STUDIO AREA MONTANA (D.G.R. 384 del 9/03/2009) Dipartimenti di Prevenzione Zone Territoriali: 2 Urbino, 6 Fabriano, 10 Camerino I Direttori dei Dipartimenti di Prevenzione: Dr. Giovanni Cappuccini Dr. Francesco Vannucci Dr. Giuseppe Moretti PRESENTAZIONE: L'esigenza del modello organizzativo in area vasta montana (D.G.R 384 del 9/03/2009) nasce dalla necessità di dare attuazione al contenuto del Piano Sanitario Regionale, il quale tende al superamento delle criticità presenti nell’ attuale modello organizzativo. La comunità residente nell' area montana presenta caratteristiche omogenee, indipendenti dai confini istituzionali, ove la forte presenza di situazioni di fragilità, richiede la definizione di univoci programmi di prevenzione socio-sanitaria. Le proposte presenti in questo documento rappresentano alcune delle criticità emerse dall’ analisi territoriale e dalla raccolta delle evidence, effettuata dai gruppi strutturati, interdisciplinari, afferenti ai Dipartimenti di Prevenzione delle Zone Territoriali di Urbino, Fabriano e Camerino. La condivisione delle strategie programmatorie, attraverso l’ integrazione dei servizi coinvolti, ha portato alla definizione di quattro progetti strutturati: Progetto sorveglianza zoonosi; Progetto gruppi di cammino per anziani; Progetto per la Prevenzione nelle grandi opere infrastrutturali; Progetto di gestione operativa dei letami provenienti da allevamenti zootecnici. Altra priorità risulta essere l’ ottimizzazione dei programmi di screening tumorali, recuperando, attraverso un nuovo assetto organizzativo e una maggiore sensibilizzazione, gli svantaggi creati da una morfologia territoriale sfavorevole. Le proposte espresse in questo documento, dal gruppo di lavoro integrato dell’ area vasta montana, rappresentano un punto di partenza, ove centrale risultava essere la condivisione di politiche programmatorie omogenee territorialmente, per poi successivamente fornire ai soggetti decisori idee e proposte concrete, volte al miglioramento del benessere e della salute della popolazione. I Direttori dei Dipartimenti di Prevenzione: Dr. Giovanni Cappuccini Dr. Francesco Vannucci Dr. Giuseppe Moretti PROGETTO SORVEGLIANZA ZOONOSI: “ALLEANZA PREVENZIONE, OSPEDALE, TERRITORIO” AREA VASTA MONTANA Asur Marche ZZ.TT.: n° 2 Urbino n° 6 Fabriano n° 10 Camerino Introduzione Le zoonosi costituiscono un importante problema di Sanità Pubblica rappresentando il 75% delle malattie emergenti a livello mondiale negli ultimi 10 anni (OMS). I Paesi che hanno attivato un sistema di sorveglianza per le malattie di origine alimentare rilevano un notevole aumento di incidenza negli ultimi 20 anni. L’OMS ha rilevato che nel mondo, nel 2000, 2 milioni di persone sono morte per forme diarroiche e nei Paesi industrializzati, è colpita ogni anno il 30% della popolazione. Il CDC ha stimato che ogni anno negli USA 76 milioni di abitanti (1 abitante su 4) sono colpiti da una malattia di origine alimentare, più di 300.000 vengono ricoverati in ospedale e 5000 muoiono. A fronte di tale complessa problematica, è evidente la necessità di attivare dei percorsi di collaborazione interdisciplinare, anche di livello sovrazonale. In un campo complesso come quello delle zoonosi il sapere clinico e quello epidemiologico devono crescere su un percorso condiviso. Si ritiene infatti che soltanto da percorsi integrati tra il Dipartimento di Prevenzione, l’Ospedale e il Territorio, possano derivare tempestiva rilevazione dei potenziali rischi per la salute umana, limiti alla diffusione di tali patologie e strategie di prevenzione e di educazione alla salute nella popolazione. Background epidemiologico Le malattie classificate come zoonosi sono più di 200 e interessano tutti i tipi di agenti: batteri, virus, parassiti ed agenti non convenzionali (prioni). L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) e il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC) hanno pubblicato il rapporto 2007 sulle zoonosi che analizza i dati europei sulle malattie infettive che possono essere trasmesse dagli animali agli uomini, anche attraverso il cibo. Gli agenti eziologici presi in considerazione, nel documento, sono: Salmonella, Campylobacter, Lysteria, Tubercolosi da M. Bovis, Brucella, Rabbia, E. Coli Verocitotossico, Yersinia, Trichinella ed Echinococco relativi a uomo, animali, cibi contaminati. Da tale pubblicazione emerge che, anche se con incidenze diverse nei vari Stati membri, nel 2007 la zoonosi che più ha colpito l’uomo è stata la Campylobacteriosi con 200.507 casi, 14,2% di casi in più rispetto all’anno precedente. La Salmonellosi è ancora la seconda zoonosi più registrata con 151.995 casi umani confermati. Tuttavia l’incidenza di salmonellosi continua a diminuire nell’UE con una tendenza statisticamente significativa nel corso degli ultimi 4 anni. Il numero delle infezioni da Listeria nel 2007 sono rimaste stabili rispetto al 2006 con 1.554 casi confermati; la Listeriosi registra però anche il più alto tasso di mortalità (20%), soprattutto tra i gruppi vulnerabili. Nel 2007, inoltre, sono stati segnalati 2.905 casi di E. Coli VTEC, 8792 casi di Yersiniosi, 834 casi di Echinococcosi, 779 casi di Trichinellosi e 542 casi di Brucellosi. In Italia la zoonosi più registrata è la Salmonellosi con 4.499 casi (2,9% del dato Europeo) probabilmente perché nei laboratori si ricercano quasi esclusivamente Salmonelle da campioni di feci umane e animali. Campylobacter è al secondo posto con 676 casi (0.3% del dato Europeo). Brucella conta 76 casi (10,4% del dato Europeo), Lysteria 65 casi (4,1% del dato Europeo), Tubercolosi da M. bovis 9 casi (7,5% del dato Europeo). Il dato relativo all’incidenza di tali patologie in Italia è, in alcuni casi, sottostimato. Confrontando, infatti, le notifiche di Campylobacteriosi registrate in Italia e nel Regno Unito si osserva che, a parità di numero di abitanti circa, vi è un rapporto di 1:84 notifiche a favore del Regno Unito. Le stime dell’impatto di queste patologie sono affette, nella maggior parte dei casi, da una grave sottonotifica: recenti studi a livello europeo hanno stimato il rapporto tra casi identificati e casi non rilevati con ordine di grandezza compresi tra 1:26 nel Regno Unito e 1:100 in Olanda. Non esistono stime della sottonotifica in Italia ma si ipotizza che sia un fenomeno diffuso anche nel nostro Paese. In Italia la notifica delle malattie infettive e diffusive è regolata dal Decreto Ministeriale 15 dicembre 1990 “Sistema informativo delle malattie infettive e diffusive”. Il Decreto prevede l’obbligatorietà della notifica e la possibilità di segnalare alcune patologie di origine alimentare sia come caso singolo (classe I e II) che come focolaio epidemico (classe IV). Nella Regione Marche, quindi, le informazioni sulla diffusione delle zoonosi provengono dalle segnalazioni obbligatorie e dalle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO). Inoltre il Centro di Referenza Marchigiano degli enteropatogeni, presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Umbria e Marche, aggiorna costantemente un database contenente i risultati delle tipizzazioni di tutti gli enteropatogeni isolati nella Regione dall’uomo, dagli animali, dagli alimenti e dall’ambiente. Dai dati a disposizione non è possibile conoscere il reale impatto delle zoonosi (incluse le malattie di origine alimentare) in quanto, con elevata probabilità, le segnalazioni nella nostra Regione sono affette dallo stesso problema di sottonotifica che caratterizza la sorveglianza nelle altre Regioni e negli altri Paesi. Infine le indagini epidemiologiche portate avanti nei focolai di malattia di origine alimentare, in molti casi non sono adeguatamente approfondite e non seguono procedure che permettano di individuare o fare ipotesi sull’alimento incriminato. OBIETTIVO Miglioramento nella sorveglianza delle zoonosi nel territorio di attuazione del progetto attraverso la sensibilizzazione, informazione, formazione degli Operatori Sanitari (MMG, PLS, Medici Internisti e Veterinari Libero Professionisti) e definizione di standard assistenziali per la presa in carico di casi animali e umani. ATTIVITA’ 1. Attivazione collaborazione tra i Servizi Igiene e Sanità Pubblica, Servizi Veterinari e le UU.OO Medicina Interna finalizzata alla sensibilizzazione degli operatori e alla costruzione di un percorso formativo/operativo condiviso. 2. valutazione “storico” attività di notifica attraverso la rilevazione delle schede di notifica delle malattie infettive giunte ai Servizio Igiene e Sanità Pubblica (SISP) nell’ultimo quinquennio 2003 – 2007. 3. elaborazione materiale di supporto per la gestione delle zoonosi: schede di valutazione clinica umana, clinica veterinaria e sinossi zoonosi; 4. organizzazione eventi formativi per Operatori Sanitari sulle zoonosi (epidemiologia, clinica umana e animale, diagnosi) e sull’importanza della sorveglianza epidemiologica e elaborazione di relativi strumenti valutativi; 5. diffusione di report periodici da parte dei SISP sull’andamento delle patologie animali riscontrate nel territorio; 6. realizzazione di report finale ad un anno e due anni dall’inizio della sorveglianza e valutazione conclusiva del progetto. VALUTAZIONE “STORICO” ATTIVITA’ DI NOTIFICA Per analizzare la realtà locale relativa al numero di notifiche di zoonosi effettuate dai MMG, PLS e dai Dipartimenti ospedalieri, si ritiene necessario valutare le schede di notifica (Decreto Ministero Sanità 15 dicembre 1990) giunte ai SISP nell’ultimo quinquennio. Questa fase, necessaria per orientare le successive attività di CLINICA UMANA, programmazione, si concluderà con un report dei dati “storici”. ELABORAZIONE SCHEDE VETERINARIA E SINOSSI DI VALUTAZIONE Per agevolare ed indirizzare gli Operatori sanitari verso un sospetto diagnostico più preciso e attendibile si ritiene necessario elaborare schede di valutazione clinica umana, veterinaria e una scheda sinossi. Le schede di valutazione clinica, strutturate in modo schematico e sintetico, forniranno informazioni sul paziente, su dati anamnestici di significato clinico, su sintomi suggestivi e su eventuali dati di laboratorio. La sinossi zoonosi avrà indicazioni relative alla fonte di contagio, periodo di incubazione, sintomi, esami diagnostici delle principali zoonosi. La Zona Territoriale 6 ha realizzato la Scheda di Valutazione Clinica umana (Allegato 1) e la sinossi zoonosi (Allegato 2). ORGANIZZAZIONE EVENTI FORMATIVI PER OPERATORI SANITARI SULLE ZOONOSI Per sensibilizzare gli Operatori Sanitari sull’importanza della sorveglianza delle zoonosi, si ritiene opportuno organizzare degli eventi formativi sull’epidemiologia, la clinica e la diagnosi delle zoonosi. Nel percorso formativo è prevista la somministrazione dei questionari di indagine KAP per la valutazione di conoscenza, attitudini e comportamenti contestualmente all’attività formativa. Gli Operatori coinvolti nella formazione saranno: i medici delle UU. OO. di Medicina Interna, i Medici di Medicina Generale, i Pediatri di Libera Scelta, gli operatori dei Dipartimenti di Prevenzione, i Veterinari Libero Professionisti. Un primo evento formativo è previsto per gennaio/febbraio 2010 il corso prevede: - una base comune a tutte le figure professionali coinvolte; - una parte intermedia con percorso formativo differenziato per gli operatori dei Dipartimenti di Prevenzione e gli Operatori Clinici (Medici Internisti, MMG, PLS). Per i primi, l’obiettivo del corso dovrà essere finalizzato al miglioramento della sorveglianza dell’indagine epidemiologica in seguito a notifica. Per i clinici le tematiche da affrontare saranno quelle relative alla notifica e alla diagnosi clinica in caso di zoonosi; - una parte finale comune a tutti gli operatori in cui viene ripercorso l’iter dal manifestarsi della patologia nell’uomo alla conclusione dell’indagine epidemiologica. RACCOLTA NOTIFICHE VETERINARIE E DIFFUSIONE DI REPORT PERIODICI SULL’ANDAMENTO DELLE PATOLOGIE ANIMALI RISCONTRATE NEL TERRITORIO Per agevolare il sistema di sorveglianza delle zoonosi, si ritiene opportuno che i Servizi Sanità Animale inoltrino le notifiche di zoonosi effettuate dai veterinari del Servizio e dai Veterinari Libero Professionisti ai SISP che provvederanno a diffondere report periodici sull’andamento delle patologie animali. Tali report sono fondamentali per innescare un sistema di allerta tra gli operatori sanitari deputati alla diagnosi e alla notifica delle malattie infettive (MMG, PLS, Medici dell’U. O. Medicina interna) REALIZZAZIONE DI REPORT FINALE AD UN ANNO E DUE ANNI DALL’INIZIO DELLA SORVEGLIANZA I SISP, al fine di valutare l’efficacia del progetto sul miglioramento delle notifiche delle zoonosi, realizzeranno un report finale a distanza di un anno e di due anni dall’inizio della sorveglianza. CREAZIONE DI UN “OSSERVATORIO” DEI RISCHI PER LA SALUTE UMANA CONNESSA ALLE ZOONOSI I SISP in collaborazione con i Servizi Veterinari creeranno un “osservatorio” sui rischi per la salute umana connessa alle zoonosi con l’obiettivo di sviluppare la comunicazione del rischio FASE DI ATTUAZIONE DEL PROGETTO Il progetto è stato presentato al IV WORKSHOP DI EPIDEMIOLOGIA VETERINARIA Istituto Superiore di Sanità 11 – 12 dicembre 2008 e, dopo l’approvazione del Direttore della P. F. Veterinaria e Sicurezza Alimentare – Regione Marche -, il gruppo di lavoro ha stabilito di estendere inizialmente la realizzazione del progetto di sorveglianza delle zoonosi a livello di Area Vasta 2 (ZT 4, 5, 6, 7) e di coinvolgere il CERV (Centro Epidemiologia Regionale Veterinaria) soprattutto per la realizzazione della fase formativa e dell’elaborazione dei dati. Nell’incontro tenutosi ad Ancona il 12 giugno 2009 con gli operatori dei Dipartimenti di Prevenzione e di Medicina Interna dell’Area Vasta 2 finalizzato alla presentazione del progetto, sono stati presentati i dati regionali sulle zoonosi relative al quinquennio (2002 - 2007) e sono state proposte alcune modifiche alla scheda di Notifica Malattia Infettiva (D. M. 15 dicembre 1990) sulla base delle integrazioni legislative al D.M 12 dicembre 1990 (Allegato 3): - Circolare Regione Marche 6 giugno 1991 ”Applicazione del D.M. 15/12/90”; Decreto Ministeriale 29 luglio 1998 “Modificazione alla scheda di notifica in caso di tubercolosi e micobatteriosi non tubercolare” - Decreto 21 dicembre 2001: “Sorveglianza obbligatoria alla malattia di Creutzfeldt Jakob” - Decreto 14 ottobre 2004: “Notifica obbligatoria della sindrome/infezione da rosolia congenita” - Decreto 31 marzo 2008: “Istituzione del sistema di sorveglianza delle nuove diagnosi di infezioni da HIV” - Circolare del 04 agosto 2002: “Sorveglianza della Chikungunya” - Circolare n. 10 del 13 luglio 2000: “Malattie trasmesse da zecche: cenni di epidemiologia -misure di prevenzione Il Servizio Sanità Animale di Fabriano ha proposto, nella stessa occasione, una scheda di Notifica Malattie Infettive animali adottando e modificando la scheda di notifica umana D.M. 12 dicembre 1990 (Allegato 4) A seguito dell’attivazione in fase sperimentale delle iniziali azioni progettuali si è previsto di attivare il progetto all’Area Montana (Zone Territoriali 2 Urbino, 6 Fabriano, 10 Camerino). Gli operatori dei Dipartimenti di Prevenzione e di Medicina Interna dell’Area Vasta 2 parteciperanno, congiuntamente agli operatori dell’Area Montana alla fase formativa prevista per gennaio/febbraio 2010 che darà inizio alla sperimentazione. Durante tale periodo di sperimentazione i MMG, PLS, Medici Internisti e i Medici Veterinari Libero Professionisti delle Zone Territoriali coinvolte, riceveranno i questionari di valutazione clinica (Allegato 1) la sinossi zoonosi (Allegato 2) che agevoleranno il sospetto diagnostico. Nel periodo post-sperimentazione il Servizio Igiene e Sanità Pubblica della ZT 6 in collaborazione con l’U.O Epidemiologia e il CERV (Centro Epidemiologico Veterinario Regionale) valuterà i dati delle notifiche e delle SDO delle Zone Territoriali coinvolte relative ad un anno dalla sperimentazione. Per fine anno 2010 è prevista la valutazione attività mediante indicatori di processo e di risultato (n. eventi formativi, n. operatori sanitari formati, numero notifiche, variazione percentuale delle stesse) A gennaio 2011 verrà elaborato un Report e saranno diffusi i risultati. In seguito ad una prima fase di sperimentazione del Progetto in Area vasta 2 La stessa fase di sperimentazione viene proposta anche alle Zone Territoriali dell’Area Montana (ZT. 2 e ZT 10) con l’invito a partecipare alla giornata formativa (gennaio/febbraio 2010) per poi dare inizio alla fase di sperimentazione CRONOPROGRAMMA Il progetto avrà una durata di 2 anni: Dicembre 2009 Collaborazione tra SISP, SSA e Dipartimento di Medicina Interna Valutazione “storco” attività di notifica Organizzazione eventi formativo: operatori sanitari non veterinari operatori sanitari veterinari Raccolta notifiche umane, veterinarie, SDO Diffusione report periodici sull’andamento delle patologie animali e umane Elaborazione report finale Creazione “osservatorio” epidemiologico per sviluppare l’obiettivo della comunicazione del rischio Gennaio/Febbraio 2010 Marzo/Dicembre 2010 Dicembre 2010 Allegato 1 Scheda di Valutazione sospetta zoonosi Allegato 2 Sinossi zoonosi ZOONOSI FONTE DI CONTAGIO CLASSE Iª BOTULISMO (Clostridium botulinum) RABBIA (Virus Fam. Rhabdoviridae Gen. Lyssavirus) INCUBAZIONE SINTOMI NOTIFICA ENTRO 12 ORE • consumo alimenti 12 - 36 ore contaminati dalla tossina (> conserve, vegetali, pesce) preparati e conservati in casa • infezione di ferite • morso di animale 6 mesi - 1 anno rabido (cane, gatto, furetto, volpe, pipistrello) • inalazione in caverne dove vivono pipistrelli • consumo di carne cruda o poco cotta di suino, cinghiale, equino, orso CLASSE 2ª BRUCELLOSI (B. abortus; B. melitensis; B. suis; B. canis) NOTIFICA ENTRO 48 ORE • consumo di latte crudo 5 - 60 giorni • febbre e prodotti a base di latte • sudorazione non pastorizzato • cefalea • contatto attraverso • disgeusia soluzioni di continuo con • linfoadenopatia tessuti, sangue, urine, • splenoadenomegalia secrezioni vaginali, feti • (complicanze: diarrea, epatiti abortiti, placente di granulomatose, artriti, osteomieliti, animali infetti interessamento meningo• contatto con mucose encefalitico, endocarditi) infette EPATITE E (Virus epatite E) • interumana per 28 - 40 giorni via oro-fecale • consumo di cibi crudi o poco cotti di suino e cinghiale • contatto con feci di suini e con topi • ingestione di acqua contaminata • puntura di un 10 giorni - 8 flebotomo dopo un pasto mesi su un ospite infetto (cane) LISTERIOSI (Listeria monocytogenes) • contatto attraverso soluzioni di continuo con acqua, suolo umido, vegetazione contaminata da urine di animali infetti: ratto (serbatoio), cane, suino, bovino, cinghiale • consumo di acqua o cibi contaminati • consumo di latte crudo o contaminato, cioccolato, formaggi morbidi, verdure contamnate, carni pronte da mangiare (patè), humburger, hot dog, salami 8 - 21 giorni • assenza di febbre • manifestazioni neurologiche motorie simmetriche (anomalie nervi cranici) • deficit respiratorio • mantenimento stato di coscienza • febbre • malessere • alterazioni della personalità • deficit cognitivo • parestesie nella sede del morso • idrofobia con vertigini • paralisi ascendente con miastenia e segni meningei • aritmie cardiache • febbre • dolori muscolari • edema periorbitario • emorragie congiuntivali TRICHINOSI (Trichinella spiralis) LEISHMANIOSI VISCERALE (L. infantim, L. chagasi nell'emisfero occidentale) LEPTOSPIROSI (Leptospira interrogans) ESAMI DIAGNOSTICI • positività anamnestica • colture in anaerobiosi • positività colturali di siero, feci e cibo sospetto • PCR su liquido cerebrospinale, saliva o tessuto • immunofluorescenza diretta su tessuti bioptici • eosinofilia • iperenzimemia muscolare • anticorpi sierici antitrichinella • pancitopenia • trombocitopenia • sierodiagnosi di Wright • • • • • febbre dolori addominali nausea vomito rush • ipertransa minasemia • anticoporpi anti - HIV • RT PCR • • • • • febbre astenia calo ponderale epatosplenomegalia epistassi • • • • ipertransaminasemia iperbilirubinemia pancitopenia ipergammaglobulinemia : 4 - 30 giorni in • febbre media 10 giorni • cefalea • mialgia • iperemia congiuntivale • dolore addominale • vomito • diarrea • ittero • meningite asettica • nefrite tubulo - interstiziale • anticorpi anti - leptospira • ricerca leptospira in sangue, urina, liquido cerebro - spinale 3 - 70 giorni in media 31 giorni • isolamento listeria da liquido cerebro - spinale, sangue o liquido articolare • anticorpi anti - listeria • • • • • • • • • febbre mialgia sintomi gastro- intestinali cefalea emicrania perdita dell'equilibrio convulsioni meningoencefalite, endocardite ascessi cerebrali GRUPPO MENINGITI ED ENCEFA-LITI ACUTE VIRALI (Arbovirus) GRUPPO RICKETTSIOSI DIVERSE DA TIFO ESANTEMA-TICO (Rickettsia spp) SALMONEL-LOSI (Salmonella spp) TULAREMIA (Francisella tularensis) CLASSE 3ª • puntura di un vettore(zanzara, zecca) dopo un pasto su un ospite infetto • puntura di zecca dopo un pasto su un ospite infetto (cane) • contatto con feci di zecca infetta SCABBIA (Sarcoptes scabiei) • anticorpi sierici o liquido cerebro - spinale • febbre • cefalea • rush maculo-papulo-vescicolopetecchiale • tachicardia • stato stuporoso • febbre • nausea • gastroenterite • cefalea • vomito • diarrea • mialgia • epatosplenomegalia • linfomegalia • Weil Felix • consumo di uova 6 - 72 ore crude o poco cotte e derivati (maionese, creme...),latte crudo e derivati, carne e derivati crudi o poco cotti, pollame e derivati crudi o poco cotti • consumo di acqua contaminata • consumo di frutta e verdura contaminate • contatto diretto con feci di animali infetti • interumana per via oro-fecale • consumo di carne 1 - 21 giorni • febbre cruda • dolore addominale o poco cotta di lagomorfi • cefalea infetti • vomito • consumo di acqua • diarrea contaminata da animali • mialgia morti o roditori selvatici • brividi • puntura di artropodi • linfoadenopatia localizzata ematofagi talora ulcerata • contatto diretto con • manifestazioni oculari lepri o conigli infetti • graffio morso di gatti infetti • contaminazione di soluzioni di continuo della cute NOTIFICHE ENTRO 48 ORE TUBERCOLOSI • consumo di latte (Mycobacterium bovis) crudo e prodotti a base di latte non pastorizzato • diffusione aerogena ad agricoltori e coloro che maneggiano animali • via venerea CLASSE 4ª DERMATOFITOSI (Tinea) 7 - 10 giorni • encefalite asettica • febbre emorragica • infezione polmonare 2 - 12 settimane • linfoadenopatia • papule cutanee • sierodiagnosi di Wright • • • • piastrinopenia ipertransaminasemia iperenzimemia muscolare anticorpi sierici • Mantoux • RX torace • PCR su liquidi sierologici NOTIFICA ENTRO 24 ORE • contatto diretto 4 - 14 giorni con soggetti o accessori infetti (indumenti, spazzole, forbici, cappelli) • contatto con animali infetti • contatto diretto 2 - 6 settimane con soggetti o accessori infetti • contatto con animali infetti (cane) • contatto in • lesione anulare rilevata desquamante e differente grado di infiammazione periferica • lampada di Wood • ricerca nel scraping cutaneo • papula eritematosa escoriata, pruriginosa, talora vescicolosa negli spazi interdigitali, polsi, cavi ascellari, periombelicali, pelvi, pene, anche talora ad • morfologica ambienti frequentati da volpi e cinghiali CLASSE 5ª evoluzione nodulare NOTIFICA ENTRO 24 ORE PER I FOCOLAI EPIDEMICI, ENTRO 48 ORE PER I SINGOLI SINDROME DA LARVA MIGRANS (Toxocara canis, cati) • contatto diretto con animali infetti (cane, gatto) • ingestione diretta di uova presenti nel terreno • consumo di verdure crude non lavate infestate • febbre • epatomegalia • linfoadenosplenomegalia • manifestazioni oculari (tumor pseudo vascolare) • eosinofilia • leucocitosi • riscontro istologico della larva • anticorpi anti - toxocara 10 -23 giorni in seguito a ingestione di carne cruda; 5 - 20 giorni in seguito a contatto di feci di gatto • • • • • • • • • • • anticorpi anti toxoplasma 12 - 4 settimane • febbre • faringite • linfoadenoe patosplenomegalia • tosse non produttiva • polmonite atipica • miopericarditi • epatite • sintomi neurologici • ittero • biliopatia • litiasi vescicale • • • • • • • sintomatologia del SNC • deficit visivi • convulsioni • papilledema • clonie • addensamenti polmonari con versamenti pleurici • interessamento cutaneo • diarrea acquosa • dolori addominali • febbre • astenia • megacolon tossico • tecniche imaging • anticorpi anti - criptococco CLASSE 5ª TOXOPLASMOSI (Toxoplasma gondii) CLAMYDIOSI (Chlamydia psittaci) OPISTORCHIASI (Opisthorchis felineus) CRIPTOCOCCOSI (Cryptococcus neoformans) • stretto contatto con gatti infetti • ingestione di oocisti in seguito a contatto diretto con feci di gatto • consumo di verdure crude non lavate infestate • consumo di carne infestata crude o poco cotta • contatto con gatti e uccelli infetti • inalazione di secrezioni, polvere, piume di uccelli infetti • consumo di circa 30 giorni pesce di acqua dolce crudo o poco cotto • inalazione di terriccio contaminato da uccelli • più frequente in pazienti HIV positivi CRIPTOSPORIDIOSI • consumo di 7 - 10 giorni (Cryptosporidium acqua o cibi crudi media 5 giorni parvum) non lavati contaminati (serbatoio: uomo, bovini, ovini, suini, cane, gatto) linfoadenopatia febbre malessere sudorazioni notturne mialgia rush maculo - papulare epatosplenomegalia corioretinite miosite miocardite leucocitosi lieve anemia emolitica anticorpi anti - clamydia indici di colestasi segni di emolisi RX torace • esame coproparassitologico • alterazione indici assorbimento • anticorpi anti criptosporidi • identificazione oocisti nelle feci • identificazione del parassita in biopsie di mucosa duodenale Allegato 3 Proposta modifiche Scheda di Notifica malattie infettive Allegato 4 Proposta scheda di Notifica Malattie Infettive animali SCHEDA DI NOTIFICA DI MALATTIA INFETTIVA DEGLI ANIMALI COMPILAZIONE A CURA DEL MEDICO VETERINARIO (DPR 320/54) Al Sindaco di……………………………………….... Al Servizio Sanità Animale……………………….… sospetto notifica di un caso di………………………………………………………………… accertato Cognome e Nome del Proprietario dell’animale ………………………………………………………….. Codice Fiscale _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Nato il………………………….. a…………………………………………………………………………….. professione Residenza……………………………………………………………………………………………………… via – n. civico – comune – provincia telefono sede di lavoro Domicilio ……………………………………………………………………………………………………. Solo se non coincide con la residenza Domicilio in collettività……………………………………………... Sede …………………………………. Specie animale ……………………………… Numero di animali presenti nel focolaio ………………... Data di inizio della malattia…………………………….. Luogo di inizio della malattia…………………. primi sintomi primi sintomi Presumibile luogo di contagio…………………………. Presumibile fonte e modalità di contagio ………………………………………………………………………………………………………………….. Diagnosi effettuata mediante: Esame clinico Esame sierologico Esame colturale Esame diretto Accertamenti diagnostici eseguiti Positivo Positivo Positivo Negativo Negativo Negativo In corso Non effettuato Non effettuato Non effettuato Altri accertamenti eseguiti (specificare) …………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………………….. Provvedimenti adottati: Isolamento SI NO Presso ………………………………………………………………………..………………………………. Descrizione sintomatologia e osservazioni ……………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………….. …………………………………………. Firma e timbro del medico veterinario Medico veterinario: SSN Libero professionista Recapito del Medico: indirizzo …......................................................................... telefono …............................. Data di notifica ……………………………………………………………………………………………………………. Malattie infettive e diffusive degli animali soggette a provvedimenti sanitari DPR 320 /54 Capo II - Denuncia delle malattie infettive e diffusive Articolo 2 Qualunque caso, anche sospetto, di malattia infettiva e diffusiva degli animali di cui all'articolo 1, ad eccezione di quelle contemplate ai numeri 25 e 26, deve essere immediatamente denunciata al sindaco che ne dà subito conoscenza al veterinario comunale. Sono tenuti alla denuncia: i veterinari comunali e consorziali che comunque siano venuti a conoscenza di casi di malattia infettiva e diffusiva; i veterinari liberi esercenti; [omissis] Articolo 5 I casi di carbonchio ematico, di mal rossino, di salmonellosi, di brucellosi, di tubercolosi clinicamente manifesta negli animali lattiferi e quelli di tubercolosi nei cani, nei gatti, nelle scimmie e negli psittaci, di morva, di rabbia, di rickettsiosi e di rogna - se trasmissibile all'uomo - devono essere segnalati dal veterinario comunale all'ufficiale sanitario unitamente alle misure urgenti adottate per impedire il contagio all'uomo. Parimenti l'ufficiale sanitario deve segnalare al veterinario comunale i casi delle malattie sopra elencate accertati nell'uomo. Per la tubercolosi la segnalazione viene limitata ai casi nei quali non sia possibile escludere la trasmissione della malattia agli animali. Le disposizioni contenute nei due commi precedenti si applicano anche nei casi di vaiolo bovino, di trichinosi, di tularemia, di leishmaniosi, di leptospirosi, di psittacosi (ornitosi), per le quali malattie l'Alto Commissario per l'igiene e la sanità pubblica determina con speciali ordinanze le misure sanitarie da adottare. Articolo 12 Il sindaco informa subito il prefetto dell'insorgenza della malattia trasmettendo le denunce a mezzo del mod. n. 1, sez. A, di cui al precedente art. 8. Deve inoltre inviare copia dell'ordinanza di zona infetta eventualmente emessa. Il veterinario comunale è tenuto a comunicare immediatamente al veterinario provinciale le denunce di malattie infettive e diffusive o sospette di esserlo, che presentano grave pericolo per la sanità pubblica o per lo stato sanitario del bestiame. Il veterinario provinciale riporta i dati relativi alle denunce trasmesse dai comuni nell'apposito registro. Il veterinario provinciale segnala al medico provinciale i casi di zoonosi di cui viene a conoscenza e riceve dal medico provinciale le segnalazioni dei casi di dette malattie manifestatesi nell'uomo per predisporre, ciascuno nel campo di sua competenza, le necessarie misure sanitarie. Malattie degli animali per le quali si applicano le disposizioni del DPR 320 /54 1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) 9) 10) 11) 12) 13) 14) 15) 16) 17) 18) 19) 20) 21) 22) 23) 24) 25) 26) 27) 28) 29) 30) 31) 32) 33) 34) 35) 36) 37) 38) 39) afta epizootica; peste bovina; pleuropolmonite essudativa contagiosa dei bovini e dei bufalini (bubalus bubalus); peste suina; rabbia; vaiolo degli ovicaprini; agalassia contagiosa degli ovini e dei caprini; affezioni influenzali degli equini; anemia infettiva degli equini; influenza dei bovini; tubercolosi clinicamente manifesta; brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini; mastite catarrale contagiosa dei bovini; carbonchio ematico; carbonchio sintomatico; gastro-enterotossiemie; salmonellosi delle varie specie animali; pasteurellosi dei bovini, dei bufalini (barbone), dei suini e degli ovini; mal rossino; morva; farcino criptococcico; morbo coitale maligno; tricomoniasi dei bovini; rickettsiosi (febbre Q); distomatosi dei ruminanti; strongilosi polmonare ed intestinale dei ruminanti; rogna degli equini, dei bovini, dei bufalini, degli ovini e dei caprini; malattie del pollame: colera aviare, affezioni pestose, diftero-vaiolo, tifosi aviare, pullorosi; malattie delle api: peste europea, peste americana, nosemiasi, acariasi; malattie dei pesci: plerocercosi, missoboliasi; mixomatosi dei conigli e delle lepri; ipodermosi bovina; malattia cosiddetta respiratoria cronica; bronchite infettiva; corizza contagiosa; laringo-tracheite infettiva; encefalomielite enzootica dei suini (morbo di Teschen); idatidosi (echinococcosi); leptospirosi animali; 40) 41) 42) 43) 44) 45) 46) 47) 48) 49) 50) 51) 52) 53) 54) 55) 56) 57) 58) 59) 60) 61) 62) febbre catarrale degli ovini; peste equina; peste suina africana; rinopolmonite; arterite; parainfluenza; rinite enzootica; malattia di Aujeszky o pseudorabbia; malattia virale emorragica del coniglio; encefalopatia spongiforme dei bovini; scrapie; setticemia emorragica virale dei pesci; necrosi ematopoietica infettiva dei pesci; viremia primaverile della carpa; stomatite vescicolare; peste dei piccoli ruminanti; febbre della valle del Rift; dermatite nodulare contagiosa; malattia emorragica epizootica dei cervi; anemia infettiva del salmone (ISA); Encefalopatie spongiformi trasmissibili degli animali diverse dalla BSE e dalla scrapie; Aethina tumida; Tropilaelaps spp ZOONOSI influenza con isolamento virale; rabbia; morva carbonchio ematico mal rossino psittacosi tetano; trichinosi; epatite virale A brucellosi; legionellosi leishmaniosi leptospirosi listeriosi rickettsiosi salmonellosi tularemia tubercolosi dermatofitosi infezioni, tossinfezioni ed infestazioni di origine alimentare; E. coli O157 e altri VTEC Infezioni da Norovirus rogna Encefalopatie spongiformi trasmissibili (BSE, ecc.) Toxoplasmosi Cisticercosi Anisakidosi Encefaliti da zecche Encefaliti virali da zanzare Borreliosi / malattia di Lyme Yersiniosi Vibriosi Criptosporidiosi Corrispondenza scheda notifica malattia infettiva Decreto Min. San. 15/12/1990 10 11 12 13 17 15 22 23 -24 25 26 32 34 37 42 - 43 44 45 47 45 45 In corsivo agenti di zoonosi non esplicitamente previsti dal DPR 320/54 In grassetto agenti di zoonosi previsti sia dal DPR 320 54 sia dalla OM 15/12/90 PROGETTO GRUPPI DI CAMMINO PER ANZIANI: “PREVENZIONE MALATTIE CORRELATE ALLA SEDENTARIETA’” AREA VASTA MONTANA Asur Marche ZZ.TT.: n° 2 Urbino n° 6 Fabriano n° 10 Camerino POPOLAZIONE ANZIANA (target) Nel 1996 la popolazione residente nella ZT 2 di età superiore a 65 anni rappresentava il 22,27% del totale, quella di età superiore a 75 anni il 9,30% e quella di età superiore a 85 anni il 2,31%. Nel 2008 la popolazione residente nella ZT 2 di età superiore a 65 anni rappresenta il 22,47% del totale, quella di età superiore a 75 anni il 12,18% e quella di età superiore a 85 anni il 3,37%. Dal 1996 al 2008 la percentuale di crescita sulla popolazione di riferimento più rilevante è risultata essere quella ≥85 con un incremento del 35,81% Tabella 2.1 ≥65 anni ≥75 anni ≥85 anni Grafico 2.1 Popolazione anziana residente nella Zona Territoriale 2 di Urbino (anni 1996-2008) Anno 1996 17.729 7.405 1.835 Anno 2008 19.088 10.345 2.859 Percentuale di crescita 7,11% 28,41% 35,81% Popolazione anziana sulla popolazione di riferimento (anno 2008) e percentuale di crescita (anni 1996-2008) 40,00% 35,81% 28,41% 30,00% 22,47% 20,00% 12,18% 7,11% 10,00% 3,37% 0,00% Percentuale sulla popolazione anno 2008 Percentuale di crescita anni 1996-2008 ≥65 22,47% 7,11% ≥75 12,18% 28,41% ≥85 3,37% 35,81% Grafico 2.2 Percentuale sulla popolazione di riferimento della classe di età ≥65 anni (1996-2008) 23,40% 23,24% 23,00% ≥65 22,60% 22,47% 22,27% 22,20% 1996 Grafico 2.3 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Percentuale sulla popolazione di riferimento della classe di età ≥75 anni (1996-2008) 13,00% 12,18% 12,00% 11,00% ≥75 10,00% 9,30% 9,00% 8,00% 1996 Grafico 2.4 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Percentuale sulla popolazione di riferimento della classe di età ≥85 anni (1996-2008) 3,60% 3,37% 3,20% 2,97% ≥85 2,80% 2,40% 2,31% 2,00% 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 *Indice di Vecchiaia: Rapporto tra la popolazione residente con oltre 65 anni e la popolazione in età 0-14 moltiplicato per 100, indica quante persone anziane vivono ogni 100 giovani. Riferendoci al 2008 nella Zona Territoriale n°2 di Urbino ogni 100 giovani (0-14 anni) vivono 169,46 anziani ≥65 anni. L’ indice di vecchiaia della Zona Territoriale 2 di Urbino è passato da 173,42 nel 1998 a 177,84 nel 2002 (ove ha raggiunto il valore massimo). Nell’ ultimo quinquennio, 2003-2008 l’ indice di vecchiaia fa registrare una progressiva flessione, indicandoci un’ aumento dei giovani 0-14 anni dovuto probabilmente all’ aumento costante degli stranieri. Tabella 2.2 Andamento Indice di vecchiaia nella ZT 2,nelle Marche e nel Comune di Urbino 1998-2008 ANNO 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Zona Territoriale 2 173,42 175,94 177,38 177,49 177,84 177,35 176,68 176,01 175,08 172,82 169,46 Marche 162,18 164,08 165,82 167,66 Urbino 187,5 168,5 169,97 172,42 173,43 176,55 172,10 171,14 189,47 191,29 188,93 187,54 188,87 192,09 192,69 191,49 188,90 184,80 Grafico 2.5 Andamento Indice di vecchiaia nella ZT 2,nelle Marche e nel Comune di Urbino 1996-2008 200 Indice di vecchiaia 190 180 170 Zona Territoriale 2 160 Marche Urbino 150 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 Anni 2003 2004 2005 2006 2007 2008 **Indice di dipendenza senile: Rappresenta il numero di individui non autonomi per ragioni demografiche (età ≥65 anni) ogni 100 individui potenzialmente indipendenti (età 15-64 anni) L’ indice di dipendenza senile della Zona Territoriale 2 di Urbino è passato da 34,33 nel 1998 a 35,56 nel 2005 (ove ha raggiunto il valore massimo). Nell’ ultimo triennio, 2006-2008 l’ indice di dipendenza senile fa registrare una progressiva flessione, indicandoci una stabilizzazione tra il rapporto degli individui in età lavorativa (15-64) e gli individui non autonomi (età ≥65 anni). Tabella 2.3 Andamento Indice di dipendenza senile nella ZT 2, nelle Marche e nel Comune di Urbino (anni 1998-2008) 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 34,33 34,67 35,01 35,39 35,43 35,42 35,41 35,56 35,45 34,95 34,97 Marche 31,5 31,96 32,49 33,02 33,28 33,88 34,63 35,32 35,88 35,15 34,94 Urbino 33,5 33,62 34,17 34,1 34,02 34,75 35,03 35,74 36,2 35,74 35,97 ANNO Zona Territoriale 2 Grafico 2.6 Andamento Indice di dipendenza senile nella ZT 2, nelle Marche e nel Comune di Urbino (anni 1996-2008) 37 Indice di dipendenza senile 36 35 34 33 32 Zona Territoriale 2 Marche 31 Urbino 30 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 Anni 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Grafico 2.7 Indice di vecchiaia nei Comuni della Zona Territoriale 2 di Urbino (anno 2008) Grafico 2.8 Indice di dipendenza senile nei Comuni della Zona Territoriale 2 di Urbino (anno 2008) Tabella 2.4 Utenza anziani ospitati nelle strutture residenziali presenti sul territorio (RSA) 2008 Comune Macerata Feltria Sant' Angelo in Vado Urbania TOTALE Tabella 2.5 Maschi Femmine 12 12 7 31 28 28 8 64 Utenza anziani presenti nelle case di riposo della Zona Territoriale n°2 (anno 2008) Comune Acqualagna Apecchio Cagli Cantiano Carpegna Macerata Feltria Mercatello sul Metauro Montegrimano Piandimeleto Sant' Angelo in Vado Urbania Urbino TOTALE 2006 2008 39 7 50 48 30 17 17 79 8 34 51 59 45 13 57 62 33 17 23 74 7 32 50 60 439 473 Zone Territoriali n°6 Fabriano e n°10 Camerino Nei grafici successivi verranno esposti alcuni indicatori riguardanti la popolazione anziana delle Zone Territoriali n. 6 di Fabriano e n. 10 di Camerino. Grafico 2.8 Popolazione anziana sulla popolazione di riferimento Zona Territoriale 10 Camerino (2008) Zona Territoriale n° 10 Camerino 30,00% 25,85% 20,00% 14,09% 10,00% 4,10% 0,00% >65 anni >75 anni >75 anni *Indice di Vecchiaia: Rapporto tra la popolazione residente con oltre 65 anni e la popolazione in età 0-14 moltiplicato per 100, indica quante persone anziane vivono ogni 100 giovani. Riferendoci al 2008 nella Zona Territoriale n° 10 di Camerino ogni 100 giovani (0-14 anni) vivono 221,05 anziani ≥65 anni (ZT2 Urbino 169,46 e ZT6 Fabriano 177,40) Grafico 2.9 Popolazione anziana sulla popolazione di riferimento Zona Territoriale 6 Fabriano (2008) Zona Territoriale n° 6 Fabriano 30,00% 23,36% 20,00% 12,74% 10,00% 3,64% 0,00% >65 anni >75 anni >85 anni *Indice di Vecchiaia: Rapporto tra la popolazione residente con oltre 65 anni e la popolazione in età 0-14 moltiplicato per 100, indica quante persone anziane vivono ogni 100 giovani. Riferendoci al 2008 nella Zona Territoriale n° 6 di Fabriano ogni 100 giovani (0-14 anni) vivono 177,40 anziani ≥65 anni (ZT2 Urbino 169,46 e ZT 10 Camerino 221,05) ATTIVITA’ FISICA NEGLI ANZIANI (GRUPPI DI CAMMINO) La salute non è solo assenza di malattia, ma uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale. L’ OMS ha sempre sottolineato l’ importanza di tale concezione della salute e dal 1984 intende la promozione della salute come un processo, o una serie di processi, che permettono alle persone di aumentare il controllo sui fattori determinanti per la salute, in modo tale da essere in grado di promuoverla e sostenerla ribadendo tale principio anche nella Carta di Ottawa del 1986: la promozione della salute non è appannaggio esclusivo dell’ ambito sanitario, bensì si collega allo sviluppo di corretti stili di vita, indispensabili per il raggiungimento del benessere psichico, fisico e sociale della persona. Fra le attività da sostenere nell’ ambito della promozione della salute l’attività fisica svolge un ruolo determinante e non va considerata solo ai fini della tutela della salute individuale, ma anche di quella collettiva (prevenzione di varie condizioni patologiche, salvaguardia del benessere psico-fisico dell’ individuo, ecc.). Anche se è stato stimato che una regolare attività fisica possa ridurre la mortalità per tutte le cause di circa il 10%, lo stile di vita sedentario è in aumento nei Paesi sviluppati. Negli anziani la qualità di vita è influenzata non solo da un adeguato sostegno familiare, sociale e finanziario ma anche dalla conduzione di uno stile di vita sano, nell’ ambito del quale svolgere attività fisica gioca un ruolo importante. Il rischio di andare incontro a patologie di tipo cardiovascolare, ictus ischemico, diabete tipo II, osteoporosi, depressione, ansia è notevolmente ridotto nelle persone fisicamente attive. La promozione dell’ attività fisica è dunque considerata una delle azioni di sanità pubblica di provata efficacia e negli anziani il cammino può rappresentare una modalità per svolgere tale attività. Checklist: “Gruppi di cammino” Target: Contesto: Anziani ospiti della Casa di riposo comunale Arcobaleno (v. Acide de Gasperi) Anziani che frequentano il Bocciodromo (v. Piscina Mondolce) Anziani che frequentano i Centri per anziani: Società del Soldo (sede Piazza della Repubblica) Duser il Padiglione (v. Pablo Neruda) Città di Urbino Attività progettuale 1: Gruppi di cammino soggetti anziani Attori coinvolti per le modalità Tecnico/Sanitarie: Attori coinvolti per le modalità Tecnico/Organizzative: - Referente Scienze Motorie - Comune (Servizi Sociali) - Referente M.M.G. - Associazioni e Volontariato - Direttore U.O. Riabilitazione - Polizia Municipale - Coordinamento D. Prevenzione - Referente Scienze Motorie - Coordinamento D. Prevenzione Attività progettuale 2: Attività di promozione (informazione sui benefici dell’ attività fisica) Attori coinvolti per le modalità Formative - M.M.G. - D. Prevenzione (incontri, Depliant, Poster) Vantaggi: Non richiede attrezzature o abbigliamento particolari Può essere praticata da tutti Si pratica all’ aperto e si può fare con qualsiasi tempo Non fa perdere tempo nei preparativi Non sovraccarica la colonna vertebrale e le articolazioni degli arti inferiori Ottiene il doppio effetto di allenare l cuore e far consumare prevalentemente grassi di deposito Criticità: Zone pedonali Percorsi dedicati Tempo atmosferico Risorse Obiettivi: Migliorare l’ attività motoria Ridurre la sedentarietà Maggiore socializzazione Prevenzione patologie (Cardiopatie, Osteoporosi, Diabete tipo II, Obesità, ecc.) Validazione attività programmata: Numero adesioni (all’ inizio e dopo 6 mesi) Questionario di gradimento dell’ attività programmata (3 mesi) Valutazione peso (all’ inizio e dopo 6 mesi) Valutazione della patologia cronica (all’ inizio e dopo 6 mesi) PROGETTO PER LA PREVENZIONE NELLE GRANDI OPERE INFRASTRUTTURALI AREA VASTA MONTANA Asur Marche ZZ.TT.: n° 2 Urbino n° 6 Fabriano n° 10 Camerino -1POTENZIAMENTO INFRASTRUTTURALE DELLE LINEE FERROVIARIE E OPERE STRADALI DELLA REGIONE MARCHE PREMESSA Il progetto di potenziamento delle opere infrastrutturali ha come obiettivo fondamentale l'aumento della capacità di trasporto, la riduzione dei tempi di percorrenza e l'eliminazione delle interferenze tra viabilità stradale e linee ferroviarie. IL PROGETTO DI PREVENZIONE PER LE GRANDI OPERE INFRASTRUTTURALI DELLA REGIONE MARCHE DENOMINATO: “SISTEMA DI GESTIONE INTEGRATO DELLA PREVENZIONE - GRANDI OPERE INFRASTRUTTURALI” Il Servizio Salute della Regione Marche - Posizione di Funzione Sanità Pubblica – con missiva del 11 aprile 2006 – prot. n° 79396/SIAP/PB – avente ad oggetto la sicurezza delle grandi opere infrastrutturali, aveva già chiesto alle Zone Territoriale n° 6 di Fabriano (AN) e alla Zona Territoriale N° 2 di Urbino (PS) di provvedere alla realizzazione di un adeguato progetto di prevenzione per le grandi opere infrastrutturali previste nella regione marche, e di due subprogetti, in linea con il progetto generale/regionale, per i lavori in corso d’opera nelle rispettive Zone Territoriali. La collaborazione attiva e proficua delle zone territoriali n° 6 di Fabriano e n° 2 di Urbino ha prodotto l’elaborazione di un progetto di prevenzione, denominato: “SISTEMA DI GESTIONE INTEGRATO DELLA PREVENZIONE – GRANDI OPERE”, di seguito denominato “S.G.I.P.” che richiede una struttura documentale organica da proporre all’azienda appaltatrice come modello di intervento. Il progetto “S.G.I.P.”, vede l’intervento sinergico ed il confronto continuo non solo degli SPSAL dell’ASUR Marche, ma anche di tutti i servizi presenti all’interno di uno stesso Dipartimento di Prevenzione quali SISP, SIAN, SIAOA; con l’obiettivo di monitorare nel tempo, le condizioni di salubrità e di igiene degli spazi di vita e di tutte le diverse realtà. Allo stato attuale, visto che sono già avviati i lavori di realizzazione dell’asse stradale della Quadrilatero da Muccia (MC) di raccordo con il versante umbro e l’imminente partenza del raccordo Camerino – Fabriano, e la partenza nella zona di Urbino della superstrada Fano - Grosseto si ripresenta la necessità di adottare il seguente progetto. -2SCOPO DEL PROGETTO “S.G.I.P. – GRANDI OPERE” Necessità di definire e di attuare un Sistema di Gestione integrato della Prevenzione in cantiere, come descritto in allegato da adattarsi, da parte delle ditte appaltanti, con un ruolo di informazione, assistenza e controllo svolto dalle ZZ.TT dell’ASUR, pianificato e reso esplicito al fine di ottimizzare la condivisione delle metodologie da seguire per garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori. Ulteriore obbiettivo per gli operatori del S.S.R. è rappresentato dall’effettuazione di una specifica formazione e sperimentazione di supporto e valutazione di un sistema integrato per la prevenzione nel comparto delle costruzioni, sistema già utilizzato secondo esperienze consolidate in altre regioni. -3OBIETTIVI PRIORITARI E TARGET DI PREVENZIONE DEL PROGETTO Il Sistema di Gestione integrato della Prevenzione nelle Grandi Opere sarà realizzato secondo una logica di “prevenzione primaria”, basato sui principi di Deming, ovvero: logica del Pianificare, Fare, Controllare e Fare ancora (Plan, Do, Check, Action) e attraverso l’elaborazione di specifiche e mirate misure tecniche, organizzative e procedurali d’igiene e sicurezza lavoro, prevenzione infortuni e tutela della salute dei lavoratori, volte a minimizzare ed attenuare gli impatti di carattere socio-sanitario prodotti dalla realizzazione dei lavori. Gli obiettivi prioritari e i target che il progetto si propone di analizzare e affrontare sono quelli emersi, come punti critici, dalle esperienze di altre ASL con i lavori delle “grandi opere infrastrutturali”. Nel contempo elaborare, sviluppare ed attuare una strategia mirata attraverso un apposito Sistema di Gestione Integrato della Prevenzione che prioritariamente affronta le seguenti problematiche da affrontare e contenere: 3.1) Lo scarso coordinamento tra le imprese e l’esigenza di un più forte raccordo fra le stesse; Le caratteristiche costruttive delle grandi opere infrastrutturali determinano condizioni di lavoro che portano nel cantiere un elevato numero di imprese con relativo numero di mezzi operanti a stretto contatto fra loro e, spesso, nella stessa area di lavoro o sullo stesso impianto. Questo genera interferenze operative fra le varie squadre di addetti, che rendono più complesso e delicato il processo costruttivo e certamente rendono più esposti i lavoratori di una impresa ai rischi lavorativi dell’altra. In un contesto di questa natura diventano particolarmente critici gli aspetti di natura organizzativa del lavoro che non possono limitarsi alle tradizionali valutazioni interne alla singola impresa, ma necessitano di estensione al contesto delle altre imprese presenti nello stesso luogo di lavoro al fine di garantire l’adozione da parte dei lavoratori, anche nell’immediatezza di un problema, di comportamenti e procedure operative adeguati alle situazioni di rischio. 3.2) Esigenza di incrementare i controlli interni ai cantieri La pianificazione preventiva (piani operativi di sicurezza) delle attività, prevista dal D.Lgs. 81/08 e finalizzata ad evitare le circostanze di rischio o a coordinarne le misure preventive, assume particolare importanza nelle grandi opere, ancor più che nella edilizia tradizionale. Per avere reale efficacia preventiva è necessario che tali piani abbiano un carattere fortemente operativo e rappresentino la effettiva realtà del cantiere. A tale fine i Servizi PSAL delle ZZ.TT forniranno in modo coerente e continuato, per tutta la durata delle opere, informazione ed assistenza alle imprese esecutrici, per far si che i piani di sicurezza da queste redatti, siano realmente efficaci e rappresentino uno strumento di concreta prevenzione dei rischi in cantiere. Contestualmente a tale attività di informazione ed assistenza verrà implementata l’attività di vigilanza sulla effettiva applicazione dei piani di sicurezza. 3.3) ESIGENZA DI FORMAZIONE DEI PREPOSTI E DEI LAVORATORI Il ruolo dei preposti (capicantiere e capisquadra) è cruciale per garantire nella realtà quotidiana del cantiere il controllo dei comportamenti e dei rischi di provenienza anche esterna alla impresa. Adeguate iniziative formative rivolte a tali figure possono rafforzare la sensibilità e la capacità di operare in questo senso. Anche la formazione degli addetti, oltre a quella prevista per legge sui rischi specifici della propria impresa, può essere implementata ed integrata con conoscenze utili per la gestione pratica e quotidiana delle interferenze operative derivanti dalla presenza di più lavorazioni ed imprese. A tale scopo possono essere velocemente implementate specifiche iniziative. Considerata peraltro la specificità di queste opere, per cui si è spesso di fronte a una catena piuttosto complessa di appalti e subappalti, si conferma la necessità di potenziare il raccordo e l’azione integrata e congiunta della tradizionale vigilanza in materia di igiene e sicurezza del lavoro con gli interventi di controllo su regolarità degli appalti, aspetti contributivi, assicurativi e previdenziali, nell’ambito dell’attività di coordinamento già in atto da anni tra le pubbliche istituzioni (ASUR, DPL, INAIL, INPS). 3.4) MONITORAGGIO EPIDEMIOLOGICO Le grandi opere presentano uno scenario caratterizzato dal coinvolgimento di un numero cospicuo di lavoratori, molti dei quali stranieri. Vista la numerosità dei soggetti coinvolti, per garantire le condizioni di salute dei lavoratori, vi è la necessità di istituire una struttura flessibile in grado di raccogliere, gestire ed elaborare tutte quelle informazioni utili ad assicurare idonee misure di prevenzione o di intervento sanitario. Attraverso l’U.O. di Epidemiologia sarà costituito di un sistema di monitoraggio finalizzato alla valutazione di efficacia degli interventi posti in essere, attraverso una analisi dei dati infortunistici e di altri parametri di processo e di esito, sia diretti che indiretti (quali, ad esempio, l’incremento delle prestazioni erogate dal sistema di assistenza zonale di base e di emergenza – urgenza). 3.5) IGIENE e SANITA’ PUBBLICA In riferimento all’elevato numero di lavoratori necessari per la realizzazione delle opere, non residenti nella Regione Marche, e della durata pluriennale dei cantieri è necessario che nella progettazione dei cantieri stessi siano previsti ed attentamente studiati gli alloggiamenti, unitamente all’analisi delle modalità con le quali tali residenze dovranno essere gestite sul territorio. Gli alloggiamenti dovranno avere dei requisiti igienico sanitari e di sicurezza appositamente adottati per la realizzazione dei campi base per la costruzione di grandi opere Pubbliche. Il contributo del SISP sarà necessario con azioni di informazione, assistenza, valutazione e vigilanza di tale fase e nel monitoraggio di eventuali rischi per la popolazione generale derivanti delle cantierizzazioni. 3.6) Igiene alimenti e nutrizione – Servizio Veterinario (SIAOA) Interventi di vigilanza igienico sanitaria Incremento dei controlli ufficiali ai sensi del Reg.Ce 882/2004 da parte dei servizi SIAN e SIAOA sulla struttura dedicata alla preparazione e somministrazione degli alimenti , mirati all’osservanza delle norme imposte dai nuovi regolamenti comunitari: rintracciabilità materie prime , rispetto della catena del freddo, applicazione di corrette procedure di sanificazione degli ambienti e delle attrezzature e di corrette pratiche di lavorazione. Intereventi nutrizionali Su richiesta delle imprese esecutrici le ZZ.TT. forniranno assistenza in materia di : predisposizione, verifica e controllo sulle tabelle dietetiche valutazione della qualità nutrizionale dei pasti forniti in relazione alla specifica attività lavorativa attuazione di misure di Sorveglianza Nutrizionale tramite la valutazione periodica dello stato di nutrizione dei lavoratori e controllo del relativo andamento -4TAVOLO TECNICO Rappresenta uno strumento che concorre al raggiungimento degli obbiettivi finali di prevenzione e vedrà coinvolti i rappresentanti delle istituzioni e delle parti sociali (SPSAL, 118, VVFF, DPL, etc…). Scopo del suddetto tavolo tecnico è quello di realizzare un efficace scambio informativo, periodico, e/o a richiesta di una delle parti nelle diverse circostanze, quali situazioni di pericolo sia per i lavoratori che per la collettività e l’ambiente, nonché infortuni mortali o gravi. Nell’ambito del suddetto tavolo le istituzioni pubbliche concorderanno anche le modalità per il controllo della regolarità e della trasparenza del lavoro. Inoltre, il tavolo tecnico sarà di ausilio all’attività dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e dei responsabili dei servizi di prevenzione e protezione (ex DLGS 81/08). Tra le funzioni principali del suddetto tavolo tecnico è prevista la valutazione periodica del sistema S.G.I.P. in cantiere predisposto dalla ditta appaltatrice il quale, nella sua architettura, rappresenta la risultante dinamica di una POLITICA DELLA PREVENZIONE”, di una “MISSION OPERATIVA”. Il tutto sarà integrato sia con il Piano di Sicurezza e Coordinamento realizzato dalla ditta appaltatrice e i vari Piani Operativi di Sicurezza delle ditte subappaltatrici. -5DURATA DEL PROGETTO Il progetto avrà una durata complessiva di 3 anni (tre), pari comunque al tempo di esecuzione delle opere infrastrutturali. - 6RISORSE UMANE Il progetto, secondo i rispettivi ruoli e competenze, vedrà coinvolti operatori afferenti alle varie professionalità di tutti i Servizi ed U.O. dei Dipartimenti di Prevenzione delle ZZ.TT. interessate. E’ prevista l’implementazione del personale coinvolto con contratti a progetto per alcune figure professionali di tipo tecnico e sanitario (ingegnere geologo,medico,…). Le professionalità del Dipartimento di Prevenzione potenzialmente coinvolte nel progetto “GRANDI OPERE” saranno: Medici; Tecnici della Prevenzione; Assistenti Sanitari; Infermieri Professionali; Amministrativi; Operatori Tecnici; personale laureato Ingegneristico e Geologico; e eventuali altre figure professionali i cui si chiederà l’intervento a secondo delle necessità. La frequenza ed il tipo di interventi previsti nel corso di un arco temporale unitario di un anno è stato descritto in dettaglio, unitamente ai costi, nella tabelle che seguono. Parte dell’attività prevista dal progetto verrà svolta come orario aggiuntivo a quello di servizio, al fine di non gravare sulle altre attività istituzionali dei Servizi. Questo al fine di continuare a garantire gli standard operativi quotidiani previsti e di competenza del Servizio Sanitario Regionale. L’esigenza è altresì resa necessaria dallo sviluppo su 24 ore, per sette giorni settimanali, dei lavori di scavo in galleria, a cui si aggiunge la necessità di verificare le condizioni igieniche degli accantieramenti e dei baraccamenti negli orari in cui questi sono effettivamente utilizzati, fuori quindi da quelli che possono essere gli orari standard della normale attività di servizio. Gli operatori del Dipartimento della Prevenzione della ZZ.TT. 2, 6 e 10 di Urbino, Fabriano e Camerino impegnati in questo primo anno di progetto sono: SPSAL ZT 10 RUOLO PROFESSIONALE N° OPERATORI IMPEGNATI NOME E COGNOME DEGLI OPERATORI DIRIGENTE SPSAL 1 Dr.Antonio Barboni DIRIGENTE MEDICO A CONTRATTO 1 Dr.ssa Nicoletta Orazi IP/ASS.SANITARI 1 IP Daniele Apo Tdp Busco Paolo TdP De Vincenzo Damiana TdP Palumbo Marco TECNICI SPSAL 5 Tdp Roscioni Stefano Tdp Travaglini Giorgio Nicola ALTRI DIRIGENTI (SISP, SIAN,SIAOA) In attesa di individuazione ALTRI TECNICI (SISP, SIAN,SIAOA) Idem c.s. SPSAL ZT 6 RUOLO PROFESSIONALE N° OPERATORI IMPEGNATI NOME E COGNOME DEGLI OPERATORI DIRIGENTE SPSAL 1 Drssa .Anna Maria Colao DIRIGENTE MEDICO 1 Dr.Gianluca Orfei IP/ASS.SANITARI 1 Ass.San Morena Alessandroni Tdp Giuseppe Cenci TdP Elisabetta Casciola TdP Eleonora Iezzi TECNICI SPSAL Tdp Stefania De Camillis 5 Tdp Laura Romano ALTRI DIRIGENTI (SISP, SIAN,SIAOA) In attesa di individuazione ALTRI TECNICI (SISP, SIAN,SIAOA) In attesa di individuazione SPSAL ZT 2 RUOLO PROFESSIONALE N° OPERATORI IMPEGNATI NOME E COGNOME DEGLI OPERATORI DIRIGENTE SPSAL 1 Dr.Eugenio Carlotti DIRIGENTE MEDICO 1 Dr.ssa Maria Pia Cancellieri 4 Tdp Giampiero Pieretti TdP Marco Moreno Mattioli TdP Giuseppina Paoloni IP/ASS.SANITARI TECNICI SPSAL Ing. Michele Guidi ALTRI DIRIGENTI (SISP, SIAN,SIAOA) ALTRI TECNICI (SISP, SIAN,SIAOA) 1 SISP Dott.ssa Maria Teresa Capasso (Dir.Medico) SISP Tdp Gianfranco Cantarini 3 - 9- SIAOA Tdp Fabio Faraone Tdp Bruno Arduini LE GRANDI OPERE INFRASTRUTTURALI E L’IMPATTO ECONOMICO SUL SERVIZIO SANITARIO REGIONALE SOCIO- La realizzazione delle Grandi Opere Infrastrutturali rappresenta una sicura opportunità di sviluppo per il territorio marchigiano, con evidenti ricadute positive in termini di occupazione, di miglioramento e potenziamento infrastrutturale; tuttavia, facendo tesoro, anche e soprattutto, delle esperienze di altri Dipartimenti di Prevenzione del diverse regioni italiane, che per prime si sono confrontati e misurati con simili lavori, occorre sottolineare che opere di tale importanza determinano altresì un significativo impatto in termini di accresciuta domanda comva nei confronti del S.S.R. Particolare attenzione, pertanto, deve essere rivolta alla prevenzione degli accadimenti infortunistici, all’igiene e alla sicurezza nei luoghi di lavoro in generale; così come particolare attenzione deve essere prestata alla prevenzione negli ambienti di vita quotidiani frequentati dai lavoratori: mensa, uffici, alloggi nel campo base, luoghi ricreativi; senza dimenticare la qualità/stile di vita che i lavoratori svolgono. Obiettivi che si conseguono solo attraverso una serie di azioni preventive, progettate e mirate per ogni tipologia di lavoro e/o attività ludica/ricreativa; azioni preventive che a loro volta possono essere solo frutto di un adeguato progetto regionale capace di portare ad una reale riduzione del rischio alla fonte. - 10- PROGRAMMAZIONE PREVENTIVA RISORSE ECONOMICHE COMPUTATE DELLE ATTIVITA’ Budget Analitico Previsto per Zona Territoriale Servizi PSAL Progetto Grandi Opere Costo Operatore / ora (€) 30 Attività/ Interventi N° interventi / anno N° operatori SPSAL N° ore / operatore presenti 1 Sopralluoghi periodici in cantiere / anno 12 4 6 7.160 2 Rielaborzione della documentazione a seguito di sopralluogo 12 4 6 7.160 3 Pronta disponibilità in caso d'infortuni, incidenti e/o disastri 4 Simulazioni Emergenze e interventi di Primo/Pronto Soccorso e relativa rielaborazione documentale 4 4 6 2.880 5 Incontri con soggetti della prevenzione (1-2 quindicinali) 12 4 6 7.640 6 Incontri di confronto con altre Z.T. (1 ogni 2 mesi) 6 2 6 2.160 7 Incontro con altri servizi della stessa Z.T. (es. SISP,...) (1 ogni 2 mesi) 4 2 6 1.440 8 Incontri di INformazione ed asistenza con lavoratori ( a richiesta o iniziativa almeno 1 ogni 2 mesi) 6 2 6 720 9 Elaborazioni delle ZZ.TT del manuale e documenti del S.G.S. (procedure, check-list,...) Costo attività Istituzione di un servizio di pronta disponibilità per il solo Servizio PSAL 10 24 TOTALE 30.120 E Budget Analitico Previsto per Zona territoriale Altri servizi Progetto Grandi Opere Costo Operatore / ora (€) 30 Attività/ Interventi N° interventi / anno N° tecnici prev. altri N° ore / operatore servizi 1 Sopralluoghi periodici in cantiere / anno 4 2 6 1.540 2 Rielaborzione della documentazione a seguito di sopralluogo 4 2 6 1.540 3 Incontri con soggetti della prevenzione 2 2 6 720 4 Incontri di confronto con altre Z.T. 4 2 6 1.540 5 Incontro con altri servizi della stessa Z.T. (es. SISP,...) 4 2 6 1.540 6 Incontri di formazione ed asistenza con lavoratori ( a richiesta o iniziativa) 3 2 6 1.080 7 Elaborazioni delle ZZ.TT del manuale e documenti del S.G.S. (procedure, check-list,...) Costo attività TOTALE 7.960 - 11- COMPUTO RIEPILOGATIVO DEL FINANZIAMENTO PROGETTO RIEPILOGO COSTI FABRIANO URBINO CAMERINO Servizi PSAL 30.120 € 30.120 € 30.120 € Altri Servizi 7.960 € 7.960 € 7.960 € TOTALE COMPLESSIVO 113.430 € - 12- OBIETTIVI DA PROMUOVERE ATTRAVERSO IL PROGETTO Per promuovere il miglioramento delle condizioni di igiene e sicurezza sul lavoro, si è ritenuto necessario, attraverso il progetto elaborato: 1. Favorire la consapevolezza del ruolo dei committenti per promuovere la sicurezza e la salute dei lavoratori e il lavoro regolare non soltanto mediante il rispetto formale della norma, ma promuovendo azioni di informazione ed assistenza a favore di tutto il sistema produttivo coinvolto nella realizzazione dell’opera, unitamente ad una attività di supporto alla formazione aziendale; 2. Incrementare la consapevolezza del ruolo dei coordinatori in fase di progettazione e di esecuzione e delle imprese nella progettazione e nella gestione della sicurezza, mediante una coerente azione di assistenza continua da parte del Sistema Pubblico di Prevenzione. Tale attività consente di condividere, per le fasi di rischio prioritariamente individuate, le migliori scelte da attuare per il perseguimento delle condizioni di sicurezza, valutandone altresì l’applicabilità in cantiere. Questa azione è dettata dalla constatazione che i Piani di Sicurezza e Coordinamento ed i Piani Operativi per la Sicurezza previsti dalla normativa vigente (D.lgs. 81/08) vengono spesso predisposti per adempiere ad un dettato normativo, ma non sempre riescono ad incidere in maniera sostanziale nella pianificazione della gestione del cantiere (attività di coordinamento, per la formazione delle maestranze) vanificandone così parzialmente obiettivi ed efficacia; 3. Favorire lo sviluppo di un rapporto costruttivo e partecipativo con i lavoratori ed i Rappresentati dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) coinvolti nella realizzazione delle opere, mediante la promozione di un’attività di informazione e formazione continue in collaborazione con gli enti paritetici costituiti dalla contrattazione collettiva; 4. Monitorare la trasparenza del mercato del lavoro e l’andamento del fenomeno infortunistico, analizzando gli eventi gravi e/o mortali con adeguate metodologie (ad esempio il metodo “sbagliando s’impara”); 5. Informare puntualmente le parti sociali sulla progettazione strategica, anche attraverso il coinvolgimento operativo degli organismi paritetici; 6. Assicurare al personale coinvolto nella realizzazione standard residenziali e assistenziali adeguati; delle opere, 7. Verificare, oltre al rispetto delle condizioni di igiene e sicurezza, anche la regolarità dei contratti di lavoro avvalendosi di azioni coordinate congli specifici orgni istituzionali competenti. - 13REPORT INFORTUNI Trimestralmente verrà presentato al Tavolo Tecnico l’andamento del fenomeno infortunistico nei cantieri; ovvero di tutti gli infortuni complessivamente occorsi e di cui i servizi delle ASL verranno a conoscenza attraverso le denunce INAIL, i registri ed i near-miss (quasi infortuni) che verranno comunque denunciati e/o segnalati. Le imprese per tutti gli infortuni forniranno informazioni dettagliate relative al cantiere, alla fase, ai giorni totali di inabilità temporanea. Forniranno inoltre le ore lavorate ed il numero di addetti esposti al rischio. ALLEGATI IL SISTEMA DI GESTIONE INTEGRATO DELLA SICUREZZA Gli infortuni sul lavoro rappresentano un significativo costo per la comunità e per le aziende: in questo contesto si inquadra la produzione legislativa di questi ultimi anni che, superata una fase in cui la norma antinfortunistica era semplicemente “prevenzionistica”, tende ora a “organizzare” la gestione della sicurezza nell'ottica del coinvolgimento nel processo di tutte le parti interessate. Organizzare la Sicurezza significa, oltre ad intraprendere azioni volte al rispetto delle norme, affrontarne le tematiche secondo i moderni schemi gestionali. L'eccellenza gestionale presuppone l'ottimizzazione delle condizioni di sicurezza e salute dell'impresa che può essere ottenuta implementando i sistemi di gestione sicurezza, i cui requisiti sono fissati dalla norma internazionale OHSAS 18001. PLAN partendo dall'analisi e valutazione dei rischi correlati alle attività svolte, l'azienda definisce una politica per la sicurezza e pianifica le azioni per raggiungere gli obiettivi prefissati consiste nell'attuazione e nel funzionamento delle azioni pianificate secondo le tempistiche definite dalla pianificazione CHECK DO consiste nella verifica del raggiungimento degli obiettivi prefissati e nell'apertura di azioni correttive in risposta ad eventuali difformità rispetto a quanto stabilito dalla pianificazione consiste nel riesame e nella riedizione della politica della sicurezza e/o della pianificazione per recepire gli obiettivi raggiunti e le difficoltà incontrate nei precedenti ACT step. Tale fase rappresenta il punto di arrivo del primo ciclo PLAN - DO - CHECK ACT Il funzionamento di un sistema di gestione sicurezza (SGS)è rappresentato dalla ruota di Deming (sotto riportata): Plan, Do, Check, Act. Proprio nella ciclicità del modello del sistema di gestione sicurezza è insito il miglioramento continuo – la sicurezza dei lavoratori – la tutela globale della salute della popolazione. Un sistema di gestione sicurezza per essere efficiente deve essere implementato e definito sulla realtà dell'azienda, considerando gli effettivi margini di miglioramento della sicurezza che devono però conciliarsi con le imposizioni legislative cogenti in materia. Adottare un SGS significa disporre di uno strumento per: conoscere e mantenere sotto controllo gli aspetti della sicurezza connessi alle attività svolte; individuare le prescrizioni legali cogenti e recepirle correttamente ed integralmente; stabilire e mantenere precise responsabilità; adottare le procedure necessarie per la gestione operativa della sicurezza ed il monitoraggio dei fattori di rischio individuare e soddisfare le necessità e gli obblighi di formazione; mirare alla riduzione al minimo possibile dei rischi aziendali, coinvolgendo le parti interessate nel processo di miglioramento. VANTAGGI di un sistema di gestione sicurezza: è uno strumento utile per garantire l'osservanza non solo formale della miriade di norme giuridiche che regolano la materia assicurando le parti interessate (Enti di controllo, lavoratori) che tutti gli aspetti legati alla sicurezza siano gestiti secondo le modalità prescritte dalle leggi vigenti e secondo le migliori prassi disponibili ; consente all'azienda di ottenere risparmi economici e di tempo legati ad una riduzione degli infortuni, i cui costi, a volte nascosti, possono incidere in maniera non indifferente, e ad una riduzione della pressione esercitata sull'azienda da parte degli organi di controllo. Il sistema di gestione sicurezza può essere integrato con un sistema di gestione della qualità o ambientale, data la stretta correlazione esistente tra gli standard ISO 9001, ISO 14001 e OHSAS 18001. L'applicazione di un Sistema di Gestione della Sicurezza costruito secondo lo standard OHSAS 18001 incorpora le prescrizioni del D.Lgs. 81/08, rendendone più efficiente la gestione, ma introducendo la fase del CHECK della ruota di Deming permette all'azienda di migliorare l'efficacia degli interventi esercitando una attività di autocontrollo finalizzata al miglioramento e non semplicemente alla pur doverosa ottemperanza alle leggi. 9.2) SEQUENZA CICLICA DI UN SGSL Il S.G.I.P. opera sulla base della sequenza ciclica delle fasi di pianificazione, attuazione, monitoraggio e riesame del sistema, per mezzo di un processo dinamico. La capacità del sistema di raggiungere gli obiettivi pianificati deriva dall’impegno e dal coinvolgimento di tutte le funzioni aziendali e sanitarie, e soprattutto del livello più elevato. I contenuti delle fasi possono essere più o meno complessi in ogni singola tipologia di lavoro svolta in cantiere: - dimensione, natura, attività e relativa complessità dell’organizzazione; -significatività dei pericoli e rischi presenti, potenziali o residui; -soggetti potenzialmente esposti. Le sequenze esemplificative e generalmente applicabili delle fasi, quando lo S.G.I.P. è a regime, sono: - stabilire una politica della salute e sicurezza sul lavoro, che definisca gli impegni generali per la prevenzione dei rischi ed il miglioramento progressivo della salute e sicurezza a mezzo di idoneo protocollo d’intesa ASUR Marche e Dittaappaltatrice; - identificare le prescrizioni delle leggi e dei regolamenti applicabili per mezzo del Piano di Coordinamento della Sicurezza elaborato dal Coordinatore della Sicurezza in fase di progettazione; - identificare tutti i pericoli e valutare i relativi rischi per tutti i lavoratori, compresi i casi particolari associati con i processi, le attività operative ed organizzative (comprese le interazioni fra gli addetti), le sostanze e i preparati pericolosi, ecc.; - identificare gli altri soggetti potenzialmente esposti (quali, ad es. i lavoratori autonomi, dipendenti di soggetti terzi ed i visitatori occasionali); - fissare specifici obiettivi appropriati, raggiungibili e congruenti con gli impegni generali definiti nella politica; - elaborare programmi per il raggiungimento di tali obiettivi, definendo priorità, tempi e responsabilità ed assegnando le necessarie risorse; - stabilire le modalità più appropriate in termini di procedure e prassi per gestireprogrammi; - sensibilizzare le strutture aziendali (ASUR Marche e Impresa appaltatrice) al raggiungimento degli obiettivi prefissati; - attuare adeguate attività di monitoraggio, verifica ed ispezione per assicurarsi che il sistema funzioni; - avviare le opportune azioni correttive e preventive in funzione degli esiti del monitoraggio; - effettuare un periodico riesame per valutare l’efficacia e l’efficienza del sistema nel raggiungere gli obiettivi fissati dalla politica della salute e sicurezza nonché per valutarne l’adeguatezza rispetto sia alla specifica realtà aziendale che ai cambiamenti interni/esterni modificando, se necessario, politica ed obiettivi della salute e sicurezza, tenendo conto dell’impegno al miglioramento continuo. Il “S.G.I.P. può essere rappresentato, ad esempio, secondo lo schema generale sotto riportato. 9.3) LA POLITICA PER LA SICUREZZA E SALUTE SUL LAVORO La politica per la salute e la sicurezza sul lavoro (in seguito siglata SSL) dovrebbe essere definita e documentata dal vertice aziendale nell'ambito della politica generale dell'azienda appaltatrice. La politica indica la visione, i valori essenziali e le convinzioni sul tema della SSL e serve a definire la direzione, i principi d'azione e i risultati a cui tendere ed esprime l’impegno del vertice aziendale nel promuovere nel personale la conoscenza degli obiettivi, la consapevolezza dei risultati a cui tendere, l’accettazione delle responsabilità e le motivazioni. La politica aiuta a dimostrare verso l’interno: - l’impegno dell’azienda alla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori verso l’esterno, che: - esiste un impegno concreto dell’azienda in tema di salute e sicurezza sul lavoro; - si privilegiano le azioni preventive; - l’organizzazione aziendale tende all’obiettivo del miglioramento continuo. La politica per la SSL dovrebbe includere tra l’altro: - l’impegno al rispetto della legislazione e degli accordi applicabili alla SSL; - l’affermazione che la responsabilità nella gestione della SSL riguarda l’intera organizzazione aziendale, dal Datore di Lavoro sino ad ogni lavoratore, ciascuno secondo le proprie attribuzioni e competenze; - l’impegno a considerare la SSL ed i relativi risultati come parte integrante della gestione aziendale; - l‘impegno al miglioramento continuo ed alla prevenzione; - l’impegno a fornire le risorse umane e strumentali necessarie; - l’impegno a far sì che i lavoratori siano sensibilizzati e formati per svolgere i loro compiti in sicurezza e per assumere le loro responsabilità in materia di SSL; - l’impegno al coinvolgimento ed alla consultazione dei lavoratori, anche attraverso i loro rappresentanti per la sicurezza; - l’impegno a riesaminare periodicamente la politica stessa ed il sistema di gestioneattuato; - l’impegno a definire e diffondere all’interno dell’azienda gli obiettivi di SSL e i relativi programmi di attuazione. Nel definire o aggiornare la politica di SSL si dovrebbe tener conto: - dell’attività svolta e della dimensione dell’intera opera; - della natura ed il livello dei rischi presenti; - della tipologia dei contratti di lavoro; - dei risultati dell’analisi iniziale o del monitoraggio successivo. 9.4) PIANIFICAZIONE La concretizzazione della politica passa attraverso un processo di pianificazione che porta alla formulazione di uno specifico piano nell’ambito dello S.G.I.P. La pianificazione per la SSL dovrebbe essere coerente con il sistema generale di gestione aziendale adottato. I metodi utilizzati per pianificare il raggiungimento degli obiettivi di SSL dovrebbero essere gli stessi utilizzati per pianificare il raggiungimento degli altri obiettivi dell’azienda (per es. commerciali, tecnologici, opportunità di mercato, costi aziendali, gestione del personale, ecc.). In questo ambito si dovrebbe tendere a che le procedure organizzative/operative necessarie alla gestione della attività dell’azienda vengano integrate dalle componenti di salute e sicurezza necessarie senza creare duplicazioni e parallelismi. I requisiti chiave del processo di pianificazione da tener presenti dovrebbero essere i seguenti: - definizione e graduazione degli obiettivi finalizzati al mantenimento e/o al miglioramento del sistema; - determinazione, preferibilmente al momento della definizione degli obiettivi, dei criteri di valutazione idonei a dimostrare l’effettivo raggiungimento degli obiettivi; - predisposizione di un piano per il raggiungimento di ciascun obiettivo contenente anche le mete intermedie, ove necessarie, l’individuazione delle figure/strutture coinvolte nella realizzazione del piano stesso e l’attribuzione dei compiti e delle responsabilità relative; - definizione delle risorse necessarie, comprese quelle economiche; - previsione delle modalità di verifica dell’effettivo ed efficace raggiungimento degli obiettivi. Questa pianificazione dovrebbe tener conto: - delle attività lavorative ordinarie e straordinarie, comprese le situazioni di emergenza; - delle attività di tutto il personale (inclusi lavoratori con contratto atipico, fornitori, visitatori, ecc.), che ha accesso al luogo di lavoro e/o ha interferenza con le attività lavorative svolte; - delle strutture, dei luoghi e dei metodi di lavoro, delle macchine, degli impianti, delle attrezzature, delle sostanze utilizzate, sia che siano quelle proprie dell’azienda sia che vengano fornite da terzi; - delle modalità più adeguate per presidiare i processi aziendali così da prevenire le inefficienze nonché individuare e pianificare le attività di modifica organizzativa, strutturale, procedurale, produttiva, tecnologica, tenendo conto delle esigenze di tutela della SSL. 9.5) STRUTTURA E ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA 9.5.1) IL SISTEMA DI GESTIONE L’Azienda appaltatrice dovrebbero strutturare il S.G.I.P seguendo i contenuti espressi nel documento, di politica di SSL che l’azienda stessa ha definito. Un sistema di gestione della SSL dovrebbe possedere le seguenti caratteristiche: - essere parte del sistema di gestione generale dell’impresa; - contenere la struttura organizzativa, le responsabilità, le pratiche, le procedure, i processi, le risorse per realizzare la sua politica per la salute e sicurezza sul lavoro; - essere adeguato alle attività svolte, alla dimensione aziendale, alla natura ed alle dimensioni dei rischi presenti in azienda. 9.5.2) DEFINIZIONE DEI COMPITI E DELLE RESPONSABILITÀ Le responsabilità devono essere definite chiaramente in coerenza con lo schema organizzativo e funzionale dell’ASUR Marche e dell’azienda appaltatrice. Nella definizione dei compiti organizzativi e operativi della direzione aziendale, dei dirigenti, dei preposti e dei lavoratori, dovrebbero essere esplicitati e resi noti anche quelli relativi alle attività di sicurezza di loro competenza nonché le responsabilità connesse all’esercizio delle stesse,ed i compiti di ispezione, verifica e sorveglianza in materia di SSL. Inoltre dovrebbero essere documentate e rese note a tutti i livelli aziendali le funzioni ed i compiti del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione e degli eventuali addetti, del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza e degli addetti alla gestione delle emergenze, nonché i compiti e le responsabilità del Medico competente. 9.5.3) COINVOLGIMENTO DEL PERSONALE L’efficace gestione della SSL richiede il sostegno e l’impegno dei dipendenti e le conoscenze e l’esperienza dei lavoratori sono una risorsa necessaria allo sviluppo di un S.G.I.P. Necessita definire modalità adeguate per realizzare il coinvolgimento dei lavoratori e/o dei loro rappresentanti ed in particolare per attuare: - la consultazione preventiva in merito alla individuazione valutazione dei rischi ed alla definizione delle misure preventive; e - riunioni periodiche da effettuarsi con frequenza e modalità che tengano conto della particolarità dei lavori in corso d’opera. Può essere opportuno, in relazione alle esigenze ed alla struttura aziendale, realizzare forme di coinvolgimento utilizzando prioritariamente le riunioni previste per la gestione aziendale o anche attraverso gruppi o comitati di analisi e discussioni su particolari temi di SSL. Altro ulteriore possibile mezzo di coinvolgimento può essere la raccolta di osservazioni e commenti sulle misure preventive adottate, sulla organizzazione del S.G.I.P., sulle procedure ed i metodi di lavoro. Tali osservazioni e commenti possono essere utilizzati, anche in fase di riesame del S.G.I.P. 9.5.4) FORMAZIONE, ADDESTRAMENTO, CONSAPEVOLEZZA Necessita definire e mantenere attive le modalità per assicurare che il personale sia ad ogni livello consapevole: - dell’importanza della conformità delle proprie azioni rispetto alla politica ed ai requisiti del S.G.I..P; - delle conseguenze che la loro attività ha nei confronti della SSL; - delle possibili conseguenze dovute ad uno scostamento da quanto fissato in materia di SSL. Nel S.G.I.P. lo svolgimento di compiti che possono influenzare la SSL dovrebbe richiedere adeguata verifica di competenza del personale addetto. La competenza è definita in termini di adeguata formazione, addestramento e/o esperienza. L'azienda si dovrebbe attivare affinché i lavoratori e i loro rappresentanti siano sufficientemente competenti per partecipare realmente al funzionamento del SGSL e dovrebbe incoraggiare questa loro partecipazione. Necessita organizzare la formazione e l'addestramento secondo i fabbisogni rilevati periodicamente, anche attraverso la consultazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti. 9.5.5) COMUNICAZIONE, FLUSSO INFORMATIVO E COOPERAZIONE La circolazione delle informazioni all’interno dell’azienda è un elemento fondamentale per garantire livelli adeguati di consapevolezza ed impegno riguardo alla politica adottata in tema di SSL. Il principio che dovrebbe ispirare la realizzazione del flusso informativo è quello della cooperazione tra tutti i soggetti interessati, interni e/o esterni all’impresa. La cooperazione si dovrebbe realizzare in una cultura aziendale che dia risonanza al flusso informativo tramite la partecipazione attiva di tutto il personale aziendale ed in particolare di tutti i lavoratori. Maggiore è la condivisione delle informazioni e la partecipazione attiva alla gestione del sistema, maggiore sarà la probabilità di prevenire gli infortuni e le malattie correlate al lavoro. Il processo di comunicazione ed informazione è essenziale per far partecipare il personale e coinvolgerlo nel SGSL e nel raggiungimento degli obiettivi fissati per dare attuazione alla politica aziendale di SSL. La direzione dovrebbe definire ed attuare efficaci modalità di comunicazione su politiche, obiettivi, programmi e risultati, dovrebbe incoraggiare il ritorno di informazione in materia di SSL e la comunicazione interpersonale per migliorare gli aspetti relazionali. Pertanto il personale dovrebbe essere: - consultato, anche attraverso i suoi rappresentanti, sulle questioni afferenti la SSL e soprattutto quando sono previsti cambiamenti che influenzano la SSL, oltre che nella successiva fase di attuazione; - informato su chi ed in quale misura detiene responsabilità per la SSL e chi sono i soggetti che hanno incarichi specifici inerenti la SSL in azienda. A questo scopo si dovrebbe realizzare: 1) una adeguata comunicazione interna per sviluppare la cooperazione fra tutti i livelli aziendali, finalizzata alla raccolta e diffusione delle informazioni, realizzando una corretta raccolta e diffusione (dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto) di informazioni pertinenti, attraverso l’utilizzo di strumenti adeguati in funzione delle specifiche esigenze e dimensioni dell’impresa; 2) un’opportuna comunicazione esterna rivolta: - al personale esterno (committenti, fornitori, collaboratori esterni); - al pubblico (clienti, visitatori, soggetti interessati); - alle autorità; 3) la diffusione della politica della salute e sicurezza aziendale. 9.5.6) DOCUMENTAZIONE La documentazione è uno strumento organizzativo importante che consente ad una azienda la gestione nel tempo delle conoscenze pertinenti alla specifica realtà produttiva anche con l’obiettivo di contribuire alla implementazione ed al monitoraggio del sistema gestionale per la salute e la sicurezza aziendale. La documentazione dovrebbe essere tenuta ed aggiornata al livello necessario richiesto per mantenere il sistema efficiente ed efficace, in modo che la documentazione sia funzionale al sistema ma non lo condizioni. Le attività di consultazione, coinvolgimento, informazione e formazione del personale dovrebbero essere documentate e registrate. Un buon sistema di gestione della documentazione raggiunge un giusto equilibrio tra la necessità di raccolta, fruibilità ed archiviazione del maggior numero di dati e quella del loro aggiornamento. La documentazione aziendale risponde alle esigenze di conoscenza per sviluppare e mantenere un sistema di gestione efficiente, in modo semplice e snello. Per documentazione si intende almeno: - leggi, regolamenti, norme antinfortunistiche attinenti l’attività dell’azienda; - regolamenti e accordi aziendali; - manuale del SGSL, se esiste; -quella richiesta dalla normativa vigente in materia di SSL; -manuali, istruzioni per l’uso di macchine, attrezzature, DPI forniti dai costruttori; - informazioni sui processi produttivi; - schemi organizzativi; - norme interne e procedure operative; - piani di emergenza. Dovrebbero essere stabilite, in funzione delle caratteristiche aziendali, modalità riguardanti la gestione della documentazione, modalità che contengano, tra l’altro, le seguenti indicazioni: - l’eventuale figura incaricata della gestione del sistema documentale; - i tempi di conservazione (rinnovo) della documentazione; - il collegamento tra la gestione della documentazione e i flussi informativi interno ed esterno all’azienda; - i contenuti e la forma (supporti elettronici, cartacei, audiovisivi). Tale documentazione può essere raccolta unitariamente oppure facilmente recuperabile al bisogno, anche mediante soluzioni informatiche adeguate. 9.5.7) INTEGRAZIONE DELLA SALUTE E SICUREZZA NEI PROCESSI AZIENDALI E GESTIONE OPERATIVA L’integrazione nei processi aziendali della tutela della salute e sicurezza rappresenta il cuore di un sistema di gestione della prevenzione nei luoghi di lavoro perché è la fase dell’applicazione sul campo delle scelte di politica e organizzazione aziendale descritte nei paragrafi precedenti. Per dare attuazione a quanto dichiarato nella politica di SSL il sistema di gestione della sicurezza dovrebbe, pertanto, integrarsi ed essere congruente con la gestione complessiva dell’impresa. In ogni processo aziendale si dovrebbero determinare, non solo i rischi e le conseguenti misure prevenzionali, ma anche l’influenza che lo svolgimento di tale processo ha sulle problematiche di SSL di tutti i processi correlati e sul funzionamento del S.G.I.P. e sul raggiungimento degli obiettivi prefissati. L’Azienda appaltatrice dei lavori dovrebbe assicurare: 1. che tutte le componenti aziendali siano sensibili ed attive rispetto agli obiettivi di SSL; 2. che sia evitata la duplicazione di sforzi e spreco di risorse; 3. che siano adeguate, chiare e definite le responsabilità di SSL ; 4. che venga promossa la collaborazione tra tutti i lavoratori; 5. che le decisioni prese tengano conto degli effetti sulla SSL; 6. che la valutazione dei risultati raggiunti dal personale e dalle strutture aziendali tenga conto anche delle prestazioni fornite in materia di SSL. L’azienda dovrebbe definire anche modalità per: - individuare i propri processi e le loro correlazioni ed influenze reciproche; - analizzare e studiare soluzioni per eventualmente modificare i processi stessi o le loro modalità di correlazione per raggiungere gli obiettivi di SSL e/o per migliorare l’efficienza e l’efficacia del SGSL. L’Azienda appaltatrice, avendo identificato le aree di intervento associate agli aspetti di SSL in linea con i suoi obiettivi e traguardi dovrebbe esercitarne una gestione operativa regolata. In particolare dovrebbe: - evidenziare le misure di prevenzione e protezione (compresi gli aspetti organizzativi e relazionali) e le interrelazioni tra i vari soggetti e processi aziendali che hanno influenza sulla SSL; - definire “chi fa che cosa”; - definire i metodi di gestione per garantire il raggiungimento degli obiettivi prefissati. L’azienda dovrebbe stabilire ed aggiornare: - procedure per affrontare situazioni difformi rispetto alla politica ed agli obiettivi fissati definendo nelle stesse i criteri operativi; - procedure che riguardino gli aspetti di SSL significativi inerenti l’acquisizione di beni e servizi impiegati dall’azienda, comunicando le opportune informazioni a fornitori ed appaltatori; - procedure per la gestione delle emergenze. L’azienda dovrebbe riesaminare e revisionare in base all’esperienza acquisita, le sue procedure, in particolare dopo che si è verificata un’emergenza. L’azienda dovrebbe individuare e definire anche, sulla base di quanto fissato per il raggiungimento degli obiettivi di salute e sicurezza e per il funzionamento del SGSL, precise disposizioni alle funzioni aziendali interessate in materia di: - assunzione e qualificazione del personale; - organizzazione del lavoro e delle postazioni di lavoro; - acquisto di attrezzature, strumentazioni, materie prime, sussidiarie e di consumo; - manutenzione normale e straordinaria; - qualificazione e scelta dei fornitori e degli appaltatori. - 10 RILEVAMENTO E ANALISI DEI MIGLIORAMENTO DEL SISTEMA RISULTATI E CONSEGUENTE 10.1) MONITORAGGIO INTERNO DELLA SICUREZZA Uno S.G.I.P., come ogni sistema di gestione, prevede una fase di verifica del raggiungimento degli obiettivi ed una fase di verifica della funzionalità del sistema stesso. Dovrebbero, quindi, essere previsti almeno due livelli di monitoraggio. - 1° Livello Le modalità e le responsabilità del monitoraggio del raggiungimento degli obiettivi dovrebbero essere stabilite contestualmente alla definizione, in sede di pianificazione, delle modalità e responsabilità della gestione operativa. Questo livello di monitoraggio è svolto generalmente dalle risorse interne della struttura, sia in autocontrollo da parte dell'operatore, sia da parte del preposto ma può comportare, per aspetti specialistici (ad esempio per verifiche strumentali) il ricorso ad altre risorse interne o esterne all’azienda. E' bene, altresì, che la verifica dei provvedimenti di natura organizzativa e procedurale relativi alla SSL venga realizzata dai soggetti già definiti in sede di attribuzione delle responsabilità (in genere si tratta di dirigenti e preposti). - 2° Livello Il monitoraggio sulla funzionalità del sistema (verifica ispettiva interna) ha lo scopo di stabilire se il sistema è conforme a quanto pianificato, è correttamente applicato, mantenuto attivo e consente di raggiungere gli obiettivi. Il monitoraggio di funzionalità dovrebbe consentire al vertice aziendale l’adozione delle decisioni strategiche di propria competenza, quali ad esempio l’adeguamento della politica. Il personale ASUR che parteciperà alle verifiche dovrà essere adeguatamente formato ed addestrato. 10.3) PIANO DEL MONITORAGGIO I provvedimenti tecnici organizzativi e procedurali di prevenzione e protezione realizzati dall'azienda, gli obiettivi di SSL pianificati, nonché il SGIP stesso, dovrebbero essere sottoposti a monitoraggio pianificato. L’impostazione di un piano di monitoraggio si dovrebbe sviluppare attraverso: - la pianificazione temporale delle verifiche (frequenza); - l'attribuzione di compiti e di responsabilità dell'esecuzione dei monitoraggi; - la descrizione delle metodologie da seguire; - le modalità di segnalazione delle eventuali situazioni di non conformità. Necessita, inoltre, stabilire le modalità di trattamento delle non conformità tramite l'attribuzione di autorità, responsabilità e risorse necessarie per intervenire tempestivamente. Tali modalità dovrebbero tenere conto della necessità di individuare cause, eventualmente connesse alla struttura del sistema, delle non conformità per la definizione delle opportune azioni correttive. 10.4) RIESAME DEL SISTEMA Dopo la conclusione del ciclo di monitoraggio interno, si deve sottoporre a riesame le attività del sistema di gestione della sicurezza per valutare se il sistema sia adeguatamente attuato e si mantenga idoneo al conseguimento degli obiettivi e della politica della sicurezza stabilita dall’azienda. Argomenti tipici del riesame possono essere: statistiche infortuni risultati dei monitoraggi interni azioni correttive intraprese rapporti sulle emergenze (reali o simulate) rapporti dal responsabile designato dalla direzione sulle prestazioni complessive del sistema rapporti sulla efficacia del sistema di gestione rapporti sulla identificazione dei pericoli e sulla valutazione e controllo dei rischi. In conclusione del riesame, oltre a valutare lo stato di conseguimento degli obiettivi già fissati, alla luce dei risultati forniti dal monitoraggio del sistema, della esecuzione delle azioni correttive e preventive e delle eventuali modifiche della situazione, dovrebbe stabilire nuovi obiettivi e piani, nell’ottica del miglioramento progressivo, considerando l’opportunità di modificare la politica, le procedure o eventuali altri elementi del sistema. - 11 DIVULGAZIONE DEI RISULTATI DEL SISTEMA ALL’ESTERNO (REGIONE MARCHE; ORGANIZZAZIONI DI CATEGORIA) 11.1 PUBBLICAZIONE DEI DATI SU REGIONALE); APPOSITO SITO (AZIENDALE E/O 11.2 PUBBLICAZIONE APPOSITE BROCHURE; 11.3 ORGANIZZAZIONE DI GIORNATA DI STUDIO CON LE ORGANIZZAZIONI DI CATEGORIA; 11.4 IL RESPONSABILE DEL PROGETTO COME REFERENTE MEDIATICO DEL PROGETTO. - 12 FINANZIAMENTO DEL PROGETTO (BOZZA ESLICATIVA E DI DETTAGLIO) E’ di fondamentale importanza che il finanziamento del progetto abbia una revisione e relativa ri-capitalizzazione a cadenza annuale; al fine di permettere un attento e mirato riesame del sistema ed una mirata rivalutazione dello stesso e relativa ri-pianificazione delle attività da promuovere per l’anno successivo. Il finanziamento del progetto è previsto entro il 31 maggio di ogni anno, a partire dal 31 maggio 2006 per un numero pari a tre anni (in via preventiva), con l’opzione di un prolungamento dei termini, ovvero fino alla ultimazione dei lavori. Il finanziamento dell’intero progetto sarà bacino unico da ripartirsi, su predisposizione e firma del Responsabile del Progetto, in quattro distinti Budget pro-attività, ovvero: SPSAL ISP SIAN SAOA Il piano programmatico di ogni budget, e relativa preventiva capitalizzazione delle attività (personale e tecniche), sarà a cura del Responsabile del progetto da preventivarsi entro e non oltre il 30 aprile di ogni anno. Il Sistema, nel suo complesso, NON prevede fuori budget, ovvero tutte le attività pianificate e messe al budget sono le uniche e sole coperte da finanziamento. NOTA L’IMPEGNO DI SPESA ANNUO PREVENTIVATO PER LO SVOLGIMENTO DEL PROGETTO, COMPRENSIVO DI SPESE FISSE E SPESE VARIABILI E’ COSI’ ARTICOLATO: Spese fisse - attività extra-oraria del personale - materiali ed attrezzature Spese variabili - spese residue del tipo ordinarie e straordinarie Allegati Mod. 02 - P.SGIP 03 CHECK LIST SPSAL Rev. 01 del 22.01.07 RiSCHI/TEMATICHE /ATTIVITA’ che saranno verificate: 1. Documento di Valutazione dei Rischi (generale) 2. Luoghi di lavoro 3. Attrezzature di Lavoro / Macchine / Impianti 4. Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) 5. Movimentazione Manuale dei Carichi 6. Agenti Fisici (Rumore) 7. Agenti Fisici (Vibrazioni 8. Attrezzatura munite di Videoterminali 9. Amianto 10. Agenti Cancerogeni e Mutageni 11. Agenti Chimici 12. Atmosfere Esplosive 13. Agenti Biologici 14. Sovraccarico Biomeccanico degli Arti Superiori 15. Nomina e Formazione RSPP 16. Nomina e Formazione RLS 17. Rischio Incendio 18. Utilizzo Esplosivi 19. Nomina Medico Competente 20. Sorveglianza Sanitaria 21. Cassetta di Primo Soccorso / Pacchetto di Medicazione 22. Piano di Emergenza 23. Certificato Prevenzione Incendi (C.P.I.) 24. Sopralluogo degli ambienti di lavoro da parte del Medico Competente ed RSPP 25. Riunione Annuale DL, RSPP, MC, RLS 26. Dichiarazione di Conformità Impianto Elettrico e Impianto di Messa a Terra 27. Verbali di denuncia dell’Impianto di Messa a Terra 28. Verbali di verifica periodica dell’Impianto di Messa a Terra 29. Verbale di Denuncia degli Apparecchi di Sollevamento 30. Verbali di Verifica trimestrale di funi e catene negli Apparecchi di Sollevamento 31. Denuncia di spostamento degli Apparecchi di Sollevamento 32. Formazione ed Informazione dei lavoratori 33. Notifica Preliminare ed Aggiornamenti 34. 35. Piano di Sicurezza e Coordinamento (PSC) (parte inerente le attività di: - posa centine; - attività inerenti la cantierizzazione stradale; Piano Operativo di Sicurezza (P.O.S.) (parte inerente le attività di: - posa centine; - attività inerenti la cantierizzazione stradale; 36. Autorizzazione Ministeriale all’Uso di Ponteggi Metallici (se utilizzati) 37. Piano di Montaggio Uso e Smontaggio dei Ponteggi Metallici (PIMUS) 38. Attestati di Formazione degli Addetti al Montaggio Uso e Smontaggio dei Ponteggi Metallici e dei Lavori con Fune 39. Verifica Procedure di Lavoro Al termine dell’audit verrà effettuata una riunione di chiusura che vedrà partecipare gli operatori del Servizio PSAL presenti in qualità di Auditor e i referenti aziendali per le tematiche trattate, o persone incaricate dal Datore di Lavoro. Nota: il presente programma viene inviata all’Azienda/Cantiere per informarla circa lo sviluppo delle attività, delle tempistiche di attuazione e del personale coinvolto. Nel caso vi fosse la necessità da parte dell’Azienda di apportare modifiche al programma, si prega di comunicarle almeno ___ giorni prima della data di esecuzione dell’audit. Distinti saluti Il Responsabile del Servizio PIANO AUDIT PROGRAMMATO Data Emissione: _____________ ; Mod. 01 - P.SGIP 03 Data Audit: _____________ ; Lead Auditor: ____________________________ Auditor: X SPSAL Z.T. _________ ; □ SIAN Z.T. _________ ; □ SISP Z.T. _________ ; □ SIAOA Z.T. _________ ; ____________________________ Auditor: ____________________________ Auditor: ____________________________ Auditor: ____________________________ Alla c.a. del ____________________ in qualità di _____________________ dell’Azienda________________________ ; (Fax: ______) In data _____________, alle ore _____ gli auditors del Servizio sopra indicato saranno presenti presso la Vs. Azienda / Cantiere al fine di verificare la conformità dell’organizzazione aziendale, dei luoghi di lavoro, tipologie di lavoro svolte, metodologie adottate, in riferimento alle specifiche competenze del Servizio indicente l’Audit. ESTENSIONE: L’audit si svilupperà: □ in tutti i luoghi e per tutte le attività dell’Azienda/Cantiere; X nei seguenti luoghi e per le seguenti attività dell’Azienda/Cantiere: ____Cantiere stradale aree ingresso/uscita galleria; ____Operazioni di posa delle centine; PERSONE COINVOLTE: Per l’esecuzione dell’audit si richiede la presenza di: □ Datore di lavoro ; □ Medico Competente ; X RSPP ; X RLS ; X X X Consulente ; Capo Cantiere; CSE; □ Responsabile HACCP; □ ____________________; □ ____________________; □ ____________________; □ ____________________; DOCUMENTI DI RIFERIMENTO X □ □ X Norme vigenti in materia di igiene e sicurezza del lavoro; Norme vigenti in materia di igiene degli alimenti e della nutrizione; Norme vigenti in materia di igiene e sanità pubblica; Norme UNI EN 19011 per l’esecuzione dell’audit. IDENTIFICAZIONE DEI COMPONENTI DEL GRUPPO DI VERIFICA L’audit sarà svolto dalle seguenti persone con le rispettive qualifiche: Nome e Cognome Auditor Qualifica □ Dirigente Medico; □ TdP; □ …………………. □ Dirigente Medico; □ TdP; □ …………………. □ Dirigente Medico; □ TdP; □ …………………. □ Dirigente Medico; □ TdP; □ …………………. □ Dirigente Medico; □ TdP; □ …………………. N.B. Per ulteriori informazioni o eventuali comunicazioni potete contattare il ns. Servizio nella persona dell’______________ al numero di telefono ____________. Distinti Saluti Il Responsabile del Servizio PROGETTO DI FORMAZIONE: PROCEDURE OPERATIVE PER LA GESTIONE DEI LETAMI PROVENIENTI DA ALLEVAMENTI ZOOTECNICI AREA VASTA MONTANA Asur Marche ZZ.TT.: n° 2 Urbino n° 6 Fabriano n° 10 Camerino PROCEDURE OPERATIVE PER LA GESTIONE DEI LETAMI PROVENIENTI DA ALLEVAMENTI ZOOTECNICI FORMAZIONE DEL LETAME Negli allevamenti bovini, equini ed ovi-caprini presenti nel territorio di competenza, caratterizzati per la quasi totalità dal sistema di stabulazione mista: “fissa e semibrado“, viene utilizzata la paglia o altro materiale ligneo- cellulosico per la lettiera. Negli allevamenti intensivi invece esistono diverse possibilità di raccolta delle deiezioni che, in base al trattamento subito possono essere equiparate al letame o meno. In particolare può essere considerato letame: la lettiera a fine ciclo utilizzata negli allevamenti avicoli e cunicoli allevati a terra; le deiezioni adeguatamente essiccate; Le deiezioni sufficientemente essiccate, eventualmente miste al materiale di lettiera, sprechi alimentari ( fieno, foraggio ), acque degli abbeveratoi ecc., costituiscono “il letame”. Le caratteristiche fisiche del letame dipendono in larga misura dalla qualità e dalla quantità del materiale di lettiera utilizzato e dal sistema di stoccaggio interno o esterno che preveda una sufficiente disidratazione ed un’adeguata maturazione. CARATTERISTICHE AGRONOMICHE DEL LETAME Le funzioni svolte dai letami in ambito agricolo sono principalmente due: quella nutrizionale e quella strutturale. La prima funzione si esplica con la messa a disposizione delle colture dei nutrienti in forma prontamente solubile ( forma minerale ), mentre la seconda funzione permette di migliorare la fertilità fisica del terreno ( ammendante ). La quantità utile per la fertilizzazione, normalmente prevista in 30-40 t/ha di terreno, deve essere calcolata ponendo attenzione in via prioritaria, per gli aspetti nutrizionali, alla efficienza dell’Azoto somministrato in relazione al tipo di coltura trattato. L’utilizzatore è comunque obbligato al rispetto dei limiti stabiliti dalle normative vigenti sulla protezione delle acque dall’inquinamento. RACCOLTA DEL LETAME IN CONCIMAIE La necessità di provvedere ad una raccolta del letame nelle concimaie poste a servizio degli allevamenti, deriva principalmente dalle seguenti esigente: abbattimento della carica microbica; impossibilità di effettuare lo spandimento in certi periodi dell’anno per l’impraticabilità del terreno, presenza di colture in avanzato stato vegetativo o assenza, per un lungo periodo dell’anno, di colture in grado di utilizzare l’azoto presente nel letame da somministrare. Oltre a tali esigenze di carattere agronomico, organizzativo ed igienico-sanitario, la legislazione vigente impone l’obbligo di disporre di idonei contenitori per liquami e platee per letame, impermeabili, di capacità tale da contenere le deiezioni prodotte in relazione alla tipologia e quantità di capi allevati ed al tipo di stabulazione praticata. E’ possibile derogare dall’obbligo della concimaia nei casi in cui il sistema di allevamento preveda l’utilizzo di lettiera permanente, che viene rimossa a fine ciclo, ovvero altri sistemi di stoccaggio/disidratazione/maturazione delle deiezioni posti all’interno delle strutture o in strutture funzionalmente collegate. Nel caso venga utilizzata la classica concimaia, si ritiene congruo un dimensionamento della stessa che consenta un periodo di maturazione del letame di almeno 120 giorni prima dell’utilizzazione. Per ottenere un buon livello di disinfezione della massa di letame, al fine di prevenire la diffusione di microrganismi nell’aria, è necessario che il cumulo abbia un elevato rapporto superficie esterna/volume e mantenga una elevata porosità al fine di ottimizzare l’ingresso dell’aria e raggiungere le temperature caratteristiche della fase termofila, che permettono una disinfezione di tipo biofisico e biochimico. ACCUMULO TEMPORANEO DI LETAME NEI CAMPI Fatte salve le prescrizioni ed i vincoli previsti dalla normativa specifica in materia ambientale, urbanistica e sanitaria, è fatto divieto di utilizzare il letame: su strade e sentieri, su superfici di drenaggio, su avvallamenti o pendii; nelle superfici non interessate dalla attività agricola; nelle aree boschive ( escluse le colture legnose a rapido accrescimento ); nelle aree di cava ove non ripristinate all’uso agricolo; L’accumulo temporaneo di letame in campagna, non si configura come stoccaggio e rientra nella normale pratica agronomica a condizione che: non avvenga in zone o aree approvvigionamenti idro-potabili ( D.Lgs. 152/99 ); di tutela assoluta e di rispetto degli avvenga dopo adeguata maturazione ( almeno 120 giorni ) e sia palabile; venga depositato in modo ordinato; venga riparato dalle precipitazioni atmosferiche con telo impermeabile o semipermeabile ), adeguatamente ancorato; non venga accumulato in terreni gelati, innevati o su terreni saturi o con ristagni d'acqua; protettivo ( sia evitato il ruscellamento degli eventuali percolati nel reticolo scolante mediante formazione di un solco perimetrale o di un argine di contenimento; sia rispettata una distanza di almeno 50 metri da abitazioni di terzi, attività produttive ( artigianali, industriali, commerciali, direzionali ), da zone deputate alla presenza di persone ( es. scuole, parchi gioco ecc. ), 10 metri da strade e almeno 20 metri da corsi d’acqua, salvo diverse disposizioni normative specifiche; non sia ripetuto sullo stesso sito per almeno due annate agrarie consecutive; il letame non permanga nel campo per un periodo superiore al 1° ciclo vegetativo utile e comunque per un periodo non superiore ai 120 giorni. Nel caso di letame molto secco ( capre, pecore, cavalli ), dal quale non defluiscono liquidi percolati, si può anche evitare la copertura, sotto la responsabilità dell’agricoltore. Il presente regolamento non si applica alla concimazione con il letame degli orti privati; in tal caso le operazioni non dovranno dare comunque origine ad inconvenienti igienico sanitari originati dalle emissione odorigene ed eccessiva proliferazione di insetti., per questo è necessario che ciascun utilizzatore provveda all’immediato interramento del letame dopo lo spargimento e, se accumulato, dovrà essere adeguatamente coperto con terreno, telo di nailon o adeguato strato di paglia. TRASPORTO Fatto salvo il rispetto del codice stradale, il trasporto deve essere effettuato con idonei contenitori a tenuta stagna (o resi tali) e coperti, nelle prime ore del mattino, evitando possibilmente i centri abitati e percorrendo la strada più breve e meno trafficata. Nei mesi di luglio e agosto è fatto comunque divieto di attraversamento dei centri abitati. In casi eccezionali il Sindaco può autorizzare l’attraversamento del centro abitato fissando caso per caso i tempi e le modalità al fine di non creare disagio ai cittadini. MODALITA’ DI SPANDIMENTO Il letame, dovrà essere di norma immediatamente interrato, salvo diverse indicazioni derivanti dalle buone pratiche agronomiche. CARICO AMMISSIBILE Il carico massimo degli effluenti zootecnici applicabile alle aree adibite ad uso agricolo in termini di azoto totale per ettaro e per un anno è di 340 kg. Per le aree vulnerabili, che saranno individuate ai sensi della direttiva 676/91 CEE dalla regione Marche e dalla Provincia di Pesaro-Urbino, i limiti massimi di azoto per ettaro e per anno, sono fissati in 170 kg, elevabili a 210 kg nei primi 4 anni di applicazione del presente regolamento. I suddetti limiti per le aree vulnerabili possono essere superati nel caso di doppia coltura ad elevato assorbimento di azoto, purchè sia dimostrata, attraverso un piano di utilizzazione agronomica. Fermo restando il rispetto del limite di 340 kg. di azoto per ettaro, il piano agronomico deve prevedere la corretta utilizzazione dei reflui ed adottare misure idonee ad evitare rischi di inquinamento delle acque. NORME DI SALVAGUARDIA Sino alla designazione delle aree vulnerabili ai sensi della Direttiva 697/91 CEE da parte delle competenti Amministrazioni, nei Comuni in deroga per le caratteristiche delle acque destinate al consumo umano per il parametro nitrati e di cui al D.P.R. 236/88, i carichi massimi di effluenti zootecnici applicabili al terreno agricolo sono fissati in kg. 170 di N totale per anno. I Progetti elencati rappresentano possibili interventi già strutturati, da implementare nelle singole Zone Territoriali afferenti all’ Area Vasta Montana. Lo svolgimento di tali attività progettuali risulta possibile solo grazie all’ implementazione di nuove risorse e di maggiore personale.