bellavita01.doc – Studente Adriano Bellavita – Classe 5B - Lezione 2 - 22/09/2000 ore 12.15-13.15 e 20/10/2000 ore 10.00-11.00 Docente prof. Vincenzo Calabrò _______________________________________________________________________________________________ Istituto Superiore "Bertrand Russell" di Roma Lezione n°2 TITOLO: Introduzione allo studio delle proprietà del campo elettrico e del campo gravitazionale Il campo è un concetto, ovvero una grandezza fisica molto importante nello studio della scienza. Storicamente, per gli scienziati e gli epistemologi, il “campo” viene inteso come una categoria scientifica in grado di caratterizzare efficacemente alcune proprietà fisiche essenziali possedute dallo spazio che sono in relazione ai fenomeni ad esso collegati. La ragione di questa scelta è che esso permette di concretizzare l’idea di modello fisico e di interpretare con successo una vasta categoria di fenomeni elettrici, gravitazionali, magnetici e anche nucleari. La fisica, come è noto, procede nella sua indagine attraverso l’uso massiccio di modelli, ovvero di schematizzazioni della realtà fenomenica. Il punto materiale è, per esempio, un classico esempio di modello molto adoperato in meccanica. Esso è infatti un oggetto reale molto piccolo, cioè rappresenta una schematizzazione modellistica di un oggetto, che serve per semplificare l’analisi fisica dei fenomeni associati al moto di un corpo. Lo stesso vale per il campo. Ma che cos'è un campo? A voler essere sottili, il “campo” è un ente che non esiste nella realtà: è anch’esso un modello astratto, una costruzione concettuale ovvero uno schema pratico e funzionale che noi adoperiamo per rendere più semplice ed efficace la descrizione della complessa fenomenologia fisica. In termini fisici, il “campo” si manifesta nella regione dello spazio che risente dell’influenza prodotta da una certa proprietà fisica associata a un corpo (detta sorgente di campo, come per esempio una carica elettrica o una massa) e in cui un’entità sensibile a questa grandezza (detta oggetto di prova, come per esempio un’altra carica elettrica o un’altra massa) subisce dei cambiamenti. Il "campo", come modello matematico, è una funzione dello spazio tridimensionale, del tipo CAMPO=f(x,y,z), ovvero una legge matematica che assegna ad ogni punto P dello spazio un numero (in questo caso si chiama campo scalare) o un vettore (e in tal caso si chiama campo vettoriale). Esempi di campo sono: - il "campo elettrico" E generato da una carica puntiforme Q è un campo vettoriale. Infatti, ad ogni punto P(x,y,z) dello spazio è assegnato un vettore E che ha come modulo la quantità |E| = ( 1/4πε ) Q/r2, come direzione la retta punto-carica e verso quello caricapunto se Q>0, l'opposto se Q<0; - il "campo gravitazionale" g generato da una massa puntiforme M è anch'esso un campo vettoriale, perché ad ogni punto P(x,y,z) dello spazio è assegnato anche qui un vettore g che ha come modulo |g| = G M/r2, come direzione la retta punto-massa e verso opposto a quello massa-punto, visto che è sempre M>0. La pressione atmosferica invece è un campo scalare. Infatti, ad ogni punto dello spazio è assegnato soltanto un numero (pressione atmosferica) e non anche una direzione e un verso come nei due casi precedenti. Il concetto di “campo” deve le sue origini al fisico inglese Michael Faraday. Più di un secolo prima, Newton, grazie alle sue osservazioni, si era reso conto che sia la mela, che egli aveva visto cadere accidentalmente da un albero, sia la Luna, erano attratte dalla -1- bellavita01.doc – Studente Adriano Bellavita – Classe 5B - Lezione 2 - 22/09/2000 ore 12.15-13.15 e 20/10/2000 ore 10.00-11.00 Docente prof. Vincenzo Calabrò _______________________________________________________________________________________________ Terra. Individuò nella forza gravitazionale la causa del moto accelerato dei due corpi osservati. Egli non era a conoscenza di “cosa” attraesse la mela e la Luna alla Terra, ne di come si realizzasse tale attrazione, ma aveva la certezza che la legge della gravitazione universale regolasse tali accadimenti. Nel 1830 Faraday propose, lavorando nel laboratorio di fisica di Via Albermarle a Londra, il concetto di “campo” come una categoria fisica in grado di aiutarlo a comprendere meglio l’andamento delle interazioni magnetiche tra fili percorsi da corrente elettrica (ma anche da magneti). Affermò che, ogni volta che si prendono in mano due magneti, essi si attraggono (o si respingono a seconda della loro polarità), e, per il fatto di esistere, formano un campo (grandezza fisica) nello spazio circostante. Storicamente possiamo parlare di uno scontro tra due teorie contrapposte: entrambe spiegavano lo stesso fenomeno in maniera diversa secondo i rispettivi modelli. Ci riferiamo al modello newtoniano di “azione a distanza” e di quello faradaiano di “campo”. Alcune proprietà fisiche dello spazio dopo l'inserzione in esso della causa che produce il campo (una carica, una massa, ecc...) cambiano. In poche parole se prima nello spazio non è presente una carica o una massa allora le proprietà elettriche e gravitazionali dello spazio sono assenti. Invece, se vi è presente una carica o una massa ciò vuol dire che lo spazio ha acquistato delle proprietà elettriche o gravitazionali che prima non aveva. In questi casi lo spazio rimane come una struttura 'soggiacente' ai campi e acquisisce nuove proprietà (per esempio, nel caso del campo elettrico o gravitazionale, si noteranno effetti diversi su una carica o una massa di prova a seconda di dove queste ultime vengono posizionate). Queste proprietà non sono in realtà da attribuire a una qualche modificazione intrinseca dello spazio ma sono le manifestazioni della presenza nello spazio delle cause che producono un fatto del genere. Matematizzazione del concetto di campo Nella introduzione a questa lezione, si sono date informazioni generali inerenti alla grandezza fisica “campo”. Adesso invece si proporrà il concetto fisico di campo più dettagliato, al fine di matematizzare tale concetto e di renderlo utilizzabile dal punto di vista applicativo. Mettendo una carica nel vuoto, tutti i punti dello spazio acquistano una proprietà: in tutti i punti si deve pensare che esista un campo elettrico e a ogni punto dello spazio si può associare un vettore, chiamato campo elettrico. E’ importantissimo capire che il campo preesiste alla forza: affinché un campo esista c’è bisogno di una sola carica, affinché una forza esista c’è bisogno di due cariche. Se si pone una carica nel vuoto si genera un campo. A questo punto, per generare una forza, si deve porre una seconda carica dove esiste già un campo che è prodotto dalla prima. Il campo elettrico si può misurare in due maniere diverse: E = F/q (1) E = ( 1/4πε ) · ( Q/r2 )μ (2) E’ d’obbligo una spiegazione del simbolismo utilizzato. Nella formula (1), E è il vettore campo elettrico, q è la carica di prova che subisce il campo, che può essere negativa o positiva, e F è la forza elettrica che subisce la carica di prova. Nella formula (2), ε è la costante dielettrica assoluta del mezzo, Q è la carica che genera il campo, r è la distanza tra la carica Q e il punto considerato, e μ è un vettore unitario che determina l’aspetto -2- bellavita01.doc – Studente Adriano Bellavita – Classe 5B - Lezione 2 - 22/09/2000 ore 12.15-13.15 e 20/10/2000 ore 10.00-11.00 Docente prof. Vincenzo Calabrò _______________________________________________________________________________________________ vettoriale di E. Nella formula (1) si prende in considerazione la carica che subisce il campo, nella formula (2) si prende in considerazione la carica che crea il campo. E’ necessario non confondere il diverso ruolo svolto dalle due cariche elettriche nei confronti del campo. Essendo il campo il rapporto tra forza (che si misura in newton) e carica elettrica (che si misura in coulomb), l’unità di misura è uguale a (N/C). La (2) è autonoma perché dipende dai parametri che definiscono il campo, la (1) dipende invece dai parametri che subiscono il campo. La (1) serve per calcolare il valore del campo attraverso caratteristiche che non hanno niente a che vedere con chi produce il campo ma solo da chi subisce il campo. Il discorso fatto finora sul campo elettrico vale anche per il campo gravitazionale. g = F/m (3) g = G· (M/r2)· μ (4) Il simbolismo utilizzato nelle formule (3) e (4) è molto simile, concettualmente, a quello utilizzato nelle formule (1) e (2). Nella (3), g è il campo gravitazionale, F è la forza gravitazionale che subisce la massa di prova, e m è la massa di prova. Nella (4), G è la costante di gravitazione universale, M è la massa gravitazionale che genera il campo, r è la distanza tra la massa gravitazionale e il punto P, e μ è lo stesso vettore unitario usato nella (2) e serve a determinare l’aspetto vettoriale di g. Il campo gravitazionale si misura, analogamente a quello elettrico, in newton/chilogrammi ( N/kg ). E’ importantissimo notare che il campo gravitazionale terrestre ha lo stesso valore numerico dell’accelerazione di gravità ( 9,8 N/kg). Esiste tuttavia una sostanziale differenza tra l’accelerazione di gravità g e il campo gravitazionale g: mentre l’accelerazione di gravità è un concetto cinematico, essendo la variazione di velocità subita da un corpo che cade in un intervallo di tempo, il campo è un concetto dinamico, essendo causa dell’interazione tra due corpi in cui uno subisce l’altro viceversa . Il campo elettrico, come il campo gravitazionale sono esempi di campo vettoriale, in cui a ogni punto di una zona di spazio si associa uno e un solo vettore. Le linee di campo Le linee di campo, o linee di forza, esprimono la posizione, l’andamento e l’intensità del vettore campo elettrico. Le linee di campo non esistono nella realtà: sono anch’esse una rappresentazione visiva utilizzata per comprendere come varia il campo in una data regione dello spazio. In ogni punto del campo elettrico o gravitazionale è possibile disegnare una sola linea di campo, ma convenzionalmente, si sceglie di disegnarne solo un numero limitato, in modo che la loro densità sia proporzionale all’intensità del campo nelle diverse zone. Le linee di campo del vettore E generato da una carica elettrica puntiforme sono semirette. Esse escono dal punto dove è posta la carica Q, se questa è positiva, oppure sono dirette verso Q se questa è negativa. Se il campo elettrico è generato da due o più cariche elettriche puntiformi, le linee di campo sono generalmente linee curve. Il dipolo elettrico è il campo elettrico generato da due cariche elettriche puntiformi uguali e opposte. -3- bellavita01.doc – Studente Adriano Bellavita – Classe 5B - Lezione 2 - 22/09/2000 ore 12.15-13.15 e 20/10/2000 ore 10.00-11.00 Docente prof. Vincenzo Calabrò _______________________________________________________________________________________________ Il flusso di un campo vettoriale Prima di parlare del flusso di un campo vettoriale è necessario comprendere a pieno il concetto di “vettore superficie”. Il “vettore superficie” è utilizzato per dare ad una superficie aperta una direzione e un verso nello spazio. La direzione del vettore è sempre perpendicolare alla superficie che si prende in considerazione, mentre il verso è arbitrario. Se si parla di una superficie aperta, per convenzione si usa scegliere quello uscente da tale superficie. Chiamiamo quindi n il vettore unitario che dà l’aspetto vettoriale alla grandezza fisica superficie. La portata o flusso di un campo vettoriale generico v è data dalla formula: ΦS(v) = v ∙ n ∙ S = v ∙ S ∙ cosα (5) cioè il prodotto scalare tra il vettore superficie nS e la velocità v di un liquido nei pressi di tale superficie mentre α è l’angolo formato dai vettori v e S. E’ importante constatare che quest’ultima formula si riferisce alle proprietà di un campo della velocità di un fluido, ma può essere utilizzata anche nell’ambito di altri campi vettoriali. Il flusso del vettore campo elettrico E attraverso una superficie S piana è dato dalla formula: ΦS(E) = E ∙ n ∙ S (6) Lo stesso discorso vale per il flusso del vettore campo gravitazionale: ΦS(g) = g ∙ n ∙ S (7) Le unità di misura dei flussi dei due campi sono rispettivamente [(N/C) ∙ m ] e [(N/Kg) ∙ m2]. Il flusso di un campo elettrico raggiunge il valore numerico massimo quando l’angolo tra il vettore superficie e il vettore campo è uguale a zero, essendo il coseno di un angolo nullo uguale all’unità. 2 Il teorema di Gauss Il concetto di campo si matematizza con la formula di Gauss (chiamata teorema di Gauss o prima equazione di Maxwell). Tale formula è applicabile anche su corpi non puntiformi, al contrario delle leggi di Newton e di Coulomb che sono validi solo in condizioni di puntiformità: la formula di Gauss è quindi più generale. Il campo può essere definito anche come la proprietà acquisita dallo spazio nel momento in cui si inserisce in esso una carica gravitazionale (m), elettrica (q) o magnetica (i). Inserendo nello spazio un’altra carica gravitazionale, elettrica o magnetica, questa subirà un’interazione secondo questo schema: Tabella I: Interazione tra due corpi mediata dal campo Massa Carica Corrente Campo Massa Carica Corrente -4- bellavita01.doc – Studente Adriano Bellavita – Classe 5B - Lezione 2 - 22/09/2000 ore 12.15-13.15 e 20/10/2000 ore 10.00-11.00 Docente prof. Vincenzo Calabrò _______________________________________________________________________________________________ Per riuscire a dimostrare l’enunciato di Gauss, si deve considerare una carica elettrica puntiforme q, posta al centro di una superficie per comodità sferica S, di area S e raggio r. Si suddivide la superficie della sfera in tante piccole parti, tutte con la stessa piccola area ΔS, e abbastanza piccole da poterle considerare piane. Il flusso ∆Φ attraverso ogni piccola superficie sarà uguale a : ∆Φ(E) = E ∙ ∆S (8) Se si considera l’intera superficie della sfera, il flusso del campo elettrico E di tutta la superficie sarà uguale alla somma algebrica dei flussi attraverso ciascuna piccola parte della sfera: ΦSC(E) = ∑E ∙ ∆S (9) La formula (9) può anche essere scritta in questo modo: ΦSC(E) = E ∙ S (10) Sostituendo la formula (2) ad E e 4πr2 ad S si ottiene: ΦSC (E) = ( 1/4πε ) · ( Q/r2 ) · 4πr2 = Q/ε (11) Il flusso attraverso la sfera è proporzionale alla carica presa in considerazione e non dipende né dal raggio né dalla superficie della sfera. Il teorema di Gauss per il campo elettrico è quindi dato dall’importantissima formula: ΦSC(E) =ΣQ / ε (12) Essa afferma che il flusso del campo elettrico Φsc(E) attraverso una superficie chiusa è uguale al rapporto tra la sommatoria delle cariche contenute all’interno della superficie chiusa e la costante dielettrica assoluta del mezzo che riempie lo spazio. In presenza di campi stazionari (cioè che non variano nel tempo) gravitazionali o elettrici il flusso del vettore campo attraverso una superficie chiusa è diversa da zero e la circuitazione di tale campo è uguale a zero (ΦSC(E) ≠ 0 e C(E) = 0). Dato che il flusso di un qualsiasi campo elettrico prodotto da una o più cariche non avrà mai valore numerico uguale a zero, tale campo si dice conservativo, cioè il lavoro compiuto dalle forze del campo è indipendente dal cammino percorso. Tabella II: Il concetto di campo viene matematizzato con il teorema di Gauss che è strettamente collegato con la circuitazione del campo CAMPO TEOREMA DI GAUSS CIRCUITAZIONE Nel caso gravitazionale si ottiene che ΦSC(g) = - 4πGΣM (13) -5- bellavita01.doc – Studente Adriano Bellavita – Classe 5B - Lezione 2 - 22/09/2000 ore 12.15-13.15 e 20/10/2000 ore 10.00-11.00 Docente prof. Vincenzo Calabrò _______________________________________________________________________________________________ Il campo elettrico generato da una distribuzione piana infinita di cariche Affrontiamo ora il problema di calcolare il campo elettrico prodotto da infinite cariche in forme diverse. Consideriamo una superficie cilindrica R, disposta perpendicolarmente al piano di carica e con le basi equidistanti da esso. Le aree di base del cilindro hanno area ΔS e sono descritte dai vettori ΔS1 e ΔS2. I due vettori campo elettrico E1 ed E2 hanno lo stesso modulo E. Il teorema di Gauss afferma che: ΦR(E) =ΔQ / ε (14) A questo punto possiamo calcolare tre contributi nella nostra superficie: i due flussi delle basi, che vengono considerati in modulo (e quindi entrambi positivi) anche se uno dei due flussi è positivo (quello uscente) e l’altro negativo (quello entrante), e il terzo che è il flusso del piano di carica. Quest’ultimo ha un valore numerico pari a zero, perché il vettore superficie è ortogonale al vettore campo elettrico ( il coseno di un angolo di 90 gradi è uguale a zero). Quindi, il flusso della superficie cilindrica presa in considerazione sarà uguale alla somma dei moduli dei flussi delle basi. Dopo tali considerazioni, la formula (14) può essere scritta anche in questo modo: E1· ΔS1 + E2 · ΔS2 = ΔQ / ε |E| = ΔQ / 2 ε ΔS (15) Introduciamo a questo punto il concetto di densità superficiale di carica elettrica: tale quantità è numericamente uguale alla quantità di carica che si trova su un’area unitaria della superficie considerata : σ = ΔQ / ΔS (16) A questo punto, la formula (15) si può scrivere anche come: |E| = σ / 2 ε (17) Da notare che nella formula (17) non compare la distanza da una delle due basi del cilindro al piano di carica: tale distanza è irrilevante, perché il modulo del campo elettrico è lo stesso in tutti i punti dello spazio in cui si trovano cariche elettriche. Differenze tra il flusso del campo elettrico e del campo gravitazionale Dopo aver fornito le informazioni necessarie per riuscire a comprendere a fondo il concetto di campo, è utile uno schema riassuntivo contenente le principali differenze tra il flusso del campo gravitazionale e del campo elettrico. -6- bellavita01.doc – Studente Adriano Bellavita – Classe 5B - Lezione 2 - 22/09/2000 ore 12.15-13.15 e 20/10/2000 ore 10.00-11.00 Docente prof. Vincenzo Calabrò _______________________________________________________________________________________________ Tabella III: principali differenze tra il flusso del campo gravitazionale e del campo elettrico Massa Carica elettrica ΦS(g) = g ∙ n ∙ S [ΦS(g) ) ] = [(N/Kg) ∙ m2] ΦS(E) = E ∙ n ∙ S [ΦS(E) ] = [(N/C) ∙ m2] ΦSC(g) =Σ ΔΦ1(g) = g ∙ Σ Δ ∙ Si = g ∙ 4π r2 = - G ∙ m/ r2 ∙ 4π r2 = - 4πGm ΦSC(E) =Σ ΔΦ1(E) = E ∙ Σ Δ ∙ Si = = E ∙ 4πε0 = ( 1/4πε ) · (q ∙ 4π r2/ r2) = q/ ε Le masse non possono avere valori negativi Le cariche elettriche possono avere anche valori negativi -7-