Antonio Valente, architetto, scenografo e costumista teatrale e

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Antonio Valente, architetto, scenografo e costumista teatrale e
cinematografico italiano è nato a Sora (Frosinone) il 14 luglio 1894.
Laureatosi alla scuola superiore d'architettura di Roma, subito dopo la I
guerra mondiale si recò per cinque anni a Parigi dove realizzò le scene
di alcuni sketches d'avanguardia su testi di A. Aniante. Fu per due anni
a Berlino,approfondendo lo studio della scenotecnica e
dell'illuminotecnica. Tornato a Roma entrò al Teatro degli Indipendenti di Bragaglia.
A Venezia diresse una compagnia di balletti italo-russi, con intenti d'avanguardia, con i
quali sperimentò un tipo di scene mutabili a vista mediante effetti di luci colorate. Per
temperamento portato alla "rivoluzione permanente", Valente potè riallacciarsi alla
tradizione senza dimenticare le proprie origini, come dimostrò nell'ardita concezione
scenografica de "L'opera da tre soldi" di Brecht. Valente oppose alla scena dipinta la
scena costruita, con la sua spazialità tridimensionale. Suo il merito di aver progettato i
Carri di Tespi, teatri popolari itineranti. Svolse una considerevole attività come scenografo
di prosa e d'opera. Vincitore nel 1930 di un concorso nazionale, progettò un grande teatro
drammatico di Stato da erigere su un'area di 5.000 metri quadrati nella zona di Castro
Pretorio a Roma (la cui costruzione si attende ancora...). Fondò gli stabilimenti
cinematografici di Tirrenia, ha svolto l'attività di architetto in Italia e all'estero, in Turchia,
Romania, Venezuela. Ha partecipato a importanti mostre di scenografia a New York,
Vienna, Berlino, Dusseldorf, Parigi, Venezia e Roma.
Ha collaborato a riviste di scenotecnica teatrale e cinematografica e all'enciclopedia dello
spettacolo.Sulle scene liriche, dalla Scala all'Opera di Roma, al Maggio musicale
fiorentino, legò il proprio nome a Puccini (Madama Butterfly), a Verdi (Falstaff) e a
Strawinsky (Edipo Re). Valente ha collaborato a numerosi film come scenografo: Camicia
Nera, Villafranca di G. Forzano, La vedova di G. Alessandrini, La peccatrice di A. Palermi.
Ma il contributo più importante di Valente al cinema è stato la realizzazione del Centro
Sperimentale di Cinematografia appositamente ideato per una scuola modello e un centro
studi per l'insegnamento tecnico-artistico cinematografico. Valente realizzò per la prima
volta in Italia un complesso organico, completo di tutte le strutture necessarie. Valente
propone una palestra razionale, attrezzata in tutte le necessarie componenti, realizzata nel
1936 sull'area prospiciente Cinecittà e dove lo stesso artista tenne cattedra di
scenotecnica e scenografia fino al 1968. Valente Valente concepisce la struttura in modo
tale che ogni elemento fosse organicamente collegato ad altre situazioni, in un rapporto di
continua integrazione. Per il Centro sperimentale di Cinematografia egli progetta e realizza
una costruzione di circa 5.000 mq, comprendente l'edificio scolastico centrale sviluppato
attorno ai due cortili e i teatri di posa dotati degli elementi più moderni e pratici per la
lavorazione e per l'insegnamento tecnico, artistico e di produzione. Nel progetto iniziale si
accede all'edificio tramite la scalinata e l'ampio porticato di facciata. Il primo fabbricato
accoglie sul piano rialzato una piccola sala di proiezione.
La costruzione del Centro di Antonio Valente Una mattina del lontano giugno 1934 fui dal
dott. Luigi Chiarini, allora Commissario della Scuola di recitazione presso l'Accademia di
S. Cecilia, invitato a passare al suo ufficio: mi parlò subito con entusiasmo da neofita della
costruzione di una scuola modello per l'insegnamento tecnico-artistico cinematografico,
sollecitandomi lo studio e l'esecuzione del progetto di massima.
A quel tempo si affacciavano problemi di rinnovamento del teatro e più ancora del cinema,
con conseguente necessità di formare nuovi e più larghi quadri di artisti, tecnici, addetti
alla produzione, i quali potessero essere immessi gia preparati nell'industria
cinematografica. La zona scelta si presentava sopraelevata di 6 o 7 metri rispetto al
terreno circostante, ma nuda e senza neppure un arboscello però la posizione sua
dominante mi dava una segreta gioia di aver scelto bene e già lo vedevo animarsi da vasti
lineari manufatti collegati da patii e viali alberati in cui pini messi a dimora qua e là si
sarebbero stagliati solennemente nel cielo e avrebbero inquadrato anche dal fondo,
sull'orizzonte, la bruna corona dell'antico acquedotto romano […]
Su questa zona, dunque alquanto ridotta, ma sempre abbastanza vasta, progettai il Centro
Sperimentale di Cinematografia, il primo nel mondo come importanza ed efficienza.Voglio
dire che se anche allora vi siano state sporadiche scuole teatrali, queste si limitavano
sempre alla sola branca di recitazione impartita a pochi allievi, servendosi spesso, come
sedi, di piccoli teatri in disuso o di sale più o meno vaste. Mai però era stato sino allora
creato un complesso costruttivo così vasto e complesso come il nostro Centro, che
istituiva corsi completi per tutte le branche: tecniche, artistiche, di produzione , e che oltre
all'insegnamento poteva dedicarsi attraverso i moderni laboratori, all'uopo istituiti, alle
ricerche ed alle esperienze necessarie per i nuovi apporti tecnici interessanti a migliorare
l'industria cinematografica.
Ebbe infatti subito grande risonanza anche all'estero: immediatamente altre nazioni ci
copiarono l'iniziativa e molte furono le visite meravigliate degli stranieri interessati. Vollero
visitarlo, vederlo in funzione, e debbo confessare che anche personalmente mi pervennero
spesso richieste di foto, grafici del progetto, dall'Egitto, dalla Francia, dalla Rumenia, dalla
Polonia. Questo fu, al suo nascere, il battesimo più ambito del Centro Sperimentale di
Cinematografia. […] Antonio Valente architetto cine - teatrale e la progetazione del
complesso polifunzionale del Quadraro Le fasi di sviluppo del Centro Sperimentale dagli
anni trenta agli anni ottanta Sin dal giugno 1934 Luigi Chiarini, allora Commissario
straordinario della destituenda Scuola Nazionale di Cinematografia, aveva incaricato
l'architetto Antonio Valente di studiare il progetto di massima per un modello di scuola
organica e multidisciplinare, articolata fra sperimentazione pratica e preparazione
culturale. Il progetto viene presentato una prima volta nel dicembre 1936. I lavori iniziano
presumibilmente alla fine del 1937 e all'inizio dell'anno accademico 1939-1940 la scuola si
installa nei locali definitivi di via Tuscolana, inaugurati il 16 gennaio 1940 con la visita
ufficiale del Duce che, nell'occasione, definisce il Centro come "la premessa
indispensabile, ma già realizzata, per raggiungere il primato della Cinematografia italiana."
Il Centro Sperimentale è infatti una delle prime scuole di cinematografia nel mondo,
soprattutto per la sua concezione architettonica, diversificata nelle funzioni ed efficiente.
Per il Centro Sperimentale di Cinematografia Valente progetta e realizza una costruzione
di circa 5.000 mq, comprendente l'edificio scolastico centrale sviluppato attorno ai due
cortili e i teatri di posa. Nel progetto iniziale si accede all'edificio tramite la scalinata -che
segue I'orografia del terreno -e l'ampio porticato di facciata. Il primo fabbricato accoglie sul
piano rialzato: una piccola sala di proiezione; un'ampia aula collettiva; una grande sala di
recitazione; il gabinetto scientifico di ottica con il relativo laboratorio di sviluppo e stampa
fotografica e guardaroba; il gabinetto scientifico di scenografia con annesso laboratorio e i
reparti per il disegno e per l'esecuzione di piccoli plastici; lo spogliatoio per i generici
seguito dai camerini per gli attori muniti di bagno e sala trucco; il bar; un magazzino per
mobili e attrezzi; un teatro di posa per la lavorazione artistica delle scene; locali per
decoratori, stuccatori e miniaturisti; un grande locale per il parco fotoelettrico; un secondo
teatro di posa; i camerini per le attrici muniti di sala trucco e bagno e seguiti dallo
spogliatoio per i generici; un'aula per i figurinisti con annesso laboratorio e ambienti per la
coloritura delle stoffe, gli essiccatori, ecc.; il gabinetto scientifico del sonoro con i relativi
laboratori e guardaroba (a); la biblioteca; la segreteria; gli uffici della direzione con la sala
d'aspetto, l'archivio, la segreteria. Nel seminterrato sono dislocati: un laboratorio
fotografico di sviluppo e stampa con camere oscure; la palestra di danza con annessi
spogliatoi e docce ; due cineteche per conservare nuovi e vecchi film di cui il corso di
Storia del Cinema oppure la Direzione Generale per la Cinematografia si sarebbero potuti
servire per scopi didattici; salette di esercitazione per il montaggio con moviola Prevost e
relativi camerini studio per gli allIevi registi; la sartoria; una grande sala-tipo di proiezione
capace di 250 posti e dotata di una cabina a doppio posto per film sonori a passo normale;
la sala di sincronizzazione dotata di recording e mixer; il parcheggio macchine. Per
rispondere alle specifiche esigenze della scuola il progetto del 1936 subisce alcuni
ampliamenti e modifiche prima dell'inizio dei lavori. Sul prospetto principale, al di sopra del
porticato d'ingresso, è aggiunto un Salone per le Conferenze. Nella prospettiva di attivare
nel Centro un'autonoma produzione coinvolgendo gli allievi e permettendo loro di fare
pratica professionale nella lavorazione vera e propria dei film, su suggerimento di Blasetti,
vengono cambiati i reparti di lavorazione. I due piccoli teatri di posa di metri 7x30x15
ciascuno adibiti esclusivamente all'insegnamento, sono sostituiti da un unico grande teatro
di metri 15,30x50x25 (alla sommità delle capriata raggiunge i 20 metri d'altezza), dotato di
un parco lampade di circa duecento unità. Il Teatro n. 1, uno dei più grandi allora nel
mondo. Su progetto di Valente nascono il Teatro n. 3 di m. 48x22 43 e, per fini didattici, il
Teatro n. 2. In un secondo momento, presumibilmente nella seconda metà degli anni
Quaranta, vengono costruiti all'esterno dell'edificio principale appositi cellari per la raccolta
sistematica delle pellicole cinematografiche infiammabili 48 e, a pochi metri, la mensa
della casa di produzione Universalia, a pianta circolare e tetto a pagoda. La funzione
specifica di qualsiasi struttura non è, mai studiata e progettata come elemento isolato,
bensì come elemento organicamente collegato ad altre sistemazioni, in un rapporto di
continua integrazione. Seguendo il filo di questo discorso per cui tutto è concepito
secondo la logica del rapporto uomo-ambiente (sia esso di lavoro, svago, impegno,
cultura, quotidiana abitazione), Valente sposta progressivamente la propria attenzione
dall'architettura per il cinema all'architettura civile all'urbanistica. Il Centro Sperimentale di
Cinematografia può essere considerato la sintesi delle capacità tecniche e artistiche di
Antonio Valente.
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