RICERCA AZIONE e PROJECT WORK Roberta Moscarelli PON Scuola 1.1.C formazione formatori La ricerca azione La RICERCA AZIONE rappresenta la forma più strutturata ed avanzata della ricerca partecipante. Il termine originario, coniato negli anni '40 da un gruppo di ricerca che operava in campo amministrativo è action research, da cui derivano action recerche e ricerca-azione o ricerca-intervento,. La ricerca azione trova una prima teorizzazione nel lavoro di K. Lewin nel corso degli anni 70. Caratteristiche principali della RA: Q il problema sorge all'interno della comunità educativa che lo definisce, lo analizza e lo risolve; Q lo scopo è la trasformazione radicale della realtà sociale e la modificazione dei comportamenti di chi vi fa parte; Q la ricerca esige la partecipazione di tutta la comunità coinvolta nell'indagine e durante tutto il processo; Q interessa, in genere, i gruppi più deboli ed emarginati; Q le procedure tendono a stimolare una maggiore consapevolezza dei partecipanti rispetto alle loro risorse e alle possibilità di mobilitarle; Q il metodo della ricerca può essere considerato - da un certo punto di vista - più scientifico perché il coinvolgimento della comunità offre una maggiore autenticità e completezza all'analisi della realtà sociale; Q il ricercatore partecipa alla ricerca a fianco agli altri, apprende durante la ricerca coinvolgendosi nei processi analizzati. Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 Alcune distinzioni: Q Q ricerca operativa, ricalca le procedure del problem solving ed è diretta alla soluzione dei problemi concreti che emergono via via nei vari settori della vita attiva. Resta comunque un’applicazione particolare della ricerca quantitativa, nomotetica: la situazione problematica viene posto all’interno di un gruppo, ma la definizione del problema, delle ipotesi di applicazione e il vaglio dei risultati viene delineata dai ricercatori, che predispongono anche i criteri di misurazione e i trattamenti da applicare; ricerca partecipante, cerca di superare la dicotomia fra versante teorico, affidato ai ricercatori, e pratico, affidato agli operatori, cercando nuove forme di collaborazione che garantiscano l’aderenza ai problemi e ai loro contesti concreti e la loro verifica, con rigorosità dei procedimenti e di risultati della ricerca. Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 La ricerca (tradizionale) Q Q Q Q Q Q Q Q Q Q Atteggiamento scientifico Analisi delle transizioni Raffinamento della conoscenza Metodologia mirante al raffinamento dei dati Determinazione di fatti, invarianti, leggi, costanti Procedure rigorosamente ipotetico-deduttive Distacco e neutralità del ricercatore Stabilizzazione del cambiamento Riferimento a problemi di conoscenza Monodisciplinarità Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 La ricerca-azione Q Q Q Q Q Q Q Q Q Q Atteggiamento prasseologico Elaborazione di transizioni Implicazione esistenziale in senso soggettivo Ricerca dell’efficacia per operare delle scelte Elaborazione di tattiche, strategie, politiche Rivalutazione dell’affettivo e dell’immaginario Implicazione ed emancipazione degli attori Formazione al cambiamento Riferimento a problemi sociali (questioni valoriali) Interdisciplinarità Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 La RA in Italia Q In Italia le esperienze di RA si sono diffuse negli ultimi 20 anni; uno dei principali studiosi è C. Scurati. Riferendosi anche ai contributi di altri studiosi per Scurati la RA implica un processo di conoscenza orientata all’emancipazione dei ricercatori e dei soggetti. Per questo la RA esige che si definisca ‘un fine comune e un campo comune di interazioni concrete’; fa appello ad una comunicazione simmetrica tra i protagonisti che abolisce il rapporto soggetto/oggetto tra i ricercatori e gli altri soggetti implicati nella ricerca; privilegia il cambiamento e l’attività di ricerca come agente di cambiamento; ha una specificità che consiste nella circolarità tra ricerca e azione nel senso che mira a lavorare per generare l’azione attraverso la ricerca e la ricerca attraverso l’azione, nel confronto e nella discussione dell’una attraverso l’altra nel cambiamento. L’autore mette inoltre in risalto l’intenzionalità che si esprime nel progetto della RA, che ha caratteristiche di progetto scientifico in quanto implica un processo di riflessione, di analisi e di trattamento dei dati. Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 Parole chiave: Partecipazione Q E’ un aspetto essenziale della RA che garantisce ai partecipanti di essere soggetti attivi, protagonisti della ricerca. In questo modo la RA può essere costruita sui bisogni reali dei partecipanti e li coinvolge nell’individuazione delle situazioni problematiche, nell’elaborazione di ipotesi di soluzione e nella loro realizzazione. L’attività di ricerca partecipata implica un’intensa circolazione di informazioni e idee tra tutti i soggetti coinvolti, con pari dignità, nelle attività. Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 Parole chiave: Contestualizzazione Q Q Q Q Q La RA prende avvio da situazioni e aspetti specifici. Le soluzioni proposte sono altrettanto specifiche e possono essere immediatamente utilizzate. E’ orientata all’individuazione delle condizioni ed azioni di cambiamento piuttosto che alla definizione dei fenomeni. E’ più interessata a comprendere la natura dei processi (ad es. di insegnamento, di apprendimento) piuttosto che valutare i prodotti (es. conoscenze, abilità…), anche se non li esclude. La RA si qualifica come ricerca idiografica (esplorativa e situata) piuttosto che nomotetica (finalizzata a ricercare le leggi generali di un fenomeno); le modalità di analisi e valutazione privilegiano strumenti di tipo qualitativo. La RA fa attenzione agli effetti previsti/imprevisti, desiderabili/indesiderabili di una pratica o di un intervento e cerca di collegarsi all’affettività delle persone attive nella situazione e ai loro desideri, che sono alla base della loro partecipazione alla ricerca. La RA mette in rapporto il metodo al contesto, accosta le situazioni al modo in cui operano le persone impegnate in una situazione, considera ciò che funziona ed il modo in cui l’operatore nella pratica è riuscito a produrre coerenza tra cultura, società di cui egli è un esponente e teorie, anche implicite. Nella situazione, quindi, va analizzato il positivo e il negativo, la potenza e la debolezza. Se nella ricerca classica la coerenza che interessa è quella rintracciabile nei fatti con le caratteristiche che permettono di ricavare una legge, nella RA interessa la coerenza che nasce dal senso, dal significato che alcuni fatti assumono per l’individuo o per un gruppo. Questo è fare una ‘diagnosi della realtà’. In questa prospettiva è possibile anche usare gli strumenti della ricerca classica, ma non viceversa. Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 Parole chiave: Sistematicità Q la RA è sistematica e rigorosa, anche se in modo diverso dalla ricerca classica. Nella RA ci sono delle fasi: individuazione della situazione problematica e definizione del problema; analisi della situazione (o delle situazioni); definizione di un piano di azione, fondato su basi teoriche; realizzazione operativa del piano di azione; osservazione; valutazione del/i percorso/i; rivisitazione del piano. Vi è un circuito metodologico basato su: analisi-azione-riflessione-analisi; il risultato della RA è un processo continuo e aperto di riprogettazione e riformulazione del/i problema/i. Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 Parole chiave: Riflessività Q La riflessività è un elemento essenziale per la correttezza e la coerenza delle azioni intraprese e delle decisioni assunte. Essa permette di acquisire consapevolezza della congruenza tra teorie in azione (theory in action), teorie che traspaiono dalle proprie azioni, e la ‘teoria sposata’ (espoused theory), ossia della teoria che si dice di seguire. Assieme all’osservazione, la riflessione nella RA porta al miglioramento della prassi didattica e al miglioramento professionale operando un cambiamento di paradigma, ossia il vedere le cose da un altro punto di vista. Da questo punto di vista acquista importanza la ‘triangolazione’, ovvero la possibilità di riflettere su dati che provengono da strumenti, da prospettive e da soggetti diversi. Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 Parole chiave: Circolarità teoria – pratica Q Q Q La RA è radicata nella prassi perché parte da un aspetto relativo ad una situazione concreta e i risultati si riferiscono immediatamente alla situazione concreta. La stessa dimensione teorica emerge dalla prassi come riflessione sulle motivazioni dell’agire e come valutazione critica. Le teorie (theory in action e espoused theory) vengono esplicitate e confrontate con la pratica. La riflessione sulla pratica fonda la possibilità di una teoria che nasce dalla pratica e di una pratica che arricchisce la teoria. Il ‘problema’ non è dato immediatamente, ma viene ‘posto’ e definito attraversa una tra le molte possibili descrizioni della situazione. Una situazione può sempre essere ridescritta e il problema ridefinito, il che significa formularne uno di diverso. L’interpretazione della situazione problematica, per definire il problema, rappresenta quindi già una alterazione/modificazione della stessa. La modificazione è momento di interpretazione in quanto quest’ultima non consiste in un atteggiamento contemplativo, ma in azioni che sono il risultato di operazioni compiute nel reale e sul reale. Nella RA l’azione si intreccia costantemente con l’interpretazione nel senso che dalle modificazioni della situazione educativa, conseguenti dalle azioni intraprese, è necessario reinterpretare di volta in volta le modificazioni assunte dalla situazione, per cogliere il senso delle modificazioni parziali ed intermedie e dirigere il corso delle azioni successive. Il valore formativo della RA si fonda in questo processo continuo di interpretazione, modificazione della realtà e attribuzione di senso alla direzione assunta dai mutamenti. Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 Parole chiave: Pari dignità fra i soggetti in ricerca Q Q Q La RA coinvolge direttamente il soggetto nell'oggetto della ricerca ed esclude forme di separazione tra chi interagisce con un dato contesto (es. l’insegnante, l’operatore sociale, gli abitanti di un territorio, gli studenti) e il ricercatore; la posizione di ricercatore è assunta da ciascuno dei soggetti in azione poiché ognuno elabora un sapere proprio e partecipa alla elaborazione del sapere degli altri. La RA per sua natura si apre all'imprevisto, al fallimento e al ripensamento attraverso una continua valutazione degli obiettivi della ricerca stessa, quindi costituisce un momento di riflessione e di analisi da cui si ricavano nuovi problemi e nuove possibilità di soluzione di problemi. Grazie all'utilizzo di strumenti di indagine più idonei a cogliere il qualitativo e il vissuto consente il recupero, il rispetto e la valorizzazione della soggettività, fondamentale per promuovere processi di inclusione e di partecipazione attiva in particolare dei soggetti svantaggiati o a rischio di esclusione sociale. Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 In sintesi: Q Q Q Q Una RA viene intenzionalmente progettata per modificare il campo di indagine nel momento in cui lo si studia. Rispetto alla ricerca sperimentale 'ricerca per sapere', la RA si pone come 'ricerca per agire', quindi si concentra sulla risoluzione di un problema sia come spiegazione dei fatti che come progettazione di interventi nei specifici contesti Una RA è progettata e condotta in modo collettivo, con la partecipazione attiva di esperti e di persone appartenenti alla comunità. Non è lo psicologo o il ricercatore o l'animatore, che prima "ricerca" e poi comunicai risultati ed eventualmente la "cura". Insieme viene fatta la diagnosi, simultaneamente cominciano ad avere luogo delle modificazioni, sempre collettivamente vengono studiate le strategie di intervento a lungo termine. In modo simultaneo quindi, il gruppo che applica questa metodologia, analizza, conosce, prende coscienza e modifica una situazione. Il tecnico non è il detentore del sapere ma è una risorsa a disposizione della comunità: ciò comporta il superamento della pretesa neutralità del ricercatore e della ricerca, che non si limita a conoscere un fenomeno, ma prende coscienza del proprio ruolo di agente di cambiamento socio-educativo; La comunità è al tempo stesso soggetto e oggetto della conoscenza e del cambiamento sociale Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 La ricerca-azione nel lavoro didattico Q Q Q La ricerca-azione è una metodologia di lavoro mirata a superare la tradizionale dicotomia fra teoria e pratica e la separazione fra ambito educativo ed applicativo. In generale richiede attenzione ai processi di comunicazione e al lavoro collettivo. È anche una metodologia flessibile che permette anzi dovrebbe indurre a introdurre modifiche nella propria programmazione mano a mano che si procede nel lavoro. La ricerca-azione si propone di consentire ai partecipanti, quali soggetti dell'apprendimento, la possibilità di valutare, durante il percorso formativo, cosa si è appreso, come si sta apprendendo, quali problemi agiscono come ostacoli o blocchi, quali bisogni restano insoddisfatti e quali nuovi sono generati, quali fattori e quali interazioni favoriscono l'apprendimento individuale e collettivo. La ricerca-azione permette agli allievi di sperimentare il percorso della ricerca con il ruolo di cittadini-ricercatori, e di vivere in prima persona gli effetti della metodologia e dei suoi processi. Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 Project work Q Q Q Q Il project work basato sulla ricerca-azione è qualcosa di più della sperimentazione sul campo di quanto presentato dai docenti in aula con l'obiettivo di rinforzare l'apprendimento. Il PW rappresenta una parte fondamentale del processo formativo per due ragioni: nel PW sia gli alunni che i docenti coinvolti incontrano i problemi e sono costretti a porsi le domande che alimentano la ricerca e il processo di apprendimento come riprogettazione condivisa continua; Attraverso il project work le persone coinvolte mettono alla prova gli strumenti proposti in aula, ma soprattutto contribuiscono alla costruzione della conoscenza. Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 Fasi del project work: 1. Organizzazione del gruppo Q Q Q Q Verifica dell'esistenza di un interesse comune dei membri del gruppo rispetto ad un tema su cui lavorare. Impegno di ciascun membro del gruppo a contribuire al lavoro collettivo. Verifica della disponibilità dei singoli e definizione della frequenza con cui scadenzare incontri e impegni di lavoro. Definizione di massima di un piano di lavoro e delle responsabilità, per esempio relative al coordinamento e alla memoria scritta del lavoro. Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 Fasi del project work: 2.Selezione di un problema specifico Q Q Q Q Q Q Eliminare problemi troppo generali. Cercare attivamente di identificare pregiudizi presenti nel gruppo, in particolare riguardo al tema prescelto. Approfondire le caratteristiche che permettono di focalizzare meglio il problema. Scegliere un problema su cui è ipotizzabile realizzare un'esperienza di ricerca-azione e project work entro i tempi previsti Assicurarsi che il problema scelto rivesta interesse per i componenti del gruppo. Mettere in evidenza elementi che facilitano l'innovazione pedagogica. Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 Fasi del project work: 3. Definizione degli obiettivi: caratteristiche Q Q Q Q Chiari: vanno formulati in modo comprensibile e preciso. Realistici: devono ragionevolmente poter essere raggiunti a partire dalla metodologia e dalle risorse a disposizione. Pertinenti: devono essere in relazione e rispettare la natura del problema in esame. Condivisi: assicurarsi che gli obiettivi siano riconosciuti e condivisi dal gruppo Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 Fasi del project work: 4. Progettazione partecipata Q Q Q Q Q Q Q Progettazione Ideazione Individuazione delle fasi, delle attività, delle modalità operative e organizzative, dei risultati e dell'impatto atteso Definizione del progetto/piano di lavoro Domande per la definizione degli strumenti di lavoro: Come raccogliere i dati? Come si intende osservare (dall’esterno, in modo partecipativo…)? Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 Fasi del project work: 5. Lavoro sul campo Q Svolgimento Realizzazione lavoro sul campo. Osservazione e riflessione su: pratica di lavoro del gruppo, ruolo dei diversi attori, metodologia e risultati. Q Raccolta dati Annotazione delle osservazioni durante il processo di ricerca-azione. Riflessione sui necessari cambiamenti al piano di lavoro iniziale (cause, effetti). Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 Fasi del project work: 6. Valorizzazione Q Valutazione Q Verifica in gruppo dei risultati Riflessione sui cambiamenti prodotti Identificazione di relazioni con problemi simili Autovalutazione Q Comunicazione Q Presentazione/comunicazione/condivisione dei risultati all’esterno Q Riprogettazione Q Riflessione teorica condivisa sui cambiamenti prodotti Ipotesi di nuove azioni ed eventuale riproposizione del ciclo. Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 Strumenti per la ricerca-azione e il project work: Distinguere le abitudini di pensiero Q Q Quando ci muoviamo entro un "sistema semplice" (cornici condivise, stesse premesse date per scontate) l'abitudine di pensiero più adeguata è quella della logica classica, della razionalità analitica e lineare. Ma quando il sistema di cui siamo parte è "complesso" (caratterizzato dalla comunicazione fra cornici diverse), bisogna passare ad un'altra abitudine di pensiero guidata dall'ascolto attivo, interessata alle cornici e premesse implicite, che considera l'osservatore parte integrante del fenomeno osservato, circolarmente e auto-riflessivamente. Le due Tavole Sinottiche seguenti (Sclavi,2000) riassumono le principali differenze fra le "Due Abitudini di Pensiero" Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 Strumenti per la ricerca-azione e il project work: Tavola 1. Due abitudini di pensiero SISTEMI SEMPLICI SISTEMI COMPLESSI Q Dove "le stesse cose" hanno lo stesso significato Dove "le stesse cose" hanno significati differenti Stesse premesse implicite (cornici) Ciò che diamo per scontato ci aiuta a comunicare Diverse premesse implicite (cornici) Ciò che diamo per scontato ci impedisce di comunicare Io ho ragione, tu hai torto (o viceversa) Tutti hanno ragione. Anche chi dice che non possono aver ragione tutti Controllo di primo grado (Saper prevedere l'arco di reazioni possibili) Controllo di secondo grado (Saper trasformare le reazioni inattese in conoscenza) Mondo mono-culturale Mondo pluri-culturale Uni/verso Pluri/verso Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 Strumenti per la ricerca-azione e il project work: Tavola 2. Ascolto attivo / passivo ASCOLTO PASSIVO ASCOLTO ATTIVO Statico (Una unica prospettiva giusta) Dinamico (Una pluralità di prospettive) Passivo (rispecchiare la realtà) Attivo(costruzione della realtà) In controllo(incidenti di percorso e imbarazzi: negativi ) Goffo (incidenti di percorso e imbarazzi: positivi) Soggettivo: no, Oggettivo: sì. Né soggettivo, né oggettivo. (esploratore di mondi possibili) Neutralizzare le emozioni. Centralità delle emozioni Focus sui contenuti Focus sulla forma Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 Strumenti per la ricerca-azione e il project work: LE DINAMICHE DELL'ASCOLTO ATTIVO Q Sempre più spesso con il diversificarsi della nostra società, l'ascolto attivo diventa una competenza di base, indispensabile anche nella vita quotidiana. Nel mondo occidentale il riconoscimento dell'importanza dell'ascolto attivo in generale e non solo in sede terapeutica è una conquista molto recente. Le basi teoriche per questo approccio erano state elaborate in precedenza da studiosi che hanno sostenuto la priorità dell'ascolto in un paradigma dialogico (Martin Heidegger, Michail Bachtin) e dai teorici dei sistemi complessi (Bateson). Il modello più efficace per comprendere la differenza fra Ascolto Passivo e Ascolto Attivo è offerto dalla buona comunicazione interculturale in situazioni concrete e contingenti in quanto rende più facilmente evidenziabile che uno stesso comportamento può avere significati antitetici e al tempo stesso assolutamente legittimi. Per esempio il non guardare negli occhi una persona anziana e autorevole in un contesto culturale può essere segno di rispetto, in un altro segno di mancanza di rispetto. I malintesi, l'irritazione, l'imbarazzo, la diffidenza in questi casi non sono risolvibili in termini di comportamenti "giusti o sbagliati", ma cercando di capire l'esperienza dell'altro, il che implica accogliere come importanti aspetti che siamo abituati a considerare trascurabili o addirittura che prima non abbiamo mai preso in considerazione. Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 Strumenti per la ricerca-azione e il project work: "Sette Regole dell'Arte di Ascoltare" (Sclavi,2000) Q Q Q Q Q Q Q 1. Non avere fretta di arrivare a delle conclusioni. Le conclusioni sono la parte più effimera della ricerca. 2. Quel che vedi dipende dal tuo punto di vista. Per riuscire a vedere il tuo punto di vista, devi cambiare punto di vista. 3. Se vuoi comprendere quel che un altro sta dicendo, devi assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarti a vedere le cose e gli eventi dalla sua prospettiva. 4. Le emozioni sono degli strumenti conoscitivi fondamentali se sai comprendere il loro linguaggio.Non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi. Il loro codice è relazionale e analogico. 5. Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili. I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come al tempo stesso trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti,perché incongruenti con le proprie certezze. 6. Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione interpersonale. Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti. 7. Per divenire esperto nell'arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica. Ma quando hai imparato ad ascoltare, l'umorismo viene da sé. Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 Strumenti per la ricerca-azione e il project work: il Brainstorming Q Q Q Q Q Q Q Q Q Il brainstorming, è un metodo per sviluppare soluzioni creative. L'obiettivo originario del brainstorming è la produzione di possibili soluzioni di un problema specifico, per lo più semplice. Alla base vi è l'idea del gioco quale dimensione "leggera" che permette di liberare la creatività dei singoli e del gruppo, e che normalmente è impedita da una serie di inibizioni. A questo scopo il brainstorming si propone l'obiettivo di favorire: il superamento di inibizioni e autocontrollo rispetto all'espressione della propria posizione il superamento dell'urgenza di schierarsi il superamento di un atteggiamento difensivo rispetto alle idee che si sono espresse il superamento di assetti di potere e di leadership esistenti all'interno del gruppo lo sviluppo di uno spirito competitivo "leggero" un entusiasmo contagioso, così come in ogni gioco ben condotto. Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 Strumenti per la ricerca-azione e il project work: Brainstorming: le regole del gioco Q Il gruppo ideale dei partecipanti al Brainstorming non dovrebbe essere superiore ad una quindicina di persone riunite attorno a un tavolo. Una volta messo a fuoco il problema e fissato un tempo limite per l'incontro, ciascuno esprimerà come soluzione al problema la prima idea che gli viene in mente, in rapida sequenza e per libera associazione di idee. Il brainstorming premia soluzioni il più possibile assurde, nella convinzione che più le proposte sono ridicole e più saranno interessanti e utili per individuare alla fine la soluzione migliore. Infatti esse saranno sottoposte ad un processo sempre più affinato di rielaborazione, di approfondimento, di revisione, da parte del gruppo, rifacendosi via via alle idee proposte da altri partecipanti, in modo da trasformare il carattere irrealizzabile e fantasioso delle idee iniziali in proposte sempre più pratiche e fattibili. Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 Strumenti per la ricerca-azione e il project work: Brainstorming: produrre insieme nuove idee Q Q Per questa ragione ad ogni partecipante è chiesto di sospendere il giudizio e l'urgenza classificatoria e di rinunciare a qualsiasi valutazione sulle idee proposte da altri. L'obiettivo del brainstorming è infatti quello di produrre nuove idee, mentre il giudizio introduce un elemento di rischio per il singolo partecipante e induce un atteggiamento difensivo di idee consolidate. Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 Strumenti per la ricerca-azione e il project work: Brainstorming: come condurre Q Q Q Q Q Q Il conduttore del brainstorming ha la funzione di facilitatore, ovvero di: 1) proporre il problema iniziale in modo chiaro e semplice 2) invitare i partecipanti a sospendere il giudizio 3) favorire le idee estreme e spiazzanti e ad accogliere qualsiasi idea espressa 4) scrivere, su una lavagna o altro, per esempio dei foglietti adesivi, tutte le idee espresse, in modo che siano visibili a tutti e possano essere utilizzate per successive elaborazioni 5) incoraggiare i partecipanti a elaborare variazioni sulle idee espresse da altri Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 Strumenti per la ricerca-azione e il project work: Brainstorming: alcuni consigli Q Q Facilitare la predisposizione di uno spirito di gruppo: ad esempio far sedere i partecipanti fianco a fianco, per rinforzare l'atteggiamento mentale di affrontare un problema comune; iniziare la riunione con le presentazioni, nel caso che le persone non si conoscano. Stimolare la reinterpretazione delle idee espresse Possono essere utilizzate varie tecniche, come quella di raccogliere le idee chiave scrivendole su una lavagna in gruppi omogenei, attribuendo ad essi dei titoli, sviscerandone le idee centrali, esprimendo ulteriori considerazioni. Inoltre trascrivere le proposte dà al gruppo un segno tangibile di realizzazione collettiva, rinforza la regola di non criticare, riduce la tendenza a ripetersi e aiuta a stimolare altre idee. Una modalità per la scelta della proposta finale può essere quella di attribuire un punteggio alle varie idee e di scegliere quella che raggiunge un punteggio più alto. L'esplorazione della plausibilità, sostenibilità, validità ed efficacia del risultato emerso dal brainstorming avviene solamente in una fase conclusiva o a posteriori. Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 Strumenti per la ricerca-azione e il project work: il Focus Group Q Il focus group è una tecnica di rilevazione per la ricerca sociale basata sulla discussione tra un gruppo di persone. La finalità principale del focus group è quella di studiare un fenomeno o di indagare uno specifico argomento in profondità, utilizzando come base per la rilevazione l'interazione che si realizza tra i componenti del gruppo. Q Q Q Q Q nel focus group viene il più possibile stimolata la comunicazione tra i partecipanti. Domande reciproche, Richieste di chiarimento, Messa in evidenza di punti deboli, Dichiarazione del proprio disaccordo, Se espresse senza esprimere giudizi negativi, sono considerati importanti modalità per mettere in discussione la propria opinione iniziale, per far emergere altre posizioni e idee. Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 Strumenti per la ricerca-azione e il project work: come costruire il Focus Group Q Q Q Il gruppo viene appositamente costruito dai ricercatori secondo gli obiettivi della ricerca e può comprendere un numero di partecipanti variabile generalmente tra quattro e dodici: - i "full group", gruppi più grandi, consentono di conoscere una gamma più ampia di posizioni, - i "mini group", più ridotti, consentono di approfondirle. Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 Strumenti per la ricerca-azione e il project work: il livello di strutturazione del Focus Group Q Q La discussione viene generalmente condotta da un moderatore che a seconda della situazione contingente può esercitare un vero e proprio ruolo di guida alla discussione, oppure può fornire una serie di stimoli e strumenti affinché i partecipanti riescano ad autogestire il più possibile le relazioni e l'interrelazione. Si distingue tra i focus group autogestiti, cioè caratterizzati da un basso grado di strutturazione, e quelli impostati sfruttando, in modo più o meno flessibile, una griglia di intervista. In alcuni casi si preferisce variare in uno stesso focus group il livello di strutturazione, oppure includere nella stessa ricerca più serie di focus group, diversi per tipologia, o ancora si può chiedere ai soggetti di partecipare a più stadi di focus group, cioè a più gruppi. Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 Strumenti per la ricerca-azione e il project work: A cosa serve il Focus Group Q Q Q Q Q Il focus group è di per sé una discussione centrata su un tema, che può essere utilizzato all'interno di un processo o di una ricerca in fasi differenti e per scopi diversi: per definire gli obiettivi operativi; per impostare un vero e proprio lavoro di progettazione, avendo già individuato gli obiettivi fondamentali; per indagare le reazioni che certe categorie di persone avranno rispetto ad un lavoro già progettato; per effettuare una valutazione di tutte le fasi di lavoro, in vista di processi o di ricerche future. Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005 strumenti per la ricerca-azione e il project work: Bibliografia di riferimento Q Q Q Q Q Q Q Q Q Q Q E. Becchi, B. Vertecchi, Manuale critico della sperimentazione e della ricerca educativa, Angeli, Milano, 1992 (in particolare il contributo di J. Pourtois, La ricerca-azione in pedagogia). R. Bonfiglioli, La ricerca come strategia didattica, La Nuova Italia, Firenze, 1993 E. Catarsi, Ricerca-azione e costruzione di saperi, in G. Genovesi (a cura), Scienza dell’educazione e ricerca educativa, Ediz. Corso, Ferrara, 1995 J. Elliott, A. Giordan, C. Scurati, La ricerca-azione. Metodiche, strumenti, casi, Bollati-Boringhieri, Torino, 1983 E. Nigris, Un nuovo rapporto tra ricerca e innovazione: la ricerca-azione, in S. Mantovani (a cura), La ricerca sul campo in educazione. I metodi qualitativi, Mondadori, Milano, 1995 G. Perez – Serrano, Ruolo degli educatori nella ricerca-azione, in Rinascita della Scuola, n. 6 (1989) C. Scaglioso, Per una pedagogia dell’intervento. Le proposte della ricerca-azione, in "Il Quadrante Scolastico", n. 49 (1991), C. Scurati, G. Zanniello, La ricerca-azione. Contributi per lo sviluppo educativo, Tecnodid, Napoli, 1993 C. Scurati, La ricerca-azione, in AA.VV., La ricerca pedagogico-didattica, LAS, Roma, 1997 C. Trombetta (a cura), Ricerca-azione e psicologia dell’educazione, Armando, Roma, 1988 M. Sclavi et Al. AVVENTURE URBANE, progettare la città con gli abitanti, ELÈUTHERA, 2002 Roberta Moscarelli - PON 1.1.C 2005