Il Valore Mondiale del Patrimonio Geologico Peloritano

Il Valore Mondiale del Patrimonio Geologico Peloritano
Per carpire il fascino dei “Luoghi della Memoria” che raccontano, agli specialisti, la lunga Favola del
Tempo generata dai processi, succedutisi per 4.5 miliardi di anni (o forse 6.0 miliardi), responsabili della
genesi e modellazione del nostro Pianeta Terra, chi scrive ha il piacere di “narrare”, sia pur in un piccolo
spazio, la lunga, complessa e affascinante “Storia Evolutiva” di un tratto delle Catene Alpine del
Mediterraneo Centro-Occidentale appartenente alla Catena Peloritana, lembo meridionale dell’Orogene
Arco-Calabro-Peloritano. Essa scaturisce dalla ricostruzione di numerosi dati geologici e petrologici ottenuti
in anni di ricerca scientifica.
La Favola è quella caratterizzante il “Sistema dei Geositi delle Metaorneblenditi (ROCCE VERDI)
Proterozoiche di Milazzo, Dinnammare e Badiazza”, nell’Area metropolitana di Messina. I tre Geositi (Figure
1a-b, 2a-b. 3a-b) rivestono Interesse Petrologico e Geodinamico per le loro particolarità scientifiche e Valenza
Mondiale per il carattere di unicità delle stesse.
Dette ROCCE VERDI sono parti di una formazione geologica antichissima, recentemente ascritta ad una
delle placche tettoniche (generate dalla disgregazione del primo supercontinente Columbia, circa 1,8 - 1,6
miliardi di anni fa), o ad altre coeve terre emerse che, intorno a 1,1-1,3 miliardi di anni fa, hanno generato il
Supercontinente Rodinia, il secondo nella Storia evolutiva della Terra (frammentatosi circa 750 milioni di
anni fa). Oggi appartengono all’Unità tettono-stratigrafica dell’Aspromonte, l’unica presente in Calabria e in
Sicilia, e affiorano in numerose lenti, fino a decametriche, incluse negli gneiss grigi del basamento. Le
metaorneblenditi dei tre siti (per l’80-90% costituite da anfibolo verde di tipo orneblenda) sono state scelte
perché, nel loro insieme, sono quelle che documentano meglio la loro evoluzione.
Formatesi dalla cristallizzazione di magmi ultramafici provenienti dal mantello terrestre, intrusisi in una
crosta profonda facente poi parte del continente Rodinia, dette rocce, non solo datano questo antico processo
plutonico Paleo-Proterozoico (circa 1700 Ma), ma preservano strutture e composizioni di quattro successivi
Eventi dinamici, registrati in maniera diversa nei tre Geositi. I primi tre sono Processi Metamorfici, correlati
alle Orogenesi:
- Pan-Africana - processo datato circa 700 Ma (Neo-Proterozoico) nel nucleo relitto di minerali,
riconosciuto nei Geositi di Milazzo e Dinnammare (Figg.1a-b, 2a-b);
- Varisica - processo datato circa 320 Ma (Carbonifero superiore), registrato nel Geosito di Milazzo, dove
le rocce hanno raggiunto condizioni termiche elevate – intorno ai 700°C – subendo la fusione parziale in situ
e una spettacolare mobilizzazione evidente (Figg. 1a-b); e nel Geosito di Dinnammare, a temperature poco più
basse, senza mobilizzazione anatettica (Figg. 2a-b);
- Alpina - processo datato 24 Ma (Oligocene superiore), documentato solo, e in maniera eccellente, nel
Geosito di Badiazza (Figg. 3a-b).
Dal punto di vista paleotettonico, per i caratteri termodinamici e geocronologici, i tre processi metamorfici
registrati dalle ROCCE VERDI sono stati correlati:
- il primo, alla tettonica responsabile della formazione del continente Gondwana (una delle otto placche
continentali originatasi dalla frammentazione del supercontinente Rodinia);
- il secondo, alla formazione del continente Pangea, dai processi collisionali tra il Gondwana e altre quattro
placche (o cinque, secondo alcune teorie);
- l’ultimo è strettamente legato alla strutturazione dell’Orogene Arco Calabro-Peloritano, e, precisamente,
a quella del suo Settore Meridionale, realizzatasi durante le ultime fasi collisionali tra la Placca Africana, la
Placca Europea e le altre microplacche (derivate dalla disgregazione del Pangea) ubicate nell’Oceano Tetide,
con la relativa chiusura di detto mare e l’apertura del Mediterraneo.
Il quarto tipo di evento dinamico, infine, responsabile della formazione di sistemi diversi di faglie (ben
evidenti nel Geosito di Milazzo), è legato alla Tettonica del Plio-Pleistocene connessa, tra l’altro, ai processi
di esumazione della Catena Peloritana, nel contesto di quella dell’intero Arco Calabro-Peloritano.
Le Rocce Verdi sono, quindi, “plutoniti ultrabasiche della crosta profonda del Rodinia, coinvolti in tre
orogenesi, divenendo metamorfiti di crosta profonda (di alto grado) del Gondwana e, poi, polimetamorfiti di
crosta medio-profonda (di medio-alto grado) del Pangea e, nell’ultima tettogenesi, rimetamorfosate solo
lungo piani preferenziali (piani di shear e in condizioni di basso-medio grado) sono andate a costituire parte
del basamento di una unità delle Catene Alpine Perimediterranee, l’Unità dell’Aspromonte, nel Settore
Meridionale dell’orogene Calabro-Peloritano, geometricamente disponendosi, con tutto il resto del suo
basamento, nella posizione più elevata della pila delle 12 unità costituenti la Catena Peloritana (e al di sotto
dell’Unità di Stilo, nella pila delle 4 unità calabre del Settore Meridionale)”.
a)
Fig, 1
a)
a)
Fig.2
F ig. 3
b)
b)
b)
Figure: 1a-b Geosito di Milazzo; 2a-b Geosito di Dinnammare; 3a-b Geosito di Badiazza - Catena
Peloritana.
Unità dell'Aspromonte: lenti verde-scuro plurimetriche, incassate in gneiss grigi, di Metaorneblenditi PanAfricane, da plutoniti Paleo-Proterozoiche ultramafiche, interessate da riequilibrazioni metamorfiche, di età
Varisica nei Geositi di Milazzo (1a-b) e Dinnammare (2a-b), e anche Alpina nel Geosito di Badiazza (1a-b).
Mesoscopia delle metaorneblenditi: 1b) tessitura migmatitica (parte elevata rifusa e rimobilizzata in livelli
leucocrati e melanocrati), tagliati da fratture pleistoceniche riempita da calcite; 2b) tessitura massiva; 3b)
tessitura orientata (lungo la foliazione alpina Sa2, crenulata – come marcato dal meta-filone biancastro
incluso nella metaorneblendite di Fig. 3a, che evidenzia, a macroscala, un ripiegamento isoclinale e una forte
crenulazione).
Detta evoluzione geodinamica, che risulta notevolmente più complessa nelle varie tappe della sua
ricostruzione, nasce dall’insieme dei dati geologici e petrologici (ovvero mineralogici, petrografici,
geochimici, termodinamici e geocronologici) ottenuti nei tre siti, e riveste carattere di unicità, in quanto non
comparabile con quella di rocce verdi di altre unità dell’Arco Calabro-Peloritano e di orogeni simili delle
Catene Alpine del Mediterraneo Centro Occidentale e, ancor di più, con quella degli altri orogeni del Pianeta
Terra.
I Geositi in oggetto sono, anche, antiche cave di “pregiato materiale lapideo”, utilizzato come pietra
ornamentale in importanti monumenti dell’Area Metropolitana di Messina, come negli intarsi policromi, nelle
lesene e nei capitelli dell’ordine inferiore della facciata Gotico-Normanna della Cattedrale di Messina,
nell’originale pavimento della Chiesa Gotico-Normanna di San Francesco all’Immacolata, etc..
Queste geo-emergenze hanno veste didattica, per eccellenza, per le unicità scientifiche, e si coniugano con
le valenze paesaggistiche, storico-culturali e naturalistiche dei luoghi in cui insistono. La loro evoluzione sarà
descritta, dettagliata e illustrata in situ e divulgata a livello mondiale con tutti i mezzi pertinenti, con un
linguaggio comprensibile a tutti, anche se rigorosamente scientifico. La fruizione di questi Siti, avulsi dal
degrado antropico che oggi li circonda, dovrà essere guidata da giovani laureati, esperti e innamorati delle
Scienze della Terra.
Prof. Antonia Messina
Ordinario di Petrologia e Petrografia