca Antivirale), alcuni ricercatori dichiararono di aver testato l’Acemannano sui gatti
ammalati di leucemia felina ottenendo l’80 % delle guarigioni.
Basandomi su questi dati, ho collaborato con diversi medici veterinari, riscontrandone gli effetti su gatti ed altri animali. Stabilizza e regola le funzioni dell’organismo, riattivando le capacità
intellettuali anche in tarda età. Contiene, inoltre, almeno tre acidi
antinfiammatori grassi (colesterolo, campesterol e B-sistosterol)
con azione sul sistema digestivo e su importanti organi come
l’intestino, lo stomaco, il colon, il fegato, i reni e il pancreas (stimolerebbe la produzione d’insulina). La presenza dell’Acido
Folico, fattore vitaminico del complesso B che mantiene la pelle
e i capelli sani, si è rilevata efficace nella cura delle diverse anemie. Tra i componenti dell’Aloe vi è il Lupeol, il quale agisce
anche come antidolorifico ed è inoltre un agente antimicrobico.
Molte persone che sono andate oltre lo studio approssimativo dell’Aloe e della sua storia, non hanno potuto fare a meno
di definirla, dietro il suo aspetto umile e discreto, un prodigio
della natura per le sue virtù terapeutiche apprezzate dall’uomo da tempi lontani. Aloe, dal greco àls (genitivo alòs, sale, a
causa del succo amaro che ricorda il sapore dell’acqua marina). Questa meravigliosa pianta esercita la sua azione curativa, per uso esterno e sull’organismo se assunta per via orale ed
oggi, l’Aloe Barbadensis è sicuramente la più conosciuta tra le
350 specie (Reynolds 1966) e almeno 600 varietà (Fujita) di piante del genere Aloe, della famiglia delle Gigliaceae, oggi più precisamente classificate come Aloaceae (fino al 1980 Liliaceae).
Percorriamo ora insieme la sua storia per capire meglio gli
usi e l’importanza che essa ha assunto nel corso del tempo.
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Molte persone che sono andate oltre lo studio approssimativo dell’Aloe e della sua storia, non hanno potuto fare a meno di
definirla, dietro il suo aspetto umile e discreto, un prodigio della natura per le sue virtù terapeutiche apprezzate dall’uomo da
tempi lontani. Aloe, dal greco àls (genitivo alòs, sale, a causa del
succo amaro che ricorda il sapore dell’acqua marina). Questa meravigliosa pianta esercita la sua azione curativa, per uso esterno
e sull’organismo se assunta per via orale ed oggi, l’Aloe Barbadensis è sicuramente la più conosciuta tra le 350 specie (Reynolds
1966) e almeno 600 varietà (Fujita) di piante del genere Aloe, della
famiglia delle Gigliaceae, oggi più precisamente classificate come
Aloaceae (fino al 1980 Liliaceae).
Egitto
Presso gli antichi Egizi, l’Aloe aveva la reputazione di mantenere
belle le donne. I faraoni, da parte loro, consideravano questa pianta come un “elisir di lunga vita”. La tradizione richiedeva inoltre
che si portasse una pianta d’Aloe, simbolo di rinascita vitale, come
dono, durante le cerimonie funebri. Piantate intorno alle piramidi e lungo le strade che conducevano alla Valle dei Re, l’Aloe accompagnava il faraone nel suo viaggio verso l’aldilà, allo scopo di
curarlo e nutrirlo durante il viaggio. La fioritura, era il segno che
il defunto aveva raggiunto “l’altra riva”. I sacerdoti includevano
inoltre l’Aloe tra gli ingredienti per la composizione della formula dell’imbalsamazione, con il nome di “pianta dell’immortalità”.
L’Aloe era utilizzata presso questo popolo come cosmetico; infatti,
si tramanda che gli occhi di Cleopatra, dovessero la loro penetrante bellezza ad un collirio a base d’aloe, confezionato da una
delle sue schiave numide e che la bellezza della pelle della regina
Nefertiti dipendesse dai suoi continui bagni nel latte d’asina con
aggiunta di polpa d’Aloe. Il “papiro Ebers”, risalente al 1550 avanti
Cristo ,costituisce uno dei resoconti egizi più dettagliati sull’Aloe.
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Grecia e Roma
Per i Greci, l’Aloe simboleggiava la bellezza, la pazienza, la salute e la fortuna. In uno dei suoi trattati, Ippocrate descrisse alcune proprietà curative dell’Aloe: ricrescita dei capelli, guarigione dei tumori, cura della dissenteria e dei disturbi dello
stomaco. Si narra che, verso il 330 A.C., Alessandro il Grande,
ferito durante l’assedio di Gaza (Palestina) da una freccia nemica, riportò un’infezione. Proclamato Figlio di Zeus, presso l’oasi
di Amon, fu unto con olio d’Aloe proveniente dall’isola di Socotra, per l’occasione, da un sacerdote inviato dal celebre Aristotele
e guarì. Sempre su consiglio di Aristotele, Alessandro intraprese una spedizione navale per conquistare tale isola dell’Oceano Indiano e mettere infine le mani su quella prodigiosa pianta.
Si diceva, in effetti, che il succo di Aloe rendesse i guerrieri e i
cavalli invulnerabili. Per molti orientali, l’Aloe era in grado di
procurare la saggezza e l’immortalità. I Fenici facevano essiccare la polpa estratta dalle foglie in otri di pelle di capra e l’esportavano in tutto il mondo greco-romano. Fu durante le guerre
Puniche che i Romani scoprirono con stupore le virtù terapeutiche dell’Aloe dai prigionieri Cartaginesi, i quali ne facevano
grande uso per curarsi le ferite. Nel primo secolo della nostra era,
Celso, uno dei precursori della medicina, illustrò ampiamente i
pregi dell’Aloe. Dioscoride, medico greco che per lungo tempo
prestò servizio presso le armate romane, descrisse con entusiasmo
nel suo “De Materia Medica”, le proprietà di questa pianta; tra queste, citò il potere di far coagulare il sangue delle ferite, di cicatrizzare le escoriazioni e le piaghe, di guarire i foruncoli e le emorroidi.
Sempre secondo Dioscoride, l’Aloe avrebbe la capacità di far
ricrescere i capelli e guarire le oftalmie. Plinio il Vecchio (23-79
D.C.), già predentemente citato, descrisse nel suo trattato “Historia Naturalis”, il modo naturale di guarire la dissenteria iniettando
il succo d’Aloe mediante una pera per clistere.
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Oriente ed Africa
I beduini della penisola arabica e i guerrieri touaregs del Sahara,
conoscono bene il potere guaritore dell’Aloe, che essi chiamano
“Giglio del deserto” da tempi immemorabili. Per proteggere le proprie abitazioni, i popoli dell’antica Mesopotamia ornavano le porte con foglie d’Aloe. In caso di epidemia o carestia, i Parti e gli Sciiti si nutrivano di polpa di Aloe. L’isola di Socotra era rinomata già
dal V secolo a.C. per le estese piantagioni. I suoi abitanti, esportavano gli estratti di questa pianta (musabbar), fino in Cina (alohei), passando per l’India, la Malesia, il Tibet. L’iniziazione alla
medicina e ai poteri della canapa e dell’Aloe, faceva parte degli insegnamenti della setta Ismaelita, di cui uno dei primi e più illustri
rappresentanti fu il medico e filosofo Ibn Sina, meglio conosciuto
come Avicenna, al quale Hassan Ibn al-Sabbah, il famoso Vecchio
della Montagna, capo della confraternita degli Assassini, s’ispirò. Questa dottrina comprendeva l’approfondimento graduale
degli arcani dei “sette sebayah” o “conoscenza del sentiero diritto”,
con il quale gli Ismaeliti conferivano ai loro adepti i poteri magici.
L’Aloe, insieme alla canapa figura inoltre tra le piante coltivate
intorno alla fortezza di Alamut (nord della Persia) ed era considerata vulneraria dagli Israeliti, antidoto ed Elisir di lunga vita. Si
afferma che uno dei segreti dei Templari fosse il famoso “Elisir di
Gerusalemme”, a base di hashish, polpa di Aloe e vino di palma.
Otto secoli dopo, Dominique Larrey, chirurgo nelle armate di Napoleone, iniziato da un Marabutto (santone musulmano) che guariva con successo le più terribili ferite inflitte ai suoi mamelucchi,
apprese lui stesso ad utilizzare la polpa delle foglie d’Aloe, tagliate a colpo di sciabola, da cui deriva l’espressione militare francese:
“Sabrer l’Aloès” (Archives du-val-de-Grace). La medicina Ayurvedica, disciplina tradizionale induista, tiene da tempi lontani in
alta considerazione la pianta d’aloe, considerata sacra dagli indù,
facendo parte dei rituali di sacrificio, tanto che alcune specie d’Aloe
erano rigorosamente protette. Sui roghi funebri si usa ancora oggi
collocare delle foglie d’Aloe, simbolo di rinascita e d’eternità.
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« Todo està bien, hay Aloe a bordo »
Dal Diario di bordo di Cristoforo Colombo
Medio Evo
Nel celebre trattato di medicina della scuola di Salerno, Costantino l’Africano e i suoi discepoli riservarono un posto preminente all’Aloe. Robert Dehin, nel suo libro “Docteur Aloès”, riporta
questi famosi versi dedicati alla pianta:
“Il sèche une blessure, il ravive la chair.
Du prépuce malade il détruit le cancer.
Purge d’humeur les yeux, la tête dégagée.
L’oreille oblitérée et la langue chargé.
D’un débile estomac ranime la vigueur.
Arrête des cheveux la chute et la langueur.
Il soulage le foie et guérit les ictères”.
Fu durante l’era delle Crociate, che i guerrieri cristiani d’Occidente conobbero i pregi dell’Aloe che i loro avversari consideravano come il rimedio per eccellenza. Durante le loro conquiste, gli
Arabi acclimatarono l’aloe in Andalusia. Grazie alla sua polpa, i
marinai spagnoli della Santa Maria, decimati da malattie e malnutrizione, furono parzialmente guariti da Cristoforo Colombo,
soprannominato per l’occasione “Dottore del barattolo”. Da quel
giorno gli spagnoli ne ebbero sempre una scorta a bordo delle
loro navi. Paracelso, famoso medico del Rinascimento, conobbe i
meriti dell’Aloe a Salerno, poi in Spagna e Portogallo. In una sua
lettera menzionò la “preziosa e segreta Aloe il cui succo d’oro guarisce bruciature e avvelenamento del sangue”. Furono soprattutto i
gesuiti portoghesi e spagnoli che, sul cammino dei primi esploratori, coltivarono l’Aloe in tutte le colonie d’America, d’Africa e
dell’Estremo Oriente, pianta di cui conoscevano bene le proprietà
curative. Gli indiani convertiti la chiamavano “l’albero di Gesù”.
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Gli Indiani d’America
L’Aloe, come anche l’Agave, era una delle 16 piante sacre degli
Amerindi. Spesso confuse, benché non appartengano alla stessa
famiglia botanica, le foglie cotte sotto la cenere erano mangiate;
la polpa fresca arrestava le emorragie e cicatrizzava le ferite; il gel
amaro fermentato aveva la reputazione di “calmare” lo stomaco,
pulire i reni e la vescica, sciogliere i calcoli, calmare la tosse e la
congestione polmonare, provocare le mestruazioni. Nell’America precolombiana, le ragazze Maya si cospargevano il viso di
succo d’Aloe per attirare l’attenzione dei ragazzi proprio come
Cleopatra. Prima d’ogni battuta di caccia o di partire in battaglia, i
guerrieri si cospargevano il corpo di succo d’Aloe. Per i Mazahua,
l’Aloe era la pianta magica per eccellenza: guariva da tutte le malattie coloro che ne mangiavano, donava forza “facendo scendere
il dio in lui”, ridonava lo spirito al folle, all’ubriaco e a chi farneticava. Una curiosa tradizione Maya affermava che, mentre il succo
d’Agave rendeva folli, quello d’Aloe era in grado di guarire dalla
follia. Gli Jivaros l’avevano soprannominata la “medicina del cielo” poiché pensavano che la pianta sacra rendesse invulnerabili.
Il Ticitl o guaritore era, presso i Nahua, colui che conosceva i poteri delle piante: egli guariva le ferite, le punture d’insetto e i morsi
di serpente con la polpa d’Aloe. Gli indiani combattevano l’emicrania applicandolo in cataplasmi attorno alla testa dolorante.
Furono i gesuiti a rivalutare l’Aloe nelle colonie d’America. Essi
conoscevano le proprietà terapeutiche di questa pianta, coltivata
con estrema cura nei monasteri dell’Andalusia.
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Estremo Oriente
In Giappone, l’Aloe è considerata tutt’oggi la regina delle piante.
Decine di specie sono coltivate per gli usi più svariati, in un paese
in cui l’Aloe si beve, si mangia, si consuma in ogni maniera possibile. Anticamente, prima d’ogni battaglia, i samurai si cospargevano il corpo con la polpa d’Aloe per scacciare i demoni e rendersi
invincibili. Oggi, con la polpa dell’Aloe Saponaria si ottengono saponi e cosmetici. I principi attivi dell’Aloe Ferox, dell’Aloe Thraskii e dell’Aloe Marlothii sono tra i componenti principali di preparati cosmetici e farmaceutici, ed anche i Cinesi ne fanno largo
uso. Da svariati secoli, l’Aloe è da loro considerata come rimedio
specifico per scottature e problemi della pelle. La farmacopea cinese di Li Shih-Shen (1518-1593), cita l’Aloe tra le maggiori piante
terapeutiche, definendola come il “rimedio dell’armonia”. Le spine
dell’Aloe Ferox erano usate come aghi per praticare l’agopuntura
dai famosi medici itineranti. La medicina moderna usa la polpa
dell’Aloe Sinensis nel trattamento dell’arteriosclerosi.
UN TESTO ANTICO
Acosta Critoforo (o José de Acosta), ricercatore scrupoloso sulle
droghe provenienti dalle Indie, tra le varie piante descritte in schede verso la fine del 1500, e che ebbe modo di catalogare e studiare
sui luoghi da lui visitati, alle pagine 145 – 159 del suo trattato dal
titolo “HISTORIA NATURALE, E MORALE DELLE INDIE” descrive l’Aloe in questo modo: “Mescolato con sapa, sana le Posteme,
& le fissure del sedere. Reprime l’uscita dell’hemorroidi, mitica le rugose
infiammazioni, che si generano ne gli occhi, & modera il pizzicore de
cantoni de gli occhi. Applicato con aceto, & oglio rosato sopra la fronte,
& le tempie, leva il dolore della testa; & con vino, mantiene i capelli, che
cadeno… Mescolato l’Aloe con Mirra, preserva da corruttione non solo i
corpi vivi, ma i morti ancora”.
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SCOPERTE RECENTI
Negli ultimi anni, la ricerca sulle proprietà dell’Aloe ha compiuto
altri passi avanti. Nel 1984, studi condotti sotto la direttiva di Ivan
E. Danhof, professore di fisiologia all’università del Texas e capo
del laboratorio di ricerche del nord Texas, hanno dimostrato che
l’applicazione del gel di Aloe sulla pelle incrementerebbe da sei
a otto volte la produzione di fibroblasti umani in rapporto al ritmo di riproduzione cellulare normale. Responsabile della fabbricazione del collagene, principale supporto proteinico della pelle, i
fibroblasti sono cellule la cui attività condiziona l’invecchiamento
del derma e la formazione delle rughe. Secondo Dahnof, sarebbero
i polisaccaridi presenti nella polpa dell’Aloe a facilitare la riorganizzazione delle cellule dell’epidermide. Il dottor Dahnof ha mostrato le fantastiche virtù reidratanti dell’Aloe, il cui gel (costituito
al 95% di acqua) penetra all’interno della pelle da tre a quattro
volte più velocemente dell’acqua. Al medico giapponese Fujita,
dobbiamo invece la scoperta che la bradachinasi sarebbe l’enzima
analgesico, antidolorifico e cicatrizzante dell’Aloe, mentre precedentemente si pensava che questa funzione calmante dipendesse essenzialmente dalla presenza dell’acido salicilico. Nel 1985, il
dottor Bill Mc Analley, isolava un polisaccaride dell’Aloe Barbadensis che egli chiamò “Carrisyn”, mentre dei ricercatori canadesi
scoprivano una molecola attiva con proprietà antivirali: Acemannan (Acemannano). Sembra che Carrisyn sia il nome commerciale
dell’Acemannano depositato dai laboratori Carrington. Studi clinici effettuati su pazienti sieropositivi, mostrarono che la Carrisyn
rinforzava il sistema immunitario e impediva la progressione del
virus dell’H.I.V. Il dottor Reg Mc Daniel rilevò che contrariamente a quanto avveniva con altri farmaci, il trattamento a base di
Carrisyn non produceva alcun effetto secondario negativo. Tale
notizia suscitò scalpore. Il Dottor Reg Mc Daniel affermò: “Sembra che la Carrisyn neutralizzi il virus dell’Aids trasformando il suo involucro proteinico, impedendogli di fissarsi alle cellule T4. (Rapporto
preliminare pubblicato nel 1987 sulla rivista Clinical Research).
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I laboratori Carrington hanno ottenuto l’autorizzazione dell’F.D.A.
(Food & Drugs Administration) di sperimentare la Carrisyn
sull’uomo. Parallelamente a queste ricerche americane, gli studiosi Russi dell’ex Unione Sovietica non furono da meno. Il professor Brekhman, l’oftalmologo Vladimir Filatov e il neurologo
Sergej Pavlenko, per menzionare solo i più conosciuti, studiarono
gli effetti sorprendenti dell’Aloe. Wolfgang Wirth, nella sua opera
“Guarire con l’Aloe” descrive l’epopea russa con ciò che riassumiamo qui sotto:
La Russia e l’Aloe
Il professor Vladimir Petrovitch Filatov (28-2-1875/30-10-1956),
oftalmologo russo originario di Odessa, specialista in trapianti,
è stato uno dei pionieri moderni della terapeutica a base d’Aloe.
Ricercatore dinamico e pieno di curiosità, non si limitò ad esercitare la medicina tradizionale. Il suo motto era: “E’ colui che guarisce
ad aver ragione”. Questo chirurgo e ricercatore studiò discipline
non ortodosse che i suoi pari consideravano sciocche superstizioni. Era affascinato dall’omeopatia, dalla Naturopatia, dalle forme
energetiche; credeva in una medicina unitaria, olistica. Per lui,
sia la chemioterapia sia la cura con le piante dovevano lavorare insieme, in vista della guarigione piuttosto che opporsi l’una
all’altra. Diceva spesso: “Là dove una terapia è inefficace, bisogna
tentarne un’altra! Per ogni male esiste il rimedio, sta a noi medici
scoprirlo.” Durante i suoi numerosi viaggi dal Caucaso alla Siberia, studiava sul posto le piante medicinali e i segreti dei guaritori
locali. Dopo la rivoluzione d’Ottobre, Filatov fu in grado di proseguire i suoi studi sotto il regime sovietico, definendo il proprio metodo, “medicina dialettica”, per evitare ostacoli di natura politica.
Secondo il suo punto di vista, l’opposizione tra guaritori e medici
non doveva costituire un problema, anzi, desiderava poter insegnare loro alcuni concetti di medicina tradizionale. Pioniere della
Cheratoplastica (trapianto della cornea), la principale scoperta di
Filatov consisteva nel fatto che il trapianto di un frammento di
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cornea sana in una divenuta opaca a causa della cataratta, rendeva alla cornea malata la trasparenza originaria. Aveva scoperto
che il processo di guarigione era ancora più rapido se il campione
fosse stato esposto a una temperatura fredda di +2° +3°. Praticò
con successo più di 4000 trapianti, sorpreso dal fatto paradossale
che un tessuto prelevato da un cadavere e conservato al freddo
era più efficace di uno prelevato da un donatore vivente. Durante
i suoi studi, prese in considerazione erbe come il ginseng e l’Aloe
(Arborescens), abbondante al sud dell’ex Unione Sovietica e di cui
aveva osservato i sorprendenti effetti terapeutici presso i guaritori
tradizionali dell’Asia Centrale. Cercava di stabilire se le sue teorie
si applicassero anche alle piante e, in seguito a centinaia di esperienze condotte sull’Aloe, mise a punto la tecnica seguente: tagliava alcune foglie di Aloe Arborescens e le conservava per dieci
giorni al riparo della luce e a temperatura di +2° +3°, poi estraeva la polpa dalle foglie e ne iniettava il succo sotto la pelle dei
pazienti, ottenendo gli stessi effetti curativi che si ottenevano
trapiantando i tessuti prelevati dai cadaveri. Filatov ne dedusse
che “ogni deterioramento delle condizioni di vita in un organismo animale o vegetale, provoca in quest’ultimo la secrezione di
stimolatori biogenici, regolatori vitali dalle proprietà terapeutiche
sorprendenti”. Scoprì inoltre che le foglie d’Aloe, portate ad una
temperatura di 120°, conservavano alcune proprietà anche se gli
enzimi erano andati perduti. Filatov ne concluse che a provocare
la guarigione non era l’estratto della polpa dell’Aloe o la cornea
in se stessa, piuttosto gli stimolatori biogenici in essa contenuti.
Malgrado ciò, egli non riuscì mai a stabilire cosa fossero questi stimolatori biogenici né come funzionassero. Sempre secondo il suo
principio che “E’ colui che guarisce ad aver ragione”, Filatov guarì
numerosi pazienti con dei preparati a base d’Aloe (bio-stimolata),
constatando che questa pianta stimola le funzioni fisiologiche e
aumenta considerevolmente le sue difese immunitarie. Fu il dottor Max Brandt a cercare di dare una spiegazione scientifica a
questo processo: “Il meccanismo del funzionamento degli stimolatori
biogenici a base d’Aloe, agisce passando per il sistema nervoso centrale.
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Se l’Aloe provoca un prolungamento nella durata dei processi condizionati, induce ad una diminuzione della loro potenza fino alla totale sparizione della stessa. Si può dunque parlare di un rafforzamento di un processo d’inibizione nel sistema nervoso centrale già descritto da Pavlov. Il
rallentamento dell’attività della corteccia cerebrale che si produce sotto
l’effetto dell’Aloe è considerato dai ricercatori più avanzati, come un rallentamento terapeutico protettivo. (…) Tutti i dati clinici dimostrano
l’importante attività biologica dell’Aloe e il sicuro effetto degli stimolatori biogenici sul sistema nervoso centrale.”
Dopo la scomparsa del dottor Filatov, diversi allievi anno proseguito i suoi studi. Il dottor Woljanski ha studiato e messo a punto
una tecnica a base d’Aloe, capace di arginare le sciatiche più refrattarie e il dottor Kurako ha ottenuto eccellenti risultati nel trattamento delle infiammazioni del midollo spinale. In geriatria, il dottor Kalmanovicz osservò la diminuzione dei fenomeni d’astenia
e il notevole aumento delle capacità intellettuali in pazienti d’età
avanzata, ricoverati nella sua clinica. Secondo il dottor Brandt, la
scoperta di filatov sugli stimolatori biogenici fornirebbe la prova
dell’efficacia del trattamento terapeutico a base d’Aloe come parte
integrante della medicina tradizionale di numerosi paesi. Secondo
lui, la terapeutica a base d’aloe, costituisce un passo importante
nel campo della medicina biologica. Molto efficace nelle malattie
degli occhi, essa aumenta in particolare la capacità visiva e la stabilizza. Arreca sollievo e in molti casi guarisce chi soffre d’asma.
Influenza positivamente tutte le malattie che hanno un qualsiasi
rapporto con le deficienze del sistema immunitario come il cancro,
la sclerosi multipla e l’AIDS. Rafforza considerevolmente la qualità di vita delle persone anziane. Sembrerebbe che sia stata scoperta proprio recentemente la molecola attiva dell’aloe responsabile
della protezione contro le ustioni e le radiazioni atomiche. L’Aloe
quindi è in grado di offrire un’eccellente profilassi nel settore della
radioterapia.
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ALOE: MEDICINA MILLENARIA
Le virtù dell’Aloe Vera sono state confermate da molte grandi civiltà, dalla Persia all’Egitto, dalla Grecia all’Italia, in India e nel
continente africano. Storicamente pochi prodotti sono stati descritti e studiati come l’Aloe:
SUMERI - TAVOLETTA D’ARGILLA
Uno dei primi esempi di uso farmacologico dell’Aloe è riportato
inciso su una tavoletta di argilla sumerica che risale al 2100 avanti
Cristo.
IL PAPIRO DI EBERS - 1500 A.C.
L’antico papiro egiziano di Ebers è conservato nella Leipzig University. Questo antico documento egiziano contiene molte indicazioni sulle proprietà curative medicinali dell’Aloe e risale al
1500 a.C. Raffigurazioni dell’Aloe sui muri dei templi dell’Antico
Egitto, testimoniano l’uso di questa pianta già nel 4000 a.C.
41-68 DC “ERBARIO GRECO” di Dioscoride.
Prima descrizione particolareggiata della pianta che chiamiamo
Aloe. Dioscoride notò che l’Aloe conciliava il sonno, puliva lo stomaco, guariva i foruncoli, emorroidi, escoriazioni, guariva la tonsillite, ridava tono a pelli secche ed irritate, arrestava le irritazioni,
bloccava la caduta dei capelli, arrestava le emorragie delle ferite e
guariva le malattie della bocca e degli occhi.
700-800 DC
“MATERIA MEDICAS,“ Cina
Primo uso di Aloe in Cina. Fistole, stati febbrili, convulsioni nei
bambini, trattamento per la pelle.
1934 DR. C.E. COLLINS - USA
Descrive l’uso delle foglie di Aloe per guarire le dermatiti sulla fronte di una donna di 31 anni causate da radiazioni. Collins
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e figlio descrivono inoltre gli effetti positivi dell’Aloe su cinquanta
pazienti che presentavano danni da radiazione, scottature, ulcere,
e dermatiti. Tutti e cinquanta i pazienti sono guariti con successo.
1945 DR. V. P. FILATOV - RUSSIA
Utilizzava il succo bollito di Aloe per trattare con efficacia le malattie della pelle causate da parassiti. Affermava che si possono
curare molti disturbi polmonari bevendo il succo d’Aloe.
1950 DR. R.Y. GOTTSCHALL
Comprese che la linfa presente nella foglia dell’Aloe Vera è l’agente che guarisce. Conducendo degli esperimenti verificò che tale
linfa bollita uccideva il bacillo della Tubercolosi (T. Bacilli).
1956-1957 S. LEVENSON E K. SOMOVA - RUSSIA
Studi sul trattamento di malattie periodontali. Trattamento con il
succo d’Aloe eliminò completamente tali malattie nella maggior
parte dei pazienti.
1963 JULIAN J. BLITZ, JAMES W. SMITH, JACK R. GERARD.
Linfa d’Aloe usata come trattamento in pazienti con ulcera peptica. 17 pazienti su 18 guarirono completamente da tutti i sintomi.
1969 DR EUGENE ZIMMERMANN
Medico dentista ed il Baylor College of Dentistry riconobbero l’efficacia dell’Aloe, definendola in grado di uccidere o controllare
organismi vari, incluso: Stafilococco Aureus, Streptococcus Viridaus, Candida Albicans, Corynebacterium Xerosis, e cinque tipi
diversi di Streptococcus Mutans.
1973 M. EL ZAWAHRY, M. RASHAD HEGAZY, M. HELAL EGITTO. Questi ricercatori hanno usato una combinazione di linfa
e gel di Aloe per trattare: seborrea, acne, alopecia, ulcere croniche
alle gambe, acne vulgaris e perdita di capelli.
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1975 ROBERT B. NORTHWAY
Ha dichiarato di aver curato con successo (con l’Aloe), i seguenti
disturbi: vermi, allergie e macchie della pelle, ascessi, infezioni da
funghi, dermatiti, lacerazioni e cisti negli animali.
1978 G.R. WALLER, Oklahoma University.
Ha riscontrato che l’Aloe contiene un largo spettro di aminoacidi liberi, monosaccaridi liberi, saccaridi e steroli (principalmente
B-sitosterol) hydrolysis, lupeolo. Il B-sitosterol è un potente antinfiammatorio ed anticolesterolo. Il Lupeolo è un potente killer del
dolore ed anti-microbico.
1982 JOHN HEGGERS, University of Chicago Burn Center.
Riconferma la presenza di acido salicilico nell’Aloe. Questo è un
componente dell’aspirina e spiega perché l’Aloe aiuta a controllare il dolore. E’ anche un potente agente antinfiammatorio ed antimicrobico.
1983 THE NATIONAL ALOE SCIENCE COUNCIL (NASC),
Ha riportato all’FDA di aver sviluppato uno standard chimico,
cioè l’impronta digitale dell’Aloe. Queste analisi hanno permesso
la commercializzazione e l’uso del succo di questa pianta.
1985 JEFFREY BLAND , Linus Pauling Institute.
Bere succo di Aloe Vera migliora la digestione delle proteine, normalizza l’abitudine dell’intestino, controlla le infezioni da fermentazioni, regola le funzioni digestive. Battericida, allevia l’indigestione, le irritazioni intestinali, la colite, l’acidità di stomaco e non
ha effetto tossico.
1987 ROSALIE BURNS.
Descrisse la malattia comunemente nota come Herpes Zoster, asserendo che questo viene indebolito applicando la polpa delle foglie d’Aloe, apportando la riduzione del dolore e accelerando la
guarigione se sparso sopra le vesciche.
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1987 H. REG MCDANIEL - Dallas, TX.
“Il succo di Aloe è migliore dell’AZT e non è tossico”, l’Aloe Vera
ha fermato l’avanzata dell’AIDS. McDaniel ha concluso che l’Aloe
controlla o uccide molti virus, incluso morbillo, orecchioni, influenza ed altre malattie virali.
1967 A. FARKAS E R. MAYER
Hanno ottenuto il brevetto (negli Stati Uniti) sull’Aloe Polyuronide. Il principio attivo sarebbe presente in varie specie d’Aloe
incluso l’Aloe Barbadensis Miller.
1984 O.P. AGARWAL - Uttar Pradesh, India.
Ha eliminato disturbi cardiaci, disturbi provocati dallo stress e
diabete agli oltre 4700 dei suoi 5000 pazienti, i quali sono stati seguiti per cinque anni. Questi ne hanno assunto circa 120 grammi
al giorno sotto forma di pagnotta di pane (Foglie d’Aloe Vera e farina). Il trattamento consisteva nel mangiare una pagnotta di Aloe
al giorno.
1988 TERRY PULSE - Dallas, TX.,
Ha constatato che somministrando 600 grammi di succo (foglia intera di Aloe Vera) a 69 malati di AIDS quotidianamente, i sintomi
sono scomparsi quasi completamente nell’81 % dei pazienti.
1986 DEPARTMENT OF MEDICINE, King Saudi University Arabia. Il succo essiccato di Aloe è utilizzato nella penisola Arabica
per abbassare il glucosio contenuto nel sangue di pazienti diabetici. L’Aloe contiene un agente ipoglicemico che abbassa il glucosio
nel sangue.
1989 RICERCATORI VARI - Okinawa, Giappone
Hanno riportato nel diario giapponese “Cancer Research” che
l’Aloe contiene almeno tre agenti ‘anti-tumorali, emodine, mannosio e lecitine. I ricercatori hanno concluso che l’Aloe controlla
la carcinogenesis polmonare ed è efficace nel trattamento della
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leucemia, del sarcoma e nella prevenzione dei tumori.
1989 Secondo la THE COSMETIC FRAGRANCE AND TOILETRY ASSOCIATION (CTFA), l’Aloe è da molto tempo il più popolare cosmetico negli Stati Uniti. E’ stato dichiarato il numero uno
tra i prodotti cosmetici da una grande percentuale di consumatori.
1990 I seguenti medici hanno presentato un documento a Bruxelles, Belgio, aprile 1990 : Jasbir B. Kohlon, Maurice C. Kemp,
Ni Yawei,Robert H. Carpenter, William M. Shannon, and Bill H.
McAnalley. Il documento concludeva dicendo che l’Aloe, o le sostanze da essa estratte, costituiscono un efficace medicinale contro
l’HIV-1 ed altri virus dell’Aids. La ricerca confermava che: l’ingestione quotidiana di 60 grammi o più, può agire come un’immunizzazione contro l’infezione da HIV.
1991 IAN R. TIZARD - del Texas A&M, riportò nel “The Journal of
Molecular Biotherapy”, che il mannosio dell’Aloe è molto efficace in
veterinaria per la cura della leucemia felina e nel cancro di gatti e
cani.
1992 JAMES DUKE, United States Department of Agriculture. Approvazione dell’uso dell’Aloe per il trattamento (veterinario) del
cancro e della leucemia felina.
1994 UNITED STATES FOOD AND DRUG ADMINISTRATION
Consenso all’uso dell’Aloe come trattamento contro il virus da immunodeficienza negli esseri umani (HIV-AIDS).
1995 THE INTERNATIONAL ALOE SCIENCE COUNCIL (IASC),
La maggior parte delle marche di prodotti cosmetici contengono
meno del 2% di Aloe. Gli esperti concordano nel dire che una
concentrazione che va dal 25 al 40% di Aloe è necessaria affinché un prodotto cosmetico abbia qualche beneficio. Il Dr. Wendell
Winters, dell’University of Texas Health Science Center, di San
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Antonio, ha affermato che l’Aloe contiene almeno 140 sostanze.
Sostanze che controllano la crescita cellulare, riducono le infiammazioni, incentivano la crescita dei globuli bianchi e altre funzioni
immunitarie, combatte le infezioni.
21 MAGGIO 2000 UNIVERSITA’ DI PADOVA
Brevetto a nome dell’Università di Padova. Sperimentazioni in vitro ed in vivo dimostrano l’efficacia dell’Aloe. il Professore Palu
spiega che la molecola vegetale si incunea nella cellula tumorale,
ignorando tutte le altre e la distrugge in tempi rapidissimi: negli
esperimenti, cicli di cinque giorni hanno dato esiti pressoché definitivi.
DIPARTIMENTO BOTANICO DI SCIENZE - CAGLIARI
Con la distribuzione gratuita di foglie di Aloe, lo studioso Costantino Mazzanobile D’Aragona, del Dipartimento Botanico di Scienze, insieme alla sua equipe di ricercatori ha ricevuto numerose testimonianze da parte di proprietari di cani che sono guariti dalla
terribile malattia mortale, la Leismaniosi.
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ALOE : EFFETTI
Prodotti all’Aloe, sia per uso interno che per uso topico, sono ormai ampiamente utilizzati nel mondo ed anche nel nostro paese
da molti anni. Il polisaccaride contenuto nell’Aloe, denominato acemannano, isolato negli anni ‘80 per la prima volta dal Dr.
Bill McAnalley, ha dimostrato un significativo miglioramento
dell’attività immunitaria e antivirale. Gli studi hanno comunque
dimostrato che tale sostanza aumenta la risposta dei linfociti aumentando il rilascio di interleuchina monociti-I. Tuttavia, sembra
esserci una grande variazione nella quantità di acemannano da
un produttore all’altro; per questo motivo consiglio di fare molta
attenzione ai prodotti da banco che vantano la dicitura “all’Aloe”.
Se un prodotto costa relativamente poco, ci sarà sicuramente meno
Aloe o sarà ottenuto a partire da polveri reidratate. L’uso interno è
particolarmente indicato per i suoi benefici effetti sulla regolazione intestinale. Gli studi preliminari dimostrano effetti interessanti
sulle cure delle ulcere gastrointestinali; inoltre, è ormai dimostrato
che il succo di Aloe riduce i livelli di zucchero nel sangue dei diabetici di tipo II stimolando la sintesi e il rilascio di insulina. Studi
effettuati su pazienti diabetici hanno dimostrato una riduzione
273-151 mg / dl dei livelli di glucosio medi. In un altro test, l’Aloe
ha ridotto i livelli di glucosio nel sangue dei topi diabetici del 40%
rispetto al gruppo di controllo. Ottimo epatoprotettore, regola le
funzioni del fegato e contrasta i sintomi della sindrome premestruale (riduzione dei dolori, del flusso abbondante, coadiuvante
nella cura dei fibromi). Pazienti adulti asmatici bronchiali hanno
risposto positivamente al trattamento con Aloe. L’acemannano ha
anche dimostrato una significativa attività antivirale contro il virus dell’influenza, virus del morbillo e herpes simplex di tipo 1
(HSV-1), inibendo la loro replicazione. Gli antrachinoni dell’Aloe
possono ridurre significativamente la formazione dei cristalli di
calcio nelle urine e ridurre le dimensioni dei calcoli renali. I ricercatori ritengono che l’acemannan può potenziare l’azidotimidina
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TRACCE DI ALOE SULLA SINDONE
ricerca esclusiva dell’autore
Dal tempo della sua comparsa a Lirey, nel nord della Francia nel
1353, la Sindone non fa che stupire per la sua straordinaria quantità di elementi, oggetto di studio accumulati ormai da oltre un
secolo di ricerche per cercare di definire ancora oggi cosa sia il lino
sindonico, costituendo ormai una scienza autonoma, la Sindonologia. Acquistata da Ludovico I duca di Savoia nel 1453, alla morte
di re Umberto II, ultimo re d’Italia, la Sindone fu donata al Papa.
La tradizione vuole che tale lembo di lino sia il lenzuolo funerario
che avvolse Gesù. Ancora oggi, dopo tante ricerche effettuate sulla
Sindone, molti sostengono l’autenticità di tale reperto a fronte di
quanti, sostenendo il contrario, attribuiscono al lino una datazione
medievale, considerandolo quindi un falso. Di là dalle credenze
e metodologie di datazione, la Sindone “è” un oggetto botanico
in quanto tessuto composto di lino; mentre oli ed altri materiali vegetali ricavati da antiche piante medicinali potrebbero aver
contribuito alla misteriosa formazione dell’immagine sul tessuto.
In questa sede ci occuperemo soltanto della Sindone come reperto
antico associato alla presenza di tracce di Aloe, rimandando il lettore interessato ad approfondire tale scienza ad una consultazione
di testi appropriati come per esempio: “Mirra, aloe, pollini ed altre
tracce – ricerca botanica sulla Sindone, di Silvano Scannerini. Ed.
LDC”; e ancora, “La Sindone al microscopio – Esame medico Legale. Di Pierluigi Baima Bollone e Stefano Zacà. Ed. LDC”.
Ma cosa c’entra l’Aloe con la Sindone? Per seguire la tracciabilità storica dell’Aloe, durante le ricerche, ho preso in esame tanti
scritti antichi, tra cui anche la Bibbia. Il mio interesse non era affatto religioso e non mi interessava sapere con certezza chi fosse
la persona ritratta post-mortem sul lembo di lino, volevo trovare
una conferma storica sull’uso di Aloe in quei luoghi biblici per
confermare le mie tesi..
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La Bibbia menziona più volte questa pianta, ma le Scritture non
fanno riferimento alla specie. Zohary ha riportato dettagliatamente in due volumi tutta la flora della Bibbia e può essere utile al lettore esaminare questi testi da vicino. (Vedi “La flora della Bibbia
– Zohary, M 1970, in Enciclopedia della Bibbia, LDC Torino).
Secondo molti botanici, quando gli autori della Bibbia descrivevano la pianta di Aloe, effettivamente sbagliavano o la confondevano con un’altra pianta, L’Aquilaria Agallocha, albero sempreverde della famiglia delle Thymeleaceae da cui si ricavava una resina
profumata e molto costosa. Avendo personalmente discusso di
questa cosa con alcuni botanici accreditati, mi sono reso conto di
quanto questo malinteso sia diffuso. Le ricerche da me effettuate
indicano che gli uomini di quei luoghi biblici conoscevano bene
la flora; infatti, tracce di Aloe aderenti ad una fibrilla di lino del
telo Sindonico sono state evidenziate con il metodo dell’immunofluorescenza (forse Aloe soccotrina) sul lino. Il soggetto che fu
coperto col lenzuolo dev’essere stato a contatto col terreno, se in
alcuni punti, come per esempio le ginocchia, sono stati evidenziati
elementi e minerali tipici di quella località della Palestina.
Il mio invito, per chi si occupa di botanica, è quello di rivedere i
testi ed apportare le giuste correzioni.
“Che cos’è che sale dal deserto
come una colonna di fumo,
esalando profumo di mirra e
d’incenso e d’ogni polvere
aromatica...(Cantico dei Cantici
3:6);
...mirra e aloe con tutti i migliori
aromi...(4:14) ».
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- farmaco antivirale (AZT) usato su pazienti con HIV-, riducendo
la quantità di AZT richiesta del 90%.
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE DELL’ALOE
Fino ad oggi si attribuiscono all’Aloe almeno 160 ingredienti attivi naturali, con proprietà immunizzanti, nutrienti, ricostituenti,
analgesiche, antiflogistiche e depurative. Il principio attivo principale resta ancora un muco-polisaccaride chiamato Acemannan
(Acemannano), con proprietà immunostimolanti, capace di incrementare di almeno dieci volte le attività dei macrofagi (fagociti)
che distruggono le tossine e i tumori.
L’Aloe è un potente energizzante, primariamente conosciuta per
la sua proprietà inibente sul dolore; infatti, applicata localmente
penetra tutti gli strati del derma, osteggiando gli enzimi che causano l’infiammazione, riducendola. Possiede un effetto antibiotico
universalmente conosciuto ed è in grado di eliminare il colesterolo. Ottimo epatoprotettore, pulisce e purifica il sangue nel fegato.
Si è dimostrata di enorme utilità nei casi di pazienti sofferenti di
AIDS e H.I.V, migliorando qualitativamente la loro qualità di vita
ristabilendo l’equilibrio dei linfociti T e B. In una conferenza tenuta a Bruxelles nel 1990 (Conferenza Internazionale sulla Ricerca
Antivirale), alcuni ricercatori dichiararono di aver testato l’Acemannano su gatti ammalati di leucemia felina ottenendo l’80%
delle guarigioni.
Stabilizza e regola le funzioni dell’organismo, riattivando le capacità intellettuali anche in tarda età. Contiene inoltre almeno tre acidi antinfiammatori grassi: colesterolo, campesterol e B-sitosterol
con azione sul sistema digestivo, ed importanti organi come
l’intestino, lo stomaco, il colon, il fegato, i reni e il pancreas (stimolerebbe la produzione d’insulina). La presenza dell’Acido Folico,
fattore vitaminico del complesso B che mantiene la pelle e i capelli
sani, si è reso efficace nella cura di diverse anemie. Il Lupeol è invece un potente killer del dolore ed un agente antimicrobico.
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CARATTERISTICHE MAGGIORI DELL’ALOE:
Inibitore del dolore: elimina il dolore e il prurito;
Antimicrobico: resistente alle infezioni;
Antibiotico naturale (battericida – virolicida e fungicida);
Astringente: stringe il tessuto e ripristina il tono della pelle;
Biogeneratore: aumenta la riproduzione cellulare;
Cicatrizzante: ripristina i tessuti;
Inibente delle cellule tumorali: ne impedisce la proliferazione;
Epatoprotettore: ottimo per le funzioni del fegato;
Ipoglicemizzante: riduce il tasso di zuccheri nel sangue.
Penetrazione: ad uso topico il gel di Aloe raggiunge
gli strati più profondi dell’epidermide;
Antisettico: l’Aloe contiene almeno sei agenti antisettici
(lupeol, acido salicilico, azoto ureico, acido cinnamico,
fenolo e zolfo).
Pulitore: pulisce, disintossica e normalizza il metabolismo.
Uccide batteri, virus e funghi, incentiva la crescita delle cellule e
la nascita di tessuto nuovo sano; inoltre ristabilisce il sistema nervoso;
Su 150.000 piante esaminate , frutto di ricerche effettuate presso
strutture dislocate in varie parti del mondo, fino ad oggi l’Aloe è
la sola pianta che contiene un così elevato contenuto di sostanze
nutrienti ed essenziali al nostro organismo.
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COMPOSIZIONE CHIMICA DELL’ALOE
Oltre al contenuto naturale di acqua (99,52%...)
il restante succo contiene almeno 160 principi attivi
Lignine-Saponine-Antrachinoni presenti nell’Aloe:
Le “lignine” hanno la caratteristica di penetrare il derma; le “saponine” hanno azione antisettica ben conosciuta; gli “antrachinoni”
hanno azione lassativa e analgesica. E’ invece polemica sul contenuto effettivo di Vitamina B12; secondo alcuni sarebbe presente
soltanto in tracce nel gel di Aloe, a parere di altri invece, l’Aloe
stimolerebbe la produzione di Vitamina B12 nell’organismo.
Aloina (sinonimi: Barlaloina, auraloina, curacaolina): purgante;
Isobarbaloina: analgesico ed antibiotico;
Acido Aloetico: antibiotico;
Antranolo;
Antracene;
Emodina d’Aloe: battericida e fungicida;
Estere dell’acido cinnamico: calmante;
Olio etereo: analgesico ed anestetico;
Acido crisofanico: fungicida;
Aloe ulcine: inibente della secrezione gastrica per reazione con
l’istamina;
VITAMINE:
Vitamina A (Betacarotene): per la pelle, la vista, le
ossa, antianemica;
Vitamina B1 (Tiamina) necessaria alla crescita dei
tessuti e alla produzione di energia;
Vitamina B2 (Niacina e Riboflavina): azione comune
con la vitamina B6 per la formazione del sangue;
Vitamina B3 (Niacinamide): aiuta a regolare il
metabolismo;
Vitamina B6 (Piridossina): vedi vitamina B2;
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Vitamina B12 (Cianocobalamina): fattore energetico per le funzioni nutritive del corpo; (secondo alcuni sarebbe presente in tracce,
più propabilmente l’aloe ne stimolerebbe la produzione);
Vitamina C (Acido ascorbico): in associazione con la vitamina E
combatte le infezioni, favorisce la cicatrizzazione;
Vitamina E (Tocoferolo): vedi vitamina C;
Colina (vitamina del complesso B): favorisce il metabolismo;
Vitamina M (acido folico): vitamina del complesso B, favorisce
l’emopoiesi.
SALI MINERALI
Dei 77 minerali presenti, alcuni in traccia, l’Aloe contiene più di 20
sali minerali essenziali all’organismo umano:
Calcio: interviene nella formazione delle ossa associato al fosforo;
Fosforo: cibo per il cervello;
Potassio (Sorbato di K); indispensabile per il funzionamento dei
muscoli;
Ferro: costituisce parte integrante dell’emoglobina e concorre alla
fissazione dell’ossigeno;
Sodio: cura l’equilibrio del corpo;
Cloro;
Manganese: con il magnesio mantiene il buon funzionamento dei
muscoli del sistema nervoso;
Magnesio;
Rame;
Cromo: favorisce l’attività degli enzimi e degli acidi grassi;
Zinco: stimola l’attività delle proteine nella cicatrizzazione ed è
indispensabile per le funzioni sessuali.
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MONO E POLISACCARIDI
Cellulosa; Glucosio; Mannosio; Aldoso; Acido urico;
Lipasi: enzima che aiuta la digestione del cibo;
Amilasi: converte gli amidi in cibo per il corpo;
L-ramnosio; Acemannano (o Carrisina): rinforza il sistema immunitario.
AMINOACIDI ESSENZIALI
(che l’organismo non è in grado di produrre)
Gli Aminoacidi, sono delle proteine che regolano l’equilibrio chimico e forniscono l’energia intervenendo nella rigenerazione dei
tessuti. Il corpo umano ne contiene 22, di cui 8 detti essenziali perché non in grado di produrli. Nell’Aloe troviamo almeno 7 degli 8
aminoacidi essenziali e 11 dei 14 aminoacidi definiti secondari,
che il nostro organismo sintetizza dagli 8 essenziali:
Isoleucina; Leucina; Lisina; Metionina; Fenilalanina; Tionina;
Valina.
AMINOACIDI SECONDARI:
Acido aspartico; Acido glutamminico; Alanina; Arginina;
Mediocistina; Glicina; Istidina; Idrossipolina; Prolina; Serina;
Tiroxina.
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ENZIMI:
Gli enzimi ossidanti dell’Aloe riducono gli elementi basici. Risorsa rara e preziosa, l’Aloe ha un forte tenore in enzimi ( 92 enzimi).
Acido salicilico; Acido crisofanico ed oli volatili;
Fosfatasi acida-Amilasi: stimolano il sistema immunitario;
Bradachinasi o Bradichinasi: analgesico antinfiammatorio, stimolante delle difese immunitarie;
Catalasi: impedisce l’accumulo di acqua nel corpo;
Cellulasi: facilita la digestione della cellulosa;
Creatina fosfochinasi: enzima muscolare;
Lipasi: facilita la digestione;
Nucleotidasi;
Fosfatasi alcalina;
Proteolitiasi o Proteasi: concorrono all’idrolisi delle proteine nei
loro elementi costitutivi.
Proprietà
L’HIPOXYA (o mancanza di ossigeno)
Il dott. Otto Warbur, due volte insignito del premio Nobel, nel
1931 dichiarò di aver scoperto la causa principale del cancro. Egli
affermò che la proliferazione delle cellule cancerogene ha inizio
per la mancanza di ossigeno, e che queste non possono sopravvivere in un ambiente ricco di quest’elemento. E’ noto che l’ossigeno
è uno degli elementi più importanti per sostenere la vita. Il succo
puro di Aloe contiene più molecole di ossigeno che i fluidi di
ogni altra pianta nota. Su 150.000 piante esaminate , frutto di ricerche effettuate presso strutture dislocate in varie parti del mondo, fino ad oggi l’Aloe è la sola pianta che contiene un così elevato
contenuto di sostanze nutrienti ed essenziali al nostro organismo.
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ANALISI DEL SUCCO
Nel 1956, attraverso la cromatografia è stato possibile riscontrare
la presenza di antranolo, aloemodina, e acido crisofanico (chrysophanol). Tuttavia, quando il succo fresco di Aloe fu esaminato in
un’atmosfera di azoto, l’aloina (barbaloina) e l’acido p-cumarico
furono evidenziati, ma non si trovarono tracce di aloemodina,
mentre quest’ultima era presente in alcuni prodotti commerciali a
base di Aloe. Successivi studi cromatografici condotti su 22 specie
di Aloe hanno evidenziato che 12 delle 22 specie contenevano flavonoidi, hydroxyanthrachinoni e cumarinici.
I carboidrati del succo sono presenti in forma di glucosio e un
polyuronide composto da polyose ( dal peso molecolare di 2,75
x 10 5 ) contenente glucosio, mannosio e acidi hexuronici come il
glucuronico, il mannuronico ed altri acidi galatturonici acidi sono
stati anch’essi evidenziati.
Successivi studi hanno confermato la presenza di glucosio e mannosio, nonché tracce di galattosio, arabinosio e xilosio , ma non
sono state riscontrate tracce di acidi uronici.
Il succo è principalmente composto di acqua (99,52%). Il prodotto liofilizzato ed essiccato per le analisi conteneva una varietà di
gruppi funzionali, come mostrato dalla spettroscopia infrarossa
(IR): 2,5% di proteine di Kjeldahl, idrossiprolina, istidina e cistina. Bradachinasi sono presenti nell’Aloe, tuttavia l’azione antiinfiammatoria in vivo è stata contestata per molto tempo.
L’arginina è relativamente abbondante (circa il 20% degli amminoacidi totali). Gjerstad ha riportato nei suoi studi che gli aminoacidi principali dell’Aloe bardadensis sarebbero l’acido glutammico
e l’acido aspartico. I nostri risultati successivi hanno confermato
che gli acidi aspartico e glutammico e corrispondenti combinati
(Asp 237 Asn + 343 = 580 μ g mol/100 foglia secca Glu e Gln 294 +
141 = 435 μ mol) sono effettivamente presenti nel succo.
Questa analisi mostra inoltre che l’aminoacido in più alta concentrazione è l’arginina, seguito dall’asparagina, dall’acido
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glutammico, da quello aspartico e dalla serina. Le analisi, in effetti hanno identificato due monosaccaridi, il D-glucosio ed il Dmannosio. Il primo è lo zucchero più comune, il più abbondante
di tutti i composti organici, e si trova allo stato libero, mentre il Dmannosio, al contrario, è stato precedentemente identificato solo
nella buccia di arancia (Citrus bigaradia) e nella pianta laevigata
Cornynocarpus.
Poiché i ricercatori hanno riportato risultati differenti, esami successivi e più mirati hanno messo in evidenza la presenza di mannosio e glucosio in un rapporto di 9-10:1, ma anche tracce di arabinosio, galattosio e xilosio (Segal, Taylor e Eoff). Farkas riferì di
aver trovato tracce di acido hexuronico, mentre Segal, Taylor e
Eoff non riuscirono ad isolarle. Tali studi non sono stati effettuati
sui singoli elementi isolati, ma utilizzando un campione liofilizzato del gel intero. (l’88% del peso del gel è stato perso durante la
liofilizzazione.) Se ci fossero stati altri polisaccaridi, questa tecnica
li avrebbe evidenziati. Mannosio e glucosio sono stati trovati in un
rapporto di 5:4, mentre xilosio, ramnosio, galattosio, arabinosio e
fucosio sono stati trovati in tracce. Le analisi hanno identificato
inoltre il lupeolo. ed alcuni steroli quali: colesterolo, campesterolo
e ß-sitosterolo. Campesterolo e ß-sitosterolo sono steroli vegetali
tipici. Il colesterolo , tuttavia, per molto tempo è stato considerato
uno sterolo tipico animale. Solo nel l 1959 è stato identificato nelle
alghe rosse e successivamente in microrganismi e piante superiori.
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PIONIERI MODERNI DELLA RICERCA
Dopo le scoperte di Chopia e Gosh, i quali identificarono nel 1938 i
principali componenti attivi dell’Aloe: aloina, aloe-emodine, l’acido crisofanico ed altri elementi in traccia, furono gli studi condotti
sotto le direttive di Ivan E. Danhof, professore di fisiologia all’università del Texas e capo del Laboratorio di Ricerca del Nord-Texas
che contribuirono ad una rivalutazione dell’uso dell’Aloe in medicina. Egli dimostrò che l’applicazione del gel sulla pelle accelerava
da 6 ad 8 volte la riproduzione dei fibroblasti umani, in rapporto
al normale ritmo di riproduzione cellulare. Fu invece il medico
giapponese Fujita ad attribuire alla bradachinasi, il potere antidolorifico e cicatrizzante dell’Aloe, in precedenza attribuito alla presenza dell’acido salicilico. Nel 1985 il dott. Bill McAnalley isolava
un polisaccaride che denominò Carrisyn (Carrisina). Alla stessa
conclusione pervennero alcuni ricercatori canadesi, denominando Acemannan (Acemannano) una molecola attiva con proprietà
antivirali. Si giunse alla conclusione che tale sostanza rinforzasse
il sistema immunitario nei pazienti malati di AIDS, limitando la
progressione del virus H.I.V. Il dott. Reg McDaniel aggiunse che,
contrariamente a quanto accadeva somministrando a tali pazienti
altre sostanze, come ad esempio l’AZT, la Carrisyn non aveva nessun effetto secondario. L’Aloe si è dimostrata benefica in pazienti
con diabete del tipo II, stimolando la sintesi e liberando insulina. I
pazienti presi in esame in uno studio, manifestarono una riduzione dei livelli medi di glucosio da 273 a 151 mg/dl.. Attivando gli
enzimi del pancreas, l’aloe aiuta a riequilibrare il tasso di zucchero
nelle persone che soffrono di ipoglicemia e di diabete. L’Istituto
Tumori di Torino ha riconosciuto recentemente nell’Aloe la presenza dell’Alocrina (N.d.a. Acemannano), sostanza con effetto inibente sulle cellule tumorali e stimolante dell’attività immunitaria
e di sostanze ipoglicemiche, vale a dire capaci di abbassare il tasso
di zuccheri nel sangue.
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ALOE E ABITUDINI ALIMENTARI
Il nostro corpo non è in grado di produrre tutti gli elementi nutrienti di cui ha bisogno ed anche una dieta equilibrata può non
apportare tutti gli elementi nutritivi indispensabili. La correzione
e la lavorazione degli alimenti da “banco” privano questi del loro
valore nutrizionale, senza contare i danni portati al nostro organismo dall’uso generalizzato di pesticidi utilizzati in agricoltura,
oppure degli ormoni della crescita e degli antibiotici utilizzati negli allevamenti animali. Molti disturbi comuni, dolori vari, immunodeficienza, cefalea e per esempio problemi digestivi, possono
attribuirsi ad un’alimentazione carente dal punto di vista nutrizionale, mentre questi possono sparire o attenuarsi semplicemente
modificando le proprie abitudini alimentari.
Il surgelamento, l’inscatolamento, l’uso di conservanti e coloranti
(a volte addirittura tossici) possono provocare la perdita di sostanze nutritive. Anche se è raro riscontrare casi di grave mancanza di
minerali e/o vitamine nei paesi occidentali, modeste insufficienze
nutrizionali si possono manifestare sotto forma di malesseri lievi,
come stanchezza, difficoltà di concentrazione, irritabilità, insonnia, predisposizione alle infezioni e nelle donne irregolarità del
ciclo mestruale. La mancanza di antiossidanti può in realtà concorrere all’insorgere di patologie più serie. Quindi il paradosso è
che invece di fornirci gli elementi nutrienti per il nostro benessere,
il consumo di molti alimenti si trasforma a volte in un’ ulteriore
fonte di stress per il nostro organismo.
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ANTIOSSIDANTI E SOVRACCARICO TOSSICO
Il sovraccarico tossico è causa di molti degli attuali problemi di
salute. Uno dei compiti principali del nostro organismo consiste
nel neutralizzare le sostanze tossiche che ingeriamo; avendo però
raggiunto livelli di sovraccarico di tossicità mai raggiunti in precedenza, i nostri sistemi impongono al corpo un enorme sforzo
per la detossificazione. Le tossine, comprese quelle contenute nei
cibi trattati con sostanze chimiche e nei farmaci richiedono un apporto maggiore di vitamine e minerali. Così come un cibo esposto
all’aria o un oggetto di metallo arrugginisce, ogni cellula del corpo
viene aggredita costantemente da agenti ossidanti (radicali liberi). Queste reazioni nocive avvengono in modo naturale durante
il processo metabolico, ma possono essere indotte da molti fattori
esterni come: l’uso di farmaci, chemioterapia, stress, radiazioni,
pesticidi, fumo, l’uso di sostanze spray, idrocarburi ed alcool.
COSA C’E’ DI UNICO NELL’ALOE?
Il succo di ALOE con i suoi 160 principi attivi naturali e costituito
da vitamine, enzimi, minerali, aminoacidi e agenti antiossidanti
rappresenta un concentrato superenergizzante, immunostimolante in grado di apportare al nostro corpo una buona base di sostanze ed elementi nutrienti di cui necessita per ripararsi.
A tutt’oggi, la composizione chimica dell’Aloe non è stata del tutto chiarita, anche se è ormai appurato che l’Acemannano si trova
in percentuali variabili anche nel Ginseng, nell’Euterococco, nel
fungo Shiitake, nell’Astragalo e nella Cartilagine di squalo.
Questo polisaccaride è presente nel corpo umano fino alla pubertà
ed andrebbe integrato in seguito con l’alimentazione. l’Acemannano, inoltre, contribuisce a disgregare nell’intestino le proteine
responsabili delle allergie, oltre a rinforzare il sistema immunitario attivando le difese, i fagociti e gli anticorpi necessari.
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CONTROINDICAZIONI ED EFFETTI COLLATERALI
Sono rarissimi i casi di allergia all’Aloe (meno dell’1% delle persone), anzi di solito soggetti che presentano problemi di intolleranza
a molti alimenti riscontrano notevoli benefici con l’Aloe. Chiunque può fare una prova rapida: mettete una piccola quantità di
succo, preso direttamente dalla pianta o dal flacone dietro al lobo
dell’orecchio. Se avvertite un’irritazione, o un’eruzione cutanea si
manifesta dopo alcuni minuti, allora sarà meglio non usare l’Aloe.
Tre cucchiai al giorno sono sufficienti per disintossicare il proprio
organismo; si possono assumere in qualsiasi momento della giornata, ma è preferibile prenderne uno al mattino, a digiuno, uno
prima di pranzo, sempre a digiuno e il terzo prima di cena, sempre almeno 15 minuti prima dei pasti. Io stesso mi nutro di Aloe
dal 1995 e inoltre conosco molta gente che ne fa uso senza aver
riscontrato effetti negativi o problemi di intolleranza. Per la maggior parte della gente, l’Aloe è un prodotto antiallergico.
Attenzione, però, perché i prodotti in commercio possono avere
tra gli ingredienti, oltre all’Aloe, alcune sostanze a cui potreste essere intolleranti, come i conservanti. Si è osservato, in pazienti con
patologie serie e che assumono medicinali da parecchio tempo,
la diarrea come effetto secondario pressoché immediato, quando
questi assumono un cucchiaio di succo. In questi casi bisogna sospendere l’assunzione di succo di Aloe per qualche giorno, per
poi abituare il nostro organismo gradualmente, fornendogli due
o tre semplici gocce di succo di Aloe al giorno per almeno una
settimana, aumentando poi la quantità fino ad arrivare almeno a
tre cucchiai per tre volte al dì senza più problemi collaterali. Se
riuscirete a far questo, disintossicherete il vostro organismo dal
sovraccarico tossico e rinforzerete, grazie all’Aloe, il vostro sistema immunitario.
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LA FOGLIA IN SEZIONE
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L’ALOINA
Tra i principi attivi dell’Aloe troviamo, in dosi più o meni importanti, gli antrachinoni catartici come l’aloina, anche definita barbaloina, in quanto tipica, ma non esclusiva, di questa specie (Aloe
Vera Barbadensis). Generalmente, le varie specie contengono una
percentuale variabile di questi C-glicosidi dell’aloe-emodina, che
oscilla tra il 5 ed il 20%. In alcune piante il contenuto di antraglicosidi può sfiorare addirittura il 60%. E’ quindi ovvio che: habitat naturale, esposizione al sole ed irrigazione possono incidere
moltissimo su queste variazioni, come studiato in un esperimento
condotto nel deserto del Neghev anni fa, durante il quale furono
presi in esame la fluttuazione stagionale, l’esposizione alla luce
solare e l’irrigazione differenziata). Questo essudato giallo-rosato,
dal sapore intensamente amaro e che varia di colore a contatto con
l’aria e con la luce, è presente in percentuale minore nelle foglie
più anziane, disposte cioè alla base della pianta. La concentrazione più alta di antrachinoni si trova negli essudati delle foglie giovani mature, mentre decresce nelle foglie più vecchie, quelle poste
verso la base della pianta. La concentrazione degli antraglicosidi
può dunque variare a seconda dei tipi di Aloe, dal 4,5 al 25%. Altri
elementi sono presenti in tracce, tra cui aloesina ed aloesone, oltre
ad 8 antrachinoni liberi e resine. L’aloina è quindi uno zucchero
complesso, definita dai chimici un’insieme di due diasteromeri:
l’aloina A e l’aloina B.
Non smetterò mai di dire che le sostanze antrachinoniche non si
prestano all’automedicazione, in quanto possiedono un’azione
lassativa potente. In alcuni paesi africani, ancora oggi, il succo di
Aloe con Aloina viene utilizzato per abortire, poiché in grado di
provocare contrazioni uterine e susseguente aborto.
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PRINCIPI DI BOTANICA
Come già citato dal Dr. G.W. Reynolds nel 1950, sono state classificate almeno 350 specie di Aloe ed oggi sicontano oltre 600 varietà; 125 specie sono state catalogate solo nel Sud Africa (inclusi lo
Swaziland ed il Lesotho), mentre le altre sono distribuite in molte
altre zone del continente africano ed inoltre: in Israele, India, Pakistan, Nepal, Cina, Tailandia, Cambogia, Carabi, Spagna, Cuba,
America Centrale e del Sud, America del Nord (Texas e Florida)
e in Messico. Il suo ceppo d’origine va dunque ricercato in Africa
da cui poi fu distribuita in tutto il mondo (Reynolds 1966). Il suo
habitat è tipico delle zone aride e desertiche e può raggiungere
altezze che variano dai pochi centimetri ai venti metri, secondo la
specie. Va chiarito che generalmente in botanica si usa chiamare
una pianta con la denominazione assegnata dall’ultimo studioso.
Per fare un esempio, l’Aloe Barbadensis o delle Barbados, di Miller è il nome attuale dell’Aloe Vera di Linneo e dell’Aloe Vulgaris
di Lamarck (ed altri nomi). Il termine Aloe che denomina il genere, deriva dalla radice greca “Als” o “Alos”, che significa sostanza amara, salata come l’acqua del mare. Oggi “Allo eh” in arabo,
“Halal” in ebraico, “Alo hei” in Cina, Aloe nei paesi occidentali. I suoi fiori vanno dal bianco-verdastro per esempio dell’Aloe
Parviflora del KwaZulu-Natal che fiorisce da Gennaio a Marzo;
al giallo-verdastro dell’Aloe Integra dello Swaziland che fiorisce
da Ottobre a Dicembre; al rosa-aranciato dell’Aloe Zebrina distribuita in Botswana, Namibia, Angola, Zimbabwe, con fioritura da
Gennaio a Marzo e da Novembre a Dicembre, secondo il clima; al
rosa più intenso, con tendenza al rosso dell’Aloe Peglerae presente in Magaliesberg, Witwatersberg (Petroria), con fioritura da Luglio ad Agosto (vedi “Guide to the Aloes of South Africa” – Briza
Publication 1996). Tra le varie caratteristiche sorprendenti e ormai
conosciute ad uso topico ed interno dell’Aloe, non sono rimasto
molto sorpreso nel vederla classificata tra le piante domestiche antinquinanti, con la capacità di liberare ossigeno ed assorbire anidride carbonica anche di notte.
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Il genere botanico Aloe, fino a qualche decennio faceva parte della
famiglia delle Liliacee, ma nel 1982, il botanico Reynolds decise
di separarlo da essa, creando finalmente la vasta famiglia delle
Aloaceae (Gigliaceae). La caratteristica comune delle Liliaceae è
rappresentata da un bulbo sotterraneo, come avviene per l’aglio e
la cipolla (famiglia di cui fanno parte). L’Aloe, invece, in base alle
caratteristiche del tronco o della base, può essere:
AUCALIS= nessun tronco o molto corto, molle e non visibile;
SUBACAULIS = visibile e ridotto;
CAULEAS= visibile e ramificato.
L’Aloe Barbadensis o Aloe Vera, non ha tronco e rientra nella categoria delle Aucalis; L’Aloe di Socotra o Succotrina ha un tronco
ridotto e poco visibile, quindi rientra nella seconda categoria; nella
terza ed ultima categoria troviamo grandi specie come l’Arborescens o altre con tronchi molto alti. Le foglie possono essere più o
meno carnose, aculeate e maculate. L’Aloe Barbadensis, maggiormente utilizzata nella realizzazione di cosmetici e prodotti naturali, raggiunge i 90 cm di altezza a piena maturità e le foglie hanno
una larghezza massima di circa 10 centimetri. Le foglie, carnose e
maculate, si schiariscono con la maturazione, assumendo un colore più chiaro, tendente al grigio-verde. Una foglia matura può
superare i 500 gr. di peso e fornire quindi molto succo. L’epidermide esterna è spessa e dura e costituisce il 30% del peso totale
della foglia. Il clorenchima sottostante alla cuticola è la zona ricca di
antrachinoni o aloina. Il parenchima contiene il nutrimento della
pianta in forma di“gel” trasparente. Le spine agiscono da filtro ed
hanno una funzione importante: servono alla pianta per filtrare
acqua ed aria attraverso gli stomi, rendendola adatta a sopravvivere a lunghi periodi di siccità.
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ALOE ARBORESCENS MILLER (Miller 1768)
L’Aloe Arborescens, spesso confusa con l’A. Mutabilis, presenta le
seguenti caratteristiche: il suo tronco può raggiungere i due metri
di altezza; le foglie, vanno dal colore grigio-verde al verde chiaro e
possono arrivare ad una lunghezza di 50, 60 cm. Suo paese di origine è il Sud Africa. Chiamata anche Aloe del Capo (Cape Aloe),
cresce spontaneamente nella provincia del Capo, KwaZulu-Natal,
Mpumalanga e al nord della provincia, nel Mozambico, Zimbabwe e Malawi. Oggi diffusissima in varie parti del globo, fiorisce da
Maggio a Luglio e i suoi fiori possono essere gialli, rosa o arancio.
Esistono molte varietà di Aloe Arborescens, tra queste: la varietà
natalensis che fiorisce a metà dicembre (fiori colore rosso scuro) e
la varietà ucriae che fiorisce in gennaio - febbraio (fiori di colore
rosso vivo).
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ALOE FEROX
Molto robusta, la sua altezza varia dai due ai cinque metri nelle
piante più vecchie. Le sue foglie, molto carnose, hanno una tendenza di colore che va dal verde al grigio-verde, con spine di colore più scuro rispetto alla foglia. Presenta Infiorescenze erette, con
5-12 fiori rosa-corallo disposti in verticale su un unico stelo.
Generalmente confusa con altre specie (A. Marlothii, A. Spectabilis), fiorisce da Maggio ad Agosto (più a nord, da Settembre a
novembre), è anch’essa originaria dell’Africa meridionale e in
particolar modo è diffusa nelle zone aride della provincia del
Capo (est ed ovest), nel sud del KwaZulu-Natal e in alcune zone
del sud-ovest del Lesotho.
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ALOE VERA
L’Aloe Vera, così battezzata e descritta da Linneo, l’Aloe Barbadensis di Miller e l’Aloe Vulgaris di Lamarck sono la stessa
pianta. La Barbadensis, deve il suo nome alle isole Barbados, ma
è presente nel resto delle Antille, nei Caraibi e soprattutto nella
costa Nord Orientale dell’Africa da cui probabilmente si diffuse.
Il problema del nome è complicato dal fatto che Miller aveva a
sua volta denominato e battezzato Aloe Vera un’altra varietà di
Aloe creando una certa confusione nell’ambiente botanico. Così,
oggi ci troviamo davanti all’Aloe Barbadensis, chiamata spesso
“Aloe Vera” e ad un altro tipo di Aloe denominata “Aloe Vera qualità Vera” per distinguerle. Osservandole da vicino, è abbastanza facile distinguere la Barbadensis dall’Aloe Vera qualità Vera,
pur senza essere dei botanici di professione: la prima ha le foglie
raccolte intorno ad un rosone centrale, mentre l’altra ha le foglie
sovrapposte. L’Aloe Barbadensis può raggiungere un’altezza
massima di 60-90 cm e vive generalmente 5 anni. Le sue foglie
spinose possono raggiungere una lunghezza di 40-50 cm, con una
larghezza alla base che varia dai 6 ai 10 cm. Queste foglie, maculate in fase di crescita, assumono un colore verde uniforme allo
stato adulto, rivestite da una pellicola protettrice che permette alla
pianta di filtrare l’aria e l’acqua. Sotto questa membrana troviamo
un primo strato cellulosico che racchiude cristalli di ossalato di
calcio e le cellule pericicliche dell’Aloina, l’essudato giallo-rosato
con proprietà lassative. Racchiuso in questa triplice protezione
vegetale, troviamo il Parenchima, tessuto incolore costituito dal
gel della pianta tanto ricercato. La qualità di quest’ultimo dipende
molto dal tipo di clima e dall’irrigazione. Questo tipo di pianta è
quella maggiormente utilizzata dalle aziende per l’estrazione di
succo semplicemente perché più diffusa e carnosa. Non serve a
nulla, infatti, cercare una determinata specie o varietà di pianta, in
quanto (e lo vedremo più avanti) TUTTE le specie contengono gli
stessi principi attivi. E’ stata così ampiamente coltivata a tutte le
latitudini che il suo ceppo d’origine rimane un mistero, anche se
53
gli studiosi sono convinti che provenga dal centro Africa. Sebbene la maggior parte delle specie tollerano il freddo secco, altre temono sia il freddo che la pioggia, come nel caso dell’Aloe Vera.
Raggiunge il massimo della maturità intorno ai 4-5 anni, raggiungendo i 60-90 cm. di altezza massima. Le sue foglie variano
fra i 40 e i 50 cm, essendo orlate di spine di un colore più chiaro.
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GALLERIA FOTOGRAFICA: ALCUNE SPECIE
Aloe Dichotoma
Aloe Variegata
Aloe Polyphylla
Aloe Striata
La linfa dell’Aloe Striata ha un effetto irritante e non può essere utilizzata per la realizzazione di prodotti ad uso interno e/o esterno.
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Aloe Broomi
Aloe Saponaria
Aloe Aristata
Aloe Mitriformis
L’Aloe Aristata, l’Aloe Polyphylla e l’Aloe Striata (o striatula),
sono tre specie Alpine che tollerano più facilmente il clima rigido.
L’Aloe Aristata ha le foglie disposte a rosetta, ricoperte da tubercoli bianchi. Questa pianta assume una colorazione arancio, è di
taglia piccola e può raggiungere i 10 cm di altezza.
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Aloe Ciliaris
Aloe Gariepensis
Aloe Humilis
Aloe Aculeata
L’Aloe Ciliaris, spesso confusa con altre specie o ibridi, ha un portamento rampicante en può raggiungere anche i 5 metri di altezza.
Tra le più piccole, segnaliamo l’Aloe Humilis, le cui foglie spinose
sono di colore verde-azzurro.
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Aloe Squarrosa
Aloe Peglerae
Aloe Concinna
Aloe Conifera
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Aloe Marlothii
Aloe Camperi
Aloe Melanacantha
Aloe Dorotheae
59
Aloe Jucunda
Aloe Cosmo
Aloe Mitriformis Variegata
Aloe Nobilis
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Aloe Angelica
Aloe Barberae
Aloe Brevifolia
Aloe Zebrina
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Aloe Castanea
Aloe Pendens
Aloe Pink
Aloe Pink Blush
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VARIETA’ DI COLORI NEI FIORI DI ALOE
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RADICI ED ACQUA
Pianta succulenta appartenente alla famiglia delle Aloaceae, spesso confusa con l’Agave, l’Aloe ha radici perenni, forti e fibrose,
numerose e persistenti. Generalmente, quelle che noi definiamo “piante grasse”, in realtà sono “piante succulente”, in quanto contengono succhi e non grassi. Molte specie sono legnose e
ramificate. In alcune zone del Sud
Africa e nel Natal, sono state trovate piante alte 10-18 metri, con fusti
fino a 10 metri di circonferenza. I fiori sono eretti, senza calice e la corolla è tubolare, divisa in sei segmenti
stretti nella parte terminale, di colore
rosso, rosa corallo, giallo, biancastro
o blu-violaceo. Le capsule contengono numerosi semi. Le foglie possono essere spinose e dentate. Ama il
clima temperato, ma alcune specie
resistono anche in condizioni molto
estreme. Nelle zone centrali e meridionali d’Italia può essere collocata
all’esterno, ma una temperatura al di
Semi di Aloe
sotto dei 5 gradi può nuocerle, così
come l’acqua abbondante. Chi vive al
nord può coltivarla in appartamento
o in serra, ma in entrambi i casi consigliamo di annaffiarle poco, bagnando il terreno con uno o due bicchieri
d’acqua ogni mese. Molti, temendo
di farle soffrire, le hanno talmente
annaffiate da distruggerle. Se le foglie perdono la loro colorazione,
assumendo una tonalità marrone, allora vuol dire che soffrono il
freddo e l’acqua eccessiva; se, invece, le foglie si chiudono su se
stesse, allora vi stanno chiedendo un pò d’acqua.
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IRRIGAZIONE
L’Aloe ha bisogno di poca acqua ed esposizione diretta del sole,
non dimenticarlo mai. Durante il periodo estivo non dovrete innaffiarla più di 1 volta la settimana, bagnando la terra e non le
foglie. Prima di irrigarla, verificate sempre che il terreno sia completamente asciutto. Se la tenete in vaso nei mesi invernali, assicuratevi di portarla in un posto riparato ed esposta alla luce. Se
volete invasarla, fatelo solo in primavera, tra marzo e aprile.
Se le foglie cambiano colore e scuriscono, fino a diventare di colore marrone e a marcire, sicuramente di acqua durante il periodo
invernale ne hanno ricevuta troppa. Nei mesi invernali queste
piante vanno innaffiate non più di una volta al mese.
Se la pianta ha sofferto notevolmente, esaminate le radici eliminando la parte marcia, spolverate con polvere radicante e fate
asciugare un paio di giorni prima di rimetterla in vaso, in ambiente non troppo freddo. Verificate il terriccio: dev’essere composto
in proporzioni ugiali di torba e sabbia; non sabbia edile, ma sabbia pura, di fiume o da vivaio. Il terreno dovrà essere drenante
e soffice, leggero. Altro elemento importante da considerare è il
vaso: considerate un vaso più largo che profondo, che abbia fori
di drenaggio adeguati perché l’aloe non ama i ristagni idrici. sistemate della ghiaia porosa sul fondo del vaso, dei sassolini o dei
pezzi di coccio per evitare depositi di acqua sul fondo.
66
COLTIVAZIONE
Queste piante si moltiplicano per talea, a partire da un frammento
di foglia, di ramo, di fusto o radice. A tale scopo, si deve usare
un coltello ben affilato e pulito per evitare eventuali infezioni; generalmente si prediligono le talee giovani perché possiedono più
vitalità. Se volete adottare questo metodo, procedete così: attendete il periodo estivo, tagliate i germogli, lasciateli asciugare per
un paio di giorni e, in seguito, collocateli in un contenitore mantenuto umido e collocatelo in una zona luminosa. Questo metodo,
comunque, non si adatta ai principianti. I metodi di riproduzione
sono solitamente due: il metodo gamico, cioè utilizzando i semi,
difficili da reperire perché il genere Aloe non ama l’autoimpollinazione, e quello agamico, cioè per talea. Il periodo più adatto per
la semina è il mese di marzo. Personalmente, consiglio di separare i figli dalla madre, dopo circa un mese, per evitare che questi
possano assorbire tutta la linfa vitale, e il metodo di separazione è
alquanto semplice: svasare la pianta, separare la terra dalle radici
delicatamente, invasare le piantine in altri contenitori, annaffiandole una sola volta per obbligarle ad adattarsi al nuovo terreno.
Poiché l’Aloe, come tutte le
piante succulente, è costituita dal 95% di acqua, occorrerà annaffiarla poco nel
periodo umido invernale e
abbondantemente d’estate,
ma solo quando il terreno
sarà del tutto asciutto.
Se il periodo invernale nella vostra zona è particolarmente freddo,
vi consiglio di tenerla in vaso, così da poterla collocare in casa,
esposta alla luce, nei periodi di gelo. Utilizzate un vaso forato, con
uno strato di ghiaia di almeno 1-2 cm sul fondo per garantire un
adeguato drenaggio. Come terriccio potrete utilizzare quello per
cactus, facile da reperire e già confezionato.
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FERTILIZZANTI E TERRENO
Il terreno migliore per l’Aloe è quello sabbioso, costituito da tre
parti di sabbia e una di normale terriccio da giardino; un fondo di
argilla o ghiaia sul fondo del vaso consentirà il drenaggio. Non
mettete sottovasi, altrimenti crerete un ristagno d’acqua, non amato dall’Aloe. L’uso dei fertilizzanti può essere utile in determinati
casi, mai però durante il processo di coltivazione. In tale fase non
dovrete usare nessun fertilizzante, pesticida o diserbante chimico.
E’ appropriato, invece, concimare il terreno una volta al mese
dall’inizio della primavera e per tutta l’estate. Conoscere basilarmente i fertilizzanti è essenziale nella scelta di quello giusto. Sigle
composte da tre serie di numeri, come per esempio 10-20-10, sono
sempre riportate sulla confezione ad indicare la composizione chimica del composto. Le tre serie di numeri si riferiscono alle percentuali di azoto, fosforo e potassio. Questi concimi chimici possono
essere di tue tipi: in grani, da distribuire sul terreno utilizzando
un utensile appropriato, oppure di tipo solubile, da mescolare con
l’acqua per spruzzarlo sulle foglie o utilizzandolo come parte del
processo di irrigazione, in cui la pianta riceve le sostanze nutritive per via sistemica (attraverso le radici). Oltre agli elementi citati, un buon fertilizzante per l’Aloe dovrà contenere anche alcuni “microelementi” quali il ferro, il manganese, il rame, lo zinco.
Il primo numero del fertilizzante, riportato sulla confezione, indica il contenuto di azoto, elemento indispensabile per la crescita delle foglie; il secondo numero indica il contenuto di fosforo,
sostanza utile per incrementare lo sviluppo stesso della pianta e
produrre buone radici; il terzo numero indica invece il cloruro di
potassio, indispensabile per il colore dei fiori e la loro dimensione.
Per fare un esempio concreto, si consideri una confezione da 1 litro di prodotto: 100 # 10-20-10 pari a 25 parti di azoto, 50 di fosfato e 25 di cloruro di potassio. Prima di applicare il concime, è
meglio testare il terreno. A questo scopo, esistono dei test chimici
che possono essere acquistati presso negozi di giardinaggio. Il test
vi dirà il contenuto di nutrienti già presenti nel vostro terreno,
68
nonché l’acidità (PH) del suolo. L’uso eccessivo di fertilizzante,
oppure l’applicazione dello stesso al momento sbagliato può ritardare la fioritura, bruciare foglie e radici, o addirittura uccidere
la pianta. E ‘essenziale leggere e seguire le raccomandazioni riportate sul prodotto prima di utilizzarlo in modo improprio. Col
tempo, le foglie più anziane, quelle cioè che si trovano alla base, si
seccano. Per eliminarle, basta usare un coltello ben pulito. Foglie
più chiari del solito indicano scarsità di illuminazione, mentre un
colore marrone o la comparsa di macchie può indicare la presenza
di acari. In commercio esistono prodotti specifici antiacaro. Attenzione a non usare pesticidi o altre sostanze dannose per l’organismo nel caso in cui coltivaste l’Aloe a scopo medicinale; inoltre, in
quest’ultimo caso, la pianta dovrà ricevere molto sole affinché si
sviluppino i princìpi attivi.
Aloe Vera Barbadensis
69
I Rischi del “fai-da-te”*
In questo periodo molte persone ci contattano per chiederci dove
reperire la pianta e come preparare il succo in casa. Erroneamente, esse pensano che ,”essendo una Pianta”, l’ Aloe non possa far
male...e qui si sbagliano. L’ Aloe, se priva di Aloina, un amaro
purgante, non comporta precauzioni d’uso ad eccezione di rarissimi casi (almeno l’ 1% delle persone) di allergia ad altri elementi
contenuti nel succo.
L’ Aloina, invece, una potente droga antrachinonica, è però presente in dosaggi elevati nella buccia e non si può escludere del
tutto nel succo di Aloe “fatto in casa”, rendendolo inadatto all’
automedicazione; infatti, essendo i meccanismi d’azione dell’Aloina ancora mal conosciuti, se ne sconsiglia l’ uso prolungato a
dosi elevate poichè può causare danni al colon, crampi addominali, nausea, vomito e diarrea e colorazione dell’ urina. Va inoltre
detto che può essere abortiva in gravidanza
Tratto dal periodico “Natura e Benessere”,
Articolo di Giancarlo Bruschini
70
DOMANDE FREQUENTI SULL’ALOE
L’Aloe Vera è estesamente riconosciuta per essere innocua e per
non avere effetti nocivi. Si raccomanda, comunque, di ascoltare il
parere di un medico prima di assumere qualsiasi preparato fitoterapeutico.
IMPIEGO DELL’ALOE PER USO ESTERNO
Quali foglie usare? Usare sempre le foglie più basse, quelle cioè
più vicine al terreno.Ci sono molte ragioni: primo, le foglie più
basse sono anche le più vecchie e le più grandi, e da queste si
estrae più succo e con maggiore concentrazione di principi attivi;
inoltre, così facendo, la pianta manterrà ancora la sua bellezza durante la crescita.
Come tagliare le foglie? Dopo aver tagliato la foglia con un coltello affilato, eliminate i bordi spinosi separandoli dal resto della foglia sempre con il coltello, quindi dividetela in due per lo spessore, come quando si apre un pesce. Le superfici esposte riveleranno
il gel trasparente. L’essudato giallo-rosato in superficie, dall’odore
pungente è l’aloina: toglietelo. Quando sarete pronti, potrete applicarle direttamente sulle parti afflitte. I principi attivi agiranno
in pochi minuti.
Quanto può durare l’applicazione? Il gel in superficie, a contatto
con l’aria si asciuga, mentre il resto del succo, più abbondante, è
tenuto prigioniero sotto il primo strato. Quando il gel presente
sulla superficie si è asciugato, incidetelo con un coltello pulito per
farne uscire ancora. Potete continuare fino ad arrivare alla buccia.
Una foglia parzialmente usata può essere avvolta con alluminio
o plastica per alimenti e tenuta al fresco, ben chiusa, per diversi
giorni, lontano dalla luce e dall’aria per rallentare l’ossidazione.
71
E’ meglio usare la pianta fresca o il succo in bottiglia? Le foglie
di Aloe hanno un contenuto di Aloina troppo elevato! Si sconsiglia
l’uso interno del prodotto fatto in casa o, comunque, di prodotti
commerciali con contenuto di Aloina oltre i limiti consentiti dalle normative europee (tra l’altro più severe di quelle americane)
Il prodotto imbottigliato ha sicuramente un contenuto di Aloina
controllato (sulla confezione dovrete trovare l’indirizzo e il nome
della ditta che l’ha prodotto), è stabilizzato, relativamente poco
costoso, più facile da usare, conveniente, e migliorato dal punto
di vista del sapore. Il succo della foglia di solito è più potente del
prodotto lavorato e imbottigliato, al momento dell’estrazione, ma
difficile da conservare e, come accennato precedentemente, le droghe antrachinoniche non si prestano all’automedicazione. I chimici hanno preferito combinarlo con altri ingredienti attivi, come
vitamine A ed E, lanolina ed altri elementi, per stabilizzarlo, ampliare ed intensificare la sua efficacia. Così, di norma, raccomando
prodotti all’Aloe arricchiti secondo richieste ben specifiche e distribuiti da società serie. Se la pianta da sola non fa tutto il lavoro,
un prodotto adatto potrebbe completarlo. Al contrario, se non ottenete alcun beneficio usando un prodotto specifico, sappiate che
esiste molta speculazione in questo settore come in tutti gli altri.
Assicuratevi quindi che il prodotto che state per acquistare abbia
questi requisiti, apposti di norma sull’etichetta:
1) NON CONTENGA ALOINA;
2) SIA RICONDUCIBILE AD UN LABORATORIO E NON AD
UN PRIVATO CHE LO ABBIA CONFEZIONATO IN CASA;
3) SIA OTTENUTO DALLA SPREMITURA DI PIANTA FRESCA
E NON REIDRATANDO POLVERI;
4) NON CONTENGA ACQUA AGGIUNTA;
La legge permette ai produttori di indicare sull’etichetta la percentuale di purezza del prodotto. La dicitura “puro al 99%” non vuol
dire che nel flacone troveremo un 99% di Aloe, ma semplicemente
che la quantità immessa nel flacone è pura al 99%.
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ALOE IN VETERINARIA
Dai tempi di Alessandro il Grande, che utilizzava grande quantità di Aloe per curare e rendere “più forti” i cavalli delle sue
truppe, ad oggi, l’uso terapeutico dell’Aloe si è esteso notevolmente in campo veterinario.
Nel XVII secolo, per esempio, i coloni inglesi d’America usavano frequentemente un preparato a base di Aloe destinato all’allevamento dei cavalli. Solo in tempi recenti, però, e a partire dalla seconda metà del XX secolo, l’utilizzo in campo veterinario
divenne più frequente, soprattutto grazie agli studi condotti dal
veterinario americano Robert Northway su cani, gatti e cavalli
affetti da problemi micotici quali la tigna: su circa 70 animali
trattati con gel di Aloe, 67 di questi guarirono completamente e
con risultati maggiori rispetto ai trattamenti tradizionali.
Il gel applicato localmente sui cavalli si è rivelato utile per curare ferite e lacerazioni, tendiniti, storte e infiammazioni, mentre
ad uso orale è stato somministrato a cavalli irrequieti per ristabilire il loro sistema nervoso. Ottimo antibatterico, antibiotico ed
antinfiammatorio, battericida e cicatrizzante, Il gel in particolare
viene utilizzato dagli allevatori per il trattamento della mastite
nelle mucche da latte e per le irritazioni causate dalle mungitrici elettriche. Essendo l’aloe un prodotto naturale, non presenta
rischi di contaminazione (eventuali residui di gel nel latte appena munto). Alcuni ricercatori sostengono, inoltre, che l’Aloe
incrementerebbe la produzione del latte, essendo un integratore
alimentare completo, utile anche nello svezzamento dei vitelli
già in tenera età.
Nel gatto, comunemente soggetto a problemi come la cateratta e
la congiuntivite, il succo di Aloe (o il gel) applicato come collirio
offre buone prospettive di guarigione. Questi studi sugli animali confermano l’efficacia della totalità dei principi attivi presenti
nella pianta, escludendo il tipico effetto placebo riscontrabile
nella somministrazione umana.
73
Qui di seguito, presentiamo una lista di sperimentazioni effettuate
su animali da laboratorio dagli anni ’50 in poi. Al di là delle considerazioni personali su tali atteggiamenti a dir poco crudeli, questi
esperimenti sono comunque serviti a testare le qualità indiscusse
dell’Aloe.
Radiodermite acuta dopo irradiazione Beta.
Lushbaugh, CC, e Hale, DB (1953, luglio). Cancer, vol. 6, pp 690ff.
Ustioni da radiazioni nei conigli: trattando i tessuti danneggiati
con succo di Aloe il processo di guarigione è risultato accelerato e
i conigli sono guariti in soli 2 mesi.
Ustioni termiche.
Rovatti B, Brennan RJ ..Ind. Med Surg 1959 Agosto, 28 . (8) :364368. Studiando la reazione alle ustioni termiche negli animali, Rovatti e Brennan scoprirono che le ferite indotte sugli animali da
laboratorio non solo guarivano più rapidamente di quelle trattate
con preparazioni normali, ma questi animali riportavano anche
meno cicatrici.
Uso sperimentale di estratto di Aloe vera nella pratica clinica.
Morthway, RB (DVM). (1975, gennaio). Medicina Veterinaria e
Clinica Veterinaria, 70, 89.
Morthway è stato uno dei primi chirurghi veterinari ad aver pubblicato un articolo esaustivo sull’uso topico dell’Aloe nella pratica
veterinaria. Morthway prese in esame 76 casi di dermatite trattati
con preparati di Aloe Vera per uso topico confrontandoli con il
tipo di risposta che avrebbe ottenuto se avesse usato normali antibiotici o steroidi. Questi casi di dermatite comprendevano: allergie, tigna, ascessi, infiammazioni della pelle, infezioni della pelle,
lacerazioni e ferite, piodermiti, cisti e problemi dell’orecchio. Nel
95% dei casi trattati con l’Aloe, egli ottenne lo stesso successo rispetto ai preparati tradizionali per uso topico. Nel 20% dei casi
trattati con Aloe, invece, conseguì risultati migliori rispetto ai medicinali utilizzati normalmente. Inoltre, egli non riscontrò reazioni
74
tossiche o altri effetti collaterali avversi.
Medicina e Chirurgia Equina
Huntingdon, Cambridgeshire - Baxter, GM vol. II, pp 1625-9
Il veterinario Peter Green riferisce che il gel di Aloe allevia il dolore, riduce l’infiammazione, penetra in profondità nella pelle, stimola la divisione cellulare ed uccide batteri e funghi. Ha concluso che l’Aloe Vera è il trattamento più efficace topico per ustioni.
Peter Green. verdi, Peter. tempi veterinari, vol. 26 n.9, settembre
1996.
Uso di Aloe come trattamento della sindrome post-virale, letargia e malattie della pelle del cavallo. Confrontando i risultati con
quelli ottenuti da altri veterinari, dopo aver somministrato 240 ml
di succo di Aloe al giorno (nel cibo) per 3 - 5 settimane ai cavalli,
i test indicarono una percentuale significativa di risposte positive
all’assunzione orale di Aloe. Per patologie come la tigna, la febbre
da fango e le allergie, ha concluso che i risultati ottenuti usando
l’Aloe ad uso topico era efficace come quello che ci si aspetterebbe
con i normali prodotti veterinari, quali agenti antifungini, antibiotici e steroidi.
Protocollo terapeutico per gli animali feriti termicamente e trattaento con gel di Aloe su una scimmia.
Cera, Lee M. (DVM), Heggers, John P. (PhD, MT [AMT]), Hafstrom,
William J. (MD) , e Robson, Martin C. (MD). . (1982, luglio / agosto), Journal of the American Animal Hospital Association, 18,
633-638. Questo articolo della University of Chicago Burn Center è
eccezionale perché riporta il caso di una scimmia colpita accidentalmente da ustioni (Il 70% del corpo). In seguito al trattamento
con gel di Aloe, non soltanto l’animale si era salvato, ma presto
tornò in buona salute.
75
L’efficacia terapeutica del gel di Aloe vera su lesioni termiche:
Cera, Lee M. (DVM) , Heggers, John P. (PhD), Robson, Martin C.
(MD), e Hafstrom, William J. (MD). . (1980, settembre / ottobre),
Journal of the American Animal Hospital Association, 16, 768-772.
La presente relazione della University of Chicago Burn Center su
due cani pastore incidentalmente ustionati su tutto il corpo, riportava che ogni altro trattamento ordinario sarebbe stato considerato inutile vista la gravità. L’articolo, accuratamente documentato,
dimostra i benefici effetti dell’Aloe in caso di ustioni.
Studi sull’effetto dell’acemannano nelle infezioni retrovirali:
stabilizzazione clinica della leucemia felina MA Paper , Unger
BA , Giggleman GF , Tizard IR . Animal Hospital, Irving, TX. Mol
BiotHER. 1991 Mar;. 3 (1) :41-5
L’acemannano, uno dei tanti componenti dell’Aloe, stimola il sistema immunitario ed è riconosciuto come agente antivirale (per
diversi virus) e come induttore di interferone. La leucemia felina
(FeLV) è considerata la più importante causa di morte nei gatti domestici. Il 40% dei gatti muore a causa della malattia entro quattro
settimane e il 70% entro otto settimane. Uno studio del 1991 effettuato all’Animal Medical Hospital (Irving, Texas), il Veterinary
College (Texas) e presso l’A & M University ha dimostrato l’efficacia dell’acemannano nel trattamento della FeLV. 50 gatti studiati,
tutti risultati positivi agli esami sierologici per la leucemia felina
e che non rispondevano positivamente ai trattamenti tradizionali,
erano ormai gravemente ammalati ed in fase terminale. Ai gatti
fu iniettata regolarmente una soluzione contenente acemannano.
I risultati dello studio fanno riflettere: Alla fine delle 12 settimane di studio, 29 gatti trattati con l’acemannano erano ancora vivi.
2 su 44 sono stati persi al follow-up (controlli periodici) e altro è
morto per altre cause. Lo studio indica un tasso di sopravvivenza del 71% per quei gatti che hanno completato lo studio. Dei 15
gatti che sono morti per malattie legate alla FeLV, cinque sono
morti per tumori maligni o aplasia midollare entro nove giorni
dall’inizio della sperimentazione, 7 altri gatti sono morti entro la
76
dodicesima settimana e tre sono morti entro quattro settimane dal
completamento dello studio; 9 gatti sono morti o sono stati soppressi entro due mesi, ed un altro era morto entro il quinto mese
dalla diagnosi di FeLV.
Tutti i proprietari dei gatti sopravvissuti hanno riferito di essere
soddisfatti dei risultati del trattamento, affermando che i loro gatti erano ritornati al loro stato normale di attività ed erano sani e
felici. Lo studio è importante per due motivi. In primo luogo, 29
gatti che sarebbero dovuti morire, secondo tutti gli studi scientifici
precedenti, erano ancora vivi e apparentemente normali dopo 12
settimane. In secondo luogo, basandosi su ulteriori studi ed altra
documentazione, il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti
ha approvato in via ufficiale l’uso di Aloe nella cura della leucemia felina.
L’acemannano è un immunostimolante derivato dall’Aloe, riconosciuto dal Department of Agriculture (USDA) degli Stati Uniti per il trattamento del fibrosarcoma dei cani e dei gatti. Studi
preliminari indicano che l’acemannano è un complemento efficace
per la chirurgia e la radioterapia nel trattamento dei sarcomi del
cane e del gatto. Tuttavia, poco si sa sul meccanismo di azione di
questo composto. Mannani con attività antitumorale significativa
sono stati isolati da lieviti ed è stato dimostrato che essi agiscono
principalmente sulla attivazione dei macrofagi.
Come abbiamo potuto appurare in precedenza, le caratteristiche
immunomodulanti, cicatrizzanti, antibatteriche, emollienti ed
antiinfiammatorie (studi recenti paragonano questa attività con
quella dell’idrocortisone) della pianta, utili agli esseri umani, possono essere sfruttate positivamente in campo veterinario.
77
ALTRE APPLICAZIONI IN CAMPO VETERINARIO
Da quanto mi hanno affermato diversi veterinari che hanno utilizzato l’Aloe su animali da compagnia, queste sono le applicazioni
più comuni:
Uccelli: gel o succo di Aloe diluito nell’acqua contenuta nel beverino per migliorare la loro salute e il piumaggio.
Per la gotta delle zampe: immergere le zampette nel gel o passarlo
sulle stesse con un bastoncino di cotone.
Cani e gatti:
Fistole: pulire la ferita con gel di Aloe più volte al giorno.
Anemia: più dosi di succo di aloe al giorno in base alla taglia.
Acari delle orecchie: applicare gel di aloe più volte al giorno.
Piaghe, ferite provocate da altri animali: applicare il gel localmente e somministtrare succo di Aloe fino al completo ristabilimento.
Cheratite: applicare il gel di aloe.
Cavo orale: applicare il gel di Aloe quando l’animale rifiuta di
alimentarsi per la grande dolorabilità. Non sottovalutiamo le caratteristiche antidolorifiche dell’Aloe dovute alla presenza di Bradachinasi, potente killer del dolore, e dell’acido salicilico.
La pelle degli animali:
Nell’essere umano le ghiandole sudoripare svolgono una funzione disintossicante importante. Gli animali però hanno meno
ghiandole sudoripare dell’uomo ed eliminano le tossine attraverso le malattie delle pelle. La perdita di pelo (alopecia), la dermatite
pruriginosa o altre patologie in corso, sono i sintomi evidenti che
l’animale non sta bene. Usare il gel di Aloe, in questi casi, può
essere determinante. Parlatene con il vostro veterinario di fiducia.
78
Applicazioni
già testate su esseri umani e/o animali
Prima di sperimentare l’Aloe su voi stessi o sui vostri animali,
consultate un operatore sanitario qualificato.
L’herpes genitale
Studi condotti sull’uomo suggeriscono che il gel di Aloe può essere utilizzato con efficacia per il trattamento dell’herpes genitale.
Dermatite seborroica, seborrea, forfora
Efficace nel trattamento della dermatite seborroica se applicato
sulla pelle. Diluire il succo estratto a freddo dalla pianta ed applicarlo localmente, frizionando la cute.
Psoriasi vulgaris
Una ricerca, effettuata su 80 pazienti, metà dei quali sono stati randomizzati per ricevere un gel contenente il 70 per cento di Aloe
e l’altra metà lo 0,1 per cento una crema a base di triamcinolone
acetonide (uno steroide topico). Dopo otto settimane di trattamento, i pazienti trattati con Aloe avevano una maggiore riduzione
della Psoriasis Area and Severity Index (PASI) rispetto ai pazienti
seguiti con gli steroidi. Faccio presente che gli studi effettuati con
il metodo PASI sono comunemente realizzati per l’approvazione
dei farmaci negli Stati Uniti. (Choonhakarn C, et al “A prospective
randomized clinical trial comparing topical aloe vera with 0.1%
triamcinolone acetonide in chronic plaque psoriasis” ICD 2009;
Abstract P347).
Afta - Stomatite
Le ulcere aftose della bocca possono essere trattate con gel di Aloe
per ridurre il dolore e ridurre la comparsa di nuove ulcere.
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Pelle secca
Il gel di Aloe può efficacemente ridurre la secchezza della pelle se associato ad una buona crema idratante.
Macchie dell’età
Queste macchie di iperpigmentazione appaiono più frequentemente
dopo un’essessiva esposizione solare o in modo naturale con l’avanzare
dell’età. Applicate il gel per diversi mesi, prima di cominciare a vederne
i benefici. La melanina, prodotta per proteggere la pelle dalle radiazioni
solari, non sempre, terminata l’esposizione solare, torna alle sue condizioni originali e in questo caso possiamo intervenire efficacemente con
l’Aloe.
Colite ulcerosa e infiammazione intestinale
C’è una ricerca limitata, ma promettente sull’assunzione di Aloe per via
orale nel trattamento della colite ulcerosa (UC), rispetto al placebo.
Metabolismo cellulare
l’Aloe aiuta il nostro organismo a produrre l’energia di cui ha bisogno,
provvede al funzionamento del metabolismo cellulare, e, grazie al suo
contenuto di vitamina C, stimola la circolazione e l’apparato cardiovascolare. La vitamina C contenuta nell’Aloe interviene nella prevenzione
e rafforza il sistema immunitario. Non essendo prodotta dall’organismo,
dobbiamo cercare questa vitamina all’esterno.
Fegato
L’Aloe è uno straordinario epatoprotettore. Lo stesso Plinio il Vecchio,
già nell’antichità osservava la capacità di questa pianta a proposito del
fegato. Diceva: “L’Aloe cura l’ittero”.
Leggendo trattati e dialogando con numerosi medici, ho potuto appurare
personalmente quanto sia vero.
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Ricrescita dei capelli.
Anticamente, lo stesso Plinio il Vecchia dichiarava che “l’Aloe
fa ricrescere i capelli”. Peccato che io non avessi preso in seria
considerazione questa sua osservazione. Anche in casi di calvizie,
l’Aloe si è rivelata incredibilmente efficace ad una persona di mia
conoscenza. Essendo praticamente calvo e sensibile alle radiazioni solari (è un pilota d’aerei), si cospargeva il cuoio capelluto di
gel di Aloe frequentemente come protezione solare totale. Dopo
diversi mesi i suoi colleghi gli fecero notare che una peluria stava
rispuntando sulla sua testa. Applicato frequentemente, stimolerebbe gli enzimi che promuovono la ricrescita.
Per chi i capelli li ha ancora, le applicazioni di gel andranno eseguite sui capelli puliti, partendo dalle radici fino alle punte.
Lasciate operare il gel per alcune ore o tutta la notte e risciacquateli.
Scrub all’Aloe
Tagliate le foglie dell’Aloe in due parti, longitudinalmente, e utilizzare i lati interni come scrub per il corpo.
Maschera esfoliante per i piedi
Per rilassare i piedi e renderli morbidi, diluire il gel di Aloe in
poca acqua e applicare sui piedi.
Maschera viso
Applicare il gel sul volto, contorno occhi e collo.
Lavare dopo almeno un’oretta ed applicare una crema idratante.
Scottature e punture
Tenere una pianta di Aloe in casa ed utilizzare il succo come rimedio naturale da applicare in caso di piccole ustioni casalingue.
Reumatismi, Artriti
Un valido rimedio se assunto oralmente e applicato sugli arti doloranti.
Parlatene con il vostro medico.
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PREPARAZIONE DEL GEL
1)
Procuriamoci una piantina di Aloe, di qualsiasi specie, avendo cura di prelevare parti
di foglie più anziane, quelle cioè poste alla
base della pianta stessa. Tagliamone un pezzo con un coltello, in penombra e, nel senso
della lunghezza, laviamola e, successivamente, togliamo la parte verde e le spine,
evidenziando solo la polpa interna.
2)
Per un uso immediato, possiamo semplicemente far colare il gel dalla parte recisa ed
applicarlo localmente.
L’Aloe Vera Barbadensis, avendo foglie più
corpose e ricche, è la specie più utilizzata attualmente per la produzione di cosmetici ed
integratori.
3)
Il succo ossida velocemente a contatto con l’aria e con la luce (estraetelo in penombra), virando (cioè cambia colore, diventando più scuro),
favorendo la produzione di batteri. Dovrai consumarlo all’occasione,
altrimenti perderà i suoi principi attivi e sarà inutile. La conservazione avvviene tramite procedure chimiche, come l’aggiunta di tocoferolo,
acido ascorbico o altre sostanze e ogni tentativo di conservarlo in casa
sarebbe inutile. Provate comunque ad aggiungere succo di limone (Vit.
C - antiossidante), per rallentare il processo di ossidazione. I prodotti
in commercio sono tutti stabilizzati, ma difficilmente contengono succo
ottenuto da spremitura da pianta fresca.
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Come realizzare il gel di Aloe
Impareremo ora a realizzare il gel di Aloe per uso esterno.
Ricordo ancora che l’uso interno è fortemente sconsigliato per i
motivi già descritti ampiamente.
Poiché per le applicazioni ad uso topico non ci sono rischi legati
alla presenza di Aloina, potremo tranquillamente realizzare il nostro gel per uso personale, tenendo conto di alcuni fattori importanti:
-La pianta di Aloe
Dovete essere sicuri che la pianta che state per utilizzare sia
un’Aloe e che questa non sia stata concimata chimicamente.
-Estrazione del succo
Effettuate il taglio della foglia in penombra, almeno 3 o 4 giorni dopo l’unltima innaffiatura. La luce e l’aria ossidano il succo,
quindi conservatelo in frigo per un solo giorno, onde evitare la
formazione di batteri..
-Conservazione
Il succo appena estratto si ossida velocemente perdendo i principi
attivi. E’ consigliabile utilizzare piccole parti della foglia per una
quantità di gel da utilizzare una sola volta perché non potrete conservarlo a lungo. La formazione di batteri è veloce e non servirà a
nulla mettere in frigo il succo in eccesso. Usate la quantità che vi
occorre al momento.
E’fondamentale utilizzare il succo entro 20 minuti dalla raccolta poiché gli enzimi della pianta, dopo tale tempo, inizieranno a
“crollare”.
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Procedura:
Scegliete una foglia posta alla base della pianta.
Tagliatene una piccola parte, partendo ovviamente dalla punta,
rimuovendo anche le spine. Una volta tolta la parte verde, inserite
soltanto la polpa in un piccolo recipiente pulito.
Per punture o irritazioni, ferite varie, applicatelo localmente spremendo la parte recisa della foglia facendo colare il succo sulla parte interessata.
Per preparare una lozione per il cuoio capelluto, diluire il gel con
acqua tiepida e frizionare. Oltre a costituire un aiuto contro la forfora, nutre il capello rendendolo morbido.
Per la maschera viso, applicare direttamente sul viso pulito e
struccato, tenendo conto che l’Aloe assorbe molto il sebo, quindi
troppe applicazioni renderebbero la pelle secca. Per evitare questo, associarla sempre ad una crema idratante. Applicare di sera il
gel sul viso e nel contorno occhi, al mattino successivo sciacquare
con acqua tiepida ed applicare una buona crema idratante.
Per l’igiene intima: diluire il gel di Aloe nella camomilla tiepida.
Per le emorroidi: applicare direttamente il gel per ottenere un sollievo immediato. Igiene orale: usare il gel puro o diluito per effettuare gargarismi.
Ferite e punture di insetti: per un sollievo immediato è importante
il tempo di applicazione.
Anni fa mi trovavo in una località della Tunisia, nei pressi del deserto del Sahara. Una turista italiana fu punta da un insetto e provava un forte fastidio. Poco distante, accanto ad una piccola casa
c’erano due uomini anziani ed una bella pianta di Aloe accanto
all’entrata. Dissi a quella donna che avevo la possibilità di lenire
immediatamente il suo dolore e lei acconsentì. I due anziani mi
permisero di prelevare una piccola parte di foglia e la ragazza applicò il gel provando immediatamente sollievo.
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LE MIE RICETTE ALL’ALOE
Consapevoli da millenni dei suoi benefici effetti curativi, gli uomini hanno appreso recentemente a mangiare l’Aloe. Gandhi sosteneva pubblicamente di essersi più volte nutrito di Aloe e che questo era anche il “segreto” della sua longevità.Cinesi e Giapponesi
hanno incluso l’Aloe in cucina già da tempo, e non sono i soli.
Vediamo insieme alcune ricette da me provate direttamente.
FRULLATO RINFRESCANTE ALL’ALOE
ingredienti:
1 banana, 1 bicchiere di latte di mandorle, un pò di fragole, ghiaccio e cubetti di gel di Aloe appena estratto.
Frullare e bere immediatamente.
DESSERT DI ALOE
preparazione:
Pulire una foglia intera, eliminare totalmente la parte verde e raschiare via la polpa dopo aver eliminato l’aloina presente in superficie. Tagliare la polpa in cubetti e gettarli in padella insieme
ad altro succo di Aloe e zucchero. Quando il succo si sarà in parte
rappreso e non sarà più appiccicoso, servire in un piatto aggiungendo dello yogurt bianco. (Ottimo per colazione o come dessert).
Durante la cottura l’Aloe rilascerà molto liquido senza comunque
far perdere la consistenza ai cubetti.
ALOE LEMON
Ricavare i cubetti di Aloe e di Melone invernale, aggiungere
zuzzhero e una manciata di datteri e il succo di due limoni.
600g Aloe Vera a cubetti (solo polpa)
100g Melone invernale
80g Zucchero di canna o con miele.
2 limoni (succo)
5-6 Datteri
Acqua 600ml
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COSMETICI FATTI IN CASA
Il gel di aloe puro, estratto a freddo dalla foglia, si presta a infinite applicazioni topiche.
Antirughe, antidolorifico, maschera per la pulizia del viso, prodotto abbronzante e protettivo contro i raggi ultravioletti.
Igiene intima, supposta rinfrescante per le emorroidi, lenitivo per
scottature e ferite, gel post depilazione...
Per la maschera del viso, procedete come segue:
apllicare il gel fresco sulla pelle ben pulita e non truccata; lasciare
agire per almeno mezz’ora o tutta la notte e risciacquate il volto
con acqua tiepida per rimuoverlo. La pelle risulterà molto liscia e
curata; inoltre, l’aloe assorbirà il sebo, pulendo e nutrendo la pelle stessa. Non utilizzare troppo spesso, poiché assorbendo troppo
sebo potrebbe seccare la pelle. Potete farlo una volta al mese o
associarla ad una crema idratante. Applicato sui capelli, li renderà
lisci e morbidi. Potrai cospargere i capelli di gel e lasciarlo agire
per almeno un’ora, sciacquarlo e poi lavare i capelli. Ora vi spiegherò come realizzare un’ottima crema fatta in casa.
Crema giorno e notte idratante a base di loe Vera
Ingredienti:
• Gel di loe Vera (1 noce)
• Olio di mandorla dolce (1 noce)
Preparazione:
• Mescolare in parti uguali una noce di gel di Aloe Vera a una nice
di olio di mandorle nel palmo della mano.
• Otterrete un’emulsione untuosa, gradevole e fresca.
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INDICE
Introduzione dell’Autore
9
Perché questo trattato sull’aloe
Aloe
La Storia dell’Aloe
Egitto
Grecia e Roma
Oriente e Africa
Medio Evo
Gli Indiani d’America
Estremo Oriente
Scoperte recenti
La Russia e l’Aloe
Aloe: medicina millenaria
Aloe effetti
Trascce di Aloe sulla Sindone
Proprietà terapeutiche dell’Aloe
Caratteristicher maggiori dell’Aloe
Composizione chimica dell’Aloe
Analisi del succo
Pionieri moderni della ricerca
Aloe e abitudini alimentari
Antiossidanti e sovraccarico tossico
Cosa c’è di unico nell’Aloe
Controindicazioni ed effetti collaterali
La foglia in sezione
Aloina
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Principi di Botanica
ALOE ARBORESCENS MILLER
ALOE FEROX
ALOE VERA
Galleria fotografica: varie specie
Radici ed acqua
Irrigazione
Coltivazione
Fertilizzanti e terreno
I Rischi del “fai-da-te”
Domande frequenti sull’Aloe
Aloe in Veterinaria
Preparazione del Gel
Le mie ricette all’Aloe
COSMETICI FATTI IN CASA
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