28° corso Aspiranti VdS CRI – Trento
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CROCE ROSSA ITALIANA
GRUPPO DI TRENTO
L’APPARATO
LOCOMOTORE
CORSO PER ASPIRANTI VOLONTARI
DEL SOCCORSO
V.d. S. I.P. Franco Onere
ANATOMIA E FISIOLOGIA
L‘apparato locomotore è costituito dalle ossa, dalle articolazioni e dai muscoli.
Le OSSA costituiscono lo scheletro, la cui prima funzione è quella di sostegno
del corpo, la seconda quella di protezione nei confronti degli organi interni.
Le ossa, articolandosi tra di loro, consentono, attraverso la contrazione dei
muscoli, i movimenti del corpo.
Le ossa si possono distinguere in:
ossa brevi ( ad es: le vertebre)
ossa piatte (ossa del cranio, scapola)
ossa lunghe ( femore, omero)
Le ARTICOLAZIONI costituiscono il rapporto tra due ossa e possono essere
classificate in:
A.mobili ( ginocchio, gomito, spalla)
A.semimobili ( intervertebrali)
A.immobili ( suture craniche)
Le articolazioni mobili sono quelle più frequentemente soggette a lesioni
traumatiche e sono costituite da:
due superfici ossee a contatto
il sistema di sostegno costituito dalla capsula articolare e dai legamenti
il sistema di lubrificazione costituito dal liquido e dalla capsula sinoviale
I MUSCOLI sono costituiti da un tessuto che ha come proprietà quella di
contrarsi per permettere il movimento: la contrazione muscolare consiste in un
accorciamento e in un successivo allungamento delle fibre che generano così
una forza.
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Esistono tre tipi di tessuto muscolare:
Tessuto striato scheletrico: costituisce i muscoli scheletrici, la cui attività è
sotto il controllo della volontà
tessuto muscolare cardiaco: costituisce il cuore e la sua contrazione non è
sotto il controllo della volontà
tessuto muscolare liscio: è presente in diversi organi ( intestino, parete
bronchiale) e nei vasi sanguigni e la sua contrazione è indipendente dalla
volontà
L‘insieme delle ossa, delle articolazioni e dei muscoli costituiscono gli ARTI.
Essi sono uniti al tronco attraverso articolazioni mobili: la spalla e l‘anca. Sono
costituiti da ossa lunghe ( femore, omero) e da ossa corte. In profondità, vicino
alle ossa, scorrono le arterie, le vene ed i nervi.
LE LESIONI SCHELETRICHE
Rientrano in questo gruppo le lesioni che interessano le articolazioni e le ossa.
DISTORSIONE : consiste in un momentaneo spostamento di un capo articolare
dai normali rapporti, seguito da un immediato ritorno spontaneo nella posizione
fisiologica. Può essere considerata una lesione della struttura capsulare di
un‘articolazione, in seguito ad un movimento non normale o oltre i limiti
normali dei due capi ossei articolari.
LUSSAZIONE :consiste in uno spostamento permanente di due capi articolari.
Il termine „permanente“ sta a significare che, la perdita del rapporto tra i due
capi articolari permane finchè non si attua un intervento esterno finalizzato alla
ricostituzione di tale rapporto.
I sintomi, in entrambi i casi, sono rappresentati dal dolore vivo ( che aumenta
alla pressione e, se questo è mantenuto, con il movimento; dalla tumefazione;
dalla presenza possibile di ematomi ( determinati dalla lesione indiretta delle
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strutture vascolari vicine); dalla lesione della funzionalità; a volte dalla
deformità dell‘articolazione; dal torpore e dal formicolio a valle della lesione.
Il soccorso, in entrambi i casi, consiste nell‘immobilizzazione dell‘articolazione
e nel trasporto in ospedale.
FRATTURA : viene definita come la perdita della soluzione di continuo di un
osso. E‘ utile distingue re le fratture in diverse categorie:
diretta e indiretta : quella indiretta si ha a distanza dal punto di applicazione
della forza traumatica
completa e incompleta : a seconda che tutto lo spessore dell‘osso sia
interessato o meno
composta o scomposta : a seconda che i monconi ossei conservino o meno la
struttura lineare dell‘osso stesso
chiusa o aperta ( esposta) : a seconda che i monconi ossei fuoriescano o meno
dalla cute, determinando una ferita dall‘interno. L a frattura può essere
esposta fin dall‘inizio o essere la conseguenza di un‘errata mobilizzazione
Per quanto riguarda i sintomi, il paziente lamenterà dolore vivo, accresciuto dal
semplice contatto e dal minimo movimento, e dalla perdita della funzionalità
della parte interessata. I segni oggettivi sono rilevabile con l‘osservazione: si
evidenzierà la presenza di una tumefazione, di una deformazione consistente
nell‘accorciamento dell‘arto o in una posizione innaturale, nella presenza o
meno di esposizione dei monconi ossei, si possono anche udire dei crepitii
dovuti allo sfregamento dei monconi ossei in seguito a tentativi di movimento.
LE COMPLICANZE VASCOLARI E NERVOSE : bisogna sempre tenere
presente che le lussazioni e le fratture possono determinare ( o essere associate)
a lesioni dei vasi sanguigni e dei nervi. Tali lesioni possono essere determinate
direttamente dal trauma o essere conseguenti ad una errata mobilizzazione del
paziente.
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IL SOCCORSO AL PAZIENTE CON LESIONI AGLI ARTI
Raramente una lesione scheletrica determina una condizione che mette in
pericolo la vita del paziente: fanno eccezzione le fratture di bacino e di femore
che possono determinare emorragie importanti, con conseguente stato di shock.
Ciò premesso, il soccorritore deve sempre eseguire sul paziente per prima cosa il
controllo primario, che consiste nella valutazione e nell‘eventuale sostegno delle
funzioni vitali. Successivamente eseguirà il controllo secondario, mediante
l‘esame testa – piedi alla ricerca dei sintomi soggettivi del paziente (è
importante il colloquio soggettivo!) e dei segni oggettivi precedentemente
descritti. E‘ importante toccare la pelle per sentire la temperatura dell‘arto
offeso, confrontandola con quella dell‘arto sano e ricercare la presenza del polso
a valle della lesione ( radiale, pedidio, popliteo).
Per quanto riguarda lo spostamento del paziente critico, se dovesse essere
necessario, dovrà essere fatto garantendo l‘immobilizzazione completa (
allineamento della testa, del collo e del tronco). Se il problema del paziente è
una lesione solamente di un arto, il soccorritore dovrà utilizzare le attrezzature
specifiche per evitare lesioni secondarie: concretamente il soccorso consiste
nell‘immobilizzazione dell‘arto, che offre diversi vantaggi:
alleviamento del dolore
prevenzione dei danni secondari a carico dei nervi e delle strutture vascolari
prevenzione della lesione cutanea ( esposizione della frattura)
riduzione dell‘emorragia
In primo luogo il soccorritore dovrà esporre l‘arto offeso rimuovendo o taglando
gli abiti; dovrà poi coprire con materiale sterile eventuali ferite determinate dai
monconi ossei che saranno circondati da una specie di „ciambella“ di garza
sterile.NON SI DOVRA‘, NELLA MANIERA PIU‘ ASSOLUTA, tentare
manovre di riduzione delle fratture esposte e scomposte: verrà fatto in ospedale
da personale qualificato!
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Per immobilizzare un arto bisogna immobilizzare l‘articolazione a monte e
quella a valle del punto di frattura: se si immobilizza solo un‘articolazione si
consente ancora il movimento dei monconi ossei.
Se ci troviamo davanti ad una distorsione o ad una lussazione, dovremo
immobilizzare l‘osso a monte e quello a valle.L‘immobilizzazione deve essere
eseguita sempre PRIMA di caricare il paziente. Dopo aver eseguito
un‘immobilizzazione, il soccorritore dovrà controllare la temperatura cutanea a
valle della lesione e la presenza del polso periferico.
Il sistema più semplice per realizzare un‘immobilizzazione è quello di usare le
STECCO BENDE A DEPRESSIONE: esse sono costituite da un involucro
plastico che contiene al suo interno palline di polistirolo; possono essere
facilmente modellate attorno all‘arto interessato. Un valvola consente, con l‘uso
di una pompa di aspirazione, di eliminare l‘aria dall‘interno della steccobenda e
di creare il vuoto che irridisce la stecca: chiudendo la valvola il presidio
mantiene la forma voluta, aprendo la valvola, con il rientro dell‘aria nella stecca;
l‘arto viene liberato.
Esistono steccobende di diverse misure: teniamo presente che per immobilizzare
una gamba, in seguito alla frattura del femore; non potremo usare una
steccobenda in quanto dobbiamo immobilizzare le due articolazioni, a valle e a
monte della lesione: useremo perciò il materassino a depressione.
In presenza di una lesione che determina l‘AMPUTAZIONE di un arto o di
parte di esso, terremo presente che il primo compito del soccorritore è quello di
controllare l‘emorragia. In alcuni casi questa sarà assente, a causa dello spasmo
dei vasi sanguigni, se così non fosse il soccorritore potrà applicare la fascia
emostatica o il laccio emostatico, segnando sulla fronte del paziente l‘orario di
applicazione di questo.Il moncone amputato può essere riattaccato: andrà perciò
avvolto in un telino sterile che sarà introdotto in un sacchetto di plastica che
sarà, a sua volta messo in un contenitore che ne consenta il raffreddamento. In
presenza di emorragia, il soccorritore dovrà comunque privilegiare il controllo
ed il sostegno delle funzioni vitali: le emorragie imponenti possono determinare
anche arresti cardiaci ipovolemici.
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