Dalla Parola di Dio al Dio della Parola IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA B.V.M. [B] 1 Dalla PAROLA di Dio al DIO della Parola VIII dicembre MMVIII Sussidio a cura di TONINO FALCONE sdB [Dimensione teologico-biblica] e di JESUS MANUEL GARCIA sdB [Dimensione teologico-spirituale]. LA CONCEZIONE IMMACOLATA DELLA BEATA VERGINE MARIA [CICLO B] A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale]. Dalla Parola di Dio al Dio della Parola IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA B.V.M. [B] LA CONCEZIONE IMMACOLATA DELLA BEATA VERGINE MARIA [CICLO B] “Dalla PAROLA di DIO al DIO della PAROLA!” 11]] E Evvaannggeelloo:: LLuuccaa 11,,2266--3388 In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. 22]] E Esseeggeessii ee T Teeoollooggiiaa Il testo narra l’Annunciazione dell’Angelo a Maria, la Vergine di Nazaret. Dell’evento si ebbero dall’età patristica numerose e ricche omelie, e nei secoli se ne fecero interi trattati. Anche oggi esso è oggetto preferito di studi ed approfondimenti. Qui se ne possono indicare solo alcune linee schematiche. L’Euaggelismós, l’Annuncio evangelico a Maria, in termini densi rivela a Maria la sua vera esistenza “tuttasanta”, come dicono i Padri e la Liturgia greci, con questi avanzamenti: “Gioisci”, cháirô, verbo della Resurrezione, la quale sta già in funzione anticipativa; la brutta versione “ave”, un bellissimo imperativo latino [ave, avete], nelle lingue moderne è senza più il senso originale; “resa-già-graziata”, piena di grazia divina, kekaritoménê [un perfetto passivo che come participio indica durata senza fine]. Ora la Grazia divina nella Scrittura è lo Spirito Santo, in quanto è “Dio che si comunica agli uomini”. E Dio si comunica così, che primo viene lo Spirito, il quale porta e rivela il Figlio di Dio, che rivela e porta il Padre. Maria è già inabitata dallo Spirito, tempio dello Spirito, la “prima Pneumatofora, Portatrice dello Spirito” della Resurrezione; “il Signore sta già con te”: è l’effetto del Dio Immanuel, anzitutto in Maria, nell’operazione dello Spirito Santo; “benedetta tu sei tra le donne”: si indica la scelta imperscrutabile di Maria tra tutte le donne ebree fedeli, le quali nella santità avevano atteso, o attendevano il Messia promesso; e con la tipica eulogia, la berakah ebraica, si ricorda a Maria, Ebrea da stirpe ebraica regale, che biblicamente “la benedizione torna al Benedicente, ed unisce a Lui la benedetta”. La spiegazione dell’Angelo prosegue [vv. 30-33] con una teologia della storia: la Grazia su lei è irreversibile [v. 30]. Ella concepirà e partorirà “il Figlio”, suo vero “possesso”, in quanto dandogli il Nome, Jeshûa’-Jah, la Salvezza è il Signore, “Gesù”, ne dichiara l’appartenenza alla sua propria esistenza materna [v. 31]. Le note di questo Figlio: sarà Grande, titolo divino; per vocazione divina “Figlio dell’Altissimo”, altro titolo divino; Figlio e possessore del trono di David suo Padre, titolo regale messianico ed umano [v. 32]; “regnerà”, cioè ebraicamente sarà Salvatore della Casa di Giacobbe-Isarele in eterno, “Regno senza fine”, come proclamiamo sempre nel Credo [v. 33]. A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale]. 2 Dalla Parola di Dio al Dio della Parola IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA B.V.M. [B] Altra, ultima spiegazione dell’Angelo: la Gloria divina, la Nube della Trascendenza, lo Spirito “adombrerà”, prenderà sotto la sua guida e tutela la Vergine, e lei concepirà. E “il Nato” sarà per divina vocazione “il Santo”, il sommo Sacerdote [cfr. Es 39,30, “Santo per il Signore”; Sal 105,16], e “Figlio di Dio” Unico [v. 35]. Il “segno” di conferma è la concezione umanamente impossibile di Elisabetta, parente di Maria, ma possibile con irrisoria facilità al Signore Onnipotente [v. 37]. Ed ecco la terza venuta dopo l’Angelo e lo Spirito: la Parola di Dio, che porta l’Onnipotenza creante di Dio. La “serva del Signore” la accetta con tutte le sue conseguenze. Esaminiamo in breve la “risposta” articolata di Maria. Ai vv. 26-27 è delineata con le note della Vergine Figlia di Sion, il popolo che si attendeva la divina Promessa, dove Luca rimanda allusivamente a Sof 3,14-18 e a Zacc 2,14; 9,9. In un certo senso, Maria, benché non da sola, ma con Giuseppe; con Zaccaria, Elisabetta e Giovanni; con Simeone ed Anna; e con gli altri che “attendevano la Consolazione d’Israele”, è tutta la “Città di Dio”, la Sposa messianica feconda. Della casa regale di David, perché promessa sposa a Giuseppe. Ai vv. 29 e 34 la giusta reazione della Vergine al “saluto” inatteso, quasi incredibile, ed al suo contenuto paradossale, al limite dell’assurdo: Maria, come l’esegesi dei Padri sapeva, e l’esegesi moderna comincia a ricomprendere, si era consacrata verginalmente al Signore, ed una nascita da lei avrebbe sconvolto umanamente la sua oblazione. L’Angelo le comunica la Volontà divina e la rassicura. Terza reazione: l’offerta al Signore si fa ancora più totale. L’esistenza verginalmente consacrata per atto umano, adesso accetta di esserlo ad opera dello Spirito. Questo è “essere serva del Signore” fino alla fine. Questo è accettare tutto da Dio, e solo da Dio, ma “secondo la Parola” onnipotente [v. 38]. Il Verbo in questo momento si inumana, “si incarna”. Il Disegno divino nel génoito-moi, fiat mihi, può proseguire fino alla Croce, alla Resurrezione, al Dono dello Spirito sulla nuova Città di Dio, la Comunità redenta, la Chiesa degli uomini peccatori. Paradosso divino, e “Paradossale meraviglia”, canta la Liturgia greca. 33]] L Leettttuurraa ee M Meeddiittaazziioonnee La promessa di Dio, che afferma che l’inimicizia tra la discendenza della donna e il serpente conoscerà la vittoria della stirpe della donna [I Lettura], trova compimento nella nascita del Messia da Maria, la benedetta fra tutte le donne [Evangelo], sicché l’autore della Lettera agli Efesini può cantare che in Cristo Dio ha benedetto i credenti con ogni benedizione spirituale [II Lettura]. Se nella narrazione delle origini il peccato si manifesta anche come deresponsabilizzazione [di Adamo come di Eva: Gen 3,12-13], come caduta nel perverso meccanismo della delega e della colpevolizzazione dell’altro, l’Evangelo presenta Maria come donna che mostra la propria soggettività assumendo la responsabilità della parola che il Signore le ha affidato [«Eccomi ...»: Lc 1,38] e la seconda Lettura vede i cristiani come chiamati ad assumersi la responsabilità della carità per vivere la santità. Alla domanda di Dio «Dove sei?» [Gen 3,9], a cui Adamo si sottrae per paura e vergogna, il vangelo oppone la risposta «Ecco la serva del Signore!», con cui Maria dice la sua disponibilità piena di amore a lasciarsi plasmare dalla parola di Dio [Lc 1,38]: l’amore pieno scaccia la paura. E i cristiani sono chiamati a vivere la santità che ha come contenuto la carità, l’amore [Ef 1,4]. Maria, madre e figura dei credenti, crede l’impossibile: lei, vergine che non ha relazioni con un uomo, avrà un figlio. E insegna che la fede è una forza che impedisce di adagiarsi sull’ineluttabile e spinge a non darla vinta al destino, al fato, all’inesorabile. In ogni autentico atto di fede è sempre implicita la fede nella resurrezione, la fede che non si arrende all’ovvietà della morte e alla ripetitività coercitiva delle leggi di natura [la vecchiaia e la sterilità di Elisabetta; la verginità di Maria; ma soprattutto e prima di tutto, la morte di Cristo]. Credere l’impossibile non significa dunque aprire la porte all’irrazionale, al magico, all’insensato, ma aver sempre presente la resurrezione. La fede crede l’impossibile perché crede la resurrezione. La fede fa affidamento sul Dio a cui niente è impossibile, ovvero, che ha risuscitato Cristo dai morti. La forza della fede capace di trasportare A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale]. 3 Dalla Parola di Dio al Dio della Parola IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA B.V.M. [B] montagne è tutta lì. E non è un mito, ma una realtà sperimentabile: la fede del piccolo gregge ha saputo spostare folle e affascinare i cuori di tanti. Le domande di Maria, il suo stupore, il suo imbarazzo, o almeno la sua ritrosia, di fronte alle parole dell’angelo [Lc 1,29.34], esprimono un aspetto della fede di Maria che dovrebbe essere costitutivo della fede dei cristiani: il pudore, la delicatezza, la riservatezza. La fede si situa sempre di fronte al mistero di Dio e il mistero chiede pudore e silenzio, non esibizione. L’assenso che Maria accorda alle parole dell’angelo [Lc 1,38] sarà salutato da Elisabetta come l’atto con cui Maria «ha creduto che vi sarebbe stato adempimento alle parole del Signore» [Lc 1,45]. Maria è la credente perché ha creduto: l’espressione «credente» non è un’etichetta identitaria o un’astratta formula di appartenenza, ma trova il suo senso e la sua legittimità quando si accompagna a atti, gesti, decisioni che hanno inciso la presenza di Dio nell’esistenza di una persona. Maria è credente perché la sua fede è divenuta scelta, in un momento preciso della sua vita e così ha avuto un’incidenza sulla sua esistenza, anzi sulla sua carne, sul suo corpo. La fede di Maria, il suo «fiat» che risponde alle parole dell’angelo, provoca un mutamento del suo corpo riplasmato dalla creatura che lei si trova a portare in grembo. Ma sempre la fede è tale se diviene corpo, se si fa corpo, se si inscrive nel corpo umano. La risposta di Maria all’angelo unisce obbedienza e soggettività: mai nella Scrittura si trova un consenso così esplicitamente espresso e articolato alla chiamata di Dio [Lc 1,38]. Maria, la ragazza di Nazareth, mentre si rimette senza riserve al volere di Dio manifestando così obbedienza e umiltà [che sempre sono frutto di forza interiore e di vigore spirituale], esprime anche la coscienza del suo posto nella storia di salvezza, la coscienza di ciò che Dio ha fatto di lei: «Ecco la serva del Signore». 44]] PPrriim maa lleettttuurraa [[PPrrooffeezziiaa]]:: G Geenneessii 33,,99--1155..2200 [Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero,] il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato». Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi. Si schiera contro Adamo ed Eva, la “icona” di Dio, il “Serpente”, “la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio” [Gen 3,1], il quale divide la donna, Eva, dall’uomo, Adamo, con la fatidica domanda: “é vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?” [Gen 3,1b]. Questo anche se il Signore prescrive in verità di “mangiare di tutti gli alberi del giardino” e in specie dell’Albero della Vita, ma proibisce severamente di gustare “dell’albero della conoscenza del bene e del male” [Gen 2, 16-17]. Eva, ingenuamente cade nel trabocchetto e riferisce al serpente che in realtà Dio ha detto che “dei frutti degli alberi del giardino” loro possono mangiare, “ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”1 [Gen 3, 2-3]. Ma è una compiacente menzogna poichè Eva sa molto bene che al centro del Giardino vi è l’Albero della Vita, e così dietro la sua concupiscenza di assaggiare l’infrazione aspetta solo più l’invito del serpente: “Non morirete affatto!” [Gen 3,4]. Tale invito, accompagnato dalle parole che pongono in evidenza il fatto che mangiandone si aprirebbero i loro occhi sì da diventare come Dio e saper distinguere quindi il bene dal male [Gen 3,5], fa fare il passo fatale alla donna che compie il “delitto” 1 Cfr. A. STRUS, Pentateuco, 79-81. A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale]. 4 Dalla Parola di Dio al Dio della Parola IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA B.V.M. [B] con tre concupiscenze: “buono da mangiare”- avidità; “gradito agli occhi”- sensualità; “desiderabile per acquistare saggezza”- superbia [Gen 3,6]. Ella, già non dialogante più con il suo Creatore per il fatto che ha oramai accettato di tessere il suo colloquio mortale con il serpente, ora smette di dialogare anche con l’uomo - Adamo da cui si divide inducendolo al male. Ma anche Adamo si rifiuta di dialogare con Eva sua moglie e lancia l’accusa: “La donna che mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato” [Gen 3, 12], allorché Dio gli pone l’interrogativo: “Dove sei? Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?” [Cfr. Gen 3, 9. 11]. L’uomo dunque si trova adesso lacerato in se stesso, dal prossimo, da Dio, e da ultimo, finanche con la “terra” che gli diventa quindi ostile [Gen 3, 17-19]. Il serpente infatti aveva come abile progetto appunto questo. E cioè. Provocare un ritorno al caos originario; lottare contro il kosmos disposto da Dio in crescita; inaugura il processo entropico dell’uomo; suscita il ritorno alla polvere della terra a cui fa tornare anche l’uomo, benchè sia destinato alla Vita divina. Come reazione di tale avvenimento Adamo ed Eva si scoprono “nudi” e perciò si nascondono dal Volto di Dio non appena odono il suo passo nel giardino delle delizie [Cfr. Gen 3,10]. Alla trasgressione segue allora la reazione dell’apertura dei loro occhi, la presa di coscienza che sono nudi e la preparazione delle cinture2 [Gen 2,25; 3,5.7]. Non solo. Segue un interrogatorio che vede tutti presenti gli attori: Dio come giudice, Adamo, Eva e serpente come colpevoli. E da qui la condanna del serpente: “Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame [Num 22,6] e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe” [Gen 3,14-15]. Seguono a ruota le sentenze giudiziarie nei confronti della donna e dell’uomo che più che essere “sentenze di condanne “, sono piuttosto “dichiarazioni della punizione” loro inflitta [Cfr. Gen 3,1619]. Ne consegue che l’uomo è il responsabile di tutto il creato e che la sua corruzione è anche la corruzione del creato. Il peccato infatti corrompe la creazione [Gen 3,17-19; 6,11-12. 13b], tutti i viventi di cui Eva è la madre [Gen 6, 7. 13a], la terra per il sangue ingiustamente versato [Gen 9, 4-6]. Il Creatore perciò punisce con il diluvio [cfr. Gen 19,15-29; 6,13] ma allo stesso tempo dichiara che è suo preciso Progetto “trasfigurare” il creato [cfr. Is 11, 1-10; 35, 1-10; 65, 17; 66,22]. Questa benevolenza di Dio quindi si estende nuovamente alla creazione tutta che “sottomessa alla caducità, geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto, e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione” [Rom 8, 20-22]. E tale liberazione, come si intuisce da quanto detto finora, avviene solamente in Cristo Signore-JHWH-Kyrios, che battezzato ristabilisce lo shalom con la creazione [Mc 1, 12-13]; prosegue poi con la sua Trasfigurazione, quando la sua Umanità creata è trasfigurata dalla “Luce increata taborica”; si adempie con la Resurrezione, quando diventa il “Primogenito” dell’intera creazione3 [Col 1,15]. Da questo lancinante quadro la conclusione che se ne trae è che Dio fa morire sì l’uomo, ma per solo amore4. La morte subentra nel mondo “per invidia del diavolo e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono” [Sap 2,24]. Quindi la “morte “dell’uomo è in fondo la sua vera “Vita”. Dopo il peccato, Dio gli proibisce di mangiare dell’Albero della Vita, non per invidia, bensì per misericordia; divenuto immortale, infatti, l’uomo sarebbe rimasto peccatore in eterno. Il volere di Dio è perciò che la sua “icona” sia come Lui. 2 Cfr. A. STRUS, Pentateuco, 81-82. 3 Cfr. A. STRUS, Pentateuco, 82-91. 4 Cfr. E. TESTA, La legge del progresso organico e l’ evoluzione. Il problema del monogenismo e il peccato originale, Studium Biblicum Franciscanum “Analecta”, Gerusalemme 1987, 91. L’autore, commentando Gen 3,22 arriva alle medesime conclusioni cui giunsero i Padri quali Ireneo e Basilio il Grande sul fatto che la morte, il contrario della vita, è “indotta per solo amore” ed è “necessaria” come paradossale dono di vita futura come già avvertito in Gen 2,17 e 3,15: “il seme tuo”. A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale]. 5 Dalla Parola di Dio al Dio della Parola IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA B.V.M. [B] Ma questa “icona” è adesso “icona di peccato” ed Egli deve farla morire, restaurarla dal fondo, e per far ciò deve adempiere ad un atto di amore totale anche se ai nostri occhi forse può sembrare terrificante. Ed il Padre opera in modo che il Figlio suo, la sua Icona perfetta [Col 1,15], “la carne a somiglianza della carne di peccato”, in tutti gli aspetti simile a noi, escluso il peccato [Eb 4, 15] affondi nella oscura voragine della morte per distruggere la propria carne di peccato al fine di diventare “Spirito Vivificante” [1 Cor 15,45] per poter donare lo Spirito della Vita eterna in Dio. La precisa volontà del Signore è quindi quella di riassumere la sua immagine e somiglianza e restituirle il primato che le spetta. La historia salutis perciò prosegue e Dio stesso dona all’uomo gli strumenti della salvezza, primo trai quali è l’elenco sconfinato delle genealogie, dove ci si scopre essere parte viva di un progetto divino che irrompe tra gli uomini. Prova definitiva di questa riassunzione è quindi la certezza ormai consolidata che Dio non si dimentica mai dell’uomo che ha creato a sua immagine e somiglianza con le sua Mani, e il segno è che Eva genera un figlio, Caino, “con l’aiuto di Dio” [Gen 4,1] e Adamo genera un figlio, Set [Gen 5,3]. L’uomo-icona è pur sempre caro a Dio ed ha pertanto solo un destino positivo. È destinato ad essere innalzato al livello della Divinità, ad essere “dio per grazia”, alla divinizzazione [Cfr. Sap 1,2324]. 5 55]] SSaallm moo rreessppoonnssoorriiaallee55:: 9977,,11..22--33aabb..33cc--44,, ““SSaallm moo ddeelllaa R Reeggaalliittàà ddiivviinnaa”” Il Versetto responsorio ritma il canto, ripetendo con il v. 1 il cantico nuovo delle opere divine mirabili, adesso rese note a tutte le nazioni con l’Annunciazione alla Semprevergine Madre di Dio. 66]] SSeeccoonnddaa lleettttuurraa [[AAppoossttoolloo]]:: E Effeessiinnii 11,,33--66..1111--1122 Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni Benedizione spirituale nei Cieli in Cristo. In Lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a Lui nella carità, predestinandoci a essere per Lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati - secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà a essere lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo. Dal seno immacolato della Benedetta tra tutte le donne, il Frutto benedetto, Cristo Signore, compie il Disegno del Padre. La Benedizione divina dello Spirito Santo da lui viene a noi. E viene nella verità, visibilità, ascoltabilità, palpabilità della carne sua [1 Gv 1,1-4], la carne del Verbo assunta [Gv 1,14] da Maria ad opera dello Spirito Santo [Lc 1,35], e resta posto in eterno dal Padre come il Ricapitolatore di tutte le realtà, celesti e terrene [Ef 1,10]. E di questo, per noi, divino Sigillo e Garanzia è lo Spirito del Padre e del Figlio. 5 T. FEDERICI, Cristo Signore Risorto amato e celebrato. Commento al lezionario domenicale cicli A,B,C, Quaderni di “Oriente cristiano” 11, Eparchia di Piana degli Albanesi, Palermo 2001, 1186-1187. A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale]. 6 Dalla Parola di Dio al Dio della Parola IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA B.V.M. [B] 77]] PPrreegghhiieerraa ee C Coonntteem mppllaazziioonnee A] L’angelo fece festa La Madonnina stava sola sola, nascosta come una umile viola, presso ad un cancello appena chiuso, filava con la mano il bianco fuso. Sua madre, Sant’Anna, era lontana, Si era fermata presso una fontana. Quando un angelo bello del Signore entrò pian piano senza far rumore. Alla Madonna le riscosse il cuore. L’angelo le disse: “Non aver timore”, madre di un bel Bambino tu sarai. Quel Bambino Gesù lo chiamerai. In te verrà lo Spirito di Dio. Maria, Gabriele Arcangelo sono io. Allora la Madonna chinò la testa e l’angelo fece grande festa. B] Lo chiamerai Gesù Era entrato, lo sconosciuto, quando chi è in piedi di buon’ora si muove per la casa dove ancora altri dormono, e sosta alle finestre in una furtiva amicizia con l’aria e con gli uccelli. Faccende quasi impercettibili, quelle che solo una donna che viva perpetuamente in casa sa scegliere, per le ore morte, fra mani e anima. È l’ora più propizia per ricevere un messaggio. Ed eccolo davanti a lei, Gabriele: ha scelto l’istante più sospeso di questa solitudine, come chi apposti la preda nel punto più deserto della boscaglia. «Ti saluto, piena di grazia». L’amico manda avanti parole rassicuranti e gentili, vuole che il mistico ratto che gli tocca di compiere faccia il minor male possibile: «... il Signore è con te, sei benedetta fra le donne, non aver paura perché tu hai trovato grazia davanti a Dio» [ma il volto di lei è pieno d’istinti e di presagi, altro la sconvolge che la presenza dello sconosciuto; e allora è più generoso ch’egli dica, salti nel cuore della fatale notizia]: «Ecco che tu concepirai e metterai al mondo un figlio e lo chiamerai Gesù». L’angelo adesso è liberato. Gesù viene al mondo in quest’attimo, nelle due sillabe che battono l’aria della stanza: adesso la sua missione è finita, quel nome non si può respingerlo. «Lo chiamerai Gesù». Le ha buttato quel figlio-parola sulle ginocchia, e nel nome tutta una storia che la madre già può leggere nelle chiaroveggenze del cuore: dalle prime carezze sotto la capanna alla croce, alla mattina trionfante della Resurrezione, al grido dei santi e dei disperati che lo chiameranno fino al durare del mondo. C] Cristo-verità nel cuore di Maria, Cristo-carne nel ventre di Maria6 Ecco, fratelli miei, ponete ancor più grande attenzione, vi supplico, ponete ancor più grande attenzione a ciò che dice Cristo Signore stendendo la mano verso i suoi discepoli: Questa è mia madre e questi i miei fratelli; e chi farà la volontà del Padre mio che mi ha inviato è per me fratello, sorella, madre [Mt 2,49-50]. 6 AGOSTINO DI IPPONA, Discorsi 72 A, 7-8, Opere di sant’Agostino, Discorsi II/1, pp. 476-478. A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale]. 7 Dalla Parola di Dio al Dio della Parola IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA B.V.M. [B] Non fece forse la volontà del Padre la vergine Maria che per fede credette, per fede concepì, fu scelta perché da lei la salvezza nascesse per noi tra gli uomini e fu creata da Cristo prima che Cristo venisse creato in lei? Santa Maria adempì la volontà del Padre, l’adempì interamente e perciò conta di più esser stata discepola di Cristo che sua madre; conta di più, è condizione più felice il suo essere stata discepola di Cristo che sua madre. Per questo Maria era beata perché, prima di partorire il maestro, lo portò in seno. Vedi se non è come dico. Mentre il Signore passava con le folle dietro a lui e operava segni divini, una donna disse: Beato il ventre che ti ha portato [Lc 11,27]. E il Signore, perché non si cercasse la felicità nella carne, che cosa rispose? Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la custodiscono [Lc 11,28]. Perciò anche Maria è beata, perché ascoltò la parola di Dio e la custodì. Custodì la verità nel cuore più ancora che la carne nel ventre. La verità è Cristo, la carne è Cristo; Cristo-verità nel cuore di Maria, Cristo-carne nel ventre di Maria. Vale di più ciò che è nel cuore di ciò che viene portato nel ventre [...]. Carissimi, considerate come voi siete quello che Cristo dice: Ecco mia madre e i miei fratelli. E in che modo sarete madre di Cristo? Chi ascolta e fa la volontà del Padre mio che è nei cicli è per me fratello, sorella, madre [Mt 12,49-50]. D] Benedetta sei Tu, Vergine Maria Benedetta sei Tu, più grande del cielo, più bella della terra e più profonda di tutta la ragione, chi riesce a esprimere la Tua grandezza? Non c’è niente che sia uguale a Te, Vergine Maria. Ti glorificano gli angeli, Ti lodano i serafini, perché Colui che siede nella gloria è venuto a dimorare nel Tuo corpo. L’amico degli uomini ci ha innalzato fino a Sé, ha preso su di Sé la nostra morte, ci ha donato la vita Colui a cui appartiene onore e lode. Tu, Tu sola, nostra Signora, Genitrice di Dio, sei Madre della luce. Ti glorifichiamo con cantico di lode. Sei il Candelabro che porta la lampada sempre accesa, la Luce del mondo, Luce da luce senza inizio, Dio da Dio vero, che da Te prese senza mutamento la forma umana, che ci ha illuminati con la Sua venuta, noi che sedevamo nel buio e nell’ombra della morte, Luce che guida i nostri passi sulla via della pace per mezzo del mistero della Sua santa sapienza. Rallegrati, Benedetta Vergine senza macchia, Tu Vaso puro, Tu Gloria del mondo, Tu Luce intramontabile, Tu Tempio indistruttibile, Tu Bastone della fede, Tu solido Sostegno dei santi. Prega per noi il Tuo Figlio, il Diletto, nostro Redentore, perché abbia pietà di noi e sia misericordioso, e attraverso la Sua grazia ci siano perdonati i peccati per sempre. Amen. E] Maria, anticipo di pienezza e di perfezione “Se a Cristo, dunque anche a Maria!” La Vergine Madre è l’icona di Cristo Dio nel più alto grado di pienezza e di perfezione. Ella è come persona umana, “la perfetta assimilazione al Figlio di Dio”, il Verbo incarnato, perfetta imago Dei, tanto da meritare il titolo di “nuova Eva”, là dove Cristo è l’”Adamo nuovo ultimo” [Rom 5,12-21]. Da ciò si comprende come molte, se non tutte quelle dinamiche analizzate nell’ambito ecclesiologico, sono qui puntualmente recuperate per la Vergine Madre di Dio. Ella è, infatti, come un “microcosmo” stupendo antropologico-ecclesiologico che assomma in sé e realizza quanto la Chiesa sta realizzando, ancora attendendo vigilante nella speranza. Non solo. La tensione alla pienezza, tipica nella Chiesa, in Maria è cessata, poiché l’Avvento parusiaco di Cristo Signore in lei si è già manifestato pienamente. Maria, “nuova Eva”, è la figura della Chiesa e con la sua assunzione al cielo, è la Sposa fedele, sfolgorantemente adornata per lo Sposo celeste7 [Sal 44,9.14-15]. Pertanto, è da che dire l’opera della Madre è strettamente unita a 7 Cfr. N. CONTE, Benedetto Colui che viene. L’ eucarestia e l’ escatologia, Dehoniane, Napoli 1987, 284-287. A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale]. 8 Dalla Parola di Dio al Dio della Parola IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA B.V.M. [B] quella del Figlio [Cfr. SC 53], e che la sua presenza segue “con amore di Madre” tutti e singoli gli episodi della vita storica del Signore nostro. E condivide la stessa Gloria che rifulge sul volto di Cristo [Mt 17, 2] e dalla quale ella è divinizzata in eterno. Rifacendoci alla “lettura omega” e partendo dal fatto storico della Resurrezione di Cristo Signore, momento in cui è “costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione” [Rom 1,3-4], e valutando che anche al momento dell’Annunciazione si verifica che lo Spirito Santo scende sulla Vergine Madre e la prende sotto la sua protezione, possiamo concludere che il Bambino che nascerà è il Santo che avrà il nome da Dio e dalla Madre: “Figlio di Dio” [Lc 1,35]. Maria dunque in trafila è Colei che collabora all’evento della manifestazione filiale di Gesù Cristo come Figlio di Dio preesistente, che tuttavia nasce “nella pienezza dei tempi” [Gal 4,4]. Pienezza che è incominciata con il “sì” di Maria e che vede la Madre come un “aiuto” che Dio si sceglie per innalzare l’umanità decaduta a causa del peccato antico. Lì infatti dove Adamo ed Eva furono sconfitti, ecco che Cristo “Nuovo Adamo”, e Maria “Nuova Eva”, hanno trionfato. E come il Padre resuscitò l’umanità del Figlio crocifisso, morto e sepolto, ad opera dello Spirito datore di Vita, così Questi, ad opera del medesimo Spirito, assimila la Madre al Figlio, spettando a lei per prima di entrare nella Gioia divina del Figlio, che è lo Spirito Santo stesso [cfr. Gal 5,22]. Così, in Maria assunta8 in Cielo “in anima e corpo”, la Morte quale orrida personificazione del peccato e delle sue conseguenze è vinta già per la seconda volta da Dio, e si apre quindi per ogni uomo la speranza fondata sulla fede che deriva dalla Rivelazione: “Se a Cristo ed alla Madre di Dio, dunque anche a noi” [Rom 8,11]. Eletta in terra e Assunta in cielo Nella “pienezza del tempo” stabilito da Dio, il kairos divino imperscrutabile e sapiente [Gal 4,4], “nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine” [Lc 1,26-27a] a manifestare il divino Disegno, che è espresso dalle parole: “Ti saluto [Gioisci], o piena di grazia, il Signore è con te. Benedetta tu fra le donne” [Lc 1, 28.42]. Le conseguenze, come già accennato sopra, sono immani. Ed anzitutto l’imperativo “gioisci” che rimanda alla profezia di Sofonia, consistente nell’invogliare la “Figlia di Sion” ad esultare di gioia grande e a rallegrarsi enormemente, perché “il Signore ha revocato la sua condanna” e sta in mezzo ad essa quale “Salvatore potente”, lui che è il Re d’Israele [Sof 3, 14-18]. Il Testo dell’”Annunciazione” va letto quindi con questo rimando meraviglioso. Maria è la Vergine Figlia di Sion, il nucleo della Comunità messianica, e la Madre del Messia che adesso secondo il Disegno del Padre è reso presente dall’opera dello Spirito Santo [Cfr. Lc 1,35; Mt 1,20]. Per questo ella è la “Vergine che concepirà e partorirà un figlio” [Is 7,14] che “sarà chiamato Immanuel”. Da lei scaturirà per tutto il genere umano la “Promessa e la Benedizione” di Abramo che è lo Spirito [Gal 3,13-14] essendo ella stessa “la Donna benedetta tra tutte le donne”. Per questo il Padre la elesse e fece in modo che lei “Terra vergine”, in una situazione uguale e contraria a quella procurata dalla prima vergine Eva, divenisse la “terra” verginale da cui voleva nascere il Figlio di Dio9. La partenza di ciò è facilmente rintracciabile nel testo: “Il Signore Dio disse: Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile” [Gen 2,18]. Il Padre aveva quindi necessità di “un aiuto simile a sé” e per questo scelse Maria, “Nuova Eva” e “Terra Vergine”. Ma anche Cristo stesso, il Verbo incarnato, aveva bisogno di un “aiuto simile a sé”, da cui nascere, per creare a sua immagine e somiglianza altre ed altre “icone”. Il papa Pio XII nella Costituzione Munificentissimus ha annunciato il dogma dell’Assunzione con le parole: “... pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che l’Immacolata Madre di Dio sempre Vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”. Cfr. PIO XII, Costituzione apostolica Munificentissimus Deus, 1 nov. 1950: DenzH 3903. 8 9 Cfr. E. TESTA, La fede della Chiesa Madre di Gerusalemme, Dehoniane, Roma 1995, 127-148. A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale]. 9 Dalla Parola di Dio al Dio della Parola IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA B.V.M. [B] L’Eva nuova allora è inseparabile dalla Vita del Figlio, il tipo dell’”aiuto” è Cana10. Maria assiste infatti ai tre “Misteri del Silenzio”: la Concezione immacolata del Figlio con il primo “sì”; la Nascita nella carne; la Morte salvifica. Ma anche lo Spirito aveva bisogno di un “aiuto simile a sé” per la sua “economia della carne” che è “economia della Vergine”. Dopo il Figlio suo inoltre, la Madre divinizzata è “segno di sicura speranza e di consolazione” [SC 68] per ogni uomo e per l’intera Chiesa santa di cui è “icona”. Per la problematica alquanto complessa ma interessante sull’“aiuto simile a sé” a Cana, cfr. T. FEDERICI, Resuscitò Cristo, 1782-1786. 10 A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale]. 10 Dalla Parola di Dio al Dio della Parola IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA B.V.M. [B] * Per l’elaborazione della «Lettura della Parola di Dio» di questa Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria [ciclo B],oltre al nostro materiale di archivio, ci siamo serviti di: - Lezionario domenicale e festivo. Anno A, a cura della Conferenza Episcopale Italiana, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2007; - TOMMASO FEDERICI, Cristo Signore Risorto amato e celebrato. Commento al lezionario domenicale cicli A,B,C, Quaderni di “Oriente cristiano” 11, Eparchia di Piana degli Albanesi, Palermo 2001; - TOMMASO FEDERICI, “Resuscitò Cristo!”. Commento alle Letture bibliche della Divina Liturgia bizantina, Quaderni di “Oriente cristiano” 8, Eparchia di Piana degli Albanesi, Palermo 1996; - TOMMASO FEDERICI, Cristo Signore Risorto amato e celebrato. La scuola di preghiera cuore della Chiesa locale, Dehoniane, Bologna 2005; - TOMMASO FEDERICI, Prego i Salmi con la Chiesa, LDC 1980; - TOMMASO FEDERICI, Comprendiamo e celebriamo i Salmi. E. I Salmi di Azione di Grazie, «Doxologia» 19, pro manuscripto, P.U.U., Roma 1996, 858-1020; - TOMMASO FEDERICI, Per conoscere Lui e la potenza della Resurrezione di Lui. Per una lettura teologica del Lezionario, Ciclo A, Dehoniane, Roma 1989, IV, 1232; - TOMMASO FEDERICI, Comprendiamo e celebriamo i Salmi. C. Salmi della Regalità divina. Cantici di Sion, «Doxologia» 11, Parte I, pro manuscripto, P.U.U., Roma 1994, 483-660; - TOMMASO FEDERICI, Comprendiamo e celebriamo i Salmi. C. Salmi della Regalità divina. Cantici di Sion, «Doxologia» 11, Parte II, pro manuscripto, P.U.U., Roma 1994, 661-862; - TOMMASO FEDERICI, «Natale del Signore nella carne. Pasqua». Avvento-Natale-Epifania, in Culmine e Fonte, II/6 [1980], 1-11; - TOMMASO FEDERICI, «Spezzare il Pane della Parola». Avvento-Natale-Epifania del Signore, pro manuscripto, Incontro interparrocchiale di formazione catechistica 12 novembre, San Giovanni Rotondo 1995, 12; - TOMMASO FEDERICI, La Domenica I d’Avvento, Ciclo A, pro manuscripto, «Aggiornamento permanente del Clero» 11 novembre, Roma 1998, 25-50; - TOMMASO FEDERICI, La Domenica IV d’Avvento, pro manuscripto, «Formazione permanente del Clero», Roma 1999-2000, 4; - TOMMASO FEDERICI, Questa «manifestazione» per noi. Il nostro Avvento-Natale, in Culmine e Fonte II [4,’80], 6-11. - AA.VV., Temi di predicazione. Omelie. Ciclo A, Editrice Domenicana italiana, Napoli 2007; - DONATO GHIDOTTI, Icone per pregare. 40 immagini di un’iconografa contemporanea, Ancora, Milano 2003; - ENZO BIANCHI ET AL., Eucaristia e Parola. Testi per le celebrazioni eucaristiche di Avvento e Natale, in «Allegato redazionale alla Rivista del Clero Italiano» 88 [2007] 10, 69 pp; - ENZO BIANCHI, Le parole della spiritualità, Rizzoli, Milano 21999; - ERMANNO ETTORRI, La liturgia dell’evangelo. Annuncio, carità, culto in Paolo apostolo, Dehoniane, Roma 1995; - FRANCO MACCHI, I postcommuni del nuovo messale 1970. Domeniche e feste dall’Avvento al Battesimo del Signore, P.I.L., Tesi di licenza moderata dal Prof. TOMMASO FEDERICI, 1971-1972; - GIORGIO CASTELLINO, Il Libro dei Salmi, LSB, Torino 1965; - GIORGIO ZEVINI - PIER GIORGIO CABRA [Edd.], Lectio divina per ogni giorno dell’anno, Vol. 1: Tempo di Avvento, Brescia 2006; - GIUSEPPE POLLANO, Alla mensa della Parola. Omelie per l’anno B, LDC, Torino 2007; - JESUS MANUEL GARCIA, pro manuscripto, UPS-Roma 2004-2008; - JOACHIM JEREMIAS, Il messaggio centrale del Nuovo Testamento, Paideia, Brescia 1968; - MANLIO SODI - GIUSEPPE MORANTE, Anno liturgico: Itinerario di fede e di vita, LDC, Torino 1988; - MARIO CIMOSA, Con te non temo alcun male. Lettura esegetica e spirituale della bibbia, Dehoniane, Roma 1995; - MARIO CIMOSA, Nelle tue mani è la mia vita. Lettura esegetica e spirituale della bibbia, Dehoniane, Roma 1996; - MARIO CIMOSA, Se avessi le ali di una colomba. Lettura esegetica e spirituale della bibbia, Dehoniane, Roma 1997; - NUNZIO CONTE, «L’“Ora” in cui il Signore verrà» [Mt 24,44]. I Divini Misteri e l’escatologia. Domenica I di Avvento ciclo A, P.U.U., Tesi di laurea moderata dal Prof. TOMMASO FEDERICI, 1983-1984. A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale]. 11