2. II Principio della Termodinamica: Il I Principio della Termodinamica stabilisce una equivalenza metrologica tra calore e lavoro in un processo ciclico di un sistema chiuso. E’ stato osservato che tale equivalenza riguarda soltanto la possibilità di trasferire energia ad un sistema, sia sotto forma di calore che di lavoro. Calore e lavoro non sono tuttavia “la stessa cosa”. Considerando molteplici applicazioni si osserva che il lavoro è una forma qualitativamente superiore di energia, poiché è possibile la sua integrale conversione in calore, mentre non vale il processo inverso e cioè l’integrale conversione di calore in lavoro. Il II Principio della Termodinamica evidenzia tale dissimmetria di comportamento e fornisce un criterio per la valutazione dei processi di conversione energetica che è possibile realizzare. 2.1 Evidenze sperimentali: Alla luce delle relazioni stabilite dal I Principio sembra perfettamente lecita l’operazione di convertire l’energia termica (calore) in energia meccanica (lavoro) ed in maniera integrale. Si potrebbe perciò immaginare di realizzare una macchina ciclica in grado di convertire direttamente una data quantità di calore in lavoro, secondo lo schema: Q L Per sapere se l'operazione è realmente possibile faremo ancora riferimento all'esperienza, alla ricerca di un criterio che indichi in quale direzione procedere nei riguardi dei processi di conversione dell'energia. Si consideri nuovamente il processo reale ciclico esaminato per introdurre il primo principio (Fig. 1) e si analizzino in particolare gli scambi termici. Si supponga per semplicità che tali scambi avvengano con due sole sorgenti termiche a temperatura fissata. Indicando con T1 e T2 le temperature assolute 3 delle sorgenti esterne, superiore ed inferiore, con le quali si attuano gli scambi Q1 Q1 Q2 e . T1 T2 e Q2 , si valutino le quantità Figura 1: Schema di un sistema termodinamico chiuso che effettua un processo ciclico. Effettuando la somma algebrica di tali due termini, si trova che, comunque si operi, risulta sempre: Q1 Q2 + <0 T1 T2 Anche se si invertisse il senso delle trasformazioni termodinamiche, passando ad esempio da un processo ciclico motore ad uno inverso frigorigeno, la precedente disuguaglianza ancora risulterebbe verificata. In ogni caso dunque il rapporto tra il valore assoluto dello scambio termico negativo e la corrispondente temperatura risulta sempre maggiore dell'altro rapporto tra lo scambio positivo e la corrispondente temperatura. Negli impianti reali gli scambi termici non avvengono in genere a temperatura costante, normalmente si effettua una serie di scambi termici positivi, a diverse temperature, ed una serie di scambi negativi a temperature ancora differenti. Il risultato sperimentale è tuttavia sempre: Qi ∑ Ti i <0 ovvero ∫ dQi <0 Ti 4 Sul valore della disuguaglianza ha influenza il modo con cui si realizzano le trasformazioni del sistema che costituiscono l'intero processo. Se infatti le condizioni operative si discostano molto da quelle già definite di "reversibilità" (attrito nullo, assenza di gradienti di pressione e di temperatura) il risultato è molto minore di zero, mentre se si avvicinano ad esse la sommatoria tende a zero, per cui estrapolando al caso limite della reversibilità si può scrivere: Qi ∑ Ti ≤0 (1) costituiscono ovvero i Le diseguaglianze ∫ dQi ≤0 Ti il criterio (1) ricercato, in quanto sperimentalmente verificate per qualsiasi processo ciclico reale: si possono cioè ritenere realizzabili soltanto quei processi che soddisfano le disuguaglianze (1). Tenendo conto delle relazioni sperimentali sopra riportate, si può allora verificare la possibilità di realizzare una macchina chiusa e ciclica che trasformi integralmente in lavoro tutto il calore ricevuto. Per ipotesi tale macchina sarà caratterizzata da Q>O, si avrà dunque: ∫ dQ >0 T . Poiché la (1) è contraddetta, il processo dovrà ritenersi irrealizzabile. L'operazione inversa, si noti, di convertire lavoro in calore è invece sempre possibile, come dimostra l'esperienza, In quest'ultimo caso si ha infatti: ∫ dQ < 0. T Queste considerazioni evidenziano una profonda differenza tra le due componenti di scambio energetico calore Q e lavoro L. Sussiste una dissimmetria operativa sintetizzabile con lo schema seguente. Q L a) processo impossibile L Q b) processo possibile L'unico modo di inquadrare il problema, salvaguardando il principio di conservazione, è quello di ammettere una differenza operativa tra i due termini Q 5 ed L: uno scambio di lavoro non è operativamente equivalente ad uno scambio di calore. Basti pensare che uno scambio di calore Q, prossimo alla temperatura ambiente, non consente di ottenere alcun lavoro utile. 2.2 Enunciati del secondo principio: Il primo principio stabilisce una eguaglianza (puramente metrologica) tra calore e lavoro: in un processo chiuso e ciclico è infatti ∑ Q= ∑ L. La formulazione più interessante del II principio è rappresentata dalla seconda delle (1), ∫ dQ ≤0 T (2) La (2) è nota come disuguaglianza di Clausius, ed esprime il fatto che, per le trasformazioni reali (e quindi irreversibili), l'integrale ciclico del differenziale dQ T è negativo, essendo dQ l'effettivo calore scambiato tra sistema ed esterno e T la temperatura a cui esso si effettua. In base a tale disuguaglianza, le possibilità di conversione energetica offerte dalla disponibilità di una certa quantità di calore, come si vedrà meglio in seguito, dipendono in modo essenziale dalla temperatura a cui esso è disponibile. In questi fatti consiste gran parte del significato del II principio della termodinamica che si sintetizza attraverso varie formulazioni. Tra le più significative vi sono le due seguenti. Enunciato di Clausius: "il calore si propaga spontaneamente dai corpi più caldi verso quelli più freddi; non è tuttavia impossibile provocare il passaggio in senso inverso in un concreto processo ciclico, purché si effettui sul sistema, durante il ciclo, una adeguata azione compensatrice"; ovvero, in modo equivalente: "è impossibile costruire una macchina termica, operante secondo un processo ciclico, il cui unico effetto sia il trasferimento di calore da un corpo a temperatura minore ad un altro a temperatura maggiore". L'azione compensatrice può consistere nell'applicazione di un lavoro meccanico sul sistema ciclico, cioè in uno scambio di lavoro dall'esterno verso il sistema, oppure in un passaggio di 6 calore in senso spontaneo. Enunciato di Kelvin Planck: "E’ impossibile costruire un sistema chiuso, ciclico, motore, monotermodiabatico (che scambia calore con una sola sorgente); è invece possibile realizzare un processo inverso monotermodiabatico ". Per "motore" si deve intendere un sistema che fa lavoro sull' esterno (scambio positivo) e per "sorgente" un mezzo in grado di scambiare calore a temperatura costante. Il processo "inverso" è caratterizzato da scambio di lavoro negativo. Entrambi gli enunciati evidenziano dei vincoli al nostro operare. Il primo indica l'esistenza di una direzione privilegiata nei processi spontanei. Il secondo esprime in modo più preciso la dissimmetria tra gli scambi di calore e di lavoro. Diverse proposizioni sul comportamento di sistemi termodinamici (corollari) sono state dedotte dalle leggi sopra citate ragionando "per assurdo", assumendo cioè vera l'affermazione contraria alla proposizione e dimostrando che la logica conseguenza contraddice la legge di partenza. L'equivalenza tra i due enunciati può essere dimostrata in modo analogo, mettendo in evidenza come la violazione di uno di essi implichi la violazione dell'altro. Si considerino a tale scopo due macchine termiche entrambe interagenti con due sorgenti a diversa temperatura T1 e T2 (T1>T2) e si supponga che le stesse macchine possano operare, l'una o l'altra, in violazione dei precedenti enunciati. Si può dimostrare che: Se è violato l'enunciato di Clausius è violato anche quello di Kelvin-Planck: Si ammetta che la macchina di sinistra nello schema di Fig. 2, possa operare in contrasto con l'enunciato di Clausius, in modo tale che una quantità di calore Q2 venga trasferita dalla sorgente fredda a quella calda, senza alcuna azione compensatrice. La macchina di destra invece riceve Q1, cede Q2 alla sorgente termica inferiore, e compie un lavoro positivo L = Q1-|Q2|, in accordo con l'enunciato di Kelvin-Planck. Con tali ipotesi, il sistema combinato, costituito dalle due macchine (racchiuso dalla linea tratteggiata), può essere visto come una macchina che riceve calore dalla sorgente superiore per un ammontare Q1-|Q2|, e 7 lo converte integralmente in lavoro L = Q1-|Q2|: il sistema combinato viola dunque l'enunciato di Kelvin-Planck. Figura 2. Schema per dimostrare che se è violato l'enunciato di Clausius è di conseguenza violato anche quello di Kelvin-Planck. Se è violato l'enunciato di Kelvin-Planck è violato anche quello di Clausius: Si supponga che la macchina di destra nello schema di Fig. 3 operi violando l'enunciato di Kelvin-Planck: il calore Q1 che essa riceve dalla sorgente calda è trasformato integralmente in lavoro. La macchina di sinistra, in accordo con l'enunciato di Clausius, utilizza il lavoro L per sottrarre Q2 alla sorgente fredda, cedendo alla sorgente calda L + Q2 = Q1 + Q2. Con tali ipotesi, il sistema combinato (racchiuso dalla linea tratteggiata) risulta equivalente ad una macchina che, senza alcuna azione compensatrice, trasferisce il calore Q2 dalla sorgente a temperatura inferiore a quella a temperatura superiore: il sistema combinato viola l'enunciato di Clausius. 8 Figura 3. Schema per dimostrare che se è violato l'enunciato di Kelvin-Planck è di conseguenza violato anche quello di Clausius. 2.3 Ordine e disordine: Quanto discusso in precedenza può anche essere formulato in termini di ordine e disordine. Se infatti consideriamo una componente energetica esprimibile sotto due forme distinte, possiamo convenire di dire che è operativamente ordinata quando può essere trasferita dall'una all'altra forma in tutte le proporzioni, disordinata quando ciò non si verifica. Consideriamo un congegno elettromeccanico: in linea di principio il termine energetico elettrico (lavoro elettrico fornito al sistema) può ritrovarsi integralmente in quello meccanico e viceversa. In un sistema ciclico termomeccanico ovvero termo-elettrico, invece, il termine meccanico o elettrico può ritrovarsi in quello termico uscente, ma non viceversa, nemmeno in linea di principio: sulla base del criterio esposto le componenti meccanica ed elettrica sono "ordinate", quella termica "disordinata". Si esprime tutto questo dicendo anche che il "rendimento" di conversione di un sistema elettromeccanico è, in linea di principio, unitario. Non è invece così per una macchina che attua una conversione termo-meccanica o termo-elettrica, nemmeno in linea di principio. La componente energetica termica presenta, come meglio vedremo, carattere evolutivo. 9 Aspetti operativi del II principio: I diversi enunciati del II principio indicano che alcuni processi sono realizzabili ed altri no. In questo senso il II principio fornisce precise indicazioni operative poiché consente di: • prevedere la direzione dei processi spontanei, • stabilire le condizioni di equilibrio, • determinare la migliore prestazione teorica di un processo, • valutare quantitativamente i fattori che impediscono il raggiungimento della migliore prestazione. 2.4 La funzione di stato Entropia: Il risultato sperimentale descritto in precedenza può essere interpretato analiticamente per ricavarne importanti conseguenze. La disuguaglianza di Clausius (2) può essere trasformata in uguaglianza, sommando al primo membro una opportuna quantità positiva σe in modo tale che risulti: ∑ i dQi +σe = 0 Ti (3) La quantità σe è un termine, sempre positivo, il cui valore dipende dal grado di reversibilità del processo. Per definizione è dunque: σ e = −∑ i dQi (≥ 0) Ti (4) dQ (≥ 0) T (5) e, generalizzando: σ e = −∫ Ogni volta che viene realizzato un processo ciclico in cui sono presenti scambi termici si origina dunque una σe≥0, denominata traccia termodinamica sull'esterno. Ricordando la (1) risulta pertanto che: 10 σe=0 nei processi reversibili, σe>0 nei processi reali, con irreversibilità, σe<0 condizione impossibile. Le diverse irreversibilità forniscono un contributo indipendente alla formazione della traccia. Nell'introdurre il primo principio sono stati considerati gli scambi energetici di calore e di lavoro che intervengono in un processo reale ciclico di un sistema chiuso. Il risultato dell'osservazione sperimentale è stato poi generalizzato con la definizione di una nuova proprietà del sistema: l'energia. In modo analogo, sempre partendo dall'osservazione sperimentale di un processo ciclico concreto, può definirsi una nuova proprietà del sistema, chiamata da Clausius entropia, che consente di esprimere il II principio in forma analitica. Indicando con dSs il contributo elementare alla traccia termodinamica, si può porre: σ e = − ∫ dS s con dS s ≥ 0 L'equazione (5) è allora esprimibile nella forma: ∫ dQ + dS s = 0 T ∫ ovvero dQ + dS s = 0 T ∫ Anche in questo caso si può affermare che il differenziale integrando è un differenziale esatto e pertanto che esiste una funzione di stato S definita da: dS = dQ + dS s T (6) Tale funzione è detta entropia ed è la grandezza fondamentale per esprimere quantitativamente i significati del II principio. Ovviamente sarà ∫ dS = 0 . La (6) è nota come uguaglianza di Clausius e il termine dSs è detto anche produzione entropica. In una trasformazione elementare, l'entropia di un sistema varierà per effetto di due contributi: il primo legato all'effettivo scambio termico dQ, con il suo segno, il secondo, sempre positivo, interpretabile come produzione entropica nel sistema per effetto delle irreversibilità ivi operanti. Le cause di irreversibilità, responsabili 11 della produzione entropica, vengono dette sorgenti entropiche. L'entropia, come detto, è una proprietà del sistema e per le sostanze pure può essere calcolata e tabulata in funzione di due variabili indipendenti. Come l'energia, anche l'entropia è stata definita attraverso un differenziale e quindi a meno di una costante. Pertanto, per un sistema di nota costituzione fisicochimica, il valore dell'entropia, in un definito stato termodinamico, può valutarsi dopo averle attribuito un valore convenzionale arbitrario in uno stato di riferimento. Infine, l'entropia è una proprietà estensiva e ne viene pertanto normalmente considerato il valore specifico, in riferimento all'unità di massa. Poiché come si vedrà nel seguito il processo più efficiente tra due stati definiti è quello reversibile, porre nulla la produzione entropica è utile per individuare il massimo risultato ottenibile da un processo termodinamico. 2.5 Rendimenti isoentropici delle macchine: L’introduzione della funzione entropia permette di stabilire un criterio di valutazione delle prestazioni di una macchina. Le macchine costituiscono gli organi in cui nei cicli termodinamici avvengono gli scambi di lavoro con l’esterno (compressori o pompe, turbine). Queste avranno certamente dei limiti in termini di bontà della trasformazione che in esse avviene, dettati da caratteristiche costruttive, attriti, ecc. Per valutare di quanto una macchina reale si discosta dal comportamento ideale, quello cioè che avrebbe se fosse “perfetta”, si introduce il concetto di rendimento isoentropico. Pensiamo ad una turbina: questa macchina ha il compito di produrre lavoro attraverso l’espansione del fluido che la attraversa (la trasformazione è considerata adiabatica). Quindi la situazione ideale è quella in cui si produce il lavoro massimo. In questo caso il rendimento isoentropico confronta il lavoro realmente prodotto dalla turbina con quello massimo che si otterrebbe se la turbina lavorasse in maniera perfetta, senza perdite: ηE = (h − h 2 ) Lavoro reale = 1 Lavoro ideale massimo (h 1 − h o ) 12 p1 h p0=p2 1 h1-h2 h1-h0 2 0 S La trasformazione 1-2 è quella reale che avviene nella turbina; se la turbina operasse in maniera ideale (ossia reversibile), il punto finale della trasformazione sarebbe 0, cioè il fluido uscirebbe dalla turbina alla stessa pressione (p0=p2), ma ad una entalpia inferiore, cioè più freddo: questo in termini pratici significa che l’energia posseduta dal fluido all’ingresso della turbina sarebbe stata sfruttata meglio, cioè in maniera più completa; il fluido uscendo più freddo, ha ceduto tutta l’energia che possedeva, non ne ha tenuta una parte come nel caso reale, dove invece esce più caldo perché la turbina ha al suo interno degli attriti, delle irregolarità. Questo si vede dal fatto che il punto finale della trasformazione reale (punto 2) possiede una entropia maggiore di quella del punto ideale (punto 0), perché le irreversibilità hanno generato una produzione entropica ∆Ss . In altri termini: il salto di pressione tra monte e valle della turbina è fissato p1-p2; la trasformazione che il fluido farebbe se la macchina fosse perfetta è da 1 a 0; il fluido però, dato che la macchina ha degli attriti all’interno, esce nel punto 2, cioè di tutta l’energia che aveva a disposizione una parte è stata trasformata in lavoro, ed una parte è rimasta intrappolata dentro il fluido, che infatti esce più caldo di come dovrebbe. Dal punto di vista energetico quindi questa quota di energia che non si è trasformata in lavoro è persa. Quindi il rendimento isoentropico confronta le prestazioni di una macchina reale con le prestazioni di una macchina ideale. Passiamo ora al compressore e alla pompa, che sono macchine dentro le quali viene fatto un lavoro sul fluido che le attraversa, per aumentarne la pressione, 13 sempre in maniera considerata adiabatica verso l’esterno. La situazione ottimale sarebbe quella in cui si ottiene il salto di pressione desiderato impiegando il minimo lavoro possibile: questa è la trasformazione ideale. Nella realtà ci sono però una serie di limitazioni pratiche per cui il lavoro necessario è maggiore. In questo caso il rendimento isoentropico confronta il lavoro minimo che si farebbe se la macchina fosse ideale con quello realmente speso nel compressore o pompa reale: ηC = Lavoro ideale minimo (h 0 − h 1 ) = Lavoro reale (h 2 − h 1 ) h p0=p2 2 p1 0 h0- h1 h2- h1 1 S E’ quindi l’inverso della definizione per la turbina, proprio perché nel caso della turbina il lavoro è prodotto, nel caso della pompa o compressore è invece speso. Questa analisi delle prestazioni delle macchine è di tipo energetico; vedremo più avanti che c’è un altro tipo di analisi che si può condurre per valutare la bontà o meno delle trasformazioni operate nelle macchine, basata su un’altra grandezza che introdurremo, cioè l’exergia. 14 2.6 Trasformazioni irreversibili secondo le diverse interpretazioni macroscopica e probabilistica: Fin qui è stato analizzato il ruolo della funzione entropia nella descrizione delle trasformazioni termodinamiche “dall’esterno”. Per comprenderne a fondo il significato osserviamo adesso i sistemi “dall’interno”. I sistemi possono essere studiati osservandoli da due diverse angolazioni, continua e microscopica. La Termodinamica fenomenologica considera i fluidi elastici e continui, senza porre alcuna ipotesi sulla loro costituzione; vengono definite dunque le grandezze pressione, temperatura, entropia, ecc. del fluido nel suo insieme. La visione microscopica della materia analizza il sistema come discontinuo, cioè composto da un enorme numero di particele elementari. Analizzando ad esempio i gas da un punto di vista microscopico, si introduce la teoria cinetica dei gas, che parte dalla caratterizzazione del comportamento ideale dei gas (gas perfetto). L’astrazione di gas perfetto considera il gas costituito da un gran numero di particelle di dimensioni sferiche, con diametri molto piccoli rispetto alla distanza media tra le particelle stesse, e che non esercitano mutua azione tra di loro se non negli urti (considerati perfettamente sferici). Il comportamento dei gas reali è assimilabile al modello dei gas perfetti solo in condizioni di sufficiente rarefazione (cioè quando le particelle sono sufficientemente lontane le une dalle altre). Se si affrontasse lo studio del movimento delle singole particelle secondo un approccio meccanico, allora ogni fenomeno ed ogni trasformazione subita da un gas sarebbe da considerarsi reversibile. Nella realtà però le trasformazioni legate allo scambio di calore non sono affatto reversibili. Pensiamo ad esempio a due recipienti separati da un setto, il settore 1 contiene gas in determinate condizioni, mentre il settore 2 è vuoto. 1 0 2 0 15 Se togliamo il setto di separazione il gas tende ad invadere il settore 2 ed in particolare la migrazione avrà termine quando le pressioni in entrambi i settori saranno uguali (tendenza all’equipartizione). Essendo un gas un sistema costituito da particelle in moto caotico, non si può dare al gas una “volontà”; c’è però una probabilità che una particella si sposti dall’altra parte, così come dopo un certo tempo c’è la probabilità che le particelle siano equidistribuite. C’è da chiedersi: perché le particelle non possono avere la tendenza a riportarsi nel settore 1? Secondo le leggi reversibili della meccanica potrebbero. Se durante il processo si bloccassero tutte le particelle e si attribuisse a ciascuna un moto contrario a quello che le ha animate sino a quel momento, non c’è dubbio che nello stesso tempo in cui si sono distribuite tornerebbero ad occupare tutte il settore 1. La teoria cinetica dei gas non nega la probabilità di realizzare i fenomeni che contraddicono il II Principio della Termodinamica, ossia non nega che le leggi elementari che regolano il moto delle particelle siano perfettamente reversibili (scambio di energia e di quantità di moto). L’irreversibilità nasce dalla visione globale di un sistema così complesso. Ecco dunque che il movimento delle particelle di un gas deve essere descritto e studiato attraverso leggi statistiche e non meccanicistiche. Secondo questo approccio la funzione entropia viene interpretata in maniera diversa da quella vista finora, e definita nel modo seguente: S=K⋅⋅ln(W) (legge di Stefan - Boltzman) L’entropia S è una grandezza macroscopica e viene legata al parametro microscopico W, che rappresenta la probabilità termodinamica che caratterizza un determinato stato, cioè il numero di tutte le diverse configurazioni microscopiche in cui un sistema può trovarsi apparendo identico da un punto di vista macroscopico. Ad esempio, se un determinato stato termodinamico di un sistema può essere ottenuto in due diversi modi che per un osservatore macroscopico sono identici, allora W sarà pari a 2. Più un sistema è disordinato, più sarà rappresentato da un numero elevato di microstati (o complessioni) W. Facciamo un esempio: consideriamo ancora un setto che divide un recipiente in due settori, il settore 1 contiene 10 individui senza carattere, cioè con tendenza a 16 fare qualsiasi cosa, tutti individualmente riconoscibili ma uguali in ogni caratteristica. Questa situazione ha un solo modo di essere rappresentata (W=1). 1 0 2 0 10 0 Se adesso un individuo si sposta nel settore 2: 1 0 2 0 9 1 Da un punto di vista microscopico ci sono 10 possibili configurazioni che possono realizzare questo stato, perché gli individui sono individuabili, quindi a seconda di quale dei 10 si è spostato cambia la configurazione. Ma macroscopicamente le 10 configurazioni sono identiche, perché gli individui sono dotati delle medesime caratteristiche. Questa seconda situazione è più probabile (W=10) della precedente. Ecco che il parametro W rappresenta proprio questo preciso significato di probabilità. La situazione in cui le molecole sono equidistribuite è quella cui corrisponde la massima probabilità, quindi W=WMAX. Vediamo quindi di spiegare il significato della definizione di entropia mediante la legge di Stefan – Boltzman. Abbiamo osservato come ad un fenomeno irreversibile corrisponda l’aumento di W. In natura infatti i processi tendono a passare da situazioni meno probabili a situazioni più probabili, e questo è in accordo con la crescita dell’entropia dei fenomeni spontanei. Esiste quindi una correlazione tra S e W. Il legame logaritmico risulta giustificato dal fatto che l’entropia è una grandezza additiva. Se consideriamo due sistemi ognuno con le proprie caratteristiche, il sistema costituito dalla somma dei due avrà un’entropia pari alla somma delle due. Dal punto di vista del numero di configurazioni, le probabilità si moltiplicano, quindi: 17 W1+2=W1+W2 S1+2=S1+S2=K⋅ln(W1)+ K⋅ln(W2)=K⋅ln(W1×W2)= S1+2 L’andamento del logaritmo naturale è crescente, con maggior ripidità in corrispondenza di bassi argomenti, e via via che aumenta l’argomento la pendenza diventa sempre più dolce. Questa caratteristica risulta adatta alla rappresentazione della funzione entropia durante i processi con scambio di calore. Fornire una certa quantità di calore ad alte o basse temperature non è la stessa cosa dal punto di vista dell’aumento dell’entropia: in particolare, essendo dS proporzionale a dQ/T, più è alta la temperatura media dello scambio termico e minore sarà l’incremento di entropia. Ecco dunque che l’espressione dell’entropia attraverso la legge di StefanBoltzman rispecchia perfettamente il legame che c’è tra fenomeni microscopici (probabilistici) e fenomenologia macroscopica. Per completezza aggiungiamo che la costante di proporzionalità K viene definita come: K= R N (R= costante universale dei gas; N=Numero di Avogadro) 18