imola tra territorio e storia - CPIA

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IMOLA TRA TERRITORIO E STORIA
CHE COSA È ACCADUTO
Nel Terziario, circa 15 milioni di
anni fa, un mare profondo un
centinaio di metri copriva tutta
la Pianura Padana. Le terre
emerse si trovavano nelle Alpi
e in Toscana. Ogni volta che si
verificava un terremoto l’argilla
e la sabbia, che si trovavano
alla foce dei fiumi, franavano
sul fondo del mare e si
depositavano sui fondali. Col
tempo questi materiali si sono
induriti
dando
origine
all’arenaria (roccia simile a
sabbia cementata) e alla
marna (roccia simile ad argilla
cementata).
In epoche successive, questi
sedimenti si sono sollevati
insieme alla catena
appenninica.
DOVE SI PUÒ VEDERE
FOTO
Oggi si possono vedere
lungo i fianchi delle valli e
sui crinali.
Nella nostra zona questa
formazione è visibile da
Firenzuola a Fontanelice.
Figura 1
Formazione marmoso-arenacea
1
Circa 6 milioni di anni fa, si
abbassò il livello del Mediterraneo,
si interruppero i collegamenti con
l’ Atlantico a causa di sollevamenti
nell’area di Gibilterra e iniziò una
catastrofe ambientale nota con il
nome di “ crisi di salinità”. Il
Mediterraneo divenne un enorme
lago salato; il clima caldo provocò
una forte evaporazione e sui
fondali si depositò uno strato di
gesso (un sale simile al comune
sale da cucina) Quando riprese il
collegamento, sopra al gesso si
depositò uno strato di argilla. Il
collegamento tra mare e oceano si
interruppe e riprese per 15 volte e
così si formarono altrettanti strati di
gesso (bancate spesse fino a 20
metri) e di argille ( strisce più
scure e più sottili). Questo
fenomeno durò per circa un
milione di anni.
Questa formazione,
che si può seguire
dal Piemonte alla
Sicilia, è presente
anche nei fondali
del Mar
Mediterraneo.
La cosiddetta Vena
del Gesso la
possiamo vedere
nella zona di
Tossignano
Figura 2
Formazione gessoso-solfifera
2
Si ristabilì definitivamente il
collegamento tra il Mar
Mediterraneo e l’Oceano Atlantico.
Circa 5 milioni di anni fa gli strati di
gesso vennero sommersi
dall’acqua e coperti da fanghi
marini ricchissimi di conchiglie di
È possibile vedere i
molluschi, di organismi marini, di
calanchi nella zona
alghe. Questi sedimenti sono le
di Casalfiumanese.
Argille Azzurre.
Questi antichi fondali si sono poi
sollevati e hanno formato i
calanchi, colline argillose
modellate dall’acqua piovana, che
forma sulla superficie piccole valli,
molto ramificate, senza
vegetazione e ricchissime di fossili.
Figura 3
Calanchi
3
All’inizio del
Quaternario, circa un
milione di anni fa, la
catena dell’Appennino
cominciò a sollevarsi,
e il mare si spostò
progressivamente
verso la posizione
attuale. Dove prima
c’era il mare apparve
la costa e sopra le
argille azzurre si
depositarono le
sabbie gialle o
sabbie di Imola.
Queste sabbie di
colore giallo-oro
erano simili a quelle
che attualmente si
trovano lungo la costa
adriatica. Indicano
quello che rimane
dell’antica linea di
costa del golfo
padano.
Le sabbie gialle
affiorano solo qua e là
nei campi coltivati; si
vedono anche nel
bosco della Frattona e
sul Monte
Castellaccio, nel
Parco delle Acque
Minerali. Questi sono
affioramenti naturali;
ci sono poi le cave,
perché le sabbie gialle
sono usate
nell’edilizia e nei
lavori stradali.
Figura 4
Sabbie Gialle nel Parco delle Acque Minerali
4
Circa 700.000 anni fa
l’Appennino e la Vena del
Gesso avevano già la forma
che puoi vedere oggi.
Il mare si spostò ancora e
sopra le sabbie si
depositarono le ghiaie
trasportate dai fiumi. Queste
costituirono i terrazzi
fluviali, terreni pianeggianti a
forma di terrazzo. In questi
luoghi gli uomini hanno
costruito i primi villaggi.
Giuseppe Scarabelli ha
trovato nella zona gli oggetti
in pietra dei primi abitanti
della nostra zona.
Questi antichi alvei (zona
in cui scorre il fiume, detta
anche “letto”) si possono
vedere lungo il fiume
Santerno. Sono zone
pianeggianti alte poche
decine di metri sopra
l’alveo attuale, quindi
adatte ad essere abitate
dall’uomo. Infatti
Casalfiumanese,
Fontanelice e Castel del Rio
occupano antichi terrazzi
costruiti dal fiume.
Anche la cima pianeggiante
del Monte Castellaccio è il
residuo di un terrazzo
fluviale.
Figura 5
Terrazzo fluviale del fiume Santerno intensamente coltivato,
nei pressi di Borgo Tossignano
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