Lezione 2 La cartografia e le grandi scoperte geografiche Sono poche le carte geografiche del periodo delle grandi scoperte in nostro possesso. Nel quindicesimo secolo, l’inizio dei viaggi oceanici avviò il progresso nell’uso degli strumenti nautici e nella progettazione delle navi. Ciò ebbe un notevole influsso su tutta la cartografia. Ma è curioso constatare come, nonostante l’impegno profuso dai navigatori portoghesi nella circumnavigazione dell’Africa, solo due carte nautiche lusitane sono giunte fino a noi. L’avanzata portoghese verso l’India, conclusa da Vasco da Gama nel 1499, fu rappresentata sulle mappe dai cartografi italiani, la maggior parte dei quali erano veneziani, che si basarono sulle cronache degli esploratori portoghesi. Nel 1448 Andrea Bianco, comandante veneto, realizzò una carta nautica che illustrava la costa occidentale dell’Africa fino al Senegal e al Capo Verde. Finalmente il genovese Cristoforo Colombo raggiunse l’Oriente passando per l’Occidente. Quindi fu la volta del fiorentino Amerigo Vespucci che ebbe l’onore di dare il proprio nome al Nuovo Mondo. I suoi viaggi furono descritti in due famose lettere che vennero date alle stampe quando il navigatore era ancora in vita. Si tratta del Mundus Novus e della Lettera al Soderini, pubblicate per la prima volta tra il 1504 e il 1506, nelle quali il Vespucci descrisse i suoi quattro viaggi. Due al servizio della Spagna (il primo nel 1497-1498 e il secondo nel 1499-1500) e due per il Portogallo (il terzo nel 1501-1502 e il quarto stava per iniziare). Il Mundus Novus, vero capolavoro letterario, ebbe circa 50 edizioni. La Lettera fu tradotta in Italiano da G. Battista Ramusio a Venezia nel 1550 ed inserita nel primo volume delle navigazioni e viaggi. Minore fortuna letteraria ebbe la Lettera al Soderini, datata Lisbona 4 settembre 1504, dove sono descritte quattro spedizioni marittime, due al servizio della Spagna, due per il Portogallo con la seguente cronologia • • • • 10 maggio 1497 – 15 ottobre 1498; 16 maggio 1499 – 8 ottobre 1500; 10 maggio 1501 – 7 ottobre 1502; 10 maggio 1503 – 18 giugno 1504. La lettera fu pubblicata per la prima volta in italiano tra il 1505-1506, con il titolo di Lettera (di Amerigo Vespucci) delle isole nuovamente trovate in quattro suoi viaggi. In seguito fu tradotta in latino nel 1507 con il titolo di Quatuor Americi Vespucii navigationes e fu inserita nella Cosmographiae Introductio, di Martin Waldseemüller il quale, per primo, sostenne che alla nuova terra spettava il nome di America. La Comosmographiae fu pubblicata a Saint Dié (Lorena) il 25 aprile 1507. Nel Nuovo Mondo troviamo giganti, donne libidinose e popoli che facevano la fila per ricevere il Battesimo. Secondo le cronache Vespucci, non solo giunse a 50° nord e a 50°sud., ma si rese conto che la Grande Isola (?) in realtà era terra ferma poiché non riscontrò interruzioni nella costa sino ai 50° nord. Nei secoli successivi furono rinvenute tre lettere manoscritte a Firenze, dove il Vespucci ci ricorda di suoi due viaggi per Spagna e Portogallo (codice Riccardiano 1910 - di Piero Vaglienti). Nel frammento Ridolfi il navigatore ricorda in una nuova versione tre suoi viaggi. Una edizione del Mundus Novus potrebbe essere capitata in mano al grande ammiraglio turco Piri tanto che nel 1513 redasse un Mundus Novus basandosi sulla descrizione fornita da Vespucci. Il grande ammiraglio aggiunse delle note in calce dalle quali risulta che il genovese Colombo avrebbe toccato le terre di Antilia nell’anno arabo 896. Anno che, nel nostro calendario, corrisponde al periodo che va dal 14 novembre 1490 al 13 novembre 1491. Come dimostrato dall’autore Ruggero Marino, la scoperta avvenne sotto il pontificato di Innocenzo VIII Giovanni Battista Cybo, anche lui genovese, cosa che si evince persino dal suo monumento funebre in San Pietro. Innocenzo VIII morì il 25 luglio 1492, otto giorni prima della partenza di Colombo. Per la Spagna la scoperta avvenne il 12 ottobre 1492. A Firenze un gruppo che faceva capo a Cosimo dei Medici fondò l’ Accademia di Studi Neoplatonici, l’accademia di Marsilio Ficino. Qui fu attentamente analizzata la grande isola posta oltre Gibilterra descritta anche da Platone. Recuperando antiche mappe frammentarie essi iniziarono ad applicarle ad una sfera. Probabilmente, tuttavia, nella ricostruzione mancavano alcuni pezzi, mentre altri erano fuori scala. Era ignorata l’esistenza di un intero continente. Di fronte alla Spagna si trovava l’Asia la patria del Gran Can con i suoi eserciti descritto nel Milione di Marco Polo. Una volta ricostruita la sfera divenne necessario un viaggio esplorativo. Cristoforo Colombo, approfittando di una confidenza di Toscanelli, uno dei membri dell’Accademia, partì con la benedizione di Innocenzo VIII sotto il patrocinio di Roma. Attraversò lo stretto di Gibilterra, scese sotto la linea dell’Equatore e vide un cielo pieno di stelle sconosciute, come afferma Piri Reis, che tuttavia potrebbe forse alludere a Vespucci. Quest’ultimo era partito da Firenze per curare gli affari di famiglia. Non aveva nessuna esperienza di mare. Nonostante ciò lo ritroviamo come Pilota Major ed era lui ad assegnare latitudini e longitudini alle terre che scopriva. Fonti: I Testi sono stati tratti, e da noi rielaborati secondo la nostra interpretazione, da: http://digilander.libero.it/diogenes99/ e da Studi in onore di Paolo Emilio Taviani, di Luisa D’Arienzo ed. Ecig Genova 1988. Li ringraziamo lo stesso e si rimandano i lettori a questi indirizzi per un approfondimento storico.