MUSICA E INTERCULTURA NELLA SCUOLA spunti di riflessione di Annachiara Scapini “Il razzismo esiste ovunque vivano gli uomini. Il razzismo è nell’uomo. Si è sempre lo straniero di qualcuno. Imparare a vivere insieme, è questo il modo di lottare contro il razzismo. (Tahar Ben Jelloun) In ogni essere umano è presente un naturale bisogno di musica, una musicalità interiore. Tutti, quando nascono, hanno capacità artistiche, soprattutto quella musicale. Già nel ventre materno gli esseri umani riconoscono la musica…. Tutti hanno il diritto di sviluppare la propria creatività e di crescere insieme ad essa. La scuola deve sostenerla ed educarla. Deve rispondere a questo diritto…. L’apprendimento pratico della musica favorisce un più ampio intreccio con alcuni importanti temi che investono la scuola italiana come lo sviluppo dell’intercultura, dell’integrazione, della lotta alla dispersione scolastica. (Comitato Nazionale per l’Apprendimento Pratico della Musica – marzo 2009) Ho voluto aprire con queste due citazioni per inquadrare subito l’argomento: valorizzare la musica nel suo aspetto pratico del “fare musica insieme” come superamento delle barriere culturali e ambientali, che in una società sempre più multietnica, purtroppo possono sorgere tra gli esseri umani. Ed è proprio la MUSICA, con la sua tolleranza semantica, uno dei più importanti lasciapassare culturali, poiché è in grado di costruire un ponte tra le sensibilità emotive ed estetiche degli individui. Non esiste un’attività specificatamente interculturale o una che non lo sia assolutamente: è il modo di proporre le attività che è interculturale oppure no. L’approccio interculturale è una forma mentis: è la capacità di accogliere e rielaborare il diverso. DIVERSITÀ quindi (intesa nel suo significato etimologico di di-vergere = volgere altrove, cambiare rotta, avere altre visuali) come PORTATRICE DI CULTURA. L’educatore (senza mai dimenticare di mettere al centro del proprio operare il “soggetto” con tutte le sue sfaccettature, aiutandolo a far emergere le potenzialità innate, a valorizzare la propria identità e parimenti a valorizzare le differenze nella ri-scoperta delle proprie radici o delle radici comuni), ha il compito di favorire la PRE-DISPOSIZIONE all’incontro, con la consapevolezza che i processi di metamorfosi delle culture sono fenomeni storici, fisiologici che, lungi dall’impoverirci, ci offrono una grande possibilità di arricchimento culturale. Nella pre-disposizione all’accoglienza, è interessante notare le fasi che ci portano dalla “paura” iniziale della perdita della nostra “identità” (altro tema che andrebbe approfondito) all’ “arricchimento” reciproco, che potremmo così sintetizzare: 1 – STUPORE (sorpresa, spiazzamento, incertezza) 2 – SCOPERTA (consapevolezza, ricerca, multi-interpretazione) 3 – RISCHIO (coinvolgimento, empatia, distanza, conflitto, negoziazione) 4 – CREATIVITÀ ( arricchimento, reciprocità, cambiamento, mediazione, metamorfosi) L’idea non è certo quella di insegnare “tutte le musiche” (la qual cosa non sarebbe neppure possibile), bensì quello di sviluppare SENSIBILITÀ verso di esse, insegnando che esistono e meritano “ri-guardo” e rispetto. Ecco quindi che l’arrivo di un alunno/a appartenente ad una cultura “altra” può essere ampiamente e facilmente valorizzato chiedendogli di portare un semplice canto o filastrocca del proprio paese d’origine, magari coinvolgendo anche i genitori e favorendo in tal modo anche il rapporto con la famiglia. Sarà compito dell’insegnante registrare la melodia, trascriverla, costruire un semplice accompagnamento e farla quindi eseguire dal gruppo classe o dal coro, se la scuola ne possiede uno. Procedendo su questa strada, percorribile anche da chi non ha specifiche competenze musicali, come spesso accade ad esempio nella scuola dell’infanzia o nella scuola primaria, potremo facilmente accorgerci che: 1. Il repertorio si arricchisce progressivamente e questi canti possono venire utilizzati anche come momento di accoglienza all’arrivo di un ragazzo straniero: è sempre molto emozionante sentire un canto nella propria lingua quando si è in terra straniera! 2. L’alunno si sente valorizzato anche e soprattutto agli occhi dei compagni. Inoltre, lo sforzo da parte nostra di imparare canti e testi in lingue diverse e per noi difficili, ci permette di “metterci nei panni dell’altro” e capire meglio il suo sforzo nell’imparare la nostra lingua. Dal punto di vista più strettamente musicale, si potrà anche notare come molti canti o conte o filastrocche infantili abbiano caratteristiche ritmiche, melodiche e di testo molto spesso simili se non addirittura uguali in culture pur molto lontane tra loro. Questo ci permette di operare anche giochi di sovrapposizione o “intersecazione” dei testi e/o delle melodie, molto interessanti sia dal punto di vista musicale che fonico (volendo anche solo semplicemente “giocare” sul suono delle parole. Possibili sviluppi di tale attività possono essere: Illustrare il testo Abbinare ai canti attività di movimento e/o gesti-suono Drammatizzazione Sviluppare la ricerca su usi, costumi, cucina, ecc. del paese in questione Sviluppare la ricerca sugli strumenti musicali tipici del luogo Coro dell’Istituto Comprensivo “Dante Alighieri” di Cologna Veneta (Verona) Partire dall’aspetto organologico (caratteristiche acustiche, meccaniche ed esecutive degli strumenti), dagli strumenti musicali come testimoni dell’ambiente e della cultura di un popolo, studiare le diverse classificazioni degli strumenti (eurocentriche, come quelle tradizionali, o più “democratiche” come quella di C. Sachs), le vie di diffusione di uno strumento, possono essere percorsi altrettanto interessanti in un’ottica interculturale, ai quali andrebbe dedicato un capitolo a parte. “Le musiche viaggiano, si trasformano, si mescolano, e spesso sono i viaggi degli strumenti a far viaggiare le musiche e a trasformarle, oppure sono le musiche a portarsi dietro gli strumenti” (C. Vitale: “Strumenti migranti”) Annachiara Scapini. Docente di Musica nella scuola secondaria, musicarterapeuta nella Globalità dei Linguaggi e docente UPMAT presso il Master di MusicArTerapia di Roma Tor Vergata. Operatrice teatrale (MiniTeatro Immagina), direttrice di cori di voci bianche e consulente artistico dell’ASAC Veneto (Associazione per lo sviluppo delle attività corali), dirige un coro scolastico di 100 ragazzi a Cologna Veneta (Verona). [email protected] Articolo pubblicato su “L’Educatore – Periodico mensile di pedagogia, didattica e problemi professionali per la scuola primaria – Fabbri Editori – Anno LVII, n° 3, novembre 2009.