Giovanni Leghissa

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S03. LA CURA FILOSOFICA DI SÉ
IL SOGGETTO ASCETA
IL DIBATTITO FILOSOFICO CONTEMPORANEO SULLE PRATICHE DI TRASFORMAZIONE DEL SÉ
La questione dell'ascesi è tornata prepotentemente al centro della riflessione filosofica contemporanea, dopo un oblio che durava ormai da secoli. Se la filosofia, intesa come attività razionale,
ha come presupposto un distacco dalle passioni, essa va concepita come esercizio − quell'esercizio che, appunto, permette di prendere distanza dalla sfera affettiva ed emozionale. Tuttavia, tale
presa di distanza, che pure si attua attraverso uno specifico esercizio, non veniva mai messa a
tema quale ascesi, ovvero come il risultato di uno specifico esercizio. Con un'immagine, potremmo dire che per lungo tempo i filosofi hanno fatto finta di non vedere che anche loro hanno un
corpo e che l'attività filosofica è un'attività incarnata, come tutte le altre compiute da quello
strano animale parlante che è l'uomo.
La situazione è decisamente cambiata negli ultimi decenni. Da un lato c'è stata la riscoperta della
centralità della dimensione corporea quale specifico tema di investigazione filosofica, dall'altro le
indagini storiografiche hanno mostrato come nel passato la filosofia fosse stata capace di pensarsi e di presentarsi anche come ascesi, ovvero come un esercizio volto a rendere migliore la vita
dell'uomo grazie a quelle pratiche che necessariamente accompagnano l'attività razionale − centrale, in questo senso, è stato il lavoro compiuto da Pierre Hadot in relazione alle filosofie dell'età
ellenistica e del mondo tardo-antico.
Nella presente relazione ci si concentrerà su tre momenti importanti della riflessione contemporanea sul tema. In primo luogo verrà presentata l'analisi che Martha Nussbaum ci offre delle
scuole ellenistiche – in particolare stoiche ed epicuree. Studiosa del mondo antico e filosofa impegnata nella costruzione di un complesso edificio teorico volto a offrire una compiuta teoria
della vita buona, Nussbaum mescola, nella sua trattazione, il rigore della ricostruzione storiografica con la volontà di indicare cosa, nella riflessione tardo-antica sull'ascesi, possa venire immesso
con profitto nel dibattito contemporaneo. Rispetto a quest'ultimo punto, Nussbaum sottolinea
come il filosofo dell'età ellenistica, troppo ripiegato su di sé e sulla sua personale ricerca della
felicità, abbia finito con il mettere da parte, nel proprio discorso, il riferimento alla sfera politica,
che invece, per un'autrice vicina alla tradizione aristotelica come Nussbaum, deve potere
c o s t i -tuire l'orizzonte entro il quale inserire ogni attività umana.
Con accenti fortemente motivati da una riflessione sul tema del politico e del potere, alla questione della filosofia come esercizio si accosta anche Michel Foucault. Nell'ultima fase delle sue
ricerche, che concretamente hanno preso forma nelle lezioni tenute al Collège de France,
Foucault analizza la filosofia antica, sia dell'età classica che del periodo ellenistico, per ritessere i
fili perduti di una trama discorsiva che pone nella cura di sé la premessa indispensabile di una
pratica di liberazione e di emancipazione che ha risvolti non solo teorici e filosofici, ma anche politici. Gli ultimi corsi di Foucault sono dedicati all'elaborazione di una domanda fondamentale, che
ha come posta in gioco una ridefinizione del ruolo sociale della filosofia nel nostro presente. Po-
FESTIVAL DELL’EDUCAZIONE | TORINO 26 NOVEMBRE 2016
sto che il filosofo abbia il compito non di guidare le masse verso il sol dell'avvenire, ma di produrre un
discorso critico che sia capace di indicare la natura contingente, dunque non definitiva e assoluta,
delle istituzioni e delle pratiche che governano il vivere associato, ecco che al filosofo è richiesto di
dire la verità di fronte al potere anche a costo della vita, praticando quella forma di parresia che nella
filosofia dei cinici aveva trovato la sua massima espressione. Ma è solo assumendo uno specifico stile
di vita che diviene possibile rendere se stessi testimoni della verità, portatori di una concezione del
mondo che può anche porsi in forte contrasto con il senso comune e con le idee comunemente
accettate e condivise dai membri della comunità di cui si è parte.
Nel poderoso volume Devi cambiare la tua vita il filosofo tedesco Peter Sloterdijk ci offre una teoria
del soggetto che per il tema qui trattato riveste un'importanza centrale. L'assunto di fondo di quest'opera è che ogni attività umana, anche quelle che hanno come obiettivo il perseguimento di nobili fini
di natura spirituale, altro non è che la declinazione di un esercizio. In questo senso, per Sloterdijk,
l'individuo è un insieme di esercizi e di pratiche. Acquisire una piena consapevolezza di questo fatto
permette di ridefinire non solo gli statuti della soggettività, ma anche di impostare in modo nuovo e
radicale la questione della libertà e dell'autonomia individuale.
Giovanni LEGHISSA è professore associato di Filosofia teoretica presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze
dell'Educazione dell'Università degli Studi di Torino. Ha insegnato filosofia presso le Università di Vienna
e di Trieste, e presso la Hochschule für Gestaltung di Karlsruhe. Redattore di "aut aut", direttore della rivista online di filosofia "Philosophy Kitchen", ha curato l'edizione italiana di opere di Derrida, Blumenberg, Husserl, Overbeck, Tempels e Hall. Tra le sue pubblicazioni recenti: Incorporare l'antico. Filologia
classica e invenzione della modernità (Mimesis, Milano 2007), Neoliberalismo. Un'introduzione critica
(Mimesis, Milano 2012), Postumani per scelta. Verso un'ecosofia dei collettivi (Mimesis, Milano 2015). Ha
curato, con Enrico Manera, il volume Filosofie del mito nel Novecento (Carocci, Roma 2015).
Le sue indagini hanno come punti focali: epistemologia dell'economia, epistemologia critica delle scienze umane, fenomenologia, psicoanalisi, rapporto tra religione e modernità, pensiero ebraico contemporaneo, filosofia del postumano, filosofia interculturale, postcolonial e gender studies, teoria delle organizzazioni e filosofia dell'economia.
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