allegati tecnici - lavori elettrici

ALLEGATO TECNICO “LAVORI ELETTRICI” - PARTE PRIMA - INTRODUZIONE
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RISCHIO ELETTRICO
SICUREZZA DEGLI IMPIANTI E INSTALLAZIONI ELETTRICHE
LAVORI SU IMPIANTI ELETTRICI
Fonti:
o DPR 547/55
o Norme CEI
o “Corso di sicurezza per lavori elettrici” – Compagnia Progetti RA – Marzo 2003
Principi di sicurezza – misure di tutela
Stante la varietà delle operazioni e lavorazioni che comportano il rischio elettrico, si
intendono, quale complesso delle misure di tutela predisposte, adottare i criteri e i principi di
sicurezza contenuti nel presente documento.
Gli addetti dovranno rispettare quanto indicato e verificare, per quanto di competenza, che i
presidi e misure di sicurezza siano presenti e conformi alle norme e a quanto previsto dal
presente documento. Dovranno astenersi dal compiere qualunque operazione in caso di
deficit di sicurezza, insufficienza delle protezioni e simili; avvertendo contestualmente e
immediatamente i responsabili.
Gli interventi su quadri o apparecchiature con pericolo di folgorazione deve essere effettuato
solo con coordinamento specifico con i responsabili dell’impianto per la messa in sicurezza
delle parti sulle quali intervenire, applicando le procedure dei lavori fuori tensione.
Qualora non sia possibile, per impedimenti tecnici, devono essere rispettate le procedure dei
lavori in tensione.
In particolare, per i lavori elettrici dovranno essere rispettate le seguenti
o gli addetti devono essere formati secondo la regola d’arte e le norme CEI
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o gli addetti devono avere in dotazione e utilizzare idonei e specifici DPI e
attrezzature di sicurezza
o i lavori dovranno essere coordinati da personale esperto, fatto salvo la
necessità di presenza di preposto ai lavori continua e costante ove prevista
dalle norme CEI
Gli impianti elettrici, in tutte le loro parti costitutive, devono essere costruiti, installati e mantenuti
in modo da prevenire i pericoli derivanti da contatti accidentali con gli elementi sotto tensione ed i
rischi di incendio e di scoppio derivanti da eventuali anormalità che si verifichino nel loro
esercizio.
Note
•
Ove non indicato diversamente, il riferimento di legge si intende relativo al DPR 547/55
•
Possono essere adottate misure alternative qualora siano a livello equivalente riconosciuto
da Organismi Tecnici riconosciuti, Enti di Unificazione e simili
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ORGANIZZAZIONE DEL DOCUMENTO
Parte Prima – Introduzione, definizioni e concetti principali di sicurezza elettrica
•
Danni per la salute
•
Isolamento e tipologia di impianti
•
Sezionamento
•
Protezione contro contatti diretti, indiretti, sovraccarichi ai bassissima, bassa e alta
tensione
•
Componenti, quadri, cabine
Parte seconda – lavori elettrici
•
Tipologie di lavoro elettrico
•
Criteri di sicurezza per l’esecuzione di lavori elettrici
•
Lavori elettrici fuori tensione su impianti in bassa tensione
•
Lavori elettrici fuori tensione su impianti in alta tensione
•
Lavori elettrici sotto tensione su impianti in bassa tensione
•
Lavori elettrici in prossimità su impianti in alta e bassa tensione
•
Lavori elettrici misti
•
Lavori elettrici particolari su impianti in bassa tensione
•
Composizione e numero delle squadre di lavoro
Parte terza – requisiti del personale e classificazione delle competenze
•
PES – PAV – PEC
•
Persona idonea ai lavori sotto tensione
•
Responsabile dell’impianto e Preposto ai lavori
•
Datore di lavoro
•
Criteri per l’attribuzione delle competenze - formazione
•
Tipologie di lavoro elettrico e personale utilizzabile
•
Comunicazioni e valutazione dei rischi
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Parte quarta – dispositivi di protezione e attrezzature
•
Dispositivi di protezione
•
Attrezzature e utensili
•
Tipologie di lavoro elettrico , DPI e attrezzature
Parte quinta – norme di riferimento
•
DPR 547/55
•
Norme CEI
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EFFETTI SULLA SALUTE
Il pericolo potenziale è rappresentato dall’eventualità che il corpo umano venga in contatto con la
corrente elettrica tramite:
•
Contatto diretto con conduttori elettrici
•
Contatto indiretto con parti normalmente non in tensione ma che per in guasto interno o per la
perdita di isolamento risultano in tensione
•
Arco elettrico quando tra due elementi in tensione abbastanza vicini si raggiunge una
differenza di potenziale tale da generare una scarica elettrica, con emissione di calore intenso,
gas e vapori surriscaldati e tossici, raggi ultravioletti; ad esempio in caso di guasto o di
manovre su apparecchiature elettriche
Il passaggio della corrente elettrica nel corpo umano può determinare numerose lesioni, anche
permanenti. La corrente elettrica produce un’azione diretta sui vasi sanguigni, sul sangue e sulle
cellule nervose; determina alterazioni anche permanenti nel sistema cardiaco (aritmie, lesioni al
miocardio), nell’attività cerebrale e nel sistema nervoso centrale. Può arrecare danni all’apparato
uditivo, visivo, ecc.
EFFETTI PERICOLOSI della corrente elettrica sul corpo umano sono:
• tetanizzazione: si contraggono i muscoli interessati al passaggio della corrente, risulta difficile
staccarsi dalla parte in tensione prolungando quindi il contatto e provocando effetti ancor più
dannosi. Il valore più grande di corrente per cui una persona é ancora in grado di staccarsi della
sorgente elettrica si chiama “corrente di rilascio” e mediamente é compreso tra i 10mA e i
15mA per una corrente di 50Hz. Da notare che correnti molto elevate solitamente non
producono la tetanizzazione in quanto nel corpo in contatto l’eccitazione muscolare é talmente
elevata che i movimenti muscolari involontari generalmente staccano il soggetto della sorgente
• arresto della respirazione: una complicanza dovuta alla tetanizzazione è la paralisi dei centri
nervosi che controllano la respirazione. Se la corrente elettrica attraversa i muscoli che
controllano il movimento dei polmoni, la loro contrazione involontaria altera il normale
funzionamento del sistema respiratorio e il soggetto può morire soffocato o subire traumi
dovuti all’asfissia. In questi casi il fenomeno è reversibile solo se si provvede con prontezza al
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soccorso dell’infortunato, anche con l’ausilio della respirazione artificiale, per evitare danni al
tessuto cerebrale
• fibrillazione ventricolare: è l’effetto più pericoloso ed è dovuto alla sovrapposizione delle
correnti provenienti dall’esterno con quelle fisiologiche che, generando delle contrazioni
scoordinate, fanno perdere il giusto ritmo al cuore. Il cuore pompa il sangue lungo vene e
arterie del corpo utilizzando muscoli, chiamati “fibrille”, che si contraggono ed espandono
ritmicamente a circa 60/100 volte al minuto (sistole e diastole). Questi movimenti sono
coordinati da un vero e proprio generatore d’impulsi elettrici: il “nodo seno-atriale”; appositi
tessuti conduttori propagano questi impulsi alle fibrille producendo le contrazioni ed il battito
cardiaco. Il cuore, a causa della natura elettrica del suo funzionamento, è particolarmente
sensibile a qualunque corrente elettrica che proviene dall’esterno. Una corrente esterna che
attraversa il cuore può avere effetti molto gravi perché può alterare la sincronizzazione è il
coordinamento nei movimenti del cuore con la paralisi dell'operazione di pompaggio del
sangue. Questa anomalia si chiama “fibrillazione” ed é molto pericolosa nella zona ventricolare
perché diventa un fenomeno non reversibile (il fenomeno persiste anche se lo stimolo é cessato)
e può causare danni al tessuto del cuore stesso, al cervello e nel peggiore dei casi la morte.
Meno pericolosa, perché di natura reversibile, è invece la fibrillazione atriale. La fibrillazione
ventricolare é reversibile entro i primi due o tre minuti soltanto se il cuore é sottoposto ad una
scarica elettrica molto violenta; per raggiungere lo scopo viene impiegato il “defibrillatore”.
Ogni individuo reagisce in modo diverso al passaggio della corrente per cui la quantità di
corrente necessaria ad innescare la fibrillazione può variare da caso a caso
I fattori che possono rendere probabile l’innesco della fibrillazione ventricolare sono diversi: i
più significativi sono:
-
l’intensità della corrente che attraversa il corpo (di cui una piccola parte passa
attraverso il cuore e causa la fibrillazione). E’ molto difficile la determinazione
(nonostante i numerosi studi) del minimo valore di corrente che può dare inizio a
questo fenomeno
-
il percorso seguito dalla corrente ha molta influenza sulla probabilità di
fibrillazione
-
la durata del contatto con la corrente esterna
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•
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ustioni: sono prodotte dal calore che si sviluppa per effetto Joule dalla corrente elettrica che
fluisce attraverso il corpo (per esempio, se attraverso la pelle si innesca un flusso di corrente la
cui densità è di circa 60 milliampere al mm2, questa verrà carbonizzata in pochi secondi)
LIMITI DI PERICOLOSITÀ DELLA CORRENTE ELETTRICA
I limiti convenzionali di pericolosità della corrente elettrica sia alternata che continua, in funzione
del tempo per cui fluisce attraverso il corpo umano, sono riassumibili in (dati IEC):
correnti alternate:
•
- < 0,5 mA (soglia di percezione) il passaggio di corrente non provoca nessuna reazione
qualunque sia la durata
-
< 10 mA (limite di rilascio - durata qualsiasi) non si hanno in genere effetti pericolosi
- > 10 mA non pericolosa solo se la durata del contatto è decrescente rispetto al valore di
corrente
correnti continue:
•
- < 2 mA (soglia di percezione) il passaggio di corrente non provoca nessuna reazione
qualunque sia la durata
-
< 25 mA (limite di rilascio - durata qualsiasi) non si hanno in genere effetti pericolosi
- > 25 mA non pericolosa solo se la durata del contatto è decrescente rispetto al valore di
corrente
Come si nota la Corrente Alternata è più pericolosa della corrente continua.
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In sintesi le conseguenze del passaggio della corrente elettrica alternata nel corpo umano sono:
La pericolosità della corrente diminuisce all'aumentare della frequenza poiché ad alte frequenze la
corrente tende a passare solo attraverso la pelle. Il fenomeno si chiama appunto “effetto pelle” e le
lesioni provocate dal passaggio della corrente elettrica sono solo superficiali e non interessano
organi vitali. Le correnti a frequenza di 50 cicli al secondo si trovano nella fascia di frequenze più
pericolose.
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DEFINIZIONI E CONCETTI PRINCIPALI DI SICUREZZA ELETTRICA
Gradi di protezione degli involucri
(CEI EN60529 - CEI 70-1)
IP [1a CIFRA] [2a CIFRA] [3a CIFRA EVENTUALE (lettera)]
Esempi: IP20 - IP44 - IP20D - IPXXB
(Convenzionalmente la lettera X indica che la cifra può assumere qualsiasi valore)
La prima cifra rappresenta la protezione contro la penetrazione di corpi estranei (oggetti, polveri,
ecc...). Varia da 0 a 6.
La seconda cifra rappresenta la protezione contro la penetrazione di liquidi. Varia da 0 a 8 .
La terza cifra rappresenta la protezione contro la possibilita' che corpi estranei raggiungano zone
pericolose (per quanto di nostro interesse che non raggiungano parti in tensione). Varia da a a d
Al di là dei criteri stabiliti dalla norma per il significato esatto delle varie cifre (più avanti
riportato), può essere utile ricordare il significato "pratico" delle varie cifre.
PRIMA CIFRA:
IP0X Nessuna protezione
IP1X
Protezione contro l'ingresso della mano
IP2X Protezione del dito (il dito non può accedere a zone pericolose ed una sfera di diam. 12,5
mm non entra)
IP3X Protezione contro l'ingresso di un attrezzo (o filo di diam. 2,5 mm)
IP4X Protezione contro l'ingresso di un filo di diametro 1 mm
IP5X Protezione contro l'ingresso di polvere
IP6X Ottima protezione contro l'ingresso di polvere
SECONDA CIFRA:
IPX0 Nessuna protezione
IPX1
Protezione contro la caduta di gocce in verticale
IPX2 Protezione contro la caduta di gocce con inclinazione max. 15°
IPX3 Protezione contro la pioggia (inclinazione fino a 60°)
IPX4 Protezione contro gli spruzzi (da tutte le direzioni)
IPX5 Protezione contro i getti
IPX6 Protezione contro i getti potenti
IPX7 Protezione contro l'immersione temporanea
IPX8 Protezione contro l'immersione continua
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TERZA CIFRA:
IPXXA
IPXXB
IPXXC
IPXXD
La mano non può accedere a zone pericolose
Il dito non può accedere a zone pericolose
Un attrezzo (o filo di diam. 2,5 mm) non può accedere a zone pericolose
Un filo di diametro 1 mm non può accedere a zone pericolose
La terza cifra è di fatto riferita agli stessi corpi estranei della prima cifra, con la sola differenza che
la prima cifra è riferita all'ingresso di un corpo estraneo, mentre la terza è riferita alla possibilità
che raggiunga zone pericolose (per quanto di nostro interesse le zone pericolose sono quelle in
prossimità delle parti in tensione).
Ad esempio IP4X significa che il filo di 1 mm non entra nell'involucro, mentre IPXXD significa
che il filo può entrare ma non raggiungere parti in tensione.
La terza cifra non va aggiunta se la protezione contro i contatti diretti non è migliore di quella
contro l'ingresso di un corpo. Ad esempio, non ha senso scrivere IP4XD, in quanto, se il filo non
può entrare, è ovvio che non può toccare neppure parti in tensione.
Ha senso invece scrivere ad esempio IP1XB o IP2XC o IP2XD, ecc...
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Classificazione dei sistemi elettrici in relazione alla messa a terra
In relazione allo stato del neutro e alla situazione delle masse, i sistemi elettrici sono individuati
con due lettere.
La prima lettera indica lo stato del neutro:
-
T
= neutro collegato direttamente a terra
-
I
= neutro isolato
La seconda lettera indica la situazione delle masse:
-
T
= masse collegate a terra
-
N
= masse collegate al neutro del sistema
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Classificazione impianti elettrici
(CEI 11-1 art. 2.1.3c)
In relazione alla loro tensione nominale, i sistemi elettrici si dividono in:
sistemi di Categoria 0 (zero), quelli a tensione nominale minore o uguale a 50 V se a corrente
alternata o a 120 V se a corrente continua (non ondulata)
sistemi di Categoria I (prima), quelli a tensione nominale da oltre 50 V fino a 1000 V se in
corrente alternata o da oltre 120 V fino a 1500 V compreso se in corrente continua
sistemi di Categoria II (seconda), quelli a tensione nominale da oltre 1000 V se in corrente
alternata od oltre 1500 V se in corrente continua, fino a 30 000 V compreso
sistemi di Categoria III (terza), quelli a tensione nominale maggiore di 30 000 V
Secondo la nuova norma CEI 11-1 (1999) il termine bassa tensione indica i sistemi di categoria I
ed il termine alta tensione indica i sistemi di categoria II e III.
Art. 268. DEFINIZIONE DI « ALTA » E «BASSA» TENSIONE. (DPR 547/55)
Agli effetti del decreto 547/55, un impianto elettrico è ritenuto a bassa tensione quando la tensione, del
sistema è uguale o minore a 400 Volta efficaci per corrente alternata e a 600 Volta per corrente continua.
Quando tali limiti sono superati, l'impianto elettrico è ritenuto ad alta tensione.
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Sezionamento e apparecchi elettrici principali - Principi di sicurezza
Sezionamento
Il sezionamento è destinato ad assicurare la messa fuori tensione di tutta o di una parte
dell'installazione, separandola da ogni sorgente di energia elettrica, in modo da garantire la
sicurezza delle persone che eseguono lavori sull'impianto elettrico o nelle sue vicinanze.
Sezionatore
Dispositivo meccanico di manovra che, nella posizione di aperto, assicura una
distanza di sezionamento che soddisfa condizioni specificate.
Oltre a quanto sopra, un sezionatore:
garantisce la visibilità diretta dello stato dei contatti (aperti/chiusi), o in
alternativa ha una segnalazione sicura dell'effettivo stato dei contatti;
è in grado di aprire o chiudere un circuito solo quando la corrente interrotta o
stabilita è di intensità trascurabile ("manovra a vuoto");
è in grado di portare, nella condizione di chiuso, la corrente corrispondente alle condizioni
normali del circuito;
è in grado di portare, nella condizione di chiuso, per un tempo specificato, correnti
corrispondenti a condizioni anormali del circuito, come ad esempio un cortocircuito.
Per evitare manovre accidentali sotto carico, i sezionatori vanno installati in luoghi o quadri
accessibili a personale addestrato e vanno almeno accompagnati da un cartello "Vietato eseguire
manovre sotto carico".
Interruttore di manovra (non realizza la funzione di sezionamento)
Dispositivo meccanico di manovra in grado di:
•
stabilire, portare e interrompere correnti in condizioni normali di circuito,
comprese eventuali condizioni specificate di sovraccarico in servizio ordinario
•
portare, nella condizione di chiuso, per un tempo specificato, correnti
corrispondenti a condizioni anormali del circuito, come ad esempio un
cortocircuito;
•
eventualmente stabilire, ma non interrompere, correnti di cortocircuito.
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Interruttore di manovra sezionatore (realizza la funzione di sezionamento)
Dispositivo che possiede le caratteristiche sia dell'interruttore di manovra che del
sezionatore.
Interruttore (può realizzare la funzione di sezionamento: dipende dal modello)
E' un dispositivo che svolge le stesse funzioni dell'interruttore di manovra ed in
aggiunta può stabilire ed interrompere correnti di cortocircuito.
Tra le varie grandezze che lo definiscono, particolare rilievo ha il potere di
interruzione, che rappresenta la massima corrente che l'interruttore è in grado di
interrompere.
Per gli interruttori per uso industriale esistono due livelli di potere di interruzione:
Icu (potere di interruzione estremo) e Ics (potere di interruzione di servizio). Il potere di
interruzione nominale è quello corrispondente alla Icu.
La Icu è la massima corrente che il dispositivo può interrompere, senza provocare danni.
L'interruttore può tuttavia danneggiarsi e può essere addirittura necessaria la sostituzione.
La Ics è la massima corrente che il dispositivo può interrompere senza danneggiarsi.
Da notare che gli interruttori sono comunque provati con una pausa (tipicamente 1 minuto o 3
minuti per gli interruttori di alta tensione) tra l'interruzione di una corrente di cortocircuito e la
successiva richiusura. Occorre tenerne conto in caso di guasto, evitando di far ripetere
successive richiusure ravvicinate.
Molti interruttori di bassa tensione sono oggigiorno in grado di svolgere anche la
funzione di sezionamento (simbolo come figura a fianco). E' comunque il Costruttore
che deve indicare se l'interruttore svolge tale funzione.
Gli interruttori di alta tensione (VOR / SF6) non sono in genere in grado di svolgere
la funzione di sezionamento.
La funzione di sezionamento può essere tuttavia ottenuta utilizzando interruttori
estraibili (estraendo l'interruttore).
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Sezionatore di terra
E' un dispositivo di manovra che serve per mettere in cortocircuito e a terra i conduttori.
Può essere chiamato a sopportare le correnti di cortocircuito e guasto a terra per il tempo
necessario all'intervento delle protezioni a monte.
Non è in grado di stabilire le correnti guasto e l'eventuale manovra con conduttori in tensione
può provocare un arco e generare un infortunio. Per evitare ciò in genere si usano degli
interblocchi.
Sezionatore di terra con potere di stabilimento
Ha le stesse caratteristiche del sezionatore di terra, ma in aggiunta è in grado di stabilire la
corrente di guasto. Non è molto diffuso.
Altri dispositivi
I contattori non sono in genere in grado di svolgere la funzione di sezionamento (anche se
possono esistere contattori sezionatori).
Il sezionamento può essere ottenuto anche tramite fusibili o barrette (estraendo i fusibili o le
barrette stesse).
Sezionamento del conduttore di neutro
Nei sistemi TT e IT il
neutro
va
sempre
sezionato.
Nei sistemi TN-C, il
conduttore PEN non va
mai sezionato
Nei sistemi TN-S è
obbligatorio sezionare il
neutro solo nel caso
particolare di circuiti
monofase che abbiano a
monte
dispositivi
unipolari (ad esempio
fusibili).
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Altri elementi rilevanti ai fini del sezionamento
I dispositivi di sezionamento ed i relativi circuiti asserviti devono essere chiaramente
identificabili.
Devono essere presi provvedimenti per evitare la chiusura intempestiva dei dispositivi di
sezionamento. In genere è preferibile ricorrere comunque ad un blocco a chiave. All'interno di
locali o quadri accessibili al solo personale addestrato può essere sufficiente l'apposizione di un
cartello "Lavori in corso - non effettuare manovre".
Se i dispositivi di sezionamento sono comandabili a distanza, occorre escludere la possibilità di
comandi intempestivi a distanza, tipicamente togliendo energia, che può essere elettrica ma anche
ad es. meccanica (molle) o pneumatica, agli attuatori per mezzo dei quali agiscono i comandi a
distanza.
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Problemi di sicurezza in presenza di trasformatori in parallelo
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Protezione contro i contatti diretti
Introduzione
Per contatto diretto si intende il contatto con parti attive.
E' attiva ogni parte conduttrice in tensione nel servizio ordinario, compreso il conduttore di neutro,
ma escluso per convenzione il conduttore PEN (conduttore che svolge la funzione di neutro (N) e
di protezione (PE)) .
Protezione contro i contatti diretti - Bassa tensione
Le misure di protezione contro i contatti diretti in bassa tensione possono essere totali o parziali
(CEI 64-8)
Le misure di protezione parziali possono essere utilizzate solo ove hanno accesso persone
addestrate (officine elettriche).
In tutti gli altri ambienti si applicano le misure di protezione totali.
Le misure di PROTEZIONE TOTALI sono (CEI 64-8)
mediante isolamento delle parti attive
o Le parti attive devono essere ricoperte con un isolamento che possa essere rimosso
solo mediante distruzione.
o L'isolamento deve essere in grado di resistere alle sollecitazioni (meccaniche,
termiche, chimiche, ecc...) alle quali può essere soggetto.
o Per i componenti elettrici costruiti in fabbrica, l'isolamento deve soddisfare le
relative norme.
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mediante involucri o barriere
o Le parti attive devono essere poste entro involucri o barriere tali da assicurare
almeno il grado di protezione IPXXB - Il dito non può accedere a zone pericolose - (si
possono tuttavia avere in alcuni casi aperture più grandi per permettere la
sostituzione di parti, ad esempio lampade, in accordo con le relative norme).
o Le superfici superiori orizzontali delle barriere o degli involucri che sono a portata
di mano devono avere un grado di protezione non inferiore a IPXXD - Un filo di
diametro 1 mm non può accedere a zone pericolose.
o Le barriere e gli involucri devono essere saldamente fissati ed avere una sufficiente
stabilità e durata nel tempo in modo da conservare il richiesto grado di protezione
ed una conveniente separazione dalle parti attive, nelle condizioni di servizio
prevedibili, tenuto conto delle condizioni ambientali.
o Quando sia necessario togliere barriere, aprire involucri o togliere parti di
involucri, questo deve essere possibile solo:
con l'uso di una chiave o di un attrezzo, oppure
dopo l'interruzione dell'alimentazione, purché il ripristino della
alimentazione sia possibile solo dopo la richiusura dell'involucro
(interblocco), oppure quando è presente una barriera intermedia
con grado di protezione non inferiore a IPXXB a protezione delle
parti attive, purché tale barriera possa essere rimossa solo con
l'uso di una chiave o di un attrezzo.
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Le misure di protezione parziali sono (CEI 64-8):
mediante ostacoli
o Gli ostacoli sono destinati ad impedire il contatto accidentale con parti attive, ma
non il contatto intenzionale dovuto all'aggiramento deliberato dell'ostacolo
o Gli ostacoli devono impedire:
l'avvicinamento non intenzionale del corpo a parti attive, oppure
il contatto non intenzionale con parti attive durante lavori sotto tensione nel
funzionamento ordinario
o Gli ostacoli possono essere rimossi senza l'uso di una chiave o di un attrezzo ma
devono essere fissati in modo da impedirne la rimozione accidentale.
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mediante distanziamento
o Il distanziamento è destinato ad impedire il contatto non intenzionale con parti
attive
o Parti simultaneamente accessibili a tensione diversa non devono essere a
portata di mano
o Quando uno spazio, ordinariamente occupato da persone, è limitato da un
ostacolo (per esempio un parapetto) che abbia un grado di protezione inferiore
a IPXXB, la zona a portata di mano inizia da questo ostacolo
o Nei luoghi ove usualmente vengono maneggiati oggetti conduttori grandi o
voluminosi, le distanze devono essere aumentate tenendo conto delle
dimensioni di questi oggetti.
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Protezione contro i contatti diretti - Alta tensione
(CEI 11-1 art. 2.4.1)
Provvedimenti atti a prevenire che le persone si avvicinino pericolosamente, raggiungendo la zona
di guardia con parti del loro corpo o mediante oggetti, alle parti attive od alle parti che potrebbero
procurare uno shock elettrico.
La zona di guardia (CEI 11-1 art. 2.5.5) è lo spazio attorno ad un elemento di impianto in tensione
entro il quale non è ammessa la presenza di persone o di oggetti mobili estranei all'impianto che
siano collegati o accessibili a persone (ad es.: scale, attrezzi, veicoli, materiali vari).
La distanza di guardia dg è la distanza tra un elemento attivo e la superficie che delimita la zona di
guardia.
Altro concetto importante è la distanza di vincolo (dv), che è la minima distanza che deve esistere
fra un elemento attivo e la superficie accessibile all'operatore sulla quale questi deve stare almeno
con entrambi i piedi perché l'operatore stesso e gli oggetti mobili ad esso collegati, in assenza di
limitazioni materiali, non entrino nella zona di guardia.
N.B. La distanza dv di cui alla norma CEI 11-1 è relativa al dimensionamento degli impianti ed è
diversa da quella prevista dalla norma CEI 11-48 per i lavori elettrici.
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Tipi di protezione
Sono riconosciuti i seguenti tipi di protezione:
protezione per mezzo di involucri
protezione per mezzo di barriere (ripari)
protezione per mezzo di ostacoli (parapetti)
protezione mediante distanziamento
Definizione: Area elettrica chiusa (CEI 11-1 art. 2.2.1, come modif. da variante V1)
Locale o luogo per l'esercizio di impianti o componenti elettrici il cui accesso è consentito
esclusivamente a persone esperte, a persone avvertite, oppure a persone comuni sotto la
sorveglianza di persone esperte o avvertite; l'accesso è consentito, ad esempio, mediante l'apertura
di porte o rimozione di barriere (con l'uso di chiavi o di attrezzi) sulle quali siano chiaramente
applicati segnali idonei di avvertimento.
Misure di protezione all'esterno di aree elettriche chiuse
All'esterno delle aree elettriche chiuse sono consentite solo protezioni mediante involucri o per
distanziamento.
Quando si utilizza la protezione mediante involucri, il grado di protezione deve essere come
minimo IP23D (con qualche "sconto" per le aperture di ventilazione).
La protezione per distanziamento è in pratica poco o niente usata all'interno di locali che non siano
"aree elettriche chiuse" (è utilizzata all'esterno per le linee aeree).
Misure di protezione all'interno di aree elettriche chiuse
Sono permessi tutti e quattro i modi di protezione (involucri, barriere, ostacoli, distanziamento).
Quando si utilizza la protezione con involucri, il grado di protezione deve essere come minimo
IP2X. Tuttavia possono essere necessarie speciali misure di protezione contro i pericoli derivanti
da archi elettrici.
Per gli altri modi di protezione le principali misure sono riportate nelle figure della norma CEI 111.
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Si deve inoltre considerare che:
-
Le barriere devono avere grado di protezione almeno IP1XB ed estendersi da terra fino a 2 m
di altezza.
-
Per barriere metalliche collegate a terra e con grado di protezione almeno IP3X sono richieste
distanze pari alla sola distanza di isolamento in aria (leggermente inferiori a dg per Un = 15
kV)
-
I parapetti devono avere altezza compresa tra 1,2 m e 1,4 m
-
Per tutti i ripari/ostacoli sono richieste caratteristiche di robustezza meccanica (art. 7.1.2.2)
-
Tra le parti da proteggere contro i contatti diretti, figurano (tra l'altro):
- parti esposte attive (conduttori nudi)
- cavi ed accessori sprovvisti di schermi metallici collegati a terra
- corpi isolanti di isolatori ed altre parti simili, ad esempio apparecchiature elettriche
isolate in resina colata, se può insorgere una tensione di contatto pericolosa
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Principali prescrizioni sui contatti diretti in alta tensione dettate dal DPR
547/55
DPR 547/55 - Art. 275 IMPIEGO DEI CONDUTTORI NUDI AD " ALTA"TENSIONE
I conduttori nudi nei circuiti ad alta tensione sono ammessi soltanto nelle officine e cabine
elettriche, nelle sale di prova e per le linee esterne.
I conduttori nudi nei circuiti ad alta tensione sono altresì ammessi in ogni altro locale, purché
siano completamente racchiusi, singolarmente od assieme alle relative apparecchiature in cunicoli
in armatura, in armadi o custodie metalliche collegate a terra.
Sono altresì ammessi i conduttori nudi per tensione di esercizio sino a 1000 Volta per i sistemi di
sbarre per elettrolisi, per le linee di contatto per gru a ponte scorrevole ed impianti simili e per i
raccordi ferroviari, purché siano adottate adeguate ed efficaci misure di sicurezza; per i raccordi
ferroviari sono ammesse tensioni anche superiori.
DPR 547/55 - Art. 276 DIFESE
I conduttori e gli elementi nudi dei circuiti ad alta tensione devono essere protetti contro il contatto
accidentale mediante idonei ripari rigidi di materiale isolante non igroscopico, o metallici collegati
a terra, solidamente fissati a parti stabili anche se smontabili.
Detti ripari devono essere collocati ad una distanza dai conduttori in tensione di almeno cm. 7 più
cm. 0,7 per ogni migliaia di Volta, con un minimo, in ogni caso, di cm. 15.
DPR 547/55 - Art. 277
Per la difesa frontale e laterale i ripari di cui all'articolo precedente devono essere estesi, verso
l'alto, sino ad almeno m. 2 dal pavimento e, verso il basso sino al pavimento o sino ad una
distanza da questo per cui non sia possibile, in relazione alle condizioni dell'impianto, il contatto
accidentale con i conduttori o con gli elementi in tensione.
Qualora detti ripari non siano costituiti da schermi a parete piena, le maglie o aperture devono
avere dimensioni tali da non permettere il passaggio della mano.
Nelle officine e cabine elettriche la difesa frontale e laterale dei conduttori può anche essere
costituita da un parapetto di altezza non inferiore a m. 1,20 e formato da almeno due robusti
correnti rigidi e solidamente fissati alle parti stabili, posto ad una distanza in senso orizzontale
dai conduttori non inferiore a m. 0,60 più cm. 1 ogni migliaia di Volta con un minimo, in
ogni caso, di m. 1.
Il parapetto di cui al presente articolo deve portare bene in vista un avviso indicante il divieto di
accedere allo spazio compreso fra il parapetto ed i conduttori prima di avere tolto la tensione.
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DPR 547/55 - Art. 278
Quando i conduttori e gli elementi nudi
dei circuiti ad alta tensione corrono al di
sopra del pavimento o di una
piattaforma di lavoro o di passaggio ad
una altezza inferiore a m.3 più un
centimetro ogni migliaia di Volta di
tensione, si devono applicare al di sotto
di essi i ripari di cui all'articolo
precedente costituiti da schermi pieni o
con maglie di piccola dimensione.
DPR 547/55 - Art. 279
Le norme di cui agli artt. 276, 277 e 278
relative alla protezione dei conduttori e
degli elementi nudi dei circuiti ad alta
tensione devono essere osservate anche
nei riguardi dei cavi e dei conduttori
rivestiti con isolanti in genere, fatta
eccezione per quelli provvisti di armatura
metallica continua collegata a terra.
CONFRONTO TRA DPR 547 e norma CEI 11-1
all'interno di una cabina 15 kV (accessibile solo al personale addestrato)
TIPO DI DIFESA
Dist. parti d proteggere da BARRIERE
Dist. parti da proteggere da OSTACOLI (parapetti)
DISTANZIAMENTO (verticale da sup. accessibili)
Altezza BARRIERE
Altezza OSTACOLI (parapetti)
Distanza DPR 547/55
17,5 cm
100 cm
3,15 m
2m
min. 1,2 m
Distanza CEI 11-1 (*)
18 cm / 20 cm
143 cm / 145 cm
3,15 m
2m
tra 1,2 m e 1,4 m
(*) ove riportati due valori: valore per tenuta ad impulso atmosferico 75 kV / valore per 95 kV
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Sistemi a bassissima tensione (SELV / PELV /FELV)
ELV = Extra Low Voltage (bassissima tensione)
SELV = bassissima tensione di sicurezza
PELV = bassissima tensione di protezione
FELV = bassissima tensione funzionale.
Sistemi SELV
Un sistema SELV è:
alimentato da un trasformatore di sicurezza o da una sorgente equivalente;
isolato dagli altri eventuali circuiti da un isolamento doppio o rinforzato (o da uno schermo
collegato a terra);
non ha alcun punto a terra.
Un sistema SELV è considerato sicuro nei confronti dei contatti diretti fino a 25 V in corrente
alternata e 60 V in corrente continua non ondulata, in condizioni ambientali ordinarie.
Sistemi PELV
Un sistema PELV è simile a un sistema SELV, ma ha un polo a terra. Il sistema PELV è
considerato sicuro nei confronti dei contatti diretti all'interno di un edificio provvisto del
collegamento equipotenziale principale (EQP) previsto da CEI 64-8, fino a:
25 V in corrente alternata e 60 V in corrente continua non ondulata, in locali asciutti;
6 V in corrente alternata e 15 V in corrente continua non ondulata, negli altri locali.
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Sistemi FELV
Un sistema FELV non ha tutti i requisiti dei sistemi SELV e PELV (ad esempio il trasformatore
non è di sicurezza oppure l'isolamento nei confronti di altri circuiti non è adeguato) ed è da
considerare sempre pericoloso anche se la tensione è di pochi volt, in quanto potrebbe assumere
tensioni molto più elevate in caso di guasto.
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Protezione contro contatti indiretti e sovracorrenti
Contatto indiretto: Contatto di persone con una massa in tensione per un guasto.
Massa: Parte conduttrice di un componente elettrico che può essere toccata e che non è in
tensione in condizioni ordinarie, ma che può andare in tensione in condizioni di guasto.
Una parte conduttrice che può andare in tensione solo perché in contatto con una massa non è da
considerare una massa.
I principali metodi di protezione contro i contatti indiretti in BT sono:
Protezione mediante interruzione automatica dell'alimentazione (le masse sono collegate a
terra e la corrente che si genera in caso di cedimento dell'isolamento è interrotta dai dispositivi di
protezione previsti, entro tempi compatibili con le curve di sicurezza e stabiliti dalle norme. Deve
essere previsto anche un sistema per l'equipotenzialità delle masse estranee)
Protezione mediante componenti elettrici di Classe II o con isolamento equivalente ("doppio
isolamento"; in pratica il sistema è basato sulla buona affidabilità dell'isolamento)
Protezione per separazione elettrica (alimentazione tramite trasformatore di isolamento,
impianto poco esteso, masse non collegate a terra ma solo tra di loro se ci sono più utilizzatori)
In alta tensione si ricorre solo alla messa a terra delle masse, controllando che l'impianto di terra
sia correttamente coordinato con il tempo di intervento delle protezioni, in funzione della corrente
di guasto.
Durante un guasto a terra, il potenziale dell'impianto di terra si alza e raggiunge il valore:
UE = IE x RE
dove:
UE è la tensione totale di terra, IE è la corrente che fluisce nel dispersore ed RE è la resistenza di
terra.
In sistemi di II categoria a neutro isolato, le correnti di guasto a terra sono dell'ordine di 100 A;
con una bassa resistenza di terra è possibile fare in modo che UE rispetti la curva di sicurezza (si
consideri che per un tempo di intervento delle protezioni di 0,5 s, la curva di sicurezza in alta
tensione, ammette tensioni fino a circa 200 V).
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In impianti di III categoria con neutro a terra, le correnti di guasto a terra sono dell'ordine di 10 kA
ed è praticamente impossibile che la tensione totale di terra rispetti la curva di sicurezza. Si deve
procedere pertanto alla verifica delle tensioni di passo e contatto.
***
Sovracorrente: ogni corrente che supera il valore nominale. Per le condutture il valore nominale
è la portata.
Corrente di sovraccarico (di un circuito): sovracorrente che si verifica in un circuito
elettricamente sano.
Corrente di cortocircuito (franco): sovracorrente che si verifica in seguito a un guasto di
impedenza trascurabile fra due punti fra i quali esiste tensione in condizioni ordinarie di esercizio.
La protezione contro le sovracorrenti si realizza mediante dispositivi che rilevano le sovracorrenti
ed interrompendo l'alimentazione entro tempi tali da evitare effetti pericolosi delle sovracorrenti.
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ARCO ELETTRICO – PRINCIPI DI SICUREZZA
L'arco elettrico è costituito da una colonna di gas ionizzato ad alta temperatura, da circa 6000 °C a
circa 12 000 °C.
Gli effetti termici dell'arco dipendono dalla corrente (al quadrato), dalla tensione d'arco e dalla
durata. Gli effetti aumentano quindi all'aumentare della corrente di cortocircuito, della tensione e
del tempo.
Il calore dell'arco carbonizza gli isolanti e fonde i metalli.
In conseguenza di un arco elettrico si ha sempre una violenta espansione dell'aria: le portelle dei
quadri (a meno che non siano di tipo a "tenuta d'arco interno") non resistono alla pressione.
L'arco emette radiazioni nello spettro visibile, nell'ultravioletto e ionizza l'aria circostante. Come
noto l'aria ionizzata non è più isolante e quindi, una volta innescato, l'arco può sostenersi, ma non
solo: possono infatti innescarsi anche altri archi secondari.
Se innescato su una "sbarratura", l'arco inoltre "cammina" per effetto delle forze elettrodinamiche,
allontanandosi dalla sorgente.
Come noto, due conduttori paralleli si attraggono se le correnti hanno lo stesso verso, si
respingono in caso contrario.
Nell'esempio che segue, si ipotizza un cortocircuito (tra due sbarre parallele) tramite una barretta
"mobile". La sbarretta è manifestamente spinta ad allontanarsi dalla sorgente. Se al posto della
sbarretta si ipotizza un arco, l'effetto di repulsione elettrodinamica è sempre il medesimo.
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Foto (Merlin Gerin) di arco che "cammina" lungo una sbarratura (la velocità media è di oltre 400 km/h).
L'arco si può innescare a seguito di un cortocircuito, ad esempio causato da un oggetto che cade
tra parti in tensione, da un animale, da un attrezzo di lavoro, dai puntali di uno strumento di
misura (anche per questo gli attrezzi da utilizzare per lavori sotto tensione devono avere parti
conduttrici le più piccole possibili ed i puntali degli strumenti di misura devono essere il più
possibile protetti). Può innescarsi anche a seguito della manovra sotto carico di un sezionatore a
vuoto, o peggio dalla chiusura su una parte di impianto in cortocircuito, o dalla chiusura di un
sezionatore di terra senza aver prima tolto tensione.
Al cessare della corrente, l'arco si spegne. Verrebbe da pensare che in corrente alternata l'arco si
estingua definitivamente al primo passaggio per lo zero della corrente. Questo accade solo se l'aria
si deionizza prima che la tensione "risalga" con polarità opposta. Spesso questo non accade e così
l'arco si reinnesca immediatamente con verso opposto della corrente. In pratica, molte volte si ha
l'estinzione dell'arco solo dopo l'intervento delle protezioni.
Un operatore prossimo al punto ove si manifesta l'arco corre il rischio di essere ustionato dal
calore e dai "getti" di materiali infiammati e/o metalli fusi. E' inoltre esposto agli effetti dovuti alla
sovrapressione (può essere investito da oggetti e/o dalle portelle/pannelli del quadro).
Gli occhi e il volto sono le parti più vulnerabili.
Per certi tipi di lavori elettrici (come meglio descritto nel seguito), le norme richiedono l'utilizzo di
casco, visiera ed adatti indumenti protettivi, proprio per proteggere il più possibile l'operatore
dagli effetti dell'arco elettrico.
L'arco è particolarmente pericoloso quando si innesca a seguito di una manovra, in quanto
l'operatore si trova facilmente in prossimità dell'arco stesso. Diversamente, la probabilità che una
persona si trovi nelle vicinanze dell'arco è bassa.
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I casi più pericolosi possono essere:
la manovra di sezionatori "a vuoto" manovrati o chiusi sotto carico o peggio chiusi su un
cortocircuito;
la manovra di sezionatori di terra senza aver prima tolto tensione.
Gli effetti sono tanto più pericolosi quanto più alta è la corrente di cortocircuito e quanto maggiore
è il tempo di intervento delle protezioni.
Si possono ridurre i rischi, ad esempio:
facendo eseguire le manovre a persone con adeguate conoscenze e previa esatta individuazione
della sequenza delle manovre (va sempre fatta, anche quando sono presenti interblocchi);
utilizzando opportuni interblocchi per i sezionatori e i sezionatori di terra;
utilizzando sezionatori di terra con potere di stabilimento;
utilizzando quadri "a tenuta d'arco interno". Tali quadri sono provati verificando che
all'esterno del quadro non si manifestino fenomeni pericolosi per una persona in caso di arco
interno al quadro, in condizioni assegnate (principalmente corrente di cortocircuito e
dispositivi di protezione a monte). Per i quadri "normali" la norma non richiede alcuna prova
sugli effetti esterni al quadro in caso di arco all'interno;
utilizzando comandi a distanza.
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CABINE ELETTRICHE
(PER SISTEMI DI II CATEGORIA)
La norma CEI 11-1 indica "Area elettrica chiusa", comprendendo qualsiasi luogo, all'aperto o al
chiuso, con apparecchiature/impianti ad alta tensione, accessibile solo a determinate persone.
Con il termine "cabina", si vuole intendere qui una area elettrica chiusa con impianti appartenenti
a sistemi di II categoria, ubicata all'interno di un edificio.
Trattasi quindi di locale accessibile solo a (CEI 11-1 art. 2.2.1, come modif. da variante V1):
persone esperte, oppure
persone avvertite, oppure
persone comuni sotto la sorveglianza di persone esperte o avvertite.
Si possono distinguere tre tipi di cabine (con riferimento anche a guida CEI 31-35, ove il termine
cabine è ancora utilizzato. La guida è comunque in revisione per un allineamento alla nuova
norma CEI 11-1):
Cabine con apparecchiature prefabbricate: sono realizzate utilizzando apparecchiature
prefabbricate ("quadri", vedi oltre) per sistemi di II categoria, conformi a CEI 17-6 .
Cabine a giorno: sono cabine che non utilizzano (in tutto o in parte) apparecchiature
prefabbricate, ed in cui quindi almeno una parte dei componenti è disposta in vista e per cui la
protezione contro i contatti diretti non è realizzata mediante involucri (quindi è realizzata
mediante barriere o ostacoli o distanziamento).
Cabine prefabbricate: sono complete di apparecchiature, trasformatori, collegamenti, parti
ausiliarie e involucro esterno, totalmente costruite, assemblate e collaudate in fabbrica in
conformità a una specifica norma.
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CEI 11-1 fa una distinzione fra:
impianti all'esterno di tipo aperto (impianto all'esterno con componenti non completamente
protetti contro i contatti diretti)
impianti all'interno di tipo aperto (impianto come sopra, ma all'interno di un edificio)
impianti all'esterno di tipo chiuso (apparecchiature con involucro montate all'esterno)
impianto all'interno di tipo chiuso (apparecchiature con involucro montate all'interno)
Prescrizioni specifiche del DPR 547/55 sulle cabine
Art. 337 - ESPOSIZIONE SCHEMA DELL'IMPIANTO
Nelle officine e cabine elettriche deve essere permanentemente esposto uno schema dell'impianto,
con chiare indicazioni relative alle connessioni ed alle apparecchiature essenziali.
Art. 338 - COLORAZIONE DEI CONDUTTORI E INDICAZIONE DELLE LORO TENSIONI
Nei locali nei quali si trovano conduttori ad alta tensione a valori diversi o conduttori sia ad alta
che a bassa tensione, essi devono essere contraddistinti con particolari colorazioni, il cui
significato (valore della tensione) deve essere reso evidente mediante apposita tabella.
Qualora la tensione sia unica, questa deve essere chiaramente indicata in prossimità dei conduttori.
Art. 339 - DIVIETO DI INGRESSO E AVVISO DI PERICOLO
Nei luoghi ove esistano impianti ad alta tensione deve essere indicata con apposita targa la
esistenza del pericolo di morte con il contrassegno del teschio (devono essere comunque usati
cartelli conformi alla attuale normativa).
Sulla porta di ingresso delle officine e cabine elettriche deve essere esposto un avviso indicante il
divieto di ingresso per le persone non autorizzate.
Art. 340 - CHIUSURA DELLE OFFICINE E DELLE CABINE NON PRESIDIATE
Le porte di accesso alle officine e cabine elettriche non presidiate, oltre ad avere le indicazioni di
cui all'articolo precedente, devono essere tenute chiuse a chiave.
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Art. 341 - ILLUMINAZIONE SUSSIDIARIA
Nei locali delle officine o cabine elettriche deve essere predisposto un mezzo di illuminazione
sussidiaria indipendente.
Detto mezzo e i dispositivi che lo azionano devono essere collocati in luoghi prontamente
reperibili in caso di bisogno e noti al personale.
Art. 342 - DEPOSITO DI MATERIALI NEI LOCALI DESTINATI ALLE MACCHINE
ED APPARECCHIATURE ELETTRICHE
È vietato depositare nei locali delle officine e cabine elettriche ove esistano elementi dell'impianto,
materiali, indumenti ed attrezzi che non siano attinenti all'esercizio dell'impianto stesso.
Art. 343 - ISTRUZIONI SUI SOCCORSI AI COLPITI DA CORRENTE ELETTRICA
Nei locali delle officine e delle cabine elettriche deve essere esposta in modo visibile una tabella
con le istruzioni sui soccorsi da prestarsi ai colpiti da corrente elettrica.
Analogo provvedimento deve essere adottato negli stabilimenti e luoghi di lavoro in genere dove è
utilizzata corrente ad alta tensione o dove la corrente, in relazione al suo uso ed alle condizioni
locali, può costituire pericolo.
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ALCUNE PRESCRIZIONI DELLA NORMA CEI 11-1 (1999)
(oltre a quelle già evidenziate per i contatti diretti)
da CEI 11-1 art. 6.1.5:
Gli impianti all'interno od all'esterno accessibili devono essere provvisti di idonea
illuminazione per l'esercizio normale.
Se necessario, deve essere predisposta un'illuminazione di emergenza; questa può essere
realizzata con un impianto fisso o con apparecchi elettrici portatili.
Ogni parte dell'impianto di illuminazione, che necessiti di manutenzione o di sostituzione, ad
esempio le lampade, deve essere tale che, assumendo che il lavoro sia svolto operando
correttamente, possano essere rispettate le distanze di lavoro dalle parti attive di alta tensione
da CEI 11-1 art. 6.1.7:
Nelle centrali e nelle stazioni devono essere predisposte chiare istruzioni relative ai soccorsi
d'urgenza riguardanti gli infortuni causati dall'elettricità.
Al fine di evitare errori di manovra ed incidenti, si devono prevedere identificazioni e
segnalazioni.
Tutte le parti dell'impianto, per esempio i sistemi di sbarre, le apparecchiature elettriche, le
unità funzionali, i conduttori, devono essere designati e segnalati in modo chiaro, leggibile e
duraturo.
In ogni centrale o stazione, deve essere previsto in modo visibile lo schema d'assieme
dell'impianto elettrico chiaramente correlato alle suddette designazioni ed identificazioni. E'
consigliabile che i contrassegni, distinti dalle targhe, siano applicati alle carcasse delle
macchine e disposti nelle immediate vicinanze di apparecchiature, sbarre e cavi, in modo da
essere visibili dai passaggi di servizio attigui.
In opportuni punti dell'impianto devono essere previste segnalazioni per la sicurezza, ad
esempio avvertimenti di pericolo, istruzioni e note informative.
In particolare, nei locali nei quali si trovino conduttori nudi appartenenti a sistemi di categoria
II e III a tensioni nominali diverse oppure conduttori appartenenti a sistemi di categoria I
insieme a conduttori appartenenti a sistemi di categoria II e III, i conduttori alle varie tensioni
devono essere contraddistinti con particolari colorazioni, il cui significato (valore della
tensione) deve essere reso evidente mediante apposita tabella.
Quando la tensione sia unica, questa deve essere chiaramente indicata.
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da CEI 11-1 art. 6.5.2.3:
Le finestre devono essere progettate in modo da rendere difficile l'accesso attraverso esse. Questa
prescrizione si considera soddisfatta se si adottano uno o più dei seguenti provvedimenti:
la finestra è costruita in materiale infrangibile;
la finestra è protetta da grata;
la base della finestra è situata ad almeno 2000 mm oltre la quota di accesso;
l'edificio è circondato da una recinzione esterna alta almeno 2000 mm.
da CEI 11-1 art. 6.5.4 :
I passaggi devono avere una larghezza minima di 800 mm.
La larghezza dei passaggi non deve essere ridotta dalle sporgenze delle apparecchiature, come
ad esempio da meccanismi di manovra installati permanentemente o da carrelli in posizione
estratta.
Lo spazio per l'evacuazione deve sempre essere almeno pari a 500 mm anche quando parti
mobili o porte aperte invadono le vie di fuga.
Per le vie di accesso necessarie per montaggi o per manutenzioni, ubicate dietro
apparecchiature chiuse (pareti piene), è sufficiente una larghezza di 500 mm.
Le porte degli armadi o dei comparti di apparecchiature dovrebbero chiudersi nella direzione
di fuga.
Sotto i soffitti, coperture o involucri, con esclusione dei cunicoli per i cavi, è richiesta
un'altezza minima di 2000 mm.
Le uscite devono essere previste in modo che la lunghezza della via di fuga all'interno del
locale non superi i 40 m per tensioni Um maggiori di 52 kV e 20 m per tensioni inferiori (non
si applica a cunicoli e gallerie per cavi e/o sbarre).
Se un passaggio di servizio non supera i 10 m, è sufficiente un'uscita. Nel caso che la
lunghezza superi i 10 m, devono essere predisposte porte o uscite di emergenza ad entrambe le
estremità della via di fuga.
Come uscite di emergenza delle vie di fuga sono consentite scale a pioli fisse o mezzi similari.
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da CEI 11-1 art. 6.5.5:
Le porte d'accesso devono essere equipaggiate con serrature di sicurezza, devono aprirsi verso
l'esterno e devono essere dotate di segnalazioni di sicurezza in accordo con il punto 7.8
(identificazione, divieti, pericoli, segnalazioni per vie di emergenza).
Le porte che conducono all'esterno devono essere di materiale a bassa infiammabilità, ad
eccezione ... omissis.
Deve essere possibile aprire le porte di emergenza dall'interno senza l'uso di chiavi ma con
chiavistelli od altri mezzi semplici, anche quando esse siano chiuse dall'esterno. Per i piccoli
impianti dove le porte devono essere mantenute aperte durante l'esercizio o la manutenzione,
non è necessario osservare questa prescrizione.
Le porte di emergenza devono avere come minimo un'altezza di 2000 mm ed una larghezza
netta di 750 mm.
da CEI 11-1 art. 7.3.1:
Devono essere previsti dispositivi per mezzo dei quali l'impianto completo o parti di esso
possano essere sezionati in relazione alle esigenze di servizio.
Ciò si può ottenere aprendo gli interruttori di manovra sezionatori o i sezionatori o scollegando
parti dell'impianto, per esempio smontando collegamenti movibili o raccordi in cavo. [Per
quest'ultimo caso, in genere da evitare, occorre rispettare opportune distanze tra le parti
scollegate. n.d.r.]
Gli impianti o le parti di impianto che possono essere messi in tensione da più sorgenti devono
essere realizzati in modo che tutte le alimentazioni possano essere sezionate.
Se i componenti elettrici sono capaci di conservare tensione anche dopo il loro completo
scollegamento dall'impianto, es. condensatori, devono essere dotati di dispositivi di scarica.
da CEI 11-1 art. 7.3.2:
Devono essere predisposti idonei dispositivi per rendere inoperante la forza degli attuatori
(vale a dire la forza di una molla, la pressione dell'aria, l'energia elettrica) od il comando dei
meccanismi di potenza usati per la manovra dell'apparecchiatura con funzione di
sezionamento. Gli utilizzatori possono richiedere che questi dispositivi possano essere bloccati
con chiave.
I sezionatori con comando manuale devono permettere l'uso di dispositivi di blocco meccanico
per impedirne la richiusura.
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da CEI 11-1 art. 7.3.4:
Ogni parte dell'impianto, che può essere sezionata dalle altre parti del sistema, deve essere
realizzata in modo da poterne eseguire la messa a terra e in cortocircuito.
Componenti elettrici, come trasformatori o condensatori, devono poter essere messi a terra e in
cortocircuito nel luogo dell'installazione, ad eccezione di quando siano installati nelle
immediate vicinanze dell'apparecchiatura di manovra associata. Questa prescrizione non si
applica a parti di un sistema dove ciò non sia praticabile o non sia ritenuto opportuno (per
esempio trasformatori o macchine elettriche con terminali di cavo stagni montati a flangia o
con muffole di collegamento per cavi). In questi casi, le messe a terra e in cortocircuito devono
essere effettuate sugli armadi o nelle unità funzionali delle apparecchiature di manovra
associate, sia sul lato primario che sul lato secondario. Normalmente deve essere possibile
mettere a terra e in cortocircuito entrambi i lati di un trasformatore.
da CEI 11-1 art. 7.3.6:
Se nell'impianto si devono custodire dispositivi per la prevenzione di infortuni, si deve riservare
loro un apposito luogo facilmente accessibile dove siano protetti contro l'umidità, la sporcizia ed i
danni.
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QUADRI DI ALTA TENSIONE
(SISTEMI DI II CATEGORIA)
La norma CEI EN 60298 (CEI 17-6), "Apparecchiatura prefabbricata con involucro metallico per
tensioni da 1 kV a 52 kV" prevede tre tipi di quadri:
quadri blindati (comunemente detti "metal clad")
quadri a celle
quadri protetti (comunemente detti "metal enclosed")
Nei quadri blindati, i componenti di ogni unità funzionale sono disposti in celle separate da
diaframmi metallici. Questi quadri sono utilizzati in applicazioni industriali ove è richiesta alta
affidabilità (esempio settore petrolchimico).
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I quadri a celle hanno separazioni simili a quelli dei quadri blindati, ma i diaframmi sono di
materiale isolante (questo tipo di quadro non è di fatto utilizzato in Italia)
Nei quadri protetti non sono richiesti diaframmi né metallici, nè isolanti, salvo quelli necessari a
separare fra di loro le singole unità funzionali (ed in genere le sbarre). Questo è il tipo di quadro in
genere più diffuso.
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La norma CEI 17-6, richiede obbligatoriamente la presenza di interblocchi solo in alcuni casi (ad
esempio l'interblocco tra sezionatore e sezionatore di terra è solo una raccomandazione, mentre
sono obbligatori gli interblocchi tra sezionatori a vuoto e relativi interruttori). Usualmente sono
previsti molti più interblocchi di quelli minimi prescritti dalla norma (vedere esempi nel seguito).
Gli interruttori di alta tensione, possono avere le camere di interruzione (tipi più diffusi):
-
in aria (solo per tensioni relativamente basse)
-
sotto vuoto
-
in gas esafluoruro di zolfo (SF6); questo è il tipo oggi più diffuso per tensioni di 10-20 kV
-
in olio (interruttori VOR, volume d'olio ridotto, molto diffusi sino a qualche anno fa ma oggi
di fatto non più in produzione)
I tipi più diffusi di sezionatori sono quelli in aria e in esafluoruro di zolfo.
Utilizzando interruttori e sezionatori in esafluoruro di zolfo, si riescono a ridurre le dimensioni dei
quadri (il gas SF6 è un isolante migliore dell'aria e quindi possono essere ridotte le distanze di
isolamento).
Ulteriori riduzioni delle dimensioni possono essere raggiunte mediante quadri interamente isolati
in SF6 (sbarre e collegamenti compresi).
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QUADRI DI BASSA TENSIONE
La norma CEI EN 60439-1 - CEI 17-13/1, prevede quattro forme (alcune ulteriormente suddivise
in "sottoforme") di segregazione interna dei quadri elettrici.
Una segregazione interna mediante barriere o diaframmi (metallici o isolanti) ha lo scopo (tra
l'altro) di assicurare la protezione contro i contatti diretti (almeno IPXXB), in caso di accesso ad
una parte del quadro posta fuori tensione, rispetto al resto del quadro rimasto in tensione.
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