Deontologia ed etica del professionista da Socrate a Kant

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Riflessioni... storiche attorno a “ciò che si deve fare” secondo quella che si configura
come la scienza dei doveri
Deontologia ed etica del professionista
da Socrate a Kant
Riflessioni
L’
espressione “deontologia” deriva dal greco “deon-ontos”,
ossia ciò che occorre fare, e “logos”,
ossia la scienza; pertanto la deontologia è la scienza di ciò che occorre
fare, la scienza dei doveri.
La riflessione occidentale sull'etica
nasce con Socrate, Platone ed Aristotele, viene poi approfondita dalla
Scolastica (filosofia cristiana medioevale), ma si afferma in modo
deciso soprattutto con l'illuminismo
e in particolare con Immanuel Kant,
che tenta di definire i presupposti razionali dell'agire morale dell'uomo.
Per quanto riguarda le culture extraeuropee, grande rilevanza ha il pensiero filosofico cinese. I filosofi cinesi hanno sempre dato una grande
importanza all'etica, trattando di essa
con maggior interesse e profondità
rispetto ad altri argomenti filosofici.
Il più importante filosofo cinese che
si è interessato di etica è stato Confucio. Poiché nelle culture orientali
la distinzione tra filosofia e religione
spesso non è chiara e netta, molto importanti per il pensiero etico sono stati anche il Taoismo e il Buddhismo.
Fra tutti, il più famoso deontologo è
stato Immanuel Kant (1724 - 1804).
Il suo imperativo categorico determina un insieme di principi universali attraverso cui può essere giudicata la bontà delle azioni. L'obiettivo
di Kant nella formulazione della
deontologia era stabilire un sistema
etico che non dipendesse dall'espe-
di Ermanno Werthhammer
Ermanno Werthhammer
rienza soggettiva ma da una logica
inconfutabile. Quindi, la correttezza
etica di un comportamento sarebbe
un dovere assoluto e innegabile.
L’etica ha per oggetto la determinazione della condotta umana nell’osservanza dei grandi principi del costume, della vita civile, dei rapporti
sociali: agire onestamente, respingere
qualsiasi tentativo di corruzione, essere leali. L’etica ci dice dove sta il giusto e il bene, e che ci sono dei valori
e perché seguirli. Essa quindi non appartiene ad una categoria specifica di
persone, ma all’unanimità in generale.
Viviamo in tempi complessi sia per
le difficoltà insite in tutti i cambia-
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menti sia per l’evoluzione dell’economia che è sempre più rapida;
il Dottore commercialista è costantemente a contatto con l’economia
e con la ricchezza che ne deriva e
pertanto è essenziale la sua preparazione, il suo comportamento e la sua
visione etica.
Il nostro codice deontologico recentemente rinnovato è in grado di
riflettere l’immagine della nostra
categoria aperta alle esigenze del
mercato, attenta ai bisogni delle imprese e dei cittadini, capace di assumere nel un ruolo sociale ed economico centrale.
Doverosamente si parla sempre più
spesso di restituire alla vita sociale
contenuti etici e morali in grado di
assicurare comportamenti individuali e di gruppo che siano adeguati alle
esigenze della civile convivenza e
alle sfide poste dalla crescente complessità dei rapporti interprofessionali e delle relazioni internazionali.
È un richiamo che sollecita soprattutto una nuova consapevolezza,
volta a dare risposte concrete, proprio sul piano comportamentale, a
infinite necessità, siano di natura
giuridica o economica, siano di natura più propriamente pratica come
un commercio equo e solidale, uno
spirito di tolleranza e di comprensione, un’utilizzazione razionale
delle risorse con la condivisione non
egoistica della ricchezza.
Non si deve dimenticare o ignorare
che fra le cause degli abusi finan-
ziari e degli scandali dei colossi industriali, di cui si sono ampiamente occupate le recenti cronache, vi
sono certamente questi due elementi
degni di attenta considerazione: il
declino degli standard professionali
e il dilagare del conflitto d’interessi.
La grande crisi finanziaria mondiale
che ne è derivata ha confermato come
i diretti responsabili abbiano costantemente anteposto il profitto all’etica
professionale, favorendo o tollerando
pratiche illecite pur di alimentare la
crescita esponenziale degli investimenti, ignorando o non curandosi dei
macroscopici conflitti d’interesse.
In realtà non può esistere uno sviluppo pienamente libero senza
un’intrinseca coerente etica commisurata al valore della persona umana
e al bene comune.
Etica, senso civico, dovere, responsabilità, professionalità e formazione devono essere valori fondanti per
far ripartire il nostro.
Caratteristiche essenziali e prioritarie
della nostra professione sono l’indipendenza, la competenza e l’impegno a tutela della fede pubblica.
Il rapporto tra etica e libera professione può essere correttamente sviluppato solo se si comprendono le
ragioni che fanno dell’etica non un
elemento estrinseco ma una componente essenziale e imprescindibile
della libera professione.
Quanto più complesso diventa il sistema dal punto di vista dell’interazione fra produzione, economia, finanza e legislazione tanto più appare
necessario individuare i cardini valoriali ed etici in grado di garantirne
l’integrazione e l’armonico sviluppo.
Di grande rilevanza appare quindi il
compito affidato alla nostra professione che, disponendo di un elevato tasso
di competenze e di una connaturata
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propensione ad accompagnare i cambiamenti, deve contribuire a quella
soggettività trainante di cui il ha bisogno in questa lunga fase di transizione.
Come si sta estendendo la consapevolezza e la necessità del ruolo
sociale dell’impresa, allo stesso
modo si evidenzia il ruolo del Dottore Commercialista provvisto di
una più spiccata sensibilità sociale,
di una più accentuata assunzione di
responsabilità, sia che si tratti dei
controlli di legalità o della trasparenza sia che si tratti di tutela degli
interessi generali dello Stato.
Ermanno Werthhammer
Coordinatore del CODIS
Coordinamento degli Ordini
dei Dottori Commercialisti e degli
Esperti Contabili della Lombardia
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