Il mistero della vita Fin dall’antichità gli studiosi hanno cercato di capire che cosa renda “vivi” un albero, una formica, un cane, un uomo, facendoli distinguere dagli esseri inanimati. Sono emersi due modi di pensare opposti riguardo a questa questione: da una parte coloro che credevano che gli esseri viventi fossero delle macchine molto complesse, dall’altra coloro che sostenevano che i viventi possedessero una “forza vitale”, di natura non materiale, che li distingueva dagli esseri inanimati. Per questo, secondo questa corrente di pensiero, era ritenuto impossibile produrre artificialmente sostanze organiche (cioè quelle che costituiscono gli esseri viventi) partendo da sostanze inorganiche. Effettivamente, se si cerca di stabilire con esattezza in che cosa consista la differenza tra esseri viventi e non viventi, ci si accorge che la questione non è di facile soluzione. Non è ad esempio il movimento un fenomeno tipico solo dei viventi (pensate all’acqua o al fuoco), né la sensibilità, cioè la capacità di reagire a stimoli esterni (si pensi alla pellicola fotografica), né la possibilità di scambiare sostanze con l’ambiente circostante (anche un oggetto che brucia assorbe ossigeno dall’atmosfera). Alcuni biologi hanno proposto allora di definire la vita come tutto ciò che ha la capacità di riprodursi, generando individui simili ai genitori, anche se non identici. Questa capacità è davvero esclusiva degli esseri viventi: essi sono in grado di dare vita a “figli” che rassomigliano a loro stessi, senza però essere mai la loro “copia” fedele: di generazione in generazione i viventi subiscono delle modifiche, che possono sembrare insignificanti, ma che, nei millenni, hanno prodotto (e continuano a produrre) il fenomeno dell’evoluzione. Oggi sappiamo che materia vivente e materia non vivente sono fatte con le stesse sostanze, ma la prima ha una struttura molto più complessa dell’altra. Già nel 1665 l’inglese Robert Hooke, osservando al microscopio un pezzo di sughero, notò che esso era costituito da tante piccole cavità, o cellette, che egli chiamò cellule. Fu però solo dopo circa altri 200 anni, intorno al 1840, che due biologi tedeschi, Schwann e Schleiden, svilupparono la cosiddetta ”teoria cellulare”, segnando una svolta decisiva nella storia della biologia. Questa teoria affermava che tutti gli organismi animali e vegetali sono composti da cellule. Inoltre ogni cellula può essere generata soltanto da altre cellule. La cellula è dunque la più piccola unità di materia vivente. Alcuni esseri sono costituiti da una sola cellula, che è in grado da sola di fare tutte le funzioni necessarie alla vita e di riprodursi: questi sono gli organismi unicellulari. Altri esseri viventi (ad esempio l’uomo) sono costituiti da moltissime cellule e sono per tanto detti organismi pluricellulari. In questi le cellule collaborano alla vita dell’individuo e dipendono le une dalle altre. Le caratteristiche della cellula Le cellule differiscono molto tra di loro sia per forma che per dimensione e struttura. Esistono cellule molto grandi e altre molto più piccole. Le uova degli uccelli, ad esempio, è grande (pensate a un uovo di struzzo!) e di forma tondeggiante; l’uovo umano è invece quasi invisibile a occhio nudo: misura circa un decimo di millimetro. La maggior parte delle cellule che costituiscono un organismo pluricellulare hanno dimensioni ancora più ridotte e spesso forme irregolari. 1 Un importante essere unicellulare è il batterio che misura solo qualche decimillesimo di millimetro! Per quanto riguarda la struttura ogni cellula è costituita da tre parti fondamentali: la membrana cellulare (o membrana plasmatica): un sottile rivestimento che avvolge la cellula e compie importanti funzioni: si comporta infatti come uno speciale setaccio, che lascia entrare nella cellula le sostanze nutritive e uscire quelle di rifiuto. Il citoplasma: un materiale semiliquido e gelatinoso, racchiuso dalla membrana, che contiene numerosi corpuscoli, detti organuli, che svolgono trasformazioni chimiche fondamentali per la vita cellulare. Il nucleo: parte centrale della cellula, di solito racchiuso dalla membrana nucleare. E’ la parte più importante, che provvede alla riproduzione della cellula, mediante i cromosomi, dove sono racchiuse le istruzioni del “programma della vita”, contenente tutte le informazioni per dirigere le attività della cellula. Al momento della riproduzione queste istruzioni vengono duplicate, cosicché le cellule figlie ereditano lo stesso patrimonio di informazioni. Gli organuli del citoplasma. I mitocondri, nei quali avviene la “respirazione cellulare”, che forniscono l’energia necessaria (sono appunto le sue microscopiche “centrali energetiche”). I ribosomi, nei quali vengono prodotte le proteine utilizzate dalla cellula. I cloroplasti, presenti solo nelle cellule vegetali, sono particolari corpuscoli di colore verde, contenenti la clorofilla. In essi avviene la fotosintesi clorofilliana mediante la quale la cellula produce autonomamente gli zuccheri che ne sono il nutrimento, a partire da sostanze semplici, sfruttando la luce del sole. Un’altra differenza tra cellula animale e vegetale è la presenza solo in quest’ultima della parete cellulare, sostegno rigido, costituito da cellulosa, che avvolge la cellula, esternamente alla membrana plasmatica. Una struttura cellulare come quella che abbiamo appena descritta, con gli organuli immersi nel citoplasma e con un nucleo ben distinto e circondato dalla membrana nucleare, è propria di una “cellula eucariota”. Esistono però cellule più rudimentali in cui non si può distinguere un vero e proprio nucleo, nelle quali il materiale cromosomico si trova frammisto al citoplasma: è il caso della “cellula procariota” . Gli organismi unicellulari All’inizio del 1600 un commerciante di tessuti olandese, Van Leeuwenhoek, scoprì, usando il suo rudimentale microscopio, una moltitudine di minuscoli esseri viventi che nuotavano in alcune gocce di un infuso di pepe. Spesso, nel linguaggio comune, si usa il termine “microbi” per definire appunto esseri così piccoli da risultare visibili soltanto al microscopio: impareremo però che esistono moltissime specie di esseri unicellulari, suddivise dagli scienziati in due grandi categorie, o regni: il regno delle monère e quello dei protisti. Al primo appartengono esseri con cellula procariota come i batteri e le alghe azzurre, al secondo esseri eucarioti come i protozoi (tra i quali il paramecio o il plasmodio della malaria). 2 I batteri Come già detto, i batteri sono esseri unicellulari piccolissimi e dotati di un’organizzazione molto semplice: tuttavia le loro potenzialità sono enormi. Essi sono gli organismi più numerosi e abbondanti sulla Terra e i primi che la hanno popolata. Secondo gli scienziati, batteri antichissimi, vissuti centinaia di milioni di anni fa, avrebbero dato origine, associandosi tra di loro, a cellule più complesse, dotate di nucleo e organuli, che caratterizzano le piante e gli animali superiori. Esistono batteri nocivi, che provocano malattie anche molto pericolose, ma le funzioni benefiche e indispensabili svolte dai batteri sono numerosissime. Né le piante né gli animali sono in grado di utilizzare direttamente l’azoto dell’atmosfera terrestre, eppure le piante hanno bisogno di assorbire dal terreno sostanze a base di azoto dette “nitrati”. Esistono batteri nel terreno che sono capaci di assorbire l’azoto dell’atmosfera dando luogo alla formazione di nitrati: ogni anno il terreno, grazie all’opera instancabile di una miriade incredibile di questi preziosi esseri, riceve qualcosa come 100 milioni di tonnellate di azoto. Le piante usano i nitrati per fabbricare sostanze nutritive che diventeranno un alimento indispensabile per gli animali e per l’uomo. L’azoto torna poi al terreno sia attraverso le sostanze di rifiuto degli animali (l’urina contiene azoto), sia per la decomposizione dei corpi di animali morti: questa decomposizione, con formazione di nitrati e humus, è ancora opera di altri batteri del terreno. Chiudono infine questo ciclo detto appunto “ciclo dell’azoto” altri tipi di batteri, che vivono anch’essi nel terreno, i quali decompongono i nitrati sviluppando azoto, che torna nell’atmosfera. Molti tipi di batteri vivono anche nell’organismo di animali e dell’uomo, ad esempio nell’apparato digerente (dalla bocca all’intestino), permettendo la digestione di vari alimenti. Molti altri batteri provocano le cosiddette “fermentazioni”: alla loro opera si deve la produzione di bevande alcoliche (il vino e la birra), dello yogurt, del formaggio, del pane (lieviti). L’uomo usa batteri anche per fabbricare prodotti chimici e medicine (gli antibiotici) e per usi diversi, anche insospettabili, come la depurazione delle acque o dell’aria. Batteri nocivi per l’uomo sono invece responsabili di parecchie malattie. Ad esempio la tubercolosi, provocata dal “bacillo di Kock”, il colera, la pertosse, il tifo, il tetano, la bronchite, l’otite, ecc. Il nome batterio deriva da una parola greca che significa “bastoncino”, ma in realtà esistono batteri di forma tondeggiante (i “cocchi”), a forma di virgola in movimento (i “vibrioni”) o appunto a forma di piccolo bastoncino (i “bacilli”). I batteri sono spesso in grado, se ospitati da un ambiente favorevole, di riprodursi a velocità vertiginosa, persino una generazione ogni venti minuti! Il paramecio Come esempio di cellula eucariota consideriamo i parameci, organismi lunghi circa un decimo di millimetro, che vivono nell’acqua dolce. Nonostante le dimensioni molto ridotte essi sono in grado di compiere tutte le funzioni che caratterizzano un essere vivente: il nutrimento (si nutrono ad esempio di microscopici batteri), il movimento (si spostano per mezzo di ciglia che rivestono la membrana), e soprattutto la riproduzione. Questo processo, come nella maggior parte delle cellule, 3 consiste in una divisione in due della cellula “madre”, con trasmissione alle cellule “figlie” del patrimonio ereditario contenuto nei cromosomi. La riproduzione delle cellule Ciascuna cellula ha un determinato numero di cromosomi: per esempio tutte le cellule del corpo umano ne hanno 46, quelle del granturco 20, quelle della zanzara 8, ecc. Non è comunque vero che a un più elevato numero di cromosomi corrisponda un maggior livello di evoluzione dell’essere vivente (il cane ha 78 cromosomi), ma ogni specie ha nelle sue cellule un tipico numero di cromosomi. La divisione cellulare, detta scissione, inizia nel nucleo, dove i cromosomi si duplicano, dando ciascuno origine a una copia esatta di se stesso. Per un breve periodo esistono pertanto due serie identiche di cromosomi, ma subito ciascuna di esse si separa dall’altra, spostandosi alle estremità della cellula, con la formazioni di due nuovi nuclei. Intorno a questi anche il citoplasma poi si suddivide, prima con una strozzatura della membrana nucleare, poi con la suddivisione definitiva della cellula in due cellule nuove aventi lo stesso numero e le stesse caratteristiche dei cromosomi originari. I virus Dopo la scoperta dei batteri gli scienziati credevano di aver chiarito la causa di tutte le malattie contagiose, ma l’illusione fu di breve durata, poiché non si riusciva ad isolare alcun batterio responsabile di mali come il vaiolo o la rabbia. Fu solo nel 1935 che , con un potente microscopio fu individuato un virus, entità molto più piccola dei batteri, non più definibile come organismo vivente. I virus non sono costituiti da una cellula, ma da sostanze chimiche, in grado di penetrare nelle cellule viventi, alterandone il “programma della vita” nel loro nucleo, e costringendole a diventare vere e proprie fabbriche di altri virus identici, fino alla loro morte. Gli innumerevoli virus così formatisi escono ad infettare altre cellule sane e il ciclo continua in modo devastante. Fra le malattie provocate da virus ricordiamo il comune raffreddore e l’influenza, ma anche il vaiolo, la poliomielite, l’epatite virale, gli orecchioni e le tipiche malattie dell’infanzia come il morbillo, la rosolia e la varicella. 4