ELISA BURRI LA COSTRUZIONE DELLA MENTE COSCIENTE Dalla teoria alle testimonianze INDICE Introduzione La concezione della costruzione della coscienza secondo le neuroscienze moderne: gli “ingredienti” e le tappe fondamentali (stato di veglia, immagini/mappe, proto-sé, sé nucleare e sé autobiografico) Il corpo come fondamento della mente dotata di coscienza Brevi cenni di neurofisiologia. La formazione di configurazioni neurali o mappe. Il concetto di connettività tra le varie parti del cervello La costruzione della mente cosciente La costruzione del sé e i suoi tre stati: proto-sé, sé nucleare e sé autobiografico Vivere con la coscienza Le conseguenze del sé capace di riflessione Espressioni della coscienza nella storia Il processo di Norimberga: testimonianza della presa di coscienza dell’eccidio degli ebrei da parte dell’imputato Hans Frank nel corso di una conversazione con lo psicologo del carcere La coscienza della malattia mentale nell’arte Frammenti di lettere di Vincent Van Gogh al fratello Theo riguardo la presa di coscienza della sua malattia Testimonianza di coscienza da parte di un malato psichico Poesia scritta da un malato psichico sulla percezione e presa di coscienza della sua malattia INTRODUZIONE Lo straordinario studio sui sogni di Sigmund Freud lo aveva portato alla conclusione che i processi mentali e il concetto stesso di mente sono molto più ampi e complessi della coscienza e sono il risultato di un processo avvenuto nel corso di milioni di anni di evoluzione biologica. Oggi le neuroscienze confermano una visione della mente e della coscienza complessa ed evoluzionistica. La costruzione della mente cosciente avviene a partire da due “ingredienti” fondamentali, lo stato di veglia e le immagini, ai quali si aggiunge un terzo elemento grazie al quale il cervello costruisce la coscienza, il sé. Le ipotesi di studio attuali suggeriscono che il sé viene costruito per gradi. Alla base c’è il proto-sé, definito come “lo stadio più semplice [che] emerge dalla parte del cervello che rappresenta l’organismo”. Esso è costituito da immagini che descrivono aspetti del corpo e che generano i sentimenti primordiali. Il proto-sé non ha consapevolezza di ciò che è, ma ha la capacità di giungere a riconoscere ciò che lo distanzia dal mondo esterno. Successivamente viene ad instaurarsi una relazione tra l’organismo e ogni parte cerebrale rappresentante un oggetto da conoscere; ciò attraverso cui tale relazione è descritta sono immagini e sentimenti, ed ecco che nasce così il sé nucleare. Quando, infine, il proto-sé interagisce con l’esperienza vissuta o con il futuro anticipato, che non rappresentano altro che oggetti, viene a costituirsi il sé autobiografico, come conseguenza di una pulsazione del sé nucleare precedentemente formatosi. Con il completamento di questi tre stadi del sé è stato possibile “generare la soggettività all’interno della mente e […] soddisfare i requisiti della coscienza”. Antonio Damasio, attualmente uno tra i maggiori studiosi delle teorie della mente cosciente, sostiene che “la coscienza offre un’esperienza diretta della mente, ma l’agente dell’esperienza è un sé, ovvero un informatore interno e imperfettamente costruito, non un osservatore esterno attendibile”. IL CORPO COME FONDAMENTO DELLA MENTE DOTATA DI COSCIENZA Il concetto principale sul quale si basa la teoria della costruzione del cervello cosciente è che il corpo è il fondamento della mente dotata di coscienza e che le fondamenta della coscienza sono costituite dall’insieme di immagini che descrivono gli aspetti più stabili delle funzioni corporee. Questi ultimi sono rappresentati nel cervello sottoforma di mappe. L’unità strutturale e funzionale del tessuto nervoso, detta neurone, concorre a generare la mente all’interno di un organismo. Il neurone è una cellula estremamente eccitabile, formata da un corpo cellulare nucleato e da prolungamenti citoplasmatici: numerosi dendriti e un assone. I dendriti hanno il compito di ricevere informazioni da altre cellule e trasmetterle al pirenoforo (corpo cellulare del neurone); l’assone, essendo composto da strati contenenti mielina, è un ottimo conduttore che venendo a contatto con altri neuroni, può trasmettere degli impulsi nervosi attraverso messaggi neurochimici. Tra le caratteristiche principali del neurone di grande importanza è la capacità di registrare i cambiamenti dell’ambiente circostante. La maggior parte dei neuroni si trova nel sistema nervoso centrale, organizzati in piccoli circuiti microscopici che combinandosi fra loro danno origine a circuiti sempre più estesi. La mente emerge nel momento in cui l’attività dei piccoli circuiti viene organizzata in grandi reti, dando origine ad una configurazione temporanea che rappresenta oggetti ed eventi che si trovano al di fuori del cervello, nel corpo o nel mondo esterno. Queste configurazioni neurali, definite mappe o immagini, vengono elaborate all’interno del cervello, a livello corticale e subcorticale. Per esempio, a livello corticale lavorano sull’ingresso di input provenienti dai recettori sensoriali periferici, mentre a livello subcorticale operano sulle afferenze provenienti dal corpo. Le mappe sono il prodotto della registrazione degli stimoli provenienti sia dall’interno del corpo che dall’interazione e dall’esperienza con il mondo esterno; essendo l’uomo in continuo movimento, il cervello è costantemente impegnato nella creazione di mappe temporanee, “tracciate, ritracciate e sovrascritte, a velocità fulminea”, che riflettono l’incessante cambiamento esterno. Le configurazioni costituiscono quello che l’uomo conosce come esperienze visive, uditive, tattili, gustative e anche come piacere e dolore. L’immagine che ne viene generata assume nella mente una maggiore o minore rilevanza a seconda del valore che un individuo attribuisce ad un certo evento. LA COSTRUZIONE DELLA MENTE COSCIENTE La mente è un continuo fluire di informazioni che concorrono alla costruzione della conoscenza arricchita dalla percezione della persona/organismo in cui la mente sta operando. La coscienza può quindi essere definita come “uno stato della mente in cui vi è conoscenza della propria esistenza e di quella dell’ambiente circostante”, cioè uno stato della mente al quale è stato aggiunto un processo del sé. La creazione della mente è un’attività alla quale prendono parte in modo non uniforme diverse parti del cervello che, oltre a costruire mappe, sono in reciproca relazione fra loro grazie ad un meccanismo chiamato “connettività”. Questo meccanismo permette un elevato e complesso scambio e sincronizzazione di segnali che consentono a tutti gli elementi di uno stimolo di rimanere uniti anche durante l’elaborazione a livello cerebrale. Gli stati mentali coscienti sono possibili solo quando ci si trova in uno stato di veglia e durante il sogno e sono caratterizzati dall’avere sempre un contenuto, con specifiche qualità derivate dalla provenienza (vedere, piuttosto che udire, toccare, ecc.) e dal fatto di contenere un aspetto del sentire. Prima di entrare nella complessità del processo di costruzione della mente cosciente propongo un breve scenario che ci aiuterà poi a comprendere i passaggi teorici. Sdraiata in riva al mare sto ascoltando Strawberry fields forever mentre osservo una mamma che aiuta il suo bambino nei primi passi sulla sabbia. Mi viene alla mente mia mamma che racconta i miei primi passi. Mi sto godendo l’immagine ma living is easy with eyes closed, misunderstanding all you see mi cattura. Mi identifico nel lasciarsi andare nell’immaginazione. Squilla il telefono e, improvvisamente, ritorno al presente e ogni altra cosa svanisce. Per comprendere come la coscienza affiora è necessario addentrarsi nella comprensione della relazione che si instaura fra l’organismo e un “oggetto-da-conoscere”, e in come sono rappresentati nel cervello l’organismo, l’oggetto e la relazione. Come descritto in precedenza, tutte e tre queste componenti sono costituite da immagini grazie alla capacità del cervello di tracciare mappe. Le immagini che rappresentano l’organismo hanno una speciale caratteristica, quella di essere sentite, in modo spontaneo e naturale. Esse sono definite sentimenti corporei primordiali , precursori di tutti i sentimenti, compresi i sentimenti delle emozioni. Il proto-sé, ovvero questi sentimenti primordiali del corpo, è presente spontaneamente nel cervello durante lo stato di veglia e nel momento in cui incontra un oggetto ne viene modificato: è questo il passaggio intermedio necessario alla costruzione del sé nucleare. Quello che viene aggiunto al semplice processo della mente nel divenire mente-cosciente, è che il cervello oltre a produrre una serie di immagini che riguardano gli eventi e le relative emozioni che li hanno accompagnati, introduce nella mente un nuovo elemento, il protagonista, il “me materiale” al quale gli eventi stanno accadendo, dando così l’avvio alla soggettività. Dice Damasio: “il sé affiora nella mente sotto forma di immagini che narrano senza soluzione di continuità la storia di questi coinvolgimenti”. Queste “narrazioni” vengono arricchite nel cervello, grazie al fatto di essere dotato di memoria, linguaggio e ragionamento, generando così un protagonista ben definito, il sé autobiografico. Il sé autobiografico comprende l’intero orizzonte della storia passata e recente della persona, i ricordi, le esperienze della vita e i progetti per il futuro, i ricordi che descrivono le esperienze emozionali più raffinate comprese quelle spirituali, le esperienze sociali alle quali la persona ha preso parte. Il sé autobiografico si muove tra due poli, l’essere esplicito, dando luogo alla mente cosciente o, al contrario rimanere dormiente, si potrebbe dire restare lontano dalla coscienza accessibile. Quando un’esperienza vissuta viene ricostruita oppure nella esperienza presente ridiventa, in un certo senso, “attuale”, sia che ci sia o meno una elaborazione cosciente, la sua sostanza viene rivalutata e riorganizzata e gli eventi acquistano un nuovo peso emozionale. Attraverso questo processo si può dire che la storia della persona viene “riscritta”. Questo lavoro di ricostruzione può avvenire anche durante il sogno. In termini neurologici, nella costruzione del sé autobiografico, il cervello raggruppa ricordi biografici in modo che ciascuno di essi possa essere poi trattato come singolo oggetto. A sua volta ogni oggetto biografico può modificare il proto-sé e produrre una “pulsazione” del sé nucleare che, a ruota, genera un corrispondente sentimento di conoscenza e di rilevanza dell’oggetto stesso. L’apparato neurale attua nello stesso tempo un meccanismo del sé nucleare ed uno di coordinazione, il primo localizzato nella corteccia cerebrale, l’altro nel tronco encefalico. VIVERE CON LA COSCIENZA “La coscienza venne, vide e vinse. Poi fiorì rigogliosa e adesso sembra sia qui per restare.” Dunque, anche la coscienza ha avuto un’evoluzione, arricchendosi nel tempo di ulteriori ruoli oltre a quello principale, che consiste nella gestione delle funzioni vitali (regolazione della fisiologia corporea). Inoltre la coscienza ha garantito lo sviluppo della conoscenza, che assieme allo sviluppo della memoria, del ragionamento e del linguaggio sono alla base delle funzioni più alte dell’uomo: la scelta e la pianificazione. Nella realtà molte azioni non avvengono sulla base di un’elaborazione cosciente, ma pare che siano comunque sotto il controllo della coscienza. Infatti, durante l’infanzia e l’adolescenza, si va lentamente costruendo una coscienza che viene però trasferita in una sorta di server, che permetterà lo svolgersi di azioni non coscienti ma sotto il controllo della coscienza (risposte e decisioni “automatiche”). Al contrario, alcune scelte (e le azioni che ne seguono) sono soggette a una deliberazione cosciente. questioni molto importanti della vita, come anche comportamenti di tipo morale, implicano una riflessione sulla conoscenza. La deliberazione cosciente è proprio una riflessione sulla conoscenza. Le scelte vengono elaborate in uno spazio mentale “offline”, che ha il sopravvento sulla percezione esterna, perché il cervello non potrebbe allo stesso tempo riuscire a gestire queste due funzioni contemporaneamente. La deliberazione cosciente avviene sotto la guida del sé costruito su un’autobiografia, su un’identità definita. Il processo ha inizio con la riflessione seguita dalla simulazione e dalla verifica all’interno della mente cosciente. La sfera degli appetiti e dei desideri può talvolta avere il sopravvento sulle componenti coscienti e anche su quelle non coscienti, come avviene in chi fa uso di sostanze o altri aspetti che creano dipendenza. In quei casi “riuscire a dire no richiede una lunga preparazione cosciente”. I concetti di controllo cosciente e non cosciente sono importanti nelle questioni che riguardano il comportamento sociale e il comportamento morale dell’uomo, preso come singolo o come collettività. ESPRESSIONI DELLA COSCIENZA NELLA STORIA Guardando alla storia, è sconvolgente il grande consenso alla follia di Adolf Hitler che ha portato all’eccidio di cinque milioni di persone di religione ebraica. Durante il processo di Norimberga contro i criminali nazisti credo sia particolarmente emblematica la testimonianza offerta da Hans Frank, avvocato del Partito nazionalsocialista tedesco e governatore della Polonia durante la seconda guerra mondiale. Nel corso della sua permanenza in cella in attesa del processo, Frank confessa allo psicologo americano della prigione di Norimberga, G. M. Gilbert, che cosa lo ha spinto a comprendere il dramma dell’olocausto e, successivamente, a dichiararsi pentito. “Sa qual è stato il fatto decisivo che mi ha spinto a espiare la mia colpa? Pochi giorni fa ho letto la notizia che il dottor Jacobi, un avvocato ebreo di Monaco, uno dei migliori amici di mio padre, è stato eliminato ad Auschwitz. Quando Hoess ha testimoniato di aver eliminato 2,5 milioni di ebrei, ho compreso che era l’uomo che aveva ucciso a sangue freddo l’amico di mio padre, un uomo onesto, retto, gentile, anziano, insieme a milioni di altri innocenti, e io non avevo fatto nulla per fermarlo! Certo, io non ho ucciso nessuno, ma le cose che ho detto, insieme alle cose che Rosenberg ha detto, hanno reso possibile il genocidio!” LA COSCIENZA DELLA MALATTIA MENTALE NELL’ARTE Un esempio di presa di coscienza della malattia mentale è costituito dall’artista olandese Vincent Van Gogh. I medici di Van Gogh gli avevano diagnosticato un’epilessia, ma analisi più recenti sulla sua personalità fanno pensare che egli fosse affetto da una psicosi, nello specifico da schizofrenia. Una persona molto legata a Van Gogh era suo fratello Theo, il quale viveva però distante da Vincent. Per questo motivo tra i due si era avviato un regolare rapporto epistolare. Nelle lettere spedite tra il 1889 e il 1890, anno della sua morte da suicida, l’artista inizia a parlare col fratello della malattia di cui è affetto, dimostrando una forte presa di coscienza rispetto ad essa. In alcune di queste lettere si esprime così rispetto alla malattia: “Per conto mio stai certo che non avrei proprio scelto la follia se si fosse trattato di scegliere, ma quando si ha una faccenda del genere … è una malattia come un’altra … sento perfettamente che allora ero in uno stato moralmente e fisicamente malato. Nel mio intimo sento che ciò lavorava dentro già da tempo, e che gli altri, notando dei sintomi di deviazione, abbiano avuto naturalmente dei timori più fondati della sicurezza che io credevo di provare come persona normale, il che non era vero.” “Durante la crisi mi sento vile per l’angoscia e la sofferenza, più vile di quanto sarebbe sensato sentirsi, ed è forse questa viltà morale che, mentre prima non mi faceva provare nessun desiderio di guarire, ora mi fa mangiare per due, lavorare molto, e risparmiarmi nei miei contatti con gli altri malati per timore di ricadere. Insomma in questo momento io cerco di guarire come uno che, avendo voluto suicidarsi e avendo trovato l’acqua troppo fredda, cerca di riguadagnare la riva … e io so che la guarigione viene, se si è coraggiosi, dal di dentro, con la rassegnazione alla sofferenza e alla morte, con l’abbandono della propria volontà e dell’amor proprio. ” “[…] non sono un pazzo vero e proprio, perché la mia mente è perfettamente chiara e normale, persino più di prima. Ma durante la crisi è una cosa terribile, e allora perdo la coscienza di tutto.” Dopo un periodo di convivenza nella casa gialla di Arles con l’amico pittore Paul Gauguin, Van Gogh compie un atto di autolesionismo tagliandosi l’orecchio sinistro, dimostrando un disagio interiore che, nel giro di un anno e mezzo, lo porterà a suicidarsi. Nel corso del 1889 Van Gogh dipingerà una serie di autoritratti con l’orecchio bendato, dimostrando di aver preso coscienza del gesto compiuto. TESTIMONIANZA DI COSCIENZA DELLA PROPRIA MALATTIA DA PARTE DI UN MALATO PSICHICO Riporto infine una testimonianza di coscienza della propria malattia da parte di una donna con una malattia psichica che, grazie proprio alla sua grande coscienza, è stata in grado di vivere la propria vita con equilibrio. MALATTIA I Trent’anni e precipitavo dalla vita che mi teneva in superficie. Chi ascoltava le storie immobili che facevano a pezzi la giornata e ribaltavano in paura vicende vissute da lontano? Son morti, in un istante, gli occhi ai panorami, agli orizzonti, ai sogni. Corrono solo nel sonno che non viene frasi dette che non spiegano, ferite che procurano colpe. Angoscia che non sa dire di sé, confusione di ricordi disordinati e sguardo solo alla terra che resta. Il dolore non fa dire parole, chiude la mente a pochi pensieri e vuole riposo, silenzio e buio. Preferire una stanza chiusa sorda ad ogni afflato, ad ogni lamento, preferire la sera stanca al mattino che ripropone il vuoto. La paura, come oscuro presagio, torna ogni tanto a sbalordire. Ho lasciato gli anni di forza morire secchi in una stanza chiusa. Trento, maggio 1997 Bibliografia DAMASIO, ANTONIO 2010 Il sé viene alla mente, Milano, Adelphi GILBERT, GUSTAVE MARK 1947 Nelle tenebre di Norimberga – Parla lo psicologo del processo, Torino, Società Editrice Internazionale NETTER, FRANK, M. D. 2001 Atlante di anatomia umana, Milano, Masson NETTERIMAGES.COM VAN GOGH, VINCENT 1984 Lettere a Theo, Parma, Ugo Guanda Editore