La seconda guerra mondiale e i sistemi di comunicazione

La seconda guerra mondiale e i sistemi
di comunicazione
Istituto omnicomprensivo
statale I.P.S.I.A. di
Bocchigliero
Anno scolastico 2012/2013
classe VA
Alunna: Rossella Serafini
I.P.S.I.A. Bocchigliero
--La seconda guerra mondiale e i sistemi di comunicazione--
La seconda guerra mondiale e i
sistemi di comunicazione
Italiano
Eugenio Montale
Storia
Ed. Fisica
Jesse Owens
Inglese
La seconda
La seconda
Alan Turing
guerra mondiale
guerra mondiale
Sistemi di
comunicazione
Elettronica
La Radio
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Sistemi
Controllo
di posizione
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Il perché del mio percorso...
La storia dell'uomo è cambiata da quando è nata la comunicazione. Ed
insieme all'uomo sono anche cambiati i modi di comunicare.
Pensiamo infatti a come essi si siano evoluti: dalla scrittura pittografica,
ideografica
e
geroglifica
all'introduzione
dell'alfabeto,
dall'invenzione
della
stampa alla radio e dai computer ai social network.
L'invenzione della radio ha caratterizzato la comunicazione durante la seconda
guerra mondiale.
Pertanto, nella mia analisi, ho trovato molto interessante trattare il
concetto di comunicazione, in un senso più ampio, in un momento così
devastante.
Il mio percorso, dunque, partirà da una descrizione del secondo conflitto
mondiale dal punto di vista storico, continuerà prendendo in considerazione il
linguaggio poetico di Montale e i suoi rapporti con il fascismo, tratterà del
valore sul piano comunicativo della mancata stretta di mano fra Owens ed
Hitler e dell'uomo che ha cambiato il mondo, Alan Turing, padre del
computer. Sul piano tecnologico, invece, tratterò dell'invenzione della radio
descrivendone il funzionamento in elettronica ed il controllo di posizione in
sistemi.
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La seconda guerra mondiale
Crisi e tensioni internazionali
L’instabilità dopo Versailles
La sistemazione dell’Europa e dell’Asia decisa a Versailles alla fine della prima
guerra mondiale si rivelò ben presto del tutto inadeguata. La fragilità dei nuovi
assetti divenne evidente nel 1923 quando la contrapposizione tra Germania e
Francia creò una pericolosa tensione. L’instabilità si aggravò con la crisi
economica del 1929 che spinse molti paesi all’espansionismo.
Il Giappone prima potenza asiatica
Con la prima guerra mondiale il Giappone si era rafforzato, aveva guadagnato
territori e l’industria si era molto sviluppata. La crisi del 1929 venne affrontata
con la conquista di nuovi territori. I gruppi industriali e le gerarchie militari
spinsero la politica giapponese verso un orientamento espansionistico. Nel
1937, l’esercito nipponico iniziò l’invasione della Cina settentrionale occupando
città come Pechino e Shangai.
Nazionalismo, comunismo e guerra civile in Cina
Dopo il crollo dell’Impero nel 1911 in Cina era stata proclamata la repubblica,
sotto la guida di Sun Zhongshan e del Guomindang, il Partito nazionale del
popolo. Nel 1926 scoppiò una guerra civile tra il Guomindang, ora guidato da
Jiang Jeshi, e i comunisti di Mao Zedong. La guerra fu interrotta dalla comune
necessità di fronteggiare il Giappone.
Il riarmo della Germania
Dopo il 1929, la crisi economica generale
spinse molti paesi verso una politica
autoritaria
al
proprio
interno
ed
espansionistica
all’esterno.
Il
caso
più
clamoroso
fu
ovviamente
quello
della
Germania nazista. Hitler al potere dal 1933,
reclamava la conquista dello spazio vitale per
la costruzione della grande Germania uscendo
cosi dalla Società delle Nazioni. Per questo :
➢ violando i patti di Versailles riarmò il
paese in modo massiccio e riportò le
truppe in Renania;
➢ tentò di annettere l’Austria, ma fu fermato dall’opposizione di Francia
Gran Bretagna e Italia.
La Conferenza di Stresa
Il tentativo di annettere l’Austria provocò la reazione dei governi di Londra,
Parigi e Roma. Su iniziativa francese, nell’aprile 1935, fu convocata a Stresa,
sul lago Maggiore, una conferenza per discutere le ripetute violazioni da parte
della Germania hitleriana. Vi parteciparono i rappresentanti dei governi
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francese, inglese e italiano. In tale occasione, però questi Stati si limitarono a
condannare le azioni tedesche senza minacciare interventi armati. L’appoggio
ricevuto dalla Germania durante la guerra d’Etiopia spinse Mussolini a fare un
accordo con la Germania. Nel 1937 nacque così l’Asse Roma- Berlino- Tokio,
nell’ottica di una supremazia tedesca in Europa e giapponese in Asia. Si era
costituito così uno degli schieramenti della seconda guerra mondiale.
La guerra civile in Spagna
La Spagna, un paese arretrato
Agli inizi del novecento la Spagna era un paese arretrato. L’economia era
dominata da un’agricoltura basata sul latifondo; poche zone erano
industrializzate. I ceti dominanti erano i grandi proprietari terrieri, l’esercito, gli
imprenditori e il clero.
Dalla dittatura alla repubblica
Nel 1923, il re Alfonso XIII di Borbone, difronte alla crisi
sociale, preferì sbarazzarsi del Parlamento e favorì la
dittatura militare di Miguel Primo de Rivera. Essa si
spirava al fascismo italiano e rimase in carica fino al
1930. Nell’aprile del 1931 si tennero le elezioni
amministrative: i partiti favorevoli alla repubblica
ebbero un clamoroso successo. Il re scelse l’esilio e fu
proclamata la Repubblica. La successiva vittoria
elettorale della destra aprì il biennio nero (1933-34) in
cui il governo autoritario smantellò tutte le riforme
precedenti. La coalizione del Fronte popolare vinse le
elezioni del 1936. la vittoria scatenò violente
insurrezioni contro i ceti conservatori. Nel timore di una rivoluzione sociale, la
destra organizzò un corpo di Stato. Guidato dal generale Francisco Franco e
aiutato dalla aviazione italiana e tedesca, l’esercito riuscì a sbarcare nel sud
della Spagna. Iniziò così la guerra civile. Solo l’URSS aiutò i repubblicani. Più
unito degli avversari e dotato di mezzi migliori, l’esercito di Franco ottenne la
vittoria occupando Barcellona e Madrid. La democrazia era finita anche in
Spagna. La dittatura di Franco sarebbe durata fino al 1975.
Verso la guerra
Nasce la “grande Germania”
Il tentativo di annessione dell’Austria fallito nel 1934, riuscì nel marzo del 1938.
Ma Hitler non era ancora soddisfatto e prese di mira la Cecoslovacchia. La
popolazione dei Sudeti era in maggioranza tedesca. Il rischio di una guerra era
reale, considerato che la Cecoslovacchia aveva stipulato un accordo di mutua
assistenza con la Francia. Il 29 e 30 settembre 1938, Mussolini, Hitler, il
premier britannico Chamberlain e il Primo ministro francese Daladier si
incontrarono nella conferenza di Monaco. Il questa occasione fu scritta la
pagina più vergognosa del cedimento delle democrazie occidentali alla politica
nazista. In cambio dell’annessione dei Sudeti il Reich garantiva l’indipendenza
della Cecoslovacchia. Ai Cecoslovacchi non restò che accettare l’umiliazione.
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Nel marzo 1939 i nazisti infransero il patto occupando Boemia e Moravia.
Il patto d’acciaio
La
Cecoslovacchia
naturalmente
non
bastava a soddisfare le ambizioni di Hitler.
Quando Hitler chiese Danzica alla Polonia,
finalmente Francia e Gran Bretagna si
dichiararono pronte ad intervenire anche
con la guerra. L’Italia fascista si allineò alla
politica aggressiva della Germania: in aprile
le truppe italiane occuparono l’Albania e
rivendicavano altri territori. Il 22 maggio
1939 Italia e Germania firmarono il Patto
d’acciaio che sanciva l’impegno a fornirsi
reciproco aiuto in caso di guerra, sia offensiva che difensiva.
Il patto di non aggressione
A sorpresa il 23 agosto 1939 Hitler e Stalin firmarono il patto di non
aggressione: la Germania si garantiva la neutralità dell’URSS in caso di attacco
alla Polonia. Il patto includeva un protocollo secreto sulla spartizione della
Polonia e delle reciproche sfere di influenza nella regione baltica. Tutto era
pronto per l’invasione della Polonia che avrebbe segnato l’inizio della seconda
guerra mondiale.
1939-40: la “guerra lampo”
L’aggressione della Polonia
L’1 settembre 1939 la Germania attaccò la Polonia e la costrinse alla resa nel
giro di sole 3 settimane. Il 3 settembre, in risposta, la Francia e la Gran
Bretagna dichiararono guerra alla Germania. Il 17 settembre anche l’Unione
Sovietica, rivendicando i diritti derivanti dal
Patto di non aggressione, iniziò l’occupazione
della parte orientale della Polonia. Così la
Polonia venne spartita tra le due potenze.
L’esercito franco-inglese e quello tedesco si
fronteggiarono dietro le rispettiva linee di
difesa (la Sigfrido tedesca e la Maginot
francese), praticamente senza combattere, in
quella che venne chiamata la <<strana
guerra>>.
Il 9 aprile 1940 la Germania
attaccò la Danimarca e la Norvegia. I
tedeschi intendevano condurre una guerra lampo: un’offensiva massiccia e
rapidissima condotta con aerei e carri armati.
Il crollo della Francia
Hitler, passando per Belgio e Olanda, entrò a Parigi il 14 giugno 1940.
L’esercito tedesco occupò rapidamente il nord della Francia. Per la Francia si
aprirono ora due possibilità, entrambe drammatiche: o continuare ad oltranza il
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conflitto con la Germania o scendere a patti con essa. Ebbe il sopravvento la
seconda ipotesi. Il territorio francese venne diviso in due parti:
➢ il Centro-Nord rimase sotto l’occupazione tedesca;
➢ al Centro-Sud si instaurò il governo collaborazionista del generale Pétain,
con sede a Vichy.
L’intervento dell’Italia
I successi della Germania e soprattutto il crollo della Francia, indussero
Mussolini a pensare che la guerra si sarebbe risolta in fretta a vantaggio della
Germania e che per l’Italia sarebbe stato uno smacco non partecipare ai profitti
della vittoria. Il 10 giugno 1940, dunque, l’Italia entrò in guerra contro la
Francia e l’Inghilterra. Ma le forze armate italiane erano inadeguate e Mussolini
aveva sottovalutato la Gran Bretagna. Infatti fallì il tentativo di sottrarre agli
inglesi Malta, il Sudan e la Somalia inglese e quello di invadere la Grecia.
La “battaglia d’Inghilterra”
Dopo la sconfitta della Francia, solo la Gran Bretagna
poteva continuare la guerra contro la Germania. Nel
maggio 1940 in Gran Bretagna divenne Primo ministro
Winston Churchill (1874-1965), che aveva disapprovato
la debolezza mostrata di fronte alle pretese di Hitler.
Churchill stesso annunciò l’intenzione di combattere
contro il nemico fino alla vittoria. Perciò a Hitler non
rimaneva che proseguire l’offensiva militare. Tra agosto
e settembre 1940, i Tedeschi tentarono la mossa
decisiva: lo sbarco sulle coste britanniche, la cosiddetta
Operazione leone marino. Ma per invadere la Gran
Bretagna era indispensabile distruggere l’aviazione
inglese
(RAF,
Royal Air Force): così per due mesi
Inglesi e Tedeschi si scontrarono in una
battaglia aerea, quella che venne
chiamata la <<battaglia d’Inghilterra>>.
Avendo subito pesanti perdite, il 17
settembre Hitler rinunciò al progetto di
invadere la Gran Bretagna. Finiva
l’illusione di una <<guerra lampo>> e si
passava a una guerra di logoramento.
1941: la guerra mondiale
L’invasione dell’URSS e l’attacco giapponese agli Stati Uniti
Hitler non aveva più rivali in Europa. Il 22 giugno 1941, dunque, la Germania
invase la Russia seguendo il cosiddetto piano Barbarossa. Esso prevedeva il
rapido annientamento della resistenza nemica. L’arrivo dell’inverno russo
fermò i Tedeschi, tramutando il conflitto in una guerra di logoramento.
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Il 7 dicembre 1941 i Giapponesi attaccarono,
senza formale dichiarazione di guerra, la
flotta degli Stati Uniti ancorata a Pearl
Harbor,
nelle
isole
Hawaii.
Le
navi
statunitensi furono quasi completamente
distrutte. Il giorno dopo, l’8 dicembre, gli
Stati Uniti e la Gran Bretagna dichiararono
guerra al Giappone, che veniva subito
sostenuto dalla Germania e dall’Italia: la
guerra si era veramente estesa a tutto il
mondo.
Il dominio nazista in Europa
La supremazia della “grande Germania”
Nel 1942 il nazismo intendeva costruire una <<nuova Europa>> basata sulla
supremazia della Germania e sulla subordinazione dei popoli alleati e di quelli
sottomessi. Al vertice c’era la <<grande Germania>>, immediatamente dopo
si trovavano i paesi satelliti, come la Francia di Vichy e l’Italia e al di sotto i
territori conquistati militarmente. La supremazia doveva spettare alla <<razza
ariana>>. I popoli slavi dovevano semplicemente fornire la manodopera.
Lo sterminio degli Ebrei
Se gli Slavi dovevano essere tenuti in
condizione di schiavitù, gli Ebrei andavano
completamente sterminati. Perciò i nazisti
crearono più di novecento lager, cioè campi
di concentramento e di sterminio, situati in
Germania, Polonia, Austria, Cecoslovacchia.
Gli Ebrei furono discriminati, confinati nei
ghetti e poi deportati nei campi di prigionia.
Qui essi dovevano lavorare fino allo
sfinimento e morivano di fame, di stenti e di
malattie. Quelli che non erano in grado di
lavorare venivano uccisi nelle camere a gas. Nel 1942 Hitler decise di mettere
in atto la “soluzione finale”, cioè lo
sterminio di tutti gli Ebrei d’Europa. Si
realizzò così l’Olocausto (termine che
significa
sacrificio)
oppure,
come
preferiscono dire gli Ebrei stessi, la Shoah
(cioè sciagura, catastrofe). Si trattò di un
vero e proprio genocidio, ossia lo sterminio
di un’intera popolazione. Nei lager nazisti
morirono 6 milioni di Ebrei, per lo più russi,
polacchi e tedeschi, oltre al mezzo milione
di zingari.
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Resistenza e collaborazionismo
In tutti i paesi occupati dai nazisti vi furono sia movimenti di resistenza, sia
gruppi di collaborazionisti che appoggiarono gli invasori:
➢ l’opposizione al nazismo fu attivo in Francia, in Italia e in Iugoslavia;
➢ il collaborazionismo riguardò sia alcuni governi (come quello di Vichy), sia
singoli cittadini che agirono per convinzione o per opportunismo.
1942-43: la svolta
La svolta a favore degli Alleati
Fra il 1942 e il 1943 il conflitto volse a vantaggio degli alleati (gli AngloAmericani) grazie all’enorme potenziale di uomini e mezzi messo in campo
dagli Stati Uniti.
➢ Il Giappone fu sconfitto dagli USA nel Pacifico.
➢ I sommergibili tedeschi e italiani attaccarono le navi che portavano
rifornimenti alla Gran Bretagna. Gli Anglo-Americani spezzarono
l’accerchiamento e vinsero la cosiddetta Battaglia dell’Atlantico.
➢ In Africa gli Alleati sconfissero gli Italo-Tedeschi nella battaglia di El
Alamein.
➢ Hitler cercò la conquista del Caucaso, ricco di petrolio. Nel luglio 1942
iniziò la battaglia di Stalingrado: la città subì un assedio di 7 mesi, fino
alla resa dei tedeschi.
Lo sbarco alleato in Italia e la caduta del fascismo
Il 10 luglio 1943 gli Anglo-Americani
sbarcarono in Sicilia e la occuparono, venendo
accolti come liberatori. nell’inverno successivo
bombardarono
alcune
città
italiane.
L’intervento degli Alleati scatenò le proteste
contro il regime. La monarchia decise di
disfarsi del fascismo. Il re Vittorio Emanuele III
esonerò Mussolini dalla carica di Primo Ministro
e lo fece immediatamente arrestare e venne
imprigionato sul Gran Sasso. l’incarico di
formare un nuovo governo venne affidato al
maresciallo Pietro Badoglio. L’8 settembre
venne reso pubblico l’armistizio con gli Alleati. Il re e Badoglio fuggirono a
Brindisi, lasciando l’esercito e il paese allo sbando. I tedeschi occuparono
l’Italia centrale e settentrionale e liberarono Mussolini. Sotto la guida del Duce
nacque la Repubblica Sociale Italiana, con capitale a Salò, sul lago di Garda. Il
paese era diviso in 2: la Repubblica di Salò al Centro-Nord e il Regno d’Italia,
appoggiato dagli Alleati, al Sud. Le bande partigiane sorte spontaneamente
combatterono contro i tedeschi e i repubblichini di Salò con sabotaggi e azioni
di disturbo. I tedeschi risposero con feroci rappresaglie.
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1944-45: la vittoria degli Alleati
L’avanzata degli Alleati
Nel 1944 gli Alleati, liberata Roma, respinsero i tedeschi fino alla linea gotica
(che andava da Rimini a La Spezia). Gli Stati Uniti costrinsero il Giappone ad
abbandonare i territori occupati. L’Armata Rossa cacciò i nazisti dall’URSS e
puntò verso la Germania. Nella primavera del1944, Stalin, Roosevelt e Churchill
scelsero di attuare uno sbarco in Normandia, nel nord della Francia chiamata
operazione Overlord. Dopo 2 mesi di combattimenti i Tedeschi furono sconfitti,
e a metà settembre la Francia era completamente liberata.
La resa della Germania
Fra il 1944 e il 1945 la Germania fu sottoposta
da
parte
degli
Alleati
a
continui
bombardamenti. Ma né i bombardamenti né le
vittorie degli Alleati convinsero Hitler alla resa.
Nella primavera del 1945 la Germania si trovò
presa tra due fuochi: a ovest gli AngloAmericani, a est i Sovietici. Il 25 aprile 1945 le
avanguardie americane si incontrarono con le
avanguardie sovietiche presso il fiume Elba.
Negli stessi giorni l’Italia venne liberata e i
tedeschi iniziarono la ritirata. Il 30 aprile Hitler
si suicidò, insieme ad altri capi
nazisti, proprio mentre i russi
stavano entrando a Berlino. Il suo
successore,
l’ammiraglio
Karl
Dönitz firmò il 7 maggio 1945 la
resa senza condizioni. Per la
Germania la guerra si concludeva
con circa 6 milioni di morti.
La sconfitta del Giappone
Il Giappone era ormai militarmente sconfitto, ma resisteva. Il 12 aprile 1945 il
Presidente americano Roosevelt morì e gli succedette Harry Truman. E decise di
piegare definitivamente il Giappone usando la bomba atomica su Hiroshima e
Nagasaki, un’arma devastante realizzata poco tempo prima nei laboratori
americani. Al Giappone non restava che chiedere la resa senza condizioni, che
venne firmata il 2 settembre 1945. Era la fine della seconda guerra mondiale. Il
bilancio conclusivo del conflitto fu di circa 50 milioni di morti, oltre ad un
numero imprecisato di feriti e di dispersi.
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Eugenio Montale
La vita
Eugenio Montale è una delle figure più importanti della
poesia italiana del Novecento. La poesia di Eugenio
Montale ha dato voce all’angoscia di tutta la
generazione che aveva conosciuto la guerra e la sua
inutilità, e assisteva atterrita all’avvicinarsi della
seconda guerra mondiale. Eugenio Montale nacque a
Genova il 12 ottobre 1896 da una famiglia benestante.
Entrato all’accademia militare di Parma, fa richiesta di
essere inviato al fronte, e dopo una breve esperienza
bellica viene congedato nel 1920. E’ il momento
dell’affermazione del fascismo, dal quale Montale
prende subito le distanze sottoscrivendo nel 1925 il Manifesto degli intellettuali
antifascisti di Benedetto Croce. Nel 1927 si trasferì a Firenze dove conobbe
Drusilla Tanzi (soprannominata "Mosca" per via dei suoi spessi occhiali), che
avrebbe sposato solo nel 1962. Montale si
avvicinò alla poesia francese e inglese,
soprattutto a quella di Thomas Stearns
Eliot di cui tradusse un poemetto. A Firenze
Montale visse per tutto il periodo della
seconda
guerra
mondiale
e
dell’occupazione nazista; quando la città fu
liberata si iscrisse al Partito d’azione e
ricevette un incarico culturale dal Comitato
nazionale di liberazione, ma la sua
esperienza politica fu di breve durata. Nel
1948 si trasferì a Milano dove lavorò come giornalista e critico musicale per il
“Corriere della Sera”. Nel 1962 venne nominato senatore a vita; l’anno
successivo rimase vedovo. Montale morì a Milano il 12 settembre 1981.
Le opere
Il primo volume di poesie di Montale è Ossi di seppia che
raccoglie liriche scritte tra il 1916 e il 1925. Il sentimento
che sta alla base di questa raccolta è il senso del vuoto
che circonda la vita dell’uomo, la tragica constatazione
del “male di vivere” che si manifesta nelle dolorose
esperienze della natura. Il paesaggio è quello brullo della
Liguria. Il linguaggio è preso dalla quotidianità, ma non è
privo di termini ricercati. Nelle Occasioni, la tragica
consapevolezza della vita, contrassegnata da dolore,
angoscia e solitudine, caratterizza anche questa fase
poetica in cui, tuttavia, si fanno strada l’attesa di un
miracolo, l’ansia di una salvezza. Nelle Occasioni, come
negli Ossi, non mancano gli oggetti, anche qui caricati di
valori simbolici. Infatti, se Montale negli Ossi rende esplicito il rapporto tra stato
d’animo e oggetto esterno, nelle Occasioni tralascia di esprimere lo stretto
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legame tra mondo esterno e interiorità; il lettore, pertanto, è chiamato a
decifrare il senso attraverso l’oggetto stesso. Nella raccolta La bufera e altro
Montale sembra farsi partecipe del dramma della società sconvolta dalla
tragedia della guerra, ma, ancora una volta, gli eventi non sono che occasioni
per un’ulteriore analisi della propria tragica condizione esistenziale. Tra le
ultime raccolte si distingue Satura (1971)- di cui Xenia è la prima sezione,
dedicata alla moglie morta con la quale egli tiene un tenero colloquio
sull’eterno e sul divino. Quest’ultima produzione è caratterizzata anche dal
pessimismo e da una visione disperata e tragica della vita.
Il pensiero e la poetica
La poesia, secondo Montale è la “forma di vita
di chi veramente non vive”. È questa la dolorosa
meditazione di un uomo che vive il dramma
dell’inconciliabilità tra la vita e la parola, tra la
sensibilità a cogliere gli aspetti più nascosti
dell’esistenza e l’impossibilità di tradurre le sue
sensazioni in parole, le quali costituiscono il
muro che impediscono di attingere alla vita. È
questo il significato della raccolta di liriche Ossi
di seppia. Successivamente, nelle Occasioni, il
poeta sembra perseguire il tentativo di trovare
nello squallore della storia qualche “barlume” di
luce. Montale ora spera nella possibilità di un
rapporto tra la vita e la parola. Ma ancora una volta Montale si rende conto che
la poesia rimane qualcosa di diverso dalla vita e al poeta non rimane che
tacere. Così, dopo un periodo di quasi
completo silenzio poetico, negli anni Sessanta
Montale torna a poetare. Da questo momento
in poi si accentua ulteriormente la sua visione
negativa del mondo. Fondamentale fu nella
poetica di Montale, la ripresa del concetto di
“correlativo oggettivo” , formulato dal poeta
Thomas Stearms Eliot. Cosi Eliot definì il
correlativo oggettivo: “l’unico modo per dare
espressione artistica all’emozione è di trovare
un “ correlativo oggettivo”, cioè un insieme di
oggetti, una situazione, una catena di
avvenimenti che sarà la formula di quella particolare emozione tale che, dati i
fatti esterni basati sull’esperienza dei sensi, l’emozione ne è immediatamente
evocata”.
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Spesso il male di vivere ho incontrato
Spesso il male di vivere ho incontrato
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza;
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
Il “male di vivere” che il poeta ha spesso incontrato è
la sofferenza che è nelle cose e in tutti gli esseri del
creato. Il testo è l’esempio più evidente della poetica
del correlativo oggettivo: il male di vivere, infatti, si
identifica direttamente con le cose che lo
rappresentano (“il rivo strozzato”, “l’incartocciarsi
della foglia”, “il cavallo stramazzato”). Nella vita,
dice il poeta domina il potere. Intorno all’uomo è
sofferenza: sofferenza nelle cose, negli animali, nelle
persone. L’unico rimedio al “male di vivere” è
l’indifferenza, che è “divina” perché ci consente di
restare sereni e impassibili come gli dèi del mondo
antico. La lirica fa parte della raccolta “Ossi di seppia”, è strutturalmente divisa
in due parti che rappresentano due momenti della riflessione del poeta.
La prima parte è incentrata sul malessere esistenziale in cui si riscontra un
crudele incepparsi delle cose. Nella seconda quartina, in opposizione al "male
di vivere", Montale afferma che l'unico "bene" per l'uomo consiste
nell'atteggiamento di "indifferenza". Ai tre emblemi del "male" si
contrappongono, tre esempi concreti di questa specie di "bene" (correlativi
oggettivi): "la statua", "la nuvola" e il "falco": la statua si caratterizza per la sua
fredda, marmorea insensibilità; la nuvola e il falco perché si levano alti al di
sopra della miseria del mondo. Il poeta ricerca soprattutto la musicalità nel
verso, il ritmo martellante, il fluire di suoni a volte aspri per intonarli alle “cose”
che osserva o spia o ascolta. I temi sono il male di vivere cui il poeta
contrappone la “divina Indifferenza”, la ricerca di un varco verso l’essenza delle
cose, gli oggetti simboli del “male di vivere”, il trascorrere inesorabile del
tempo che cancella il passato.
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Giochi Olimpici di Berlino ed il caso Owens
Berlino 1936: quale razza superiore?
Le Olimpiadi di Berlino vengono a tutt'oggi ricordate come l'edizione più
controversa del secolo. Adolf Hitler, che dapprima non vede affatto di buon
occhio la manifestazione, in un secondo momento si convince che i Giochi
possono essere invece uno straordinario strumento di propaganda per
magnificare al mondo la superiorità fisica della razza ariana e la grandezza del
nazionalsocialismo. La Spagna è l'unica nazione a boicottare i Giochi
organizzando l'Olimpiade Popolare Alternativa, subito interrotta per lo scoppio
della guerra civile.
Lo schiaffo morale più grosso alla Germania nazista è dato però dal leggendario
atleta di colore James Cleveland "Jesse" Owens. Owens nato il 12 settembre
1913 è stato un atleta statunitense, noto per la sua partecipazione alle
Olimpiadi del 1936, svoltesi a Berlino, dove vinse quattro medaglie d'oro.
Impresa che, da sola, confuta tutte le teorie sulla presunta superiorità della
razza ariana.
L'infanzia e gli inizi
Originario
dell'Alabama
Owens
conobbe miseria e povertà e visse
secondo la filosofia dell'arrangiarsi per
vivere come altri milioni di ragazzi
neri
nel
periodo
della
Grande
depressione
americana.
Studente
delle scuole tecniche, dopo la scuola
lavorava in un negozio di scarpe e
quando aveva tempo si allenava nella
corsa, che gli piaceva molto. Nel
1933,
ai
campionati
nazionali
studenteschi, catturò improvvisamente l'attenzione
di tutto il mondo sportivo con grandi prestazioni
nella velocità e nel salto in lungo;
Il trionfo alle Olimpiadi del 1936
Owens vinse quattro medaglie d’oro alle Olimpiadi
estive del 1936; il 3 agosto 1936 vinse i 100 metri, il
4 agosto il salto in lungo e il 5 agosto i 200 metri.
Owens, sazio di successi (e ignaro del fatto che
stava per stabilire un record storico) era pronto a rinunciare alla staffetta per
lasciare il posto alle riserve. Ma i suoi dirigenti gli ordinarono di rimanere in
pista.
Il 9 agosto, concluse le sue fatiche olimpiche con la vittoria nella staffetta
4x100 metri. Il suo record di quattro ori in una stessa Olimpiade -nell'atletica
leggera- non fu mai battuto, ma venne solo eguagliato alle Olimpiadi di Los
Angeles 1984 dal connazionale Carl Lewis, che vinse quattro ori nelle stesse
gare.
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--La seconda guerra mondiale e i sistemi di comunicazione--
La conquista della medaglia d'oro nel salto in lungo
ai Giochi olimpici di Berlino da parte di Owens ha
fornito alla stampa di tutto il mondo il pretesto per
creare un caso di discriminazione razziale di cui il
leggendario atleta sarebbe stato vittima.
Nel pomeriggio di quel 4 agosto, infatti, allo stadio
olimpico era presente anche Adolf Hitler. Di fronte
alla vittoria di Owens contro il tedesco Luz Long (il
migliore atleta tedesco, nonché amico di Owens), si
dice che il Führer indispettito si sarebbe alzato e
uscito dallo stadio per non stringere la mano al
nero americano. In realtà le cose andarono diversamente. Come scrisse nella
sua autobiografia, "The Jesse Owens Story", Owens stesso raccontò come Hitler
si alzò in piedi e gli fece un cenno con la mano. Owens fece notare in seguito
che fu Roosevelt, e non Hitler, a snobbarlo. Owens ha superato le barriere del
razzismo, mostrando al mondo che un afro-americano appartiene al mondo
dell'atletica.
Dopo Berlino passò al professionismo disputando anche gare ad handicap.
Inoltre sfidò e sconfisse dei cavalli da corsa. Poi passò all'insegnamento.
Owens morì di cancro ai polmoni all'età di 66 anni a Tucson, Arizona. Nel 1984
una strada di Berlino venne ribattezzata in suo onore.
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Alan Turing: the father of the computer
Alan Turing is considered to be the father of
modern computer science. His idea of creating a
machine to turn thought processes into numbers
was a turning point in the history of computers.
Turing was born in London in 1912 into an uppermiddle class family. Turing went to Princeton in
the US, where he began work on what was later to
become the first digital computer program-the
“Turing Machine”. His revolutionary idea was for a
machine that would read a series of ones and zeros from a tape. Turing’s
experiments helped the Allies win World War II by decoding encrypted German
communications. The wartime German computer Enigma generated a
constantly changing code which was impossible for people to decipher. But
Turing’s creation of Colossus the first fully electronic digital computer- managed
to crack Enigma’s codes. He wrote an article
called “Intelligent Machinery” with the
concept of artificial intelligence. He compared
new
devices
such
as
cameras
and
microphones to parts of the human body. In
1950 he devised the “Turing Test”. The test
consisted of an interrogator in a closed room
asking questions via keyboard to both a
person and an intelligent machine. He was an
atheist and a homosexual. He committed
suicide in June 1954.
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La radio come mezzo di
comunicazione
Cenni Storici
I primi che videro nella radio una risorsa eccezionale
e rivoluzionaria furono i capi di stato che, impegnati
nella corsa agli armamenti, intendevano utilizzare
l’apparato radiofonico per la comunicazione fra stato
maggiore e il fronte, eliminando così gli scomodi messaggeri dotati di dispacci,
facili prede per il nemico che poteva impossessarsi di importanti segreti
militari. Fu nella seconda guerra mondiale che si verificò la diffusione di
apparati radiofonici per uso militare, come ad esempio l’introduzione della
comunicazione radio sugli aerei. Con l’avvento dei
regimi totalitaristi si verificò la diffusione
della
comunicazione radio in ambito non solo militare, ma
anche civile. Il secondo conflitto mondiale fu la prima
guerra in cui i civili venivano informati in tempo reale
dell’andamento della politica militare sul fronte. Per la
prima volta in Italia la radio diveniva strumento non
solo di informazione, ma anche di intrattenimento e
svago.
La Radio
Per definizione un radioricevitore è quell'apparecchiatura che permette di
ricevere un segnale elettromagnetico (onde radio) emesso da una trasmittente.
Essi sono preposti a captare l'onda elettromagnetica modulata, ad amplificarla
e a demodularla. La radio in sé si compone di diversi blocchi funzionali, ognuno
dei quali si occupa di un delle funzioni fondamentali: ricezione (antenna),
sintonia, demodulazione, amplificazione.
Preselett.
Amplif. FI
Demod.
Amplif. BF
MIXER
ACG
Schema di principio di un radioricevitore
supereterodina AM
L’elemento che permette la ricezione dei segnali AM trasmessi dalle varie
emittenti è l’antenna, un dispositivo (trasduttore) in grado di trasformare una
grandezza elettrica in segnali elettromagnetici. Per sua natura, l’antenna è un
elemento di ricezione poco selettivo e molto sensibile. Si necessita dunque di
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un circuito di selezione, “sintonia”, che renda possibile la selezione del canale
radio desiderato. Il blocco di demodulazione è la parte di circuito che si occupa
dell’estrazione dell’informazione dal segnale modulato AM.
C
V
i
C
R
r
r
V
u
Circuito demodulatore AM
L’amplificazione è l’ultimo stadio della catena di blocchi, è il circuito che ha la
funzione di fornire al segnale demodulato ricevuto la potenza necessaria a
pilotare l’altoparlante.
Principio di funzionamento
Una radio elementare è composta da un circuito sintonizzatore, un rilevatore e
un trasduttore acustico. Il circuito sintonizzatore è costituito da un solenoide e
da un condensatore, questi componenti in base alle
grandezze di induttanza, resistenza e capacità,
entrano in risonanza ad una determinata frequenza.
Questa frequenza è la frequenza del segnale che si
vuol ricevere, proveniente dalla trasmittente. Per
poter ricevere una banda di frequenze si usa un
condensatore variabile, il quale variando il valore
della sua capacità, varia conseguentemente la
frequenza di risonanza. Il circuito rilevatore,
composto in pratica da un diodo con a valle un condensatore per filtrare la
parte RF, discrimina la componente del segnale che effettivamente vogliamo
ascoltare, mentre il trasduttore acustico (auricolare, cuffia, altoparlante)
converte il segnale elettrico in onda sonora.
Portante, Informazione, Modulazione
Il segnale irradiato dall'antenna trasmittente è un segnale formato dalla
miscelazione di due segnali: portante e informazione. L'informazione che
vogliamo diffondere, che sia musica o voce, è un segnale di bassa frequenza.
L'informazione è quindi un insieme di tali frequenze che con dispositivi diversi
convertiamo in segnale elettrici. Questo segnale in bassa frequenza è usato per
modulare il segnale in alta frequenza che prende il nome di portante in quanto
viene usato come un mezzo di trasporto. I tipi di modulazione che interessano
la radio, sono due: la modulazione di ampiezza o AM (Amplitude Modulation) e
la modulazione di frequenza o FM (Frequency Modulation).
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Controllo di posizione
Caratteristiche dei trasduttori di posizione
I trasduttori di posizione sono dei dispositivi
capaci di trasformare la misura di posizione o
dello spostamento di un elemento, che
rappresenta l’ingresso, in un segnale di tensione
di uscita. La caratteristica di un trasduttore
descrive la relazione esistente tra la grandezza
d’ingresso al trasduttore e la grandezza d’uscita.
Le principali caratteristiche dei trasduttori di posizione sono:
➢ Linearità: intesa come costante di proporzionalità tra la grandezza
d’ingresso e d’uscita in tutto il campo d’impiego. L’errore di linearità è
espresso in % del valore massimo d’uscita del trasduttore.
➢ Precisione: definita come il massimo scostamento tra la grandezza
d’ingresso e quella d’uscita entro il campo di misura del trasduttore.
➢ Campo di misura: inteso come l’escursione tra la grandezza minima e la
massima di misurabilità del trasduttore.
➢ Ripetibilità: rappresenta la tolleranza entro la quale può essere ripetuta
una stessa misura.
➢ Stabilità: definita come una costante di proporzionalità tra ingresso ed
uscita.
➢ Velocità di risposta: definita come il potere dell’uscita di seguire, nel più
breve tempo possibile, ogni minima variazione della grandezza
d’ingresso.
➢ Potere risolutivo: è il minimo valore della grandezza d’ingresso rilevato
dal trasduttore.
➢ Rumore: valore raggiunto dai segnali spuri nel trasduttore.
Schema a blocchi di un controllo di posizione
Il sistema di controllo si porta nella posizione desiderata, se il valore di
riferimento rimane costante, cioè senza errore. Quando il segnale che proviene
dal trasduttore è uguale a quello dato dal generatore di riferimento l’uscita del
comparatore sarà nulla; quindi nulla sarà anche l’uscita dell’amplificatore e non
ci sarà tensione di alimentazione del motore che quindi si fermerà nella
posizione desiderata.
αr -
Comparatore
+
Amplificatore
Motore
α
α
Potenziometro
Schema a blocchi di un controllo di
posizione mediante potenziometro
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Stabilità dei sistemi di controllo
La stabilità di un sistema non dipende dal segnale d’ingresso, ma dipende solo
dalla f.d.t. del sistema. Il criterio generale di stabilità permette di determinare
la stabilità di un sistema di controllo quando si conoscono i poli della f.d.t. ad
anello chiuso.
Un sistema si dice stabile
semplicemente
se
risponde ad un ingresso
limitato con una uscita
limitata. É, quindi, stabile
semplicemente se la f.d.t.
del sistema ha tutti i poli a
parte reale non positiva.
Un sistema si dice stabile
asintoticamente
se
risponde ad un ingresso
limitato con una uscita che
tende a zero. É, quindi,
stabile asintoticamente se
ha tutti i poli a parte reale
negativa.
Un
sistema
si
dice
instabile se risponde ad
un ingresso limitato con
una uscita non limitata
(divergente). É, quindi,
instabile se ha anche un
solo polo a parte reale
positiva.
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La Parabola
La parabola è un luogo geometrico dei punti del piano equidistanti da un punto
fisso detto fuoco e da una retta fissa detta direttrice.
y
x=
−b
x=
2a
Asse
Vertice
V =(
Fuoco
F =(
−b −Δ
;
)
2a 4a
−b 1−Δ
;
)
2a 4a
y=
Direttrice
−b
2a
−1−Δ
4a
0
1−Δ
4a
−Δ
4a
x
F
V
y=
y=a x 2 +b x+c
−1−Δ
4a
Se il primo termine x2 è negativo la concavità sarà rivolta verso il basso, se
invece è positivo, come in questo caso, allora sarà rivolta verso l’alto.
Ammettono l'intersezione con l'asse delle y le equazioni complete di II° e quelle
incomplete pure, non ammettono invece l'intersezione con l'asse delle y le
equazioni incomplete spurie perché non c'è il termine noto.
y
y
Pura
Spuria
2
2
y=ax +bx
y=ax + c
x
x
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