Boselli scopre le carte della moda Made in Italy

Incontri
Boselli scopre le carte
della moda Made in Italy
di Paola Cavallero
Una nascita, un destino. Mario Boselli,
Presidente della Camera Nazionale
della Moda Italiana, è nato a Como,
distretto della seta. Giovanissimo è entrato nell’azienda paterna Carlo Boselli
di Garbagnate Monastero, di antica
tradizione serica. Era il 1959, Mario
aveva appena 18 anni. Quattro anni
dopo sposa Luisa Giani, insieme
creano una felice famiglia: Carlo, 46
anni, è laureato in Economia Aziendale
alla Bocconi; Federico, secondogenito, studi e Laurea in Ingegneria al Politecnico di Milano; Elisabetta, 41 anni, farmacista.
Da generazioni, la capacità di innovare. Nel 1894, il nonno Carlo Antonio Pietro Maria Boselli volle trasformare l’artigianale torcitura della seta
col metodo industriale. Nel 1956, Carlo, padre di Mario, avvia produzione
e trasformazione dei fili di fibre sintetiche, utilizzando varie moderne
tecnologie.
Negli anni la Carlo Boselli di Garbagnate Monastero è diventata Mario Bo-
Mario Boselli
selli. Si è sviluppata sia in Italia che all’estero, soprattutto in Slovacchia,
completando una “filiera” nei settori
della tessitura a maglia e sino al capo confezionato. Oggi esiste la Marioboselli Yarns & Jersey; Mario ha lasciato l’attività per la vocazione - di fa-
Il settore della Moda non meriterebbe una più seria attenzione da parte di tutti, considerata l’importanza in termini economici ed occupazionali?
miglia – a sperimentare nuovi percorsi. Quindici volte presidente di associazioni ed istituti, dalla Federtessile
(ma anche Fiera di Milano, Pitti Immagine, Associazione internazionale
della seta) all’attuale carica di Presidente della Camera della Moda, prestigiose vicepresidenze, partecipazioni in giunte (Confindustria) e consigli
di amministrazione. La sua biografia è
work in progress: in questo periodo annovera sette presidenze e sei volte la
nomina a membro di altrettanti organismi economici. A tanto impegno è
stato riconosciuto onore: un elenco di
titoli che rendono gli ideali dell’uomo.
Grande Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana; Cavaliere del Lavoro; Commandeur de l’Ordre National
du Mérite della Repubblica Francese;
Commandeur de l’Ordre National de la
Légion D’Honneur della Repubblica
Francese; Gran Croce dell’Orden Nacional al Mérito della Repubblica di Colombia; Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
che lavorando per sensibilizzare il Governo a capire l’importanza della moda e del suo indotto per il nostro Paese.”
Quali sono i rapporti con i competitors del Made in Italy?
“Assolutamente sì, ed è proprio quello su cui stiamo ancora lavorando. Infatti, per la Settimana della Moda a Milano,
la collaborazione tra tutti i protagonisti della moda è stata unica, inedita e indispensabile per il successo dell’operazione.
Camera Nazionale della Moda Italiana ha formato il Tavolo
degli stilisti, che si è riunito in armonia e con grande unitarietà di intenti per lavorare sul calendario, le sedi e la logistica. L’ultima edizione di Milano Moda Donna si è svolta in
centro, dando molta più visibilità a tutto il lavoro che ruota
intorno al nostro mondo. Va inoltre detto che le fiere di moda a Milano hanno spostato le loro date appositamente per
favorire il lavoro dei compratori italiani e stranieri. Stiamo an-
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“I nostri rapporti sono buoni e di grande rispetto con tutti gli organizzatori della Fashion Week nel mondo in quanto Milano, di fatto, è divenuto il riferimento per tutti i calendari internazionali. I contatti sono più intensi con le 3
principali associazioni organizzatrici delle Fashion Week
che interloquiscono con noi. New York, presieduta da Diane Von Furstenberg, Arnold Tillman a Londra e Didier
Grumbach a Parigi. Con quest’ultima organizzazione i rapporti sono ottimi e si è firmato nel 2000 e nel 2005 un
accordo strutturale basato su nove punti che prendono
in considerazione le tematiche di interesse per il settore.”
La Settimana della Moda a Milano è un evento mondiale. Tutti vogliono esserci, ogni stilista esige l’ambiente
più elegante per mostrare le proprie creazioni che devono apparire belle. Altri marchi organizzano le presentazioni in showroom. Compratori e giornalisti si
spostano dal primo mattino a tarda
sera. L’abbondanza di proposte – nel
corso dell’anno, oltre alle Collezioni, le pre-Collezioni e le Capsule –
allontana o conquista?
democratica che ci sia, perché risponde a tutti i portafogli. Certo, esistono dei casi in cui i prezzi non sono
corretti perché non commensurabili al valore intrinseco del prodotto e io mi sono sempre dissociato da tali comportamenti.
Ad esempio esistono capi confezionati all’estero, soprattutto in Cina dove la manodopera costa meno e le
materie prime sono spesso di bassa qualità, che vengono venduti qua
a prezzi da ‘Made in Italy’. Questo
comportamento certamente non ha
favorito il settore e certi brands. Il
consumatore, che non è stupido se
si accorge di esser preso in giro, si
allontana dalle aziende che operano così. Comunque alcune case di moda, anche quelle del vero Made in Italy,
ultimamente hanno ridotto i prezzi e inoltre ci sono azioni promozionali di fidelizzazione dei clienti che consentono di risparmiare.”
Manifestazione
di democrazia
perché tutti
ora possono
vestir bene
“Il problema non si pone più. Il nuovo network di location, a partire dalle sfilate dello scorso settembre delle Collezioni Primavera/Estate 2011, è a due passi dal
Duomo quindi nel cuore della città. Palazzo Giureconsulti è il Fashion HUB e le nostre 3 location delle sfilate sono raggiungibili a piedi in pochi minuti: la Loggia
dei Mercanti a 20 metri da Palazzo Giureconsulti, Palazzo Clerici a 270 metri e il Circolo Filologico a 300 metri. Le altre sedi delle sfilate sono a meno di un quarto
d’ora di distanza in auto, ovviamente le sedi di proprietà
di alcuni stilisti, che non possono che organizzare lì il
proprio show.”
La Moda italiana ha risentito in quale misura della crisi dei consumi?
“Dai Fashion Economic Trend, uno strumento creato da
Camera Nazionale della Moda Italiana, che documenta
le analisi della congiuntura economica del settore si evince chiaramente che dopo la caduta verticale verificatasi nel 2009 si sta riscontrando ora una lenta e progressiva ripresa. È probabile che a fine 2010 si confermerà
un +6,5% rispetto a un -15% registrato tra il 2008 e il
2009. Ciò significa che verrà recuperato circa solo un terzo della caduta che ha colpito tutto il sistema.”
La delocalizzazione della produzione consente un forte
abbattimento di costi all’origine. Perché le Grandi Firme restano inaccessibili per i più?
“Ritengo invece che la moda sia la manifestazione più
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Il “circo della Moda” è un’usuale definizione del mondo parallelo a quello per così dire “normale”, che ha altri orari, priorità, regole. Un’espressione che La infastidisce, oppure che ha una propria connotazione colorata, giocosa, positiva?
“Sicuramente io l’ho sempre considerata un’espressione simpatica per definire un settore caratterizzato da
creatività e colore, elementi distintivi del nostro mondo. Penso voglia indicare tutti gli addetti ai lavori, che
sono molto diversi tra loro e costituiscono un universo
particolare.”
Altri settori produttivi Vi invidiano per l’immagine eterea e gaudente del Vostro lavoro. E non prendono in considerazioni le richieste economico-strutturali di chi produce Moda. Che cosa risponde?
“Rispondo che la filiera tessile-abbigliamento-moda dà
lavoro a 700.000 addetti in 70.000 imprese, rappresenta
l’11 % del PIL italiano e ben il 21% del PIL di Milano
è riconducibile alla moda, quindi forse non è un settore così etereo come molti pensano.”
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Seguendo le sfilate, e conoscendo il “dietro le quinte”,
si ha invece la sensazione che attenzione ai minimi dettagli, tensioni, a volte il nervosismo e l’indisponibilità
di alcuni protagonisti siano motivati dal fatto che in quaranta minuti di passerella si decide la sorte del lavoro
di un anno. Ogni laboriosa fase, dall’idea iniziale alla
correzione del cartamodello, scelta dei tessuti, modifiche in corso d’opera, sino al capo finito rischiano un frettoloso giudizio del parterre.
“Lei ha ragione. Dimostra di conoscere bene il ‘dietro
le quinte’.”
Una parte di tessuti vengono proposti dall’azienda tessile, altri sono tessuti su disegno esclusivo realizzato dallo stilista di un marchio di Moda. Com’è il rapporto tra
i creativi e gli “operativi”?
“Non sono mai stato un creativo, sono stato un imprenditore. Sicuramente il rapporto tra creativi e operativi deve essere di condivisione di obbiettivi, altrimenti
è difficile arrivare a livelli di eccellenza.”
dano all’Inghilterra, porta d’ingresso delle tendenze in
arrivo dagli USA, qui rivisitate secondo i criteri di gradimento europei. La moda inglese è meno insidiosa come concorrente commerciale perché è più popolare, è
la fantasia dei singoli che vendono pezzi unici nei mercatini...
“Non farei una classifica di chi è più o meno insidioso.
Il mondo è globale e la competizione è tra tutti, su tutto
e ognuno per un diverso aspetto. La Cina per il costo della manodopera e di produzione, le grandi superfici specializzate perché erodono dal basso alcuni segmenti di
mercato, gli Stati Uniti perché sono una potenza editoriale e la usano tutta, tanto per fare qualche esempio.”
Quale consiglio o provvedimento per le aziende che da
decenni hanno nella perizia della lavorazione artigiana
il punto di forza e che oggi, facendo i conti della spesa, sono considerate da Case di Moda un costo da abbattere rivolgendosi alla manodopera di Paesi lontani?
Quanto è importante per esaltare la femminilità seguire
la tendenza della Moda del momento?
“Non si può andare contro la storia. La globalizzazione, se pur scomoda, non è da noi condizionabile. Dobbiamo giocare in un mercato mondiale con le armi che
abbiamo a disposizione. Certo è che le aziende artigiane che si salveranno saranno quelle dell’alta artigianalità creativa, soprattutto quelle che sapranno realizzare serie di prodotti a prezzi contenuti. Per i negozi vale un po’ lo stesso ragionamento della globalizzazione dei mercati; possiamo notare che nel nostro
Paese le grandi superfici specializzate e gli Ipermercati sono entrati con prepotenza solo recentemente,
quindi in ritardo rispetto ad altri Paesi. Per questo motivo, anche se il fenomeno è fisiologico, sembra ci colpisca di più.”
“Ognuno ha la propria sensibilità ed eleganza interiore
e penso che anche i tempi in cui viviamo siano importanti, quindi consiglierei di vivere la contemporaneità seguendo quello che io chiamo Bello e Ben fatto.”
Gli stilisti americani non hanno conquistato i consumatori. I marchi più famosi non sono presenti con boutique
nelle principali città, diversamente dalle Case di Moda
italiane a Rodeo Drive, la strada della Moda a Hollywood.
In Europa forse abbiamo vinto la competizione coi francesi, ormai quasi tutte le Maisons si sono affidate a stilisti ed alcune anche ad aziende italiane. In molti guar-
“L’Italia non subisce l’influenza degli USA. Sono il mondo intero e la strada che influenzano di più la creatività degli stilisti, i loro viaggi.”
Quanto costa e quanto paga la qualità delle materie prime e delle lavorazioni?
“Il Made in Italy è una storia di talenti, di tradizioni di
gusto, di cultura dell’eleganza, di maestria artigianale,
di prontezza innovativa e di cura del dettaglio, creatività e intelligenza tecnica. La qualità dei materiali e dei
tessuti è essenziale e senza di essa non esisterebbe il
Made in Italy.”
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Si è esaurito il fenomeno dei ricchi russi che negli ultimi anni hanno affollato le boutique del Quadrilatero della Moda a Milano, d’estate a Forte dei Marmi e Porto Cervo? Ora anch’essi chiedono lo sconto all’inizio della stagione di vendite.
neoeletto articolato su tre assi portanti: l’apertura dell’associazione al mondo del fast-fashion, iniziative legate
alle opportunità e ai rischi del web, un’attenzione particolare alle problematiche della bio-sostenibilità e del
commercio equosolidale.”
“Fortunatamente non è ancora esaurito l’interesse dei
russi verso il Made in Italy, anzi, con piacere posso dire che sono la prima nazione estera nella classifica del
fatturato proveniente dagli acquisti tax-refund.”
Come intende rapportarsi con Estremo e vicino Oriente?
Quali mercati in futuro? La Cina ha superato il pil del Giappone. Alla fine degli Anni Ottanta la stilista Laura Biagiotti ne intuì le potenzialità con una storica sfilata sulla Grande Muraglia. Eppure i creativi sono diffidenti verso le esportazioni in quel Paese.
“Non ho in programma viaggi in Oriente. Il più recente è stato a Shanghai per il Global Fashion Summit in
chiusura dell’Expo, ma noi della Camera Nazionale della Moda Italiana organizziamo missioni all’estero durante
tutto l’anno, in Paesi vicini e lontani per promuovere il
Made in Italy, ciò anche grazie ad una stretta collaborazione con l’ICE.”
E con il mercato dell’India?
“Per crescere siamo obbligati ad andare nei Paesi BRIC
(Brasile, Russia, India, Cina), che sono sicuramente più
interessanti come crescita futura, ma non dobbiamo dimenticare i nostri grandi mercati storici del Nord del
mondo che rappresentano ancora la stragrande maggioranza del nostro export.”
“In India ci sono barriere culturali, sociali e religiose che
non favoriscono la diffusione in loco dei nostri prodotti. Per
di più le ricche donne indiane comprano nelle grandi città europee e non quando vengono per turismo.”
Materie prime. In Italia è scomparso l’allevamento dei
gelsi, i setifici comaschi soffrono la concorrenza del prodotto cinese, che oramai costituisce la quasi totalità della seta lavorata in Italia. Altre nobili fibre rischiano l’importazione e la produzione autoctona finirà?
In Malesia è stata creata una catena di moda con un cognome di fantasia italiano per i giovani che sognano i
capi dei nostri stilisti. Una classe elitaria quanto numerosa, formata dai membri delle famiglie nobili, ama
cibo, cultura, e moda Made in Italy. Quale risulta alla
Camera nazionale della Moda l’orientamento delle Case
di Moda verso l’élite malese?
“Dalla fine della Seconda Guerra mondiale, per la seta, la strada obbligata è stata quella dell’importazione
della greggia per il resto è sempre stato così, da quando è nato il pret-à-porter negli Anni ’50.”
“La Malesia è certamente un mercato promettente, ma
abbiamo per il momento definito altre priorità.”
Sotto la Sua Presidenza, quali iniziative per promuovere, difendere, sviluppare l’eccellenza del Made in Italy?
A Dubai stilisti italiani sono presenti con più boutique. Quali
le richieste ed i risultati che provengono dal cliente arabo?
Ci sarà una “islamizzazione” globale anche della Moda?
“Nell’Assemblea annuale dei Soci quest’anno, oltre alle normali attività che la Camera porta avanti da anni
per promuovere la moda italiana in Italia e nel mondo
attraverso 9 appuntamenti a Milano all’anno e missioni all’estero di tipo promozionale, politico ed economico, ho voluto indicare le linee di azione del Consiglio
“La moda italiana è molto amata anche a Dubai e i nostri negozi sono molto presenti in generale negli Emirati Arabi. Non credo proprio che ci sarà un’islamizzazione perché i clienti arabi riconoscono e approvano lo
stile, la bravura, il gusto e la creatività dei nostri stilisti, di carattere decisamente occidentale.”
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