20 “Mettiamo ordine nella nostra vita” Santa Teresa ci guida nel percorso di Quaresima 2 19 PRESENTAZIONE DEL SUSSIDIO Santa Teresa ricorda sua mamma Questo sussidio è articolato secondo due parti: una prima che presenta il Vangelo di ogni domenica di Quaresima (secondo una formulazione breve) e la seconda che offre un brano tratto dal Libro della Vita di Santa Teresa sul tema: “I momenti difficili della mia vita”. Ogni Vangelo domenicale è corredato da alcune domande per avviare la comprensione del testo e, per entrare nella profondità del suo messaggio spirituale, si offrono alcuni spunti di riflessione. Brano tratto da “Libro della vita”, cap. 1,2 Anche mia madre aveva molte virtù, e trascorse la sua vita in gravi malattie. Grandissima la sua onestà; benché fosse di singolare bellezza, non diede mai occasione di pensare che vi facesse caso. Infatti, pur morendo a soli trentatré anni, già il suo modo di vestire era come quello di una persona attempata. Molto dolce e di notevole intelligenza. Soffrì molto nel corso della sua vita. Morì da vera cristiana. L’INSEGNAMENTO DI SANTA TERESA (introduzione al percorso) S. Teresa ci invita a mettere ordine nella nostra vita, a dare ad ogni cosa il suo giusto valore, a vincere le false suggestioni del male. Anche lei, nella sua vita, ha affrontato a volte con coraggio a volte con scoraggiamento, difficoltà e tentazioni. Il modo migliore per raggiungere questi traguardi è quello di mettersi in ascolto della Parola di Dio, convinti che, mediante la Scrittura, Dio ci parla, ci incoraggia e sostiene. Gesù ci parla da persona viva a persone vive! Da amico ad amici! L’amica Santa Teresa ci parla da amica a noi suoi amici. La Quaresima che iniziamo, ci offre, ancora una volta, guidati dall’esempio di Santa Teresa, l’occasione di rinnovare e rendere più ferma e forte la scelta per Dio nella nostra vita. 18 Lazzaro diventa l’emblema del discepolo che Gesù ama, cioè di ogni discepolo. E ogni discepolo è chiamato a riconoscersi malato: “sono venuto per i malati, non per i sani”. Compito del discepolo è innanzitutto riconoscere la propria malattia, quella malattia che fa parte del nostro essere creature, della nostra fragilità. Quella malattia è lo spazio paradossale in cui Dio entra e ridona vita. Ogni discepolo è malato. E il peccato più grave è non riconoscere la propria fragilità. Siamo malati laddove la relazione con Gesù si inceppa. Malattia è ciò che rende faticosa o impossibile la relazione con Gesù. Questa condizione di malattia e fragilità dell’uomo non porterà alla morte. Gesù è infatti venuto per questo, affinchè il peccato dell’uomo non lo condanni alla morte. C’è una morte, che ha luogo dentro la nostra vita, che equivale a un addormentarsi. E’ prima di tutto da questo sonno durante la vita che Gesù viene a svegliarci. E’ il sonno che ci trattiene nel peccato e ci fa rimanere nella schiavitù, è il sonno che blocca le nostre scelte, è il sonno che non ci fa vedere la necessità di chi ci sta accanto. Gesù viene a svegliarci, ci richiama alla vita, alla vita in pienezza. E il sonno è spesso anche rifiuto di vedere la realtà. Oggi Gesù ci dice che possiamo guardare questa nostra realtà senza paura, perché è lui la luce attraverso cui vedere. Gesù accetta di combattere per te. Gesù ti fa venir fuori dal tuo sepolcro, da quelle situazioni in cui la vita ti ha rinchiuso, o da quei sepolcri in cui tu stesso ti sei ritirato. La relazione con Gesù è liberazione. La vita di fede è una continua esperienza di salvezza, in cui prendiamo coscienza di essere risvegliati alla vita, perché l’addormentarsi fa parte inevitabilmente del nostro essere creature fragili. 3 1^ DOMENICA DI QUARESIMA UNA GOCCIA NEL DESERTO Dal vangelo di Matteo In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Domande per la riflessione: 1. Il deserto ti fa paura? 2. Se dovessi rimanerci 40 giorni, cosa porteresti con te? 3. Qual è la tua tentazione più grande? 4. Cosa fa Gesù per vincere le tentazioni? 5. E tu cosa fai? Riflessione: Quando ci fermiamo a fare il punto della nostra vita spirituale, ci possono essere momenti di scoraggiamento. A volte abbiamo l’impressione di non essere andati molto avanti, anzi magari ci sembra di aver fatto qualche passo indietro. Se S. Teresa e altri grandi Santi ci hanno comunicato la loro percezione di sentirsi peccatori alla fine della loro vita, vuol dire forse che nella vita spirituale non ha senso parlare di progresso, ma di continue conversioni. La vita spirituale non è un corso di formazione,durante il quale si passi da un livello più basso a uno più alto, la vita spirituale è invece fatta di continue occasioni in cui confrontarsi con il Vangelo, occasioni nelle quali la nostra 4 17 vita è messa di fronte alla possibilità di scegliere il Vangelo o rifiutarlo. La tentazione continua infatti a sorprenderci nella nostra vita: e ciò che fa la differenza è come la tentazione ci trova nel momento in cui giunge. La differenza non sta nella data d’inizio del cammino, ma nel modo in cui stiamo coltivando oggi la relazione con Dio. Si può essere credenti di vecchia data ma avere il cuore spento. Tentare vuol dire mettere alla prova, nel senso di verificare, far venire fuori quello che sei. Gesù ha conosciuto la fatica di resistere alla sensualità della tentazione. La reazione di Gesù è chiara: la salvezza passa attraverso la croce, lo svuotamento, il Calvario. Gesù ha scelto la logica della croce per salvare il mondo, non ha scelto né la scorciatoia né la logica del compromesso a fin di bene. che mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». E, detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui. S. Teresa ci racconta la sua vita interiore Brano tratto da “Libro della vita”, cap. 17. Questo padre domenicano, che era molto virtuoso e timorato di Dio, mi fece molto bene, perché, avendolo scelto anche come mio confessore, si prese a cuore il bene dell’anima mia, e mi fece capire la rovina in cui mi trovavo. Mi faceva comunicare ogni quindici giorni; a poco a poco, trattandolo di più, gli parlai della mia orazione; mi disse di non abbandonarla mai, che assolutamente non poteva farmi altro che bene. Cominciai a tornare ad essa, anche se non evitavo le cattive occasioni, e non l’abbandonai più. Vivevo una vita piena di sofferenze perché, mediante l’orazione, vedevo meglio le mie colpe: da una parte mi chiamava Dio, dall’altra io seguivo il mondo; le cose di Dio mi davano una grande gioia, quelle del mondo mi tenevano legata. Sembrava che volessi conciliare questi due Domande per la riflessione: 1. Perché Gesù piange e si commuove? 2. Come ha cambiato la vita di Maria, Marta e Lazzaro Gesù? 3. Sei disposto ad aiutare un amico? 4. Come si fa ad uscire dal sepolcro della noia e della passività? Riflessione: Il sepolcro diventa immagine dei nostri luoghi di morte, cioè di peccato, laddove Dio non c’è più. La vita diventa un sepolcro quando Dio non c’è. Il desiderio di Gesù è ridare vita. Ciascuno è chiamato dunque a riconoscere quei luoghi di non-vita, di lutto e di lamento, in cui si è trovato gettato o in cui si è gettato con le proprie mani. Gesù viene a fare luce, viene a rivelare i luoghi in cui stiamo andando in decomposizione. Perché solo se noi stessi scopriamo dove stiamo morendo, possiamo permettere a Dio di svegliarci dal sonno. Gesù non accetta questa rassegnazione perché lui è la vita. “Colui che tu ami è malato” sono le parole che portano a Gesù i messaggeri inviati dalle sorelle di Lazzaro. 16 5^ DOMENICA DI QUARESIMA UNA LACRIMA SUL VISO Dal Vangelo di Giovanni Era allora malato un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella. Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, il tuo amico è malato». […] Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro. […] Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». li rispose Marta: «So che risusciterà nell'ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo». […]Maria, dunque, quando giunse dov'era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!».allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse: «Dove l'avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Vedi come lo amava!». […] Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». […] Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti ringrazio 5 opposti – così nemici l’uno dell’altro – come sono la vita e le gioie spirituali e i piaceri e i passatempi dei sensi. Nell’orazione provavo grande sofferenza, perché lo spirito non era padrone, ma schiavo; pertanto non riuscivo a rinchiudermi nel mio intimo (che era il mio solo modo di procedere nell’orazione) senza rinchiudervi con me mille vanità. Trascorsi così molti anni; soltanto ora mi meraviglio che una creatura umana abbia potuto resistere tanto in questo stato senza romperla o con Dio o con il mondo: certo, lasciare l’orazione non era più in mio potere, perché mi teneva con le sue mani colui che così voleva darmi maggiori grazie. 6 2^ DOMENICA DI QUARESIMA UNA NUVOLA LUMINOSA Dal vangelo di Matteo In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». Domande per la riflessione: 1. È facile salire su un monte? 2. È facile obbedire? 3. Ti piace affrontare situazioni difficili o preferisci evitarle? 4. Chi ti dà coraggio di fronte alle difficoltà? Riflessione: Domenica scorsa ci siamo trovati in un deserto roccioso dove il caldo del giorno si fa sentire e il freddo della notte fa battere i denti: oggi siamo su un monte. Ancora una volta siamo invitati a salire in alto. Gesù chiama tre dei suoi discepoli, Pietro,Giacomo e Giovanni: sono gli apostoli che in genere sceglie quando deve dire cose importanti. 15 Momento di preghiera: Dopo un momento di silenzio si potrebbero invitare i bambini/ragazzi a formulare delle preghiere in questo modo: “Signore apri i miei occhi perché io possa vedere la tua presenza in …” Santa Teresa ci racconta della sua malattia Brano tratto da “Libro della vita”, cap. 8,11 Nel frattempo, sebbene io non trascurassi di prendere le mie medicine, il Signore, il cui vivo desiderio di dispormi allo stato che più a me si conveniva aveva più potere d’ogni medicina, mi mandò una così grave malattia che dovetti tornare a casa di mio padre. Quando fui guarita, mi condussero a far visita a una mia sorella – che abitava in un borgo – il cui amore per me era così grande che, se avessi assecondato il suo desiderio, non avrei mai dovuto lasciarla. Suo marito mi voleva egualmente molto bene, per lo meno mi circondava di attenzioni, e anche di questo devo essere molto grata al Signore, perché dappertutto mi ha sempre fatto trovare affetto, mentre io l’ho ricambiato di tutto da quella che sono. 14 7 è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane». Saliamo anche noi su questo monte per capire e accogliere il messaggio della Parola di questa Domenica e farne tesoro nei giorni che seguono. Ma, per cogliere quello che avviene sul monte, dobbiamo fare un passo indietro e scendere in pianura. Qualche giorno prima, infatti, Gesù aveva annunciato ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e lì soffrire molto e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. Questa dichiarazione spaventa gli apostoli e Pietro a nome di tutti gli dice: “Dio ti liberi da questo, non ti accada mai una cosa così brutta e triste!”. Gesù lo rimprovera perché Pietro e i suoi compagni non capiscono ancora che Lui è venuto per donare la sua vita, per mostrare con il dono di sé quanto ci vuole bene. Anzi, dice loro che chi vuole essere suo amico è chiamato a vivere così, a smettere di pensare a se stesso e a impegnarsi, con tutta la vita, per Dio e per gli altri. Gli apostoli però non capiscono… un po’ come noi che facciamo sempre un po’ di fatica a volere bene per primi, a perdonare quando ci offendono, a rispondere a una parola o a un gesto cattivo con parole e gesti diversi, gesti buoni. Per questo Gesù oggi li porta, e porta anche noi, sul monte: per aiutarci a comprendere. Sul monte avviene una cosa straordinaria: il volto di Gesù brilla come il sole e le sue vesti diventano candide come la luce. Non pensate che sia un miracolo, un qualcosa piovuto dal cielo! Ciò che cambia il volto e l’aspetto di Gesù, ciò che lo tras-forma è la sua capacità di amare, la sua decisione di vivere per noi, di dare la sua vita per me, per te affinché possiamo trovare la gioia. La gioia, quella vera, si ha solo quando si sa e si crede che qualcuno ci vuole davvero bene. Non sono le cose che ci riempiono il cuore, ma solo l’amore, il bene appunto. Domande per la riflessione: 1. Perché i farisei non credono in Gesù? 2. Perché tante persone non vogliono convertirsi? 3. Tu cosa fai fatica a veder ogni giorno con il tuo cuore? Riflessione: Il cieco nato: in poco tempo passa dal buio totale alla luce: guarito da Gesù. Ma subito trova ostacoli su ostacoli davanti a sé: passata la novità, i curiosi non si interessano più di lui; i suoi genitori non hanno il coraggio di difenderlo; i giudici lo cacciano. Combatte per la verità ma viene respinto. In questo buio c’è comunque la luce di Gesù, che dice all’uomo guarito: “Io ci sono”. Questo incontro ci porta a scoprire che c’è sempre una buona notizia per chi apre gli occhi sulla verità, la novità di Gesù che passa portando guarigione, solidarietà, amicizia, perdono. 8 Pietro, davanti a questo spettacolo, è entusiasta. Gesù gli appare bellissimo come Dio! Guarda e grida: “Che bello, restiamo qui per sempre!” Ma così, ancora una volta, mostra di non capire. Questa volta interviene Dio, il Padre, che parla da una nube che avvolge tutti e, come un genitore orgoglioso del figlio, esprime tutto il suo amore: “Guardatelo, è il mio figlio, colui che amo!”. Penso che a tutti voi ragazzi sarà capitato di avere avuto un elogio dai vostri genitori per un bel voto ricevuto, per un’attenzione prestata, per un servizio reso ai nonni o ai fratellini più piccoli. Certamente la gioia sarà stata grande. Una volta un papà, incontrandomi, mi ha detto: “Questo è Riccardo, il mio bambino, e sono molto orgoglioso di lui! A scuola ha ricevuto un premio per la bontà”. Il papà era orgoglioso, proprio compiaciuto di quel suo figlio buono e attento verso tutti. Oggi Dio ci parla di suo figlio e lo fa con lo stesso orgoglio del papà di Riccardo. Gesù, con la sua vita, sta realizzando il progetto del Padre che è quello di far rifiorire l’amore, la giustizia, la bontà, la misericordia sulla terra. Poi rivolto a noi dice: ASCOLTATELO. Ascoltare: ecco la parola chiave del Vangelo di oggi. Gesù ascolta il Padre e realizza il suo progetto di amore. Noi siamo chiamati ad ascoltare Gesù. Cosa vuol dire ascoltare? Vuol dire prestare attenzione, vuol dire far scendere nel cuore quanto abbiamo ascoltato con le orecchie perché quello che abbiamo capito diventi frutto, diventi vita. Quando voi ascoltate bene una lezione, i compiti a casa vi riescono bene! Proprio questo è il segno che avete ascoltato con attenzione. La stessa cosa con Gesù: se siamo ascoltatori attenti, la nostra vita mostra, nelle azioni, che siamo dalla sua parte. 13 4^ DOMENICA DI QUARESIMA LA CONVERSIONE E’ SORGENTE DI VITA Dal Vangelo di Giovanni In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita […], allora sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». […] Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi 12 9 PREGHIERA: Siamo chiamati ad essere “persone-anfore” per dare da bere agli altri: a volte l’anfora si trasforma in una pesante croce, ma è proprio sulla croce, dove, trafitto, il Signore si è consegnato a noi come fonte di acqua viva. Non lasciamoci rubare la speranza! (EG 86) Papa Francesco Scendiamo a valle con Gesù, cioè ritorniamo nella realtà di tutti i giorni e, con la gioia di aver visto sul volto radioso di Gesù l’amore che lo trasfigura, cerchiamo anche noi di imitare il suo amore e il suo bene verso tutti. Santa Teresa cerca la perfezione dell’anima Santa Teresa e la sua anima in schiavitù Brano tratto da “Libro della vita”, cap. 31,17 Il mondo, quando vede qualcuno avviato per tale strada, esige che sia perfetto e mille miglia lontano scopre in lui una mancanza, che forse è virtù, ma siccome in chi lo condanna la stessa cosa proverrebbe da vizio, giudica che sia così anche nell’altro. Egli non dovrebbe né mangiare né dormire né, come si dice, respirare; più è tenuto in considerazione, più si è indotti a dimenticare, sembra, che è ancora di carne e ossa. Per quanto perfetta abbia l’anima, vive ancora sulla terra, soggetto alle sue miserie, benché le tenga sempre più sotto i piedi. È perciò necessario, come dico, un gran coraggio perché la povera anima non ha ancora cominciato a camminare e già pretendono che voli; ancora non ha vinto le passioni e già esigono che in difficili occasioni resti così salda come leggono che avveniva ai santi confermati in grazia. È motivo di lode per il Signore quanto accade in questa circostanza, ed è anche motivo di gran pena per il nostro cuore perché moltissime anime che, poverine, non sanno farsi valere, tornano indietro. E così credo che sarebbe stato anche della mia se il Signore, nella sua infinita misericordia, non avesse fatto tutto lui: finché egli non è intervenuto con la sua bontà in mio favore, la signoria vostra avrà visto che non facevo altro se non cadere e rialzarmi. Brano tratto da “Libro della vita”, cap. 3,3 Vorrei saper descrivere la schiavitù in cui era allora la mia anima, perché ben capivo io di essere schiava, ma non riuscivo a capire di che cosa, né potevo credere del tutto che ciò di cui i confessori non mi facevano gran carico fosse così grave colpa come io la sentivo nel mio intimo. Uno di essi, al quale avevo manifestato questo scrupolo, mi disse anzi che, pur raggiungendo uno stato di elevata contemplazione, tali occasioni e amicizie non mi avrebbero arrecato alcun danno. Questo avveniva già all’ultimo, quando io cominciavo, con l’aiuto di Dio, a fuggire i pericoli più gravi, pur non sottraendomi del tutto alle occasioni. Sembrava loro che io facessi molto, vedendomi piena di buoni desideri e dedita all’orazione, ma la mia anima sentiva che non faceva tutto ciò che era tenuta a fare per colui a cui tanto doveva. Mi è ora motivo di pena il molto che essa soffriva e il poco aiuto che da tutti aveva, fuorché da Dio, e la grande libertà che le concedevano per i suoi piaceri e passatempi, dicendo che erano leciti. 10 3^ DOMENICA DI QUARESIMA ZAMPILLO IN TE Dal vangelo di Giovanni In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». […] «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Domande per la riflessione: 1. 2. 3. 4. 5. Di che cosa ha sete Gesù? Di che cosa è pieno il tuo pozzo/cuore? Cosa dovresti buttare via per essere acqua pura? Che acqua puoi donare agli “assetati d’amore”? Ci credi che solo Gesù può darti l’acqua viva che disseta per la vita eterna? 11 Riflessione: La samaritana del pozzo possiamo essere tutti noi con tutte le nostre cose che ci preoccupano, con la nostra fretta, con tutti i nostri impegni a volti eccessivi, col nostro bisogno di essere amati. Pensateci un attimo: sono certa che tutti voi desiderate che mamma, papà e tutte le persone che conoscete vi vogliano bene, perché l’amore è la cosa che tutti cercano! E’ per te, per te, per te… che Gesù è seduto sul pozzo sotto il sole di mezzogiorno che gli scotta la pelle: è lì che ti aspetta per volerti bene. Naturalmente, noi non abbiamo il pozzo di Giacobbe! Il nostro pozzo è dovunque ci troviamo: in ogni momento della giornata Gesù è vicino a noi che ci dona la sua acqua viva, il suo amore, e ci invita a nostra volta a darlo a tutti, più che con le parole, con la nostra vita. Un giorno san Francesco, uscendo dal convento, incontrò frate Ginepro. Era un frate semplice e buono e san Francesco gli voleva molto bene. Gli disse:”Frate Ginepro, vieni, andiamo a predicare”. Ginepro rispose:” Padre mio, sai che io ho poca istruzione. Come potrei parlare alla gente?”. Ma poiché san Francesco insisteva, frate Ginepro acconsentì. Girarono per tutta la città pregando in silenzio per tutti coloro che lavoravano nelle botteghe e negli orti. Sorrisero ai bambini, specialmente a quelli più poveri. Scambiarono qualche parola con gli anziani. Accarezzarono i malati. Aiutarono una donna a portare un pesante recipiente pieno d’acqua. Dopo avere attraversato più volte tutta la città, san Francesco disse:”Frate Ginepro, è ora di tornare al convento”. “E la nostra predica?” disse Ginepro. “L’abbiamo fatta… L’abbiamo fatta!” rispose sorridendo il Santo.