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OSTEOPATIA E GLOBALITA’ - David Pomarici
Fin dalle origini dell’osteopatia, la nozione di globalità aveva interessato gli osteopati. John
Little fù il primo ad aprire una scuola di osteopatia a Chicago, nell’analisi e nello studio delle
patologie dell’uomo aveva capito l’importanza di una visione di “globalità” della persona, della
ricerca e correzione della lesione osteopatica primaria. Con questo spirito intuì che avere
questa coscienza portava ad un esame osteopatico generale del paziente molto dettagliato e
approfondito, mai analito e isolato. In particolare introdusse un nuovo concetto globale della
meccanica vertebrale, le “linee di gravità”, che consideriamo ancora attuali e valide
nell’osteopatia moderna. Queste linee di gravità rappresentano le forze positive e negative che
mantengono il nostro equilibrio statico e dinamico. La perturbazione di queste linee di gravità,
secondo Denis Brookes, è all’origine di numerosi disturbi interni di tipo endocrino. Bertrand
Rochard paragona queste linee di gravità con un arco da caccia, dove la corda dell’arco è la
risultante delle attività del sistema muscolo-legamentoso il cui scopo è mantenere le forme
degli archi vertebrali. Il motivo per cui è essenziale che la forma degli archi sia mantenuta è
che le vertebre pivot siano collocate in modo da poter funzionare come tali, orizzontalità dei
pivot di rotazione e giusti rapporti con gli archi dei pivot di flesso-estensione. I movimenti
vertebrali sappiamo che si realizzano nei tre piani dello spazio, e la possibilità di eseguire i
movimenti sul piano orizzontale è decisamente primaria, siamo dei serpenti. Un pivot è un
organo di accoppiamento di due parti di un meccanismo, tale che l’una possa ruotare rispetto
all’altra intorno ad un asse. Cosi come un fulcro rappresenta un asse di rotazione, in osteopatia
i due termini sono usati come sinonimi per indicare i settori chiave nell’equilibrio del corpo
umano. Queste vertebre pivot hanno caratteristiche anatomiche e relazioni muscolo-fasciali
particolari, inoltre devono essere nella loro perfetta posizione anatomica ( fisse) nei tre piani
dello spazio, e della curva vertebrale a cui appartengono, che dipende a sua volta dal gioco
degli archi. Cosi l’orizzontalità di L3 condiziona la stabilità di D12, la mobilità di D9
salvaguardia la stabilità di D4. Lo stress gravitario aumenterà la sollecitazione di queste
vertebre pivot, che saranno anatomicamente più attrezzate a sopportare i carichi gravitari.
Proviamo a mantenere questo spirito globale nello studio clinico del paziente e interpretiamo
queste linee di gravità attraverso uno studio meccanico globale. Le prime linee di gravità sono
“discendenti”, lievemente inclinate dall’avanti indietro, sono definite antero-posteriori (A.P.).
Partono da 1/3 anteriore del grande forame occipitale e passano ai lati dei tubercoli
dell’atlante. Scendono davanti a D4 dove s’incrociano con le altre due linee di gravità posteroanteriori (P.A.), sempre discendenti, attraversano il corpo di D11-D12 e la cerniera lombosacrale per ricongiungersi e terminare entranbi sulla punta del coccige. La dodicesima vertebra
dorsale è il punto di congiunzione dorso-lombare e permette le rotazioni tra il cingolo scapolare
ed il cingolo pelvico sul piano orizzontale, infine D12 è anche la vertebra “neutra” rispetto al
cambiamento di curva antero-posteriore tra la lordosi lombare e la cifosi dorsale. Per le sue
caratteristiche anatomiche e di “appartenenza” della curva vertebrale, vedi tipologia anteriore
e posteriore, D12 è stata denominata da molti fisiologi “vertebra anticliva”. Possiamo
considerarla un grande fulcro di rotazione del torace sul bacino, rotula dell’asse vertebrale,
costituisce “l’impugnatura dell’arco vertebrale”. La linea A.P. passa per il centro di D12, che
sarà in grado, viste le sue caratteristiche anatomiche (piccole apofisi spinose e trasverse,
poche inserzioni muscolari), di svolgere le sue funzioni di “rotula” vertebrale. Infine, definita
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“centro emorragico” per le sue importantissime relazioni vascolari. Le linee A.P. passano per i
tubercoli dell’atlante, a differenza delle linee P.A. che attraversano la terza vertebra cervicale.
Questa particolarità anatomica delle linee di gravità A.P. e P.A. ci porta ad una prima
considerazione, la seconda vertebra cervicale (C2) possiamo considerarla come un “crocevia”
tra il rachide cervicale superiore ed il rachide cervicale inferiore. Il corretto mantenimento
statico-dinamico del rachide cervicale richiede un perfetto equilibrio delle quattro linee di
gravità discendenti. Le linee di gravità postero-anteriori (P.A) partono entrambi da 1/3
posteriore del grande forame occipitale, passano ai lati dele apofisi trasverse di C3-C4-C5-C6,
scendono davanti a D4, punto d’incontro delle piramidi,
attraversano caudalmente i corpi di L1-L2 ma in particolare il corpo di L3, a questo livello le
due linee di gravità s’incrociano e la destra diventa sinistra e viceversa. Passano davanti
all’articolazione coxo-femorale, e mantenendosi anteriori rispetto agli arti inferiori terminano
nel poligono di appoggio, sui secondi cuneiformi dei piedi. Ricordiamo la particolarità della
quarta vertebra dorsale (D4) dove s’incontrano, guarda caso, le due linee di gravità A.P.e P.A.
Il fisico Marey definì D4 “centro dell’equilibrio del rachide del tronco”, punto d’incontro degli
apici delle piramidi, superiore ed inferiore, centro vertebrale primario della vasomotricità, dove
esiste un’anastomosi tra il plesso cardiaco, il nervo frenico ed il nervo vago. Inoltre è la zona
terminale inferiore di tutto ciò che riguarda il capo, flessione anteriore, flessione laterale,
rotazione, e per queste caratteristiche possiamo considerarla il “cuscino” della testa. Queste
due linee gemelle A.P.e P.A. rappresentano la materializzazione della “linea di gravità ideale”
dell’uomo in stazione eretta, secondo Bertrand Rochard rappresentano l’insieme muscoloaponeurotico e legamentoso che erige la colonna vertebrale nello spazio e armonizza i rapporti
tra la colonna ed il capo, al di sopra, e gli arti inferiori al di sotto. Quindi le linee P.A.
mantengono l’integrità della tensione del rachide cervicale e rinforza la linea di sostegno
addomino-pelvica, tutto questo è ottenuto dirigendo le tensioni sul centro di gravità del corpo
(L3) e successivamente a livello delle due teste femorali. Essendo discendenti hanno un ruolo
importante nei riflessi discendenti equilibratori del capo dovuti ai sistemi vestibulo-labirintici e
al sistema oculomotore. Queste linee P.A. sottendono l’arco posteriore del rachide dorsale tra
D2 e D10, concavo in avanti e dal quale dipende la pressione toracica. Tra L1 e L4 sottendono
l’arco anteriore, convesso anteriormente, e dal quale dipende la pressione addominale.Infine
concretizzano il legame occipite–sacro. L’incrocio delle due linee A.P.e P.A. a livello di L3
dimostra l’importanza della terza vertebra lombare come punto d’incontro tra la forza del
“blocco” mobile del tronco e dello “zoccolo” rigido del cingolo pelvico e degli arti inferiori.
Clinicamente queste due linee di gravità meccaniche possono collegare più segmenti articolari
tra di loro in una stessa catena lesionale. Il rachide cervicale inferiore con L3, le anche, gli iliaci
e l’articolazione di Chopart (cuboide-scafoide) insieme all’articolazioni tibio-peroneali. Le prime
due linee “ascendenti” antigravitarie sono doppie solamente in basso, partono dai due cotili,
passano davanti a L2-L3 e convergono davanti a D4. A questo livello diventano una lineea
unica che arriva fino alla parte postero-centrale del forame occipitale. Queste due linee
rappresentano la resistenza del suolo che, raggiunto il livello dei cotili, si divide in due forze
ascendenti. La forza principale segue la branca ileo-pubica e s’incontra, all’altezza della sinfisi
con la forza ascendente che proviene dal lato opposto. Mentre la forza più debole attraversa il
sistema legamentoso sacro-iliaco e sale. La seconda linea antigravitaria è particolare poiché è
situata al di fuori del rachide, è stata descritta da un medico osteopata (Hall), è una linea
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ascendente, anteriore e parallela alla linea centrale del corpo. Passa per la sinfisi pubica e la
sinfisi mentoniera, parallela alla linea centrale e sarà l’immagine dei disequilibri statici,
dell’ipomobilità vertebrali e conseguentemente dell’ipermobilità adattative. Secondo Hall in una
buona statica, la sinfisi mentoniera si trova a piombo sulla sinfisi pubica, ciò corrisponde
all’allineamento occipito-scapolo-sacrale di F.Mèzières,
Questa seconda linea ascendente
materializza le forze posteriori che equilibrano il peso toracico e addominale. Bertrand Rochard
parlava di tre sacchi pieni, rigidi, capo, torace e bacino e di due segmenti mobili, rachide
cervicale e rachide lombare. Nello studio e nell’analisi complessiva del soggetto dobbiamo
mantenere questa visione generale delle linee gravitarie e antigravitarie per capire la patologia
della struttura, e non solo, e giustificare la nostra azione terapeutica e manipolativa. Hall ha
provato a descrivere una tipologia “normale” ma il tipo ideale è “antifisiologico”, Hall ha
descritto due tipologie più vicine alla realtà e che sono il riflesso dell’equilibrio o del
disequilibrio di queste linee di gravità. Il tipo “anteriore” o ipertonico ed il tipo posteriore o
ipotonico, sono due rappresentazioni di due tipologie più realistiche. Il tipo anteriore è quello in
cui la linea ascendente passa davanti alla sinfisi pubica, con una predominanza dell’apparato
elevatore del torace, dei muscoli sospensori del cingolo scapolare, scaleni, angolari, accessori
della respirazione e probabile lesione in inspirazione della prima costa. La colonna cervicale è
lordosizzata per retroversione degli scaleni, il mento è sollevato e anteriorizzato per conservare
l’imperativo statico dell’orizzontalità dello sguardo ed infine gli sterno-cleido-occipito-mastoidei
trascinano il capo in avanti e riducono la cifosi dorsale alta. La sinfisi mentoniera è in avanti
rispetto alla sinfisi pubica (linea anteriore o coronale). I muscoli trapezi ed elevatori delle
scapole sollevano le spalle, mentre i gran dentati sono responsabili delle scapole sporgenti.
Inoltre questo squilibrio anteriore è evidenziato dall’anteversione del bacino controllato
solamente dalla tonicità degli ischi-crurali. Il paziente presenta un torace bloccato in
inspirazione alta, con evidente limitazione del movimento delle coste superiori ed una
respirazione diaframmatica ed addominale. Il tratto dorsale è piatto, tutto questo squilibrio
anteriore cervico-toraco-pelvico è mantenuto solamente con un’ipertonicità dei muscoli della
catena posteriore e della zona glutea. A livello del poligono d’appoggio, lo squilibrio anteriore è
mantenuto dall’ipertonicità dei muscoli solei, con marcata iperestensione delle ginocchia.
Ipertonicità cervicale posteriore, ipertonicità rachidea posteriore, ipertonicità pelvica
posteriore, ipertonicità posteriore degli arti inferiori formano la “catena dei posteiori” di
F.Mezières. La tipologia anteriore o ipertonica presenta altre anomalie strutturali, diaframma in
spasmo, pressione sui legamenti inguinali e anomalie funzionali, come ernie inguinali, cistite e
affezioni oculari. Mentre il tipo “posteriore” o ipotonico è quello in cui la linea anteriore passa
dietro la sinfisi pubica, è l’atteggiamento astenico descritto da Balland. Contrariamente alla
tipologia anteriore, tutto è atonico, il paziente è incapace di mantenere il suo assetto pelvico
attraverso la massa glutea, arretra il baricentro fino alla tensione degli ileo-psoas. Tutto questo
squilibrio si mantiene attraverso una lordosi relativamente passiva, ed è compensato con uno
spostamento in avanti del capo e da una cifosi dorsale. Il cingolo scapolare è cadente e ruotato
in avanti, gli organi toracici sono compressi dentro una gabbia toracica depressa e discesa, il
diaframma retroverso, la pressione addominale prevalentemente sui visceri. Infine la massa
addominale spunta in avanti con evidente ptosi per deficit dei muscoli trasversi dell’addome, in
questo soggetto la linea di gravità è posteriore (talloni) e per mantenere un equilibrio generale
soddisfacente, il paziente è costretto a flettere le ginocchia appoggiandosi alla tensione dei
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quadricipiti. Presenta anomalie strutturali e funzionali, diaframma abbassato, pressione sui
visceri, perineo indebolito, asma, prolasso rettale, stitichezza ed emorroidi. La visione globale
della medicina osteopatica passa attraverso un esame globale del paziente e richiede una
perfetta conoscenza dell’anatomia e della fisiologia, ma anche una conoscenza del movimento
(micromovimento e macromovimento) inteso come caratteristica “primaria” di tutti gli
organismi viventi. Movimento inteso in senso “globale”, quello che anima il nostro corpo a tutti
i livelli, respiratorio, digestivo, nervoso, fasce, circolazione dei fluidi (sangue, linfa, liquido
cefalorachidiano). Questa funzione primaria è vitale e rende possibili tutte le altre funzioni
fisiologiche. Nello stesso modo il movimento può essere condizionato dalla struttura, intesa
come armatura costituita da parti dure, molli o liquide che in continuità determinano la
morfologia dell’uomo, la sua posizione, i suoi movimenti. E’ il sistema neuro-mio-fascioscheletrico fatto per agire e definito da Korr “macchinario primario”. La relazione tra la
struttura e la funzione avviene sempre in maniera globale attraverso tre legami, fluidico,
meccanico e neurologico, questi legami rappresentano le tre faccie di un'unica capacità
dell’uomo, “l’omeostasi”. Quando l’uomo è in omeostasi è in equilibrio con se stesso.
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LINEA P.A. (POSTERO-ANTERIORE)
LINEA A.P. ( ANTERO-POSTERIORE )
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LINEA DI GRAVITA’ E LINEE ASCENDENTI
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TIPOLOGIA IDEALE E TIPOLOGIA ANTERIORE – TIPOLOGIA POSTERIORE
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