SCIENZA IN PRIMO PIANO ALLA RICERCA DELLE ONDE GRAVITAZIONALI (*) A. Chiancarini, G. Gemme INFN, Sezione di Genova, Istituto di Fisica UniversitaÁ di Genova E. Picasso Scuola Normale Superiore, Pisa 1. ± Le onde gravitazionali 80 La teoria della gravitazione di Einstein predice che, in certe condizioni dinamiche, le equazioni del campo gravitazionale ammettano soluzioni ondulatorie, cosõÁ come il campo elettromategnico associato a cariche elettriche in moto accelerato, nella teoria di Maxwell, ammette soluzioni ondulatorie. La teoria della relativitaÁ generale interpreta il campo gravitazionale come una curvatura dello spazio-tempo a quattro dimensioni, tre spaziali e una temporale. Ogni massa origina attorno a se stessa uno spazio-tempo curvo e ogni qualvolta la massa si muove, la curvatura dello spaziotempo deve riadattarsi alla nuova configurazione. Ogni riaggiustamento dello spazio-tempo in corrispondenza della nuova distribuzione della materia, sotto determinate condizioni, origina un'onda gravitazionale che si propaga nello spazio-tempo alla velocitaÁ della luce. Invero un'onda gravitazionale eÁ la propagazione della perturbazione dello spazio-tempo indotta dalla nuova distribuzione della materia. La Terra che ruota intorno al Sole, una palla che rimbalza sul pavimento, un uomo che agita le braccia, danno origine all'emissione di onde gravitazionali; queste onde hanno un'intensitaÁ troppo debole per essere rivelabili. Una sbarra cilindrica di massa M, che ruota attorno ad un (*) Conferenza divulgativa (public lecture), tenuta da E. PICASSO in occasione della V Conferenza «Edoardo Amaldi», Pisa, 11 Luglio 2003. Fig. 1. asse ad angolo retto, passante per il centro di gravitaÁ della sbarra, emette onde gravitazionali; esse trasportano energia e, quindi, la sbarra perde energia. Einstein dedusse la formula che permette di calcolare l'energia emessa nell'unitaÁ di tempo dalla sbarra che ruota attorno ad un asse perpendicolare. Purtroppo l'energia emessa dalla sbarra e trasportata dall'onda eÁ troppo piccola per essere rivelata. Se si confronta l'intensitaÁ delle onde elettromagnetiche (luce, raggi X, onde radio, ecc.) emesse da un elettrone in moto accelerato con l'intensitaÁ delle onde gravitazionali emesse dalla massa associata all'elettrone, queste ultime sono incredibilmente meno intense. Consideriamo, per esempio, un elettrone e un positrone e calcoliamo le forze elettromagnetiche e gravitazionali che si esercitano tra loro. L'elettrone e il positrone possiedono sia una massa (la loro massa eÁ uguale) sia una carica (le loro cariche sono uguali e di segno opposto). Supponiamo che le due particelle (elettrone e positrone) siano distanti l'una dall'altra un centimentro, l'intensitaÁ della A. CHIANCARINI, G. GEMME, E. PICASSO: ALLA RICERCA DELLE ONDE GRAVITAZIONALI Fig. 2. ± I rilevatori di onde gravitazionali nello spazio e in laboratorio. forza gravitazionale che si esercita tra le due masse eÁ uguale all'intensitaÁ della forza elettrica che si eserciterebbe tra le due cariche se fossero separate ra loro circa 600 trilioni di km. 2. ± Le onde elettromagnetiche Per meglio comprendere il fenomeno della radiazione gravitazionale, eÁ opportuno considerare un fenomeno a noi piuÁ noto, quello dell'emissione di onde elettromagnetiche, e cercare di stabilire analogie tra i due fenomeni. L'esistenza di onde elettromagnetiche fu prevista da Maxwell nella seconda metaÁ del diciannovesimo secolo. Le equazioni di Maxwell del campo elettromagnetico implicano che le variazioni del campo si propaghino sotto forma di onde che viaggiano nello spazio privo di materia alla velocitaÁ della luce; la luce stessa consiste di onde elettromagnetiche di alta frequenza. Questa fusione dell'ottica con l'elettromagnetismo fu uno dei grandi trionfi della fisica del XIX secolo. Le equazioni di Maxwell specificano tutte le proprietaÁ classiche delle onde elettromagneti- che; in particolare le onde sono trasversali, cioeÁ i campi oscillanti elettrico e magnetico sono perpendicolari tra loro e alla direzione di propagazione e hanno due modi di polarizzazione indipendenti: polarizzazione circolare destrorsa e sinistrorsa. La teoria dei quanti ha mostrato che la luce e le onde elettromagnetiche possiedono altre proprietaÁ non contenute nella teoria di Maxwell. I raggi di luce possono essere interpretati come fasci di particelle, o fotoni, la cui energia E eÁ legata alla frequenza secondo la relazione E h, dove h eÁ la costante di Planck, il cui valore in unitaÁ c.g.s. eÁ 6:6 10 27 erg s. Ciascun fotone ruota intorno a un asse che giace lungo la direzione del suo moto: i due versi possibili di rotazione corrispondono alle due direzioni di polarizzazione circolare delle onde nella teoria di Maxwell. Il momento angolare associato alla rotazione di ciascun fotone vale 1 in unitaÁ h=2. EÁ istruttivo discutere anche la relazione che lega le onde alle loro sorgenti, che sono costituite da particelle cariche che presentano una accelerazione rispetto a un sistema di riferimento inerziale. In virtuÁ di questa accelerazione, le cariche producono oltre a un campo Cou- 81 IL NUOVO SAGGIATORE 82 lombiano statico che varia come 1=r 2 , un campo addizionale che decresce inversamente alla prima potenza della distanza cioeÁ come 1=r. Il flusso totale di energia attraverso una superfice sferica di raggio r eÁ indipendente da r. Un'onda elettromagnetica trasmette l'informazione ad altre cariche elettriche che la distribuzione delle cariche della sorgente eÁ cambiata e che, quindi, anche il campo elettromagnetico si sta addattando alla nuova distribuzione di cariche. Questo cambiamento eÁ avvertito con un certo ritardo che dipende dalla velocitaÁ di propagazione dell'informazione Ð che eÁ la velocitaÁ della luce Ð e dalla distanza. Questo effetto del ritardo eÁ una proprietaÁ della relativitaÁ ristretta. Poiche il cambiamento dello stato interno della sorgente non eÁ dovuto ad una variazione della carica totale che eÁ conservata, esso eÁ dovuto al variare del momento della distribuzione della carica elettrica rispetto ad un punto fisso. Nel caso delle onde elettromagnetiche l'emissione delle onde eÁ dovuta al momento di dipolo. L'intensitaÁ della radiazione emessa non eÁ quindi uniformemente distribuita in tutte le direzioni, essendo il momento di dipolo rappresentato da un vettore. Se si considera adesso per analogia l'emissione di un'onda gravitazionale dobbiamo ricordarci che il campo gravitazionale, secondo la relativitaÁ generale formulata da Einstein, eÁ descritto da dieci potenziali, il campo elettromagnetico eÁ invece descritto da quattro potenziali. Per di piuÁ bisogna tenere presente che il campo gravitazionale eÁ esso stesso una sorgente gravitazionale, per cui le equazioni di Einstein sono non lineari. Solo quando si considera il caso in cui il campo gravitazionale eÁ un campo debole, come nel caso del sistema solare, allora si possono, in prima approssimazione, trascurare gli effetti dovuti alla non linearitaÁ, e solo in questo caso, si puoÁ considerare il campo gravitazionale una generalizzazione del campo elettromagnetico quando si passa da quattro a dieci potenziali. Si puoÁ dimostrare che le variazioni del campo gravitazionale si propagano, sotto forma di onde trasversali, con la velocitaÁ della luce. La quantizzazione della teoria debole del campo gravitazionale suggerisce che le onde gravitazionali siano costituite da fasci di gravitoni, che sono particelle di massa nulla, per i quali vale la relazione E h. Ciascun gravitone ruota o in senso orario o in senso antiorario rispetto alla direzione del moto. A causa del maggior numero di potenziali, il momento angolare del gravitone eÁ uguale a 2, in unitaÁ h=2, cioeÁ la radiazione gravitazionale ha una simmetria di quadrupolo. La radiazione gravitazionale, come la radiazione elettromagnetica, propaga l'informazione sulla variazione della configurazione della sorgente. Per esempio, a causa dell'azione di certe forze interne, il momento di quadrupolo della distribuzione di massa del Sole potrebbe variare notevolmente e il Sole diventare improvvisamente uno sferoide. Se cioÁ avvenisse l'emissione di radiazione gravitazionale sarebbe, nella forma piuÁ semplice, una emissione di quadrupolo. In questo ipotetico caso l'orbita della Terra nel campo generato da uno sferoide sarebbe diversa dall'orbita nel campo di una sfera. 3. ± Emissione delle onde gravitazionali Come abbiamo giaÁ detto l'intensitaÁ delle onde gravitazionali eÁ estremamente piuÁ debole dell'intensitaÁ delle onde elettromagnetiche, poiche le interazioni tra le cariche elettriche sono molto piuÁ intense che le interazioni tra le masse a paritaÁ di distanza le une dalle altre. La ragione per la quale la forza gravitazionale della Terra supera notevolmente quella elettrica eÁ dovuta al fatto che mentre le cariche elettriche positive e negative presenti sulla Terra tendono ad annullarsi, le forze gravitazionali agiscono tutte nella stessa direzione essendo le masse tutte dello stesso segno e, quindi, l'interazione tra loro eÁ sempre attrattiva: le forze si sommano vettorialmente. I pianeti del sistema solare hanno un'accelerazione diretta verso il Sole ed emettono, quindi, onde gravitazionali. La potenza emessa da tutti i pianeti eÁ circa 450 watt, dovuta prevalentemente a Giove. La potenza elettromagnetica emessa dal Sole eÁ ben 1024 volte piuÁ grande. Onde gravitazionali molto piuÁ intense sono emesse da una grande massa in collasso catastrofico o associata all'esplosione di una Supernova. La potenza massima viene emessa prevalentemente quando una stella ha un raggio prossimo al suo raggio di Schwarzschild. EÁ difficile calcolare esattamente l'energia emessa come radiazione gravitazionale nel collasso. Se la stella mantiene durante il collasso la forma sferica non si ha emissione alcuna di radiazione, poiche il momento di quadrupolo non varia. In pratica eÁ probabile che durante la fase di col- A. CHIANCARINI, G. GEMME, E. PICASSO: ALLA RICERCA DELLE ONDE GRAVITAZIONALI lasso la stella non conservi la forma sferica e possa emettere, quindi, onde gravitazionali. In questo caso l'emissione delle onde eÁ costituita da un breve impulso e l'intensitaÁ dell'onda misurata in un laboratorio terrestre eÁ estremamente piccola. 4. ± Come si possono rivelare le onde gravitazionali? Come si puoÁ estrarre energia da esse in modo che le onde vengano parzialmente assorbite e quindi misurate? Questo eÁ un problema molto piuÁ complicato di quello elettromagnetico. Per rivelare le onde gravitazionali occorre misurare accelerazioni relative tra differenti parti di un rivelatore; queste accelerazioni traggono origine dalla nonuniformitaÁ del campo gravitazionale dell'onda stessa. Le maree oceaniche della Terra hanno anch'esse origine dalla non-uniformitaÁ del campo gravitazionale newtoniano della Luna e del Sole. Le forze agenti sul rivelatore dalle onde gravitazionali sono quindi forze di marea, dovute alla non-uniformitaÁ del campo gravitazionale associato all'onda. Quale frazione di energia dell'onda gravitazionale eÁ assorbita dal rivelatore? Ci aspettiamo che questa frazione sia piccola a causa della debole interazione gravitazionale. Dyson ha calcolato che se un'onda gravitazionale della frequenza di 1 ciclo al secondo attraversa la Terra, quest'ultima assorbe soltanto una frazione pari a circa 10 21 dell'energia gravitazionale che la investe. CioÁ indica che la materia eÁ estremamente «trasparente» alle onde gravitazionali e che eÁ pertanto estremamente difficile costruire un rivelatore che abbia una probabilitaÁ piccola ma diversa da zero di misurarle. Pur avendo Einstein scritto il lavoro sull'emissione delle onde gravitazionali nell'anno 1916 per circa quarant'anni nessuno riprese questo problema anche perche gli effetti associati all'emissione delle onde gravitazionali erano ritenuti troppo deboli per essere misurabili in laboratorio. Un'altra ragione per aver abbandonato l'argomento era di natura teorica: si riteneva infatti che le onde gravitazionali fossero una conseguenza delle coordinate di riferimento e non fossero pertanto invarianti rispetto al sistema di riferimento; erano, cioeÁ, onde non reali. Tre fatti nuovi hanno contribuito negli anni sessanta a richiamare l'attenzione dei fisici sul problema della radiazione gravitazionale. Il primo fu una scoperta di natura teorica fatta da H. Bondi e dai suoi collaboratori: essa dimostra che i calcoli della radiazione gravitazionale sono invarianti rispetto alla trasformazione di coordinate da un sistema di riferimento a un altro sistema. L'emissione della radiazione eÁ un fenomeno fisico reale in linea di principio osservabile. Le onde gravitazionali trasportano energia e momento angolare e li sottraggono alla sorgente, la cui massa diminuisce durante l'emissione. Il secondo fatto fu la decisione di Joseph Weber dell'UniveritaÁ del Maryland di costruire un rivelatore di onde gravitazionali. Weber si pose il seguente quesito: quale eÁ la natura delle sorgenti che emettono radiazione gravitazionale e quale eÁ la quantitaÁ di energia che emessa da sorgenti astronomiche si deposita su un rivelatore costruito in laboratorio? 5. ± Il sistema binario di Hulse e Taylor Fig. 3. Il terzo avvenimento importante che contribuõÁ alla rinascita della teoria della relativitaÁ generale avvenne nell'estate del 1974. Due astronomi, Russel Hulse e Joseph Taylor scoprirono un sistema binario in cui una Pulsar ruota insieme ad una stella compagna, non visibile, attorno al loro baricentro. Questa scoperta fu fatta al radiotelescopio Arecibo di Puerto Rico. Il sistema binario eÁ noto con la sigla PSR 1913+16 ed eÁ noto come «binary pulsar». Le orbite del sistema binario sono molto ravvicinate, infatti la loro separazione eÁ in media pari ad un raggio solare. Le velocitaÁ orbitali sono circa 300 km/s e il 83 IL NUOVO SAGGIATORE periodo orbitale eÁ di solo otto ore. Queste proprietaÁ fanno sõÁ che gli effetti relativistici siano molto importanti. La Pulsar eÁ, inoltre, un orologio estremamente stabile: essa emette impulsi radio ogni 59 ms e il periodo di emissione varia di 0,25 ns per anno, con una stabilitaÁ pari a 1 : 109 (una parte per miliardo). La Pulsar del sistema binario eÁ un orologio accurato che si muove su un'orbita eccentrica con un velocitaÁ v ' 10 3 c, essendo c la velocitaÁ della luce, e si trova immersa in un campo gravitazionale di forte intensitaÁ variabile lungo l'orbita. Gli impulsi radio sono misurati con una precisione di 50 ms. Gli autori hanno potuto determinare il periodo degli impulsi con notevole precisione: esso eÁ (1 settembre 1974): 0; 059029995271 s ; la sua variazione eÁ di 0,273 ns per anno, l'eccentricitaÁ dell'orbita eÁ 0,617217 e il periodo orbitale eÁ 27906,98163 s. Le precisioni raggiunte a tutt'oggi sono molto migliori di quelle del settembre 1974. Questa precisione permette di misurare molti effetti relativistici. Il primo fra tutti eÁ lo spostamento del periastro che eÁ l'analogo dello spostamento del perielio di Mercurio riferito al sitema binario: esso eÁ di 4; 2263 gradi per anno e dipende dai parametri che definiscono le orbite 84 Fig. 4. della Pulsar e della sua compagna e dalla massa totale del sistema, che a priori non eÁ nota. Invero l'osservazione dello spostamento del periastro non puoÁ essere usata per verificare la teoria della relativitaÁ generale poiche la massa totale del sistema non eÁ nota, ma si puoÁ, dalla misura dello spostamento e assumendo valida la teoria della gravitazione di Einstein, determinare la massa totale del sistema che risulta essere uguale a 2; 8275 masse solari. Misure fatte su altri effetti relativistici hanno portato a concludere che la massa della Pulsar eÁ di 1; 42 0; 03 masse solari e la massa della compagna eÁ di 1; 40 0; 03 masse solari. Per la prima volta la teoria della relativitaÁ generale eÁ stata usata per misurare grandezze astronomiche: la relativitaÁ di Einstein ha permesso di pesare una Pulsar! Un altro risultato importante delle misure fatte sul sitema binario PSR 1913+16 consiste nel rivelare l'esistenza della radiazione gravitazionale e di stabilire che l'approssimazione di quadrupolo eÁ una buona approssimazione. La relativitaÁ generale prevede che l'emissione delle onde gravitazionali da parte di un sistema di massa totale M eÁ possibile solo se il sistema ha un momento di quadrupolo, cioeÁ se la distribuzione delle masse eÁ tale da ammettere che A. CHIANCARINI, G. GEMME, E. PICASSO: ALLA RICERCA DELLE ONDE GRAVITAZIONALI la derivata terza rispetto al tempo del momento di quadrupolo esista e non sia nulla. Il contributo dominante all'emissione della radiazione gravitazionale eÁ dovuto alla variazione del momento di quadrupolo della distribuzione di massa del sistema. Contributi di ordine superiore (ottupolo, ecc.) esistono ma si possono in generale trascurare. La variazione dell'energia nell'unitaÁ di tempo e di angolo solido eÁ data dalla formula seguente: 1 ::: dE G Q 2 ; dt d 45 c5 dove Q rappresenta il tensore di quadrupolo e d indica l'angolo solido. I puntini sopra al tensore indicano la derivata terza del quadrupolo rispetto al tempo. La (1) fu dedotta da Einstein e corretta da Eddington, poiche la formula di Einstein era sbagliata di un fattore due. La formulazione corretta da parte di Einstein fu data nel 1918. La (1) vale per velocitaÁ della sorgente minore della velocitaÁ della luce (v=c 1). La formula (1) applicata al sistema binario mostra che il periodo orbitale decresce di circa 75 ms per anno o piuÁ precisamente di 2; 403 0; 002 10 12 s s 1 . Calcoli esatti e piuÁ rigorosi furono fatti da Damour e collaboratori negli anni ottanta. Questo risultato importante, cioeÁ l'interpretazione che la variazione del periodo della Pulsar e della sua compagna nel percorrere la loro orbita eÁ dovuta all'emissione della radiazione gravitazionale da parte del sistema eÁ una prova della loro esistenza e ha dato un notevole impulso alla ricerca delle onde gravitazionali in laboratorio. Data la precisione oggi raggiunta nel determinare i parametri del sistema binario, che rende improbabili altre interpretazioni del cambiamento del periodo, eÁ una prova convincente dell'esistenza della radiazione gravitazionale. Una prova piuÁ diretta consiste nel poter rivelare le onde gravitazionali in un laboratorio terrestre. 6. ± Come si possono osservare le onde gravitazionali in laboratorio? Le onde gravitazionali si propagano alla velocitaÁ della luce. L'onda ci informa che la geometria della sorgente si eÁ modificata. Essa origina una piccola perturbazione dello spaziotempo che si sovrappone alla curvatura originata dalla materia. Consideriamo un anello disposto perpendicolarmente alla direzione di Fig. 5. propagazione delle onde gravitazionali. Al passaggio dell'onda l'anello si distorce assumendo la forma di un'ellisse i cui due assi, maggiore e minore, si scambiano continuamente il ruolo. Questo alternarsi di compressioni e stiramenti nelle due posizioni ortogonali eÁ il segno caratteristico del passaggio di un'onda gravitazionale. EÁ come se l'anello fosse sottoposto ad una forza di marea che cambia segno ad ogni ciclo dell'onda. Per misurare gli effetti dell'onda occorre quindi uno strumento che possa registare con notevole sensibilitaÁ minuscole variazioni di distanza. Occorre, cioeÁ, costruire strumenti in grado di misurare variazioni relative di distanza di almeno una parte su mille miliardi di miliardi (1 : 1021 ) ed essere, inoltre, capaci di separare il segnale prodotto dall'onda da tutti i rumori che potrebbero far variare le distanze di una uguale grandezza. Questo obiettivo costituisce una sfida sperimentale da far scoraggiare chiunque, o come si suol dire correntemente da far tremare le vene e i polsi. I primi tentativi, seguendo Weber, furono fatti costruendo rivelatori a sbarre metalliche. Furono costruite grosse sbarre alle quali sono fissati trasduttori che convertono i movimenti della sbarra in segnali elettrici capaci di misurare le ampiezze di vibrazione della sbarra. Poiche queste sbarre sono sensibili anche ad eventi spuri, per individuare l'effetto genuino della radiazione gravitazionale occorre disporre, nel caso di onde emesse da un collasso di materia, due o piuÁ rivelatori in posizioni diverse e lontane, opportunamente disposti per ottimizzare il segnale. Nel caso di onde emesse da sorgenti periodiche invero una sola sbarra sarebbe sufficiente. A nessuno sfugge la difficoltaÁ di costruire rivelatori sufficientemente sensibili da misurare distanze di gran lunga inferiori alle dimensioni atomiche e di separare 85 IL NUOVO SAGGIATORE Fig. 6. senza ambiguitaÁ il segnale dai molti rumori casuali che possono falsare l'analisi del segnale genuino. Oltre alla tecnica delle vibrazioni indotte in una sbarra dal passaggio dell'onda, si utilizza un'altra tecnica forse piuÁ promettente, e che comunque ha altre caratteristiche di funzionamento, che eÁ basata sull'impiego di fasci laser, 86 Fig. 7. ± DensitaÁ spetrale di Nautilus, misurata il 13 maggio 2001. A. CHIANCARINI, G. GEMME, E. PICASSO: ALLA RICERCA DELLE ONDE GRAVITAZIONALI Fig. 8. cioeÁ di un fascio intenso e coerente di fotoni. In Italia, vicino a Pisa, una collaborazione tra Istituti di Ricerca Italiani e Francesi ha progettato e costruito un interferometro laser con due bracci perpendicolari tra loro e con una linea base di 3 km; negli Stati Uniti sono in costruzione due interferometri laser con una lunghezza di base di 4 km, uno situato nello stato di 87 Fig. 9. ± Alcuni aspetti tecnici dell'interferometro Virgo. IL NUOVO SAGGIATORE 88 Washington e l'altro nella Lousiana. Altri interferometri di piuÁ modeste dimensioni sono stati costruiti in Germania e in Giappone. In un interferometro per la rivelazione di onde gravitazionali i fasci laser sono inviati in due direzioni perpendicolari e vengono riflessi piuÁ volte da specchi solidali con due masse situate a diversi kilometri di distanza. L'onda gravitazionale cambia le distanze dei due bracci: uno si accorcia rispetto all'altro che si allunga e dopo una lunghezza d'onda avviene il contrario. Si determina il passaggio dell'onda studiando la figura di interferenza dei due fasci laser riflessi dallo spostamento delle due masse. La rivelazione delle onde gravitazionali eÁ in entrambi i casi una sfida tra le piuÁ ardue, infatti nel metodo sperimentale che utilizza la tecnica interferometrica, le variazioni della lunghezza dei due bracci ammontano a meno di un decimo di miliardesimo della lunghezza d'onda della luce laser. I rivelatori terrestri sono sensibili unicamente alle onde di frequenza superiore a dieci hertz, cioeÁ dieci oscillazioni al secondo, mentre la maggior parte delle sorgenti che emettono onde gravitazionali oscillano a frequenze molto inferiori. Un nuovo strumento ideato per rivelare onde a bassa frequenza eÁ LISA (Laser Interferometer Space Antenna), un progetto allo studio presso l'Agenzia Spaziale Europea in collaborazione con la NASA. LISA consiste di tre navicelle disposte in modo da formare un triangolo equilatero i cui lati hanno una lunghezza di cinque milioni di kilometri. LISA eÁ un gigantesco interferometro con un terzo lato aggiunto per misurare le due polarizzazioni della radiazione gravitazionale. La distanza tra le tre navicelle spaziali determina l'intervallo di frequenza che si puoÁ misurare. Le variazioni delle posizioni relative delle tre navicelle causate dal passaggio delle onde gravitazionali saranno misurate inviando fasci laser dall'una all'altra navicella e formando figure di interferenza. Questo dispositivo potrebbe rivelare le fusioni di due buchi neri che percorrono traiettorie intorno al loro centro di gravitaÁ. Una coppia di buchi neri eÁ stata scoperta recentemente in una Galassia vicina alla nostra. I due buchi neri spiralizzano uno verso l'altro e perdendo energia emettono onde gravitazionali con frequenza variabile. La galassia che contiene questo sistema binario eÁ la NCG 6240 che dista dalla Terra quattro milioni di anni-luce. La scoperta eÁ stata fatta analizzando i dati raccolti dal «Chandra X-ray Observatory», lanciato nello spazio nel 1999. EÁ opportuno ricordare che poiche la frequenza di un'onda eÁ proporzionale alla radice quadrata del prodotto G; dove G eÁ la costante gravitazionale p e la densitaÁ di materia della sorgente f G; rivelatori sintonizzati a diverse frequenze esplorano densitaÁ di materia diverse. Fig. 10. 7. ± Onde gravitazionali e relativitaÁ generale Gli esperimenti fatti utilizzando i dati raccolti nello studio del sistema binario della PSR 1913+16 hanno confermato sia l'esistenza delle onde gravitazionali, sia la coerenza quantitativa tra la descrizione teorica relativistica della variazione del periodo orbitale e le osservazioni sperimentali. Non eÁ peroÁ stato ancora raggiunto l'obiettivo ultimo di rivelare le onde in un laboratorio terrestre. Va notato che se anche rivelassimo le onde gravitazionali non potremmo comunque utilizzare queste misure per verificare senza ambiguitaÁ la relativitaÁ generale di Einstein, poiche le possibili sorgenti sono cosõÁ complesse che risulterebbe difficile distinguere il contributo della relativitaÁ generale rispetto a A. CHIANCARINI, G. GEMME, E. PICASSO: ALLA RICERCA DELLE ONDE GRAVITAZIONALI quello che consegue dal comportamento dinamico della sorgente stessa. Possiamo usare la teoria della relativitaÁ generale, ammettendone la sua validitaÁ, per meglio studiare le caratteristiche delle sorgenti. D'altra parte eÁ quello che avviene quando gli astronomi usano le radiazioni elettromagnetiche quali la radiazione nel visibile, i raggi X, la radiazione infrarossa e le microonde. Essi non pensano affatto di verificare la teoria di Maxwell, per altro ben misurata in laboratorio, ma se ne servono per studiare l'Universo. Va tenuto presente che nel caso delle equazioni di Maxwell le sorgenti del campo elettrico e magnetico si possono costruire in laboratorio mentre, purtroppo, come vedremo piuÁ avanti eÁ estremamente improbabile che si possa costruire una sorgente di radiazione gravitazionale in laboratorio e poter controllare, quindi, le condizioni sperimentali a piacere. Come abbiamo giaÁ menzionato la deformazione istantanea di un corpo sferico di massa M produce una variazione del campo gravitazionale che si propaga nello spazio circostante alla velocitaÁ della luce, e questa variazione puoÁ essere rivelata da un campo di forze mareale, che eÁ responsabile dell'attrazione reciproca che si manifesta tra due particelle distinte in caduta libera. Una delle sorgenti piuÁ intense che possiamo immaginare eÁ una stella rotante nella fase di collasso e prossima a trasformarsi in un buco nero, situata all'interno della nostra Galassia. Essa produrrebbe un campo di forze di marea tale da cambiare la distanza tra due masse distanti un metro l'una dall'altra di un centesimo del diametro di un nucleo atomico. Quando un'onda gravitazionale attraversa, per esempio, una sbarra cilindirca di alluminio di un metro e mezzo di diametro e di due metri di lunghezza, di circa 1,5 tonnellate, perpendicolarmente all'asse della sbarra, la forza di marea avvicina e allontana periodicamente le estremitaÁ della sbarra che, a causa della sua rigiditaÁ, si mettono ad oscillare alla frequenza propria della sbarra. Il massimo di trasferimento si ha, nell'approssimazione di quadrupolo, quando la frequenza dell'onda eÁ uguale alla frequenza propria della sbarra. La sbarra continua ad oscillare fintanto che gli attriti interni non smorzano il moto oscillatorio. L'obiettivo eÁ quello di raggiungere sensibilitaÁ almeno diecimila volte maggiori di quella della sbarra costruita da Weber nel 1970. In questo caso la sbarra metallica potrebbe essere sensibile al passaggio di un'onda proveniente da un centinaio di galassie della costellazione Virgo, con una cadenza di un evento al mese. Va tenuto presente che una qualunque teoria metrica della gravitazione che incorpori in qualche modo l'invarianza di Lorentz nelle sue equazioni di campo predice l'emissione della radiazione gravitazionale. Pertanto l'esistenza della radiazione gravitazionale non eÁ una verifica stringente della relativitaÁ generale. Perche la rivelazione delle onde gravitazionali sia una verifica della teoria di Einstein occorre misurare alcune proprietaÁ della radiazione emessa. Nel limite di una approssimazione di campo debole, di un moto non relativistico della sorgente e in zone lontane dalla sorgente (far-zone) si trova che le diverse teorie metriche differiscono tra di loro e dalla teoria della relativitaÁ generale di Einstein in almeno tre modi: 1. esse predicono una differenza tra la velocitaÁ dell'onda gravitazionale e la velocitaÁ della luce; 2. esse predicono differenti stati di polarizzazione di una generica onda gravitazionale; 3. esse predicono differenti polaritaÁ (monopolo, dipolo, quadrupolo, ecc.) dell'onda gravitazionale emessa da una sorgente. Una verifica della relativitaÁ generale richiede, quindi, misure dettagliate delle proprietaÁ sopra menzionate. La relativitaÁ generale produce due stati di polarizzazione a 45 gradi tra loro. 8. ± Si possono generare onde gravitazionali in un laboratorio terrestre? In principio la produzione della radiazione gravitazionale eÁ semplice, poiche richiede che si abbia un cambiamento nel tempo del momento di quadrupolo di una sorgente di massa M. Due masse uguali unite da una molla fanno al nostro caso. Consideriamo l'emissione di energia in un regime lineare. In questo caso si puoÁ dimostrare che l'emissione dell'energia nell'unitaÁ di tempo dipende dalla costante gravitazionale G, dalla velocitaÁ della luce c, con la quale l'energia eÁ emessa dal sistema, e dalla variazione del momento di quadrupolo Q. Ci si aspetta che il fenomeno dell'emissione dipenda anche dalla frequenza angolare ! di vibrazione delle due masse. Quando sono messe in vibrazione le masse oscillano attorno alla loro 89 IL NUOVO SAGGIATORE posizione di equilibrio. Sia x la loro separazione all'istante t e sia L la loro distanza a riposo: 2 x L x0 sin !t ; dove x0 eÁ l'ampiezza dell'oscillazione sinusoidale, supposta piccola. Sia Q 2MLx0 sin !t il momento di quadrupolo. La potenza P emessa in media durante un ciclo eÁ data dalla formula 3 90 P' M 2 L2 x02 !6 ; c5 =G dove eÁ una costante adimensionale. Se si utilizza la relativitaÁ generale 1=15. La costante universale c5 =G ha un significato caratteristico; essa stessa ha le dimensioni di una potenza e vale c5 =G 3; 6 1052 J s 1 e rappresenta il caso in cui tutto il contenuto energetico di una massa, cioeÁ Mc2 , si converta in radiazione gravitazionale in un tempo TG uguale al raggio di Schwarzschild diviso per c, cioeÁ TG rg =c. Il termine c5 =G eÁ una colossale potenza e corrisponde alla conversione di duecentomila masse solari in energia ogni secondo. La presenza di questo termine nel denominatore della (3) mostra che a meno che il numeratore non contenga potenze al quadrato, di proporzioni astronomiche, la (3) daÁ un'indicazione della difficoltaÁ a cui va incontro un fisico che voglia rivelare e/o generare la radiazione gravitazionale. Due masse di 1 kg, distanti 1 m che oscillano con un'ampiezza di un cm alla frequenza di 10 Hz, cioeÁ dieci cicli al secondo, irraggiano soltanto 5 10 47 J s 1 , che eÁ una potenza troppo piccola per essere misurabile. Una sorgente di onde gravitazionali piuÁ efficiente dell'esempio precedente eÁ quello, giaÁ peraltro menzionato, di una sbarra rotante. Sia M la massa della sbarra, L la sua lunghezza e ! la velocitaÁ angolare di rotazione, la potenza emessa in media in un ciclo diventa 4 P 2 M 2 L4 !6 : 45 c5 =G La sbarra non puoÁ ruotare troppo velocemente se no si spezzerebbe. In un caso ideale consideriamo una sbarra con M 2000 kg che ruota con una velocitaÁ angolare ! 2 rad/s e la cui lunghezza sia L 2 m. Essa produrrebbe una P 5 10 42 W, che eÁ estremamente piccola per potersi misurare: va ricordato che questa potenza eÁ emessa in onde gravitazionali e che esse si accoppiano debolmente con il rivelatore (ricordarsi l'esempio di Dyson). EÁ istruttivo riscrivere la (4) in funzione della velocitaÁ di rotazione degli estremi della sbarra: 2 32 P rg =L v=c6 c5 =G ; 5 45 dove rg 2GM=c2 eÁ il raggio gravitazionale della massa M. Se fosse possibile ottenere rg =L e v=c dell'ordine dell'unitaÁ allora la potenza emessa in onde gravitazionali sarebbe veramente enorme, del l'ordine di c5 =G 1052 J s 1 . Un cosõÁ grande effetto potrebbe aver luogo in un sistema che si muovesse alla velocitaÁ della luce e fosse cosõÁ compatto da avere le dimensioni uguali al raggio di Schwartzschild. Come esempio si puoÁ notare che la Terra ruota attorno al Sole alla velocitaÁ di 10 6 c e ha un raggio 109 volte il suo raggio gravitazionale; cioeÁ la potenza emessa eÁ ancora troppo piccola per poterla misurare in laboratorio. La sola speranza che ha il fisico sperimentale per misurare la radiazione gravitazionale eÁ quella di rivelare le onde gravitazionali emesse da sorgenti astronomiche. La conclusione momentaneamente raggiunta eÁ che le sorgenti piuÁ potenti di onde gravitazionali si trovano lontane da noi e per di piuÁ depositano una piccolissima frazione della loro potenza sulla Terra. EÁ, cioeÁ, la radiazione piuÁ innocua per la salute della persona umana. 9. ± Sorgenti astronomiche Per sperare di misurare gli effetti delle onde gravitazionali in laboratorio terrestre, dobbiamo volgere la nostra attenzione a oggetti cosmici. Le sorgenti possono essere divise in due classi: le sorgenti periodiche e quelle aperiodiche o impulsive dovute ad eventi catastrofici. Esempi di sorgenti periodiche sono le stelle binarie o le stelle rotanti. Esempi di eventi catastofici sono le esplosioni di Supernovae e, in generale, il collasso gravitazionale di sistemi che non hanno una simmetria sferica. Le potenze emesse dalle sorgenti periodiche alle frequenze misurabili in un laboratorio terrestre, sono molto minori di quelle emesse da eventi catastrofici. Le sorgenti periodiche emettono per lunghi periodi di tempo; questa proprietaÁ permette di utilizzare rivelatori sintonizzati con la sorgente in modo tale da ridurre il rumore del sistema di rivelazione. Il collasso gravitazionale produce un fiotto di onde che durano dell'ordine del millisecondo. Lo spettro di frequenza si estende nella regione del kiloHertz (kHz = 1000 cicli al secondo). Se una A. CHIANCARINI, G. GEMME, E. PICASSO: ALLA RICERCA DELLE ONDE GRAVITAZIONALI Fig. 11. massa uguale alla massa del Sole si trovasse al centro della nostra Galassia ossia a 8,5 kpc (1 pc 3 anni-luce) dal nostro laboratorio e tutta la massa si convertisse interamente in un fiotto gravitazionale produrrebbe sulla Terra una distorsione della metrica, cioeÁ della distanza tra due punti di 10 17 rispetto alla distanza che avrebbero i due punti in assenza della perturbazione introdotta dall'onda: se ` eÁ la distanza tra due punti, si avrebbe in prima approssimazione j`=`j ' ' 1=2jhj essendo h l'ampiezza dell'onda. Nella nostra Galassia le esplosioni di Supernovae sono eventi rari e possono intercorrere parecchie centinaia di anni prima che avvenga un'altra esplosione; eÁ pertanto opportuno costruire dei rivelatori che abbiano una sensibilitaÁ tale da rivelare i collassi gravitazionali che avvengono anche in altre galassie. L'ammasso della Vergine eÁ un insieme di duecentocinquanta galassie distanti, in media, 19 Mpc (1 Mpc 106 pc ' 3 106 anniluce). Se una massa solare si convertisse interamente in fiotti gravitazionali, l'effetto sulla Terra sarebbe di circa h ' 10 20 10 21 . In questo caso, a causa del piuÁ alto numero di galassie, si prevedono diversi eventi al mese. Le Pulsar sono stelle a neutroni che ruotano piuÁ o meno velocemente. Una delle Pulsar piuÁ veloci ha un periodo di 1,55780449 ms. Se essa avesse una simmetria assiale perfetta non emetterebbe onde gravitazionali, ma se gli assi principali nel piano orizzontale differissero anche di poco, per esempio nel caso sopraindicato di soli 50 mm, al- lora essa emetterebbe onde gravitazionali monocromatiche di una ampiezza pari a h 10 27 che eÁ un numero estremamente piccolo. Altre sorgenti di onde gravitazionali monocromatiche sono i sistemi binari come il sistema PSR 1913+16 menzionato prima. Purtroppo la frequenza di emissione delle onde eÁ estremamente bassa, non rivelabile in un laboratorio terrestre. Oggi si considerano quattro intervalli di frequenza nell'emissione delle onde gravitazionali: l'intervallo di alta frequenza (HF; f 104 a 1 Hz), l'intervallo di bassa frequenza (LF; f 1 a 10 4 Hz), l'intervallo di frequenza molto bassa (VLF; f 10 7 a 10 9 Hz) e l'intervallo di frequenza estremamente bassa (ELF; f 10 9 a 10 18 Hz). L'intervallo HF eÁ quello che si puoÁ sperare di rivelare sulla Terra. I rivelatori piuÁ adatti sono gli interferometri laser e le antenne risonanti meccaniche o elettromeccaniche. L'intervallo LF eÁ il dominio dei rivelatori in orbita attorno alla Terra o nei voli interplanetari. Le onde gravitazionali emesse nell'intervallo VLF sono quelle emesse, per esempio, dai sistemi binari del tipo giaÁ menzionato. Le onde nella regione ELF potrebbero produrre anisotropie nella radiazione elettromagnetica (microonde) che costituisce il fondo cosmico. 10. ± Le onde gravitazionali stocastiche Un fondo gravitazionale interessante potrebbe essere stato prodotto durante il periodo del Big 91 IL NUOVO SAGGIATORE 92 Bang. Questo eÁ un fondo di onde stocastiche e si presenta come un rumore gravitazionale, molto molto debole, tanto piuÁ debole quanto maggiori sono le frequenze che si vogliono esplorare. La radiazione di fondo potrebbe coprire uno spettro di frequenze da 10 15 a 1011 Hz, con una intensitaÁ, come ho menzionato prima, che decresce al crescere della frequenza. L'interesse di misurare il fondo stocastico in funzione della frequenza eÁ prima di tutto teorico poiche potrebbe contribuire ad avere una conoscenza piuÁ profonda di quella che abbiamo adesso, dei primi istanti dell'Universo. Recentemente Veneziano e collaboratori hanno proposto un modello basato sulla teoria delle superstringhe. Il modello prevede l'esistenza di uno spettro stocastico originato da un campo scalare, il dilatone, che opera in una fase che precede la fase calda del Big Bang. Nel modello di Veneziano esiste una fase pre Big Bang in cui l'Universo eÁ freddo ed evolve verso un Universo ad alte temperature e alte densitaÁ di energia che daÁ luogo al Big Bang propriamente detto. Poiche questo modello si basa sulla teoria delle superstringhe, una misura dello spettro della radiazione gravitazionale potrebbe costituire una verifica piuÁ o meno diretta della teoria. Sfortunatamente, anche in questo caso le intensitaÁ da misurarsi sono molto piccole, per esempio ad 1 kHz esse sono dell'ordine di 10 26 , nella banda di frequenza Hz 1=2 e decrescono come la potenza tre mezzi della frequenza di vibrazione, 3=2 . richiedono investimenti costosi e tempi lunghi di realizzazione. Inoltre la difficoltaÁ e le incertezze inerenti nel valutare le potenze emesse dalle sorgenti astronomiche puoÁ rendere scettici un certo numero di fisici sulla necessitaÁ di proseguire o intraprendere questi studi. Noi consideriamo, comunque, un fatto meraviglioso che la Persona Umana abbia la possbilitaÁ di esplorare un Universo cosõÁ complesso, cosõÁ affascinante e misterioso e possa comprendere anche parzialmente il funzionamento della Natura. Vogliamo terminare con una affermazione di Dyson, fisico teorico inglese: Quando qualcosa cessa di essere misterioso non eÁ piuÁ una faccenda interessante per gli scienziati. Essi sognano quasi solo di cose misteriose. E aggiungiamo: moltissime sono ancora le cose misteriose in Natura. E questa affermazione forse giustifica la ricerca sulle onde gravitazionali. Ringraziamenti Gli autori desiderano ringraziare il Dott. R. Parodi per aver discusso insieme molti argomenti riguardanti la rivelazione delle onde gravitazionali. 11. ± Le onde gravitazionali come nuovo metodo di indagine? Letture consigliate Altre tecniche, variazione piuÁ o meno dei due filoni menzionati piuÁ sopra (interferomentrici e sbarre metalliche) sono allo studio e in alcuni casi si stanno sviluppando prototipi per stabilire i limiti delle sensibilitaÁ che potrebbero raggiungere. La rivelazione delle onde gravitazionali eÁ giustificata dal fatto che potrebbe aprire una nuova finestra sull'Universo. Ogni qual volta sono state sviluppate nuove tecniche per studiare l'Universo (ottiche, radioonde, miocroonde, infrarosso, raggi X; neutrini, ecc.) si eÁ scoperto un Universo sempre piuÁ ricco di forme. Ogni radiazione ha una sua impronta che permette di esplorare nuovi aspetti dell'Universo. Quello che ci lascia a volte perplessi eÁ che lo studio delle onde gravitazionali e i progressi che promette questo metodo di indagine Ð A. EINSTEIN: Sur les ondes gravitationnelles, traduzione dal tedesco apparsa in «Albert Einstein» Vol. 3 (Seul CNRS, 1993). Ð P.C.W. DAVIES: The Searches for Gravity Waves (Cambridge University Press, 1980). Ð P.R. SAULSON: Fundamentals of Interferometric Gravitational Waves Detector (World Scientific, 1994). Ð G. PIZZELLA: Fisica Sperimentale del Campo Gravitazionale (La Nuova Italia Scientifica, 1993). Ð C.W. WILL: Theory and Experiment in Gravitational Physics (Cambridge University Press, revised edition, 1993). Ð A. GIAZOTTO: Interferometric Detection of gravitational waves. Phys. Rep., 182 (1989) 365-424.