Beppe Sala, "un uomo giusto" nel posto sbagliato

Beppe Sala, un uomo giusto nel posto
sbagliato
- Luca Fazio, MILANO,21.06.2016
Palazzo Marino. Il nuovo sindaco di Milano ha davanti a sé cinque anni per comprendere cosa
significa governare una città con il consenso di un elettore su quattro e con un partito di riferimento
che mai come in questa fase sembra in caduta libera. La giunta dovrebbe essere pronta fra una
settimana. Ci saranno sei uomini e sei donne. I tre assessori più votati (Maran, Majorino e Tajani) e
probabilmente Umberto Ambrosoli. Ma anche "qualche risorsa di alta qualità che arriva dall'esterno"
Il primo giorno da sindaco, niente note dolenti. Oggi si festeggia, si fanno promesse, bisogna cercare
di farsi voler bene: Se cè una cosa che voglio, in ogni modo, è essere un uomo giusto, questo il
cinguettio desordio del neo sindaco di Milano. Che fa il paio con il primo incontro istituzionale
annunciato: il cardinale Scola.
Meglio così, lex manager chiamato alla politica per puntellare un progetto già naufragato in fondo è
lunico che in queste ore si merita un po di pace. Sicuramente più della coalizione che lo ha sostenuto
facendo scappare metà dellelettorato milanese. Beppe Sala ha davanti a sé cinque anni per rendersi
conto cosa significa governare Milano con metà della città che ha disertato le urne (dato storico) e
con un risultato sul filo di lana (ci sono solo 17 mila voti di differenza tra i due manager che si sono
contesi Palazzo Marino). Una maggioranza esigua che è risultata vincente grazie a chi ha votato non
per lui ma contro il centrodestra.
Ma a parte Sala archiviate le prese di distanza propagandistiche da Matteo Renzi non sarà facile
per Milano digerire il passaggio dalla rivoluzione arancione allinvoluzione del Pd, un partito che
governa allombra della madonnina proprio quando è in caduta libera. Più che un laboratorio
davanguardia la città potrebbe diventare culla, anzi bara, di un esperimento politico già morto e
sepolto dopo il voto di domenica scorsa. Per rianimare il centrosinistra, nonostante le velleità da
pontiere dellex sindaco Giuliano Pisapia, a questo punto ci vorrebbe un miracolo. Lex manager però
guarda avanti e si dà un orizzonte decennale per governare al meglio Milano, ma è un tempo che in
una fase così confusa e di transizione può rappresentare un secolo.
Beppe Sala, durante la sua prima conferenza stampa da politico, non può eludere largomento e se
cava svicolando con un certo garbo. Non so se ho salvato il governo, mi sembra tanto si schermisce
certo è stato importante vincere a Milano. Renzi è soddisfatto, dice che la nostra è stata una grande
campagna elettorale. I voti si tirano su con buone idee, ma anche con grande determinazione. E
ammirato da quanto fatto.
Largomento non aiuta a rasserenare gli animi, per cui è la futura giunta a tenere banco nei discorsi
del giorno dopo, almeno fino a lunedì, probabile giorno dellannuncio. Il sindaco sembra avere le idee
chiare. Vuole un team coeso, sei uomini e sei donne. Magari giovani. Verranno sicuramente premiati
gli assessori più votati (dunque rivedremo allopera Pierfrancesco Majorino, Pierfrancesco Maran e
Cristina Tajani) ma ci sarà anche qualche sorpresa, risorse di alta qualità dallesterno perché la
politica può avere grande contributo da persone che vivono a Milano, conoscono Milano e hanno
capacità. Il vicesindaco probabilmente sarà una donna. Dovrebbe esserci una poltrona anche per
Umberto Ambrosoli, che dunque lascerà il consiglio regionale. Tra i primi consulenti chiamati ad
impreziosire la squadra sono stati chiamati lex magistrato Gherardo Colombo, Emma Bonino e dj
Linus (quando si dice è la giunta che conta).
Sono tre le priorità che il neosindaco ci tiene a sottolineare. Capitolo periferie, il luogo dove il Pd (e
la sinistra) ha perso in capacità di penetrazione, saranno la nostra ossessione da domani mattina. Lì
il popolo, in Italia, vota altro. Prima di tutto le periferie ripete Sala e la riqualificazione delle case
popolari, voglio tenere la delega perché voglio curare in prima persona questo aspetto. A seguire, la
politica ambientale, traffico e sostenibilità, con una visione di lungo termine, che colleghi Milano al
livello più alto tra le città contemporanee. La terza questione è il suo pane, dice di saperci fare come
nessun altro: Dopo Expo, è il tema della promozione internazionale, che parta dai successi del 2015.
Intendo puntare sullattrazione di investimenti, attrazione che Milano può avere per gli studenti di
tutto il mondo grazie alle sue università, e sullattrazione per i turisti, ragionando in termini
manageriali.
Il suo modello è Londra. Il buon Giuliano aveva promesso Barcellona (no Ada Colau!, intendeva
movida per noi giovani).
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