il progetto di prevenzione per le grandi opere

STUDIO AREA MONTANA
(D.G.R. 384 del 9/03/2009)
Dipartimenti di Prevenzione
Zone Territoriali:
2 Urbino, 6 Fabriano, 10 Camerino
I Direttori dei Dipartimenti di Prevenzione:
Dr. Giovanni Cappuccini
Dr. Francesco Vannucci
Dr. Giuseppe Moretti
PRESENTAZIONE:
L'esigenza del modello organizzativo in area vasta montana
(D.G.R 384 del 9/03/2009) nasce dalla necessità di dare
attuazione al contenuto del Piano Sanitario Regionale, il quale
tende al superamento delle criticità presenti nell’ attuale
modello
organizzativo.
La
comunità
residente
nell'
area
montana presenta caratteristiche omogenee, indipendenti dai
confini istituzionali, ove la forte presenza di situazioni di
fragilità,
richiede
la
definizione
di
univoci
programmi
di
prevenzione socio-sanitaria. Le proposte presenti in questo
documento
rappresentano
alcune
delle
criticità
emerse
dall’ analisi territoriale e dalla raccolta delle evidence, effettuata
dai gruppi strutturati, interdisciplinari, afferenti ai Dipartimenti
di Prevenzione delle Zone Territoriali di Urbino, Fabriano e
Camerino.
La condivisione delle strategie programmatorie, attraverso
l’ integrazione dei servizi coinvolti, ha portato alla definizione di
quattro progetti strutturati:

Progetto sorveglianza zoonosi;

Progetto gruppi di cammino per anziani;

Progetto
per
la
Prevenzione
nelle
grandi
opere
infrastrutturali;

Progetto di gestione operativa dei letami provenienti da
allevamenti zootecnici.
Altra priorità risulta essere l’ ottimizzazione dei programmi di
screening tumorali, recuperando, attraverso un nuovo assetto
organizzativo e una maggiore sensibilizzazione, gli svantaggi
creati da una morfologia territoriale sfavorevole.
Le proposte espresse in questo documento, dal gruppo di lavoro
integrato dell’ area vasta montana, rappresentano un punto di
partenza, ove centrale risultava essere la condivisione di
politiche programmatorie omogenee territorialmente, per poi
successivamente fornire ai soggetti decisori idee e proposte
concrete, volte al miglioramento del benessere e della salute
della popolazione.
I Direttori dei Dipartimenti di Prevenzione:
Dr. Giovanni Cappuccini
Dr. Francesco Vannucci
Dr. Giuseppe Moretti
PROGETTO SORVEGLIANZA
ZOONOSI:
“ALLEANZA PREVENZIONE,
OSPEDALE, TERRITORIO”
AREA VASTA MONTANA
Asur Marche ZZ.TT.:
n° 2 Urbino
n° 6 Fabriano
n° 10 Camerino

Introduzione
Le zoonosi costituiscono un importante problema di Sanità Pubblica rappresentando il
75% delle malattie emergenti a livello mondiale negli ultimi 10 anni (OMS). I Paesi
che hanno attivato un sistema di sorveglianza per le malattie di origine alimentare
rilevano un notevole aumento di incidenza negli ultimi 20 anni. L’OMS ha rilevato che
nel mondo, nel 2000, 2 milioni di persone sono morte per forme diarroiche e nei Paesi
industrializzati, è colpita ogni anno il 30% della popolazione. Il CDC ha stimato che
ogni anno negli USA 76 milioni di abitanti (1 abitante su 4) sono colpiti da una
malattia di origine alimentare, più di 300.000 vengono ricoverati in ospedale e 5000
muoiono. A fronte di tale complessa problematica, è evidente la necessità di attivare
dei percorsi di collaborazione interdisciplinare, anche di livello sovrazonale. In un
campo complesso come quello delle zoonosi il sapere clinico e quello epidemiologico
devono crescere su un percorso condiviso. Si ritiene infatti che soltanto da percorsi
integrati
tra il Dipartimento di Prevenzione, l’Ospedale e il Territorio, possano
derivare tempestiva rilevazione dei potenziali rischi per la salute umana, limiti alla
diffusione di tali patologie e strategie di prevenzione e di educazione alla salute nella
popolazione.
Background epidemiologico
Le malattie classificate come zoonosi sono più di 200 e interessano tutti i tipi di
agenti: batteri, virus, parassiti ed agenti non convenzionali (prioni).
L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) e il Centro Europeo per la
Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC) hanno pubblicato il rapporto 2007
sulle zoonosi che analizza i dati europei sulle malattie infettive che possono essere
trasmesse dagli animali agli uomini, anche attraverso il cibo.
Gli agenti eziologici presi in considerazione, nel documento, sono: Salmonella,
Campylobacter,
Lysteria,
Tubercolosi
da
M.
Bovis,
Brucella,
Rabbia,
E.
Coli
Verocitotossico, Yersinia, Trichinella ed Echinococco relativi a uomo, animali, cibi
contaminati.
Da tale pubblicazione emerge che, anche se con incidenze diverse nei vari Stati
membri, nel 2007 la zoonosi che più ha colpito l’uomo è stata la Campylobacteriosi
con 200.507 casi, 14,2% di casi in più rispetto all’anno precedente. La Salmonellosi è
ancora la seconda zoonosi più registrata con 151.995 casi umani confermati. Tuttavia
l’incidenza
di
salmonellosi
continua
a
diminuire
nell’UE
con
una
tendenza
statisticamente significativa nel corso degli ultimi 4 anni. Il numero delle infezioni da
Listeria nel 2007 sono rimaste stabili rispetto al 2006 con 1.554 casi confermati; la
Listeriosi registra però anche il più alto tasso di mortalità (20%), soprattutto tra i
gruppi vulnerabili. Nel 2007, inoltre, sono stati segnalati 2.905 casi di E. Coli VTEC,
8792 casi di Yersiniosi, 834 casi di Echinococcosi, 779 casi di Trichinellosi e 542 casi di
Brucellosi.
In Italia la zoonosi più registrata è la Salmonellosi con 4.499 casi (2,9% del dato
Europeo) probabilmente perché nei laboratori si ricercano quasi esclusivamente
Salmonelle da campioni di feci umane e animali. Campylobacter è al secondo posto
con 676 casi
(0.3% del dato Europeo). Brucella conta 76 casi (10,4% del dato
Europeo), Lysteria 65 casi (4,1% del dato Europeo), Tubercolosi da M. bovis 9 casi
(7,5% del dato Europeo). Il dato relativo all’incidenza di tali patologie in Italia è, in
alcuni casi,
sottostimato. Confrontando, infatti, le notifiche di Campylobacteriosi
registrate in Italia e nel Regno Unito si osserva che, a parità di numero di abitanti
circa, vi è un rapporto di 1:84 notifiche a favore del Regno Unito.
Le stime dell’impatto di queste patologie sono affette, nella maggior parte dei casi, da
una grave sottonotifica: recenti studi a livello europeo hanno stimato il rapporto tra
casi identificati e casi non rilevati con ordine di grandezza compresi tra 1:26 nel
Regno Unito e 1:100 in Olanda. Non esistono stime della sottonotifica in Italia ma si
ipotizza che sia un fenomeno diffuso anche nel nostro Paese.
In Italia la notifica delle malattie infettive e diffusive è regolata dal Decreto
Ministeriale 15 dicembre 1990
“Sistema informativo delle malattie infettive e
diffusive”. Il Decreto prevede l’obbligatorietà della notifica e la possibilità di segnalare
alcune patologie di origine alimentare sia come caso singolo (classe I e II) che come
focolaio epidemico (classe IV).
Nella Regione Marche, quindi, le informazioni sulla diffusione delle zoonosi provengono
dalle segnalazioni obbligatorie e dalle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO). Inoltre
il
Centro
di
Referenza
Marchigiano
degli
enteropatogeni,
presso
l’Istituto
Zooprofilattico Sperimentale Umbria e Marche, aggiorna costantemente un database
contenente i risultati delle tipizzazioni di tutti gli enteropatogeni isolati nella Regione
dall’uomo, dagli animali, dagli alimenti e dall’ambiente.
Dai dati a disposizione non è possibile conoscere il reale impatto delle zoonosi (incluse
le malattie di origine alimentare) in quanto, con elevata probabilità, le segnalazioni
nella nostra Regione sono affette dallo stesso problema di sottonotifica che
caratterizza la sorveglianza nelle altre Regioni e negli altri Paesi. Infine le indagini
epidemiologiche portate avanti nei focolai di malattia di origine alimentare, in molti
casi non sono adeguatamente approfondite e non seguono procedure che permettano
di individuare o fare ipotesi sull’alimento incriminato.
 OBIETTIVO
Miglioramento nella sorveglianza delle zoonosi nel territorio di attuazione del progetto
attraverso la sensibilizzazione, informazione, formazione degli Operatori Sanitari
(MMG, PLS, Medici Internisti e Veterinari Libero Professionisti) e definizione di
standard assistenziali per la presa in carico di casi animali e umani.
 ATTIVITA’
1. Attivazione collaborazione tra i Servizi Igiene e Sanità Pubblica, Servizi
Veterinari e le UU.OO Medicina Interna finalizzata alla sensibilizzazione degli
operatori e alla costruzione di un percorso formativo/operativo condiviso.
2. valutazione “storico” attività di notifica attraverso la rilevazione delle schede di
notifica delle malattie infettive giunte ai Servizio Igiene e Sanità Pubblica
(SISP) nell’ultimo quinquennio 2003 – 2007.
3. elaborazione materiale di supporto per la gestione delle zoonosi: schede di
valutazione clinica umana, clinica veterinaria e sinossi zoonosi;
4. organizzazione eventi formativi per Operatori Sanitari sulle zoonosi
(epidemiologia, clinica umana e animale, diagnosi) e sull’importanza della
sorveglianza epidemiologica e elaborazione di relativi strumenti valutativi;
5. diffusione di report periodici da parte dei SISP sull’andamento delle patologie
animali riscontrate nel territorio;
6. realizzazione di report finale ad un anno e due anni dall’inizio della sorveglianza
e valutazione conclusiva del progetto.
VALUTAZIONE “STORICO” ATTIVITA’ DI NOTIFICA
Per analizzare la realtà locale relativa al numero di notifiche di zoonosi effettuate dai
MMG, PLS e dai Dipartimenti ospedalieri, si ritiene necessario valutare le schede di
notifica (Decreto Ministero Sanità 15 dicembre 1990) giunte ai SISP nell’ultimo
quinquennio. Questa
fase, necessaria per orientare
le
successive
attività di
CLINICA
UMANA,
programmazione, si concluderà con un report dei dati “storici”.
ELABORAZIONE
SCHEDE
VETERINARIA E SINOSSI
DI
VALUTAZIONE
Per agevolare ed indirizzare gli Operatori sanitari verso un sospetto diagnostico più
preciso e attendibile si ritiene necessario elaborare schede di valutazione clinica
umana, veterinaria e una scheda sinossi. Le schede di valutazione clinica, strutturate
in modo schematico e sintetico, forniranno informazioni sul paziente, su dati
anamnestici di significato clinico, su sintomi suggestivi e su eventuali dati di
laboratorio. La sinossi zoonosi avrà indicazioni relative alla fonte di contagio, periodo
di incubazione, sintomi, esami diagnostici delle principali zoonosi.
La Zona Territoriale 6 ha realizzato la Scheda di Valutazione Clinica umana (Allegato
1) e la sinossi zoonosi (Allegato 2).
ORGANIZZAZIONE EVENTI FORMATIVI PER OPERATORI SANITARI
SULLE ZOONOSI
Per sensibilizzare gli Operatori Sanitari sull’importanza della sorveglianza delle
zoonosi, si ritiene opportuno organizzare degli eventi formativi sull’epidemiologia, la
clinica
e
la
diagnosi
delle
zoonosi.
Nel
percorso
formativo
è
prevista
la
somministrazione dei questionari di indagine KAP per la valutazione di conoscenza,
attitudini e comportamenti contestualmente all’attività formativa. Gli Operatori
coinvolti nella formazione saranno: i medici delle UU. OO. di Medicina Interna, i
Medici di Medicina Generale, i Pediatri di Libera Scelta, gli operatori dei Dipartimenti
di Prevenzione, i Veterinari Libero Professionisti.
Un primo evento formativo è previsto per gennaio/febbraio 2010
il corso prevede:
- una base comune a tutte le figure professionali coinvolte;
- una parte intermedia con percorso formativo differenziato per gli operatori dei
Dipartimenti di Prevenzione e gli Operatori Clinici (Medici Internisti, MMG, PLS). Per i
primi, l’obiettivo del corso dovrà essere finalizzato al miglioramento della sorveglianza
dell’indagine epidemiologica in seguito a notifica. Per i clinici le tematiche da
affrontare saranno quelle relative alla notifica e alla diagnosi clinica in caso di zoonosi;
- una parte finale comune a tutti gli operatori in cui viene ripercorso l’iter dal
manifestarsi della patologia nell’uomo alla conclusione dell’indagine epidemiologica.
RACCOLTA NOTIFICHE VETERINARIE E DIFFUSIONE DI REPORT
PERIODICI
SULL’ANDAMENTO
DELLE
PATOLOGIE
ANIMALI
RISCONTRATE NEL TERRITORIO
Per agevolare il sistema di sorveglianza delle zoonosi, si ritiene opportuno che i
Servizi Sanità Animale inoltrino le notifiche di zoonosi effettuate dai veterinari del
Servizio e dai Veterinari Libero Professionisti ai SISP che provvederanno a diffondere
report periodici sull’andamento delle patologie animali. Tali report sono fondamentali
per innescare un sistema di allerta tra gli operatori sanitari deputati alla diagnosi e
alla notifica delle malattie infettive (MMG, PLS, Medici dell’U. O. Medicina interna)
REALIZZAZIONE DI REPORT FINALE AD UN ANNO E DUE ANNI
DALL’INIZIO DELLA SORVEGLIANZA
I SISP, al fine di valutare l’efficacia del progetto sul miglioramento delle notifiche
delle zoonosi, realizzeranno un report finale a distanza di un anno e di due anni
dall’inizio della sorveglianza.
CREAZIONE DI UN “OSSERVATORIO” DEI RISCHI PER LA SALUTE
UMANA CONNESSA ALLE ZOONOSI
I SISP in collaborazione con i Servizi Veterinari creeranno un “osservatorio” sui rischi
per la salute umana connessa alle zoonosi con l’obiettivo di sviluppare la
comunicazione del rischio
FASE DI ATTUAZIONE DEL PROGETTO
Il progetto è stato presentato al IV WORKSHOP DI EPIDEMIOLOGIA VETERINARIA Istituto Superiore di Sanità
11 – 12 dicembre 2008 e, dopo l’approvazione del
Direttore della P. F. Veterinaria e Sicurezza Alimentare – Regione Marche -, il gruppo
di lavoro ha stabilito di estendere inizialmente la realizzazione del progetto di
sorveglianza delle zoonosi a livello di Area Vasta 2 (ZT 4, 5, 6, 7) e di coinvolgere il
CERV (Centro Epidemiologia Regionale Veterinaria) soprattutto per la realizzazione
della fase formativa e dell’elaborazione dei dati.
Nell’incontro tenutosi ad Ancona il 12 giugno 2009 con gli operatori dei Dipartimenti di
Prevenzione e di Medicina Interna dell’Area Vasta 2 finalizzato alla presentazione del
progetto, sono stati presentati i dati regionali sulle zoonosi relative al quinquennio
(2002 - 2007) e sono state proposte alcune modifiche alla scheda di Notifica Malattia
Infettiva (D. M. 15 dicembre 1990) sulla base delle integrazioni legislative al D.M 12
dicembre 1990 (Allegato 3):
-
Circolare Regione Marche 6 giugno 1991 ”Applicazione del D.M. 15/12/90”;
Decreto Ministeriale 29 luglio 1998 “Modificazione alla scheda di notifica
in caso di tubercolosi e micobatteriosi non tubercolare”
-
Decreto 21 dicembre 2001: “Sorveglianza obbligatoria alla malattia di
Creutzfeldt Jakob”
-
Decreto 14 ottobre 2004: “Notifica obbligatoria della sindrome/infezione da
rosolia congenita”
-
Decreto 31 marzo 2008: “Istituzione del sistema di sorveglianza delle nuove
diagnosi di infezioni da HIV”
-
Circolare del 04 agosto 2002: “Sorveglianza della Chikungunya”
-
Circolare n. 10 del 13 luglio 2000: “Malattie trasmesse da zecche: cenni di
epidemiologia -misure di prevenzione
Il Servizio Sanità Animale di Fabriano ha proposto, nella stessa occasione, una scheda
di Notifica Malattie Infettive animali adottando e modificando la scheda di notifica
umana D.M. 12 dicembre 1990 (Allegato 4)
A seguito dell’attivazione in fase sperimentale delle iniziali azioni progettuali
si è previsto di attivare il progetto all’Area Montana (Zone Territoriali 2
Urbino, 6 Fabriano, 10 Camerino).
Gli operatori dei Dipartimenti di Prevenzione e di Medicina Interna dell’Area Vasta 2
parteciperanno, congiuntamente agli operatori dell’Area Montana alla fase formativa
prevista per gennaio/febbraio 2010 che darà inizio alla sperimentazione. Durante tale
periodo di sperimentazione i MMG, PLS, Medici Internisti e i Medici Veterinari Libero
Professionisti delle Zone Territoriali coinvolte, riceveranno i questionari di valutazione
clinica (Allegato 1) la sinossi zoonosi (Allegato 2) che agevoleranno il sospetto
diagnostico.
Nel periodo post-sperimentazione il Servizio Igiene e Sanità Pubblica della ZT 6 in
collaborazione con l’U.O Epidemiologia e il CERV (Centro Epidemiologico Veterinario
Regionale) valuterà i dati delle notifiche e delle SDO delle Zone Territoriali coinvolte
relative ad un anno dalla sperimentazione.
Per fine anno 2010 è prevista la valutazione attività mediante indicatori di processo e
di risultato (n. eventi formativi, n. operatori sanitari formati, numero notifiche,
variazione percentuale delle stesse)
A gennaio 2011 verrà elaborato un Report e saranno diffusi i risultati.
In seguito ad una prima fase di sperimentazione del Progetto in Area vasta 2
La stessa fase di sperimentazione viene proposta anche alle Zone Territoriali dell’Area
Montana (ZT. 2 e ZT 10) con l’invito a partecipare alla giornata formativa
(gennaio/febbraio
2010)
per
poi
dare
inizio
alla
fase
di
sperimentazione
CRONOPROGRAMMA
Il progetto avrà una durata di 2 anni:
Dicembre
2009
Collaborazione tra SISP, SSA
e Dipartimento di Medicina Interna
Valutazione “storco” attività
di notifica
Organizzazione eventi formativo:
operatori
sanitari
non
veterinari
operatori sanitari veterinari
Raccolta
notifiche
umane,
veterinarie, SDO
Diffusione
report
periodici
sull’andamento
delle
patologie
animali e umane
Elaborazione report finale
Creazione “osservatorio”
epidemiologico per sviluppare
l’obiettivo della comunicazione del
rischio
Gennaio/Febbraio
2010
Marzo/Dicembre
2010
Dicembre
2010
Allegato 1 Scheda di Valutazione sospetta zoonosi
Allegato 2 Sinossi zoonosi
ZOONOSI
FONTE DI CONTAGIO
CLASSE Iª
BOTULISMO
(Clostridium
botulinum)
RABBIA
(Virus Fam.
Rhabdoviridae
Gen. Lyssavirus)
INCUBAZIONE SINTOMI
NOTIFICA ENTRO 12 ORE
• consumo alimenti
12 - 36 ore
contaminati dalla tossina
(> conserve, vegetali,
pesce) preparati e
conservati in casa
• infezione di ferite
• morso di animale
6 mesi - 1 anno
rabido (cane, gatto,
furetto, volpe, pipistrello)
• inalazione in caverne
dove vivono pipistrelli
• consumo di carne
cruda o poco cotta di
suino, cinghiale, equino,
orso
CLASSE 2ª
BRUCELLOSI
(B. abortus; B.
melitensis; B.
suis; B. canis)
NOTIFICA ENTRO 48 ORE
• consumo di latte crudo 5 - 60 giorni
• febbre
e prodotti a base di latte
• sudorazione
non pastorizzato
• cefalea
• contatto attraverso
• disgeusia
soluzioni di continuo con
• linfoadenopatia
tessuti, sangue, urine,
• splenoadenomegalia
secrezioni vaginali, feti
• (complicanze: diarrea, epatiti
abortiti, placente di
granulomatose, artriti, osteomieliti,
animali infetti
interessamento meningo• contatto con mucose
encefalitico, endocarditi)
infette
EPATITE E
(Virus epatite E)
• interumana per
28 - 40 giorni
via oro-fecale
• consumo di cibi crudi o
poco cotti di suino e
cinghiale
• contatto con feci
di suini e con topi
• ingestione di
acqua contaminata
• puntura di un
10 giorni - 8
flebotomo dopo un pasto mesi
su un ospite infetto
(cane)
LISTERIOSI
(Listeria
monocytogenes)
• contatto attraverso
soluzioni di continuo con
acqua, suolo umido,
vegetazione contaminata
da urine di animali
infetti:
ratto (serbatoio),
cane, suino, bovino,
cinghiale
• consumo di acqua o
cibi contaminati
• consumo di latte crudo
o contaminato,
cioccolato, formaggi
morbidi, verdure
contamnate, carni pronte
da mangiare (patè),
humburger, hot dog,
salami
8 - 21 giorni
• assenza di febbre
• manifestazioni neurologiche
motorie simmetriche
(anomalie nervi cranici)
• deficit respiratorio
• mantenimento stato di coscienza
• febbre
• malessere
• alterazioni della personalità
• deficit cognitivo
• parestesie nella sede del morso
• idrofobia con vertigini
• paralisi ascendente con miastenia
e segni meningei
• aritmie cardiache
• febbre
• dolori muscolari
• edema periorbitario
• emorragie congiuntivali
TRICHINOSI
(Trichinella
spiralis)
LEISHMANIOSI
VISCERALE
(L. infantim, L.
chagasi
nell'emisfero
occidentale)
LEPTOSPIROSI
(Leptospira
interrogans)
ESAMI DIAGNOSTICI
• positività anamnestica
• colture in anaerobiosi
• positività colturali di siero,
feci e cibo sospetto
• PCR su liquido
cerebrospinale,
saliva o tessuto
• immunofluorescenza
diretta su tessuti bioptici
• eosinofilia
• iperenzimemia muscolare
• anticorpi sierici antitrichinella
• pancitopenia
• trombocitopenia
• sierodiagnosi di Wright
•
•
•
•
•
febbre
dolori addominali
nausea
vomito
rush
• ipertransa minasemia
• anticoporpi anti - HIV
• RT PCR
•
•
•
•
•
febbre
astenia
calo ponderale
epatosplenomegalia
epistassi
•
•
•
•
ipertransaminasemia
iperbilirubinemia
pancitopenia
ipergammaglobulinemia
: 4 - 30 giorni in • febbre
media 10 giorni • cefalea
• mialgia
• iperemia congiuntivale
• dolore addominale
• vomito
• diarrea
• ittero
• meningite asettica
• nefrite tubulo - interstiziale
• anticorpi anti - leptospira
• ricerca leptospira in
sangue, urina, liquido
cerebro - spinale
3 - 70 giorni in
media 31 giorni
• isolamento listeria da
liquido cerebro - spinale,
sangue o liquido articolare
• anticorpi anti - listeria
•
•
•
•
•
•
•
•
•
febbre
mialgia
sintomi gastro- intestinali
cefalea
emicrania
perdita dell'equilibrio
convulsioni
meningoencefalite, endocardite
ascessi cerebrali
GRUPPO
MENINGITI
ED ENCEFA-LITI
ACUTE VIRALI
(Arbovirus)
GRUPPO
RICKETTSIOSI
DIVERSE DA
TIFO
ESANTEMA-TICO
(Rickettsia spp)
SALMONEL-LOSI
(Salmonella spp)
TULAREMIA
(Francisella
tularensis)
CLASSE 3ª
• puntura di un
vettore(zanzara,
zecca) dopo
un pasto su un
ospite infetto
• puntura di zecca
dopo un pasto su un
ospite infetto (cane)
• contatto con feci
di zecca infetta
SCABBIA
(Sarcoptes scabiei)
• anticorpi sierici o liquido
cerebro - spinale
• febbre
• cefalea
• rush maculo-papulo-vescicolopetecchiale
• tachicardia
• stato stuporoso
• febbre
• nausea
• gastroenterite
• cefalea
• vomito
• diarrea
• mialgia
• epatosplenomegalia
• linfomegalia
• Weil Felix
• consumo di uova
6 - 72 ore
crude o poco cotte e
derivati (maionese,
creme...),latte crudo
e derivati, carne e
derivati crudi o poco
cotti,
pollame e derivati crudi
o
poco cotti
• consumo di acqua
contaminata
• consumo di frutta e
verdura contaminate
• contatto diretto con
feci di animali infetti
• interumana per via
oro-fecale
• consumo di carne
1 - 21 giorni
• febbre
cruda
• dolore addominale
o poco cotta di lagomorfi
• cefalea
infetti
• vomito
• consumo di acqua
• diarrea
contaminata da animali
• mialgia
morti o roditori selvatici
• brividi
• puntura di artropodi
• linfoadenopatia localizzata
ematofagi
talora ulcerata
• contatto diretto con
• manifestazioni oculari
lepri
o conigli infetti
• graffio morso di gatti
infetti
• contaminazione di
soluzioni
di continuo della cute
NOTIFICHE ENTRO 48 ORE
TUBERCOLOSI
• consumo di latte
(Mycobacterium bovis) crudo e prodotti a
base di latte non
pastorizzato
• diffusione
aerogena ad
agricoltori e coloro
che maneggiano
animali
• via venerea
CLASSE 4ª
DERMATOFITOSI
(Tinea)
7 - 10 giorni
• encefalite asettica
• febbre emorragica
• infezione polmonare
2 - 12 settimane • linfoadenopatia
• papule cutanee
• sierodiagnosi di Wright
•
•
•
•
piastrinopenia
ipertransaminasemia
iperenzimemia muscolare
anticorpi sierici
• Mantoux
• RX torace
• PCR su liquidi sierologici
NOTIFICA ENTRO 24 ORE
• contatto diretto
4 - 14 giorni
con soggetti o
accessori infetti
(indumenti, spazzole,
forbici, cappelli)
• contatto con
animali infetti
• contatto diretto
2 - 6 settimane
con soggetti o
accessori infetti
• contatto con
animali infetti (cane)
• contatto in
• lesione anulare rilevata
desquamante
e differente grado di
infiammazione
periferica
• lampada di Wood
• ricerca nel scraping
cutaneo
• papula eritematosa
escoriata, pruriginosa, talora
vescicolosa negli spazi
interdigitali, polsi, cavi
ascellari, periombelicali,
pelvi, pene, anche talora ad
• morfologica
ambienti frequentati
da volpi e cinghiali
CLASSE 5ª
evoluzione nodulare
NOTIFICA ENTRO 24 ORE PER I FOCOLAI EPIDEMICI, ENTRO 48 ORE PER I SINGOLI
SINDROME DA
LARVA MIGRANS
(Toxocara canis, cati)
• contatto diretto
con animali infetti
(cane, gatto)
• ingestione diretta
di uova presenti nel
terreno
• consumo di
verdure crude non
lavate infestate
• febbre
• epatomegalia
• linfoadenosplenomegalia
• manifestazioni oculari (tumor
pseudo vascolare)
• eosinofilia
• leucocitosi
• riscontro istologico della
larva
• anticorpi anti - toxocara
10 -23 giorni in
seguito a
ingestione di carne
cruda; 5 - 20
giorni in seguito a
contatto di feci di
gatto
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
• anticorpi anti
toxoplasma
12 - 4 settimane
• febbre
• faringite
• linfoadenoe
patosplenomegalia
• tosse non produttiva
• polmonite atipica
• miopericarditi
• epatite
• sintomi neurologici
• ittero
• biliopatia
• litiasi vescicale
•
•
•
•
•
•
• sintomatologia
del SNC
• deficit visivi
• convulsioni
• papilledema
• clonie
• addensamenti polmonari con
versamenti pleurici
• interessamento cutaneo
• diarrea acquosa
• dolori addominali
• febbre
• astenia
• megacolon tossico
• tecniche imaging
• anticorpi anti - criptococco
CLASSE 5ª
TOXOPLASMOSI
(Toxoplasma gondii)
CLAMYDIOSI
(Chlamydia
psittaci)
OPISTORCHIASI
(Opisthorchis
felineus)
CRIPTOCOCCOSI
(Cryptococcus
neoformans)
• stretto contatto
con gatti infetti
• ingestione di
oocisti in seguito a
contatto diretto
con feci di gatto
• consumo di
verdure crude non
lavate infestate
• consumo di
carne infestata
crude o poco cotta
• contatto con
gatti e uccelli
infetti
• inalazione di
secrezioni,
polvere, piume di
uccelli infetti
• consumo di
circa 30 giorni
pesce di acqua
dolce crudo o poco
cotto
• inalazione di
terriccio
contaminato da
uccelli • più
frequente in
pazienti HIV
positivi
CRIPTOSPORIDIOSI • consumo di
7 - 10 giorni
(Cryptosporidium
acqua o cibi crudi media 5 giorni
parvum)
non lavati
contaminati
(serbatoio: uomo,
bovini, ovini, suini,
cane, gatto)
linfoadenopatia
febbre
malessere
sudorazioni notturne
mialgia
rush maculo - papulare
epatosplenomegalia
corioretinite
miosite
miocardite
leucocitosi lieve
anemia emolitica
anticorpi anti - clamydia
indici di colestasi
segni di emolisi
RX torace
• esame
coproparassitologico
• alterazione indici
assorbimento
• anticorpi anti criptosporidi
• identificazione oocisti nelle
feci
• identificazione del
parassita in biopsie di mucosa
duodenale
Allegato 3 Proposta modifiche Scheda di Notifica malattie infettive
Allegato 4 Proposta scheda di Notifica Malattie Infettive animali
SCHEDA DI NOTIFICA DI MALATTIA INFETTIVA DEGLI ANIMALI
COMPILAZIONE A CURA DEL MEDICO VETERINARIO (DPR 320/54)
Al Sindaco di………………………………………....
Al Servizio Sanità Animale……………………….…
 sospetto
notifica di un caso
di…………………………………………………………………

accertato
Cognome e Nome del Proprietario dell’animale …………………………………………………………..
Codice Fiscale
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
Nato il………………………….. a……………………………………………………………………………..
professione
Residenza………………………………………………………………………………………………………
via – n. civico – comune – provincia
telefono
sede di lavoro
Domicilio …………………………………………………………………………………………………….
Solo se non coincide con la residenza
Domicilio in collettività……………………………………………... Sede ………………………………….
Specie animale ……………………………… Numero di animali presenti nel focolaio ………………...
Data di inizio della malattia…………………………….. Luogo di inizio della malattia………………….
primi sintomi
primi sintomi
Presumibile luogo di contagio…………………………. Presumibile fonte e modalità di contagio
…………………………………………………………………………………………………………………..
Diagnosi effettuata mediante:
Esame clinico 
Esame sierologico
Esame colturale
Esame diretto
Accertamenti diagnostici eseguiti
 Positivo
 Positivo
 Positivo

 Negativo
 Negativo
 Negativo
In corso 
 Non effettuato
 Non effettuato
 Non effettuato
Altri accertamenti eseguiti (specificare) ……………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………..
Provvedimenti adottati:
Isolamento
SI 
NO 
Presso ………………………………………………………………………..……………………………….
Descrizione sintomatologia e osservazioni ………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………………………
……………………………………………………………………………………………………..
………………………………………….
Firma e timbro del medico veterinario
Medico veterinario:
SSN 
Libero professionista 
Recapito del Medico: indirizzo …......................................................................... telefono ….............................
Data di notifica …………………………………………………………………………………………………………….
Malattie infettive e diffusive degli animali soggette a provvedimenti sanitari
DPR 320 /54 Capo II - Denuncia delle malattie infettive e diffusive
Articolo 2
Qualunque caso, anche sospetto, di malattia infettiva e diffusiva degli animali di cui all'articolo 1, ad eccezione di quelle contemplate ai numeri 25 e 26,
deve essere immediatamente denunciata al sindaco che ne dà subito conoscenza al veterinario comunale. Sono tenuti alla denuncia:
i veterinari comunali e consorziali che comunque siano venuti a conoscenza di casi di malattia infettiva e diffusiva; i veterinari liberi esercenti; [omissis]
Articolo 5
I casi di carbonchio ematico, di mal rossino, di salmonellosi, di brucellosi, di tubercolosi clinicamente manifesta negli animali lattiferi e quelli di
tubercolosi nei cani, nei gatti, nelle scimmie e negli psittaci, di morva, di rabbia, di rickettsiosi e di rogna - se trasmissibile all'uomo - devono essere
segnalati dal veterinario comunale all'ufficiale sanitario unitamente alle misure urgenti adottate per impedire il contagio all'uomo.
Parimenti l'ufficiale sanitario deve segnalare al veterinario comunale i casi delle malattie sopra elencate accertati nell'uomo. Per la tubercolosi la
segnalazione viene limitata ai casi nei quali non sia possibile escludere la trasmissione della malattia agli animali.
Le disposizioni contenute nei due commi precedenti si applicano anche nei casi di vaiolo bovino, di trichinosi, di tularemia, di leishmaniosi, di
leptospirosi, di psittacosi (ornitosi), per le quali malattie l'Alto Commissario per l'igiene e la sanità pubblica determina con speciali ordinanze le misure
sanitarie da adottare.
Articolo 12
Il sindaco informa subito il prefetto dell'insorgenza della malattia trasmettendo le denunce a mezzo del mod. n. 1, sez. A, di cui al precedente art. 8.
Deve inoltre inviare copia dell'ordinanza di zona infetta eventualmente emessa.
Il veterinario comunale è tenuto a comunicare immediatamente al veterinario provinciale le denunce di malattie infettive e diffusive o sospette di
esserlo, che presentano grave pericolo per la sanità pubblica o per lo stato sanitario del bestiame. Il veterinario provinciale riporta i dati relativi alle
denunce trasmesse dai comuni nell'apposito registro.
Il veterinario provinciale segnala al medico provinciale i casi di zoonosi di cui viene a conoscenza e riceve dal medico provinciale le segnalazioni dei
casi di dette malattie manifestatesi nell'uomo per predisporre, ciascuno nel campo di sua competenza, le necessarie misure sanitarie.
Malattie degli animali per le quali si applicano le disposizioni del DPR 320 /54
1)
2)
3)
4)
5)
6)
7)
8)
9)
10)
11)
12)
13)
14)
15)
16)
17)
18)
19)
20)
21)
22)
23)
24)
25)
26)
27)
28)
29)
30)
31)
32)
33)
34)
35)
36)
37)
38)
39)
afta epizootica;
peste bovina;
pleuropolmonite essudativa contagiosa dei bovini e dei bufalini (bubalus bubalus);
peste suina;
rabbia;
vaiolo degli ovicaprini;
agalassia contagiosa degli ovini e dei caprini;
affezioni influenzali degli equini;
anemia infettiva degli equini;
influenza dei bovini;
tubercolosi clinicamente manifesta;
brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini;
mastite catarrale contagiosa dei bovini;
carbonchio ematico;
carbonchio sintomatico;
gastro-enterotossiemie;
salmonellosi delle varie specie animali;
pasteurellosi dei bovini, dei bufalini (barbone), dei suini e degli ovini;
mal rossino;
morva;
farcino criptococcico;
morbo coitale maligno;
tricomoniasi dei bovini;
rickettsiosi (febbre Q);
distomatosi dei ruminanti;
strongilosi polmonare ed intestinale dei ruminanti;
rogna degli equini, dei bovini, dei bufalini, degli ovini e dei caprini;
malattie del pollame: colera aviare, affezioni pestose, diftero-vaiolo, tifosi aviare, pullorosi;
malattie delle api: peste europea, peste americana, nosemiasi, acariasi;
malattie dei pesci: plerocercosi, missoboliasi;
mixomatosi dei conigli e delle lepri;
ipodermosi bovina;
malattia cosiddetta respiratoria cronica;
bronchite infettiva;
corizza contagiosa;
laringo-tracheite infettiva;
encefalomielite enzootica dei suini (morbo di Teschen);
idatidosi (echinococcosi);
leptospirosi animali;
40)
41)
42)
43)
44)
45)
46)
47)
48)
49)
50)
51)
52)
53)
54)
55)
56)
57)
58)
59)
60)
61)
62)
febbre catarrale degli ovini;
peste equina;
peste suina africana;
rinopolmonite;
arterite;
parainfluenza;
rinite enzootica;
malattia di Aujeszky o pseudorabbia;
malattia virale emorragica del coniglio;
encefalopatia spongiforme dei bovini;
scrapie;
setticemia emorragica virale dei pesci;
necrosi ematopoietica infettiva dei pesci;
viremia primaverile della carpa;
stomatite vescicolare;
peste dei piccoli ruminanti;
febbre della valle del Rift;
dermatite nodulare contagiosa;
malattia emorragica epizootica dei cervi;
anemia infettiva del salmone (ISA);
Encefalopatie spongiformi trasmissibili degli animali diverse dalla BSE e dalla scrapie;
Aethina tumida;
Tropilaelaps spp
ZOONOSI
influenza con isolamento virale;
rabbia;
morva
carbonchio ematico
mal rossino
psittacosi
tetano;
trichinosi;
epatite virale A
brucellosi;
legionellosi
leishmaniosi
leptospirosi
listeriosi
rickettsiosi
salmonellosi
tularemia
tubercolosi
dermatofitosi
infezioni, tossinfezioni ed infestazioni
di origine alimentare;
E. coli O157 e altri VTEC
Infezioni da Norovirus
rogna
Encefalopatie spongiformi
trasmissibili (BSE, ecc.)
Toxoplasmosi
Cisticercosi
Anisakidosi
Encefaliti da zecche
Encefaliti virali da zanzare
Borreliosi / malattia di Lyme
Yersiniosi
Vibriosi
Criptosporidiosi
Corrispondenza scheda
notifica malattia infettiva
Decreto Min. San. 15/12/1990
10
11
12
13
17
15
22
23 -24
25
26
32
34
37
42 - 43
44
45
47
45
45
In corsivo agenti di zoonosi non esplicitamente previsti dal DPR 320/54
In grassetto agenti di zoonosi previsti sia dal DPR 320 54 sia dalla OM 15/12/90
PROGETTO GRUPPI DI
CAMMINO PER ANZIANI:
“PREVENZIONE MALATTIE
CORRELATE ALLA SEDENTARIETA’”
AREA VASTA MONTANA
Asur Marche ZZ.TT.:
n° 2 Urbino
n° 6 Fabriano
n° 10 Camerino
POPOLAZIONE ANZIANA (target)
Nel 1996 la popolazione residente nella ZT 2 di età superiore a 65 anni
rappresentava il 22,27% del totale, quella di età superiore a 75 anni il 9,30% e quella
di età superiore a 85 anni il 2,31%.
Nel 2008 la popolazione residente nella ZT 2 di età superiore a 65 anni
rappresenta il 22,47% del totale, quella di età superiore a 75 anni il 12,18% e quella
di età superiore a 85 anni il 3,37%.
Dal 1996 al 2008 la percentuale di crescita sulla popolazione di riferimento più
rilevante è risultata essere quella ≥85 con un incremento del 35,81%
Tabella 2.1
≥65 anni
≥75 anni
≥85 anni
Grafico 2.1
Popolazione anziana residente nella Zona Territoriale 2 di Urbino (anni 1996-2008)
Anno 1996
17.729
7.405
1.835
Anno 2008
19.088
10.345
2.859
Percentuale di crescita
7,11%
28,41%
35,81%
Popolazione anziana sulla popolazione di riferimento (anno 2008) e percentuale di crescita
(anni 1996-2008)
40,00%
35,81%
28,41%
30,00%
22,47%
20,00%
12,18%
7,11%
10,00%
3,37%
0,00%
Percentuale sulla popolazione anno 2008
Percentuale di crescita anni 1996-2008
≥65
22,47%
7,11%
≥75
12,18%
28,41%
≥85
3,37%
35,81%
Grafico 2.2
Percentuale sulla popolazione di riferimento della classe di età ≥65 anni (1996-2008)
23,40%
23,24%
23,00%
≥65
22,60%
22,47%
22,27%
22,20%
1996
Grafico 2.3
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
Percentuale sulla popolazione di riferimento della classe di età ≥75 anni (1996-2008)
13,00%
12,18%
12,00%
11,00%
≥75
10,00%
9,30%
9,00%
8,00%
1996
Grafico 2.4
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
Percentuale sulla popolazione di riferimento della classe di età ≥85 anni (1996-2008)
3,60%
3,37%
3,20%
2,97%
≥85
2,80%
2,40%
2,31%
2,00%
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
*Indice di Vecchiaia: Rapporto tra la popolazione residente con oltre 65 anni e
la popolazione in età 0-14 moltiplicato per 100, indica quante persone anziane vivono
ogni 100 giovani. Riferendoci al 2008 nella Zona Territoriale n°2 di Urbino ogni 100
giovani (0-14 anni) vivono 169,46 anziani ≥65 anni.
L’ indice di vecchiaia della Zona Territoriale 2 di Urbino è passato da 173,42 nel
1998 a 177,84 nel 2002 (ove ha raggiunto il valore massimo). Nell’ ultimo
quinquennio, 2003-2008 l’ indice di vecchiaia fa registrare una progressiva flessione,
indicandoci un’ aumento dei giovani 0-14 anni dovuto probabilmente all’ aumento
costante degli stranieri.
Tabella 2.2 Andamento Indice di vecchiaia nella ZT 2,nelle Marche e nel Comune di Urbino 1998-2008
ANNO
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
Zona Territoriale 2
173,42 175,94 177,38 177,49 177,84 177,35 176,68 176,01 175,08 172,82 169,46
Marche
162,18 164,08 165,82 167,66
Urbino
187,5
168,5
169,97 172,42 173,43 176,55 172,10 171,14
189,47 191,29 188,93 187,54 188,87 192,09 192,69 191,49 188,90 184,80
Grafico 2.5 Andamento Indice di vecchiaia nella ZT 2,nelle Marche e nel Comune di Urbino 1996-2008
200
Indice di vecchiaia
190
180
170
Zona Territoriale 2
160
Marche
Urbino
150
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
Anni
2003
2004
2005
2006
2007
2008
**Indice di dipendenza senile: Rappresenta il numero di individui non
autonomi per ragioni demografiche (età ≥65 anni) ogni 100 individui potenzialmente
indipendenti (età 15-64 anni)
L’ indice di dipendenza senile della Zona Territoriale 2 di Urbino è passato da
34,33 nel 1998 a 35,56 nel 2005 (ove ha raggiunto il valore massimo). Nell’ ultimo
triennio, 2006-2008 l’ indice di dipendenza senile fa registrare una progressiva
flessione, indicandoci una stabilizzazione tra il rapporto degli individui in età lavorativa
(15-64) e gli individui non autonomi (età ≥65 anni).
Tabella 2.3
Andamento Indice di dipendenza senile nella ZT 2, nelle Marche e nel Comune di Urbino
(anni 1998-2008)
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
34,33
34,67
35,01
35,39
35,43
35,42
35,41
35,56
35,45
34,95
34,97
Marche
31,5
31,96
32,49
33,02
33,28
33,88
34,63
35,32
35,88
35,15
34,94
Urbino
33,5
33,62
34,17
34,1
34,02
34,75
35,03
35,74
36,2
35,74
35,97
ANNO
Zona Territoriale 2
Grafico 2.6
Andamento Indice di dipendenza senile nella ZT 2, nelle Marche e nel Comune di Urbino (anni
1996-2008)
37
Indice di dipendenza senile
36
35
34
33
32
Zona Territoriale 2
Marche
31
Urbino
30
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
Anni
2003
2004
2005
2006
2007
2008
Grafico 2.7 Indice di vecchiaia nei Comuni della Zona Territoriale 2 di Urbino (anno 2008)
Grafico 2.8 Indice di dipendenza senile nei Comuni della Zona Territoriale 2 di Urbino (anno 2008)
Tabella 2.4
Utenza anziani ospitati nelle strutture residenziali presenti sul territorio (RSA) 2008
Comune
Macerata Feltria
Sant' Angelo in Vado
Urbania
TOTALE
Tabella 2.5
Maschi
Femmine
12
12
7
31
28
28
8
64
Utenza anziani presenti nelle case di riposo della Zona Territoriale n°2 (anno 2008)
Comune
Acqualagna
Apecchio
Cagli
Cantiano
Carpegna
Macerata Feltria
Mercatello sul Metauro
Montegrimano
Piandimeleto
Sant' Angelo in Vado
Urbania
Urbino
TOTALE
2006
2008
39
7
50
48
30
17
17
79
8
34
51
59
45
13
57
62
33
17
23
74
7
32
50
60
439
473
Zone Territoriali n°6 Fabriano e n°10 Camerino
Nei grafici successivi verranno esposti alcuni indicatori riguardanti la popolazione
anziana delle Zone Territoriali n. 6 di Fabriano e n. 10 di Camerino.
Grafico 2.8 Popolazione anziana sulla popolazione di riferimento Zona Territoriale 10 Camerino (2008)
Zona Territoriale n° 10 Camerino
30,00%
25,85%
20,00%
14,09%
10,00%
4,10%
0,00%
>65 anni
>75 anni
>75 anni
*Indice di Vecchiaia: Rapporto tra la popolazione residente con oltre 65 anni e
la popolazione in età 0-14 moltiplicato per 100, indica quante persone anziane vivono
ogni 100 giovani. Riferendoci al 2008 nella Zona Territoriale n° 10 di Camerino ogni
100 giovani (0-14 anni) vivono 221,05 anziani ≥65 anni (ZT2 Urbino 169,46 e ZT6
Fabriano 177,40)
Grafico 2.9
Popolazione anziana sulla popolazione di riferimento Zona Territoriale 6 Fabriano (2008)
Zona Territoriale n° 6 Fabriano
30,00%
23,36%
20,00%
12,74%
10,00%
3,64%
0,00%
>65 anni
>75 anni
>85 anni
*Indice di Vecchiaia: Rapporto tra la popolazione residente con oltre 65 anni e
la popolazione in età 0-14 moltiplicato per 100, indica quante persone anziane vivono
ogni 100 giovani. Riferendoci al 2008 nella Zona Territoriale n° 6 di Fabriano ogni 100
giovani (0-14 anni) vivono 177,40 anziani ≥65 anni (ZT2 Urbino 169,46 e ZT 10
Camerino 221,05)
ATTIVITA’ FISICA NEGLI ANZIANI
(GRUPPI DI CAMMINO)
La salute non è solo assenza di malattia, ma uno stato di completo benessere fisico,
psichico e sociale. L’ OMS ha sempre sottolineato l’ importanza di tale concezione della
salute e dal 1984 intende la promozione della salute come un processo, o una serie di
processi, che permettono alle persone di aumentare il controllo sui fattori determinanti
per la salute, in modo tale da essere in grado di promuoverla e sostenerla ribadendo
tale principio anche nella Carta di Ottawa del 1986: la promozione della salute non è
appannaggio esclusivo dell’ ambito sanitario, bensì si collega allo sviluppo di corretti
stili di vita, indispensabili per il raggiungimento del benessere psichico, fisico e sociale
della persona. Fra le attività da sostenere nell’ ambito della promozione della salute
l’attività fisica svolge un ruolo determinante e non va considerata solo ai fini della
tutela della salute individuale, ma anche di quella collettiva (prevenzione di varie
condizioni patologiche, salvaguardia del benessere psico-fisico dell’ individuo, ecc.).
Anche se è stato stimato che una regolare attività fisica possa ridurre la mortalità per
tutte le cause di circa il 10%, lo stile di vita sedentario è in aumento nei Paesi
sviluppati. Negli anziani la qualità di vita è influenzata non solo da un adeguato
sostegno familiare, sociale e finanziario ma anche dalla conduzione di uno stile di vita
sano, nell’ ambito del quale svolgere attività fisica gioca un ruolo importante.
Il rischio di andare incontro a patologie di tipo cardiovascolare, ictus ischemico,
diabete tipo II, osteoporosi, depressione, ansia è notevolmente ridotto nelle persone
fisicamente attive. La promozione dell’ attività fisica è dunque considerata una delle
azioni di sanità pubblica di provata efficacia e negli anziani il cammino può
rappresentare una modalità per svolgere tale attività.
Checklist: “Gruppi di cammino”
Target:




Contesto:



Anziani ospiti della Casa di riposo comunale Arcobaleno (v. Acide de Gasperi)
Anziani che frequentano il Bocciodromo (v. Piscina Mondolce)
Anziani che frequentano i Centri per anziani:
 Società del Soldo (sede Piazza della Repubblica)
 Duser il Padiglione (v. Pablo Neruda)
Città di Urbino
Attività progettuale 1:
Gruppi di cammino soggetti anziani
Attori coinvolti per le modalità
Tecnico/Sanitarie:
Attori coinvolti per le modalità
Tecnico/Organizzative:
- Referente Scienze Motorie
- Comune (Servizi Sociali)
- Referente M.M.G.
- Associazioni e Volontariato
- Direttore U.O. Riabilitazione
- Polizia Municipale
- Coordinamento D. Prevenzione - Referente Scienze Motorie
- Coordinamento D. Prevenzione

Attività progettuale 2:
Attività di promozione
(informazione sui benefici dell’ attività fisica)
Attori coinvolti per le modalità Formative
- M.M.G.
- D. Prevenzione (incontri, Depliant, Poster)
Vantaggi:







Non richiede attrezzature o abbigliamento particolari
Può essere praticata da tutti
Si pratica all’ aperto e si può fare con qualsiasi tempo
Non fa perdere tempo nei preparativi
Non sovraccarica la colonna vertebrale e le articolazioni degli arti inferiori
Ottiene il doppio effetto di allenare l cuore e far consumare prevalentemente
grassi di deposito
Criticità:





Zone pedonali
Percorsi dedicati
Tempo atmosferico
Risorse
Obiettivi:





Migliorare l’ attività motoria
Ridurre la sedentarietà
Maggiore socializzazione
Prevenzione patologie (Cardiopatie, Osteoporosi, Diabete tipo II, Obesità, ecc.)
Validazione attività programmata:





Numero adesioni (all’ inizio e dopo 6 mesi)
Questionario di gradimento dell’ attività programmata (3 mesi)
Valutazione peso (all’ inizio e dopo 6 mesi)
Valutazione della patologia cronica (all’ inizio e dopo 6 mesi)
PROGETTO PER LA
PREVENZIONE NELLE GRANDI
OPERE INFRASTRUTTURALI
AREA VASTA MONTANA
Asur Marche ZZ.TT.:
n° 2 Urbino
n° 6 Fabriano
n° 10 Camerino
-1POTENZIAMENTO INFRASTRUTTURALE DELLE LINEE FERROVIARIE E OPERE
STRADALI DELLA REGIONE MARCHE
PREMESSA
Il progetto di potenziamento delle opere infrastrutturali ha come obiettivo
fondamentale l'aumento della capacità di trasporto, la riduzione dei
tempi di percorrenza e l'eliminazione delle interferenze tra viabilità
stradale e linee ferroviarie.
IL
PROGETTO
DI
PREVENZIONE
PER
LE
GRANDI
OPERE
INFRASTRUTTURALI
DELLA
REGIONE
MARCHE
DENOMINATO:
“SISTEMA DI GESTIONE INTEGRATO DELLA PREVENZIONE - GRANDI
OPERE INFRASTRUTTURALI”
Il Servizio Salute della Regione Marche - Posizione di Funzione Sanità Pubblica
– con missiva del 11 aprile 2006 – prot. n° 79396/SIAP/PB – avente ad
oggetto la sicurezza delle grandi opere infrastrutturali, aveva già chiesto alle
Zone Territoriale n° 6 di Fabriano (AN) e alla Zona Territoriale N° 2 di Urbino
(PS) di provvedere alla realizzazione di un adeguato progetto di prevenzione
per le grandi opere infrastrutturali previste nella regione marche, e di due subprogetti, in linea con il progetto generale/regionale, per i lavori in corso
d’opera nelle rispettive Zone Territoriali.
La collaborazione attiva e proficua delle zone territoriali n° 6 di Fabriano e n° 2
di Urbino ha prodotto l’elaborazione di un progetto di prevenzione,
denominato: “SISTEMA DI GESTIONE INTEGRATO DELLA PREVENZIONE –
GRANDI OPERE”, di seguito denominato “S.G.I.P.” che richiede una struttura
documentale organica da proporre all’azienda appaltatrice come modello di
intervento.
Il progetto “S.G.I.P.”, vede l’intervento sinergico ed il confronto continuo non
solo degli SPSAL dell’ASUR Marche, ma anche di tutti i servizi presenti
all’interno di uno stesso Dipartimento di Prevenzione quali SISP, SIAN, SIAOA;
con l’obiettivo di monitorare nel tempo, le condizioni di salubrità e di igiene
degli spazi di vita e di tutte le diverse realtà.
Allo stato attuale, visto che sono già avviati i lavori di realizzazione dell’asse
stradale della Quadrilatero da Muccia (MC) di raccordo con il versante umbro e
l’imminente partenza del raccordo Camerino – Fabriano, e la partenza nella
zona di Urbino della superstrada Fano - Grosseto si ripresenta la necessità di
adottare il seguente progetto.
-2SCOPO DEL PROGETTO “S.G.I.P. – GRANDI OPERE”
Necessità di definire e di attuare un Sistema di Gestione integrato della
Prevenzione in cantiere, come descritto in allegato da adattarsi, da parte delle
ditte appaltanti, con un ruolo di informazione, assistenza e controllo svolto
dalle ZZ.TT dell’ASUR, pianificato e reso esplicito al fine di ottimizzare la
condivisione delle metodologie da seguire per garantire la sicurezza e la salute
dei lavoratori.
Ulteriore obbiettivo per gli operatori del S.S.R. è rappresentato
dall’effettuazione di una specifica formazione e sperimentazione di supporto e
valutazione di un sistema integrato per la prevenzione nel comparto delle
costruzioni, sistema già utilizzato secondo esperienze consolidate in altre
regioni.
-3OBIETTIVI PRIORITARI E TARGET DI PREVENZIONE DEL PROGETTO
Il Sistema di Gestione integrato della Prevenzione nelle Grandi Opere sarà
realizzato secondo una logica di “prevenzione primaria”, basato sui principi di
Deming, ovvero: logica del Pianificare, Fare, Controllare e Fare ancora (Plan,
Do, Check, Action) e attraverso l’elaborazione di specifiche e mirate misure
tecniche, organizzative e procedurali d’igiene e sicurezza lavoro, prevenzione
infortuni e tutela della salute dei lavoratori, volte a minimizzare ed attenuare
gli impatti di carattere socio-sanitario prodotti dalla realizzazione dei lavori.
Gli obiettivi prioritari e i target che il progetto si propone di analizzare e
affrontare sono quelli emersi, come punti critici, dalle esperienze di altre ASL
con i lavori delle “grandi opere infrastrutturali”.
Nel contempo elaborare, sviluppare ed attuare una strategia mirata attraverso
un apposito Sistema di Gestione Integrato della Prevenzione che
prioritariamente affronta le seguenti problematiche da affrontare e contenere:
3.1) Lo scarso coordinamento tra le imprese e l’esigenza di un più
forte raccordo fra le stesse;
Le caratteristiche costruttive delle grandi opere infrastrutturali determinano
condizioni di lavoro che portano nel cantiere un elevato numero di imprese con
relativo numero di mezzi operanti a stretto contatto fra loro e, spesso, nella
stessa area di lavoro o sullo stesso impianto.
Questo genera interferenze operative fra le varie squadre di addetti, che
rendono più complesso e delicato il processo costruttivo e certamente rendono
più esposti i lavoratori di una impresa ai rischi lavorativi dell’altra.
In un contesto di questa natura diventano particolarmente critici gli aspetti di
natura organizzativa del lavoro che non possono limitarsi alle tradizionali
valutazioni interne alla singola impresa, ma necessitano di estensione al
contesto delle altre imprese presenti nello stesso luogo di lavoro al fine di
garantire l’adozione da parte dei lavoratori, anche nell’immediatezza di un
problema, di comportamenti e procedure operative adeguati alle situazioni di
rischio.
3.2) Esigenza di incrementare i controlli interni ai cantieri
La pianificazione preventiva (piani operativi di sicurezza) delle attività, prevista
dal D.Lgs. 81/08 e finalizzata ad evitare le circostanze di rischio o a
coordinarne le misure preventive, assume particolare importanza nelle grandi
opere, ancor più che nella edilizia tradizionale.
Per avere reale efficacia preventiva è necessario che tali piani abbiano un
carattere fortemente operativo e rappresentino la effettiva realtà del cantiere.
A tale fine i Servizi PSAL
delle ZZ.TT forniranno in modo coerente e
continuato, per tutta la durata delle opere, informazione ed assistenza alle
imprese esecutrici, per far si che i piani di sicurezza da queste redatti, siano
realmente efficaci e rappresentino uno strumento di concreta prevenzione dei
rischi in cantiere.
Contestualmente a tale attività di informazione ed assistenza verrà
implementata l’attività di vigilanza sulla effettiva applicazione dei piani di
sicurezza.
3.3) ESIGENZA DI FORMAZIONE DEI PREPOSTI E DEI LAVORATORI
Il ruolo dei preposti (capicantiere e capisquadra) è cruciale per garantire nella
realtà quotidiana del cantiere il controllo dei comportamenti e dei rischi di
provenienza anche esterna alla impresa.
Adeguate iniziative formative rivolte a tali figure possono rafforzare la
sensibilità e la capacità di operare in questo senso. Anche la formazione degli
addetti, oltre a quella prevista per legge sui rischi specifici della propria
impresa, può essere implementata ed integrata con conoscenze utili per la
gestione pratica e quotidiana delle interferenze operative derivanti dalla
presenza di più lavorazioni ed imprese.
A tale scopo possono essere velocemente implementate specifiche iniziative.
Considerata peraltro la specificità di queste opere, per cui si è spesso di fronte
a una catena piuttosto complessa di appalti e subappalti, si conferma la
necessità di potenziare il raccordo e l’azione integrata e congiunta della
tradizionale vigilanza in materia di igiene e sicurezza del lavoro con gli
interventi di controllo su regolarità degli appalti, aspetti contributivi,
assicurativi e previdenziali, nell’ambito dell’attività di coordinamento già in atto
da anni tra le pubbliche istituzioni (ASUR, DPL, INAIL, INPS).
3.4) MONITORAGGIO EPIDEMIOLOGICO
Le grandi opere presentano uno scenario caratterizzato dal coinvolgimento di
un numero cospicuo di lavoratori, molti dei quali stranieri.
Vista la numerosità dei soggetti coinvolti, per garantire le condizioni di salute
dei lavoratori, vi è la necessità di istituire una struttura flessibile in grado di
raccogliere, gestire ed elaborare tutte quelle informazioni utili ad assicurare
idonee misure di prevenzione o di intervento sanitario.
Attraverso l’U.O. di Epidemiologia sarà costituito di un sistema di monitoraggio
finalizzato alla valutazione di efficacia degli interventi posti in essere,
attraverso una analisi dei dati infortunistici e di altri parametri di processo e di
esito, sia diretti che indiretti (quali, ad esempio, l’incremento delle prestazioni
erogate dal sistema di assistenza zonale di base e di emergenza – urgenza).
3.5) IGIENE e SANITA’ PUBBLICA
In riferimento all’elevato numero di lavoratori necessari per la realizzazione
delle opere, non residenti nella Regione Marche, e della durata pluriennale dei
cantieri è necessario che nella progettazione dei cantieri stessi siano previsti ed
attentamente studiati gli alloggiamenti, unitamente all’analisi delle modalità
con le quali tali residenze dovranno essere gestite sul territorio. Gli
alloggiamenti dovranno avere dei requisiti igienico sanitari e di sicurezza
appositamente adottati per la realizzazione dei campi base per la costruzione di
grandi opere Pubbliche.
Il contributo del SISP sarà necessario con azioni di informazione, assistenza,
valutazione e vigilanza di tale fase e nel monitoraggio di eventuali rischi per la
popolazione generale derivanti delle cantierizzazioni.
3.6) Igiene alimenti e nutrizione – Servizio Veterinario (SIAOA)
Interventi di vigilanza igienico sanitaria
Incremento dei controlli ufficiali ai sensi del Reg.Ce 882/2004 da parte dei
servizi SIAN e SIAOA sulla struttura dedicata alla preparazione e
somministrazione degli alimenti , mirati all’osservanza delle norme imposte
dai nuovi regolamenti comunitari: rintracciabilità materie prime , rispetto
della catena del freddo, applicazione di corrette procedure di sanificazione degli
ambienti e delle attrezzature e di corrette pratiche di lavorazione.
Intereventi nutrizionali




Su richiesta delle imprese esecutrici le ZZ.TT. forniranno assistenza in
materia di :
predisposizione, verifica e controllo sulle tabelle dietetiche
valutazione della qualità nutrizionale dei pasti forniti in relazione alla
specifica attività lavorativa
attuazione di misure di Sorveglianza Nutrizionale tramite la valutazione
periodica dello stato di
nutrizione dei lavoratori e controllo del
relativo andamento
-4TAVOLO TECNICO
Rappresenta uno strumento che concorre al raggiungimento degli obbiettivi
finali di prevenzione e vedrà coinvolti i rappresentanti delle istituzioni e delle
parti sociali (SPSAL, 118, VVFF, DPL, etc…).
Scopo del suddetto tavolo tecnico è quello di realizzare un efficace scambio
informativo, periodico, e/o a richiesta di una delle parti nelle diverse
circostanze, quali situazioni di pericolo sia per i lavoratori che per la collettività
e l’ambiente, nonché infortuni mortali o gravi.
Nell’ambito del suddetto tavolo le istituzioni pubbliche concorderanno anche le
modalità per il controllo della regolarità e della trasparenza del lavoro.
Inoltre, il tavolo tecnico sarà di ausilio all’attività dei rappresentanti dei
lavoratori per la sicurezza e dei responsabili dei servizi di prevenzione e
protezione (ex DLGS 81/08).
Tra le funzioni principali del suddetto tavolo tecnico è prevista la valutazione
periodica del sistema S.G.I.P. in cantiere predisposto dalla ditta appaltatrice
il quale, nella sua architettura, rappresenta la risultante dinamica di una
POLITICA DELLA PREVENZIONE”, di una “MISSION OPERATIVA”.
Il tutto sarà integrato sia con il Piano di Sicurezza e Coordinamento realizzato
dalla ditta appaltatrice e i vari Piani Operativi di Sicurezza delle ditte subappaltatrici.
-5DURATA DEL PROGETTO
Il progetto avrà una durata complessiva di 3 anni (tre), pari comunque al
tempo di esecuzione delle opere infrastrutturali.
- 6RISORSE UMANE
Il progetto, secondo i rispettivi ruoli e competenze, vedrà coinvolti operatori
afferenti alle varie professionalità di tutti i Servizi ed U.O. dei Dipartimenti di
Prevenzione delle ZZ.TT. interessate.
E’ prevista l’implementazione del personale coinvolto con contratti a progetto
per alcune figure professionali di tipo tecnico e sanitario (ingegnere
geologo,medico,…).
Le professionalità del Dipartimento di Prevenzione potenzialmente coinvolte nel
progetto “GRANDI OPERE” saranno: Medici; Tecnici della Prevenzione;
Assistenti Sanitari; Infermieri Professionali; Amministrativi; Operatori Tecnici;
personale laureato Ingegneristico e Geologico; e eventuali altre figure
professionali i cui si chiederà l’intervento a secondo delle necessità.
La frequenza ed il tipo di interventi previsti nel corso di un arco temporale
unitario di un anno è stato descritto in dettaglio, unitamente ai costi, nella
tabelle che seguono.
Parte dell’attività prevista dal progetto verrà svolta come orario aggiuntivo a
quello di servizio, al fine di non gravare sulle altre attività istituzionali dei
Servizi.
Questo al fine di continuare a garantire gli standard operativi quotidiani previsti
e di competenza del Servizio Sanitario Regionale.
L’esigenza è altresì resa necessaria dallo sviluppo su 24 ore, per sette giorni
settimanali, dei lavori di scavo in galleria, a cui si aggiunge la necessità di
verificare le condizioni igieniche degli accantieramenti e dei baraccamenti negli
orari in cui questi sono effettivamente utilizzati, fuori quindi da quelli che
possono essere gli orari standard della normale attività di servizio.
Gli operatori del Dipartimento della Prevenzione della ZZ.TT. 2, 6 e 10 di
Urbino, Fabriano e Camerino impegnati in questo primo anno di progetto sono:
SPSAL ZT 10
RUOLO PROFESSIONALE
N°
OPERATORI
IMPEGNATI
NOME E COGNOME DEGLI OPERATORI
DIRIGENTE SPSAL
1
Dr.Antonio Barboni
DIRIGENTE MEDICO A CONTRATTO
1
Dr.ssa Nicoletta Orazi
IP/ASS.SANITARI
1
IP Daniele Apo
Tdp Busco Paolo
TdP De Vincenzo Damiana
TdP Palumbo Marco
TECNICI SPSAL
5
Tdp Roscioni Stefano
Tdp Travaglini Giorgio Nicola
ALTRI DIRIGENTI
(SISP, SIAN,SIAOA)
In
attesa
di
individuazione
ALTRI TECNICI
(SISP, SIAN,SIAOA)
Idem c.s.
SPSAL ZT 6
RUOLO PROFESSIONALE
N°
OPERATORI
IMPEGNATI
NOME E COGNOME DEGLI OPERATORI
DIRIGENTE SPSAL
1
Drssa .Anna Maria Colao
DIRIGENTE MEDICO
1
Dr.Gianluca Orfei
IP/ASS.SANITARI
1
Ass.San Morena Alessandroni
Tdp Giuseppe Cenci
TdP Elisabetta Casciola
TdP Eleonora Iezzi
TECNICI SPSAL
Tdp Stefania De Camillis
5
Tdp Laura Romano
ALTRI DIRIGENTI
(SISP, SIAN,SIAOA)
In
attesa
di
individuazione
ALTRI TECNICI
(SISP, SIAN,SIAOA)
In
attesa
di
individuazione
SPSAL ZT 2
RUOLO PROFESSIONALE
N°
OPERATORI
IMPEGNATI
NOME E COGNOME DEGLI OPERATORI
DIRIGENTE SPSAL
1
Dr.Eugenio Carlotti
DIRIGENTE MEDICO
1
Dr.ssa Maria Pia Cancellieri
4
Tdp Giampiero Pieretti
TdP Marco Moreno Mattioli
TdP Giuseppina Paoloni
IP/ASS.SANITARI
TECNICI SPSAL
Ing. Michele Guidi
ALTRI DIRIGENTI
(SISP, SIAN,SIAOA)
ALTRI TECNICI
(SISP, SIAN,SIAOA)
1
SISP
Dott.ssa Maria Teresa Capasso
(Dir.Medico)
SISP
Tdp Gianfranco Cantarini
3
- 9-
SIAOA
Tdp Fabio Faraone
Tdp Bruno Arduini
LE GRANDI OPERE INFRASTRUTTURALI E L’IMPATTO
ECONOMICO SUL SERVIZIO SANITARIO REGIONALE
SOCIO-
La realizzazione delle Grandi Opere Infrastrutturali rappresenta una sicura
opportunità di sviluppo per il territorio marchigiano, con evidenti ricadute
positive in termini di occupazione, di miglioramento e potenziamento
infrastrutturale; tuttavia, facendo tesoro, anche e soprattutto, delle esperienze
di altri Dipartimenti di Prevenzione del diverse regioni italiane, che per prime si
sono confrontati e misurati con simili lavori, occorre sottolineare che opere di
tale importanza determinano altresì un significativo impatto in termini di
accresciuta domanda comva nei confronti del S.S.R.
Particolare attenzione, pertanto, deve essere rivolta alla prevenzione degli
accadimenti
infortunistici, all’igiene e alla sicurezza nei luoghi di lavoro in generale; così
come particolare attenzione deve essere prestata alla prevenzione negli
ambienti di vita quotidiani frequentati dai lavoratori: mensa, uffici, alloggi nel
campo base, luoghi ricreativi; senza dimenticare la qualità/stile di vita che i
lavoratori svolgono.
Obiettivi che si conseguono solo attraverso una serie di azioni preventive,
progettate e mirate per ogni tipologia di lavoro e/o attività ludica/ricreativa;
azioni preventive che a loro volta possono essere solo frutto di un adeguato
progetto regionale capace di portare ad una reale riduzione del rischio alla
fonte.
- 10-
PROGRAMMAZIONE
PREVENTIVA
RISORSE ECONOMICHE COMPUTATE
DELLE
ATTIVITA’
Budget Analitico Previsto per Zona Territoriale Servizi PSAL
Progetto Grandi Opere
Costo Operatore / ora (€)
30
Attività/ Interventi
N° interventi /
anno
N° operatori SPSAL
N° ore / operatore
presenti
1
Sopralluoghi periodici in
cantiere / anno
12
4
6
7.160
2
Rielaborzione della
documentazione a seguito
di sopralluogo
12
4
6
7.160
3
Pronta disponibilità in caso
d'infortuni, incidenti e/o
disastri
4
Simulazioni Emergenze e
interventi di Primo/Pronto
Soccorso e relativa
rielaborazione documentale
4
4
6
2.880
5
Incontri con soggetti della
prevenzione (1-2
quindicinali)
12
4
6
7.640
6
Incontri di confronto con
altre Z.T. (1 ogni 2 mesi)
6
2
6
2.160
7
Incontro con altri servizi
della stessa Z.T. (es.
SISP,...) (1 ogni 2 mesi)
4
2
6
1.440
8
Incontri di INformazione ed
asistenza con lavoratori
( a richiesta o iniziativa almeno 1 ogni 2 mesi)
6
2
6
720
9
Elaborazioni delle ZZ.TT
del manuale e documenti
del S.G.S.
(procedure, check-list,...)
Costo attività
Istituzione di un servizio di pronta disponibilità per il solo Servizio PSAL
10
24
TOTALE
30.120
E
Budget Analitico Previsto per Zona territoriale Altri servizi
Progetto Grandi Opere
Costo Operatore / ora (€)
30
Attività/ Interventi
N° interventi /
anno
N° tecnici prev. altri
N° ore / operatore
servizi
1
Sopralluoghi periodici in
cantiere / anno
4
2
6
1.540
2
Rielaborzione della
documentazione a seguito
di sopralluogo
4
2
6
1.540
3
Incontri con soggetti della
prevenzione
2
2
6
720
4
Incontri di confronto con
altre Z.T.
4
2
6
1.540
5
Incontro con altri servizi
della stessa Z.T. (es.
SISP,...)
4
2
6
1.540
6
Incontri di formazione ed
asistenza con lavoratori
( a richiesta o iniziativa)
3
2
6
1.080
7
Elaborazioni delle ZZ.TT
del manuale e documenti
del S.G.S.
(procedure, check-list,...)
Costo attività
TOTALE
7.960
- 11-
COMPUTO RIEPILOGATIVO DEL FINANZIAMENTO PROGETTO
RIEPILOGO COSTI
FABRIANO
URBINO
CAMERINO
Servizi PSAL
30.120 €
30.120 €
30.120 €
Altri Servizi
7.960 €
7.960 €
7.960 €
TOTALE COMPLESSIVO
113.430 €
- 12-
OBIETTIVI DA PROMUOVERE ATTRAVERSO IL PROGETTO
Per promuovere il miglioramento delle condizioni di igiene e sicurezza sul
lavoro, si è ritenuto necessario, attraverso il progetto elaborato:
1. Favorire la consapevolezza del ruolo dei committenti per promuovere la
sicurezza e la salute dei lavoratori e il lavoro regolare non soltanto
mediante il rispetto formale della norma, ma promuovendo azioni di
informazione ed assistenza a favore di tutto il sistema produttivo
coinvolto nella realizzazione dell’opera, unitamente ad una attività di
supporto alla formazione aziendale;
2. Incrementare la consapevolezza del ruolo dei coordinatori in fase di
progettazione e di esecuzione e delle imprese nella progettazione e nella
gestione della sicurezza, mediante una coerente azione di assistenza
continua da parte del Sistema Pubblico di Prevenzione. Tale attività
consente di condividere, per le fasi di rischio prioritariamente
individuate, le migliori scelte da attuare per il perseguimento delle
condizioni di sicurezza, valutandone altresì l’applicabilità in cantiere.
Questa azione è dettata dalla constatazione che i Piani di Sicurezza e
Coordinamento ed i Piani Operativi per la Sicurezza previsti dalla
normativa vigente (D.lgs. 81/08) vengono spesso predisposti per
adempiere ad un dettato normativo, ma non sempre riescono ad incidere
in maniera sostanziale nella pianificazione della gestione del cantiere
(attività di coordinamento, per la formazione delle maestranze)
vanificandone così parzialmente obiettivi ed efficacia;
3. Favorire lo sviluppo di un rapporto costruttivo e partecipativo con i
lavoratori ed i Rappresentati dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS)
coinvolti nella realizzazione delle opere, mediante la promozione di
un’attività di informazione e formazione continue in collaborazione con
gli enti paritetici costituiti dalla contrattazione collettiva;
4. Monitorare la trasparenza del mercato del lavoro e l’andamento del
fenomeno infortunistico, analizzando gli eventi gravi e/o mortali con
adeguate metodologie (ad esempio il metodo “sbagliando s’impara”);
5. Informare puntualmente le parti sociali sulla progettazione strategica,
anche attraverso il coinvolgimento operativo degli organismi paritetici;
6. Assicurare al personale coinvolto nella realizzazione
standard residenziali e assistenziali adeguati;
delle
opere,
7. Verificare, oltre al rispetto delle condizioni di igiene e sicurezza, anche la
regolarità dei contratti di lavoro avvalendosi di azioni coordinate congli
specifici orgni istituzionali competenti.
- 13REPORT INFORTUNI
Trimestralmente verrà presentato al Tavolo Tecnico l’andamento del fenomeno
infortunistico nei cantieri; ovvero di tutti gli infortuni complessivamente occorsi
e di cui i servizi delle ASL verranno a conoscenza attraverso le denunce INAIL,
i registri ed i near-miss (quasi infortuni) che verranno comunque denunciati
e/o segnalati.
Le imprese per tutti gli infortuni forniranno informazioni dettagliate relative al
cantiere, alla fase, ai giorni totali di inabilità temporanea. Forniranno inoltre le
ore lavorate ed il numero di addetti esposti al rischio.
ALLEGATI
IL SISTEMA DI GESTIONE INTEGRATO DELLA SICUREZZA
Gli infortuni sul lavoro rappresentano un significativo costo per la comunità e
per le aziende: in questo contesto si inquadra la produzione legislativa di
questi ultimi anni che, superata una fase in cui la norma antinfortunistica era
semplicemente “prevenzionistica”, tende ora a “organizzare” la gestione della
sicurezza nell'ottica del coinvolgimento nel processo di tutte le parti
interessate.
Organizzare la Sicurezza significa, oltre ad intraprendere azioni volte al rispetto
delle norme, affrontarne le tematiche secondo i moderni schemi gestionali.
L'eccellenza gestionale presuppone l'ottimizzazione delle condizioni di sicurezza
e salute dell'impresa che può essere ottenuta implementando i sistemi di
gestione sicurezza, i cui requisiti sono fissati dalla norma internazionale OHSAS
18001.
PLAN
partendo dall'analisi e valutazione dei rischi correlati alle attività
svolte, l'azienda definisce una politica per la sicurezza e pianifica le
azioni per raggiungere gli obiettivi prefissati
consiste nell'attuazione e nel funzionamento delle azioni pianificate
secondo le tempistiche definite dalla pianificazione
CHECK
DO
consiste nella verifica del raggiungimento degli obiettivi prefissati e
nell'apertura di azioni correttive in risposta ad eventuali difformità
rispetto a quanto stabilito dalla pianificazione
consiste nel riesame e nella riedizione della politica della sicurezza e/o della
pianificazione per recepire gli obiettivi raggiunti e le difficoltà incontrate nei precedenti
ACT
step. Tale fase rappresenta il punto di arrivo del primo ciclo PLAN - DO - CHECK ACT
Il funzionamento di un sistema di gestione sicurezza (SGS)è rappresentato
dalla ruota di Deming (sotto riportata): Plan, Do, Check, Act.
Proprio nella ciclicità del modello del sistema di gestione sicurezza è insito il
miglioramento continuo – la sicurezza dei lavoratori – la tutela globale
della salute della popolazione.
Un sistema di gestione sicurezza per essere efficiente deve essere
implementato e definito sulla realtà dell'azienda, considerando gli
effettivi margini di miglioramento della sicurezza che devono però conciliarsi
con le imposizioni legislative cogenti in materia.
Adottare un SGS significa disporre di uno strumento per:






conoscere e mantenere sotto controllo gli aspetti della sicurezza
connessi alle attività svolte;
individuare le prescrizioni legali cogenti e recepirle correttamente ed
integralmente;
stabilire e mantenere precise responsabilità;
adottare le procedure necessarie per la gestione operativa della
sicurezza ed il monitoraggio dei fattori di rischio
individuare e soddisfare le necessità e gli obblighi di formazione;
mirare alla riduzione al minimo possibile dei rischi aziendali,
coinvolgendo le parti interessate nel processo di miglioramento.
VANTAGGI di un sistema di gestione sicurezza:
 è uno strumento utile per garantire l'osservanza non solo formale della
miriade di norme giuridiche che regolano la materia assicurando le parti
interessate (Enti di controllo, lavoratori) che tutti gli aspetti legati alla
sicurezza siano gestiti secondo le modalità prescritte dalle leggi vigenti e
secondo le migliori prassi disponibili ;
 consente all'azienda di ottenere risparmi economici e di tempo legati ad
una riduzione degli infortuni, i cui costi, a volte nascosti, possono incidere in
maniera non indifferente, e ad una riduzione della pressione esercitata
sull'azienda da parte degli organi di controllo.
Il sistema di gestione sicurezza può essere integrato con un sistema di
gestione della qualità o ambientale, data la stretta correlazione esistente
tra gli standard ISO 9001, ISO 14001 e OHSAS 18001.
L'applicazione di un Sistema di Gestione della Sicurezza costruito secondo lo
standard OHSAS 18001 incorpora le prescrizioni del D.Lgs. 81/08, rendendone
più efficiente la gestione, ma introducendo la fase del CHECK della ruota di
Deming permette all'azienda di migliorare l'efficacia degli interventi esercitando
una attività di autocontrollo finalizzata al miglioramento e non semplicemente
alla pur doverosa ottemperanza alle leggi.
9.2) SEQUENZA CICLICA DI UN SGSL
Il S.G.I.P. opera sulla base della sequenza ciclica delle fasi di pianificazione,
attuazione, monitoraggio e riesame del sistema, per mezzo di un processo
dinamico.
La capacità del sistema di raggiungere gli obiettivi pianificati deriva
dall’impegno e dal coinvolgimento di tutte le funzioni aziendali e sanitarie, e
soprattutto del livello più elevato. I contenuti delle fasi possono essere più o
meno complessi in ogni singola tipologia di lavoro svolta in cantiere:
- dimensione, natura, attività e relativa complessità dell’organizzazione;
-significatività dei pericoli e rischi presenti, potenziali o residui;
-soggetti potenzialmente esposti.
Le sequenze esemplificative e generalmente applicabili delle fasi, quando lo
S.G.I.P. è a regime, sono:
- stabilire una politica della salute e sicurezza sul lavoro, che definisca gli
impegni generali per la prevenzione dei rischi ed il miglioramento progressivo
della salute e sicurezza a mezzo di idoneo protocollo d’intesa ASUR Marche e
Dittaappaltatrice;
- identificare le prescrizioni delle leggi e dei regolamenti applicabili per mezzo
del Piano di Coordinamento della Sicurezza elaborato dal Coordinatore della
Sicurezza in fase di progettazione;
- identificare tutti i pericoli e valutare i relativi rischi per tutti i lavoratori,
compresi i casi particolari associati con i processi, le attività operative ed
organizzative (comprese le interazioni fra gli addetti), le sostanze e i preparati
pericolosi, ecc.;
- identificare gli altri soggetti potenzialmente esposti (quali, ad es. i lavoratori
autonomi, dipendenti di soggetti terzi ed i visitatori occasionali);
- fissare specifici obiettivi appropriati, raggiungibili e congruenti con gli impegni
generali definiti nella politica;
- elaborare programmi per il raggiungimento di tali obiettivi, definendo priorità,
tempi e responsabilità ed assegnando le necessarie risorse;
- stabilire le modalità più appropriate in termini di procedure e prassi per
gestireprogrammi;
- sensibilizzare le strutture aziendali (ASUR Marche e Impresa appaltatrice) al
raggiungimento degli obiettivi prefissati;
- attuare adeguate attività di monitoraggio, verifica ed ispezione per
assicurarsi che il sistema funzioni;
- avviare le opportune azioni correttive e preventive in funzione degli esiti del
monitoraggio;
- effettuare un periodico riesame per valutare l’efficacia e l’efficienza del
sistema nel raggiungere gli obiettivi fissati dalla politica della salute e sicurezza
nonché per valutarne l’adeguatezza rispetto sia alla specifica realtà aziendale
che ai cambiamenti interni/esterni modificando, se necessario, politica ed
obiettivi della salute e sicurezza, tenendo conto dell’impegno al miglioramento
continuo.
Il “S.G.I.P. può essere rappresentato, ad esempio, secondo lo schema generale
sotto riportato.
9.3) LA POLITICA PER LA SICUREZZA E SALUTE SUL LAVORO
La politica per la salute e la sicurezza sul lavoro (in seguito siglata SSL)
dovrebbe essere definita e documentata dal vertice aziendale nell'ambito della
politica generale dell'azienda appaltatrice.
La politica indica la visione, i valori essenziali e le convinzioni sul tema della
SSL e serve a definire la direzione, i principi d'azione e i risultati a cui tendere
ed esprime l’impegno del vertice aziendale nel promuovere nel personale la
conoscenza degli obiettivi, la consapevolezza dei risultati a cui tendere,
l’accettazione delle responsabilità e le motivazioni.
La politica aiuta a dimostrare verso l’interno:
- l’impegno dell’azienda alla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori
verso l’esterno, che:
- esiste un impegno concreto dell’azienda in tema di salute e sicurezza sul
lavoro;
- si privilegiano le azioni preventive;
- l’organizzazione aziendale tende all’obiettivo del miglioramento continuo.
La politica per la SSL dovrebbe includere tra l’altro:
- l’impegno al rispetto della legislazione e degli accordi applicabili alla SSL;
- l’affermazione che la responsabilità nella gestione della SSL riguarda l’intera
organizzazione aziendale, dal Datore di Lavoro sino ad ogni lavoratore,
ciascuno secondo le proprie attribuzioni e competenze;
- l’impegno a considerare la SSL ed i relativi risultati come parte integrante
della gestione aziendale;
- l‘impegno al miglioramento continuo ed alla prevenzione;
- l’impegno a fornire le risorse umane e strumentali necessarie;
- l’impegno a far sì che i lavoratori siano sensibilizzati e formati per svolgere i
loro compiti in sicurezza e per assumere le loro responsabilità in materia di
SSL;
- l’impegno al coinvolgimento ed alla consultazione dei lavoratori, anche
attraverso i loro rappresentanti per la sicurezza;
- l’impegno a riesaminare periodicamente la politica stessa ed il sistema di
gestioneattuato;
- l’impegno a definire e diffondere all’interno dell’azienda gli obiettivi di SSL e i
relativi programmi di attuazione.
Nel definire o aggiornare la politica di SSL si dovrebbe tener conto:
- dell’attività svolta e della dimensione dell’intera opera;
- della natura ed il livello dei rischi presenti;
- della tipologia dei contratti di lavoro;
- dei risultati dell’analisi iniziale o del monitoraggio successivo.
9.4) PIANIFICAZIONE
La concretizzazione della politica passa attraverso un processo di pianificazione
che porta alla formulazione di uno specifico piano nell’ambito dello S.G.I.P.
La pianificazione per la SSL dovrebbe essere coerente con il sistema generale
di gestione aziendale adottato.
I metodi utilizzati per pianificare il raggiungimento degli obiettivi di SSL
dovrebbero essere gli stessi utilizzati per pianificare il raggiungimento degli
altri obiettivi dell’azienda (per es. commerciali, tecnologici, opportunità di
mercato, costi aziendali, gestione del personale, ecc.). In questo ambito si
dovrebbe tendere a che le procedure organizzative/operative necessarie alla
gestione della attività dell’azienda vengano integrate dalle componenti di salute
e
sicurezza
necessarie
senza
creare
duplicazioni
e
parallelismi.
I requisiti chiave del processo di pianificazione da tener presenti dovrebbero
essere i seguenti:
- definizione e graduazione degli obiettivi finalizzati al mantenimento e/o al
miglioramento del sistema;
- determinazione, preferibilmente al momento della definizione degli obiettivi,
dei criteri di valutazione idonei a dimostrare l’effettivo raggiungimento degli
obiettivi;
- predisposizione di un piano per il raggiungimento di ciascun obiettivo
contenente anche le mete intermedie, ove necessarie, l’individuazione delle
figure/strutture coinvolte nella realizzazione del piano stesso e l’attribuzione
dei compiti e delle responsabilità relative;
- definizione delle risorse necessarie, comprese quelle economiche;
- previsione delle modalità di verifica dell’effettivo ed efficace raggiungimento
degli obiettivi.
Questa pianificazione dovrebbe tener conto:
- delle attività lavorative ordinarie e straordinarie, comprese le situazioni di
emergenza;
- delle attività di tutto il personale (inclusi lavoratori con contratto atipico,
fornitori, visitatori, ecc.), che ha accesso al luogo di lavoro e/o ha interferenza
con le attività lavorative svolte;
- delle strutture, dei luoghi e dei metodi di lavoro, delle macchine, degli
impianti, delle attrezzature, delle sostanze utilizzate, sia che siano quelle
proprie dell’azienda sia che vengano fornite da terzi;
- delle modalità più adeguate per presidiare i processi aziendali così da
prevenire le inefficienze nonché individuare e pianificare le attività di modifica
organizzativa, strutturale, procedurale, produttiva, tecnologica, tenendo conto
delle esigenze di tutela della SSL.
9.5) STRUTTURA E ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA
9.5.1) IL SISTEMA DI GESTIONE
L’Azienda appaltatrice dovrebbero strutturare il S.G.I.P seguendo i contenuti
espressi nel documento, di politica di SSL che l’azienda stessa ha definito.
Un sistema di gestione della SSL dovrebbe possedere le seguenti
caratteristiche:
- essere parte del sistema di gestione generale dell’impresa;
- contenere la struttura organizzativa, le responsabilità, le pratiche, le
procedure, i processi, le risorse per realizzare la sua politica per la
salute e sicurezza sul lavoro;
- essere adeguato alle attività svolte, alla dimensione aziendale, alla
natura ed alle dimensioni dei rischi presenti in azienda.
9.5.2) DEFINIZIONE DEI COMPITI E DELLE RESPONSABILITÀ
Le responsabilità devono essere definite chiaramente in coerenza con lo
schema organizzativo e funzionale dell’ASUR Marche e dell’azienda
appaltatrice.
Nella definizione dei compiti organizzativi e operativi della direzione aziendale,
dei dirigenti, dei preposti e dei lavoratori, dovrebbero essere esplicitati e resi
noti anche quelli relativi alle attività di sicurezza di loro competenza nonché le
responsabilità connesse all’esercizio delle stesse,ed i compiti di ispezione,
verifica e sorveglianza in materia di SSL.
Inoltre dovrebbero essere documentate e rese note a tutti i livelli aziendali le
funzioni ed i compiti del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione
e degli eventuali addetti, del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza e
degli addetti alla gestione delle emergenze, nonché i compiti e le responsabilità
del Medico competente.
9.5.3) COINVOLGIMENTO DEL PERSONALE
L’efficace gestione della SSL richiede il sostegno e l’impegno dei
dipendenti e le conoscenze e l’esperienza dei lavoratori sono una
risorsa necessaria allo sviluppo di un S.G.I.P.
Necessita definire modalità adeguate per realizzare il coinvolgimento
dei lavoratori e/o dei loro rappresentanti ed in particolare per attuare:
- la consultazione preventiva in merito alla individuazione
valutazione dei rischi ed alla definizione delle misure preventive;
e
- riunioni periodiche da effettuarsi con frequenza e modalità che
tengano conto della particolarità dei lavori in corso d’opera.
Può essere opportuno, in relazione alle esigenze ed alla struttura
aziendale,
realizzare
forme
di
coinvolgimento
utilizzando
prioritariamente le riunioni previste per la gestione aziendale o anche
attraverso gruppi o comitati di analisi e discussioni su particolari temi
di SSL.
Altro ulteriore possibile mezzo di coinvolgimento può essere la
raccolta di osservazioni e commenti sulle misure preventive adottate,
sulla organizzazione del S.G.I.P., sulle procedure ed i metodi di lavoro.
Tali osservazioni e commenti possono essere utilizzati, anche in fase di
riesame del S.G.I.P.
9.5.4) FORMAZIONE, ADDESTRAMENTO, CONSAPEVOLEZZA
Necessita definire e mantenere attive le modalità per assicurare che il
personale sia ad ogni livello consapevole:
- dell’importanza della conformità delle proprie azioni rispetto alla politica ed ai
requisiti del S.G.I..P;
- delle conseguenze che la loro attività ha nei confronti della SSL;
- delle possibili conseguenze dovute ad uno scostamento da quanto fissato in
materia di SSL.
Nel S.G.I.P. lo svolgimento di compiti che possono influenzare la SSL dovrebbe
richiedere adeguata verifica di competenza del personale addetto.
La competenza è definita in termini di adeguata formazione, addestramento
e/o esperienza. L'azienda si dovrebbe attivare affinché i lavoratori e i loro
rappresentanti siano sufficientemente competenti per partecipare realmente al
funzionamento del SGSL e dovrebbe incoraggiare questa loro partecipazione.
Necessita organizzare la formazione e l'addestramento secondo i fabbisogni
rilevati periodicamente, anche attraverso la consultazione dei lavoratori e dei
loro rappresentanti.
9.5.5) COMUNICAZIONE, FLUSSO INFORMATIVO E COOPERAZIONE
La circolazione delle informazioni all’interno dell’azienda è un elemento
fondamentale per garantire livelli adeguati di consapevolezza ed impegno
riguardo alla politica adottata in tema di SSL.
Il principio che dovrebbe ispirare la realizzazione del flusso informativo è quello
della cooperazione tra tutti i soggetti interessati, interni e/o esterni all’impresa.
La cooperazione si dovrebbe realizzare in una cultura aziendale che dia
risonanza al flusso informativo tramite la partecipazione attiva di tutto il
personale aziendale ed in particolare di tutti i lavoratori.
Maggiore è la condivisione delle informazioni e la partecipazione attiva alla
gestione del sistema, maggiore sarà la probabilità di prevenire gli infortuni e le
malattie correlate al lavoro.
Il processo di comunicazione ed informazione è essenziale per far partecipare il
personale e coinvolgerlo nel SGSL e nel raggiungimento degli obiettivi fissati
per dare attuazione alla politica aziendale di SSL.
La direzione dovrebbe definire ed attuare efficaci modalità di comunicazione su
politiche, obiettivi, programmi e risultati, dovrebbe incoraggiare il ritorno di
informazione in materia di SSL e la comunicazione interpersonale per
migliorare gli aspetti relazionali.
Pertanto il personale dovrebbe essere:
- consultato, anche attraverso i suoi rappresentanti, sulle questioni afferenti la
SSL e soprattutto quando sono previsti cambiamenti che influenzano la SSL,
oltre che nella successiva fase di attuazione;
- informato su chi ed in quale misura detiene responsabilità per la SSL e chi
sono i soggetti che hanno incarichi specifici inerenti la SSL in azienda.
A questo scopo si dovrebbe realizzare:
1) una adeguata comunicazione interna per sviluppare la cooperazione fra tutti
i livelli aziendali, finalizzata alla raccolta e diffusione delle informazioni,
realizzando una corretta raccolta e diffusione (dall’alto verso il basso e dal
basso verso l’alto) di informazioni pertinenti, attraverso l’utilizzo di strumenti
adeguati in funzione delle specifiche esigenze e dimensioni dell’impresa;
2) un’opportuna comunicazione esterna rivolta:
- al personale esterno (committenti, fornitori, collaboratori esterni);
- al pubblico (clienti, visitatori, soggetti interessati);
- alle autorità;
3) la diffusione della politica della salute e sicurezza aziendale.
9.5.6) DOCUMENTAZIONE
La documentazione è uno strumento organizzativo importante che consente ad
una azienda la gestione nel tempo delle conoscenze pertinenti alla specifica
realtà produttiva anche con l’obiettivo di contribuire alla implementazione ed al
monitoraggio del sistema gestionale per la salute e la sicurezza aziendale.
La documentazione dovrebbe essere tenuta ed aggiornata al livello necessario
richiesto per mantenere il sistema efficiente ed efficace, in modo che la
documentazione sia funzionale al sistema ma non lo condizioni.
Le attività di consultazione, coinvolgimento, informazione e formazione del
personale dovrebbero essere documentate e registrate.
Un buon sistema di gestione della documentazione raggiunge un giusto
equilibrio tra la necessità di raccolta, fruibilità ed archiviazione del maggior
numero di dati e quella del loro aggiornamento.
La documentazione aziendale risponde alle esigenze di conoscenza per
sviluppare e mantenere un sistema di gestione efficiente, in modo semplice e
snello.
Per documentazione si intende almeno:
- leggi, regolamenti, norme antinfortunistiche attinenti l’attività dell’azienda;
- regolamenti e accordi aziendali;
- manuale del SGSL, se esiste;
-quella
richiesta
dalla
normativa
vigente
in
materia
di
SSL;
-manuali, istruzioni per l’uso di macchine, attrezzature, DPI forniti dai
costruttori;
- informazioni sui processi produttivi;
- schemi organizzativi;
- norme interne e procedure operative;
- piani di emergenza.
Dovrebbero essere stabilite, in funzione delle caratteristiche aziendali, modalità
riguardanti la gestione della documentazione, modalità che contengano, tra
l’altro, le seguenti indicazioni:
- l’eventuale figura incaricata della gestione del sistema documentale;
- i tempi di conservazione (rinnovo) della documentazione;
- il collegamento tra la gestione della documentazione e i flussi informativi
interno ed esterno all’azienda;
- i contenuti e la forma (supporti elettronici, cartacei, audiovisivi).
Tale documentazione può essere raccolta unitariamente oppure facilmente
recuperabile al bisogno, anche mediante soluzioni informatiche adeguate.
9.5.7) INTEGRAZIONE DELLA SALUTE E SICUREZZA NEI PROCESSI
AZIENDALI E GESTIONE OPERATIVA
L’integrazione nei processi aziendali della tutela della salute e sicurezza
rappresenta il cuore di un sistema di gestione della prevenzione nei luoghi di
lavoro perché è la fase dell’applicazione sul campo delle scelte di politica e
organizzazione aziendale descritte nei paragrafi precedenti.
Per dare attuazione a quanto dichiarato nella politica di SSL il sistema di
gestione della sicurezza dovrebbe, pertanto, integrarsi ed essere congruente
con la gestione complessiva dell’impresa.
In ogni processo aziendale si dovrebbero determinare, non solo i rischi e le
conseguenti misure prevenzionali, ma anche l’influenza che lo svolgimento di
tale processo ha sulle problematiche di SSL di tutti i processi correlati e sul
funzionamento del S.G.I.P. e sul raggiungimento degli obiettivi prefissati.
L’Azienda appaltatrice dei lavori dovrebbe assicurare:
1. che tutte le componenti aziendali siano sensibili ed attive rispetto agli
obiettivi di SSL;
2. che sia evitata la duplicazione di sforzi e spreco di risorse;
3. che siano adeguate, chiare e definite le responsabilità di SSL ;
4. che venga promossa la collaborazione tra tutti i lavoratori;
5. che le decisioni prese tengano conto degli effetti sulla SSL;
6. che la valutazione dei risultati raggiunti dal personale e dalle strutture
aziendali tenga conto anche delle prestazioni fornite in materia di SSL.
L’azienda dovrebbe definire anche modalità per:
- individuare i propri processi e le loro correlazioni ed influenze reciproche;
- analizzare e studiare soluzioni per eventualmente modificare i processi stessi
o le loro modalità di correlazione per raggiungere gli obiettivi di SSL e/o per
migliorare l’efficienza e l’efficacia del SGSL.
L’Azienda appaltatrice, avendo identificato le aree di intervento associate agli
aspetti di SSL in linea con i suoi obiettivi e traguardi dovrebbe esercitarne una
gestione operativa regolata.
In particolare dovrebbe:
- evidenziare le misure di prevenzione e protezione (compresi gli aspetti
organizzativi e relazionali) e le interrelazioni tra i vari soggetti e processi
aziendali che hanno influenza sulla SSL;
- definire “chi fa che cosa”;
- definire i metodi di gestione per garantire il raggiungimento degli obiettivi
prefissati.
L’azienda dovrebbe stabilire ed aggiornare:
- procedure per affrontare situazioni difformi rispetto alla politica ed agli
obiettivi fissati definendo nelle stesse i criteri operativi;
- procedure che riguardino gli aspetti di SSL significativi inerenti l’acquisizione
di beni e servizi impiegati dall’azienda, comunicando le opportune informazioni
a fornitori ed appaltatori;
- procedure per la gestione delle emergenze.
L’azienda dovrebbe riesaminare e revisionare in base all’esperienza acquisita,
le sue procedure, in particolare dopo che si è verificata un’emergenza.
L’azienda dovrebbe individuare e definire anche, sulla base di quanto fissato
per il raggiungimento degli obiettivi di salute e sicurezza e per il funzionamento
del SGSL, precise disposizioni alle funzioni aziendali interessate in materia di:
- assunzione e qualificazione del personale;
- organizzazione del lavoro e delle postazioni di lavoro;
- acquisto di attrezzature, strumentazioni, materie prime, sussidiarie e di
consumo;
- manutenzione normale e straordinaria;
- qualificazione e scelta dei fornitori e degli appaltatori.
- 10 RILEVAMENTO
E
ANALISI
DEI
MIGLIORAMENTO DEL SISTEMA
RISULTATI
E
CONSEGUENTE
10.1) MONITORAGGIO INTERNO DELLA SICUREZZA
Uno S.G.I.P., come ogni sistema di gestione, prevede una fase di verifica del
raggiungimento degli obiettivi ed una fase di verifica della funzionalità del
sistema stesso.
Dovrebbero, quindi, essere previsti almeno due livelli di monitoraggio.
- 1° Livello
Le modalità e le responsabilità del monitoraggio del raggiungimento degli
obiettivi dovrebbero essere stabilite contestualmente alla definizione, in sede di
pianificazione, delle modalità e responsabilità della gestione operativa.
Questo livello di monitoraggio è svolto generalmente dalle risorse interne della
struttura, sia in autocontrollo da parte dell'operatore, sia da parte del preposto
ma può comportare, per aspetti specialistici (ad esempio per verifiche
strumentali) il ricorso ad altre risorse interne o esterne all’azienda.
E' bene, altresì, che la verifica dei provvedimenti di natura organizzativa e
procedurale relativi alla SSL venga realizzata dai soggetti già definiti in sede di
attribuzione delle responsabilità (in genere si tratta di dirigenti e preposti).
- 2° Livello
Il monitoraggio sulla funzionalità del sistema (verifica ispettiva interna) ha lo
scopo di stabilire se il sistema è conforme a quanto pianificato, è
correttamente applicato, mantenuto attivo e consente di raggiungere gli
obiettivi.
Il monitoraggio di funzionalità dovrebbe consentire al vertice aziendale
l’adozione delle decisioni strategiche di propria competenza, quali ad esempio
l’adeguamento della politica.
Il personale ASUR che parteciperà alle verifiche dovrà essere adeguatamente
formato ed addestrato.
10.3) PIANO DEL MONITORAGGIO
I provvedimenti tecnici organizzativi e procedurali di prevenzione e protezione
realizzati dall'azienda, gli obiettivi di SSL pianificati, nonché il SGIP stesso,
dovrebbero essere sottoposti a monitoraggio pianificato.
L’impostazione di un piano di monitoraggio si dovrebbe sviluppare attraverso:
- la pianificazione temporale delle verifiche (frequenza);
- l'attribuzione di compiti e di responsabilità dell'esecuzione dei monitoraggi;
- la descrizione delle metodologie da seguire;
- le modalità di segnalazione delle eventuali situazioni di non conformità.
Necessita, inoltre, stabilire le modalità di trattamento delle non conformità
tramite l'attribuzione di autorità, responsabilità e risorse necessarie per
intervenire tempestivamente. Tali modalità dovrebbero tenere conto della
necessità di individuare cause, eventualmente connesse alla struttura del
sistema, delle non conformità per la definizione delle opportune azioni
correttive.
10.4) RIESAME DEL SISTEMA
Dopo la conclusione del ciclo di monitoraggio interno, si deve sottoporre a
riesame le attività del sistema di gestione della sicurezza per valutare se il
sistema sia adeguatamente attuato e si mantenga idoneo al conseguimento
degli obiettivi e della politica della sicurezza stabilita dall’azienda.
Argomenti tipici del riesame possono essere:
 statistiche infortuni
 risultati dei monitoraggi interni
 azioni correttive intraprese
 rapporti sulle emergenze (reali o simulate)
 rapporti dal responsabile designato dalla direzione sulle prestazioni
complessive del sistema
 rapporti sulla efficacia del sistema di gestione
 rapporti sulla identificazione dei pericoli e sulla valutazione e controllo dei
rischi.
In conclusione del riesame, oltre a valutare lo stato di conseguimento
degli obiettivi già fissati, alla luce dei risultati forniti dal monitoraggio
del sistema, della esecuzione delle azioni correttive e preventive e
delle eventuali modifiche della situazione, dovrebbe stabilire nuovi
obiettivi
e
piani,
nell’ottica
del
miglioramento
progressivo,
considerando l’opportunità di modificare la politica, le procedure o
eventuali altri elementi del sistema.
- 11 DIVULGAZIONE DEI RISULTATI DEL SISTEMA ALL’ESTERNO
(REGIONE MARCHE; ORGANIZZAZIONI DI CATEGORIA)
11.1 PUBBLICAZIONE DEI DATI SU
REGIONALE);
APPOSITO
SITO
(AZIENDALE E/O
11.2 PUBBLICAZIONE APPOSITE BROCHURE;
11.3 ORGANIZZAZIONE DI GIORNATA DI STUDIO CON LE ORGANIZZAZIONI
DI CATEGORIA;
11.4 IL RESPONSABILE DEL PROGETTO COME REFERENTE MEDIATICO
DEL PROGETTO.
- 12 FINANZIAMENTO DEL PROGETTO
(BOZZA ESLICATIVA E DI DETTAGLIO)
E’ di fondamentale importanza che il finanziamento del progetto abbia
una revisione e relativa ri-capitalizzazione a cadenza annuale; al fine
di permettere un attento e mirato riesame del sistema ed una mirata
rivalutazione dello stesso e relativa ri-pianificazione delle attività da
promuovere per l’anno successivo.
Il finanziamento del progetto è previsto entro il 31 maggio di ogni
anno, a partire dal 31 maggio 2006 per un numero pari a tre anni (in
via preventiva), con l’opzione di un prolungamento dei termini, ovvero
fino alla ultimazione dei lavori.
Il finanziamento dell’intero progetto sarà bacino unico da ripartirsi, su
predisposizione e firma del Responsabile del Progetto, in quattro distinti Budget
pro-attività, ovvero:




SPSAL
ISP
SIAN
SAOA
Il piano programmatico di ogni budget, e relativa preventiva capitalizzazione
delle attività (personale e tecniche), sarà a cura del Responsabile del progetto
da preventivarsi entro e non oltre il 30 aprile di ogni anno.
Il Sistema, nel suo complesso, NON prevede fuori budget, ovvero tutte
le attività pianificate e messe al budget sono le uniche e sole coperte
da finanziamento.
NOTA
L’IMPEGNO DI SPESA ANNUO PREVENTIVATO PER LO SVOLGIMENTO
DEL PROGETTO, COMPRENSIVO DI SPESE FISSE E SPESE VARIABILI E’
COSI’ ARTICOLATO:
Spese fisse
- attività extra-oraria del personale
- materiali ed attrezzature
Spese variabili
- spese residue del tipo ordinarie e straordinarie
Allegati
Mod. 02 - P.SGIP 03
CHECK LIST SPSAL
Rev. 01 del 22.01.07
RiSCHI/TEMATICHE /ATTIVITA’ che saranno verificate:
1.
Documento di Valutazione dei Rischi (generale)
2.
Luoghi di lavoro
3.
Attrezzature di Lavoro / Macchine / Impianti
4.
Dispositivi di Protezione Individuale (DPI)
5.
Movimentazione Manuale dei Carichi
6.
Agenti Fisici (Rumore)
7.
Agenti Fisici (Vibrazioni
8.
Attrezzatura munite di Videoterminali
9.
Amianto
10.
Agenti Cancerogeni e Mutageni
11.
Agenti Chimici
12.
Atmosfere Esplosive
13.
Agenti Biologici
14.
Sovraccarico Biomeccanico degli Arti Superiori
15.
Nomina e Formazione RSPP
16.
Nomina e Formazione RLS
17.
Rischio Incendio
18.
Utilizzo Esplosivi
19.
Nomina Medico Competente
20.
Sorveglianza Sanitaria
21.
Cassetta di Primo Soccorso / Pacchetto di Medicazione
22.
Piano di Emergenza
23.
Certificato Prevenzione Incendi (C.P.I.)
24.
Sopralluogo degli ambienti di lavoro da parte del Medico Competente ed RSPP
25.
Riunione Annuale DL, RSPP, MC, RLS
26.
Dichiarazione di Conformità Impianto Elettrico e Impianto di Messa a Terra
27.
Verbali di denuncia dell’Impianto di Messa a Terra
28.
Verbali di verifica periodica dell’Impianto di Messa a Terra
29.
Verbale di Denuncia degli Apparecchi di Sollevamento
30.
Verbali di Verifica trimestrale di funi e catene negli Apparecchi di Sollevamento
31.
Denuncia di spostamento degli Apparecchi di Sollevamento
32.
Formazione ed Informazione dei lavoratori
33.
Notifica Preliminare ed Aggiornamenti
34.
35.
Piano di Sicurezza e Coordinamento (PSC)
(parte inerente le attività di:
- posa centine;
- attività inerenti la cantierizzazione stradale;
Piano Operativo di Sicurezza (P.O.S.)
(parte inerente le attività di:
- posa centine;
- attività inerenti la cantierizzazione stradale;
36.
Autorizzazione Ministeriale all’Uso di Ponteggi Metallici (se utilizzati)
37.
Piano di Montaggio Uso e Smontaggio dei Ponteggi Metallici (PIMUS)
38.
Attestati di Formazione degli Addetti al Montaggio Uso e Smontaggio dei Ponteggi
Metallici e dei Lavori con Fune
39.
Verifica Procedure di Lavoro
Al termine dell’audit verrà effettuata una riunione di chiusura che vedrà
partecipare gli operatori del Servizio PSAL presenti in qualità di Auditor e i
referenti aziendali per le tematiche trattate, o persone incaricate dal Datore di
Lavoro.
Nota:
il presente programma viene inviata all’Azienda/Cantiere per informarla circa lo
sviluppo delle attività, delle tempistiche di attuazione e del personale coinvolto.
Nel caso vi fosse la necessità da parte dell’Azienda di apportare modifiche al
programma, si prega di comunicarle almeno ___ giorni prima della data di
esecuzione dell’audit.
Distinti saluti
Il Responsabile del Servizio
PIANO
AUDIT PROGRAMMATO
Data Emissione: _____________ ;
Mod. 01 - P.SGIP 03
Data Audit: _____________ ;
Lead Auditor: ____________________________
Auditor:
X
SPSAL Z.T. _________ ;
□ SIAN Z.T. _________ ;
□ SISP Z.T. _________ ;
□ SIAOA Z.T. _________ ;
____________________________
Auditor:
____________________________
Auditor:
____________________________
Auditor:
____________________________
Alla c.a. del ____________________
in qualità di _____________________
dell’Azienda________________________ ;
(Fax: ______)
In data _____________, alle ore _____ gli auditors del Servizio sopra indicato
saranno presenti presso la Vs. Azienda / Cantiere al fine di verificare la
conformità dell’organizzazione aziendale, dei luoghi di lavoro, tipologie di
lavoro svolte, metodologie adottate, in riferimento alle specifiche competenze
del Servizio indicente l’Audit.
ESTENSIONE:
L’audit si svilupperà:
□
in tutti i luoghi e per tutte le attività dell’Azienda/Cantiere;
X
nei seguenti luoghi e per le seguenti attività dell’Azienda/Cantiere:
____Cantiere stradale aree ingresso/uscita galleria;
____Operazioni di posa delle centine;
PERSONE COINVOLTE:
Per l’esecuzione dell’audit si richiede la presenza di:
□ Datore di lavoro ;
□ Medico Competente ;
X RSPP ;
X RLS ;
X
X
X
Consulente ;
Capo Cantiere;
CSE;
□ Responsabile HACCP;
□ ____________________;
□ ____________________;
□ ____________________;
□ ____________________;
DOCUMENTI DI RIFERIMENTO
X
□
□
X
Norme vigenti in materia di igiene e sicurezza del lavoro;
Norme vigenti in materia di igiene degli alimenti e della nutrizione;
Norme vigenti in materia di igiene e sanità pubblica;
Norme UNI EN 19011 per l’esecuzione dell’audit.
IDENTIFICAZIONE DEI COMPONENTI DEL GRUPPO DI VERIFICA
L’audit sarà svolto dalle seguenti persone con le rispettive qualifiche:
Nome e Cognome Auditor
Qualifica
□ Dirigente Medico; □ TdP; □ ………………….
□ Dirigente Medico; □ TdP; □ ………………….
□ Dirigente Medico; □ TdP; □ ………………….
□ Dirigente Medico; □ TdP; □ ………………….
□ Dirigente Medico; □ TdP; □ ………………….
N.B.
Per ulteriori informazioni o eventuali comunicazioni potete contattare il ns.
Servizio nella persona dell’______________ al numero di telefono
____________.
Distinti Saluti
Il Responsabile del Servizio
PROGETTO DI FORMAZIONE:
PROCEDURE OPERATIVE PER LA
GESTIONE DEI LETAMI
PROVENIENTI DA ALLEVAMENTI
ZOOTECNICI
AREA VASTA MONTANA
Asur Marche ZZ.TT.:
n° 2 Urbino
n° 6 Fabriano
n° 10 Camerino
PROCEDURE OPERATIVE PER LA GESTIONE DEI LETAMI PROVENIENTI DA
ALLEVAMENTI ZOOTECNICI
FORMAZIONE DEL LETAME
Negli allevamenti bovini, equini ed ovi-caprini presenti nel territorio di competenza,
caratterizzati per la quasi totalità dal sistema di stabulazione mista: “fissa e
semibrado“, viene utilizzata la paglia o altro materiale ligneo- cellulosico per la
lettiera.
Negli
allevamenti intensivi invece esistono diverse possibilità di raccolta delle
deiezioni che, in base al trattamento subito possono essere equiparate al letame o
meno. In particolare può essere considerato letame:
la lettiera a fine ciclo utilizzata negli allevamenti avicoli e cunicoli allevati a terra;
le deiezioni adeguatamente essiccate;
Le deiezioni sufficientemente essiccate, eventualmente miste al materiale di lettiera,
sprechi alimentari ( fieno, foraggio ), acque degli abbeveratoi ecc., costituiscono “il
letame”.
Le caratteristiche fisiche del letame dipendono in larga misura dalla qualità e dalla
quantità del materiale di lettiera utilizzato e dal sistema di stoccaggio interno o
esterno che preveda una sufficiente disidratazione ed un’adeguata maturazione.
CARATTERISTICHE AGRONOMICHE DEL LETAME
Le funzioni svolte dai letami in ambito agricolo sono principalmente due: quella
nutrizionale e quella strutturale.
La prima funzione si esplica con la messa a disposizione delle colture dei nutrienti in
forma prontamente solubile ( forma minerale ), mentre la seconda funzione
permette di migliorare la fertilità fisica del terreno ( ammendante ).
La quantità utile per la fertilizzazione, normalmente prevista in 30-40 t/ha di terreno,
deve essere calcolata ponendo attenzione in via prioritaria, per gli aspetti nutrizionali,
alla efficienza dell’Azoto somministrato in relazione al tipo di coltura trattato.
L’utilizzatore è comunque obbligato al rispetto dei limiti stabiliti dalle normative vigenti
sulla protezione delle acque dall’inquinamento.
RACCOLTA DEL LETAME IN CONCIMAIE
La necessità di provvedere ad una raccolta del letame nelle concimaie poste a servizio
degli allevamenti, deriva principalmente dalle seguenti esigente:

abbattimento della carica microbica;

impossibilità di effettuare lo spandimento in certi periodi dell’anno per
l’impraticabilità del terreno, presenza di colture in avanzato stato vegetativo o
assenza, per un lungo periodo dell’anno, di colture in grado di utilizzare l’azoto
presente nel letame da somministrare.
Oltre a tali esigenze di carattere agronomico, organizzativo ed igienico-sanitario,
la legislazione vigente impone l’obbligo di disporre di idonei contenitori per liquami e
platee per letame, impermeabili, di capacità tale da contenere le deiezioni prodotte in
relazione alla tipologia e quantità di capi allevati ed al tipo di stabulazione praticata.
E’ possibile derogare dall’obbligo della concimaia nei casi in cui il sistema di
allevamento preveda l’utilizzo di lettiera permanente, che viene rimossa a fine ciclo,
ovvero altri sistemi di stoccaggio/disidratazione/maturazione delle deiezioni posti
all’interno delle strutture o in strutture funzionalmente collegate.
Nel caso venga utilizzata la classica concimaia, si ritiene congruo un
dimensionamento della stessa che consenta un periodo di maturazione del
letame di almeno 120 giorni prima dell’utilizzazione.
Per ottenere un buon livello di disinfezione della massa di letame, al fine di prevenire
la diffusione di microrganismi nell’aria, è necessario che il cumulo abbia un elevato
rapporto superficie esterna/volume e mantenga una elevata porosità al fine di
ottimizzare l’ingresso dell’aria e raggiungere le temperature caratteristiche della fase
termofila, che permettono una disinfezione di tipo biofisico e biochimico.
ACCUMULO TEMPORANEO DI LETAME NEI CAMPI
Fatte salve le prescrizioni ed i vincoli previsti dalla normativa specifica in materia
ambientale, urbanistica e sanitaria, è fatto divieto di utilizzare il letame:

su strade e sentieri, su superfici di drenaggio, su avvallamenti o pendii;

nelle superfici non interessate dalla attività agricola;

nelle aree boschive ( escluse le colture legnose a rapido accrescimento );

nelle aree di cava ove non ripristinate all’uso agricolo;
L’accumulo temporaneo di letame in campagna, non si configura come
stoccaggio e rientra nella normale pratica agronomica a condizione che:

non avvenga in zone o aree
approvvigionamenti idro-potabili
( D.Lgs. 152/99 );
di
tutela
assoluta
e
di
rispetto
degli

avvenga dopo adeguata maturazione ( almeno 120 giorni ) e sia palabile;

venga depositato in modo ordinato;

venga riparato dalle precipitazioni atmosferiche con telo
impermeabile o semipermeabile ), adeguatamente ancorato;

non venga accumulato in terreni gelati, innevati o su terreni saturi o con
ristagni d'acqua;
protettivo
(

sia evitato il ruscellamento degli eventuali percolati nel reticolo scolante
mediante formazione di un solco perimetrale o di un argine di contenimento;

sia rispettata una distanza di almeno 50 metri da abitazioni di terzi, attività
produttive ( artigianali, industriali, commerciali, direzionali ), da zone deputate
alla presenza di persone ( es. scuole, parchi gioco ecc. ), 10 metri da strade e
almeno 20 metri da corsi d’acqua, salvo diverse disposizioni normative
specifiche;

non sia ripetuto sullo stesso sito per almeno due annate agrarie consecutive;

il letame non permanga nel campo per un periodo superiore al 1° ciclo
vegetativo utile e comunque per un periodo non superiore ai 120 giorni.
Nel caso di letame molto secco ( capre, pecore, cavalli ), dal quale non defluiscono
liquidi percolati, si può anche evitare la copertura, sotto la responsabilità
dell’agricoltore.
Il presente regolamento non si applica alla concimazione con il letame degli orti
privati; in tal
caso le operazioni non dovranno dare comunque origine ad
inconvenienti igienico sanitari originati dalle emissione odorigene ed eccessiva
proliferazione di insetti., per questo è necessario che ciascun utilizzatore provveda
all’immediato interramento del letame dopo lo spargimento e, se accumulato, dovrà
essere adeguatamente coperto con terreno, telo di nailon o adeguato strato di paglia.
TRASPORTO
Fatto salvo il rispetto del codice stradale, il trasporto deve essere effettuato con idonei
contenitori a tenuta stagna (o resi tali) e coperti, nelle prime ore del mattino,
evitando possibilmente i centri abitati e percorrendo la strada più breve e meno
trafficata. Nei mesi di luglio e agosto è fatto comunque divieto di attraversamento
dei centri abitati. In casi eccezionali il Sindaco può autorizzare l’attraversamento del
centro abitato fissando caso per caso i tempi e le modalità al fine di non creare disagio
ai cittadini.
MODALITA’ DI SPANDIMENTO
Il letame, dovrà essere di norma immediatamente interrato, salvo diverse indicazioni
derivanti dalle buone pratiche agronomiche.
CARICO AMMISSIBILE
Il carico massimo degli effluenti zootecnici applicabile alle aree adibite ad uso agricolo
in termini di azoto totale per ettaro e per un anno è di 340 kg.
Per le aree vulnerabili, che saranno individuate ai sensi della direttiva 676/91 CEE
dalla regione Marche e dalla Provincia di Pesaro-Urbino, i limiti massimi di azoto per
ettaro e per anno, sono fissati in 170 kg, elevabili a 210 kg nei primi 4 anni di
applicazione del presente regolamento.
I suddetti limiti per le aree vulnerabili possono essere superati nel caso di doppia
coltura ad elevato assorbimento di azoto, purchè sia dimostrata, attraverso un piano
di utilizzazione agronomica.
Fermo restando il rispetto del limite di 340 kg. di azoto per ettaro, il piano agronomico
deve prevedere la corretta utilizzazione dei reflui ed adottare misure idonee ad evitare
rischi di inquinamento delle acque.
NORME DI SALVAGUARDIA
Sino alla designazione delle aree vulnerabili ai sensi della Direttiva 697/91 CEE da
parte delle competenti Amministrazioni, nei Comuni in deroga per le caratteristiche
delle acque destinate al consumo umano per il parametro nitrati e di cui al D.P.R.
236/88, i carichi massimi di effluenti zootecnici applicabili al terreno agricolo sono
fissati in kg. 170 di N totale per anno.
I Progetti elencati rappresentano possibili interventi già strutturati, da implementare
nelle singole Zone Territoriali afferenti all’ Area Vasta Montana.
Lo svolgimento di tali attività progettuali risulta possibile solo grazie all’
implementazione di nuove risorse e di maggiore personale.