Omelia nell’Ordinazione al Diaconato di Filippo Savini Cattedrale di Senigallia, 20 novembre 2005 1. Benediciamo il Signore e rendiamogli lode per l’evento di grazia che ci è dato di vivere stasera in questa nostra Chiesa cattedrale. Il Signore Gesù, che ha rivolto il suo sguardo d’amore al nostro carissimo Filippo e lo ha chiamato al sacerdozio, questa sera, come ultima tappa verso il sacerdozio stesso, gli conferisce il dono del Diaconato. A Filippo rivolgo il mio affettuoso saluto e insieme il mio più vivo ringraziamento per aver accolto la chiamata del Signore e per essersi reso disponibile a consegnare tutta la sua vita nelle sue mani. Con Filippo saluto la sua famiglia, cui va la gratitudine mia e della Diocesi di Senigallia per avergli trasmesso la vita e per non aver posto ostacoli alla sua vocazione. Ma il mio saluto e il mio ringraziamento si allarga e raggiunge le comunità parrocchiali, con i rispettivi sacerdoti, dove la vocazione di Filippo è germinata o dove si è sviluppata ed espressa attraverso determinati servizi. Un grazie sincero e sentito, infine, dico agli educatori del nostro Seminario Diocesano e del Seminario Regionale che lo hanno accompagnato in questi anni di formazione. 2. Ci poniamo in ascolto della Parola di Dio, lasciando che il nostro cuore e la nostra mente ricevano quella luce che ci permetta di introdurci nel mistero di grazia che stiamo vivendo, mentre questo nostro fratello e amico riceve il dono del diaconato. In questa domenica, con la quale si conclude l’anno liturgico, celebriamo la festa di Cristo, Re dell’universo. I brani della Bibbia ci presentano con toni fortissimi, la figura di Cristo Gesù, pastore e re del suo popolo, di ciascuno di noi. La prima lettura, tratta dal profeta Ezechiele, ci fa assaporare l’amore tenerissimo del buon pastore. Dio, che si è rivelato in Gesù, è il pastore del suo popolo, ricerca le pecore perdute, se ne prende cura personalmente, le conduce al pascolo, le fa riposare, le cura se malate o ferite. Dio non è un re che domina o si fa servire, ma un re-pastore che serve il suo gregge. La seconda lettura, tratta dalla prima lettera di san Paolo ai Corinzi, ci presenta Gesù, il quale in un atto estremo di amore e di servizio all’uomo, ha sacrificato se stesso morendo sulla croce. Ma è risuscitato: ha vinto la morte, primizia di coloro che sono morti; anche noi, allora, in Lui riceveremo la vita per sempre. A prezzo del suo sangue Gesù ci ha acquistati, ci ha conquistati, ci ha dato la possibilità di entrare nel suo regno di amore. Il Vangelo, con la parabola del giudizio finale, presenta il momento in cui Gesù ci salva per l’eternità, ci fa suoi per sempre, ci ammette al suo regno eterno. Alla fine dei tempi saremo giudicati sull’amore. L’amore è il compendio di tutta la Bibbia, è il comandamento nuovo di Gesù. Gesù ritiene fatto a sé tutto quello che noi facciamo al prossimo, specialmente al prossimo bisognoso. E quando Gesù parla di amore, non parla di un amore astratto o sdolcinato, ma di amore concreto, che è fatto di gesti e fatti concreti. In fondo il vero amore si traduce nel servizio. Lui stesso ci ha dato l’esempio, mettendosi al servizio di chi soffre, è bisognoso, attende la liberazione e la salvezza. Il servizio è la chiave che apre la porta per entrare nel Regno di Dio. 3. Alla luce della parola di Dio si comprende l’identità e la missione del Diacono. Con la grazia e la potenza dello Spirito Santo il Diacono viene configurato a Gesù, cioè diviene “copia”, “immagine” di Gesù, servo per amore della chiesa e dell’umanità. Con l’Ordinazione il diacono si mette al servizio della Chiesa e con la sua testimonianza è chiamato a ricordare a tutti che nella comunità cristiana il criterio, la regola di vita non è il potere o il dominio sugli altri, ma il servizio, a imitazione di colui che è venuto non per essere servito, ma per servire (cf. Mt 20,28). La comunità cristiana non esiste per se stessa, esiste per mettersi al servizio del mondo, perché il mondo si salvi. La comunità cristiana si forma, come sappiamo, attraverso la Parola, l’Eucaristia e la carità. Di conseguenza il Diacono presta il suo servizio, in aiuto al Vescovo e ai sacerdoti, per annunciare il Vangelo, per celebrare l’Eucaristia e le altre azioni liturgiche, per testimoniare la carità particolarmente verso i bisognosi: è così che la comunità cristiana si plasma e diventa missionaria. Tutto questo fa parte del ministero del Diacono. Se dunque Filippo diventa diacono, non lo fa per intraprendere una carriera ecclesiastica o per ricevere qualche titolo o gratificazione, ma semplicemente per servire: per aiutare i fratelli a conoscere e amare Gesù, a capire e a vivere il Vangelo, a incontrare il Signore nei segni sacramentali, a mettere in pratica il comandamento dell’amore. 4. Questa, dunque, è l’identità e la missione del diacono. Perché questo si realizzi, ci apprestiamo ad invocare su Filippo il dono dello Spirito Santo. Come successore degli apostoli, imporrò le mie mani sul suo capo, chiedendo allo Spirito Santo di scendere su di lui, di trasformare la sua vita, di renderlo conforme all’immagine di Gesù. Animato e sorretto da questo stesso Spirito, Filippo si impegna ad esercitare il suo ministero con umiltà e carità, in stretta comunione con il Vescovo, facendo di tutta la sua vita un dono generoso, totale e definitivo di amore. Docile all’azione dello Spirito di Gesù, Filippo si consacra definitivamente e totalmente, nel celibato e nella verginità, al servizio di Dio e dei fratelli. Lo fa per essere tutto, veramente tutto, del Signore e per i fratelli, un vero “servo per amore”, disponibile senza riserve alla diffusione del Regno di Dio, che è un “regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace” (Prefazio). Carissimo Filippo, noi tutti ti diciamo la nostra gratitudine per gli impegni che assumi come risposta alla grazia che stai per ricevere: in particolare l’impegno del celibato, dell’obbedienza, della preghiera con la Chiesa e per la Chiesa attraverso la Liturgia delle Ore. Accoglila questa grazia con gioia e lascia che operi in te e porti molto frutto. Noi tutti ti accompagniamo con l’affetto e con il ricordo orante. Il Signore ti conceda di non avere timore mentre fai della tua vita un dono a lui gradito per la salvezza del mondo. Ti conceda di gustare il centuplo di felicità che egli ha promesso a chi lascia ogni cosa per amore del suo Regno. Maria, la Madonna della speranza, che ha accolto la Parola con fede e con amore e si è fatta serva del suo Figlio, sostenga la tua donazione e ti accompagni sempre nel tuo servizio. E intercedano per te tutti i Santi del cielo, particolarmente quelli che tra poco invocheremo chiamandoli per nome. Così sia.