Emissione Elettromagnetica da parte di un circuito elettrico Qualunque circuito in cui circoli corrente elettrica variabile nel tempo emette energia elettromagnetica nell’ambiente circostante (antenna trasmittente) I A L’intensità del campo elettromagnetico emesso cresce al crescere della velocità di variazione della corrente dI/dt (o della tensione dv/dt) e dell’area A del circuito. Il campo EM emesso, ad una certa distanza dal circuito emittente, decresce linearmente al crescere della distanza Si comprende quindi come qualsiasi circuito elettrico in cui circolino correnti variabili nel tempo, sia questo un circuito in cui passino segnali elettrici sia potenza elettrica, emette segnali elettromagnetici che inquinano l’ambiente circostante, non solo nelle vicinanze ma anche a distanze non trascurabili. L’emissione può essere “volontaria” , come nel caso di antenne trasmittenti per inviare segnali a distanza, oppure “parassita”, cioè non voluta, ma purtroppo inevitabile dato il funzionamento del circuito che comporta circolazione di corrente elettrica. Per cui ogni circuito, apparato, sistema che funzioni con corrente elettrica e gestisca segnali elettrici, involontariamente contribuisce all’inquinamento elettromagnetico dell’ambiente che lo ospita. Le emissioni elettromagnetiche vengono indicate con l’acronimo EMI (Electro Magnetic Interference) 1 Suscettibilità di un circuito sottoposto ad un campo EM • Qualunque circuito che concateni un campo elettromagnetico diventa sede di una tensione indotta Vn di intensità proporzionale al campo incidente, che cresce con l’area del circuito e dipende dalla giacitura del circuito rispetto alla direzione d’arrivo dell’onda EM incidente Campo EM In questo caso il circuito si comporta da antenna ricevente. A Vn Quindi ogni circuito, per il fatto stesso di esistere e di funzionare in un ambiente elettromagneticamente inquinato, raccoglie energia dal campo elettromagnetico presente nell’ambiente che lo ospita e la traduce in segnali elettrici proporzionali al campo incidente. Se il circuito in esame è una vera antenna ricevente i segnali raccolti sono segnali voluti, in caso contrario sono da considerarsi disturbi. Infatti i segnali raccolti dall’ambiente si sovrappongono a quelli utili che circolano nei circuiti “vittima” e tendono a mascherarli e a deteriorarne la purezza. Per definire la qualità di un segnale assume particolare importanza il rapporto tra l’intensità del segnale e quella del disturbo che lo inquina detto ra pporto segnale/rumore). 2 Dipolo Elettrico E V + E E + V E scheda Vc E Se due conduttori (o un conduttore rispetto ad una ampia superficie metallica, sono mantenuti ad una differenza di potenziale a radiofrequenza che varia nel tempo, nello spazio circostante si crea un campo elettrico che varia anche esso nel tempo, e che si propaga trasformandosi in irradiazione di tipo elettromagnetico. 3 Compatibilitá Elettromagnetica E’ la scienza che si occupa della convivenza tra un apparato o un sistema e l’ambiente elettromagnetico che lo ospita. Riveste due aspetti: • Emissione: L’apparato (sistema) non deve emettere segnali tali da inquinare l’ambiente elettromagnetico circostante oltre i livelli ammessi • Immunitá: l’apparato, o il sistema, pur in presenza dei massimi livelli di inquinamento elettromagnetico previsti nell’ambiente, deve funzionare correttamente. • Le norme: fissano le caratteristiche elettromagnetiche dell’ambientre e i metodi di verifica della rispondenza da parte dei sistemi ed apparati. I problemi di Compatibilità Elettromagnetica (EMC) risultano solitamente essere rognosi ed antipatici per i progettisti Hardware. Spesso sembra che possa valere di più la stregoneria che la scienza. Infatti in genere è difficile avere dei modelli sufficientemente semplici ed accurati di quello che succede, in quanto: - le condizioni al contorno sono estremanete complesse - il comportamento di componenti e sistemi ai fenomeni di EMC dipende da fenomeni parassiti (capacità parassite, induttanze mutue parassite, antenne parassite, ecc. ) e, quindi, scarsamente controllabili dal progettista e dall’ingegnerizzatore - quasi sempre sono coinvolti fenomeni di non linearità, e, come tali, difficili da studiare. - Anche le misure sono rese difficili e scarsamente ripetibili a causa della complessità ambientale. 4 Tipi di disturbi EM • Disturbi intenzionali : – Trasmissioni Radiotelevisive – Telefonia Cellulare – Ponti radio – Radar – Sistemi di navigazione – Ecc. • Disturbi naturali: – Fenomeni atmosferici (fulmini) – Scariche elettrostatiche – Radiazione cosmica • Artificiali, non voluti – Emissione da apparati elettrici ed elettronici – Linee aeree ad alta tensione – Ecc Disturbo è qualunque segnale parassita che si trova in un circuito, quindi un segnale non voluto in quel circuito. Un segnale elettromagnetico creato per scopi d’utilità (ad. esempio trasmissioni radiotelevisive) diventa un disturbo per tutti i circuiti ed apparati che non utilizzano quel segnale, e che anzi possono malfunzionare in sua presenza. Tra i disturbi artificiali non voluti vanno considerate le emissioni dovute ai circuiti di clock, all’attività dei BUS e delle schede digitali, agli alimentatori a commutazione, alle brusche interruzioni di carichi induttivi, alle spazzole dei motori in continua, alle scariche nei gas, all’effetto Corona sulle linee ad alta tensione ecc. L’entità del disturbo cresce con la rapidità di variazione della corrente o della tensione che lo ha generato. Le norme prevedono una serie di prove sia per verificare l’entità dei disturbi artificiali emessi, sia per testare la suscettibilità degli apparati e sistemi alle diverse tipologie di disturbo. 5 Unità di misura in EMC • Disturbi elettrici: – Le tensioni si misurano in V – Le correnti in A • Disturbi Elettromagnetici – I campi elettrici si misurano in V/m – I campi magnetici in A/m 6 Disturbi condotti e disturbi irradiati Disturbi Irradiati Rete condotti condotti I/O Disturbo è qualsiasi segnale non voluto: si è soliti parlare di disturbi condotti per definire tensioni e correnti, non volute, presenti sui conduttori che entrano o escono dall’apparato, mentre si dicono disturbi irradiati i campi elettromagnetici presenti nell’ambiente in cui l’apparato opera. La distinzione tra disturbi condotti e disturbi irradiati è in larga parte priva di significato, in quanto ad ogni tensione o corrente (Disturbo condotto) variabile nel tempo corrisponde un campo elettromagnetico irradiato nello spazio circostante, così come ogni campo elettromagnetico induce sui conduttori (che si comportano da antenna ricevente, un corrispondente segnale elettrico condotto. Alle frequenze basse è più facile definire e misurare segnali elettrici in termini di tensioni e correnti, alle frequenze alte campi elettromagnetici 7 Principali norme di EMC • Direttiva Europea 89/336/CEE sull’EMC – Norme CENELEC – Norme ETSI • Norme Militari – MIL-STD 461 – MIL-STD 462 • Norme Avioniche – DO 160 • Norme Auto – Direttiva Europea – Norme di ciascuna Casa La Direttiva Europea si applica a tutti gli apparati elettrici ed elettronici “messi in commercio” e intende garantire che essi soddisfino determinati requisiti, sia per quanto riguarda l’emissione, sia per la suscettibilità. Cioè i disturbi elettromagnetici da essi generati devono essere limitati ad un livello che permetta agli altri apparati di funzionare in modo conforme alla loro destinazione, e, d’altro canto, devono soddisfare determinati requisiti di protezione, cioè avere un adeguato livello di immunità ai disturbi elettromagnetici. Le norme che si utilizzano per la verifica della conformità sono emesse da opportuni Enti, in particolare il CENELEC per gli tutti gli apparati elettrici ed elettronici, mentre per gli apparati di telecomunicazioni e di radiocomunicazioni si utilizzano norme ETSI. Le norme militati (NATO) MIL STD 461 riportano i limiti sia di emissione che di suscettibilità ammessi per i diversi impieghi in ambito militare, mentre le MIL STD 462 riportano i metodi di misura per la verifica della conformità. Le norme vengono frequentemente aggiornate, e in tal caso l’aggiunta di una lettera in progressione alfabetica indica le successive edizioni aggiornate (ad es. MIL-STD 461B) 8 I costi dell’EMC • Il costo di un prodotto può essere molto aumentato dall’esigenza di soddisfare le norme EMC • Il costo dell’EMC è tanto minore quanto prima si affronta il problema: è indispensabile che si tenga conto dell’EMC all’atto della impostazione e progettazione del prodotto. • Le prove di sviluppo e di qualifica hanno costi elevati. La prima affermazione è vera non solo per i prodotti che devono soddisfare norme particolarmente severe, quali i prodotti per avionica o le centraline elettroniche per impieghi automobilistici, dove il costo originario del prodotto, il suo peso e volume può tranquillamente essere raddoppiato a causa delle esigenze di EMC, ma anche per i prodotti destinati al mercato civile, che dovendo soddisfare alla Direttiva Europea richiedono l’utilizzo di tecniche realizzative, di tecnologie e di componenti che ne incrementano notevolmente il costo. Durante la fase di impostazione e di progetto di un nuovo prodotto si dispone della massima libertà e si possono adottare molte soluzioni senza incremento di costo (o con modesto impatto sui costi) che permettono di soddisfare alle esigenze di EMC: impostazione delle schede e degli sbrogliati, scelta dei componenti e delle relative tecnologie, strategie di grounding ecc... Gli interventi a posteriori per correggere un’impostazione errata hanno costi proibitivi. Non tutte le Aziende, e soprattutto le piccole e medie, hanno la possibilità di disporre in proprio delle attrezzature per prove di sviluppo, e i costi dei laboratori esterni sono elevatissimi. 91 I costi dell’EMC • Conviene che il prodotto sia stato progettato in modo da passare le prove al primo tentativo. • Le prove di sviluppo su prototipi che non siano ingegnerizzati esattamente come il prodotto finale non sono significative. • I simulatori possono aiutare se si forniscono loro modelli adeguati. • Non credere alla stregoneria! Il costo delle prove di sviluppo, nonché la loro scarsa affidabilità se non sono state fatte sulla versione definitiva del prodotto, rende a maggior ragione necessaria una progettazione accurata, in modo da evitare di dover in seguito modificare lay-out di schede o di sistema e di introdurre nuovi componenti, schermature o filtraggi, con costi elevatissimi. In molti casi è meglio una buona simulazione (ad es.. SPICE per la valutazione delle emissioni condotte e dell’efficacia dei filtri) che una prova su un prototipo non definitivo. Attenzione però ad introdurre tutti i parametri parassiti e a valutarne correttamente il valore. Non credere alla stregoneria: ogni intervento deve avere una ben precisa motivazione fisica e deve essere intrapreso solo con chiara conoscenza dei suoi effetti su tutte le prestazioni EMC (emissioni, suscettibilità, ESD ecc.) del sistema e non solo su quella che si vuole curare. Diffidare dai luoghi comuni: si fa così, perché non lo so, ma è noto che così si deve fare. 102 Cultura diffusa in EMC • L’esperto in EMC deve avere una solida cultura in fisica, molto estesa ed interdisciplinare. • L’esperto non è sufficiente: in Azienda tutti coloro che collaborano alla realizzazione di un prodotto devono essere consci delle problematiche EMC e non devono sottovalutarle. L’esperto di EMC deve conoscere a perfezione la normativa e i relativi metodi di misura, e tenersi su questa aggiornato, ma deve anche e soprattutto indicare ai progettisti ed ingegnerizzatori le azioni da intraprendere. Occorre che abbia dimestichezza con fenomeni che spaziano dalla continua ai GHz, dai µv (µA) alle centinaia di kv (kA), dai nW a potenze spaventose (fulmini) ecc. Deve comprendere le problematiche elettromagnetiche, ma anche microelettroniche e delle relative tecnologie, di sistema, di misura e di diagnostica. L’esperto in EMC però non è sufficiente: è necessaria una cultura EMC diffusa, e cioè che tutti coloro che partecipano alla progettazione e realizzazione di un prodotto, dai progettisti agli ingegnerizzatori, dai masteristi sino all’operaio che realizza le interconnessioni tra moduli, siano consci che l’EMC non è un pallino di qualche fissato, che un conduttore non presenta impedenza nulla, che un percorso per un conduttore non è equivalente ad un altro. Occorre che ciascuno sia, al proprio livello, a conoscenza dei principi fondamentali per una realizzazione EMCefficiente. 113 Prevenire è meglio che reprimere • Prevenzione: Progetto EMC efficace – – – – – Scelta della filosofia di grounding Organizzazione Hard e Soft dell’apparato o sistema Scelta delle tecnologie Pianificazione delle schede e sbrogliatura Tecniche di interconnessione tra schede, apparati e con il mondo esterno – Impaccamento e disposizione componenti e interconnessioni • Repressione: – Barriere protettive schermanti e filtranti – Ogni intervento a posteriori Gli interventi cosiddetti preventivi riguardano scelte da fare all’atto del progetto del sistema o apparato: si tratta di scelte spesso a costo nullo o comunque molto contenuto, in quanto si possono sfruttare tutti i gradi di libertà che il progetto laascia per ottimizzare le prestazioni EMC. Gli interventi repressivi, invece, sono quelli che si fanno a posteriori, una volta che si è verificato, sui primi prototipi, che l’apparato o sistema non rispetta le specifiche EMC. Questi interventi richiedono una reingegnerizzazione del progetto e sono quindi a costo elevato. L’utilizzo di schermature e filtraggi è sempre, ove possibile, da evitare, cercando di fare ogni sforzo per ottenere le prestazioni richieste senza la loro necessità. Schermi e filtri fanno crescere di molto il costo e il peso dell’apparato, e spesso ne diminuiscono l’affidabilità. 124 Minimizzazione delle emissioni • Ridurre per quanto possibile la velocità dei segnali • Ridurre per quanto possibile l’area dei circuiti più pericolosi • Curare gli anelli di modo comune • Mantenere equipotenziali a RF tutte le masse e i riferimenti di tensione 13 14 Minimizzazione della suscettibilità • Scelta dei componenti attivi e delle tecnologie meno suscettibili • Minimizzazione delle aree dei circuiti più suscettibili • Cura negli anelli di modo comune • Filtraggio per evitare che i disturbi raggiungano i componenti attivi suscettibili • Dispositivi limitatatori per i surge. 14 17 Inviluppo dello spettro di una successione periodica di impulsi A τ t T tr tr dB (2Aτ/T)dB 20 dB/decade τ sen(nπτ / T ) sen(nπtr / T ) ⋅ nπτ / T nπtr / T An = 2 A ⋅ T 40 dB/decade 1/πτ 1/πtr f (log) L'analisi di Fourier su una successione periodica di impulsi porta ad uno spettro rigato, con righe distanti tra loro 1/T, e con ampiezza Andell'nesima riga come dalla formula indicata. Si può notare un primo fattore del tipo (sen x)/x, dove x=nπτ/T, che dipende dal duty cyle τ/T, seguito da un altro fattore dello stesso tipo ma dipendente dal tempo di salita (e di discesa, supposti identici) della forma d'onda. Lo spettro, rigato, ha inviluppo definito dal prodotto dei due fattori (senx)/x definiti in precedenza, ma se riportato in scale logaritmiche sta tutto al di sotto delle linee rappresentate in figura, cioè è sicuramente inferiore ad una costante pari a (2A/τ)dB sino ad una frequenza 1/πt, per poi essere comunque inferiore ad una retta che scende con pendenza 20 dB/decade sino ad una frequenza 1/πtr, ed infine ad una retta con pendenza 40 dB/decade. L’assumere per l’inviluppo dello spettro questa approssimazione è un’ipotesi ampiamente conservativa, in quanto l’inviluppo del tipo (sen x)/x presenta dei vuoti che migliorano sensibilmente, ad alcune frequenze, le prestazioni sia in termini di emissione che di suscettibilità rispetto a quanto previsto da questo modello. 15 2At/T 0 dB -10 dB -20 dB -30 dB -40 dB -50 dB -60 dB -70 dB f0/10 f f0 10f0 1/πτ 100f0 1k f0 10k f0 1/πτr Per poter effettuare stime con facilità, si può semplificare questo modello matematico dello spettro, considerandone l'inviluppo e commettendo così un errore per eccesso nella valutazione dell'ampiezza delle righe. In scale logaritmiche (Bode), l'ampiezza delle righe è contenuta al di sotto della curva indicata, con uno spettro che è considerabile costante sino ad una frequenza 1/πτ, che decresce di 20 dB/decade (inversamente prop. alla frequenza) sino a f=πtr, e quindi decresce con pendenza 40 dB/decade. Poiché sia l'irradiazione di un circuito sia i disturbi indotti sui circuiti vicini crescono con la frequenza, si desume che, dato un segnale, la porzione dello spettro interessante per i fenomeni EMC si estende almeno sino alla frequenza 1/πtr, e quindi che più che la frequenza di ripetizione del segnale interessa il tempo minimo di salita e discesa della forma d'onda. 16 Problemi di "Grounding" 0V Masse Terra Purtroppo nella pratica comune si è soliti chiamare con il nome di "massa" o di "terra" indifferentemente molte cose che invece hanno significato ben diverso l'una dall'altra e che è bene non siano confuse: -Riferimento di tensione a 0V: i circuiti, per scambiarsi informazioni, devono misurare le tensioni rispetto ad un riferimento comune, che si definisce a 0V. Questo riferimento è costituito da una rete di conduttori che si diffonde in tutto l'apparato, e che dovrebbe essere equipotenziale. Purtroppo le cadute di potenziale dovute all'impedenza dei conduttori, soprattutto a RF, non mantengono l'equipotenzialità del riferimento. - Masse: sono tutti gli oggetti metallici presenti (contenitore, dissipatori di calore ecc.) che non hanno funzione elettrica ma che possono avere accoppiamenti parassiti con i circuiti dell'apparato. - Terra: tutte le masse accessibili da un utente, per ragioni di sicurezza elettrica, devono essere riferite alla terra dell'edificio o dell'impianto. 17 Vie di accoppiamento tra apparato e ambiente EM Rete 0V 0V Terra Disturbi condotti sulla rete Si prendono ora in esame i principali meccanismi di accoppiamento tra ambiente e sistema, ipotizzando di avere due apparati, (o due parti o schede dello stesso apparato) che devono scambiarsi informazioni. Nella figura sono evidenziati il riferimento di tensione, le masse e la terra. Gli apparati e i sistemi, se non alimentati da batteria interna, ricevono l'alimentazione da fonte esterna di potenza che serve anche altri utilizzatori. Da un lato l'apparato durante il suo funzionamento non deve emettere, su questi fili, segnali non voluti di entità superiore a quanto ammesso dalle norme, dall'altro pur in presenza di disturbi condotti sui fili di alimentazione, dovuti all'attività degli altri utilizzatori o da fenomeni naturali (es fulmini) o dal non perfetto funzionamento dell'alimentatore, l'apparato deve poter funzionare correttamente. 18 Vie di accoppiamento tra apparato e ambiente EM Rete 0V Terra 0V I Disturbi condotti sulla terra Sull'impianto di terra circolano correnti dovute alle emissioni di modo comune di tutti gli apparati connessi allo stesso impianto. Poiché l'impedenza dei conduttori di terra non è nulla, ma è sensibile soprattutto alle alte frequenze (un tratto di conduttore presenta un'induttanza stimabile in circa 10nH per cm di lunghezza) le correnti che vi transitano provocano cadute di potenziale che si presentano come tensioni di disturbo tra i riferimenti di tensione a 0V degli apparati che devono scambiarsi segnali, con possibili errori o diafonie.Questo effetto è maggiormente sentito se le masse sono connesse agli 0V. 19 Vie di accoppiamento tra apparato e ambiente EM Rete 0V 0V Terra Disturbi condotti sulle interconnessioni Sulle linee di interconnessione possono essere presenti segnali non voluti, dovuti a: - accoppiamenti parassiti che avvengono all'interno degli apparati stessi con circuiti molto emittenti (ad es Clock, alimentatori a commutazione ecc.); -accoppiamenti parassiti di tipo induttivo o capacitivo con altre linee di connessione che viaggiano nelle vicinanze e che sono sedi di correnti o di tensioni fortemente variabili nel tempo. 20 Vie di accoppiamento tra apparato e ambiente EM Rete Campo EM 0V 0V Terra Disturbi irradiati di modo differenziale I disturbi elettromagnetici presenti nello spazio circostante possono accoppiarsi con le linee di interconnessione, che funzionano da antenne ad anello (loop), e traducono questi segnali in equivalenti tensioni che, presentandosi come modo differenziale, sono del tutto indistinguibili dai segnali utili e quindi possono disturbare il funzionamento degli apparati. D'altro lato, la presenza di segnali sotto forma di tensioni e correnti variabili sulle linee di interconnessione comporta un segnale irradiato che costituisce l'emissioni irradiata di modo differenziale. 21 Vie di accoppiamento tra apparato e ambiente EM Rete Campo EM 0V 0V Disturbi irradiati di modo comune Esiste però un altro anello, in genere molto grande, costituito dalla linea di connessione del riferimento di tensione, dalle masse e dalla terra, che, concatenando un campo elettromagnetico di disturbo, può tradurlo in un segnale elettrico che si trova, come modo comune, tra le due masse degli apparati che devono scambiarsi informazioni. Dualmente, in presenza di una corrente di modo comune che circoli sull'impianto di terra, l'anello di cui sopra può divenire un'antenna trasmittente che emette segnali irradiati. Questo tipo di accoppiamento, a causa della notevole area dell'anello, è in genere molto efficace, soprattutto alle frequenze meno elevate, ed è una delle cause più importanti sia di emissione che di suscettibilità. 22 Misure di emissione irradiata Camera schermata anecoica o semianecoica antenna DUT Ric. Acc. Le misure di emissione irradiate vengono condotte o in sito aperto (che deve avere definite caratteristiche di scarsa presenza di disturbi ambientali, assenza di edifici e oggetti metallici nelle vicinanze ecc.) oppure in camera anecoica o semianecoica. Una camera anecoica è un ambiente con pareti metalliche, rivestite all’interno di materiali che assorbono le onde elettromagnetiche, in modo che queste non vengano riflesse e il dispositivo irraggiante si comporti come in ambiente aperto. Per simulare meglio le condizioni dell’ambiente aperto si preferisce una camera semianecoica, cioè una camera con pareti anecoiche tranne il pavimento, che riflette le onde EM come lo farebbe la terra all’aperto. Ogni accessorio, necessario a far funzionare l’apparato in prova (DUT), viene posto fuori dalla camera in modo che le sue irradiazioni non vengano a sommarsi a quelle del DUT. La misura viene effettuata tramite un’antenna ricevente posta a una distanza prefissata dall’apparato in prova; l’antenna, tarata, è collegata ad un ricevitore che misura l’intensità di campo rilevata dall’antenna nel punto di misura. Il ricevitore, selettivo, permette di analizzare sequenzialmente ogni frequenza all’intero dello spettro didi interesse Per rilevare la situazione di maggior emissione, il DUT è posto su una tavola rotante in modo da rivolgere verso l’antenna ogni lato. Nel caso di misure in camera semianecoica l’antenna viene spostata verticalmente in modo da rilevare, frequenza per frequenza, l’altezza da terra in cui si rileva il massimo di emissione. 23 Misure di emissione condotta verso la sorgente di energia esterna (alternata o continua) Pinza amperometrica Rete o batt. D.U.T. LISN Misura tensione Misura corrente Per misurare le emissioni condotte verso la fonte di alimentazione occorre far interporre una rete normalizzata (LISN Line Impedance Stabilization Network) in modo che si veda, dai terminali di alimentazione del DUT, un’impedenza nota che simuli le condizioni di normale impiego, e in modo che gli eventuali disturbi presenti sulla rete non vadano a interferire con la misura. I disturbi emessi possono essere misurati, tramite opportune pinze di corrente, in termini di corrente presenti sui cvi di alimentazione, oppure intermini di tensioni ai capi della LISN 24 Prove di suscettibilità • A radiofrequenza, CW o modulata, irradiata o condotta (BCI Bulk Current Injection, con CDN Coupling, Dec. Net.) • Burst (transitori veloci, a bassa energia) • Surge (transitori di lunga durata, ad elevata energia, come fulmini). • Scariche elettrostatiche 25 Suscettibilità irradiata a RF (HIRF) Camera schermata anecoica antenna RF gen. DUT Acc. Si utilizza una camera completamente anecoica. Questa volta l’antenna emette segnali elettromagnetici, generati dal generatore esterno alla camera anecoica, in modo da ottenere sul DUT un campo elettromagnetico di intensità fissata dalle norme. Il DUT viene fatto ruotare in modo da presentare verso l’antenna tutte le diverse orientazioni. Si deve verificare che, pur con i livelli di campo previsti dalla normativa, il DUT continui a mantenere la funzionalità necessaria ad espletare i compiti cui è deputato. 26 Misure di suscettibilità condotta B.C.I (Bulk Current Injection) Pinza amperometrica Rete o batt. D.U.T. LISN Generatore disturbi Misura corrente I disturbi sono iniettati, trasmite opportuna pinza, sotto forma di correnti sui cavi di interconnessione, mentre una pinza amperometrica verifica che l’intensità del disturbo sia congruente con quanto previsto dalle norme. Il disturbo può essere sia continuo che impulsivo, di forma normalizzata, per verificare la suscettibilità a burst o a surge ( ad es. fulmini) 27 Misura sucettibilità condotta tramite CDN (Coupling Decoupling Network) Aus. CDN D.U.T. Disturbo Un altro modo di inietare i disturbi è tramite opportuni filtri detti Coupling decoupling networks (CDN). Questi filtri devono permettere al DUT di scambiare potenza o segnali con gli apparati ausiliari esterni, mentre i disturbi devono poter pervenire solo al DUT, e i CDN devono impedire ai disturbi di arrivare agli apparati ausiliari. 28 Schermature • Per separare elettromagneticamente due ambienti si può ricorrere a degli schermi, cioè a barriere impermeabili ai campi elettromagnetici. • Qualunque metallo ottimo conduttore è un efficace schermo elettromagnetico. • Un contenitore chiuso completamente metallico (gabbia di Faraday) è uno schermo quasi perfetto tra interno ed esterno • L’efficacia schermante è ridotta da fori ed aperture sulla scatola metallica, e sopratutto da conduttori isolati che attraversino le pareti dello schermo. Il problema di contenere campi elettromagnetici è analogo al problema di contenere liquidi: se si vuole separare due ambienti elettromagntici occorre disporre di un contenitore perfettamente chiuso, senza fori né aperture. Poiché qualunque contenitore schermante deve avere fori sia per l’aerazione, sia per permettere il passaggio di cavi e comandi, sia per potere, tramite coperchi e pareti amovibili accedere all’interno, l’effetto schermante risulta fortemente compromesso da queste inevitabili aperture. Un’apertura è tanto più dannossa, nei riguardi dell’effetto schermante, quanto più ha dimensioni lineari grandi e confrontabili con la lunghezza d’onda della frequenza più alta in gioco. 29 Perdita di effetto schermante dovuto a reoforo che attraversa lo schermo Un qualunque conduttore che attraversi lo schermo, per esempio attraverso un connettore, oppure il cavo di alimentazione ecc., indipendentemente dal segnale che porta (anche se non porta alcun segnale) funziona da antenna ricevente-trasmittente tra il campo esterno e quello interno,costituendo una via di accoppiamento che vanifica così la funzione schermante del contenitore metallico. 30 30 Filtro PB “Turaforo” Il condensatore C cortocircuita a RF il reoforo con la parete schermante, ed evita quindi differenze di potenziale tra reoforo e parete che implicherebbero accoppiamento tra interno ed esterno Per evitare che il reoforo che attraversa la parete schermante funzioni da antenna reirradiante occorre che venga amntenuto equipotenziale, a Radio Frequenza, con la parete metallica mediante un filtro passsabasso, spesso semplicemente un condensatore, che funziona da “tappabuco” del foro attraverso il quale passa il conduttore, e che lascia transitare solo il segnale utile cortocircuitando alla tensione della massa metallica tutti i segnali a RF> 31 31