osservatorio astronomico galileo galilei

OSSERVATORIO ASTRONOMICO GALILEO
GALILEI
28019 SUNO (NO) - Tel. 032285181 - 032285210
apansuno @ tiscalinet.it
www.apan.it
BOLLETTINO N. 307
Mercoledì 16 gennaio 2013, dopo le ore 21, in osservatorio, per i tradizionali incontri del terzo
mercoledì di ogni mese si proietterà un filmato di astronomia.
La Luna sarà di 3 giorni antecedente al primo quarto per cui sarà molto interessante da osservare.
Tramonterà presto e sarà possibile osservare anche le costellazioni invernali e numerosi oggetti del
cielo profondo quali la nebulosa M1 nel Toro e la nebulosa M42 in Orione.
Giove sarà visibile tutta notte nella costellazione del Toro.
A tarda notte sorgerà Saturno nella Bilancia.
Al mattino sarà visibile Venere nel Sagittario. Mercurio non è osservabile in quanto in congiunzione
con il Sole. Marte tramonterà poco dopo il Sole nel Capricorno
ASTEROIDE 2012 DA14
Denominazione provvisoria di un asteroide scoperto
dall’Osservatorio Astronomico di Maiorca il 23 febbraio 2012.
Secondo le stime dovrebbe avere un diametro poco inferiore ai
50 metri, con una massa stimata di circa 130.000 tonnellate
Il 15 febbraio 2013 sfiorerà la Terra e secondo le più attendibili
previsioni passerà tra 35.000 e 42.000 km dal centro del nostro
pianeta; all’interno delle orbite dei satelliti geostazionari. A
causa però dell’incertezza delle osservazioni, la distanze
potrebbe anche essere leggermente diverse (tra 27.077 Km e
52.957 Km). I calcoli orbitali eseguito fino al 2069 escludono un
impatto.
Se un oggetto di questo genere dovesse colpire la Terra,
l’impatto produrrebbe un’energia equivalente a 2.4 megatoni
(150 volte Hiroshima). L’evento Tunguska pare abbia liberato tra
i 3 e i 20 megatoni di energia.
RECENSIONI
MARTIRANO CORIOLANO
L’ARCO DI ULISSE
Vita ed opere di Giovanni Battista Amici
Ed: Laruffa – Ed 2007
Pagine. 152 - € 18.00
Anche se l’idea del Sole immobile al centro dell’Universo
cominciava ad essere avanzata da vari pensatori, Copernico fu il
primo a costruire su questa ipotesi un sistema planetario completo
ed autonomo in grado di poter prevedere tutti i fenomeni celesti.
Ciò è quanto riportano quasi tutti i testi scolastici di scienza, ma la
storia della fisica astronomica, ricorda che prima di Copernico ci fu
un tal Ioannis Baptistae Amici Cosentini che, grazie alla
pubblicazione del suo“De motibus corporum coelestium iuxta
principia peripatetica sine eccentricis et epicyclis”, anticipa di 7
anni la “rivoluzione Copernicana”.
Il primo dunque a mettere in discussione il modello tolemaico fu un giovane figlio della città dei Bruzi,
noto ormai col nome italianizzato di Giovanni Battista Amici, vissuto tra il 1511 ed il 1538 anno in cui,
all’ età di 27 anni trovò la morte a Padova, per mano umana, in circostanze mai del tutto chiarite.
Dopo 470 anni dalla sua scomparsa, ad indagare sulla vita e sulle opere del giovane insigne
astronomo, le cui osservazioni furono fonti per il lavoro di Copernico, lo storico e saggista Coriolano
Martirano nel suo “L’arco di Ulisse” edito da Laruffa Editore. Una biografia romanzata che narra con
effervescente coinvolgimento, le vicende di Amici, collocato nel non sempre palese contrasto tra i tre
poteri di una Cosenza cinquecentesca: quello civile del Sedile dei nobili, quello militare di una Spagna
guardinga e sospettosa e della Curia sempre restia a quelle che considera le diavolerie della
modernità.
Entrato a far parte del Cenacolo di Copernico all’Università di Padova, fa importanti osservazioni per
la comprensione del Sistema Solare, che culminano con la pubblicazione nel 1536, in quel di Venezia
del trattato De motibus corporum celesti, copia della quale, appartenuta ad E. Torricelli, è custodita
nella Biblioteca Nazionale di Napoli, che diventa il primo scritto a mettere in discussione il modello
tolemaico. L’opera di Amici, si conclude anticipando, per sommi capi, alcuni dati oggetto di una futura
pubblicazione e che promettono di essere assolutamente rivoluzionari.
Poco più di un anno dopo (1538), Amici viene assalito, derubato ed ucciso mentre cammina tra i vicoli
di Padova. Nel verbale della gendarmeria sull’omicidio avvenuto un “sabato che precede la domenica
delle Palme” Antonio Fraschetti testimoniando dichiarava “ho visto che dal portale del palazzo che è
detto del Maestro usciva un giovane…ha strattonato il cavaliere.portandogli via un malloppo di carta
custodito in una bisaccia attaccata al petto.. il cavaliere ha lottato per non essere derubato..ma il
giovane..estratto il coltello l’ha colpito alla gola. Il cavaliere s’è accasciato ed il giovane tolto il
malloppo di carta dalla bisaccia..lo ha consegnato ad un altro giovane che l’attendeva nel portone del
Palazzo del Maestro....”
Coriolano Martirano con l’eleganza dello storico e l’astuzia del saggista, romanza la biografia
aggiungendo gli atti senza trarre le conclusioni ma lasciando intravedere gli ultimi istanti di Amici in
sella al suo cavallo Spartivento, giulivo e festante di aver trovato una soluzione da illustrare al suo
Maestro.
Le conclusioni al lettore. Sta di fatto che, appena cinque anni dopo la sua morte, Copernico edita il
suo De revolutionibus orbium coelestium, dove, nella Prefazione ossia la lettera dedicatoria al
Pontefice Paolo III, seppur prendendone le distanze, fa indirettamente riferimento alla tesi di Amici,
dando così testimonianza di credito nei suoi confronti. Non sarebbe il primo caso. Non sarà l’ultimo.
Tanti enigmi affliggono le scoperte della scienza. I tempi di Amici sono ormai lontani ma basterebbe
pensare al passato recente, con Majorana e Fermi. Scienza ed etica spingono l’uomo ad inoltrarsi in
una ricerca mai terminata: vi è solo da augurarsi che al viaggio alla ricerca dei confini dell’Universo
corrisponda il viaggio verso quelli che Eraclito chiamava i confini dell’anima.
(a cura di Silvano Minuto(
MERIDIANE E QUADRANTI SOLARI
Orologio Astronomico di MANTOVA
A Mantova, in Piazza delle Erbe, fu eretta, nel 1473, la “Torre dell’Orologio” del Palazzo della
Ragione. Nello stesso anno Bartolomeo Manfredi, matematico e astronomo, figlio di Giovanni
dell’Orologio, che apprese l’arte nella bottega del padre (abitante dietro la chiesa di S. Pietro, in
contrada dell’Aquila), finì lo splendido orologio astronomico che la abbellisce (Figura n. 1).
Figura n. 1: Mantova, Piazza delle Erbe, Torre dell’Orologio
Il 26 novembre 1462 il Manfredi scrisse una lettera, indirizzata al marchese Ludovico Gonzaga, nella
quale affermava di essere costruttore di «orologetti», cioè piccoli orologi da portare sulla per-sona.
Da un’altra lettera scritta nel febbraio 1464 dal vicario di Goito, risulta che il Manfredi ebbe l’incarico di
costruire un orologio per quella comunità. L’artista, aiutato dal figlio Giangiacomo, e-seguì l’incarico
per trenta ducati. Poiché la lettera del vicario afferma che l’orologio deve essere si-mile a quello fatto
da Bartolomeo per il comune di Volta, si viene così a sapere che anche quest’ultimo orologio è opera
sua. Negli anni successivi oltre a Goito e Volta costruì gli orologi di Quistello (1466), di Bozzolo
(1467), di Canneto (1468).
- continua a cura di Salvatore Trani
CONSIGLI PER L’OSSERVAZIONE
GEMELLI
Alfa – Castore
AR 07h 35m – D + 31° 53’ - Sistema stellare complesso
Separazione 4” e 72.5” m. 1.9-2.9-8.8 AP° 68-164
Riporta la prima lettera dell’alfabeto greco, ma risulta
inferiore come luminosità alla beta. Non si sa se questa
anomalia sia dovuta ad un errore di valutazione del Bayer
che nel 1600 ideò questo metodo di classificazione o se nel
frattempo sia avvenuta una effettiva variazione di luminosità
in uno di questi due astri. Al telescopio si vedono due stelle
bianco blu molto brillanti; orbitano una intorno all’altra in
circa 45° anni e la loro separazione si sta pian piano
allargando. Si nota poi una terza stella nettamente meno
brillante. Tutte e tre le componenti sono a loro volta delle
binarie ad eclisse; ci troviamo quindi di fronte ad un sistema
insolito composta da sei componenti.
Beta – Polluce
AR 07h 45m – D + 28° 02’ - m. 1.2 – Sp K0
E’ la stella più luminosa della costellazione, di un bel colore gilalo-arancio, da confrontare per il
contrasto di colore con la bianca Castore.
Dista 33 ani luce dalla Terra e splende come 30 Soli. Il tipo spettrale è K0 con una temperatura
superficiale di 4800° K. Alcune deboli stelle si possono osservare nel campo, ma sono doppie ottice
non legate fisicamente a Polluce. La distanza tra Alfa e Beta viene sovente usata come misura
celeste: infatti la loro separazione è quasi esattamente di 4.5°.
Delta – Wasat
AR 07h 20m – D + 21° 59’ - Separazione 5.8” m. 3.5 e 8.2 – AP° 226
Il nome significa “punto di mezzo”. Stella doppia ottica. E’ interessante il contrasto di colore tra giallo e
porpora. Occorre utilizzare uno strumento di 8/10 cm di apertura per poter superare il contrasto di
luminosità. Si trova quasi esattamente sul piano dell’eclittica e nelle sue vicinanze, nel 1930, Clyde
Tombaugh scoprì Plutone.
Epsilon - Mebsuta
AR 06h 44m – D + 25° 08’ - Separazione 110” - m. 3.0 e 9.0 – AP° 94
Stella supergigante distante 900 anni luce da noi e brilla come 4000 Soli. Le componenti sono
entrambe di colore giallo.
Zeta - Mekduba
AR 07h 04m – D + 20° 34’ – Variabile cefeide - Doppia – m. 3.7 e 4.3 - sep. 96” – AP° 346
Variabile - m. 3.6 – 4.1 periodo 10,15 giorni
Sistema molto interessante: siamo in
presenza di una stella doppia la cui
componente principale è anche una
variabile cefeide di colore giallo distante
1400 anni luce con luminosità pari a
3000 volte quella del Sole; la variabile
può essere seguito anche con un
binocolo E’ una delle variabili di questa
categoria più brillanti.
Eta
AR 06h 15m – D + 22° 30’ – Variabile semiregolare - m 3.2-3.9 - periodo 232 giorni
Caratteristiche simili alla Zeta; è contemporaneamente variabile e doppia. Il sistema dista da noi 350
anni luce e la principale brilla come 500 Soli. Eta Gem è una variabile tipo μ Cephei. La compagna
difficile da osservare ha magnitudine 8.8 e si trova a soli 1.4” di distanza (AP° 226).
Kappa
AR 07h 44m – D + 24° 24’ - Separazione 7.1” m. 3.6 e 8.1 – AP° 240
La principale è di colore giallo-arancio mentre la secondaria è biancastra.
Lamda
AR 07h 18m – D + 16° 32’ - Separazione 9.6” m. 3.6 e 10.7 – AP° 33
Doppia con le componenti di colore bianco-blu. Si deve fare attenzione al contrasto di luminosità
Nu
AR 06h 29m – D + 20° 13’ - Separazione 112” m. 4.2 e 8.7 – AP° 329
Doppia con componenti di colore bianco e bluastro.
38 Geminorum
AR 06h 55m – D + 13° 11’ - Separazione 7.3” m. 4.7 e 7.7 – AP° 145
Altra stella doppia con componenti di colore bianco e azzurro.
R Geminorum
AR 07h 07m – D + 22° 44’ – Tipo semiregolare - m. 6.0 – 14.0 – periodo 369 giorni
Variabile a lungo periodo con oscillazioni non del tutto regolari. Di tipo Mira, presenta il caratteristico
colore rosso-arancio. Può essere seguita con un binocolo quando si trova al massimo, ma occorre un
buon telescopio per rintracciare il minimo. E’ possibile ricercarla partendo dalla stella Zeta (mag.
3.6)risalendo verso nord di 2°. Nel campo si possono distinguere 2 stelle: la nostra variabile e 44 Gem
(mag. 6.0, spetto A0), distanti tra loro meno di 30’. Non ci sono possibilità di errore in quanto 44 Gem
è di colore bianco.
IC 2157
AR 06h 05m – D + 24° 00’
Dimensioni 8’ – mag. 8.4
tipo Ammasso
Ammasso aperto situato
nelle vicinanze della coppia
M 35 e NGC 2158, 35’ ad
ovest
di
quest’ultimo.
Interessante da inquadrare
per osservare i vari aspetti di
questa categoria di oggetti
celesti. IC 2157 è più
brillante di NGC 2158; ha
diametro di 8’ e contiene
circa 20/30 stelle di cui
alcune sfiorano la 11^
magnitudine. Si trova a 6600
anni luce di distanza e la
sua età è paragonabile a
quella di M 35 (100 milioni di
anni).
NGC 2158
AR 06h 07m – D + 24° 06’ - Dimensioni 5’ – mag. 8.6 – tipo Ammasso
Partendo da M 35 e spostandosi di 25’ verso sud ovest, si inquadra un altro ammasso aperto, molto
più piccolo di M 35, di soli 5’ di diametro, notevolmente più distante dal sistema solare, oltre 16.000
anni luce. Le stelle più luminose sono di mag. 13 e la sua età supera il miliardo di anni. Per poterlo
risolvere occorre disporre di un buon strumento. Notevolissimo il contrasto tra questi due oggetti,
dovuto essenzialmente alla distanza.
NGC 2168 – M 35
AR 06h 09m – D + 24° 20’ - Dimensioni 40’ – mag. 5.14 – tipo Ammasso
Oggetto facile da rintracciare; si trova poco più di 2.3° a nord ovest di Eta Gem (mag. 3.3). E’ un
ammasso aperto di grandi dimensioni, visibile come una macchia luminosa anche ad occhio nudo.
Contiene circa 200 stelle a partire dalla mag. 8, sparse su un area di oltre mezzo grado. Con un
binocolo si osservano solo le stelle più brillanti; la visione migliore si ottiene con un telescopio a largo
campo per non perdere l’insieme di questo sistema stellare. Le componenti disposte in lunghe catene
semicircolari, lasciano quasi priva di stelle la parte centrale. La distanza è stimata in 2200 anni luce. E’
un ammasso giovane con età di 100 milioni di anni.
M 35 e NGC 2158
NGC 2392 – Eskimo Nebula
AR 07h 29m – D + 20° 55’ Dimensioni 15” – mag. 9.2 –
tipo Planetaria
Visibile con un piccolo
telescopio come una debole
macchia nebulosa di colore
blu intenso. Diametro 15”
secondi con la stella centrale
di mag. 10,5. Il nome deriva
dall’aspetto che assume nelle
riprese fotografiche effettuate
con grandi strumenti. Si trova
ad una distanza di 1400 anni
luce.
Sciami meteorici
Vicino a Castore, intorno al 14 dicembre, si può osservare uno dei più ricchi e brillanti sciami
meteorici. Nelle circostanze più favorevoli sono state segnalate oltre 60 meteore all’ora.
Costellazione zodiacale
Nel 1930 è stato scoperto il pianeta Plutone ed è stata individuata la cometa di Halley nel suo ritorno
del 1910. Siamo nella fascia dello zodiaco attraversata da molti piccoli pianeti o asteroidi. Si
presentano quindi occasioni favorevoli per osservarne alcuni. Allo scopo occorre fornirsi di una
dettagliata cartina (le informazioni sui più luminosi e accessibili con piccoli strumenti sono reperibili su
almanacchi astronomici e riviste specializzate) e seguire per alcuni giorni la zona del cielo in cui è
previsto il loro transito.
FEDERIGO ZUCCARI
Isola del Liri, 1784 – Barra, 15 dicembre 1817
Nativo di Sora, nell'antica Terra di Lavoro, studiò a Napoli
ed a Roma, dedicandosi oltre che alle scienze anche alla
letteratura ed alle belle arti.
Nel 1809 ebbe l'insegnamento di geografia matematica
alla Real Scuola della Nunziatella, che lasciò per recarsi
presso la Specola di Brera a specializzarsi in Astronomia
con Barnaba Oriani. Infatti, i ministri di Gioacchino Murat
l'avevano scelto tra molti per provvedere alla sua
formazione scientifica ed affidargli poi la carica di direttore
della Specola di Napoli. L'11 agosto del 1811 Gioacchino
Napoleone nominò Zuccari direttore dell'Osservatorio.
Da Milano Zuccari tornò nel 1812, con un ricco corredo di
strumenti e con un abile tecnico, Augusto Aenhelt che lo
coadiuvò nell'installazione delle apparecchiature nella
Specola di San Gaudioso. Quando nel 1812 il Governo
stabilì di erigere un edificio nuovo adibito specificamente
ad Osservatorio, Zuccari, che aveva speso ...molto tempo
nelle anticamere per ottenere i fondi necessari alla
fabbrica, fu tra i protagonisti dell'impresa.
A lui ed all'architetto Stefano Gasse si deve il progetto originario, modificato in parte e reso più sobrio
e funzionale da padre Giuseppe Piazzi.
Presso l'osservatorio provvisorio di S. Gaudioso compì, con i pochi mezzi a disposizione, osservazioni
... tanto del sole, che di varie stelle..., ... come esser deve in ogni osservatorio nascente, la
determinazione esatta della posizione geografica dell'Osservatorio..., ... l'eclissi solari, e le occultazioni
di stelle dietro la luna... Si osservano i Pianeti... e la luna, e le stelle principali di Masckeline... si fanno
alcune osservazioni meteorologiche ...
Nel 1813 fu autorizzato da Murat a recarsi in Marsiglia per assistere all'esperienze, che si faranno dal
celebre Barone di Zach, e da altri valentissimi Astronomi...Lo Zuccari morì nel 1817. Pochissimi sono i
suoi lavori editi che non permettono di valutare in pieno la sua personalità scientifica. Su di lui vale
soprattutto il giudizio di Barnaba Oriani, suo maestro a Brera e "garante", il quale lo descriveva di
gracile costituzione e perciò non adatto a sostenere le fatiche di una lunga serie di osservazioni.
MAKEMAKE
Astronomy Picture of The Day (APOD) è un archivio redatto a partire dal 1995 da Robert Nemiroff e
Jerry Bonnell. L’archivio APOD contiene la più grande raccolta di immagini astronomiche ed ognuna di
esse è corredata da una breve descrizione fatta da esperti. Per visionare l’archivio basta digitare in
internet la sigla “APOD” e di seguito l’indice
Pubblicato il 26.12.2012
Makemake è uno dei più grandi oggetti conosciuti nel sistema solare esterno. Si trova nella fascia di
Kuiper è circa due terzi delle dimensioni di Plutone, orbita intorno al sole di poco più lontano di
Plutone, e appare solo leggermente meno luminosi di quest’ultimo. Makemake, tuttavia, ha un'orbita
più inclinata sul piano dell'eclittica dei pianeti del tipo di Plutone.
Scoperto durante le festività pasquali del 2005 e provvisoriamente indicato con la sigla 2005 FY9, il
corpo celeste ha ricevuto il suo nome definitivo nel 2008, ispirato alla mitologia degli indigeni dell'Isola
di Pasqua, per i quali Makemake è la divinità creatrice dell'umanità e protettrice della fertilità.
Precedenti osservazioni avevano suggerito una forte somiglianza tra Makemake e Plutone. In
particolare era stato ipotizzato che Makemake, il cui diametro è circa due terzi quello di Plutone,
avesse un'atmosfera, che invece non è presente su Eris.
Nel 2008, Makemake è stato classificato come pianeta nano appartenente alla classe dei plutini,
terzo per grandezza dopo lo stesso Plutone e Iris.
Makemake è noto per essere apparentemente rossastro indicando quindi la probabile presenza sulla
sua superficie di chiazze di metano ghiacciato. Non ci sono ancora immagini della sua superficie,
salvo delle rappresentazioni artistiche come quella illustrata. Un recente occultazione con una stella
lontana indica che il pianeta nano dovrebbe avere una debole atmosfera.
CLAMOROSO: LA STELLA VEGA HA UNA FASCIA DI ASTEROIDI
Intorno a Vega c’è un’ampia fascia di asteroidi è
il clamoroso annuncio della Nasa e dell’Esa, che
hanno utilizzato per questa ricerca i loro
telescopi
spaziali
sensibili
all’infrarosso,
rispettivamente “Spitzer” e “Herschel”. Vega è la
seconda stella del cielo boreale per luminosità e,
dopo Fomalhaut, è la seconda stella sospettata
di avere intorno detriti di asteroidi e/o cometari. In
entrambi i casi le fasce di detriti scoperte sono
assimilabili alla zona di pianetini che si trova tra
le orbite di Marte e di Giove e alla Kuiper Belt, la
fascia di grossi corpi ghiacciati che avvolge il
Sistema solare al di là dell’orbita di Nettuno.
La scoperta è interessante in se stessa, ma lo è
ancora di più per il suo significato di carattere
generale. Essa conferma. Infatti, che i sistemi
planetari sono qualcosa di molto comune, che
hanno una struttura analoga al nostro Sistema
Solare e che esistono parecchi sistemi simili
anche nelle nostre vicinanze, considerando che
sia Vega sia Fomalhaut si trovano a circa 25 anni
luce. I detriti potrebbero essere ancora in fase di
aggregazione perché si tratta di stelle giovani
circa 400 milioni di anni Fomalhaut e 600 Vega.
Il risultato delle osservazioni eseguite con i due telescopi spaziali è stato presentato al convegno
annuale della American Astronomical Society ed è in via di pubblicazione sull’”Astrophysical Journal”.
Le fasce di asteroidi e comete non possono essere osservate in luce visibile perché immerse nel
bagliore della loro stella. L’osservazione è invece possibile nell’infrarosso. Questo tipo di ricerche sarà
maggiormente potenziato con la messa in orbita (si spera entro il 2018) del “James Webb Space Telescope”.
Fonte: AstronomiaNews
LE COSTELLAZIONI CHE NON CI SONO PIÙ
Le costellazioni hanno subito variazioni e modifiche nel corso dei secoli, alcune sono nate in epoche
medioevale e altre sono definitivamente scomparse nei secoli successivi.
Emisfero boreale
TORDO SOLITARIO
Fu inventata dall'astronomo francese Pierre
Charles Le Monnier nel 1776. In origine
questo nome faceva riferimento a un uccello
chiamato "Il Solitario", più conosciuto col
nome di "Dodo". Una cattiva interpretazione
(o un errore di traduzione) l'avrebbe
trasformato in tordo. Fu poi inglobata in parte
nell'Idra e in parte nella Bilancia, nei cui
pressi si trovava
Fonte UAI
FLY ME TO THE MOON
Il cratere Hevelius
Al bordo occidentale della Luna possiamo osservare il cratere "Hevelius", una formazione circolare di
109Km che costituisce una notevole coppia con Cavalerius. I suoi versanti sono abbastanza scoscesi
e su di essi si trovano Cavalerius a nord, Lohrmann a sud e molti piccoli crateri ad est e ad ovest.
Sulle pareti poco elevate si trovano Hevelius H F e B ad ovest e Hevelius C G e E a nord-est.
Il fondo è piatto, molto esteso e in esso si trova Hevelius A a nord e una piccola montagna centrale.
Inoltre contiene Rimae Hevelius. La sua formazione risale al periodo Nectariano (da -3.92 miliardi di
anni a -3.85 miliardi di anni). Il periodo migliore per l’osservazione è 6 giorni dopo il primo quarto
oppure 5 giorni dopo l'ultimo quarto.
Alcuni dati:
Longitudine: 67.3° Ovest
Latitudine: 2.2° Nord
Quadrante: Nord-Ovest
Area: Bordo Occidentale della Luna
Origine del nome:
Dettagli: Johan Hewelcke (o Hevel)
Astronomo tedesco del 17° secolo nato in Germania
Nato a: Danzica nel 1611
Morto a: Danzica nel 1687
Fatti notevoli: Determinazione della rotazione del Sole. mediante l'osservazione delle macchie solari
nel 1645. Scopritore delle facole solari. Autore della prima mappa dettagliata della Luna nel 1647 (6
nomi conservati).
Autore del nome: Riccioli (1651)
Nome dato da Langrenus: Nome non assegnato
Nome dato da Hevelius: Mons Pherme
Nome dato da Riccioli: Hevelius
Nelle foto una ripresa amatoriale del cratere "Hevelius" e una ritratto dell'epoca di Johan Hewelcke. Lo
strumento minimo per poter osservare questo cratere è un rifrattore da 60mm.
Davide Crespi
(48+12+7+14)-1+3+5=88 COSTELLAZIONI
Non è una semplice espressione aritmetica, è cosa collegata all'Astronomia.
Vediamo come e cosa c'entrano le Costellazioni.
Le più antiche Costellazioni erano 48, tutte visibili da latitudini comprese tra i 30° e 35° Nord : infatti i
primi osservatori sistematici del Cielo vivevano in Mesopotamia e in Egitto, luoghi situati a quelle
latitudini.
Queste 48 Costellazioni ci sono state tramandate tramite l'Almagesto di Claudio Tolomeo, vissuto in
Egitto nel secondo Secolo dopo Cristo.
Vi sono poi state aggiunte 12 nuove Costellazioni tra il 1596 e il 1603 dai navigatori olandesi P.D.
Keyser e F . de Houtman, indi altre 7 dell'astronomo J . Hevelius (1611-1687) alla fine del XVII secolo
e poi altre 14 nel 1754 da N. L. Lacaille (1713-1762), per un totale di 81 Costellazioni.
In un secondo tempo l'originaria Argo Navis è stata trasformata in 3 nuove Costellazioni: Poppa,
Carena e Vela e si sono aggiunte, modificando i confini delle precedenti Costellazioni: Colomba,
Croce del Sud, Chioma di Berenice, Monoceros e Giraffa per un totale di 5. Così il conto torna.
L'Unione Astronomica Internazionale ha definito i nomi ed i confini delle 88 costellazioni nel 1922 e da
allora è cessata la confusione delle attribuzioni e cancellazione di nuove e vecchie Costellazioni come
avveniva fino al XIX secolo.
Tra i nomi di questi raggruppamenti stellari, Costellazioni, riconosciuti dalla Unione Astronomica
Internazionale, 23 appartengono alla mitologia ( in generale greca ), 30 si riferiscono ad oggetti e ben
35 appartengono al regno animale.
Per concludere possiamo dire che le Costellazioni esistono solo nella fantasia umana e quelle che
usiamo oggi sono state codificate a causa della cultura astronomica mediorientale e mediterranea, se
così non fosse stato, e la storia fosse stata diversa, avremmo adottato Costellazioni completamente
differenti, per esempio quelle della astronomia cinese, che ha avuto una lunghissima tradizione di
osservazioni astronomiche accurate.
Uranio
Hanno collaborato:
Silvano Minuto
Salvatore Trani
Davide Crespi
Sandro Baroni
Vittorio Sacco