Antico e Nuovo Mondo: un viaggio geografico ed estetico
Programma
G. Mameli
“Inno degli Italiani”
Brass Ensemble del Conservatorio “L. Marenzio”
Oscar Rieding
Concerto in si minore per violino e orchestra d’archi op.35
Allegro moderato
Andante
Allegro moderato
Ensemble d’archi del Conservatorio “L. Marenzio”
Valerio Scarano, violino
Mario Castelnuovo-Tedesco Tarantella op.87
Serena Saloni, chitarra
Joaquin Rodrigo
Fandango
Michele De Vincenti, chitarra
Mauro Giuliani
Polacca n.3 op.137
Serena Saloni e Michele De Vincenti, chitarre
Marcel Tournier
Tatiana Alquati, arpa
La Dance du Moujik
Robert Schumann
Due Romanze op.94
Federico Verzeletti, oboe
Lucia Grassi, pianoforte
Francis Poulenc
Sonata per clarinetto e pianoforte
Allegro tristemente
Romanza
Allegro con fuoco
Fulvio Capra, clarinetto
Kuniko Kumagai, pianoforte
Sergej Prokof’ev
dalla Sonata in do maggiore op.56 per due violini
Andante cantabile
Allegro
Debora e Letissia Fracchiolla, violini
Johann Sebastian Bach
O Jesus Christ, mein’s leben Licht, Cantata n.118
(trascrizione di Robert King)
Tyman Susato
Sei Danze da “The Dancerye”
La Mourisque
Bransle quatre Bransles
Ronde
Basse danse Bergeret
Ronde – Mon Amy
Pavane Battaille
Brass Ensemble del Conservatorio “L. Marenzio”
Sergio Malacarne, Samuele Rosa, Riccardo Bertoli, Pierluigi Taddeucci, trombe
Arianna Casarotti, Fulvio Ottelli, corni
Domenico Brancati, Simone Bergamini, Giulia Concari, tromboni
Stefano Bioni, tuba
Giovanni Sora, direttore
Plastic People
Omaggio all’arte di Frank Zappa nel settantesimo anniversario della nascita
Daniele Richiedei, violino
Gabriele Rubino, clarinetti e sax contralto
Emanuele Maniscalco, pianoforte
Giacomo Papetti, contrabbasso
Michele Carletti, batteria
Un viaggio intorno al mondo in undici tappe. Così potrebbe sintetizzarsi un programma che spazia tra
Antico e Nuovo Mondo, con una carrellata di opere differenti per stile, impronta, destinazione strumentale,
collocazione geografica e intenzione comunicativa.
Il tedesco di nascita Oskar Rieding (1840-1918) firma il piccolo Concerto che apre la selezione. Una pagina
che per la sua semplicità di fondo si presta all’esecuzione di un giovanissimo violinista, come spesso accade.
Il Concerto, che fu pubblicato a Bruxelles nel 1909, riflette il gusto di uno strumentista-compositore che si
realizzò in una discorsività lineare, senza complicazioni intellettuali.
Con Castelnuovo-Tedesco, fiorentino di nascita ma scomparso negli Stati Uniti (1895-1968) ci si sposta in
un’area di maggior consistenza poetica. La Tarantella per chitarra, strumento al quale egli dedicò cospicue
energie, risale al 1936. Tre anni dopo, il maestro sarebbe emigrato per sfuggire alle persecuzioni razziali
(era di famiglia ebrea), e nella nuova patria avrebbe sviluppato una notevole attività come compositore di
colonne sonore cinematografiche, avendo come discepoli musicisti illustri come Henry Mancini, Jerry
Goldsmith e John Williams.
Il maestro spagnolo Rodrigo (1901-1999) cui si deve uno dei pezzi per chitarra più celebri del Novecento (il
Concierto de Aranjuez), è invece l’autore del Fandango. Questo titolo, che riprende quello di una tipica
danza iberica seicentesca, lascia però sviluppare uno stile ricercato e sfuggente agli schemi, esito di
un’acuminata sensibilità. Altro rilevante interprete della chitarra fu il nostro Mauro Giuliani (1781-1829),
che riuscì nell’intento di ritagliarsi uno spazio, del tutto meritatissimo, nella grande Vienna musicale. La sua
Polacca per due chitarre è solo la punta di un mastodontico iceberg produttivo che a questo strumento
deve gran parte della sua vasta dimensione.
Dalla Francia proviene poi Marcel Tournier (1879-1951), che invece trovò nell’arpa la ragione di gran parte
del suo impegno compositivo, condito con un consistente coefficiente di ricerca tecnica. La Dance du
Moujik (per moujik s’intende “contadino russo”), è una breve pagina datata 1932, facente parte di una serie
di descrittive Images, nella quale il vitale virtuosismo della scrittura diviene aspetto caratteristico,
abbinandosi ad una trasparente sonorità, aspetto che perfettamente riflette il gusto d’Oltralpe.
Uno dei principi del Romanticismo tedesco, Robert Schumann, con le sue brevi e delicate Romanze per
oboe e pianoforte (1849) è quanto separa Tournier dal suo conterraneo Poulenc (1899-1963), che nella
tarda Sonata per clarinetto e pianoforte (1962) unisce spirito ridente e commozione, leggerezza e
profondità, immagine di una Francia che si riflette nella modernità senza raffreddarsi negli intellettualismi.
Altro rappresentante del Novecento il russo Prokof’ev, che unisce l’agilità all’energia in un linguaggio
sempre fortemente lirico ma non rinunciante alle durezze. La Sonata per due violini (scritta in Francia nel
1932) miscela gli opposti in un disegno a tratti ruvido, astratto, ma vitale.
Infine: all’ensemble di ottoni spetta un ritorno all’antico, con il Rinascimento danzante del tedescoolandese Susato (1510-1570 circa) unito ad un lavoro sacro di Bach; mentre il quintetto conclusivo ricorda
la figura, assai controversa ma geniale, dell’americano Frank Zappa (1940-1993), capace di fondere generi
diversi con sorprendente originalità, in un beffardo e critico Nuovo Mondo estetico nel quale convergono,
ripensati, molti echi di generi diversi.