TRADIZIONE E INNOVAZIONE, TERRITORIO E SALUTE TACCUINI Direttore Chiara Beatrice V Università degli Studi di Ferrara Comitato scientifico Donatella M Università degli Studi di Ferrara Filippo P Università degli Studi di Ferrara Stefano M Università degli Studi di Ferrara Silvia V Università degli Studi di Ferrara TRADIZIONE E INNOVAZIONE, TERRITORIO E SALUTE TACCUINI Intento della collana è accogliere temi di ricerca che coniughino tradizione e innovazione, territorio e salute. Lo studio sull’utilizzo tradizionale di piante autoctone e delle antiche “ricette” presenti nelle farmacopee, trattati medici e resoconti del passato può offrire interessanti sviluppi sia in campo farmaceutico che cosmetico e nutrizionale. La rivisitazione di “preparazioni” a scopo terapeutico ottenute mediante metodologie tradizionali è uno dei filoni più seguiti nel mondo anglosassone per sostenere economicamente chi si occupa del recupero delle tradizioni in questo settore. Queste preparazioni ( herbal drugs ) hanno una loro collocazione accanto ai più potenti rimedi farmaceutici, nel trattamento di patologie minori. Donatella Mares, Filippo Piccoli Chiara Beatrice Vicentini Guida alle piante officinali spontanee del Delta del Po Copyright © MMXIII ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, /A–B Roma () ---- I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: gennaio Si ringraziano per il sostegno all’iniziativa: Con il patrocinio di: Parco del Delta del Po Emilia-Romagna Sistema Museale Provinciale Polesine Un particolare ringraziamento a Stefano Manfredini, Direttore del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche per il supporto e l’incoraggiamento nella realizzazione di questo lavoro. La presente pubblicazione accompagna la mostra itinerante PIANTE OFFICINALI SPONTANEE DEL DELTA DEL PO Prima esposizione Palazzo Turchi – Di Bagno 8 novembre 2011– 27 gennaio 2012 Università degli Studi di Ferrara Sistema Museale e Archivistico di Ateneo REFERENZE FOTOGRAFICHE Archivio del Dipartimento di Scienze della Vita e Biotecnologie - Sezione Botanica: Carpino bianco, cisto rosso, crespino, frassino da manna, ginepro, graziella, leccio, limnantemio, nespolo, olivella spinosa, piantaggine, pruno selvatico, ranuncolo bulboso, ravastrello marittimo, salicornia veneta, sambuco nero. Maurizio Bonora: Achillea, bardana, camomilla, cannuccia di palude, consolida maggiore, crescione d’acqua, edera, limonio, luppolo, margherita, mentastro d’acqua, ninfea bianca, ninfea gialla, rovo, stregona palustre, salcerella, spino cervino, tarassaco (fiori), tossilaggine, trifoglio pratense. Paolo Cortesi: Biancospino, equiseto, fiordaliso, iva, malva selvatica, rovo bluastro, stramonio, tarassaco (frutti), vincetossico. Nicola Merloni: Apocino veneziano, calcatreppola delle sabbie, elicriso, pungitopo, salsola soda. Pino Mongini: Barba di becco a tromba, brionia, brunella, buglossa, centauro giallo, centauro spigato, cicoria, clematide fiammola, colchico portoghese, cornetta ginestrina, cresta di gallo, eliantemo degli Appennini, favagello, fumaria, gallinella, iperico, latte di gallina, ligustro, lino d’acqua, ononide spinosa, orchide minore, raponzolo, reseda selvatica, rosa di San Giovanni, salvastrella minore, saponaria, scardaccione selvatico, senape bianca, spergularia, vedovina delle spiagge, vesicaria, viola del pensiero. Gli autori sono a disposizione di eventuali detentori di diritti che non sia stato possibile rintracciare. Quando Luca Bani, Presidente del Circolo Dipendenti Universitario, ci propose di collaborare al progetto, accettammo senza esitazioni: accettò anche chi di noi “collocato a riposo” sembra proprio che di riposo non ne voglia proprio sapere. Non contenti del lavoro che ci aveva impegnato per mesi, ci sembrò essenziale fare un ultimo sforzo per lasciare una traccia concreta dell’opera. Questo volumetto vuol essere un documento in cui si intrecciano le competenze di studiosi che si prodigano nel Parco e nell’Ateneo per lo sviluppo del territorio, mettendo in campo con una visione trasversale le loro competenze che vanno dalla determinazione sistematica allo studio e alla ricerca di potenzialità di piante indigene nel campo farmaceutico, cosmeceutico, nutriceutico. Alla fine ne è uscita anche la storia di queste genti dove la cannuccia, buona per arelle, graticci, tetti per capanne e per far scope, poteva curare dai mali: le foglie per le bronchiti, il rizoma per sudare, per l’asma, contro il vomito, diuretico, i fiori per le intossicazioni alimentari, i frutti come farina. Buona un po’ per tutto, insomma. Altre erbe erano utili per scabbia e pidocchi, contro i vermi, per scorbuto e pellagra. Altre vantavano proprietà afrodisiache, come il crescione d’acqua, o anafrodisiache, come la ninfea bianca che oggi cresce rigogliosa nella stazione di Campotto e nell’oasi di Punte Alberete. Una pianta comune in Asia, l’apocino veneziano che ha qui la punta più estrema, profuma di viaggi e commerci, arrivata volutamente o per caso nella stiva di qualche nave. Da altre piante, Salsola soda e Salicornia, di cui Venezia teneva alla salvaguardia, si ricavava la soda per la lavorazione del vetro di Murano. Emerge anche la grande storia. Ferrara e Venezia. Il Po, via del sale, i porti commerciali. Il Taglio di Porto Viro del 1604, grande opera idraulica che arginò il graduale progressivo processo di traslazione verso nord dell’idrografia fluviale con graduale apporto sempre crescente di sedimenti verso la laguna di Venezia, evitò l’interramento della laguna, l’occlusione del porto e la morte dei commerci. Salvò Venezia in un momento di debolezza di Ferrara e creò il nuovo delta, allontanando il mare di decine di chilometri. Gli Emiliani sono orgogliosi del loro “paleodelta”, certamente più piccolo come estensione, piccolo scrigno in cui cullano piccoli tesori sotto al sole e le tempeste, tra le chiome della cannuccia ondeggiante alla brezza e l’odore del mare vicino. Donatella Mares Filippo Piccoli Chiara Beatrice Vicentini INDICE INTRODUZIONE p. 9 INDICE TERAPEUTICO p. 13 PIANTE E SISTEMA CARDIOVASCOLARE p. 24 PIANTE E SISTEMA NERVOSO p. 44 PIANTE E SISTEMA RESPIRATORIO p. 56 PIANTE E SISTEMA DIGERENTE p. 80 PIANTE E SISTEMA CUTANEO p. 116 PIANTE E SISTEMA ESCRETORE p. 132 PIANTE E SISTEMA GENITALE E RIPRODUTTIVO p. 156 PIANTE COME ANTIPARASSITARI p. 170 PIANTE E MALATTIE DEL RICAMBIO E AFFEZIONI GENERALI DELL’ORGANISMO p. 174 Glossario p. 186 Bibliografia p. 192 Indice analitico delle piante trattate p. 194 INTRODUZIONE Le piante spontanee che vivono nel territorio del Delta del fiume Po sono moltissime, essendo un territorio ad elevata biodiversità. Di questo ampio territorio, ora Parco Regionale dell’Emilia Romagna dal 1988, molti aspetti sono stati descritti, in particolare la bellezza e la diversità degli ambienti che lo compongono. Si tratta di zone ambientali di straordinario valore, dai boschi alle zone umide che caratterizzano il territorio del Delta, da Chioggia fino alle saline di Cervia; territori che ospitano un’infinità di specie di vegetali ed animali, dalle più comuni alle più rare, o rarissime che, giustamente e rigorosamente, sono protette da Leggi regionali o, addirittura, da Convenzioni internazionali. Per far vivere e rispettare questo territorio del Delta, che è un patrimonio eccezionale, unico per certi aspetti in Europa, ma che si è anche sempre più antropizzato nel corso del tempo, l’unico modo è quello di farlo conoscere. I giovani e le popolazioni residenti devono rendersi conto che una così grande ricchezza ha bisogno di essere tutelata e valorizzata con il contributo di tutti. Si è così deciso di intraprendere una serie di iniziative riguardanti questo affascinante ambiente per farlo conoscere un po’ di più. Questo libro rappresenta un piccolo contributo che consente di presentare uno degli aspetti della natura del Parco che in genere è poco noto: il mondo vegetale. Di solito le piante, le erbe, gli alberi, i fiori sono messi in secondo ordine rispetto agli animali, come i grandi e piccoli uccelli stanziali o migratori, che sono spesso descritti e fotografati. Mettendo insieme diverse competenze di persone disposte a ‘perdere’ un po’ del loro tempo per imbarcarsi in questa impresa è così nata l’idea di approfondire la conoscenza di alcune specie vegetali, anche se si tratta di un numero ristretto rispetto alle molte centinaia presenti in questo territorio. Gli archivi personali di fotografi amanti della natura (Maurizio Bonora, Paolo Cortesi, Nicola Merloni, Pino Mongini), sommati alle immagini custodite nell’archivio della sezione di Botanica del Dipartimento di Scienze della Vita e Biotecnologie dell’Università di Ferrara, avevano rivelato una ricca disponibilità di materiale: belle immagini di fiori e piante che vivono nel territorio del Delta del Po. Abbiamo pensato che sarebbe stato interessante prendere una prima iniziativa su un argomento, se vogliamo, di nicchia, ma ora sempre più attuale, cioè quello delle piante che hanno avuto o ancora hanno un utilizzo medico, almeno a livello popolare, presentandole attraverso le immagini fotografiche. Speriamo che questa nostra fatica possa servire a chi voglia approfondire aspetti della propria personale conoscenza, ma anche al semplice turista, o al giovane, per riconoscere piante comuni o meno note. 9 In particolare speriamo che possa servire alla popolazione che abita le stesse zone a scoprire proprietà ed usi di vegetali, che per la maggior parte degli abitanti sono semplicemente “erbacce” e quindi passibili di eventuali diserbi, mentre in effetti l’uso popolare, tramandato nel tempo, ne fa dei rimedi semplici e assolutamente naturali per alcune lievi patologie. Nello stesso tempo il riconoscimento di alcune piante permette di evitarne l’utilizzo, che potrebbe causare danni anche gravi alla salute, a causa della loro elevata tossicità. Questo libro nasce quindi come atlante fotografico di piante officinali autoctone che vivono spontanee nel territorio del Delta del Po. IL PROGETTO Innanzi tutto ci siamo avvalsi della competenza in materia di Filippo Piccoli, docente dell’Università di Ferrara, che ha curato il riconoscimento e la denominazione sistematica seguendo la “Flora d’Italia” di Sandro Pignatti (1982). Poi ci siamo chiesti: Come catalogarle? La cosa più semplice sarebbe stata l’utilizzo di un ordine alfabetico; ma, pur essendo la più scontata, questa catalogazione è scientificamente la meno esatta. L’ordinamento basato sulla Sistematica è decisamente il più giusto, tuttavia esso sarebbe stato comprensibile solo a pochi “addetti ai lavori”. Un’altra divisione possibile è quella fatta in base all’azione della pianta sui diversi organi o sistemi del corpo umano. Questa ipotesi che è alla base della Materia Medica, progenitrice della Farmacognosia, ci è sembrata la più interessante, anche per chi non sia intenditore di questo ramo, per cui alla fine è stata scelta e così le piante qui descritte sono state suddivise, a cura di Donatella Mares, docente dell’Università di Ferrara, in base al loro utilizzo prevalente su un sistema del corpo umano. La parte descrittiva delle singole specie riporta elementi di morfologia generale, habitat, con particolare riferimento alle zone del Delta del Po, le proprietà e gli usi per cui si utilizza la pianta, alcuni desunti dalla bibliografia nota, altri riportati da testi tramandati dalla medicina popolare e, alla fine, le interazioni e la eventuale tossicità della pianta. Infine è stato fondamentale l’apporto di Chiara Beatrice Vicentini, sempre docente dell’Università di Ferrara, che ha permesso con la sua esperienza, competenza, senso del bello e vivacità l’uscita di questo libro. 10 28 Biancospino Crataegus monogyna Jacq. - Fam. Rosaceae Profilo pianta Arbusto o piccolo albero (2-5 m), molto ramificato con rami spinosi, foglie a contorno ovale, ma profondamente incise con 3-7 lobi, fiori ermafroditi a 5 petali bianchi con circa 20 stami e 1 stilo, raggruppati in infiorescenze a corimbo all’apice di corti rametti; i falsi frutti, pomi rossi a maturità, contengono 1 solo seme. Habitat È diffuso nei boschi, pinete e siepi del Parco. Parti usate Foglie e sommità fiorite raccolte all’inizio della fioritura, frutti. Proprietà ed impiego terapeutico Cardiotonico, ipotensivo, diuretico e sedativo. Le sommità fiorite hanno azione vasodilatatrice generale ed ipotensiva per la presenza di flavonoidi, in particolare la componente procianidinica. Regolano il ritmo e la forza del muscolo cardiaco, esercitano una buona azione sedativa sugli ipertesi e gli arteriosclerotici. La tintura e l’estratto fluido sono utilizzati non per la terapia delle patologie acute, ma per la profilassi di ripristino dopo taluni danni cardiaci. I frutti hanno proprietà antidiarroiche e astringenti. Effetti collaterali, tossicità È sconsigliata la pratica dell’automedicazione, anche se non sono stati segnalati particolari effetti tossici. 29 54 Iperico, Erba di San Giovanni Hypericum perforatum L. - Fam. Guttiferae Profilo pianta Pianta erbacea, perenne, a fusto diritto e ramoso, lignificato alla base, alto circa 60 cm. Foglie piccole, opposte, sessili, caratterizzate dalla presenza di ghiandole secretrici, traslucide, che fanno assumere alla foglia un aspetto punteggiato. Fiori ermafroditi gialli, pentameri con numerosi stami, riuniti in infiorescenze a corimbo situate alla sommità dello scapo fiorifero. Il frutto è una capsula con ghiandole rossastre. Habitat La pianta si trova lungo i margini della strade, sui prati aridi, ai margini dei boschi, in luoghi incolti ed erbosi. Parti usate Parti aeree e sommità fiorite. Proprietà ed impiego terapeutico Il contenuto è assai vario: sono presenti derivati naftodiantronici (ipericina, pseudoipericina), flavonoidi (iperoside, rutina, quercitina) e derivati floroglucinolici (iperforina, adiperforina), tannini e un olio essenziale. L’effetto antidepressivo è stato dimostrato essere a carico dei derivati floroglucinolici, in particolare della iperforina che inibisce la ricaptazione di numerosi neurotrasmettitori (serotonina, noradrenalina e dopamina) regolando l’umore e quindi viene impiegato come sedativo per lievi forme di depressione nervosa. Per uso topico l’olio di iperico è un rimedio conosciuto da secoli per ferite e in particolare per le scottature e le ustioni. Effetti collaterali, tossicità Studi clinici hanno evidenziato lievi e transitori effetti collaterali (sintomi gastrointestinali, mal di testa) e rari casi di fotosensibilizzazione, per cui si raccomanda di evitare un’esposizione prolungata al sole. Studi recenti hanno inoltre dimostrato importanti reazioni se utilizzato in associazione con diversi farmaci. 55 70 Fiordaliso Centaurea cyanus L. - Fam. Compositae Profilo pianta Pianta erbacea annuale, alta 20-80 cm con fusto bianco tomentoso e foglie sessili grigiastre, lanceolato-lineari. I fiori sono riuniti in infiorescenze a capolino solitario; le corolle dei fiori periferici sono assai più grandi di quelle dei fiori centrali, tutte colorate di azzurro intenso. Habitat Cresce nei campi di grano e anche in luoghi incolti. Ora in Italia il fiordaliso è diventato raro, a causa delle modifiche introdotte nelle pratiche colturali. Si osserva ormai solo sui campi sabbiosi della costa del Parco. Parti usate Fiori. Proprietà ed impiego terapeutico I capolini contengono glucosidi (tra cui uno amaro analogo a quello della cicoria e uno colorante, cianina), flavonoidi, sostanze tanniche, mucillaginose e cerose. Danno ceneri ricche di sali potassici. L’infuso dei fiori serve ad attenuare la tosse (bechico), raramente era utilizzato come amaro in caso di inappetenza e disturbi digestivi. Soprattutto in decozione, ad uso esterno, il fiordaliso ha un’antica fama come rimedio alle malattie congiuntivali ed è impiegato come collirio contro le congiuntiviti. Altro uso era quello contro la forfora. Oggi è spesso in uso come droga aggiuntiva in miscele di tè. Effetti collaterali, tossicità Non rilevati. 71 164 Calcatreppola delle sabbie o Eringio marittimo Eryngium maritimum L. - Fam. Umbelliferae Profilo pianta Pianta erbacea perenne, dotata di un robusto rizoma e di fusti eretti, tubulosi, glabri, alti da 20 a 60 cm con numerosi rami apicali di colore grigio-verde-azzurro. Foglie inferiori peduncolate, le caulinari sessili, spinose, dentate, coriacee, di colore grigio-verde con tonalità azzurrine. Fiori ermafroditi, sessili, raccolti in ombrelle compatte, bluastri, protetti da ampie brattee spinose. Frutto: achenio fornito di aculei all’esterno, utili per la disseminazione a mezzo di animali con penne o vello. Habitat Specie pioniera delle dune mobili, è comune nelle arene marittime, che tende a stabilizzare per mezzo del suo esteso apparato radicale, facilitando così lo sviluppo della vegetazione colonizzatrice. Parti usate La radice. Proprietà ed impiego terapeutico La radice contiene una saponina, composti tannici, flavonoidi e polifenoli. Nella medicina popolare l’infuso di radici era usato come diuretico, nei casi di calcolosi renale e vescicale, di ritenzione d’urina, e come antispasmolitico ed espettorante e come regolatore della funzione degli organi sessuali. Infatti, l’azione di eringio marittimo era nota fin dal 17° e 18° secolo, tanto che in Inghilterra le radici erano candite ed usate come afrodisiaci. Oggi è noto soprattutto per i suoi effetti diuretici ed espettoranti, nel trattamento delle cistiti, uretriti e infiammazioni prostatiche. Effetti collaterali e tossicità Non si conosce la sua tossicità, ma un consumo elevato può provocare abbassamenti della pressione sanguigna. 165