Capitolo 9 Parassitosi cutanee Numerosi parassiti possono provocare malattie contagiose della pelle. Le più comuni sono la scabbia e la pediculosi. Scabbia La scabbia è una malattia contagiosa causata da un parassita della pelle, il Sarcoptes scabiei, un acaro invisibile a occhio nudo (Fig. 1). Le femmine scavano “cunicoli” sotto lo strato superficiale della cute umana (epidermide) e vi depongono le uova. Queste si schiudono dopo 3-4 giorni, dando origine a larve, che scavano ulteriori cunicoli ove raggiungono lo stato adulto. Normalmente è possibile rinvenire da 10 a 15 cunicoli in un individuo malato. Attualmente è segnalato un importante aumento dei casi di scabbia, attribuibile verosimilmente allo sviluppo dei collegamenti internazionali. Come si trasmette? La scabbia si trasmette tramite contatti prolungati con una persona infestata o con lenzuola e indumenti contaminati. A “rischio” sono anche i viaggi all’estero ed i rapporti sessuali occasionali con persone sconosciute. Come si previene? Evitando il contatto anche intimo con una persona affetta da scabbia e con la sua biancheria personale, le sue lenzuola, le sue federe e gli asciugamani, che dovranno essere lavati con acqua boillente. Quando si tratta di effetti personali, che non possono essere lavati ad alte temperature (coperte, capi in lana, ecc.), questi devono essere chiusi per almeno 48 ore in un sacco impermeabile di nylon e, poi, esposti all’aria: l’acaro della scabbia non può sopravvivere a lungo lontano dalla pelle umana. Divani e cuscini possono essere lavati a vapore e, poi, avvolti in sacchi impermeabili per alcuni giorni. Come si manifesta? Dopo 2-6 settimane dal contagio si manifesta il sintomo più tipico: un prurito intenso, specialmente notturno. Sulla cute compaiono lesioni di vario tipo: piccole chiazze rosse in rilievo (papule), vescicole, lesioni lineari sottili e lunghe fino a 5 o 10 mm, arrossate e rilevate, corrispondenti ai cunicoli scavati dall’acaro. Le zone più frequentemente colpite sono le mani e i piedi (regioni palmo-plantari, spazi interdigitali), i polsi, i gomiti, le ascelle, le regioni al di sotto delle mammelle, l’addome (zona periombelicale), i genitali maschili e i glutei (Fig. 2). Il fastidio è tanto insopportabile che il paziente, grattandosi eccessivamente, finisce per ferirsi la pelle con comparsa di croste (lesioni da grattamento), che possono ulteriormente essere infettate da altri batteri (stafilococco o streptococco) (Fig. 3). Che cosa fare? Rivolgersi al medico che, per una conferma della diagnosi, potrà inviare il paziente al Servizio di prevenzione delle malattie infettive dell’ASL di Pavia. La diagnosi viene fatta ispezionando con una lente di ingrandimento la cute alla ricerca dei “cunicoli” epidermici e individuando il parassita al microscopio dopo aver prelevato un campione di lesione cutanea. L’infestazione è debellata con apposite sostanze chimiche antiparassitarie, che vanno applicate alla sera su tutto il corpo (eccetto il volto, il cuoio capelluto e gli organi genitali) e rimosse alla mattina con una doccia. Il procedimento va ripetuto per più sere di seguito (almeno 3). Durante il trattamento è molto importante cambiare e sterilizzare gli indumenti e le lenzuola come già esposto a proposito della prevenzione. (N.B. Il prurito può persistere anche diverse settimane dopo la guarigione). Pediculosi La pediculosi è una malattia contagiosa della pelle e degli annessi cutanei (capelli, peli, ciglia), causata da svariati tipi di parassiti del corpo umano (pidocchi), che si nutrono di sangue. Il pidocchio appoggia sulla pelle dell’ospite la bocca ogni 4-6 ore per nutrirsi. Da essa fuoriesce una struttura tubulare, che penetra attraverso il cuoio capelluto o la pelle e secerne una sostanza anticoagulante e vasodilatatrice, che facilita la suzione del sangue. Lontano dall’ospite, il pidocchio muore in 1-2 giorni. Si distinguono tre tipi di pidocchi: Pediculus humanus capitis, che vive esclusivamente tra i capelli (pediculosi del capo); Pediculus humanus corporis, che infesta il corpo e gli indumenti (pediculosi del corpo); Phthyrius pubis, detto volgarmente “piattola”, che si localizza solitamente nel pube e nella regione ano-genitale (pediculosi del pube) (Cap. 7). Può essere rinvenuto eccezionalmente anche su sopracciglia, ciglia e peli delle ascelle. Il Pediculus humanus corporis è, pure, un importante trasmettitore di altri microbi, che possono causare gravi malattie infettive (tifo esantematico, ecc.). Come si trasmette? Qualsiasi infestazione da pidocchi si diffonde con facilità quando si verificano condizioni di promiscuità o di scarsa igiene della persona e degli indumenti. Pediculosi del capo: il contagio avviene sia per contatto diretto (toccandosi i capelli) che indiretto (scambiandosi pettini, cappelli, sciarpe, cuscini). Il parassita si localizza principalmente nel cuoio capelluto a livello della nuca e dietro le orecchie (Fig. 4). In alcuni casi può colpire anche le ciglia, le sopracciglia e la barba. Il pidocchio adulto è visibile ad occhio nudo ed è di colore grigio (Fig. 5). La femmina depone centinaia di uova a forma di goccia (lendini), che sono strettamente adese ai capelli (Fig. 6). In 7-10 giorni dalle uova nascono i giovani parassiti (ninfe), che maturano in una settimana e cominciano a deporre uova. Pediculosi del corpo: è tipica delle persone, che curano poco la propria igiene personale. I pidocchi si annidano negli indumenti (con particolare riguardo a cuciture, pieghe, toppe e tasche). Come si previene? La prevenzione della pediculosi e delle sue recidive viene fatta insegnando a bambini e adulti le corrette pratiche igieniche e suggerendo di evitare la condivisione di pettini, spazzole, cappelli, sciarpe e indumenti. Negli adulti un comportamento sessuale responsabile riduce il rischio di acquisizione delle “piattole” o Phthyrius pubis (Cap. 7). Come si manifesta? Pediculosi del capo: il sintomo caratteristico è il prurito, provocato dalle sostanze anticoagulanti presenti nella saliva del pidocchio per facilitargli la suzione del sangue. Il prurito si accompagna spesso a lesioni da grattamento. Un prurito intenso agli occhi deve fare sospettare una diffusione della parassitosi dal cuoio capelluto alle sopracciglia (Pediculus humanus capitis) o dal pube alle ciglia (Phthyrius pubis) (Fig. 7). Pediculosi del corpo: il prurito è un sintomo costante. A livello delle spalle, dell’addome e dei glutei si rilevano piccole lesioni puntiformi di colore rosso (punture), associate a lesioni da grattamento e a pomfi orticarioidi. Che cosa fare? Rivolgersi al medico, che farà la diagnosi ispezionando le lesioni e ricercando i pidocchi, le loro uova e feci. In caso di pediculosi del capo i parassiti e le uova possono essere rimossi meccanicamente dai capelli con un pettine e dalle ciglia e sopracciglia con delle pinzette. È prudente associare una terapia con shampoo a base di varie sostanze chimiche (naturali o sintetiche), la cui efficacia può essere limitata dalla sempre più crescente resistenza dei pidocchi, indotta dall’abuso di antiparassitari. Tale trattamento deve essere assolutamente ripetuto dopo 1 settimana dalla sua prima esecuzione. Talora, è necessario radere completamente capelli, sopracciglia, barba e peli. Per la pediculosi del corpo possono bastare un’accurata igiene personale (doccia, bagno) e il cambio di indumenti. I mezzi di contagio (pettini, cappelli, indumenti intimi, lenzuola, vestiti, ecc.) vanno sterilizzati con la bollitura oppure con il lavaggio a secco o la stiratura a vapore. La disinfestazione deve riguardare anche materassi, cuscini e coperte. Tutte le persone entrate in contatto con un soggetto infestato devono essere controllate a scopo preventivo ed, eventualmente, sottoposte a cure. MICOSI CUTANEE Le micosi cutanee sono infezioni causate da organismi di dimensioni microscopiche, che si trasmettono con grande facilità: i funghi o “miceti”. Le infezioni da funghi possono colpire tutti senza distinzione di sesso ed età. La loro crescita è favorita dalle caratteristiche fisiche (temperatura, umidità) e chimiche (pH) della pelle umana e dell’ambiente. Di fatti, il sudore, macerando la pelle, provoca un aumento del suo pH (normalmente acido), che favorisce l’impianto e la crescita dei miceti. Anche il caldo e l’umidità di palestre e piscine rendono gli spogliatoi e le docce luoghi ideali per la sopravvivenza e la proliferazione dei miceti. Soltanto alcuni miceti causano sempre una malattia e sono detti patogeni. Altri miceti (detti opportunisti) per causare una malattia devono poter approfittare di una caduta delle difese immunitarie, di turbe del metabolismo (diabete mellito) o degli effetti dannosi di alcuni farmaci (antibiotici, cortisone, ecc.). Anche l’ipersudorazione, il mancato rispetto di semplici norme igieniche in luoghi molto frequentati (esempio: girare a piedi scalzi in camere d’albergo, negli spogliatoi delle palestre o nelle piscine), l’utilizzo di indumenti sintetici o di calzature poco traspiranti sono fattori predisponenti. Le micosi più frequenti sono la tinea (o tigna), la candidosi e la pityriasis versicolor. Tinea (o Tigna) La tinea può localizzarsi al cuoio capelluto (tinea capitis), alla cute corporea (tinea corporis), alla regione inguinale (tinea cruris o epidermofizia inguinale) e al piede (tinea pedis). I funghi patogeni in questione sono dei dermatofiti, che appartengono prevalentemente al genere Trichophyton e Epidermophyton. Come si trasmette? La tinea capitis è trasmessa da un “portatore asintomatico” umano (soggetto infettante, che non lamenta sintomi) mentre la tinea corporis proviene soprattutto dal contagio con animali domestici di piccola taglia (gatti, conigli, cani). La tinea cruris è trasmessa generalmente attraverso lo scambio di capi di abbigliamento e oggetti di toeletta o, più raramente, attraverso il contatto sessuale. La tinea pedis si contrae frequentando a piedi scalzi camere d’albergo, palestre, piscine, impianti sportivi e impianti igienici collettivi; indossando indumenti e calzature, che non lasciano traspirare la pelle; praticando una scarsa igiene personale. Risultano particolarmente esposti coloro che sul lavoro, per ragioni di sicurezza, indossano scarpe robuste con suole di gomma (ad esempio: agricoltori, muratori, ecc.). Come si manifesta? Gli aspetti clinici della malattia dipendono dalla specie fungina implicata. Nella tinea capitis compaiono sul cuoio capelluto una o più chiazze grigiastre o arrossate, arrotondate e pruriginose, contenenti capelli fragili, che si spezzano. Le chiazze vanno incontro a desquamazione. o si coprono di pustole, che si rompono lasciando fuoriuscire pus giallastro. Le lesioni tendono verso la guarigione, lasciando in caso di tigna suppurativa una cicatrice, che non è più ricoperta da capelli (alopecia). Nella tinea corporis compaiono lesioni cutanee con l’aspetto di macchie arrossate e pruriginose, che si ingrandiscono assumendo aspetti a “coccarda”. Nella tinea cruris sono interessate, spesso bilateralmente, la superficie interna della coscia, la regione inguinale, il perineo, le pieghe glutee e la regione perianale. Compaiono chiazze rotonde e arrossate, che tendono a desquamarsi. Ingrandendosi, assumono anch’esse un aspetto a “coccarda” (Fig. 8). Sono spesso presenti prurito e dolore per il sopraggiungere di altre infezioni batteriche causate dal grattamento (sovrainfezioni). Nella tinea pedis, nota anche come “piede di atleta”, compaiono di solito a carico di un solo piede macerazioni cutanee interdigitali con piccole ferite lineari. In altri casi sono presenti vescicole e bolle, contenenti liquido sieroso o pus, che possono causare arrossamenti, gonfiori o erosioni cutanee. In altri casi, ancora, è presente un diffuso ispessimento della pelle con desquamazione a tipo forfora. Alle lesioni cutanee si accompagnano prurito e dolore. Le macerazioni cutanee interdigitali sono caratterizzate da un odore nauseabondo, derivante dalla decomposizione delle cellule della pelle, dei funghi e del sudore. Nelle forme più gravi possono essere presenti anche la candida e altre sovrainfezioni batteriche. Come si previene un’infezione da dermatofiti? Innanzitutto non si deve dimenticare che il contagio può avvenire attraverso il contatto con l’uomo, con gli animali (soprattutto domestici) o con il suolo. Negli ambienti molto frequentati dal pubblico non bisogna mai camminare scalzi. Bisogna, pure, evitare fattori favorenti, quali indumenti attillati o sintetici, calzature poco traspiranti, gli ambienti caldo-umidi, l’obesità e la scarsa igiene personale. I pazienti con infezioni da funghi (micotiche) non devono condividere con altri tovaglioli, salviette, pettini, limette o forbicine per unghie. Per evitare una reinfezione, occorre disinfettare accuratamente tutti gli oggetti utilizzati da una persona infetta mediante ebollizione, lavatura a secco, disinfettanti e prodotti antimicotici. Che cosa fare in presenza di un’infezione da dermatofiti? L’infezione non deve essere sottovalutata. Bisogna rivolgersi al medico per una diagnosi tempestiva, attuata con esame microscopico, colturale o istologico. Potrà, così, essere instaurato un corretto trattamento con farmaci antimicotici applicati localmente o assunti per bocca. Per evitare ricadute, la cura deve essere continuata per alcune settimane anche dopo che tutti i segni della malattia sono scomparsi. Candidosi La candidosi (o “moniliasi”) è una malattia molto diffusa, causata da un lievito, la Candida albicans. Può manifestarsi sulla pelle o sulle mucose di cavità orale (“mughetto”) (Fig. 9), faringe, esofago, intestino, vescica urinaria e genitali (vagina, pene) (Cap. 7). Come si trasmette? La Candida albicans fa parte della normale microflora cutanea e diviene causa di malattia solo quando si rompe l’equilibrio tra l’aggressività del fungo e i meccanismi di difesa dell’organismo. Di fatti, conseguentemente a terapia antibiotica, stress, gravidanza, obesità, diabete mellito o infezione da HIV il fungo può moltiplicarsi eccessivamente, causando un’infezione. Il contagio può avvenire anche tramite contatto diretto con persone infette o indumenti contaminati. Come si previene? Per prevenire la candidosi è importante lavarsi bene le mani dopo aver toccato persone od oggetti infetti. La cute va tenuta ben pulita ed asciutta con cambi frequenti di eventuali pannolini o pannoloni. Va evitato l’uso di indumenti irritanti, quali pannolini o pannoloni con mutandine di plastica maceranti. Gli indumenti infetti devono essere lavati con acqua bollente. È prudente indossare ciabatte, frequentando piscine o docce pubbliche. Come si manifesta? La Candida colpisce le aree danneggiate dall’umidità come le pieghe cutanee (ascellari, inguinali e sottomammarie), l’ombelico, il solco intergluteo, la regione perianale, gli spazi interdigitali delle mani e dei piedi (Fig.10, 11). Ivi la pelle rimane spesso umida per il sudore e non è esposta all’azione disinfettante della luce solare. L’infezione si manifesta con placche arrossate, macerate, essudanti, che presentano margini demarcati da un caratteristico orletto biancastro e forme e dimensioni molto variabili. Le zone colpite sono circondate da piccole lesioni vescico-pustolose. La pelle, poi, comincia a desquamarsi in piccoli lembi. È generalmente presente prurito di variabile intensità, che si associa a dolore quando a causa dell’infezione si formano ragadi (piccole ferite lineari della pelle). Nelle forme molto macerate si sviluppano fenomeni fermentativi, responsabili di un caratteristico odore fetido. Nei soggetti che tengono spesso le mani in acqua o indossano scarpe poco traspiranti possono essere colpite anche le unghie delle mani e dei piedi con fenomeni cutanei di arrossamento, gonfiore, dolore e produzione di pus. Indi, l’unghia si scolla e cade. Pityriasis versicolor È una delle micosi più diffuse soprattutto nei paesi con climi tropicali. Colpisce abitualmente giovani adulti di ambo i sessi ed in buona salute con predilezione per la fascia di età fra i 20 e i 25 anni. Responsabile di questa micosi è un altro lievito, la “Malassezia furfur”, che vive normalmente sulla pelle (saprofita), prediligendo le zone ove è maggiore la densità di ghiandole sebacee. Fattori predisponenti o favorenti sembrano essere il clima caldo umido, una predisposizione genetica e razziale, l’ipersecrezione sebacea della pelle (pelle grassa), le malattie dell’apparato endocrino, i fattori iatrogeni (trattamento con cortisone, immunosoppressori, farmaci contraccettivi orali). Come si trasmette? La Pityriasis versicolor è pochissimo contagiosa. Richiede per il suo sviluppo qualche condizione speciale (facile sudorazione, scarsa igiene personale, ecc.). Come si previene? La prevenzione della Pityriasis versicolor prevede un’accurata igiene personale negli individui con pelle molto grassa oppure con malattie endocrine e sottoposti a particolari terapie. Come si manifesta? Sedi di predilezione sono la parte superiore del tronco, il collo e gli arti superiori. Nella forma clinica classica si osservano chiazze rotondeggianti di diametro variabile, che si desquamano finemente. Le lesioni presentano una varietà di colori (caffelatte, giallo-bruno, rosa, non pigmentato) e possono nel tempo estendersi e confluire conferendo alla pelle il tipico aspetto a “carta geografica” (Fig. 12). In genere, è assente qualsiasi sintomatologia; alcuni pazienti, affetti da forme molto estese, possono lamentare prurito. Che cosa fare in presenza di un’infezione da lieviti? Per debellare una Candidosi o una Pityriasis versicolor è necessario rivolgersi al medico, che farà la diagnosi tramite esame colturale (tampone) e microscopico del materiale prelevato dalle parti infette. La cura è attuata con farmaci antimicotici, applicati localmente o assunti per bocca. A guarigione avvenuta, le recidive sono frequenti e nella pityriasis versicolor le chiazze acromiche (non pigmentate) possono persistere per lungo tempo. Fig. 2 - Scabbia. Localizzazioni cutanee più frequenti. Fig. 1 - Acaro della scabbia (Sarcoptes scabiei). Fig. 3 - Scabbia. Lesioni cutanee da grattamento. Fig. 4 - Pediculosi del cuoio capelluto. Si notano i parassiti tra i capelli. Fig. 5 - Pidocchio o pediculus humanus capitis. Fig. 6 - Uovo di pidocchio a forma di goccia (lendine), che è strettamente adeso a un capello. Fig. 7 - Pediculosi delle ciglia (cortesia Prof. C. Balacco Gabrieli). Fig. 8 - Tinea cruris a livello della superficie interna della coscia. Fig. 9 - Candidosi della lingua (glossite). Fig. 11 - Candidosi del piede nel solco interdigitale. Fig. 10 - Candidosi delle pieghe cutanee sottomammarie. Fig. 12 - Pityriasis versicolor del dorso.