I
LE GUIDE
nsieme,
contro il tumore
del polmone
Fondazione
Federico
Calabresi
Fondazione
Federico
Calabresi
I
nsieme,
contro il tumore
del polmone
Alain Gelibter
Anna Ceribelli
Divisione Oncologica Medica "Federico Calabresi"
Istituto Regina Elena per lo Studio dei tumori
Roma
LE DIMENSIONI
DEL PROBLEMA
A
ttualmente il tumore del polmone risulta al 3° posto in termini di frequenza fra le neoplasie diagnosticate nel sesso maschile (14,2% di tutti i
tumori), mentre è risultato al 4° posto
nelle femmine (4,6% di tutti i tumori)
(dati AIRT, associazione italiana dei registri tumorali, periodo 1998-2002).
Nello stesso periodo in Italia, sono stati
diagnosticati in media ogni anno 111,5 casi
ogni 100.000 uomini e 27,9 ogni 100.000
donne. Le stime per l’Italia indicano 30.384
nuovi casi ogni anno fra i maschi e 6.784 fra
le femmine; per quanto riguarda la mortalità,
nel 2002 si sono verificati 25.639 decessi fra i
maschi e 6.495 fra le femmine.
Il rischio di avere una diagnosi di tumore polmonare nel corso della vita (fra 0 e 74 anni) è
di 67,7‰ fra i maschi (1 caso ogni 15 uomini) e di 14,1‰ fra le femmine (1 caso ogni
71 donne), mentre il rischio di morire è di
56,4‰ fra i maschi e 10,4‰ fra le femmine.
Il tumore del polmone è la prima fra le cause
3
di morte tumorali in termini di frequenza nei
maschi e la seconda fra le femmine.
Nel corso del tempo il tumore del polmone
ha mostrato una tendenza alla riduzione sia
dell'incidenza sia della mortalità nel sesso maschile, mentre è presente una crescita costante
nelle donne.
Maschi
600
tasso (x 100.000)
500
400
300
200
100
classe di età
tasso standardizzato (x 100.000)
incidenza
mortalità
120
100
80
60
40
20
0
1988 - 1992
1993 - 1997
periodo
incidenza
4
mortalità
1998 - 2002
85+
80-84
75-79
70-74
65-69
60-64
55-59
50-54
45-49
40-44
35-39
30-34
25-29
20-24
15-19
5-9
10-14
0-4
0
tasso standardizzato (x 100.000)
20
18
16
14
12
10
8
6
4
2
0
incidenza
incidenza
1988 - 1992
1993 - 1997
classe di età
mortalità
1998 - 2002
periodo
mortalità
5
85+
80-84
75-79
70-74
65-69
60-64
55-59
50-54
45-49
40-44
35-39
30-34
25-29
20-24
15-19
10-14
5-9
0-4
tasso (x 100.000)
Femmine
120
100
80
60
40
20
0
I
FATTORI
DI RISCHIO
l "fattore di rischio" è ciò che aumenta
la probabilità che una persona sviluppi
una certa malattia. La maggior parte dei
pazienti affetti da tumore polmonare è
stata o è un fumatore. Il fumo di sigaretta
contiene molti agenti carcinogeni, in grado
cioè di danneggiare irreversibilmente le
cellule di molti organi. Il fumo di sigaretta,
infatti, non è solo un fattore di rischio per
il tumore polmonare, ma anche per i
tumori di esofago, laringe, bocca, vescica,
rene, cervice uterina, pancreas.
E' quindi chiaro che migliaia di vite potrebbero esser ogni anno risparmiate se la gente non
fumasse.
Il fumo di sigaretta non è l'unico fattore di
rischio noto. Esistono sostanze cancerogene
presenti nell'ambiente lavorativo che aumentano il rischio per questa patologia. Tra queste
sostanze: Asbesto, Cromo, Arsenico, Berillio, Cloruro di Vinile, Idrocarburi Aromatici
Policiclici, Clorometiletere, Catrame, Radon.
Anche l'esposizione al cosiddetto fumo passivo comporta un aumentato rischio di tumore
6
polmonare rispetto alla popolazione generale. Spesso, come nel caso dell'amianto (absesto), il rischio di sviluppare un mesotelioma,
cioè un tumore che colpisce la pleura (la
membrana che riveste i polmoni) accresce
notevolmente nei fumatori, poiché queste
sostanze in presenza di fumo di tabacco
potenziano i loro effetti.
La predisposizione genetica detiene un ruolo
importante nell'insorgenza della malattia,
anche se nell'eziologia di questo tumore, il
fumo e i fattori ambientali sembrerebbero
avere un peso preponderante.
Poiché oltre l'ottantacinque per cento dei
pazienti affetti da cancro polmonare sono
fumatori, è necessario compiere ogni sforzo
da parte delle autorità pubbliche per convincere i fumatori a smettere di fumare e per
prevenire l'inizio del fumo nei giovani.
In questo senso è da encomiare il lavoro
della pubblica amministrazione nella approvazione della legge che ha vietato il fumo nei
locali pubblici a partire dal 2005.
L'abbandono del vizio del fumo comporta
una diminuzione dell'incidenza del cancro
polmonare, tuttavia gli ex-fumatori rimangono a rischio di sviluppare la neoplasia, dal
momento che circa la metà dei cancri polmonari insorgono in ex fumatori. La diminuzione della mortalità da cancro polmonare nei
soggetti che avevano smesso definitivamente
di fumare non si osservava prima di 5 anni,
7
a conferma della teoria che il danno indotto
dalle sostanze cancerogene contenute nel
fumo persiste nel tempo e che gli ex fumatori
rimangono a rischio.
8
CARCINOMA
POLMONARE:
ASPETTI
MACROSCOPICI
E MICROSCOPICI
I
l carcinoma polmonare deriva dalla
proliferazione di gruppi maligni di
cellule epiteliali o neuroendocrine delle
piccole vie aeree o di quelle centrali del
sistema bronchiale. Dal punto di vista anatomico, sono tre i quadri principali di sviluppo del carcinoma polmonare:
1. Tumori centrali e tumori in prossimità
dell'ilo (70-80%). Originariamente si sviluppano soprattutto alla periferia delle diramazioni
bronchiali intermedie, ovvero nelle aree
comprese tra i bronchi segmentali e subsegmentali;
2. Tumori periferici, ben definiti, individuabili
radiologicamente in fase precoce (20-30%);
3. Tumori che si sviluppano nel contesto del
tessuto polmonare o multifocali nella regione
bronchioloalveolare del polmone (1.5-2.5%).
9
Tipi istologici
principali: Due
grandi famiglie
(NSCLC e SCLC)
D
a un punto di vista clinico e prognostico la classificazione istologica riconosce due entità distinte , in base
al loro aspetto:
• il cancro del polmone non a piccole
cellule (NSCLC: non small cell lung cancer)
• il cancro del polmone a piccole cellule
(SCLC: small cell lung cancer).
I principali istotipi di NSCLC sono invece i
seguenti:
• adenocarcinoma
• carcinoma a cellule squamose
• carcinoma a grandi cellule.
• Carcinoma bronchiolo-alveolare
In aggiunta alla tipizzazione istologica, il grado
di differenziazione tissutale o citologica consente di effettuare il cosiddetto grading istopatologico del tumore. Tale grading viene indicato
mediante i simboli G1-G3 (grado di differenziazione G1=alta, G2=media, G3=bassa e
GX=indefinibile).
10
Segni e sintomi:
Aspecifici
e tardivi?
L
a sintomatologia del tumore del
polmone è in genere tardiva e in
una elevata percentuale dei casi al momento
della diagnosi la malattia si è diffusa anche in
altre zone del polmone, ai linfonodi o ad
altri organi.
Inoltre al momento della diagnosi il 10-15% dei
pazienti può risultare del tutto asintomatico.
In una piccola percentuale dei casi (5-8%), può
succedere che la diagnosi di tumore polmonare
faccia seguito all'esecuzione di una Radiografia
del torace effettuata per altra ragione.
I sintomi sono aspecifici e si possono confondere con quelli di altre malattie respiratorie. E'
importante pertanto saper riconoscere i sintomi,
ed effettuare una rapida diagnosi differenziale.
• La tosse, spesso secca, irritativa, dovuta all'
ostruzione delle vie aeree da parte del tumore
è uno dei sintomi più frequenti nei pazienti con
tumore del polmone. Può essere caratterizzata
anche dall'emissione di catarro (escreato) misto
o meno a striature ematiche, o può rappre-
11
sentare un peggioramento di una tosse già
presente nei pazienti fumatori.
Altri sintomi specifici dell’apparato polmonare
che frequentemente vengono riscontrati alla
diagnosi sono:
• mancanza di fiato (dispnea)
• dolore toracico
• perdita o stridore della voce
(afonia o disfonia)
• polmonite a lenta risoluzione nonostante terapia antibiotica adeguata
• emissione di sangue nel catarro
Esistono invece dei segni più aspecifici, e talora ascrivibili ad una moltitudine di malattie,
non riconducibili direttamente al polmone,
ma che spesso sono da riferire alla malattia
tumorale quali:
• il calo ponderale non giustificato
da dieta
• la stanchezza non motivata da
particolari sforzi
• l'inappetenza prolungata
Se il tumore del polmone ha interessato altri
organi, allora possono presentarsi sintomi
organo-specifici come:
12
• cefalea, vertigini, disturbi visivi, in caso di impegno cerebrale
• dolori ossei
• aritmie o tamponamento cardiaco in caso di versamento pericardico
Alcuni tumori del polmone si accompagnano
a produzione di sostanze responsabili delle
"sindromi paraneoplastiche", caratterizzate
da svariati sintomi e segni specifici.
13
Dal sintomo
alla diagnosi
U
na volta che il clinico pone il
sospetto di neoplasia ad origine
polmonare è necessario effettuare una
serie di esami atti a diagnosticare radiologicamente e attraverso un prelievo bioptico,
la presenza e l’estensione della neoplasia.
Visita e raccolta delle informazioni del
paziente
Il primo passo per diagnosticare una neoplasia
non può non passare attraverso una attenta e
minuziosa analisi della storia clinica raccontata
dal paziente.
Una volta passate in rassegna tutte le informazioni che riteniamo utili per la diagnosi
(precedenti interventi, altre malattie, abitudine
al fumo, esposizione ad agenti nocivi, storia di
altre neoplasie all’interno del nucleo familiare
etc.) si passa alla visita vera e propria che può
indirizzare ancora meglio il medico verso gli
esami che dovrà richiedere per formulare una
corretta diagnosi.
14
Diagnosi radiologica
Da un punto di vista radiologico dopo aver
effettuato un RX del torace che può far scattare il sospetto di una neoformazione, l’esame principe per la diagnosi e la valutazione
dell’estensione della malattia risulta essere la
TC (Tomografia computerizzata).
Esami che completano la stadiazione sono la
scintigrafia ossea, la TC o RMN dell’encefalo, e
una valutazione degli organi addomino-pelvici
attraverso TC o ecografia.
In casi selezionati può essere utile effettuare
la PET (tomografia ad emissione di positroni)
Diagnosi cito-istologica
Per poter avere una diagnosi certa, è necessario ottenere un campione biologico derivante
dal tumore.
Queste cellule si possono ottenere attraverso
una serie di esami a differente difficoltà, pericolosità ed invasività:
• Esame dell’escreato su almeno tre campioni
• Broncoscopia: Introduzione del broncoscopio e prelievo delle cellule all’interno di
masse sospette
• Agobiopsia percutanea- TC guidata: Prelievo di cellule sospette all’interno di una massa
visualizzabile alla TC attraverso un ago introdotto dall’esterno.
• Mediastinoscopia
15
La Stadiazione:
Valutazione
dellA estensione
e diffusione
della malattia
L
a stadiazione dei tumori polmonari rappresenta una modalità attraverso la quale si tenta di ordinare e valutare la diffusione del tumore
per effettuare il più corretto trattamento a seconda dello stadio di malattia.
I principali trattamenti prevedono in maniera esclusiva o sequenziale la chirurgia, la
chemioterapia e la radioterapia.
Negli anni sono state proposte numerose
classificazioni per il carcinoma del polmone, attualmente quella più diffusa e
universalmente accettata è quella prodotta
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità
(OMS).
SCLC (small cell lung cancer o carcinoma polmonare a piccole cellule):
Si divide in due grandi categorie:
Malattia Limitata (LD): localizzata al
polmone e pertanto irradiabile.
Malattia Estesa (ED):con presenza di
metastasi a distanza.
Rappresenta l’istotipo caratterizzato da
16
cellule di piccola taglia, che assai frequentemente si accompagna a metastasi diffuse.
Si differenzia dal NSCLC in quanto caratterizzato, soprattutto in I linea, da una buona
risposta alla chemioterapia (con un elevato
numero di pazienti che vanno incontro ad
una totale o parziale regressione della malattia) dovuta all’alta attività proliferativa delle
cellule che lo formano.
NSCLC (non small cell lung cancer o
carcinoma polmonare non a piccole
cellule):
Per il NSCLC la classificazione si basa sul TNM,
ove per T, N, M si intende:
1)T valuta la dimensione del tumore e la
sua estensione rispetto ad alcune strutture
pleuro-polmonari.
2)N valuta l’interessamento linfonodale, cioè
la presenza di cellule maligne nei linfonodi.
3)M indica la presenza di metastasi (ovvero
organi solidi in cui ci sia evidenza di cellule di
derivazione polmonare). I siti più frequenti
di metastasi da carcinoma polmonare sono:
encefalo, surreni (piccole ghiandole localizzate sopra i reni), fegato, ossa.
Per “T” si riconoscono quattro livelli:
T1: tumore uguale o inferiore a 3 cm senza
interessamento della pleura viscerale e/o del
bronco principale.
T2: tumore di dimensioni maggiori a 3 cm
17
oppure di qualunque dimensione che però
sia localizzato a 2 cm dalla carena tracheale, o
che coinvolga la pleura viscerale, o provochi
atelettasia polmonare.
T3: qualunque dimensione purché infiltri la
parete toracica, il diaframma, la pleura mediastinica, di atelettasia di un intero polmone o
sia entro 2 cm dalla carena tracheale.
T4: qualunque tumore che invada il mediastino, il cuore o i grossi vasi, la trachea o il corpo vertebrale, la carena, che presenti noduli
multipli in uno stesso lobo e/o versamento
pleurico.
Per “N” si riconoscono quattro livelli:
N0: non evidenza di metastasi linfonodali.
N1: metastasi a carico dei linfonodi bronchiali o ilari omolaterali al tumore primitivo.
N2: metastasi a carico dei linfonodi mediastinici e carenali omolaterali.
N3: metastasi a carico dei linfonodi ilari,
mediastinici e carenali controlaterali o sovraclaveari.
Per “M” si riconoscono due livelli:
M0: non evidenza di metastasi a distanza.
M1: presenza di metastasi a distanza.**
**Vengono considerati M1 anche le neoplasie con noduli in lobi polmonari omolaterali
diversi da quello in cui è localizzato il tumore,
nonché presenza di linfonodi laterocervicali.
La combinazione dei diversi T, N ed M
determina la stadiazione.
Quelli sotto riportati corrispondono alla sud18
divisione nei 4 stadi principali con i rispettivi
sottotipi.
Stadio Ia: T1N0M0
Stadio Ib: T2N0M0
Stadio IIa: T1N1M0
Stadio IIb: T2N1M0; T3N0M0
Stadio IIIa: T1N2M0; T2N2M0; T3N1M0
Stadio IIIb: qualsiasi T N3M0; T3N2M0; T4
qualsiasi N M0.
Stadio IV: qualsiasi T, qualsiasi N, M1.
19
Il tumore
del polmone
nella donna: Una
nuova realtà?
N
egli Stati Uniti il tumore polmonare rappresenta la prima causa di
morte per tumore maligno nella donna
(superamento della mortalità per carcinoma
mammario dal 1987); l’andamento dell’incidenza è, attualmente, esponenziale e parallelo a quanto rilevato nel sesso maschile, ma,
rispetto a questo, ritardato nel tempo di
circa 20 anni; esattamente il periodo necessario affinché la donna iniziasse l’abitudine al
fumo come l’uomo.
Per motivi culturali e sociali, l’abitudine al fumo,
nella popolazione femminile europea, italiana in
particolare, è iniziata in ritardo rispetto agli Stati
Uniti; tuttavia, dai dati epidemiologici riportati
sopra, risulta chiaro che, anche in Europa, in
assenza di campagne informative, educative e di
prevenzione efficaci, nel prossimo futuro assisteremo al realizzarsi dello stesso evento.
I dati italiani sembrano in accordo con le tendenze americana ed europea.
Alcuni studi (studi caso-controllo) sembrano
suggerire una maggiore suscettibilità della don-
20
na ai cancerogeni derivanti dalla combustione
della sigaretta. Da tali studi è possibile evincere che le donne con tumore del polmone,
rispetto agli uomini con la stessa neoplasia
hanno: fumato meno (31 versus 52 pacchetti/
anno), frequentemente mai fumato, sono più
giovani, e tendono a sviluppare un adenocarcinoma. Questi studi dimostrano che, a parità
di abitudine al fumo, la donna ha un rischio di
sviluppare un tumore del polmone che è da
1.2 a 1.7 volte maggiore rispetto all’uomo.
Tuttavia, risultati di studi di coorte, sembrano
non confermare questa tesi . Di fatto, non è
tutt’ora possibile né avvalorare né negare questa ipotesi in quanto, i dati riguardanti la popolazione femminile, non sono omogenei né
esaustivi. Il problema del tumore del polmone
nella donna è una attualità, e poco è possibile
dedurre dal passato dove questa neoplasia era
di scarsissimo rilievo epidemiologico e clinico.
Esistono tuttavia, fra i due sessi, differenze
biologiche, ormonali, genetiche che possono
essere alla base di una diversa suscettibilità a
sviluppare tumori del polmone.
Le differenze biologiche consistono in un diverso metabolismo della nicotina nella donna
rispetto all’uomo, e differenze individuali nella
capacità di riparare i danni indotti nel DNA
stesso dai cancerogeni. Accanto a meccanismi
specifici, alcune osservazioni cliniche sembrano supportare un ruolo con-causale degli
estrogeni nello sviluppo di un adenocarcino21
ma polmonare (istologia più frequente nella
donna anche non fumatrice).
Un area di interessante ricerca è rappresentata
dalle differenze genetiche nel gastrin-releasing
peptide receptor (GRPR) il cui gene è localizzato sul cromosoma X. Questo gene svolge un
ruolo importante nella cancerogenesi mediante stimolazione della proliferazione cellulare: la
presenza di due copie del gene, nella popolazione femminile, potrebbe avere un ruolo nella
maggiore suscettibilità allo sviluppo di neoplasie polmonari.
Inoltre cominciano ad uscire dei dati circa la
differente risposta ai trattamenti farmacologici
nei due sessi, fattore non ancora ben studiato,
ma che sta meritando l’attenzione degli oncologi, in un momento in cui ci si sta sempre di
più indirizzando verso una individualizzazione
della terapia.
22
Strategie
Terapeutiche
I
ndichiamo di seguito una panoramica dei
principali trattamenti attualmente impiegati nella terapia del tumore del polmone.
Tale panoramica ha un valore puramente
informativo. La scelta delle differenti opzioni è
effettuata dall'oncologo caso per caso, in base
a tipo e stadio del tumore da trattare.
Chirurgia
L'intervento chirurgico per rimuovere il tumore, viene di norma utilizzato soprattutto nei
primi stadi della malattia e nei pazienti in buone condizioni generali, sulla base degli accertamenti diagnostici preliminari che determinano
l'utilità di questo approccio rispetto alle altre
opzioni di trattamento.
Può essere preceduto o seguito da cicli di chemioterapia o radioterapia; questi trattamenti
hanno in questo caso, lo scopo di ridurre la
massa tumorale (prima dell'intervento) o diminuire il rischio di recidiva (successivamente
all'intervento).
23
Radioterapia
La radioterapia utilizza radiazioni ad alta potenza,
allo scopo di distruggere/ridurre la massa tumorale limitando al massimo i danni per i tessuti sani
circostanti. La radioterapia trova, nel trattamento
del tumore polmonare, differenti ambiti di utilizzo
in base al tipo ed allo stadio del tumore stesso. In
particolare, può essere impiegata da sola o dopo
intervento chirurgico, così come successivamente
od insieme ad una chemioterapia per potenziarne gli effetti. E' importante sottolineare come la
radioterapia, in qualunque stadio della malattia,
possa giocare un ruolo importante nel ridurre il
sintomo "dolore".
Chemioterapia
La chemioterapia impiega farmaci cosiddetti antiblastici o citotossici, capaci di inibire (bloccare) la
crescita delle cellule tumorali.
I chemioterapici trovano differente utilizzo in base
al tipo di tumore da affrontare e, in rapporto alla
valutazione dell'oncologo, possono essere utilizzati con diverse modalità: prima dell'intervento
chirurgico o della radioterapia (cosiddetta terapia
neoadiuvante) per ridurre la massa tumorale e
migliorare i risultati di questi trattamenti, dopo
l'intervento chirurgico - per ridurre il rischio di
recidiva - oppure come principale opzione terapeutica, ad esempio in presenza di carcinoma a
cellule piccole.
Un adeguato utilizzo dei chemioterapici consente
di migliorare la qualità di vita dei pazienti e di
ridurre i sintomi.
24
Il trattamento chemioterapico insieme con il
trattamento chirurgico e radioterapico rappresentano i cardini della cura per la malattia
tumorale.
Il controllo di fattori di rischio accertati, le
diagnosi effettuate più precocemente, la
disponibilità di numerosi farmaci di dimostrata efficacia hanno permesso di prolungare la
sopravvivenza globale nei pazienti responsivi.
I farmaci classificati come chemioterapici sono
ormai numerosi e vengono somministrati solitamente per via sistemica (endovenosa).
Possono essere utilizzati per ridurre le dimensioni di una malattia tumorale possibilmente
operabile (trattamento chemioterapico neoadiuvante), per abbassare il rischio di ricomparsa di malattia in sede loco-regionale o a
distanza dopo un trattamento chirurgico o
radioterapico (chemioterapia adiuvante), per
controllare una malattia già presente e disseminata. In questo ultimo caso si parla di chemioterapia di I, II, III linea.
Targeted Therapy o farmaci biologici
Costituiscono una nuova classe di farmaci
capaci di individuare e colpire con precisione e
selettività le cellule tumorali bloccandone alcuni meccanismi legati alla crescita, alla progressione ed alla diffusione delle cellule maligne
(metastasi), senza danneggiare di norma le
cellule sane.
L'utilizzo di questi farmaci, frutto della ricerca
più avanzata, consentendo di evitare gli effetti
25
collaterali più comuni della chemioterapia costituisce una nuova frontiera verso lo sviluppo
di schemi di trattamento più efficaci e meglio
tollerati.
Vengono impiegati da soli o in combinazione
con la chemioterapia classica, allo scopo di ottenere un miglior controllo della massa tumorale.
Attualmente due sono i farmaci a bersaglio molecolare registrati per il tumore del polmone:
L’erlotinib (inibitore dell’EGFR) e il Bevacizumab (un antiangiogenetico).
26
Effetti
collaterali
dei trattamenti
'
E
importante sottolineare come la
moderna chemioterapia ha permesso di ridurre gli effetti collaterali che ne gravano l'utilizzo; inoltre, di regola, tali effetti possono regredire progressivamente a partire dal
termine del trattamento. Vengono qui elencati
i principali effetti collaterali che possono verificarsi durante i trattamenti chemioterapici.
Stanchezza (Astenia)
La stanchezza (astenia) è una sensazione
persistente e soggettiva di malessere fisico,
mentale ed emotivo. Essa è spesso correlata
sia al tumore sia al trattamento anti-tumorale.
Questo tipo di stanchezza si caratterizza per
la persistenza e per l’impossibilità a migliorare
nonostante il riposo. E’ uno dei sintomi più
invalidanti dei trattamenti sistemici. Può essere
associata ad anemia, cioè l'abbassamento dei
livelli di emoglobina nel sangue.
L'astenia può:
• Ridurre/annullare la capacità di "sentirsi bene"
27
• Rendere difficoltosi i rapporti con familiari
e amici
• Ridurre la capacità di svolgere qualunque attività lavorativa
• Rendere difficile il completamento delle terapie anti-tumorali
Nausea e Vomito
Tra gli effetti più comuni determinati dall'uso
dei chemioterapici per il tumore del polmone,
bisogna segnalare innanzitutto la nausea ed il
vomito.
I pazienti sottoposti a chemioterapia antitumorale possono presentare tre differenti tipi di
vomito ognuno dei quali, avendo caratteristiche particolari, richiede un diverso approccio
terapeutico:
• Emesi acuta: è definita come nausea e vomito che si manifestano entro le prime 24 ore
(da 0 a 24 ore) dopo la somministrazione della
chemioterapia. L’incidenza e la gravità della
nausea e del vomito sono collegate al potenziale emetogeno del farmaco, alla dose, allo
schema di somministrazione o all’associazione
con altri farmaci, alla velocità d’infusione, alle
caratteristiche del paziente.
• Emesi ritardata: è definita come nausea e
vomito che si manifestano 24 ore o dopo, in
seguito alla somministrazione della chemioterapia, usualmente dal 2° al 5° giorno del ciclo.
• Emesi anticipatoria: è definita come nausea e vomito anticipati o condizionati che si
28
possono manifestare nei pazienti che non
abbiano avuto un adeguato controllo dei sintomi con la chemioterapia precedente.
Fattori scatenanti l’emesi anticipatoria sono
nausea e vomito dopo il I ciclo di trattamento, aumento dei livelli d’ansia, odori o sapori
che ricordano l’ambiente sanitario nel quale
viene eseguito il trattamento o l’ambiente
sanitario stesso.
29
Consigli
nutrizionali
S
arebbero da preferirsi pane
tostato, cracker, yogurt, pan di
spagna senza farcitura, riso,
patate e carne magra (preferibilmente carne
bianca) facilmente digeribili, liquidi non
densi o bibite gassate, preferibilmente a
temperatura ambiente da bere a piccoli sorsi
nell’arco della giornata. Dovrebbero evitarsi
cibi fritti, grassi o untuosi, alimenti molto
dolci o cibi molto speziati.
Bisognerebbe bere molta acqua (2-3 litri al
giorno) o altri tipi di liquidi durante la giornata, soprattutto nei giorni immediatamente
successivi alla chemioterapia.
Sarebbe consigliabile effettuare pasti piccoli
e frequenti piuttosto che i canonici tre pasti.
30
Farmaci
antiemetici
E
sistono numerosi farmaci antiemetici, mirati proprio a combattere tali sintomi. Tra questi:
• Antagonisti della serotonina: da
assumere in compresse o per via iniettiva, in
grado di bloccare i segnali chimici responsabili del malessere. Sono efficaci soprattutto
per il trattamento di nausea e vomito di tipo
acuto.
• Metoclopramide: in compresse o per via
iniettiva, agisce sia nella fase acuta che in
quella ritardata; per la prevenzione acuta è
più efficace per farmaci a basso potenziale
emetogeno.
• Corticosteroidi: in compresse o per via
iniettiva, da soli o in associazioni ad altri
farmaci antiemetici
• Benzodiazepine: controllano nausea e
vomito con componente d’ansia che potrebbe causare emesi anticipatoria
31
P
ALTRE
TOSSICITA'
er il meccanismo tipico dei chemioterapici, è inoltre possibile una
riduzione nel numero delle cellule sane del
sangue, tra cui i globuli rossi, le piastrine, i
globuli bianchi e in particolare una parte di
essi (i neutrofili).
Questo può comportare un aumento del rischio
di infezioni, del rischio di emorragie e del senso
di stanchezza generale. E' compito dell'oncologo la valutazione di questi rischi e del loro
eventuale trattamento tempestivo.
In caso di ulcerazioni della bocca o mancanza
d'appetito - frequenti con alcuni chemioterapici
- sarà possibile ricorrere a collutori che riducano
l'infiammazione e, per l'inappetenza, ad apposite bevande energetiche comunemente vendute
in farmacia.
Molti trattamenti chemioterapici - ma non tutti
- possono provocare anche una vistosa caduta
dei capelli, fortunatamente del tutto reversibile
in breve tempo dopo il termine del ciclo terapeutico.
32
In alcuni casi a seguito dell’assunzione dei
farmaci chemioterapici, e soprattutto a quella
di antiemetici, si può sviluppare una stitichezza che può diventare persistente se non
si mettono in moto meccanismi atti a controvertire farmacologicamente questo disturbo.
33
Effetti
collaterali da
radioterapia
L
a radioterapia può indurre effetti
collaterali come stanchezza e
nausea, di diversa intensità in rapporto a
durata ed intensità del trattamento. Così
come detto per la chemioterapia, in presenza di nausea un buon aiuto può venire
dai cosiddetti farmaci antiemetici, da assumere sotto controllo medico, che sono in
grado nella maggior parte dei casi di
ridurre il disturbo. Analogamente, in caso
di disturbi della deglutizione o mancanza
di appetito sarà possibile ricorrere all'utilizzo delle bevande energetiche prima
citate.
34
Effetti
collaterali da
Target Therapy o
farmaci biologici
L
a Target Therapy o terapia con farmaci biologici si avvale dell'impiego di una nuova classe di farmaci, innovativi e specifici, che agendo in modo differente e molto più selettivo della chemioterapia
classica verso le cellule tumorali, inducono
di norma una tossicità significativamente
minore rispetto a quest'ultima nei confronti delle cellule sane.
Gli effetti collaterali più comuni derivanti
dall'utilizzo dei farmaci biologici impiegati nel
trattamento del tumore del polmone sembrano essere legati in massima parte a sintomi
quali diarrea, eruzioni cutanee ed altre patologie di tipo dermatologico.
Con minor frequenza, ma da segnalare comunque, possono manifestarsi gli effetti collaterali
legati all'interazione di questi farmaci con il
sistema immunitario - con un possibile aumento del rischio di infezioni , tossicità ematologica (alterazioni delle cellule del sangue, specie
in caso di somministrazione concomitante
con chemioterapia standard), ipertensione e
aumentata tendenza all'affaticamento.
35
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e illustrazioni:
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Finito di stampare nel mese di febbraio 2009
dalla Pubblimax srl - Roma