«L'editoriale di Siderweb»
Quanti anni avremo nel 2030?
27 febbraio 2014
Il progresso tecnologico/digitale e la globalizzazione hanno rivoluzionato il modello sul quale si sono sviluppate le economie occidentali. E non abbiamo
ancora visto tutto: se appena ci fermassimo un attimo e ci sforzassimo di immaginare il nostro futuro, scopriremmo cose interessanti che potrebbero
cambiare i nostri pensieri e le nostre azioni già nel presente, da subito. «Nel lungo periodo», amava rispondere Keynes a coloro che criticavano
l’applicabilità dei suoi modelli al lungo periodo, «siamo tutti morti». Ed è sicuramente vero! Ciò non toglie che, proprio come faceva J.M. Keynes, sia
importante ogni tanto andare oltre le eccessive attenzioni ai fenomeni di breve periodo e provare ad immaginare quale sarà il futuro verso il quale stiamo
andando. Domenico de Masi, nel suo libro «HR 2020. Storia e prospettive», mette in fila una serie di mega trends che caratterizzeranno i prossimi anni. Ne
elenco alcuni che, in modo più o meno diretto, influenzeranno anche il modo di produrre, distribuire ed utilizzare acciaio:
nel 2020 un chip sarà piccolo quanto un neurone umano e la sua potenza supererà quella di un transistor
potremo portare in un taschino tutta la musica, i film, i libri, l’arte e la cultura del mondo
i prossimi anni saranno caratterizzati dall’ulteriore sviluppo delle tecnologie legate alla realtà aumentata, all’internet delle cose e dalle
nanotecnologie con cui gli oggetti si relazioneranno tra loro e con noi.
l’estetica diventerà uno dei principali fattori competitivi
nel 2020 l’omologazione globale prevarrà sull’identità locale; tuttavia ognuno tenderà a diversificarsi dagli altri
la cultura digitale avrà soppiantato quella analogica
energia ed ecologia saranno problemi primari
l’istruzione sarà intesa come formazione permanente ed occuperà almeno 100.000 ore della vita
la maggior produzione e trasmissione del sapere avverrà secondo un criterio di “molti per molti” (Wikipedia, Twitter, …)
il Primo Mondo conserverà il primato nella produzione di idee, mentre i Paesi emersi produrranno soprattutto beni materiali; il Terzo Mondo fornirà
materie prime e manodopera a basso costo
Proviamo a pensare quali saranno gli impatti di questi mega trends sulle nostre vite personali e sulle nostre aziende. Come saremo noi nel 2020 o nel 2030?
Esisterà ancora in Italia una struttura basata sulla PMI?
E ancora, esisterà ancora la nostra azienda e, se si, come ce la immaginiamo?Dicevo nel precedente editoriale che stiamo passando da un’economia basata
sulle produzioni tradizionali ad un’altra trainata dalle idee e dalle nuove tecnologie digitali che riconfigureranno i comportamenti dei consumatori e della
manifattura, che continuerà a rimanere centrale, ma con un diverso orientamento ai bisogni di un mercato finale in rapidissima evoluzione.
Il nuovo che avanza richiede soprattutto una visione di lungo periodo, coniugata alla capacità di prendere rapide decisioni operative.
Quindi, quale futuro ci immaginiamo per il 2030?
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Lanciamoci con coraggio verso il nuovo che
avanza!
Emanuele Morandi