Bimestrale Anno XIX - numero 5 autunno 2010 - � 0,52 - Poste Italiane SpA - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Firenze 2 L’UOMO LA TERRA I SUOI FRUTTI All’interno LE OFFERTE per Soci e Amici di Legnaia precedente32 ����� �� �� �� successiva2 sommario editoriale 4 Verso la fine dell’anno con tante iniziative Orticoltura Il porro, poco calorico ma ricco di acqua, vitamine e preziosi minerali di Alberto Lanzi 6 Oliviticoltura Vendemmia 2010: il punto della situazione Intervista a Ritano Baragli di Luca Campostrini 8 Tecnica e agricoltura Elementi di nutrizione a cura di Paolo Marianini 10 Ambiente Brevi cenni di potatura delle piante da frutto di Simone Tofani 12 Zootecnia La Limousine del Mugello di A. Martini, E. Nelli, C. Lotti 14 Cultura Tra le antiche pievi romaniche nella Tuscia Etrusca di Alessandro Masseti 16 Attualità Celiachia: ogni anno nuove diagnosi di Elisa Spaghetti 20 Alternaria leaf spot in Tanzania 22 Autumnia 2010, 12ª edizione 24 28 29 30 Rubriche Notizie dalle Coop. di Legnaia Alimentazione e salute Coltivare che passione Elenco dei prodotti in offerta dal 28 settembre al 14 ottobre di E. Turco, M. Galla, A. Ragazzi, D. Bocciolini, S. Tofani Direttore responsabile Simone Tofani Direttore David Bocciolini Condirettore Stefano Meli Comitato di redazione Alberto Lanzi, Guido Monaci, Fabrizio Feci, Gabriele Maneo, Maurizio Santoni, Patrizia Borgi Editore Edimedia S.r.l. via Volturno, 10-12a 50019 Sesto F.no - FI tel. 055340811 - fax 055340814 - [email protected] Stampa Nuova Cesat coop. a.r.l. - Firenze - tel. 055300150 Reg. Trib. Firenze nr. 3949 del 12/3/1990 © Copyright: tutti i diritti riservati Tiratura 38.000 copie Informativa Privacy Ai sensi e per gli effetti del D.Lgs. 196/03 si informano i soci, gli amici di Legnaia e tutta la clientela che i dati personali raccolti presso i nostri punti vendita ed uffici sono soggetti al vincolo di riservatezza e saranno trattati soltanto per gli scopi annessi e connessi ai servizi e ai prodotti erogati dalla nostra società e dalle società da essa controllate e non eccedenti rispetto a tali finalità. Titolare del trattamento è la Società Cooperativa Agricola di Legnaia, presso la quale far valere i diritti di cui all’art.7. Sotto formale Vostra richiesta da spedire a mezzo email o fax potete richiedere la cancellazione dei vostri nominativi trattati, anche tramite la società Edimedia srl, per le attività di informazione, promozione e iniziative commerciali inerenti i nostri prodotti e servizi (periodico Coltivare Insieme, Newsletter). Il numero autunnale di Coltivare Insieme coincide con la “forma” a 32 pagine della rivista, all’interno della quale i nostri lettori potranno trovare al solito notizie di agricoltura, giardinaggio, attualità, vita all’aria aperta e del “progetto Tanzania”. Approfitto per ringraziare fin da ora coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo numero perché solo grazie alla presenza di professionisti possiamo continuare ad offrire una rivista di qualità ai nostri lettori. In agricoltura i mesi estivi sono stati caratterizzati da luci ed ombre, come spesso accade: importanti eventi climatici come la grandine il 17 giugno, forti temporali a luglio e trombe d’aria hanno causato in alcuni casi gravi danni alle colture. Il mercato dei prodotti agricoli non ha certamente brillato, basta ricordare il caso “pomodoro da industria” che ha interessato alcune settimane fa gli agricoltori della costa e verso il quale si sono rivolte subito le amministrazioni interessate per risolverlo. Il clima in altra parte dell’Europa e gli incendi che si sono susseguiti hanno provocato un innalzamento dei prezzi di alcune materie prime, frumento prima di tutto, che si ripercuoterà sicuramente anche sul prezzo delle sementi. In ascesa anche il prezzo dei fertilizzanti, che certamente non toccheranno i massimi del 2008 con il fosfato biammonico a quasi 1000 euro la tonnellata, ma che si ripercuoteranno 3 precedente1 sui costi di produzione delle aziende agricole. In questo panorama la vendemmia delle cultivar (merlot ad esempio) più precoci è terminata e stanno per iniziare le operazioni anche nelle zone più alte e delle varietà più tardive. Per il punto della situazione rimando all’intervista al Presidente dei “Colli Fiorentini” all’interno della rivista. Parlando di vino mi preme solo ricordare il progetto “Fattorie toscane” che abbiamo cercato di spiegare nel numero di luglio di Coltivare Insieme e che ci porterà fra l’altro a Singapore dal 26 al 28 ottobre al “Wine for Asia” per parlare e far conoscere i vini toscani. Nel settore oleario ad oggi (13 settembre) i dati evidenziano un aumento dell’attività della mosca, senza peraltro superare la soglia di intervento. La raccomandazione è quella di continuare il monitoraggio e, nel caso dovesse essere necessario intervenire, rispettare ovviamente il tempo di carenza. L’ultimo trimestre dell’anno sarà ricco anche di iniziative alla “Legnaia”, dalle conferenze, alle degustazioni, alla presenza alle varie fiere, alle gite sociali. Il programma dettagliato in altra parte della rivista alla quale rimando. Un ulteriore ringraziamento a quegli amici di Legnaia e Soci che vorranno seguirci in questo cammino. Dr. Simone Tofani Direttore Responsabile successiva4 orticoltura Il porro, poco calorico ma ricco di acqua, vitamine e preziosi minerali dr. Agr. Alberto Lanzi Ufficio tecnico Coop. di Legnaia Dall’origine incerta, si pensa che provenga dai territori celtici dove già 3000 anni fa vi era coltivato, usato anche dagli egiziani, fu introdotto in Europa dai Romani Il Porro (Allium porrum) è un ortaggio da foglia; la sua coltivazione è diffusa in Europa, America e Asia. Nel comprensorio fiorentino è - assieme ai cavoli (fiore e nero), bietola e spinaci - quello maggiormente coltivato. Di questa pianta si utilizza il fusto, costituito dalle guaine fogliari, strettamente sovrapposte le une alle altre. Alta dai 40 agli 80 cm, ha un apparato radicale fascicolato formato da numerosissime radici sottili, queste si originano da un fusto ridotto. Anche per questa coltura le varietà attualmente in coltivazione permettono una raccolta che oscilla da luglio a febbraio. Caratteri botanici Il porro è una pianta biennale (coltivata a ciclo annuale) derivata da Allium ampeloprasum L. Originario del Sud Europa e Nord Africa, spontaneo in alcune regioni centro-meridionali ed utilizzato anche per l’alimentazione. È presente sul mercato specialmente nel periodo autunno-invernale. È coltivato in tutte le regioni italiane, specialmente al Centro-Nord. Il Porro non si trova allo stato spontaneo. Presenta un bulbo poco sviluppato o assente, foglie allungate (con portamento eretto o ricadente, di colore da grigio verde a verde bluastro) con piccioli piegati a doccia ed avvolgenti alla base, che forma un falso fusto più o meno allungato (da 15 a 40 cm). Lo stelo fiorale viene emesso nel secondo anno, in aprile-maggio; è pieno e termina con un’infiorescenza sferica (6-8 cm di diametro). I semi sono neri angolosi e grinzosi (peso 1.000 semi pari a 2,5-3,3 grammi). La durata della germinabilità è di 2-3 anni. Esigenze ambientali Il porro si adatta bene sia ai climi temperato-caldi che temperato-freddi, con l’impiego di varietà e cicli colturali differenti. I terreni più adatti sono quelli di medio impasto, con buona capacità di ritenzione idrica, ma senza problemi di drenaggio e ben dotati di sostanza organica; il pH deve essere compreso tra 6 e 7°; scarsa è la tolleranza alle elevate salinità. Per quanto riguarda le concimazioni si consiglia di impiegare 100-200 q/ha di stallatico, interrato con una lavorazione a 20-30 cm, 80-100 kg/ha di fosforo e 100-150 kg/ha di potassio; durante il ciclo si interviene con azoto frazionato in 3-4 volte (100-120 kg/ha). L’irrigazione è quasi sempre necessaria, ad esclusione del periodo invernale. Varietà Le cultivar presenti sul mercato sono classificate in base all’epoca di produzione in cultivar: • estive-autunnali • invernali A livello aziendale la panoramica varietale del porro, permette di avere una produzione ben distribuita dal periodo estivo a quello pienamente invernale. Fra le prime ricordiamo Striker e Casino e fra le seconde Da Vinci (quest’ultima tipologia tollera bene il freddo e presenta una colorazione della foglia più intensa). Fra le varietà ritroviamo Atal e Riviera con un periodo di raccolta intermedio. Tecnica colturale Il trapianto avviene da metà giugno a metà luglio, quando le piantine di porro, in semenzaio, hanno raggiunto un’altezza di circa 40 cm, tagliandole a circa 25 cm perché possano mantenersi erette una volta trapiantate, oppure sono trapiantate le piantine (alte 20-25 cm) ottenute in vivaio; la semina (con seminatrici di precisione) è poco praticata perché si ottengono porri di pezzatura non omogenea e per risulta più difficile il controllo delle infestanti. L’investimento medio ad ettaro è di circa 150.000-160.000 piante. Il diserbo viene effettuato subito dopo il trapianto con Oxyfluorfen (Goal 480 Sc oppure Galigan 500). Raccolta e produzione La raccolta comincia quando il diametro dei fusti ha raggiunto i 2-3 cm, dopo circa 3-4 mesi dal trapianto o 5-7 dalla semina. Dopo l’estirpazione, vengono tolte le foglie vecchie più esterne, tagliate a 15 cm sopra la parte bianca, accorciate le radici e lavati. Una buona produzione varia dai 300 ai 400 quintali ad ettaro. Avversità e parassiti I parassiti presenti sono simili a quelli della cipolla. I danni più gravi provocati da crittogame sono: Fusarium culmorum e Pyrenochaeta terrestris, le ruggini (Puccinia porri e Puccinia allii), la peronospora del porro (Phytophtora porri) e l’alternariosi (Alternaria porri). Fra i parassiti animali ritroviamo: la tignola del porro (Acrolepia assectella), la mosca della cipolla (Hylemia antiqua), il tripide (Trips tabaci) e i nematodi dello stelo (Ditylenchus dipsaci). Lo scorso anno i tripidi furono presenti fin dai primi stadi post-trapianto e solo con un controllo assiduo e con l’impiego di agro-farmaci idonei siamo riusciti a tamponare il problema. Per ora la situazione appare di gran lunga migliore, solo in alcuni casi è presente un lieve attacco di tignola sulla parte apicale delle foglie, quindi di facile controllo. Per il controllo delle malattie crittogame sul porro sono registrati diversi prodotti sia in relazione ai tempi di carenza che della modalità di azione. Principali utilizzi Grazie al suo particolare sapore il porro è un ortaggio che si presta sia per una cucina rustica e popolare che per una gastronomia sofisticata e raffinata. Il porro è usato in cucina come or4 precedente3 taggio e come erba aromatica. Si impiega crudo, come condimento, o cotto in svariate preparazioni. In qualità di ortaggio il porro (più delicato), può sostituire la cipolla, e viene impiegato per preparare minestre, brodi, zuppe, risotti, creme e salse, oppure lo si utilizza con la pasta o la polenta. Come erba aromatica è usato per la cottura di carni lesse, zuppe di pesce e per aromatizzare piatti di maiale e di agnello; si può usare il porro come “cartoccio naturale” per avvolgere i cibi (in special modo il pesce) durante la cottura, poiché migliora la digeribilità della preparazione. Il porro va tagliato al momento dell’uso perché se esposto all’aria tende a ossidarsi molto velocemente. Curiosità Il porro è un ortaggio ricco di acqua (più del 90%), poco calorico e indicato nelle diete dimagranti; è ricco di vitamina A, ha un buon contenuto di vitamina C e discrete quantità di vitamine del gruppo B e fornisce all’organismo elementi minerali preziosi come il ferro, il magnesio, il sodio, lo zolfo, la silice (che favorisce l’elasticità delle ossa e della pelle), il manganese, il potassio (utile per regolare gli eccessi di grasso), il calcio e l’acido fosforico (tonico per il sistema nervoso). Al porro vanno riconosciute, quindi, molte proprietà fra cui anche quella di pianta medicamentosa (proprietà riconosciutagli già nel Medioevo). 5 successiva6 oliviticoltura Vendemmia 2010: il punto della situazione di Luca Campostrini Ritano Baragli, presidente delle cantine sociali “Colli Fiorentini”, spiega luci e ombre della produzione vitivinicola Anche quest’anno la Toscana reciterà un ruolo di primo piano sulla scena vitivinicola a livello globale, relativamente alla produzione di vino d’alta qualità. Che in una parola, ovvero in un marchio, si traduce con Chianti. La vendemmia tuttora in corso alla data in cui scriviamo – circa metà settembre –, in quanto a numeri mostra segnali chiari che hanno però segno negativo: «Almeno nelle zone di nostra pertinenza – spiega Ritano Baragli, vicepresidente del Consorzio Vino Chianti e presidente delle cantine sociali “Colli Fiorentini”, i più grandi produttori di Chianti della regione con circa settecento soci - abbiamo una minore produzione, un calo nell’ordine del 10-15% rispetto alle precedenti stagioni. Per correttezza va però detto che fin quando l’uva non viene pesata, reali certezze di quanto si è prodotto non ci possono essere». Riguardo alla qualità, cosa si sente di anticipare? «In base ad alcune stime delle settimane passate – ammette Baragli - la qualità sembrava destinata a non essere elevatissima, a causa delle copiose precipitazioni verificatesi in primavera e nella prima parte dell’estate. La mancanza di sole ha effettivamente fatto ritardare la maturazione, ma come sempre il mese di settembre sarà determinante: bastano infatti venti giorni di tempo favorevole per riequilibrare una situazione che non partiva con premesse troppo positive. Considerando che, come detto, non c’è un carico eccessivo di produzione, siamo indotti a sperare per il meglio». La nostra regione, ricordiamolo, produce circa tre milioni di ettolitri. Relativamente al Valvirginio (etichetta si trova alla Coop. Agricola di Legnaia), cioè il vino prodotto dalle cantine “Colli Fiorentini”, Baragli dichiara che «quest’anno si attesterà sui settantacinquemila quintali di uve, un po’ meno quindi degli ottantamila dello scorso anno. È un vino importante perché legato al territorio, come del resto tutti i vini cooperativi; i nostri soci sono difatti presenti nei comuni di Montespertoli, Gambassi Terme e zone limitrofe e producono uve perlopiù rosse. Oltre la metà di esse è Chianti, dunque principalmente Sangiovese, cui si aggiungono i complementari consentiti dal disciplinare». Questo caratteristico vino è nato nel 1972, parallelamente alla nascita della cooperativa, ai tempi in cui, dice il presidente con una certa nostalgia, «la cooperazione era considerata uno strumento importante per tentare di aggregare l’offerta e quindi sorsero molte cooperative c’è niente da dire, è la concorrenza, certo però che parliamo di qualità diverse, deve essere il consumatore a decidere cosa scegliere». nella nostra regione. Purtroppo però l’individualismo continua imperterrito a dominare: l’errore è quello di pensare al proprio orticello convinti che “il mio è meglio del tuo” e dunque collaborare è difficile. Facendo gioco di squadra si recupererebbero invece risorse che resterebbero nelle tasche dei produttori e si riuscirebbe a fare cose impossibili da realizzare individualmente. In sostanza la cooperazione nel settore vitivinicolo in Toscana copre solo il 20% scarso a seconda delle annate e per questo rappresenta una vera scommessa per il futuro». Come vi rapportate al contesto delle esportazioni? «Noi “Colli Fiorentini” non ci siamo mai organizzati per esportare, ci eravamo concentrati sul mercato delle vendite dirette nei nostri punti vendita della Toscana, che assorbi- precedente5 6 vano la metà della produzione, ma questi sono in crisi profonda. Noi vendiamo principalmente in cisterne, non in bottiglia, e puntavamo alla produzione di qualità convinti che l’imbottigliatore finale accettasse di pagare il vino per quello che costa, con le giuste quotazioni. Invece la gran parte di loro non riconosce tutto questo ma tira a comprare al minor costo possibile. Stiamo cercando di aprirci ai mercati esteri, ma recuperare il tempo perso non è facile. È un errore non riconoscere ai produttori ciò che serve a far sopravvivere le aziende, è un danno per tutto il territorio. Per il Chianti in generale i principali mercati esteri rimangono gli Stati Uniti e la Germania, mercati che fino a pochi anni fa costituivano un introito interessante; nel momento in cui si è verificata la crisi, però, anche là il consumatore si è orientato su altri vini, meno costosi. Non 7 Un appello? «Il codice della strada criminalizza la nostra bevanda nazionale. Mi guardo bene dal dire che si deve guidare sotto i fumi dell’alcol, ma bisogna anche precisare che un bicchiere di vino non porta a superare la soglia di tasso alcolico nel sangue consentito dal codice. Se andassimo ad analizzare le statistiche degli incidenti, vedremmo che spesso sono i superalcolici i veri responsabili. Detto questo, ci auguriamo che i consumatori si rivolgano con fiducia in generale ai vini della cooperazione, non solo i nostri. Sarà lanciato entro breve un marchio che riunisce tutti i negozi della cooperazione, per garantire il consumatore di trovare il prodotto locale. Ciò aiuterà le aziende a sopravvivere, altrimenti il nostro territorio – che significa anche turismo - è destinato all’abbandono e ad una lenta agonia». successiva8 tecnica e agricoltura Elementi di nutrizione di Paolo Marianini Agrofertil Fertilizzanti particolarmente adatti ai fabbisogni delle realtà agricole toscane Agrofertil è una società cooperativa costituita nel 1989 da un gruppo di allevatori con l’intento di perseguire la migliore gestione delle deiezioni zootecniche prodotte nei propri allevamenti e di chiuderne, nell’ambito dell’attività allevatoriale, il ciclo produttivo. La possibilità di reperimento nell’ambito del comprensorio di materie prime ad alto contenuto in composti utili alla preparazione di fertilizzanti, costituiti essenzialmente da deiezioni zootecniche, rappresentano un’eccellente fonte di elementi fito-nutritivi in grado di coniugare l’alto titolo, alle caratteristiche di basso impatto ambientale. Le matrici organiche, hanno origine locale, negli allevamenti dell’appennino Tosco-Romagnolo e delle relative vallate. Sono pertanto sempre disponibili, selezionabili e certificabili per genuinità, qualità e provenienza. Il particolare trattamento di bio-fermentazione aerobica cui sono sottoposti i letami e le polline, oltre a conferire ai nostri formulati una qualità agronomica non riscontrabile negli analoghi fertilizzanti presenti nel mercato garantisce, grazie alle costanti temperature di maturazione di circa 75°, la completa igienizzazione da salmonelle ed enterobacteriacee e l’annientamento di eventuali semi infestanti potenzialmente presenti nelle deiezioni. Al tempo stesso questa dinamica preserva la vivacità dei microrganismi indigeni, promotori poi nel terreno di quei fondamentali processi di mineralizzazione cui la sostanza organica è sottoposta e grazie ai quali sono messi a disposizione della pianta, gli elementi della fertilità (N-P-K-Ca-S) La presenza della sostanza organica nel terreno agrario è di fondamentale importanza ai fini della sua fertilità in quanto è in grado di influenzarne profondamente le caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche. L’humus (prodotto finale nobile della trasformazione della sostanza organica) legato alle particelle d’argilla, permette di mantenere una buona struttura del terreno e quindi resistere all’azione disgregante dell’acqua, riducendo al minimo la formazione di spesse croste superficiali. Questa caratteristica di “agente ce- mentante” dà stabilità alla struttura riducendo tenacità ed adesività nei terreni compatti e fortemente argillosi, e al tempo stesso aumenta l’aggregazione e la capacità di assorbimento (proprietà che ha un suolo di trattenere l’acqua e gli elementi nutritivi indispensabili per la nutrizione delle piante e dei microrganismi) nei terreni molto sciolti o sabbiosi. La gamma Agrofertil è costituita da oltre trenta fertilizzanti, formulati per sopperire al meglio le esigenze nutrizionali delle diverse situazioni pedologiche e colturali del territorio nazionale. In base alle esperienze maturate in oltre vent’anni di presenza con i nostri concimi in Toscana abbiamo ritenuto opportuno non confondere troppo i nostri lettori, evidenziando solo una parte dei nostri fertilizzanti, secondo noi particolarmente adatti ai fabbisogni delle realtà agricole toscane. La Pollina compostata È costituita da lettiere di pollo da carne con base vegetale (paglia), sottoposte ad una lunga maturazione. È il fertilizzante base della gamma Agrofertil ed il suo utilizzo generalizzato è sicura- mente una corretta soluzione agronomica alla nutrizione e, a tutt’oggi, fra le più economiche. Oltre ad essere ideale per concimazioni di fondo delle erbacee e ortive, dà ottimi risultati in frutticoltura con somministrazioni invernali. In particolare risulta molto efficace nell’olivo dove usata con sistematicità elimina il fenomeno dell’alternanza e conferisce al prodotto finale un’elevata qualità in grado di dare all’olio ottenuto ottime caratteristiche organolettiche. POLLINA COMPOSTATA è utilizzabile in agricoltura biologica. Eco-Stallatico-Life Fertilizzante organico di grande pregio agronomico è costituito da una miscela di letami selezionati sottoposti ad oltre 100 giorni di maturazione. I sistematici rivoltamenti cui vengono sottoposte le masse conferiscono al prodotto finale un elevato tasso di umificazione ed una bassa conducibilità elettrica. Per questo eco-stallatico-life può essere utilizzato anche in quelle coltivazioni particolarmente sensibili alla salinità (ortive). È consigliato nei frutteti e vigneti sia per la concimazione d’impianto che successivamente durante le fasi di allevamento-produzione, per il man- precedente7 8 tenimento delle migliori caratteristiche pedologiche e nutrizionali. ECO-STALLATICO-LIFE è consentito in agricoltura biologica Bionatura 4-9 + 25% SO3 È un fertilizzante azoto-fosfatico formulato in maniera bilanciata e studiata su misura prevalentemente per le concimazioni di fondo dei cereali e delle erbacee in genere. BIONATURA 4-9 +25% SO3 è costituito da una miscela di deiezioni zootecniche (letami e polline maturi) con farina di carne, farina d’ossa e zolfo elementare. L’azoto organico di origine proteica e l’anidride fosforica di estrazione organica, sono disponibili con gradualità per essere ben assimilati dagli apparati radicali dei vegetali, non dilavabili e promotori quindi di un elevato rendimento agronomico. L’elevato titolo in SO3 contribuisce ad equilibrare il ph dei terreni calcarei ed alcalini, grazie all’ossidazione in acido solforico che subisce nel terreno ed è a sua volta elemento fondamentale ed indispensabile per la nutrizione delle piante in quanto concorre alla formazioni di importanti proteine. BIONATURA 4-9+25% SO3 è consentito in agricoltura biologica Bionatura NPK 5-7-10 Fertilizzante di elevatissima qualità agronomica, si distingue dai prodotti con titolazione analoga grazie alle speciali matrici organiche che lo compongono ed ai minerali puri, aggiunti in miscela. L’azoto proteico e l’anidride fosforica di estrazione organica assieme ad un elevato titolo di potassio ne fanno un concime completo, ideale in viticoltura e frutticoltura dove con distribuzioni invernali si garantisce la migliore copertura nutrizionale. L’applicazione in orticoltura è consigliata in concimazione di fondo ed allargata anche alle coltivazioni cloro sensibili, in quanto il potassio contenuto in BIONATURA 5-7-10 è da solfato. BIONATURA 5-7-10 è consentito in agricoltura biologica. 9 successiva10 ambiente un anno), che i rami a legno non vanno raccorciati ma solo diradati quando risultano fitti e che è necessaria l’asportazione di una parte dei rami di un anno e lo sfoltimento e rinnovamento delle branche fruttifere prima che si esauriscano naturalmente, così come le piegature ed eventuali tagli di ritorno, quando le piante “scappano”: in questo caso, poiché si tratta solitamente di dover asportare grossi rami, ribadiamo il concetto della disinfezione e cicatrizzazione del taglio. Brevi cenni di potatura delle piante da frutto dr. Simone Tofani Agronomo, Resp. area tecnica della Coop. Agricola di Legnaia La potatura è una delle operazioni più importanti nella gestione del frutteto sia familiare che professionale e nei prossimi mesi, dalla caduta delle foglie fino a “gemma rigonfia”, coinvolgerà un gran numero di persone. I professionist, sia per studi che per abitudine, sanno bene che cosa tagliare. Non sempre però accade la stessa cosa nei frutteti familiari, quando i dubbi assalgono ed un taglio mal effettuato può compromettere la produzione futura. Vediamo in breve sintesi cosa serve questa determinante ed importante operazione: In primo luogo a regolare la forma ed il comportamento delle piante durante la loro crescita, poi a mantenere le misure prestabilite, ma soprattutto a creare le migliori condizioni per la produzione di fiori e frutti, infine a ringiovanire individui vecchi o danneggiati. Se effettuata in maniera scorretta può Drupacee Le gemme Per affrontare i dubbi in una delle operazioni più importanti gemma provocare ad esempio la perdita della fioritura, ridurre o alterare la fruttificazione, aumentare il rischio di patologie fungine, danneggiare la corteccia con ferite denominate “scosciature”, favorire la formazione di “scopazzi” o “succhioni” o alterare per sempre la forma della pianta. Affrontando questo argomento non possiamo esimerci da accennare brevemente alle gemme, il cui riconoscimento è fondamentale per non commettere errori nel “taglio”: esistono infatti gemme “a legno”, che danno origine a nuova vegetazione; gemme a fiore, che danno origine a fiori e quindi frutti e gemme miste, che come dice il nome producono nuovi germogli vegetali e fiori. In alcuni casi le gemme possono essere dormienti e riprendono lo sviluppo sono se stimolate da interventi di taglio particolari: di solito le gemme a fiore sono più rotondeggianti di quelle a legno e solo da queste si svilupperanno fiori e quindi frutti, da quelle a legno solo germogli vegetativi Alcune piante da frutto, come ad esempio il melo, hanno però gemme cosiddette miste, dalle quali si svilupperanno germogli e fiori. Come detto riconoscere le gemme è determinante per non incorrere in errori che comprometterebbero la fruttificazione futura. Strumenti di taglio Le operazioni di taglio devono essere effettuate con strumenti idonei, che lascino un taglio netto, in modo da non comportare rotture della corteccia o spaccature che potrebbero essere una via di infezione per numerosi patogeni vegetali: fra questi ricordiamo le forbici a doppia lama ed i seghetti che devono far parte del patrimonio del frutticoltore amatoriale. Raccomando anche di disinfettare sempre le superfici dei tagli più grossi con mastici cicatrizzanti per impedire, anche in questo caso, attacchi fungini. Le operazioni di potatura Ecco le operazioni di potatura: • Raccorciamento dei rami 1.Spuntatura (limitata al tratto apicale) 2.Speronatura (raccorciamento energico) • Diradamento dei rami • Spollanatura • Piegatura (inclinazione verso il basso) • Curvatura (piegatura ad arco) È importante in questa fase riconoscere le gemme a fiore quelle a legno e quelle miste. Le prime regole per una buona potatura di produzione: 1.Iniziare sempre a partire dall’apice delle singole branche primarie. 2.Alleggerire il tratto terminale delle branche in modo da isolare le cime ed evitare la loro messa a frutto. 3.Eliminare succhioni e polloni Ci soffermeremo in questa sede solo brevemente sulla potatura delle pomacee e delle drupacee rimandando ad altri interventi, come ad esempio le conferenze in aula, le spiegazioni sulla potatura delle altre piante di interesse agricolo. Pomacee È determinante sapere che questo tipo di piante fruttificano sui rami di due o più anni (chiamati lamburde fiorifere); in alcune cv. (Imperatore; pere Coscia e William) anche su brindilli (i rami di Pesco: le piante di pesco producono sui rami misti (detti dardi) di un anno; è necessario il diradamento dei nuovi rami con eventuale raccorciamento dei rami superstiti ed eliminazione dei rami che hanno prodotto Susino e albicocco: diradamento rami di un anno senza raccorciamento Ciliegio: solo sfoltimento branche ed eventuali tagli di ritorno Conclusioni Pur consapevoli di essere stati obbligatoriamente troppo sintetici per poter essere esaurienti, ci auguriamo di aver dato delle indicazioni di massima che evitino quanto meno di commettere errori gravi (taglio di rami a frutto ad esempio al posto di rami a legno) che si ripercuoterebbero sulla produzione del 2011. In altre pagine della rivista sono riportate le date degli incontri che terremo “in aula” a partire dal 21 ottobre, alcuni dei quali saranno dedicati specificatamente alla potatura. A questi rimando per ulteriori spiegazioni e domande. La potatura di produzione Ci soffermeremo in questa sede solo sulla potatura detta di produzione, tralasciando al momento la potatura al trapianto e quella di allevamento, non perché tecnicamente meno importanti, ma perché sicuramente di interesse meno generale. A cosa serve la potatura di produzione • A equilibrare l’attività vegetativa e quella produttiva; • A conservare la forma raggiunta con la potatura di allevamento precedente9 10 11 successiva12 zootecnia Le Limousine del Mugello dr. Andrea Martini, dr.ssa Elena Nelli, dr.ssa Claudia Lotti DIPSA Università degli Studi di Firenze Impiegata come razza da carne, la Limousine è allevata anche in Italia da 30-40 anni La razza bovina Limousine trae le sue origini dalla Limousin (provincia di Limoges), una regione ad ovest del Massiccio Centrale francese. Da qui, in pochi anni, si è diffusa in tutto il mondo grazie ad una notevole facilità di adattamento all’ambiente (oggi risulta allevata in ben 70 Paesi dai climi più diversi) ed all’ottima qualità della carne. In Francia era popolare già nell’ottocento, come dimostrava un famoso dipinto di Gustave Courbet in cui è ritratta. Allora era una razza a duplice attitudine, allevata per soddisfare le esigenze alimentari, ma anche per la lavorazione dei campi. Successivamente, con la diffusione della meccanizzazione nelle campagne, è stata migliorata e selezionata privilegiandone l’attitudine alla produzione di carne. Oggi in Francia è considerata la seconda razza da carne, dopo la Charolaise, ed è allevata soprattutto al pascolo. Da 30-40 anni la razza Limousine è allevata anche in Italia, dove da sempre è stata impiegata come razza da carne. Oggi, grazie ad un attento lavoro di selezione, è divenuta una delle razze più specializzate in questa produzione, conseguendo molto successo sia tra i precedente11 consumatori, per le ottime caratteristiche organolettiche della sua carne, sia tra gli allevatori. Infatti, ha raggiunto un effettivo di circa 7.000 vacche iscritte al Libro Genealogico. Nel 1987 è stata fondata in Italia l’Associazione Nazionale Allevatori di Charolaise e Limousine Italiane (A.N.A.C.L.I.) nata con l’obiettivo di promuovere ed attuare tutte le iniziative finalizzate al miglioramento, alla valorizzazione ed alla diffusione delle due razze. In Toscana Per quanto riguarda l’ambito toscano, questa razza ha trovato nel Mugello una particolare area d’espansione soprattutto nei comuni di Firenzuola, Barberino di Mugello, Borgo San Lorenzo e Dicomano. Il merito di tutto questo va ricercato sicuramente nel massimo impegno messo nella gestione dell’allevamento, ma anche nell’attento lavoro di selezione condotto dagli allevatori. Sono molte le mostre zootecniche che annualmente si tengono in Mugello: dalla “Fiera di Maggio” di Dicomano ed alla “Fiera Agricola Mugellana” di Borgo San Lorenzo. Nel Mugello ci sono 22 allevamenti di cui (di cui 11 biologici) sui 31 totali della provincia di Firenze (dati APA). I soggetti Limousine allevati sono di grande pregio, e nel 2008 si è svolta in Mugello la V Mostra Nazionale della Limousine in occasione del XVIII Congresso Mondiale della razza. 12 Molti allevatori biologici italiani e toscani, a differenza dei francesi, tengono fuori le vacche con i vitelli, ma di solito sono restii a mandare nei pascoli i vitelloni nel periodo di ingrasso, come sarebbe richiesto dal regolamento EU sulle produzioni biologiche (834/ 2007). Questo a causa della scarsa produzione dei pascoli nel periodo estivo ed invernale, ma anche per una diversa cultura e tradizione dei sistemi d’allevamento. Da parte dell’Università di Firenze, sono state svolte in Mugello diverse prove di ingrasso di vitelloni di questa razza che hanno portato ad interessanti risultati. La ricerca Si riportano in sintesi i risultati dell’ultima ricerca, effettuata con il supporto della CM del Mugello, svolta nell’Azienda Valdastra del dr. Borgioli, sita nel Comune di Borgo San Lorenzo, dove si pratica l’agricoltura biologica fin dal 1998 e si alleva la razza Limousine. Gli animali sono stati convertiti al biologico nel 2001. In azienda è presente un’ampia superficie di pascoli collinari. È stata realizzata una prova di accrescimento su vitelloni all’ingrasso sia in stalla che al pascolo utilizzando 16 vitelli nati in azienda. Questi, dopo lo svezzamento, avvenuto a circa 8 mesi di età, sono stati divisi in due gruppi: 8 sempre in box con paddock esterno e 8 allevati in un box analogo, ma mandati al pascolo nel momento della massima produzione foraggera, dalla fine di marzo alla fine di giugno. Sugli animali in vita, con scadenza mensile, e dopo la macellazione, sono stati effettuati rilievi ponderali e zoometrici. La macellazione è stata effettuata per tutti i soggetti a 19 mesi di età. Sulla carcassa è stata fatta la valutazione di conformazione SEUROP ed è stato determinato lo stato di ingrassamento. Riguardo ai risultati ottenuti, si è osservato che la crescita degli animali al pascolo si è rallentata rispetto a quelli allevati in stalla, ma è stata seguita da un accrescimento compensativo nel periodo di finissaggio dopo il ritorno in stalla. Sono state fatte delle osservazioni per studiare il comportamento degli animali per determinarne lo stato di benessere. Nel complesso gli animali del gruppo mandato al pascolo, si sono mostrati significativamente più attivi ed hanno passato più tempo a pascolare ed a stare in movimento, anche se l’attività sociale e di pulizia non ha fatto osservare differenze significative. Una volta rientrati in stalla, durante il finissaggio, i vitelli hanno ripreso i vecchi comportamenti, ma hanno conservato una maggiore attività: ad esempio passando significativamente più tempo ad alimentarsi, ad esplorare e meno a riposarsi. Riguardo ai dati rilevati dopo la macellazione non sono state rilevate differenze significative fra i gruppi ad esclusione della profondità toracica apparsa maggiore nei vitelli allevati al pascolo, il che potrebbe indicare che la ginnastica funzionale ha determinato un migliore sviluppo corporeo di questi animali. Le carcasse hanno fatto rilevare una resa di circa il 64%. Lo spolpo del taglio campione e le analisi fisiche non hanno mostrato differenze significative fra i due gruppi. Nel complesso le analisi chimico fisiche hanno dimostrato che le carni di questi animali hanno ottime caratteristiche. La carne Le caratteristiche della composizione acidica della carne di questi animali è risultata molto interessante. Comparando con i dati riportati il letteratura, emerge che il contenuto Limousine in grassi polinsaturi omega 3, considerati i più utili per la salute, risulta maggiore di quello delle carne delle razze Chianina e Calvana. La qualità organolettica della carne, valutata da un panel di esperti dell’Università di Potenza, non ha fatto rilevare differenze fra i due gruppi sperimentali, neanche per quanto riguarda la tenerezza, che è uno dei parametri che dovrebbe diminuire negli animali tenuti al pascolo. È stato infine valutato che il pascolamento ha comportato un risparmio nell’alimentazione degli animali e quindi una diminuzione del costo di produzione. Possiamo quindi dichiarare in sintesi che i vitelloni Limousine biologici possono essere convenientemente allevati al pascolo ed essere successivamente sottoposti a un periodo di finissaggio in stalla come previsto dal Regolamento UE. Il pascolo migliora il benessere degli animali e porta allo stesso tempo ad un risparmio sull’alimentazione. 13 successiva14 cultura Tra le antiche pievi romaniche nella Tuscia Etrusca Sig. Alessandro Masseti Socio Coop. Agricola di Legnaia Qualche anno fa ho avuto il grande privilegio di svolgere un’indagine geobiologica all’interno del nostro Battistero di San Giovanni situato nel centro storico di Firenze di fronte alla Cattedrale di Santa Maria del Fiore. È stata un’emozione unica per l’intensità del rilievo effettuato ricco di dettagli storici, archeologici, astronomici (bellissima la raffinata formella quadrata sul pavimento che raffigura lo zodiaco e un sole fiammeggiante) e metafico-spirituali. Come se non bastasse l’esperienza di questa prospezione è andata crescendo quando da una grata di ferro posta vicino all’altare sono sceso nel sottosuolo del sacro edificio. E qui, in ginocchio perché normalmente non agibile, ho potuto ammirare in tenue luce, ciò che resta di antiche fondamenta risalenti probabilmente al quarto secolo dopo Cristo con frammenti di pavimento a mosaico di rara bellezza, analoghi a quelli che si possono vedere nell’antica chiesa paleocristiana di Santa Reparata – con la quale forse il Battistero costituiva un complesso bipolare – rinvenuta nel sottosuolo del Duomo. Partendo dal Battistero di San Giovanni tanto caro ai fiorentini, da questo luogo di culto le cui origini si perdono veramente nel tempo della leggenda, vi segnalo un itinerario che ci porterà presto fuori dalle mura medioevali della nostra città per scoprire quelle antiche pievi romaniche che costituiscono ancora oggi una rara testimonianza di una conoscenza millenaria e ancestrale purtroppo andata perduta. In queste chiese troveremo informazioni fondamentali per la comprensione di quello stile romanico che a mio parere rappresenta l’ultimo vero anello di congiunzione tra il nostro tempo moderno e un tempo atavico ricco di simbologie che si riferiscono all’alba dell’uomo. precedente13 In ognuna di queste chiese troveremo la traccia di una concezione della realtà sobriamente essenziale che agli occhi di noi uomini tecnologici resta difficile da comprendere. Ben celato e custodito nei secoli nelle spoglie e isolate pievi di campagna intrise di una cultura preistorica ritroveremo lo spirito arcaico del mondo contadino e il suo religioso rapporto con la natura. Un messaggio segreto che si ricollega alla grande Madre del neolitico e alla Sofia della Gnosi, ai miti e riti sciamanici e ai culti etruschi degli antenati: concetti difficili che ci appariranno chiari poi in questo andar per chiese. Un po’ di storia La crisi dell’Impero romano vide l’affermarsi ed il diffondersi del Cristianesimo. Il termine plebs venne all’inizio usato per indicare una comunità di credenti con la chiesa cui faceva capo. Solo più tardi il termine assunse un significato rurale. Nell’ordinamento civile ed amministrativo romano il territorio di campagna, quello cioè situato al di fuori delle mura cittadine. Era diviso in pagi a loro volta suddivisi in vici. In un periodo storico che va all’incirca dal quattrocento al settecento dopo Cristo l’antico pagus romano diventa plebs perdendo la sua valenza amministrativa acquistandone una sociale e religiosa impronta al Cristianesimo. Prende vita allora con un processo storico che durerà fino al milleduecento circa, una chiesa, la pieve appunto, dotata di battistero come sua esclusiva prerogativa. Il passaggio da pagus a plebs fu profondo e concreto, perché mentre il pago 14 Pieve romanica di S. Stefano a Campoli - Mercatale - Val di Pesa (FI) era stata fondamentalmente un’espressione geografica imposta dalla autorità centrale per l’esazione delle tasse, per garantire l’obbligo delle leve militari e non ultimo il contingentamento delle derrate alimentari per approvvigionare i centri urbani, le plebi rappresentarono il frutto di uno spontaneo moto associativo contadino seguito appunto al crollo del potere centrale e dell’organizzazione territoriale romana. Gli abitanti delle campagne fino ad allora tenuti in una condizione di disgregata semi-barbarie del pesante fiscalismo imperiale costituirono queste comunità dalle profonde connotazioni religiose più o meno consapevolmente ispirate al messaggio evangelico. Questo fenomeno che riguardò principalmente l’Italia centro-settentrionale fu molto variegato, perché nella religiosità delle pievi confluirono insieme alla grande corrente cristiana tutti i rivoli sommersi di antichi riti agrari e ancor più di credenze mistreriche di origine remota e già allora sconosciuta. Con il passare del tempo di queste comunità rurali e la loro chiesa rimase solo il nome ormai mutato in pievi quando nel quindicesimo secolo con il concilio di Trento furono trasformate nominalmente e istituzionalmente in parrocchie. L’importanza dei luoghi e il significato dell’architettura sacra Durante la preistoria gli atti di culto come offerte e sacrifici venivano compiuti in luoghi naturali ritenuti sacri; corsi d’acqua, sorgenti, cascate, laghetti, paludi, boschi, cime di monti e grotte. In età storica molti di questi antichi luoghi di culto divennero sedi di templi intesi come veri e propri osservatori astronomici. Questi luoghi particolari di chiara natura mistica ebbero la funzione di collegare idealmente la terra al cielo nell’osservare i ritmici cicli eterni del percorso del sole, della luna, dei pianeti e delle stelle e la loro relazione con lo scandire del tempo biologico delle stagioni. Oggi sappiamo che la griglia magnetica planetaria è costituita da linee o Sul prossimo numero entreremo nel vivo di un ideale cammino visitando le pievi romaniche più antiche e significative della Toscana canali di energia che avvolgono il nostro pianeta. La terra è dunque percorsa da correnti energetiche potenti e invisibili che scorrono lungo un complicato sistema paragonabile a quello di vene ed arterie. Questa intensa forza vitale di natura anche elettromagnetica può essere captata e utilizzata dall’uomo attraverso particolari amplificatori verticali di forma allungata e appuntita (il menhir, gli obelischi, il totem indiano, il nostro campanile etc.) con opere architettoniche che costituiscono delle vere e proprie antenne per collegare il cielo alla terra. Ecco come in quei luoghi unici dove culture primitive avevano individuato queste correnti sotterranee energetiche e telluriche dagli effetti magici collegati sempre alla presenza dell’elemento acqua, i costruttori medievali ripeterono e concepirono edifici sacri meticolosamente orientati al sorgere del sole. Questi mastri costruttori, mutando anche le pratiche geomantiche dei lucumoni-sacerdoti etruschi e le tecniche del lituo romano (bacchetta divinatoria di conoscenza), riscoprirono il connubio tra architettura sacra ed astronomia traducendolo in un simbolismo sacro fatto di geometriche e miniaturizzazioni cosmiche. Elettromagnetismo naturale, vocazione mistica dei luoghi (geografia sacra), geometrie delle armoniche proporzioni degli edifici sacri che affondano le loro radici nella tradizione millenaria dell’architettura, conoscenza profonda dei ritmi della natura, tutti questi aspetti costituiscono dunque la chiave di comprensione di quella essenzialità sobria implicita nel fascino delle pievi romaniche. Battistero di S. Giovanni (FI) - Particolare della formella sul pavimento che rappresenta lo zodiaco con al centro il sole fiammeggiante Il significato nascosto di alcuni elementi architettonici La porta d’ingresso della chiesa romanica contiene a mio dire il mistero del “passaggio”, dove la pietra utilizzata per la costruzione della soglia, per una sua particolare natura minerale, funge da sottrattore di energia vitale perché nell’edificio sacro si debba entrare con umiltà tanto da meritarsi simbolicamente il varco verso il cielo, una sorta di passaporto spirituale per l’altrove. Questo spiega forse la grandissima importanza data alla decorazione delle porte e soprattutto del portale principale, a sottolineare ancora una volta che il passaggio della soglia è la rivelazione della verità. All’ingresso di questo che potremmo definire un percorso iniziatico si trovano due colonne. Con buona certezza esse avevano in origine una ragione astronomica. Erano cioè orientate sulle linee solstiziali del luogo in modo che le rispettive ombre passassero sul sole orientato ad est ai rispettivi solstizi d’estate e d’inverno secondo una tradizione antichissima. Davanti alle due colonne si trovava il “mare di bronzo” (così definito perché rifletteva il cielo notturno), immenso recipiente di acqua limpida contornato da Pieve romanica di S. Appiano con le colonne esterne di un antico battistero Barberino Val d’Elsa (FI) figurine animali, con funzione purificatrice e di battesimo come di un vero e proprio immergersi nel cielo. Il fonte battesimale assunse i seguito un significato rituale e liturgico, ma è chiaro che questo bacile nasce come meraviglioso strumento di osservazione astronomica dove si vedeva l’immagine riflessa del cielo ed era posizionato in modo che la stella polare fosse al centro. L’osservatore poteva allora, grazie alle figurine dei buoi poste sul bordo della vasca, conoscere la posizione esatta di stelle e pianeti per formulare oroscopi e quindi “Divinar responso”. Gli antichi sacerdoti erano insieme astronomi e astrologi. Così alle porte degli edifici sacri il tempo resta la figura principale e per questo sui timpani delle nostre chiese figurano ancora chiaramente i dodici segni dello zodiaco con Cristo in cima, il vero maestro del tempo, tra sua Madre Vergine e la sua giustizia, la Bilancia. Se la porta rappresentava un simbolo cosmico attraverso la quale nella chiesa bizantina e romanica si entrava in una sorta di caverna sacra, la cripta ovvero la camera segreta sotterranea ove si rivelava il divino, rappresentava insieme all’altare il punto focale di questa armonica struttura consacrata. Essa si riferisce alla grotta matrice, all’ipogeo inviolabile che ci ricorda l’ancestrale ventre materno come idea primaria di vita. Per questo la santa reliquia appartenuta a qualche mistico personaggio del passato vissuto in modo di santità veniva qui quasi sempre conservata a sottolineare ancora una volta l’assoluta importanza di questo centro pulsante collegato in un certo modo all’eternità. Con tutte queste premesse sul prossimo numero entreremo nel vivo di un ideale cammino visitando le pievi romaniche più antiche e significative della Toscana, comprendendone appieno quella vitale conoscenza che i nostri predecessori ci hanno intensamente e sapientemente voluto tramandare. (prima parte, segue sul prossimo numero) 15 successiva16 attualità Celiachia: ogni anno nuove diagnosi di Elisa Spaghetti Dietista, Referente AIC Toscana La quinoa Attualmente per “curare” la Malattia occorre escludere dal regime alimentare alcuni degli alimenti più comuni: pane, pasta, biscotti e pizza, eliminando anche le più piccole tracce di farina (glutine!) da ogni piatto. Ciò implica un forte impegno di educazione alimentare perché l’assunzione di glutine, anche in piccole dosi, può procurare seri danni Sorgo La Celiachia o Malattia Celiaca è un’intolleranza permanente al glutine, sostanza “collante” di natura proteica di scarso potere nutrizionale presente in frumento, farro, kamut, orzo, segale, spelta e triticale. L’incidenza di questa intolleranza in Italia è stimata in un soggetto ogni 100/150 persone. I celiaci in Italia potenzialmente sarebbero quindi 500.000, ma ne sono stati diagnosticati ad oggi circa 85.000. Ogni anno vengono effettuate 5.000 nuove diagnosi e nascono 2.800 nuovi celiaci, con un incremento annuo di circa il 10%. Per “curare” la Malattia Celiaca o Morbo Celiaco, attualmente, occorre escludere dal proprio regime alimentare alcuni degli alimenti più comuni, quali pane, pasta, biscotti e pizza, eliminando anche le più piccole tracce di farina (glutine!) da ogni piatto. Questo implica un forte impegno di educazione alimentare. Infatti l’assunzione di glutine, anche in piccole dosi, può procurare seri danni. La “dieta senza glutine”, condotta con rigore e scrupolo, è l’unica terapia che garantisce al celiaco un perfetto stato di salute. La sfida degli ultimi anni è senza dubbio quella di arricchire la dieta facendo leva su “nuovi cereali” ovvero cereali diversi da riso, mais e grano saraceno ormai ampiamente conosciuti ed opportunamente sfruttati per le necessità della dieta rivolta all’utenza celiaca. Cerchiamo di compiere un breve viaggio nel mondo di questi ceprecedente15 reali meno conosciuti nel nostro bacino mediterraneo ma non per questo destinati ad essere trascurati. Anzi... Il sorgo È stata una delle prime piante ad essere coltivata: si ritiene che le forme attuali abbiano avuto la loro origine nell’Africa occidentale diverse migliaia di anni fa. Dall’Africa il sorgo si è esteso in tutto il mondo: anticamente in Asia e in Europa, più recentemente in America e in Australia. È il quarto cereale per importanza nell’economia agricola mondiale, dopo frumento, riso e mais. Nelle agricolture di sussistenza del Terzo Mondo la granella viene utilizzata direttamente per l’alimentazione umana, non potendo tali paesi permettersi la trasformazione zootecnica. Le rese sono molto basse, dell’ordine 0,5-1 t/ha, sia per la primitiva tecnica colturale sia per le condizioni ambientali avverse: il sorgo infatti viene coltivato dove l’ambiente è troppo secco per il ben altrimenti gradito mais. Nelle agricolture progredite la granella viene destinata all’alimentazione animale in concorrenza con quella di mais di cui ha analogo valore nutritivo. Negli USA, inoltre, una certa parte viene destinata a trasformazione industriale in alcool etilico. L’Italia coltiva appena 29000 ettari nonostante si possa auspicare l’estensione su ben più ampie superfici. 16 È una pianta erbacea annuale della famiglia delle Chenopodiaceae come gli spinaci o la barbabietola. Per il suo buon apporto proteico costituisce l’alimento base per le popolazioni andine. Gli Inca chiamano la quinoa “chisiya mama” che in quechua vuol dire “madre di tutti i semi”. La quinoa è un alimento particolarmente dotato di proprietà nutritive: contiene fibre e minerali, come fosforo, magnesio, ferro e zinco ed è anche un’ottima fonte di proteine vegetali. Contiene inoltre grassi in prevalenza insaturi. La quinoa è particolarmente adatta per i celiaci poichè totalmente priva di glutine. Esistono oltre 200 varietà di quinoa. La varietà più utilizzata è la “quìoa Real” con un basso tenore di saponine. Altre varietà commercializzate sono: Bear, Cherry Vanilla, Cochabamba, dave 407, Gossi, Isluga, Kaslala, Kcoito, Linares, Rainbow, Red faro, Red head (che presenta una buona adattabilità ai climi piovosi), Temuco. La quinoa è testimone di biodiversità e già venerata dagli Inca come pianta sacra, viene coltivata da oltre 5000 anni sugli altipiani pietrosi delle Ande ad altitudini comprese tra 3800 e 4200 metri. È una pianta resistente che non richiede particolari trattamenti. Produce una spiga ricca di semi rotondi, simili a quelli del miglio. Le migliori varietà crescono nei territori salmastri del Salar, nelle zone di Oruro e Potos (Quìoa real). La semina della quinoa avviene tra settembre ed ottobre, a seconda delle zone e la raccolta si effettua nei mesi di aprile-giugno. Controllata e privata di eventuali impurità, viene poi lavata in acqua per eliminare la saponina, sostanza lievemente amara contenuta nella pianta, viene infine essiccata tramite “secadores” solari. Il ruolo quasi sacro che la quinoa aveva per le popolazioni andine all’epoca della conquista spagnola provocò l’ovvio conflitto con la cultura cattolica che considera invece sacro il pane di frumento, e quindi il grano. La coltivazione della quinoa venne quindi combattuta e scoraggiata e solo in un secondo tempo, apparve evidente che la quinoa risultasse maggiormente adatta all’ambiente andino di quanto lo fosse il grano. Per contro alla specifica compatibilità e l’adattamento secolare della quinoa a quell’ambiente e la scarsa adattabilità con altri (la rusticità sopra descritta può fuorviare),consegue un prodotto estremamente ricco ma difficilmente esportabile e coltivabile in altri climi. Il teff È un’erba annua. I semi sono particolarmente piccoli (meno di 1 mm di diametro) tanto che se ne può tenere in mano un numero sufficiente a seminare un intero campo. Questa proprietà rende il teff particolarmente adatto alla vita seminomade. Il genere Eragrostis - che comprende molte specie spontanee oltre all’unica specie coltivata E. teff - appartiene alla famiglia delle Poacee o Graminacee. All’interno di questa famiglia si colloca nella sottofamiglia delle Cloridoidee, a differenza degli altri cereali utilizzati per l’alimentazione che vengono attribuiti ad altre sottofamiglie. Si ritiene che la coltivazione del teff sia originata in Etiopia tra il 4000 a.C. e il 1000 a.C.. Gli studi genetici indicano come il più probabile antenato selvatico Eragrostis pilosa. Nell’Ottocento, in un sito archeologico egiziano, furono dichiarati come rinvenuti semi di teff. Oggi, quella identificazione risulta come “non adeguatamente documentata” e quindi da non considerare (Germer, 1985). Come tutti i cereali, il teff fornisce soprattutto un apporto di carboidrati complessi (amido), è ricco di fibre, di calcio e di ferro ben assorbibile. Contiene un’importante percentuale di proteine e ha un eccellente assortimento di aminoacidi essenziali. Nella macinazione dei semi, che sono piccolissimi, è impossibile separare le frazioni di molitura e tutte le parti contenute nel seme sono sempre comprese e mescolate nella farina che quindi è realmente “integrale”. Il contenuto alimentare proveniente dalla farina è comunque apprezzabilmente aumentato dalle preparazioni della cucina tradizionale eritrea, etiopica e somala del “pane di teff” detto Injera o Enjera: un pane molto sottile e spugnoso ottenuto da fermentazione batterica acida e appunto, dal sapore acidulo. La fermentazione diminuisce leggermente il contenuto in carboidrati ma lo arricchisce, in maniera sostanziale, in contenuto proteico. La conservazione delle frazioni corticali ricche in minerali, soprattutto ferro, è particolarmente preziosa data la ricorrenza nei paesi di origine di malattie parassitarie che inducono carenza di tale elemento. Tali malattie da anemia sono molto pericolose soprattutto nella popolazione femminile. Ai fini della cottura viene considerato paragonabile al miglio, anche se il seme è molto più piccolo. Il teff è adattato ad ambienti molto diversi dal punto di vista idrico, dalla semi-aridità al ristagno di acqua. La produzione massima si ha ad altitudini comprese tra 1800 e 2100 m (altipiani etiopico ed eritreo), precipitazioni comprese tra 450 e 550 mm durante la stagione di crescita, e Quinoa temperature comprese tra 10 e 27°C. Il Teff è sensibile alla durata dell’illuminazione diurna e cresce meglio con una durata della fase diurna di 12 ore. Tradizionalmente coltivato in regioni molto ristrette, soprattutto dell’Etiopia e dell’Eritrea. è presente in due varietà: la bianca e la rossa; i nomi derivano dal colore del seme, più chiaro o più scuro e le due varietà producono quindi farine di colore leggermente diverso. La varietà chiara è più delicata ed ha maggiori esigenze di coltivazione, è più costosa e di prassi è preferita nel consumo dalle fasce di popolazione più agiate; la seconda è cibo di maggiore uso nei ceti popolari. Le differenze nutrizionali nei due tipi sono irrilevanti e risulta invece importantissimo il sistema di coltivazione. Le produzioni tradizionali di villaggio sono risultate molto più ricche in contenuto del prodotto di iniziative di coltivazione estensiva. La spiegazione è semplice se si considerare la minuziosa attenzione applicata nelle concimazioni e coltivazioni di villaggio. La raccolta meccanizzata è agevole ma, se non perfettamente organizzata ed attrezzata, rischia di produrre grosse perdite di raccolto, (la dispersione del seme è naturale, perciò le sottili spighe vanno raccolte con mosse delicate). Le rese per ettaro, pur considerando l’elevatissimo valore nutrizionale, sono molto basse. Il seme di teff è estremamente resistente a tutti gli eventi: disidratazione, caldo, umidità, muffe, ecc. (soprattutto il teff rosso). Di norma si considera che conservi capacità germinativa per almeno quattro anni, seppur semine effettuate con seme anche molto più vecchio non diano di norma problemi. La coltivazione è stata moderatamente diffusa anche in India ed in Australia e recentemente sperimentata anche nei Paesi Bassi. In Etiopia il teff costituisce circa un quarto della produzione totale di cereali. La resa media possibile della coltivazione varia da 7 a 30 q/ha (in Etiopia è mediamente 9 q/ha). 17 successiva18 Il miglio È una pianta erbacea annuale appartenente alla famiglia delle Poacee (o Graminacee). Rientra nel raggruppamento dei cereali minori. La pianta ha un portamento cespitoso con numerosi culmi lignificati alla base, robusti e di altezza variabile dai 50 cm ai 150 cm, talvolta ramificati in alto. Le foglie sono lineari-lanceolate, guainanti e con lamina larga fino a 1 cm e pubescente su entrambe le pagine. La ligula è pelosa, sono fiori riuniti in infiorescenze a pannocchia terminali, lunghe 15-20 cm, spesso pendenti su un lato. Ogni pannocchia è composta da racemi di spighette. La spighetta, lunga circa 4 mm, è composta da due brevi glume di 1-2 mm e due fiori. Ciascun fiore è racchiuso da due glume superiori (lemma e palea), lunghe circa 3 mm e comprende un androceo di tre stami e un gineceo con stimma bifido e piumoso. Il frutto è una cariosside ellittica, lucida, di colore bianco oppure variabile dal grigio al bruno, al nero. Il peso di 1000 cariossidi è di 5-7 grammi. Coltivata fin dalla preistoria, è una specie cosmopolita dalle origine alquanto incerte. Dalla regione di origine la specie si è diffusa in tutto il Vecchio Continente e successivamente negli altri. Attualmente è ancora coltivato in diverse regioni dell’Asia e dell’Africa, mentre la coltivazione nei paesi occidentali è sporadica e marginale. Si trova naturalizzata sui terreni incolti. È una specie termofila e xerofila. Particolarmente esigente per quanto riguarda le temperature, nelle regioni temperate vegeta con ciclo primaverile-estivo. Ha una spiccata resistenza alla siccità e non mostra particolari esigenze pedologiche, perciò si presta per la coltivazione in aree aride o semidesertiche e su suoli poveri. Secondo le varie ipotesi la specie avrebbe origini nel Medio Oriente o nell’Asia centrale, o, tesi più accreditata, in India. È accertato che la coltivazione del miglio risalga addirittura ad epoche preistoriche: in Italia ne sono rinvenute tracce in tombe del Neolitico. Largamente utilizzato per l’alimentazione umana all’epoca dei Romani, raggiunse la massima diffusione nel primo Medioevo durante il quale veniva considerato un ottimo sostituto della carne nei precedente17 Miglio periodi di astinenza prescritti dalla Chiesa. Successivamente subì un lento declino perchè sostituito da altri cereali più produttivi. Caratterizzato da una lunga conservabilità, è grazie a questo cereale stoccato nei magazzini cittadini che Venezia, assediata dai Genovesi nel 1378, si salvò dalla morte per fame. Per secoli la polenta di miglio fu un piatto tipico dell’Italia settentrionale in regioni come Veneto, Lombardia e Trentino. Nei paesi industrializzati dell’Europa, dell’America, dell’Oceania, questa specie ha perso del tutto importanza e ha una diffusione marginale anche come cereale foraggero. L’unico impiego economico è come componente di mangimi e becchime per i piccoli uccelli. È invece ampiamente coltivato in aree semidesertiche dell’Asia e dell’Africa pur avendo una diffusione nettamente inferiore a quella dei principali cereali di questi continenti (sorgo e riso). La coltivazione del miglio interessa l’Africa subsahariana, il Medio Oriente, l’Ucraina, la Russia, il Kazakistan e soprattutto l’India e la Cina. Date le sue esigenze termiche, leggermente superiori a quelle del mais, il miglio si coltiva, nelle regioni temperate a ciclo primaverile-estivo. La semina si effettua a partire dalla primavera avanzata (fine aprile). Per il ciclo produttivo piuttosto breve (2-3 mesi), questo cereale si presta per la semina in secondo raccolto in estate, dopo la raccolta di un cereale o di un erbaio autunno-primaverile. La coltivazione si pratica secondo gli stessi criteri del sorgo, come coltura da granella o da foraggio impiegando nel primo caso 5-15 kg di seme, nel secondo caso 30-40 kg. La semina può essere 18 fatta con seminatrice a righe. Per la concimazione si può impiegare un concime fosfoazotato oppure un ternario con rapporto ottimale di 1: 1,2:1 fra azoto fostoro e potassio. L’eventuale irrigazione può essere condotta con interventi di soccorso. Come cereale da granella il miglio va raccolto prima della maturazione di morte in quanto la maturazione è scalare e la pannocchia sgrana facilmente. Va percià mietuto precocemente e trebbiato dopo la completa essiccazione. Le rese sono dell’ordine di 1-2 tonnellate ad ettaro. Come cereale foraggero va raccolto all’inizio della spigatura se utilizzato come foraggio verde, oppure alla maturazione cerosa se destinato all’insilamento. La produzione di massa verde è dell’ordine di 15-25 t/ha. Nell’alimentazione umana occidentale odierna il miglio ha interesse marginale venendo impiegato per produrre farine e semole utilizzate soprattutto dalla cucina macrobiotica. Il valore dietetico è elevato, per il discreto tenore in proteine (11% in peso simile a quello del grano), sali minerali e fibra grezza. È inoltre ricco di vitamine A e del gruppo B, specialmente niacina, B6 e acido folico, calcio, ferro, potassio, magnesio e zinco. Per il suo elevato contenuto di acido salicilico è spesso considerato un vero e proprio prodotto di bellezza per pelle e capelli, unghie e smalto dei denti. Il miglio non contiene glutine e la predisposizione alla panificazione è quindi minore rispetto alle farine di orzo, frumento e segale. Quando viene combinato con il grano (o la gomma arabica nel caso di prodotti per celiaci), può essere utilizzato per produrre pane lievitato. Da solo, può venire utilizzato per “schiacce” non lievitate. Il suo considerevole contenuto in lecitina e colina lo rende particolarmente adatto alle persone sedentarie, chi è dedito a lavori intellettuali, ai convalescenti nonchè alle donne in gravidanza. Essendo ricco di lipidi, lo stoccaggio sotto forma di fiocchi o farina è limitato nel tempo, mentre si conserva a lungo in chicco. È quindi consigliabile macinare i chicchi al momento dell’uso. Grano saraceno Il grano saraceno (Fagopyrum escu- lentum) è una specie di piante a fiore appartenente alla famiglia delle Polygonaceae. Il nome scientifico Fagopyrum deriva dalla combinazione del latino fagus (faggio) per via degli acheni triangolari affini e del greco piròs (frumento). È una pianta erbacea, annuale, compie il suo ciclo biologico in 80-120 giorni. Raggiunge un’altezza che varia, a seconda delle specie, dai 60 ai 120 centimetri. A causa delle sue caratteristiche nutrizionali e dell’impiego alimentare, questo vegetale viene spesso collocato commercialmente tra i cereali anche se tale classificazione risulta scientificamente impropria in quanto non appartenendo alla famiglia delle Graminacee. L’apparato radicale è fascicolato e composto da radici poco sviluppate; il fusto cilindrico, glabro; il culmo principale presenta diversi rami con infiorescenza apicale, un colore che va dal verde all’inizio del ciclo per poi virare verso il rosso al momento della maturazione e della morte della pianta. Il numero di culmi dipende soprattutto dalla fertilità del terreno e dalla densità di semina. Le foglie sono ovato-triangolari acuminate, alterne, peduncolate alla base e sessili verso la parte distale della pianta. Le infiorescenze raccolte in panicoli laschi hanno fiori bianchi o rosa a seconda della varietà raccolta con calice formato da cinque sepali verdi. Gli stami sono otto, l’avario è monospermo sormontato da uno stilo terminale con tre stigmi. Le piante sono auto sterili e l’impollinazione avviene in entomofilia o anemofile tra piante della stessa specie o tra piante di specie diverse. Il frutto è un achenio di forma triangolare; il pericarpo può presentare un colore variante dal bruno al nero, più o meno lucido con eventuali screziature e avvolge l’endosperma e l’embrione composto da due cotiledoni. Tra l’Otto e il Novecento si pensò che la pianta fosse originaria dell’area siberiana perchè diversi viaggiatori avevano trovato la pianta allo stato selvatico presso il Bajkal e sull’Amur. Più recentemente alcuni ricercatori hanno evidenziato il ruolo dello Himalaya orientale come probabile centro di addomesticazione primario. Il grano saraceno è ricco di sali minerali, in particolare ferro, zinco e selenio. Si consuma nelle minestre, spe- Grano saraceno cialmente di verdure e, in forma di farina, per la polenta saracena, per crespelle, per la preparazione della pasta alimentare (famosi i pizzoccheri della Valtellina, la soba giapponese, i bliny russi o anche come porridge come la kasha della cucina slava) o per la preparazione di dolci o biscotti. Amaranto Considerata pianta sacra, ha le proprie origini etimologiche dal greco “amarantos” “che non appassisce”. Da qui il significato attribuito dai Greci come pianta dell’amicizia, della stima reciproca ed espressione di tutti i sentimenti veri ed immutabili nel tempo, poichè eterni e unici. Nella mitologia greca si narra che le Dee amassero essere festeggiate con ghirlande di amaranto che veniva per questo utilizzato per ottenere protezione e benevolenza. I romani attribuivano all’amaranto il potere di tenere lontano l’invidia e la sventura. Nel periodo 1600-1800 si riteneva che donasse benessere fisico e veniva utilizzato come ornamento ai vestiti. L’amaranto appartiene alla famiglia delle Amarantacee che comprende più di 500 specie. Originario del centro America, è l’alimento basilare per l’alimentazione degli Aztechi e degli Inca. Per molto tempo dimenticato, attorno al 1960 è stato riscoperto negli USA e coltivato anche in altre parti del mondo. La coltivazione viene effettuata anche a scopo ornamentale. Si riconosce dal colore rosso cupo (chiamato proprio rosso amaranto). Non facendo parte delle Gramina19 cee non è un cereale, come non lo sono grano saraceno, quinoa, sagù e manioca. Ricco di proteine fino al 16%, con elevato valore biologico contiene, rispetto ai cereali, il doppio di lisina, un amminoacido essenziale. Ha un elevato contenuto di calcio, fosforo, magnesio e ferro. Grazie all’elevato contenuto di fibre, ha un effetto positivo sulla digestione e sul ricambio. È convenientemente usato spesso come base per le pappe dei bambini o come ingrediente pregiato di minestroni di verdura per convalescenti ed anziani. La coltivazione dell’amaranto è piuttosto complessa e non essendo molto diffuso, è di difficile reperibilità ma sicuramente disponibile nei negozi di alimentazione biologica o specializzati in sementi. Una volta bollito risulta una massa gelatinosa (lo stesso si può dire per la tapioca), è quindi preferibile cucinarlo in abbinamento a cereali (mais e riso), o con verdure, con un conseguente miglioramento del sapore e del valore nutritivo. Si cuoce, dopo il lavaggio, in due parti di acqua con un cucchiaino di sale marino integrale magari assieme ad un’alga kombu. La cottura impiega 20 minuti in una pentola a pressione e 30 minuti in una pentola normale, dopodichè non va mescolato ma lasciato riposare 10 minuti a pentola coperta per permettere ai chicchi di finire di gonfiarsi. Il sapore leggermente dolciastro. I grani possono essere soffiati o subire una tostatura con un filo di olio: i semi d’amaranto scoppiano, ottenendo così una sorta di popcorn ideale per muesli, croccanti e pasticcini. successiva20 Pangea�e�A.d.M.�e�la�Congregazione�del�Preziosissimo�Sangue.�Nel�2007,�la�Facoltà�di�Agraria�di�Firenze�aderisce�al� Progetto�con�lobiettivo�di�migliorare�e�potenziare�il�settore�agro�zootecnico�dei�villaggi�locali.�Negli�anni,�lattenzione� si�è�concentrata�su�misure�eco�compatibili�per�eradicare o�controllare�le�malattie�di�origine�funginea,�soprattutto�negli� orti� familiari.� Un� esempio� è� portato� dalla� coltivazione� di� okra (Abelmoschus esculentus L.),� un� componente� fondamentale� nella� dieta� delle� popolazioni� locali,� basata� quasi� esclusivamente� su� carboidrati.� Macchie� fogliari� e� ingiallimenti�causati�da�Alternaria alternata sono�stati�frequentemente�osservati. Itigi attualità Approccio�metodologico Il� villaggio� di� Itigi (5°42S,� 34°29E)� si� trova� nel� distretto� di� Manyoni,� nella� regione� di� Singida,� allaltitudine� di� 1300� m� s.l.m.� Il� clima� è� caratterizzato� da� due� stagioni� delle� piogge� (ottobre�dicembre�e�marzo� aprile)�e�da�una�stagione�secca� (maggio� settembre). Alternaria leaf spot in Tanzania 20�piante�di�okra di�30�gg di�età�(varietà�locale) di E. Turco*- **M. Galla, A. Ragazzi - *** D. Bocciolini, S. Tofani 5�foglie�per�pianta *Istituto per la Protezione delle piante, CNR, via Madonna del Piano, 10, 50019 Sesto F.NO - **Dipartimento di Biotecnologie Agrarie, Sezione di Protezioni delle Piante, Università degli Studi di Firenze, piazzale delle Cascine, 28, 50142 Firenze - ***Cooperativo Agricola di Legnaia, via di Sollicciano, 13a, 50142 Firenze infezione�con�Alternaria�alternata 2�antagonisti:�Thricoderma�viride e�Epicoccum�nigrum Prospettive per un controllo biologico in un contesto di agricoltura sostenibile 8�tempi�di�rilievo Risultati e conclusioni Prospectt for biological control in sustainable agriculture 0=�sana 4�classi�di�necrosi�fogliare�(D) 1=�presenza�macchie�puntiformi l I valori di DI (disease score index) incre2=�confluenza�macchie 3=�foglie�morte Disease Score�Index mentano significativamente a partire dalla 2ª settimana, e in misura maggiore dalla 6ª settimana. Risultati�e�Conclusioni Il progetto Tanzania nasce nel 2006 come collaborazione tra la Cooperativa Agricola di Legnaia, le Onlus “Associazione Pangea” e “A.d.M.” e la Congregazione del Preziosissimo Sangue. Nel 2007, la Facoltà di Agraria di Firenze aderisce al Progetto con l’obiettivo di migliorare e potenziare il settore agro-zootecnico dei villaggi locali. Negli anni, l’attenzione si è concentrata su misure eco-compatibili per eradicare o controllare le malattie di origine funginea, soprattutto negli orti familiari. Un esempio è portato dalla coltivazione di okra (Abelmoschus esculentus L.), un componente fondamentale nella dieta delle popolazioni locali, basata quasi elusivamente su carboidrati. Macchie fogliari e ingiallimenti causati da Alternaria alternata sono stati frequentemente osservati. i� valori�di� DI (disease score� index)� incrementano� significativamente� a� Sintomi precoci di Alternaria Ieaf spot in partire�dalla�2°�settimana,�e�in�misura�maggiore�dalla�6°�settimana campo, varietà locali di okra altamente sintomi�precoci�di�Alternaria spot�in�campo suscettibili alla malattia, leaf condizioni climavarietà�locali�di�okra�altamente�suscettibili�alla�malattia tiche favorevoli. condizioni�climatiche�favorevoli A.�alternata Il villaggio di Itigi (5º 42’S, 34º 29’E) si trova nel distretto di Manyoni, nella regione di Sinigida, all’altitudine di 1300m s.l.m. Il clima è caratterizzato da due stagioni delle piogge (ottobre-dicembre e marzo-aprile) e da una stagione secca (maggio-settembre). l 20 piante di okra di 30 gg di età (varietà locale) l 5 foglie per pianta Infezione con Alternaria alternata l 2 antagonisti: Thricoderma viride e Epicoccum nigrum l 8 tempi di rilievo l 4 classi di necrosi fogliare (D) 0=sana; 1=presenza macchie puntiformi; 2=confluenza macchie; 3=foglie morte Disease Score Index DI = (D1,5 -1)/1,5 precedente19 2,5 cA E.�nigrum bB 2 bB bA 1,5 DI bA 1 aA aA bA bA bA bA bA 0,5 bA 0 aA aA aA 1 Approccio metodologico 3 dA cdA cA T. viride dA cA cA cdA cB 2 3 4 5 6 7 8 tempi�di�rilievo Indice� di� malattia;� a� lettera� uguale� (minuscola� entro� la� tesi,� maiuscola� lungo� il� tempo)� corrispondono� medie�statisticamente�simili.�La�freccia�indica�il�momento�di�trattamento�con�gli�antagonisti l Non sono state osservate differenze statisticamente significative (p>0.001) tra i due trattamenti con gli antagonisti, e verso A. alternata dalla 7ª settimana. I due antagonisti T. viride e E. nigrum sembrano non avere nessuna influenza sul controllo della malattia. Cause imputabili ad una mancata efficacia del controllo biologico: • condizioni climatiche (trattamento a stagione secca già iniziata); • alto DI al momento del trattamento; • bassa dose di inoculo degli antagonisti. Necessità di messa a punto di controlli alternativi nelle condizioni climatiche dell’entroterra della Tanzania. 20 DI�=�(D1,5 1)/1,5 The “Progetto Tanzania” was founded in 2006 by Cooperativa Agricola di Legnaia, the non� oldest sono� state� statisticamente� significative��������� andosservate� largestdifferenze� agricultural coopera(p >�0.001)�tra�i�due�trattamenti�con�gli�antagonisti,�e�verso�A.�alternata tive i n Tuscany. On 2007, the Faculty of dalla�7°�settimana Agriculture of Florence joined the Project. i�due�antagonisti�T. viride e�E.�nigrum Besides the humanitarian andsembrano�non�avere� economical nessuna�influenza�sul�controllo�della�malattia assistance to “Villaggio della Speranza” in Dodoma and San Gaspare hospital in Itigi, the project is involved in improve and upgracause�imputabili�ad�una�mancata�efficacia�del�controllo�biologico: de livestock and crop plants (mainly vegegarden) of local communities. Okra �table condizioni�climatiche�(trattamento�a�stagione�secca�già�iniziata) (Abelmoschus esculentus L.) ia a traditional alto�DI�al�momento�del�trattamento food plant� in Africa with a high nutritive vabassa�dose�di�inoculo�degli�antagonisti lue; it is �essential to the daily diet of local population, consisting almost exclusively of carbohyfrates. Eco-compatible measures to contol anderadicate fungal diseases are therefore required to manage sustainable agrinecessità�di�messa�a�punto�di�protocolli�alternativi� nelle�condizioni�climatiche�dellentroterra�della� culture and rural development. Periodical Tanzania surveys of health status of okra plantations in the area of Itigi (5º42’ S 34º29 E, 1300 m a.s.l.), Manyoni district, revealed leaf spots and blight caused by Alternaria alternate. The biological control of the disease by the application of Trichoderma viride and Epicoccum nigrum was tha aim of this report. In field experiments were carried out during the rainy season of 2009. Leaf spots and blight, before and after treatment with the two fungal antagonist, were scored ad DI (disease score index) using a three class scale was assessed over 8 weeks. DI above 2 was observed starting 6 weeks after pathogen inoculation. Leaf symptoms caused by A. alternate were not significantly reduced by the presence of either T. viride or E. nigrum. The efficacy of fungal antagonist and validity of the experimental protocol are discussed in relation to the environmental and climatic conditions. 21 successiva22 attualità Autumnia 2010, 12ª edizione Agricoltura, ambiente, alimentazione Nel Centro storico di Figline Valdarno dal 12 al 14 novembre l’esposizione con un delicato viaggio con degustazioni di vino e olio Autumnia è un evento dedicato all’agricoltura, all’ambiente e all’alimentazione che si svolge il 12, 13, 14 novembre con ingresso gratuito. Ad ospitare la manifestazione, giunta quest’anno alla dodicesima edizione, è come sempre il centro storico di Figline Valdarno, città situata alle pendici del Chianti nel cuore di una vallata equidistante da Firenze, Arezzo e Siena. Nella centrale piazza Marsilio Ficino sono allestiti stand enogastronomici incentrati sulle aziende del territorio e sui prodotti tipici sia delle terre di Toscana (pollo del Valdarno, fagiolo zolfino, olio, vino) che di altre regioni. Lungo via Del Puglia si svolge l’esposizione zootecnica delle razze bovine, ovine, suine ed avicole allevate nel territorio, un’esposizione di macchine per l’agricoltura e per il giardinaggio, con un ampio spazio anche per un’area gioco per bambini dove è prevista un’esibizione dei cani della Protezione Civile. Nella zona di piazza IV Novembre e via XXIV Maggio sono invece allestiti gli spazi espositivi riservati a tutti gli Enti, Corpi e Istituzioni che operano nel mondo dell’ambiente Da segnalare, inoltre, la presenza del Salotto di Giancarlo Bini presso le stanze al primo piano del Circolo Fanin: approfittando della suggestiva vista su piazza Ficino, i visitatori sono accompagnati in un delicato viaggio con degustazioni di vino e olio. AUTUMNIA IN DETTAGLIO sotto vari profili, con una particolare attenzione al coinvolgimento dei bambini grazie alle attività promosse dai Vigili del Fuoco, dal Corpo Forestale, dalla Provincia di Firenze e dal Comune di Figline Valdarno. Ma Autumnia significa anche riflessione e programmazione sui temi relativi all’agricoltura, all’ambiente e all’alimentazione, per una serie di convegni organizzati nell’ottocentesco Teatro Garibaldi: quest’anno particolare attenzione ai temi della biodiversità e della stagionalità. Autumnia si pone infatti l’obiettivo di offrire tre giorni all’insegna del buon gusto, ma anche momenti di riflessione e spunti per valorizzare quelle persone che, a vario titolo, sono impegnate quotidianamente nella cura del territorio e dell’ambiente. precedente21 22 Dove: Figline Valdarno (FI) Quando: 12, 13, 14 novembre 2010 Orario di apertura al pubblico: venerdì dalle ore 15 alle 21, sabato dalle ore 10 alle 21 e domenica dalle ore 9 alle 20, orario continuato. Ingresso: gratuito Come arrivare in auto: da nord, autostrada A1 con uscita al casello di Incisa, a circa 8 km dalla manifestazione, poi S.S. 69 in direzione sud; da sud, autostrada A1 con uscita al casello di Valdarno, a circa 10 km dalla manifestazione, poi S.S. 69 in direzione nord. Come arrivare in treno: stazione Figline Valdarno a 27 minuti da Firenze SMN, 35 minuti da Arezzo. Parcheggio: per 3.000 posti auto, gratuito, nelle piazze adiacenti al centro storico. È anche possibile parcheggiare, gratuitamente, presso il parcheggio della Coop per 1.000 posti auto, a 3 chilometri dalla manifestazione, ove è presente nei pomeriggi di sabato e domenica un servizio di bus navetta gratuito (andata e ritorno) per la manifestazione. Info: Comune di Figline Valdarno tel. 05591251-0559125213-4. www.autumnia.it Facebook: Autumnia Figline 23 successiva24 notizie dalla coop di Legnaia notizie dalla coop di Legnaia Analisi del progetto Tanzania Ancora uno spicchio d’estate a Legnaia dr. Gabriele Maneo ufficio tecnico Coop. Agricola di Legnaia Abbiamo più volte trattato le nostre attività in Tanzania per tenere costantemente aggiornati i nostri lettori sull’impegno volontario in Africa. Su questo numero le analizziamo e sottoponiamo, voce per voce, rispetto la situazione attuale Le attività svolte presso l’Ospedale L’agrumeto è stato completamente ripristi- nato tramite interventi di potatura. È stato attuato un piano di difesa fitosanitaria per contenere i numerosi insetti fitofagi che erano ampiamente presenti nell’agrumeto. In futuro continuerà la gestione con potature di produzione, concimazioni e interventi di difesa fitosanitaria. Nell’oliveto è stata effettuata la potatura di allevamento e, tramite il monitoraggio dello sviluppo vegetativo, sono state individuate due varietà che meglio si sono adattate. Continuerà il monitoraggio per meglio comprendere il ciclo vitale dell’olivo nella zona. Sono state individuate le varietà di Jatropha più produttive. È in corso l’impianto in pieno campo per ottenere produzioni di olio vegetale a fini energetici. Sono state impiantate tre specie di alberi da frutto: peschi, albicocchi e ciliegie, vengono seguite le potature, la difesa e le concimazioni. Le piante saranno monitorati per meglio comprendere, come per l’olivo, il ciclo vitale nelle condizioni climatico-ambientali della zona. Sono state impiantate delle specie con lo scopo di fornire alimenti per il bestiame. Le specie sono: Opuntia (una varietà senza spine), Gelso e Leucena. Tali piante possono fornire anche durante la stagione secca materiale vegetale utile per integrare la dieta del bestiame. Negli orti preesistenti è stata svolta attività di consulenza riguardo difesa fitosanitaria e gestione colturale. Sono stati forniti semi, concimi e agrofarmaci. Per il prossimo anno è prevista anche la fornitura di piantine da orto allevate in contenitori alveolati. È stato realizzato un orto ex novo dove vengono coltivate le specie maggiormente consumate nell’Ospedale, tale orto fornisce buone produzioni e garantisce un’elevata autosufficienza alimentare per le strutture dell’Ospedale, inoltre si tratta di un orto modello che fornisce soluzioni utili e spunti per la popolazione locale e gli altri orti. Nella stalla stiamo lavorando per incrementare le produzioni di latte, è stato acquistato un torello con buona genealogia e stiamo portando avanti un programma di miglioramento genetico; è stata introdotta una nuova razione alimentare, viene tenuto un libro di stalla e stiamo cambiando il sistema di allevamento passando dalle poste alla stabulazione libera. Una volta che il torello sarà pronto per le monte potrà essere messo a disposizione agli allevatori locali che potranno migliorare le proprie razze. Nei campi sperimentali sono state testate varie colture da pieno campo e abbiamo ricavato indicazioni interessanti paragonando i risultati ottenuti tra le diverse colture, varietà e pratiche agronomiche. Un breve riassunto delle considerazioni ricavate ad oggi dalle prove Fagiolo: identificata una varietà locale più produttiva rispetto alle altre (3.66 q/ha anziché 2.12 q/ha delle altre), le rese sono state basse, ma sono stati ipotizzati ampi margini di miglioramento agendo sulla tecnica agronomica (sesti di impianto, letamazioni ecc.) Girasole: la varietà locale non si è dimostrata molto produttiva, ma ha mostrato rese costanti, in diverse condizioni di terreno attestandosi su una media di 10.6 q/ha. È stata individuata una varietà selezionata che ha raggiunto ottime rese di 15.5 q/ha nelle parcelle più letamate, ma laddove le letamazioni sono state più scarse la resa della varietà selezionata è scesa al di sotto rispetto a quella della varietà locale (8.5 q/ha). Sorgo: abbiamo riscontrato differenze poco significanti tra la varietà locale e quella selezionata, le produzioni non sono state molto alte e, considerando il basso valore del prodotto, la coltura risulterebbe in perdita anche con rese migliori. Manioca: la raccolta non è ancora stata effettuata, sono però già state identificate varietà che sono state meno soggette ad attacchi da parte del Virus Africano del Mosaico. Mais: è stata identificata una varietà selezionata più produttiva rispetto alle altre 24 precedente23 che ha raggiunto nelle parcelle migliori rese di 35.4 q/ha, mentre la parcella migliore della varietà locale si è attestata a 26 q/ha. È stata però riscontrata un’influenza di gran lunga maggiore da parte della fertilità del suolo rispetto alle altre colture. Le parcelle più letamate hanno fornito una media, indipendentemente dalle varietà, di 30.5 q/ha, mentre le parcelle con bassi apporti di letame hanno fornito rese di appena 6 q/ha di media indipendentemente dalle varietà. Riso: le varietà testate sono risultate troppo tardive entrando in fioritura solo dopo la conclusione della stagione delle piogge, le piante hanno quindi subito forti stress idrici in fase di fioritura e abbiamo avuto una totale perdita di produzione per mancanza di allegagione. Cajano: le raccolte sono in corso in questo periodo. Saranno confrontate le rese ottenute da parcelle gestite con diverse pratiche agronomiche (pacciamatura e consociazioni) e che hanno ricevuto differenti trattamenti in modo da determinare quello più efficace nel controllo del fitofago chiave: il pod borer. Da tagli nel periodo estivo sarà ottenuto materiale da destinare ad alimentazione animale. Le sperimentazioni nelle prossime stagioni continueranno con 2 fini principali: 1) testare tecniche agronomiche a basso costo e di semplice realizzazione che potranno essere adottate facilmente e in tempi brevi nella comunità locale; 2) trovare tecniche che permettano di ottenere le migliori produzioni possibili in termini qualitativi e quantitativi per incrementare l’autosufficienza alimentare dell’Ospedale e delle strutture ad esso legate. Sono state programmate per la prossima stagione attività volte ad ottenere un sempre maggiore coinvolgimento della comunità locale; verranno effettuati seminari formativi e saranno forniti servizi di consulenza e di distribuzione di semente e agrofarmaci ai coltivatori della zona. Durante questa stagione è iniziata la collaborazione per la realizzazione della cantina di Miyuji ed è stata effettuata attività di assistenza tecnica per la cantina e i vigneti. Nella prossima stagione saranno rafforzate le attività presso Miyuji; continuerà la collaborazione nell’allestimento della cantina e sarà incrementata l’assistenza tecnica riguardo la cantina e i vigneti. “Ancora uno spicchio d’estate a Legnaia”, la festa che si è svolta il 5 settembre ha visto la partecipazione di oltre 1000 visitatori. Oltre alla finale del trofeo “Bubbolo d’oro” organizzato dal gruppo femminile della Federcaccia Fiorentina, c’è stata una grande esposizione di frutta di stagione, i visitatori hanno potuto apprezzare così varietà di mele, susine, pesche, uva sia da tavola che da vino. Oltre a vederle hanno potuto gustarle grazie ad assaggi abilmente offerti dalla Cooperativa di Legnaia. “La stagionalità in Primo Piano” - ha affermato Simone Tofani più volte parlando di questa festa -, infatti la Cooperativa di pescatori “La Ricciola” ha fatto degustare un pesce di stagione, il pesce spada cucinato secondo un’antica ricetta marinara. All’esposizione canina della mattina, tappa per la finale del Trofeo, hanno partecipato circa 60 soggetti di razza e meticci e il “Bubbolo d’oro” (veramente placcato in oro) è stato vinto da un bassotto veramente eccezionale. I posti di onore invece a due razze da caccia: Pointer e Epagneul Breton. La Cooperativa Agricola Legnaia ha iniziato un progetto di invio mails a cadenze regolari per informare i lettori sulla stagionalità delle produzioni, sulle varie fasi fenologiche delle piante, sugli eventuali interventi da effettuare, sulle iniziative in corso e tanto altro. Chi fosse interessato può iscriversi alla nostra mailing list inviando il proprio indirizzo e-mail a [email protected] oppure direttamente iscrivendosi sul nostro sito www.legnaia.it 25 successiva26 notizie dalla coop di Legnaia Innsbruck e Bressanone 18-19 dicembre 2010 MERCATINI DI NATALE Programma 1º giorno Firenze-Innsbruck Ore 5.30 ritrovo dei partecipanti nel parcheggio a lisca di pesce in via di Sollicciano, 13 Firenze. Sistemazione in pullman riservato e partenza via autostrada per Bolzano-Innsbruck. Breve sosta in percorso. Pranzo in ristorante. Dopo pranzo incontro con la guida per la visita della cittadina e dei mercatini. In serata trasferimento in Hotel *** nei pressi di Innsbruck, cena e pernottamento. 2º giorno Innsbruck-Bressanone-Firenze Prima colazione. Partenza per continuare la visita ai mercatini di Innsbruck. Ore 10.30 partenza per Bressanone. Pranzo in ristorante. Dopo pranzo breve visita ai suoi mercatini. Ore 17.30 partenza per Firenze, brevi soste in percorso. Arrivo previsto in tarda serata. Quota di partecipazione minimo 35 persone, euro 230,00 La quota comprende: viaggio in pullman GT e pedaggi esterni inclusi; sistemazione in Hotel *** con trattamento di mezza pensione, bevande incluse; pranzo in ristorante con bevande; pranzo in ristorante a Bressanone con bevande. Assistenza di un nostro accompagnatore. Supplemento camera singola 35 euro. Documenti occorrenti: carta d’identità valida. La gita verrà confermata al raggiungimento del numero minimo di 35 partecipanti. Prenotazioni presso il centralino della Coop. Agricola di Legnaia, via Baccio da Montelupo, 180 tel. 05573581. entro domenica 21 novembre. GITA - A NAPOLI DELL’11 E 12 SETTEMBRE Sabato 11 e domenica 12 settembre si è svolta la gita a Napoli organizzata per Soci e Amici. Lo splendido sole ha accompagnato la visita di sabato alla “Solfatara”, luogo caratteristico per i vapori sulfurei che sprigiona il sottosuolo e la panoramica in pullman attraverso la zona dei Campi Flegrei, Pozzuoli, il porto di Mergellina e la suggestiva veduta sul golfo di Napoli dalla collina di Posillipo. Domenica, dopo aver visitato il Duomo con la cripta dedicata a S. Gennaro e la stupenda statua in marmo del “Cristo Velato”, ancora una passeggiata attraverso Spaccanapoli per via s. Gregorio Armeno (la via dei presepi) e il meraviglioso Chiostro maiolicato di S. Chiara. Per finire con la visita alle maestose stanze del Palazzo reale che hanno lasciato stupefatti i partecipanti. La gita è stata arricchita dalla bravura e dalla simpatia di due Guide turistiche napoletane veraci: Imma e Valeria che si sono meritate l’applauso dell’intero gruppo. Dopo qualche provvista a base di babà e sfogliatelle, la partenza per Firenze con tante splendide immagini della città partenopea e il ricordo di due giornate passate insieme in allegria. Calendario cene A Sollicciano prenotazione presso il centralino 05573581 sabato 9 ottobre Cena del mare Menu Cozze alla marinara Pennette al pesce spada, lasagne al profumo di mare Baccalà alla livornese con ceci lessi venerdì 22 ottobre Cena d’autunno Menu Involtini di ricotta e castagne, sedano al gorgonzola, prosciutto salato di fattoria Risotto castagne e taleggio, tortelli di patate all’aglione Peposo all’imprunetina con insalata di campo Castagne Acqua, vino A persona: 23,00 euro e r e fi | e t s e f | i t n e v e Legnaia In agenda… Conferenzedi Legnaia ottobre ottobre per Soci e Amici SABATO 16 mma gustazione della ga Presentazione e de ” ia na dei Soci di leg dei vini “Le vigne i migliore sommelier rin cca con Giuseppe Va sidente dell’ASPI del mondo 1978 e pre nale Italiana) mmellerie Professio (Associazione della So te r-ristoran ore 11.30 presso il ba GIOVEDÌ 21 tologie delle piante Conferenza sulle pa i Agronomo relatore dr. Simone Tofan Agricola di Legnaia op. e Resp. area tecnica Co dell’assemblee e on sal il sso pre ore 17.30 o, 180 lup nte Mo da o cci Ba via 3581 Prenotazioni allo 0557 novembre VENERDÌ 22 nuovo Degustazione olio zienda Agricola ll’A presso il frantoio de a” dre An vi Pa “Il Giardino di Amici di Legnaia Riservata ai Soci e lla rvato dal parcheggio de partenza in pullman rise lupo, nte Mo da ia via Baccio Coop. Agricola di Legna di partecipazione 20 euro, ota 180 alle ore 16.30. Qu ento anizzata al raggiungim org rrà ve ne zio la degusta ne. di un minimo di 20 perso obre 81 entro venerdì 15 ott 35 57 Prenotazioni allo 05 novembre VENERDÌ 26 ante Degustazione spum ssico (charmat) cla o tod me prodotto con il lli” socio presso “Azienda Cupe Legnaia della Coop. Agricola di naia Leg di ici Am Riservata ai Soci e lla rvato dal parcheggio de partenza in pullman rise lupo, nte Mo da io cc Ba via ia Coop. Agricola di Legna di partecipazione 20 euro, ota 180 alle ore 16.30. Qu ento anizzata al raggiungim org rrà la degustazione ve ne. di un minimo di 20 perso entro venerdì 19 novembre 81 35 57 05 allo i Prenotazion GIOVEDÌ 4 tatura delle piante Conferenza sulla po i Agronomo relatore dr. Simone Tofan Agricola di Legnaia op. e Resp. area tecnica Co dell’assemblee e on ore 17.30 presso il sal 180 o, lup nte via Baccio da Mo 81 35 57 05 o all i Prenotazion GIOVEDÌ 11 tatura delle piante Conferenza sulla po i Agronomo relatore dr. Simone Tofan Agricola di Legnaia op. e Resp. area tecnica Co vendita di Prato nto pu ore 17.30 presso il viale Marconi, 16 537753 Prenotazioni allo 0574 dicembre DOMENICA 12 odotti dei soci Esposizione dei pr i, miele, agrumi) (vino, formaggi, salum a partire dalle 16.00 da ren con assaggi e me mmerciale della Coop. presso il Centro Agro-Co 180 Baccio da Montelupo, Agricola di Legnaia via via di sollicciano, 13. o Agro-Commerciale Per l’occasione il Centr pomeriggio rimarrà aperto anche il ia La Coop. di Legna io si ascolta alla rad 5 il martedì alle 10,4 e br fino al 21 dicem FM 104.75 su Radio Toscana ea one Tofani, resp. ar filo diretto con Sim . Agricola di Legnaia tecnica della Coop precedente25 26 15 giorni ed il venerdì ogni 27 GIOVEDÌ 18 entazione e salute Conferenza su alim hetti Dietista ag relatrice dott.ssa Elisa Sp na sca To AID te en e Refer one dell’assemblee ore 17.30 presso il sal o, 180 via Baccio da Montelup 81 35 57 05 o all i Prenotazion dicembre GIOVEDÌ 2 tura delle piante Conferenza su pota i Agronomo relatore dr. Simone Tofan Agricola di Legnaia . op Co a e Resp. area tecnic dita di Prato ven nto pu il sso ore 17.30 pre viale Marconi, 16 537753 prenotazioni allo 0574 ia La Coop. di Legna si vede alla TV mese alle 18,10 ogni 1º lunedì del 0 del mese alle 13.3 e ogni 1º martedì e br m ce 16 di dal 13 settembre al 7 lia Ita su in diretta TG” ad “Aspettando il e ristorazione nalità parliamo di stagio successiva28 Coltivare che passione! alimentazione e salute Verdura e frutta di stagione a cura Ufficio tecnico Cooperativa Agricola di Legnaia Orto e frutteto a cura Ufficio tecnico Cooperativa Agricola di Legnaia Il tempo delle primizie ricetta Settembre ed ottobre, almeno fino alle prime gelate, rimangono il periodo di maggior abbondanza di raccolti perché nei nostri campi si trovano in contemporanea gli ortaggi estivi, anche se ormai a fine ciclo (pomodori, melanzane, peperoni, zucchine, cetrioli, fagioli, fagiolini, ravanelli, insalate, radicchi a taglio, basilico, erbe aromatiche) e quelle di inizio autunno (cavolfiori e broccoli, spinaci, finocchi, porri, bietola, cavoli verza e cappuccio); fra la frutta è in raccolta quella più gustosa, che ha in incamerato tutto il sole estivo ed impiegato tutta l’estate per maturare: le pesche tardive (tra cui le famose e ottime cotogne a polpa gialla e la “regina di Londa” a polpa bianca); le susine President e le Stanley (prugne); i fichi (che “spariranno” appena incomincerà a piovere più intensamente); le pere (abate, kaiser); tutti i tipi di mele e le noci. Ma la regina del periodo è certamente l’uva, sia da mensa che da vino. Come ormai sappiamo la produzione locale di uva da tavola è praticamente assente, ma a “Legnaia” possiamo trovare l’uva dei soci dell’Italia meridionale, già presente da alcune settimane. Le varietà più precoci dell’uva da vino sono ormai raccolte, mentre le tradizionali (Sangiovese e Trebbiano) lo saranno ai primi di ottobre. Ad ottobre fra la frutta, ormai terminate anche le ultime pesche tardive ed i fichi troviamo inoltre diosperi, melagrane, mele (stark, golden, fuji) e pere (abate, conference e kaiser), che ci accompagneranno anche nei prossimi mesi invernali. S.T. Cavolfiore al velluto Ingredienti per 4 persone 1 cavolfiore 4 patate 50 g di burro 1 tazza di brodo di carne formaggio parmigiano grattugiato 1 cucchiaio di prezzemolo tritato sale Preparazione Lessare le patate, pelarle, passarle al passaverdura e metterle sul fuoco con metà burro, lavorandole con il mestolo e aggiungendo il brodo, in modo da ottenere una salsa sul tipo della besciamella. Unire 1 cucchiaiata di prezzemolo tritato. Far lessare il cavolfiore in acqua salata in ebollizione e ritirarlo piuttosto al dente. Metterlo in 1 pirofila imburrata e coprirlo con la salsa. Aggiungere il resto del burro a fiocchetti, il parmigiano e far gratinare in forno. In offerta per Soci e Amici di Legnaia ����� TUTTI I GIORNI �� Prodotti ortofrutticoli Tutti i giorni IN PROMOZIONE di stagione con sconto LO Pesce 30% S N G S Carne * non cumulabile allo sconto del 4% presente su tutti gli altri prodotti precedente27 con sconto 10% 28 S Nei mesi di settembre ed ottobre e fino alle prime gelate sono ancora in raccolta moltissimi ortaggi estivi e, stanno per iniziare le raccolte di ortaggi tipicamente autunnali, in modo particolare porri, cavolo fiore precoce, cavolo verza, cavolo broccolo e bietola. In questo periodo si possono ancora trapiantare gli ultimi radicchi (di Chioggia, di Verona, Pan di zucchero) ed insalate invernali e seminare gli spinaci e le bietole di varietà invernali, che riescono a crescere anche con basse temperature e giorno corto, per raccoglierli a durante la stagione fredda. In posizione riparata o in struttura protetta si possono iniziare a trapiantare le prime lattughe da serra, da raccogliere fra novembre e dicembre. È il momento giusto per iniziare a preparare il terreno per le prime semine di fave e piselli che faremo nei prossimi mesi, concimandolo abbondantemente con sostanza organica utilizzando stallatici o pollina. Le patologie più frequenti nei mesi autunnali riguardano generalmente i porri, con probabili attacchi di peronospora e tignola, i cavoli con attacchi di batteriosi e le lattughe, soprattutto quelle di serra, con attacchi di bremia (peronospora) e sclerotinia. A tal proposito si raccomanda di consultare sempre i tecnici della Cooperativa per poter utilizzare i farmaci più adatti alla loro prevenzione. Nel frutteto sono in raccolta le ultime susine delle varietà europee e sta per iniziare la fase fenologica cosiddetta di “caduta foglie”. Si ricorda a tal proposito come sia necessario, in quello stadio, effettuare i primi trattamenti per le piante di pesco con prodotti a base di rame o di bitertanolo+dodina (proclaim combi) Sono anche i mesi dei trapianti di nuove piante, sia fruttiferi che olivi e viti e delle prime operazioni di potatura. Casa e terrazza Tulipano Giardino In giardino il mese di settembre è il periodo di passaggio fra fioriture estive, ormai alla fine e quelle autunnali, che stanno per iniziare; nei primi giorni di ottobre si possono iniziare i trapianti delle bulbose autunnali (tulipani, giacinti, amarillis) che fioriranno nella prossima primavera (2011) e quelli di molte essenze arbustive come alloro, lauroceraso, photinia e viburno: ricordiamo infatti che, se la stagione lo consente, il trapianto autunnale offre ampie garanzie di successo, a volte maggiori di quello primaverile. È anche il periodo giusto per trapiantare le classiche viole del pensiero (pansé) e le pratoline, che ci accompagneranno invece per tutto l’inverno. Prima di effettuare i trapianti o le semine è buona norma concimare sempre con sostanza organica e preparare un drenaggio adeguato in fondo alla buca per evitare i ristagni idrici, che comprometterebbero la vita futura delle piante. A fine ottobre le piante di agrumi presenti vanno riposte in luogo riparato dal freddo (serra o limonaia) per evitare danni a volte irreparabili non solo ai frutti presenti, ma alla pianta stessa. I mesi di tarda estate ed inizio autunno sono un periodo più di mantenimento che di interventi. Se vogliamo, però, continuare a goderci ancora le nostre piante in terrazza ed in appartamento è necessario continuare a concimarle e seguirle con attenzione. Le regole per le irrigazioni, che con le temperature più basse dovranno ridursi, sono le stesse: i terricci devono rimanere umidi, ma deve essere sempre evitato il ristagno di acqua nei sottovasi, per evitare gli ormai arcinoti marciumi radicali. È importante anche ripulire regolarmente le piante da foglie e fiori secchi. Le patologie più temibili in questo periodo sono le fisiopatie, che non sono vere e proprie malattie derivanti da attacchi di patogeni animali o vegetali, ma problemi che derivano da piccoli errori agronomici, quali ad esempio il cattivo posizionamento delle piante in ambiente chiuso (ad esempio al buio o vicino ad una corrente d’aria) ed il già ricordato ristagno idrico, che possono provocare cadute di foglie (tipiche quelle del ficus benjamin e del ficus elastica) e macchie nerastre sulle foglie stesse (particolarmente presenti su pothos e kentia). I concimi da utilizzare devono essere ricchi di azoto, fosforo e potassio per ridare nuovo slancio alle piante e per preparare l’apparato radicale per i mesi invernali. In questo mese si possono “travasare” le piante che mostrano segni di insofferenza perché costrette in recipienti troppo piccoli, raccomandando di utilizzare a questo scopo vasi soltanto di una misura (2 cm) superiore al vecchio contenitore. A fine ottobre è necessario predisporre le strutture (piccole serre in polietilene ad esempio) per il ricovero invernale delle piante “estive” da terrazzo come gerani, solanum e surfinie. S.T. 29 successiva30 precedente29 30 31 successiva32 FIRENZE via Baccio da Montelupo, 180 - tel. 05573581 via Villamagna, 146 - tel. 0556530330 via Lippi e Macia, 49 - tel. 055416160 via della Mattonaia, 5r - tel. 055243114 Mercato Ortofrutticolo di Novoli tel. 055435812 BORGO SAN LORENZO viale della Resistenza, 50 - tel. 0558494014 SEDE CENTRALE Firenze via di Sollicciano, 13a - tel. 0557358214 PUNTO VENDITA E OFFICINA Serravalle P.se loc. Pontestella via del Redolone tel. 0573528473 precedente31 FIGLINE VALDARNO via Roma, 169 - tel. 055 9154157 PRATO viale Marconi, 16 Mezzana - tel. 0574593787 AREA TECNICA via di Sollicciano 13 - tel. 0557358204 MECCANICA AGRARIA PROFESSIONALE via di Sollicciano, 13 - tel. 0557358241 SEDE CENTRALE Firenze via Baccio da Montelupo, 180 tel. 0557358261 SEDE CENTRALE Firenze via Baccio da Montelupo, 180 tel. 0557358415 CENTRO ORTOFLOROVIVAISTICO Scandicci via della Pieve tel. 0557358232 PUNTI VENDITA Pontassieve (FI) via F.lli Cervi, 43/45 tel. 0558368684 Figline Valdarno (FI) corso Matteotti, 28/32 - tel. 0559155774 Loc. Matassino via F.lli Rosselli, 35/37 - tel. 055958799 San Giovanni Valdarno (FI) piazza della Libertà, 22 - tel. 0559122706 Incisa Valdarno piazza Santa Lucia, 1 - tel. 0558336883 successiva1