La più bella novena di natale Natale non si aspetta come si aspetta il tram. Natale si prepara! Si prepara con una bella novena. Come questa. Natale è una festa traboccante: trabocca pace, speranza, amore. Ecco perché è la festa più bella dell‟anno. Non si possono passare questi giorni nel grigiore! Gesù sta per arrivare voglio andargli incontro! La novena serve proprio per questo: perché il 25 Dicembre Gesù Bambino trovi la mia anima preparata e pronta per riceverlo! Certo, sarebbe ben triste far finta di niente, come se Gesù non fosse nato. Non voglio neanche pensarlo! Allora tutti i giorni voglio fermarmi per gustare queste pagine: leggo il verbo del giorno, leggo il racconto e la poesia, e termino con un preghierina e, volendo, un proposito. Per nove giorni. Sì, perché ciò che conta è arrivare preparato al Natale. Natale è una festa speciale. Una festa da godere, una festa da amare, soprattutto una festa da non sprecare! Sei d‟accordo? Ma certo che sì! Sono sicuro che in questi giorni vuoi essere splendente come la stella Cometa, felice come gli angeli che cantano in cielo, generoso come i pastori, concentrato come Maria, obbediente come san Giuseppe. Allora arriverai a Natale già profumato di Natale. Magnifico! Complimenti! Tuo don Pino 15 DICEMBRE (primo giorno) Il giorno del verbo ASPETTARE Meno male! Tra nove giorni è Natale! È da un anno che lo aspetto. L‟aspetto perché Natale - fa piacere ripeterlo - è una festa speciale. Viene Gesù a portarci la Pace e a dirci di amare sempre più! Sei forte, Gesù! Quest‟anno voglio prepararmi proprio bene, per incontrarti il 25 Dicembre. Voglio fare una novena con i fiocchi, molto più belli di quelli della neve. Il racconto Il povero alla grotta di Gesù Bambino Quando nasce Gesù, tutti corrono alla grotta per portargli qualcosa. C‟è chi porta le uova, chi una pagnotta di pane, chi del latte... La Madonna accoglie tutti con un sorriso, mentre tiene il Bambino in braccio. Riceve i doni, uno dopo l‟altro. Ma, ad un certo momento, non ce la fa più: son troppo pesanti! Allora alza gli occhi per vedere se c‟è qualcuno che possa darle un mano. Là, in fondo, scorge un ragazzo che era corso, lui pure, alla grotta, ma senza niente in mano. La Madonna lo chiama e gli dice: “Per favore tieni tu tra le braccia il mio Bambino! “. Il ragazzo povero prende Gesù Bambino tra le braccia e se lo stringe al cuore, pieno di gioia e di stupore. Per poter ricevere Gesù, bisogna avere le mani libere. Chi ha il cuore pieno di cose, non ha più posto per il Signore. La poesia Si fece carne La luce guardò in basso e vide le tenebre. “Là voglio andare!”, disse la luce. La pace guardò in basso e vide la guerra. “Là voglio andare!”, disse la pace. L‟amore guardò in basso e vide l‟odio. “La voglio andare!”, disse l‟amore. Così apparve la luce e risplendette; così apparve la pace e offrì riposo; così apparve l‟amore e portò la vita. E il Verbo si fece carne e dimorò tra noi. 16 dIcembre (secondo giorno) Il giorno del verbo: Tacere È mezzanotte. Tutto intorno tace: Gesù nasce! Ecco: fin da bambino, Gesù è stato innamorato del silenzio, perché sapeva che le cose più belle avvengono senza far rumore. Il grano germoglia e non lo senti. I fiori profumano, rallegrano e lasciano intatto il silenzio. Anche la neve (ne parla la bellissima poesia di Giovanni Pascoli che leggerai) fiocca fiocca in un grande silenzio. Il bambino che per nove mesi cresce nel seno della mamma, non fa rumore. Anch‟io, se voglio crescere, non devo avere le orecchie sempre bombardate. Di rumore, l‟anima muore! Lo dicono tutti quelli che se ne intendono. Se è così, quest‟anno voglio prepararmi al Natale stando raccolto. Il giorno è fatto di 96 quarti d‟ora. Ebbene, in uno di questi quarti d‟ora voglio tacere, voglio pregare! La mia anima fiorirà come il grano, profumerà come la rosa. A Natale, quando Gesù la vedrà, mi sorriderà! Il racconto Il ragno e Gesù Bambino Il re Erode aveva sentito dai Magi che a Betlemme era nato un altro re. Divorato dalla gelosia, decise di uccidere tutti i bambini della città, per farlo fuori. Allora Maria e Giuseppe presero il Bambino e si incamminarono in fretta verso l‟Egitto. La sera del primo giorno di fuga, stanchi ed affamati, cercarono rifugio in una grotta. La famigliola si sistemò in un angolo. Stavano stretti stretti per difendersi dal grande freddo della notte. Intanto nella grotta un piccolo ragno si dondolava attaccato ad un rametto. Quando vide il Bambino Gesù, volle fare qualcosa per lui: decise di tessere la sua tela per fargli come una tendina molto originale! Nel frattempo un drappello di soldati venne a cercare il Bambino per ucciderlo. Quando stavano per entrare, il comandante notò la ragnatela. “Lasciate stare!” - disse - “Non vedete che c‟è una grossa ragnatela intatta? Se qualcuno fosse entrato nella grotta, l‟avrebbe rotta! “. I soldati passarono oltre. Così il piccolo ragno salvò la vita a Gesù, facendo l‟unica cosa che sapeva fare: tessere, in silenzio, la sua ragnatela. La poesia Lenta la neve Lenta la neve fiocca fiocca fiocca. Senti: una zana dondola pian piano, un bimbo piange, il piccol dito in bocca, canta una vecchia, il mento sulla mano. La vecchia canta: “Intorno al tuo lettino di rose e gigli è tutto un bel giardino”. Nel bel giardino il bimbo si addormenta, la neve fiocca lenta lenta lenta. (Giovanni Pascoli) 17 DICemBre (terzo giorno) Il giorno del verbo Stupirmi Ormai conosco bene tutti i segni di punteggiatura. So che vi è il punto fermo, che vi è il punto e virgola. So che vi è il punto interrogativo, che vi è il punto esclamativo. Ebbene, tra tuffi i punti, il più bello è, sicuramente, il punto esclamativo! Il punto esclamativo è il più bello perché è il punto dei poeti che si incantano davanti alle cose belle del mondo. Anche Gesù è un incanto che incanta! Ecco perché tanti hanno scritto poesie sul Natale. Gesù incanta più di tutti i bambini messi insieme. Gesù è un bambino particolare. Gesù è un Bambino divino! Ed allora, se uno non avesse niente da portargli nella grotta, potrebbe fare contentissimo il Bambino offrendogli anche solamente il suo punto esclamativo, perché sarebbe segno che ha capito d‟avere davanti un mistero più profondo delle caverne marine, negli abissi del mare. Oh, Gesù! È incredibile quello che vedo: Dio con le manine e con i piedini di un bambino! Non ho parole: ho solo stupore! Tu sei la più portentosa meraviglia della storia! Che a Gesù piaccia tanto che il punto esclamativo entri nella capanna, lo dice anche la storia de „L‟Incantato‟che adesso leggeremo. Il racconto L’Incantato Napoli è famosa per tante cose. Lo è anche per le sue statuine del presepio. Tra queste, una è molto curiosa. La chiamano „il pastore meravigliato‟ o „l‟Incantato‟. Rappresenta un fanciullo con le mani vuote, le braccia aperte e il viso che esprime meraviglia. Un giorno le statuine del presepio se la presero con „l‟Incantato‟ perché non portava nessun dono a Gesù. Gli dicevano: “Non hai vergogna? Vieni a Gesù e non gli porti niente?”. „L‟Incantato‟ non rispondeva: era totalmente assorto nel guardare il Bambino. I rimproveri si fecero più fitti. Allora la Madonna intervenne: “„Incantato‟ non viene a mani vuote! Non vedete che porta al mio Gesù la Sua meraviglia, il suo stupore!L‟amore di Dio fatto bambino lo incanta‟”. Quando tutti compresero, la Madonna concluse: “Il mondo è pieno di meraviglie, ma gli uomini hanno perso la meraviglia. Peccato! Perché è lo stupore che fa crescere il voltaggio dell‟anima e la ingentilisce. È lo stupore che fa crescere giovani! “. La poesia Natale Nei miei occhi non vedete? C‟è la stella del presepe; nel mio cuore piccolino c‟è la culla del Bambino. È Natale e questo cuore Per voi chiede pace e amore. Sono un angelo piccino E m‟ascolta il Dio Bambino. 18 dicembre (quarto giorno) Il giorno del verbo: Sognare Si può sognare da addormentati e si può sognare da svegli. I sogni da svegli sono i più importanti perché hanno la possibilità di avverarsi. Guai se non si sognasse più! Il mondo sarebbe pizzoso, piatto, monotono! I sogni gli danno la scossa, lo svegliano. Per questo dobbiamo sognare. Sognare alto, non solo gelati o motorini. Sognare bello: sognare l‟Amore, la Pace, come ci dice la simpatica poesia di Gianni Rodari. Allora sogna! Sogna di diventare „grande‟ e non solo „grosso‟ come i vitelli. Sogna di non pasticciar mai la vita. Sogna di non arrugginirti. Sogno di far felici il maggior numero di persone. Bravo! Questi sono sogni bellissimi, meravigliosi! Però c‟è un sogno che li batte tutti, un sogno che è il più alto possibile. Eccolo il super sogno: guardare a Gesù e cercare di imitarlo. Sì, Gesù è il sogno! Il sogno che risolve tutti i problemi del mondo. Davvero: se tutti fossero come Gesù, la Terra sarebbe la prova generale del paradiso! Adesso capisci perché Gesù è nato: Gesù è nato per farci sognare! È nato per dirci: io ce l‟ho fatta ad essere un uomo riuscito, non un fallito! Anche tu puoi farcela! Continua a sperare e a sognare! Gli uomini son fatti della stessa materia dei loro sogni. A sogno basso, uomo basso, a sogno alto, uomo alto; a sogno meschino, uomo meschino, a sogno divino, uomo divino! Questa è la novena dei verbi. Ebbene, tra tutti i verbi „sognare‟ è il verbo più frizzante e stuzzicante. Il racconto La pecora nera alla grotta di Gesù Bambino C‟era una volta una pecora diversa da tutte le altre. Le pecore, si sa, sono bianche, lei, invece, era nera. Nera come il carbone. Quando passava per i campi, tutti la mostravano col dito e sorridevano di compassione: “Guarda la pecora nera! Che animale originale! Chi crede mai di essere?”. Anche le compagne pecore le gridavano dietro: “Pecora sbagliata, non sai che le pecore devono essere tutte uguali, tutte avvolte di lana bianca?”. La pecora nera non ne poteva più. Quelle parole erano come pietre. E così decise di uscire dal gregge ed andarsene sui monti. Almeno là avrebbe potuto brucare l‟erba in pace e riposare all‟ombra dei pini. Ma nemmeno in montagna trovò pace. “Che vivere è mai questo? Sempre sola, tutta sola!”, si diceva quando il sole tramontava e la luna arrivava. Una sera, con tutta la faccia piena di lacrime, vide, laggiù lontano, una grotta. Decise: “Dormirò là dentro!”. Si mise a correre, correre, come se qualcuno l‟attirasse. “Chi sei?”, domandò una voce mentre stava entrando. “Sono una pecora che nessuno vuole: una pecora nera! Mi hanno buttata fuori dal gregge…”. “La stessa cosa è capitata a noi! Anche per noi non c‟era posto con gli altri nell‟albergo. Abbiamo dovuto ripararci qui, io, Giuseppe e mia moglie Maria. Proprio qui ci è nato un meraviglioso bambino: Eccolo!”. La pecora nera aveva la gioia che le usciva dalla lana! Prima di tutte le altre poteva vedere Gesù! “Avrà freddo, lasciate che mi metta vicino per riscaldarlo!”. Maria e Giuseppe le dissero di sì con un sorriso. La pecore si avvicinò, stretta stretta al Bambino e lo accarezzò con la sua lana calda. Gesù si svegliò. Aprì gli occhi e le bisbigliò all‟orecchio: “Proprio per questo sono venuto: per le pecore smarrite!”. La pecora si mise a belare, belare, belare di felicità. Dal cielo gli angeli risposero intonando il “Gloria!‟.” La poesia Se comandasse… Se comandasse il pastore del presepe di cartone, sai che legge farebbe firmandola con il lungo bastone? “Voglio che oggi non pianga nel mondo un solo bambino, che abbia lo stesso sorriso il bianco, il moro e il giallino”. Sapete cosa vi dico io che non comando niente? Tutte queste belle cose accadranno facilmente. Se ci diamo la mano i miracoli si faranno e il giorno di Natale durerà tutto l‟anno. (Gianni Podari) 19 dicembre (quinto giorno) Il giorno del verbo Donare A Natale tuffi si scambiano regali. È giusto che sia così: anche Dio ci ha fatto un Regalo: ci ha donato Gesù. Si può dire che Gesù sentisse nel suo sangue d‟essere un dono: difatti si è dato tutto, fino a morire per noi. Una volta ha detto: “È più bello dare che ricevere”. Che ne dici? Sei d‟accordo? Forse, tutto subito, può sembrare una battuta non vera, mentre, in realtà, non c‟è cosa più indovinata! Dare agli altri fa felici! Per favore, adesso ascolta adagio adagio questa frase: “Il più felice dei felici è chi fa altri felici!”, Non è un abracadabra, ma una spremuta di intelligenza! Oggi tutti quelli che se ne intendono dicono che chi fa felici quelli che gli vivono accanto, diventa felice! Perché la gioia è una merce strana. Mentre tutte le altre cose se si dividono, diventano più piccole, la gioia più la dividi e più aumenta (Non è vero che essere allegri in tanti è più bello che essere felici da soli?) Allora, dai! Regala gioia, spargi gioia, svuota il sacco, rovescia il bicchiere, e ne avrai più di prima! È Natale! L‟angelo ha cantato ai pastori: “Vi annuncio una grande gioia! (Lc 2,18). Un Natale senza gioia, che Natale è? È come una piscina senz‟acqua; è come un mazzo di lavanda senza profumo: fieno! È Natale! Profuma di gioia! Di‟ a chi ha la faccia da „De profundis‟ di cambiarla, perché vivere con la faccia oscura è la peggior delle torture! Il racconto Il bue e l’asino vicino a Gesù Mentre Maria e Giuseppe andavano a Betlemme, l‟angelo radunò gli animali per scegliere i più adatti a stare nella stalla. Per primo ruggì il leone: - Io mi piazzerò all‟entrata della grotta e sbranerò tutti quelli che si avvicineranno al Bambino! L‟angelo gli disse: - Sei troppo violento. Si avvicinò la volpe: - Per il Figlio di Dio, io ruberò tutte le mattine il miele più dolce e il latte più profumato! Replicò l‟angelo: - Sei troppo disonesta! Arrivò il pavone. Spiegò la sua magnifica ruota: - Io trasformerò quella povera stalla in una reggia! L‟angelo gli rispose: - Sei troppo vanitoso! Intanto un asino ed un bue continuavano a lavorare nel campo di un contadino: L‟angelo li vide e li chiamò: - Voi non avete niente da offrire? Risposero: - Noi abbiamo imparato solo l‟umiltà e la pazienza. Poi il bue, timidamente, disse: - Però potremo, di tanto in tanto, cacciar le mosche con le nostre code. L‟angelo finalmente sorrise e disse: - Voi siete quelli giusti! La poesia L’annuncio ai pastori Ascoltate la novella che portiamo a tutto il mondo, è di tutte la più bella, è fiorita dal profondo. Nella stalla, ecco ora è nato il dolcissimo Bambino, la Madonna l‟ha posato sulla paglia, il poverino, ma dal misero giaciglio già la luce si diffonde già sorride il divin figlio ed il cielo gli risponde. Quel sorriso benedetto porti pace ad ogni tetto! (G. Fanciulli) 20 Dicembre (sesto giorno) A Natale tutti cantano! Cantano gli angeli dal cielo: “Gloria Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini” (Lc 2,14). Poco prima di Natale Maria, la mamma di Gesù, aveva cantato: “L‟anima mia magnifica il Signore...!”. Anche il papà di san Giovanni Battista (quello che avrebbe preparato il popolo ad accogliere Gesù) si è messo a cantare (Lc 1,68-79). Tutti cantano, voglio cantar anch‟io! Canto perché sono allegro, Canto perché sono intelligente: i salici piangenti non hanno mai avuto fortuna! Canto perché il canto è radioattivo: è contagioso! Ho conosciuto un maestro che tutti i giorni, prima che i ragazzi uscissero dall‟aula, li faceva cantare a squarcia gola un canto che tutti conoscevano (il giorno dopo tutti sarebbero ritornati più volentieri a scuola). Bravissimo maestro! Lei sì che se ne intende! È vero che il lavoro nobilita l‟uomo, ma è il canto che lo decora! Il racconto Arcobal: il quarto re mago Quando nacque Gesù, una grande stella brillò nel cielo. I Magi, abituati a guardare in alto, furono i primi ad accorgersene. Allora capirono: “Ecco la stella che annuncia la nascita di Gesù!”. E si misero subito in cammino per andare a trovare il Bambino. Erano in quattro: il primo si chiamava Gaspare, il secondo Melchiorre, il terzo Baldassarre, il quarto Arcobal (si chiamava così perché era esperto negli studi degli arcobaleni) era il più giovane di tutti, per questo camminava più veloce degli altri. Una volta, annoiato di aspettare che i tre lo raggiungessero, si allontanò dalla strada e andò per un sentiero. Ad un tratto incontrò un uomo ferito e si fermò a soccorrerlo. Quando ritornò, gli altri tre Magi arano già passati! E così Arcobal restò solo senza conoscere la strada per Betlemme. Dove andare? Si mise a girare di qua e di là. Più girava, più si allontanava dalla strada giusta. Intanto, però, incontrava sempre qualcuno da aiutare e da confortare: o un bambino che gli chiedeva qualcosa, o un contadino che stentava a trascinare il carro da solo. Una volta incontrò una madre che aveva perso da poco il figlio... Arcobal consumò tutte le sue ricchezze per aiutare la povera gente in cui si imbatteva. Finalmente, solo 33 anni dopo, giunse sul monte Calvario e capì che il Salvatore che cercava, stava morendo in croce. Arcobal non arrivò in tempo a Natale, ma ebbe la fortuna di essere il primo a partecipare alla Pasqua! Il suo amore per gli altri l‟aveva fatto ritardare, ma ora gli regalava la strepitosa notizia: Il Bambino di Betlemme scompari a per tre giorni, per poi risorgere! La poesia Il pellerossa nel presepio Il pellerossa con le piume in testa e con l‟ascia di guerra in pugno stretta, com‟è finito tra le statuine del presepe, pastori e pecorine e l‟asinello e i maghi sul cammello e le stelle ben disposte e la vecchina delle caldarroste? Non è il tuo posto, via!, Toro Seduto: torna presto da dove sei venuto. Ma l‟indiano non sente o fa l‟indiano. Se lo lasciamo, dite, fa lo stesso? O darà noia agli angeli di gesso? Forse è venuto fin qua, ha fatto tanto viaggio, perché ha sentito il messaggio: pace agli uomini di buona volontà. (Gianni Rodari) 21 Dicembre (settimo giorno) Il giorno del verbo Andare È vero che Gesù viene, ma per poterlo incontrare, dobbiamo andargli incontro. Come hanno fatto i pastori che sono usciti dalle capanne, sono partiti e sono andati a Betlemme. Gesù è ormai a due passi. Voglio accelerare, voglio cambiare marcia per andargli incontro! E poi da oggi sono in vacanza: ho più tempo per dare una mano a mamma e papà, per andare a fare gli auguri a chi non può uscire di casa; ho più tempo anche per giocare di più con gli amici. A Gesù piaceva vedere i bambini che giocavano in piazza (Lc 7,31-32). L‟importante è che faccia qualcosa. L‟importante è che esca dal triangolo più maledetto del mondo: sofà, frigorifero, televisione! Ho capito: a Gesù non piacciono i bamboccioni! Al contrario, Gesù ha una particolare simpatia per quelli che si scomodano, che si staccano dalla sedia per fare qualcosa di bello per le strade del mondo. Quando sarà grande dirà: “Io sono la via” (Gv 14,6). Il racconto La stella persa Dopo aver tanto camminato, una notte i Magi persero la stella. L‟avevano fissata troppo a lungo, i loro occhi si erano stancati, ora non la vedevano più brillare lassù in alto. Ma come si fa a camminare senza stella? Allora i Magi tracciarono sul suolo dei cerchi col bastone, si misero a calcolare, si grattarono il mento, ma della stella nessuna traccia. E così il viaggio si bloccò. I cammelli si impazientirono e cominciarono a mugugnare: “Non resistiamo più! È da troppo tempo che non sappiamo più cosa sia una goccia d‟acqua...! Stiamo svenendo!”. Il re mago nero, che di cammelli si intendeva, capì che la situazione era seria e disse: “Cari, miei amici Magi, non è giusto che pensiamo solo alla nostra sete!”. Allora cercò un secchio, il più grande possibile, corse all‟oasi più vicina, lo riempì d‟acqua e tornò immediatamente alla carovana, lo prese per l‟ansa e lo mise sotto il muso del primo cammello. Mentre l‟animale trangugiava avidamente l‟acqua, il re mago nero gettò gli occhi nel secchio e vide come uno spicchio di cielo riflesso: nel bel mezzo vi era una stella d‟oro che danzava in silenzio! “Ah! Ecco la stella, la nostra stella! È qui che brilla nel secchio!”. Gli altri due Magi tirarono un sospiro e subito ripartirono per ricuperare il ritardo... Mentre camminavano il più anziano disse:”Aveva ragione il nostro compagno nero a dirci che non dobbiamo pensare solo alla nostra sete, ma anche a quella degli altri: chi pensa agli altri trova la stella che lo orienta nella vita”. La poesia Natale Quest‟anno Natale mi ha fatto un beI dono un dono un po‟ speciale. Mi ha dato allegria, canzoni cantate in gran compagnia. Mi ha dato pensieri parole e sorrisi di amici sinceri. Dei vecchi regali non voglio più niente ad ogni Natale io voglio la gente. (Roberto Piumini) 22 Dicembre (ottavo giorno) Il giorno del verbo Arrivare Il Signore mantiene gli impegni. Aveva promesso che avrebbe mandato Gesù e Gesù è arrivato. La nostra novena sta per terminare. Siamo tutti contenti perché ci siamo impegnati e adesso, finalmente, arriva Natale (è questione di poche ore!). Che delusione sarebbe se non arrivasse mai ciò che desideriamo. Tanta fatica, tanto sudore per niente! Per fortuna Dio conosce, più di tutti, il verbo „arrivare‟. Dio vuole che arriviamo tutti in un posto che è roba dell‟altro mondo! In un posto ove, anche se uno volesse, non potrebbe piangere. Dio ha così voglia che tutti arrivino là, che per impedirci di sbandare, ci ha regalato un pilota satellitare eccezionale: Gesù! Gesù non è nato per insegnarci ad asfaltare le strade, né per insegnarci a costruire i telefonini... Gesù è nato per tracciarci la pista che porta al cielo da dove lui è partito per arrivare proprio dopo domani. Chi viaggia su quella pista tracciata da Gesù, non solo viaggia informato, ma anche protetto contro gli incidenti! Il racconto Le quattro candele Quattro candele stavano bruciando lentamente davanti alla grotta di Betlemme. Mentre si consumavano, si confidavano le loro pene. Tutt‟intorno il silenzio era così profondo che si poteva benissimo sentire la loro voce. La prima diceva: “Io sono la Pace. Ma gli uomini non riescono a mantenermi. Penso che non mi resti altro che spegnermi”. La seconda si sfogava: “Io sono la Fede. Gli uomini non ne vogliono più sapere di me. Che senso ha che resti accesa?”. Non aveva ancora terminato di parlare che un leggero soffio di vento le passò sopra e la smorzò. Più triste tra tutte, la terza candela si lamentava: “Io sono l‟Amore. Non ho la forza di continuare a rimanere accesa. Gli uomini non comprendono tutta la mia importanza”. E così, senza aggiungere altro, si lasciò spegnere. All‟udire le tre compagne disperate, la quarta candela ebbe un fremito, un sussulto ed esclamò: “Non temete, non piangete! Finché io resto accesa, posso riaccendervi sempre: io sono la Speranza”. A questo punto Gesù sentì. Guardò fuori della capanna e vedendo tanto buio ebbe paura. Allungò la manina, prese l‟unica candela accesa e con la sua fiamma riaccese le altre tre. La notte si illuminò di gioia. La Pace, la Fede e l‟Amore ritornarono a vivere più splendenti di prima. Era arrivato Natale a far esplodere la luce! La poesia La mamma di Gesù La più bella invenzione, dice Dio, è mia Madre. Mi mancava una mamma e l‟ho fatta. Ho fatto mia madre prima che ella facesse me. Ora sono veramente uomo come tutti gli uomini. Non ho più nulla da invidiare loro perché ho una mamma. Mi mancava. Mia madre si chiama Maria, dice Dio. La sua anima è pura e piena di grazia. Il suo corpo è vergine e pervaso di una luce tale che sulla terra mai mi sono stancato di guardarla, di ascoltarla, di ammirarla. È bella mia Madre, tanto che, lasciando gli splendori del Cielo, non mi sono trovato perduto vicino a lei. Eppure so bene, dice Dio, cosa sia l‟essere portato dagli angeli; beh, non vale le braccia d‟una mamma, credetemi! (Michel Quoist) 23 Dicembre (ultimo giorno) Il giorno del verbo Godere A Natale tutto è allegro e tuffo è dolce. Allegro è lo spumante che schizza via dalla bottiglia, non appena si toglie il tappo; dolce è il panettone. Allegre sono le migliaia di lucine che si fanno l‟occhiolino nelle strade e nei negozi dei paesi e delle città. Dolce è il pandoro... Si, a Natale tutto deve essere allegro e dolce! Persino san Francesco d‟Assisi, l‟amico della povertà, avrebbe voluto che a Natale anche le pareti delle case fossero di carne per poter mangiarne tutti a sazietà! Una volta ha detto: “Se potessi incontrare l‟imperatore, lo pregherei di emanare un‟ordinanza per obbligare tutti i contadini a spargere granaglie sulle strade perché anche i passerotti se la godano nel giorno di Natale. Simpatico e originale, il nostro grande san Francesco, proprio lui che ha ideato il primo presepe vivente in Italia. Il racconto Una notte speciale “Angeli tutti, sentitemi bene!”, dice il Signore. “Questa è la notte della nascita di Gesù!”. Deve essere una notte magnifica, straordinaria, un capolavoro! Cari angeli, le stelle devono brillare come diamanti. Andate in ogni angolo di cielo, muovete le vostre ali e spazzate via tutte le nuvole!”. Gli angeli partono e volano, volano, volano ovunque. Ogni colpo d‟ala è una nube che sparisce! Il cielo si fa di cristallo. Le stelle scintillano come non mai fin dalla creazione del mondo. Terminato il lavoro, gli angeli ritornano dal Signore. “Bravi, siete stati magnifici! Ora riposatevi! Per il mio figlio Gesù avete fatto abbastanza!”. Ma gli angeli non vogliono sentire complimenti; subito, tutti insieme gridano “No, per Gesù non si fa mai abbastanza!‟. A questo punto il Signore interviene: “Ma, insomma, cosa volete ancora fare?”. “Vogliamo fargli una sorpresa!”. “Quale sorpresa!?”. “Vedi, Signore, noi abbiamo ali bellissime con tante piume bianche leggere, leggere. Lascia che ce le stacchiamo per buttarle giù sulla terra per salutare Gesù!” “D‟accordo! Che bella sorpresa per il mio Figlio!” E così tutti gli angeli - proprio tutti! - si tolgono le piume più tenere e le soffiano giù! Intanto il buon Dio guarda e sorride. “Splendido! Ma io non voglio che gli angeli siano più generosi di me. Farò un miracolo! Voglio che sia un Natale con fiocchi!”. Detto fatto! Le penne degli angeli, poco prime di toccare terra, si trasformano in fiocchi di neve! Adesso il cielo è pieno di farfalline bianche che giocano, ballano, vanno su, vanno giù fino a planare leggere, dolci in bianco silenzio. Uno spettacolo che riscalda i cuori e li pulisce! Tutti guardano il cielo ed esclamano: “Ma che notte strana! Il cielo è sereno, le stelle brillano come non mai eppure la neve fiocca fiocca e ricopre la terra di un tappeto di pace. Che notte strana!” Il più saggio del villaggio spiega: “Questa è una notte speciale: questa è la notte di Natale!”. La poesia Mi chiamo Gesù Presero il bambino perduto nella via subito chiamarono Schedato il bambino per lui la polizia. Non avendo famiglia, né zio, né zia per lui nessuno pagò la garanzia. Schedato il bambino come ladro comune, finì in prigione acqua e pane. Una guardia gridò: “Che nome hai tu?” Ed egli rispose: “Mi chiamo Gesù” (Frei Betto)