Filosofia della Storia Indica l’identificazione nello svolgersi della storia universale di una direzione espressa dal succedersi, apparentemente disordinato, degli avvenimenti. La filosofia della storia mira quindi a trovare un senso nell’esperienza del passato: «…ogni filosofia della storia – scrive Mario Trombino – si fonda sul presupposto che si dia un corso del mondo indipendente dall’uomo, che dunque nella natura delle cose vi sia un senso». In maniera estremamente sintetica si potrebbe dire che “filosofia della storia” è ogni analisi che affermi che la storia ubbidisce a un senso, se non addirittura a un’intenzione. L’espressione fu introdotta da Voltaire nel 1765 ma ebbe il periodo di massima fortuna nel corso dell’Ottocento, quando si moltiplicarono i tentativi di cogliere, spesso in modo scopertamente ideologico, la natura profonda del movimento storico. Le filosofie della storia si possono dividere in due modelli. Il primo è rappresentato dalle teorie cicliche della storia. Al secondo si possono ricondurre quelle filosofie che scoprono un progresso nella storia verso un obiettivo finale, cui l’umanità giungerà infallibilmente in un qualche momento del futuro. La ciclicità della storia era sostenuta dai pensatori della Grecia classica che considerarono la storia come l’eterno ritorno dell’identico: per Tucidide il futuro si ripeterà identico al passato. Il modello ciclico è riscontrabile anche in altre culture. Per Ibn-Khaldun nella storia è all’opera costantemente il principio di perfezionamento della cultura ma anche la tendenza alla catastrofe. In Vico il tema dei corsi e ricorsi è elemento essenziale della “storia ideale eterna” e in Nietzsche la circolarità del tempo è concetto fondamentale. Ibn-Khaldun, storico e Dalla tradizione biblica deriva invece la concezione della storia come filosofo tunisino del progresso, attraversato sì da crisi e fratture, ma complessivamente inarrestabile XIV secolo che ha introdotto la nozione di e lineare verso il suo compimento finale. Per la filosofia cristiana della storia al “storia ciclica” termine di quest’ultima vi è il regno della libertà1. Sul modello lineare, ma reso immanente al corso stesso della storia umana, si sono fondate le moderne filosofie della storia: quella illuminista (Condorcet), quella idealista (Hegel), quella positivista (Comte), quella del materialismo storico (Marx), nelle quali è implicita l’indicazione di uno sviluppo futuro delle vicende umane. Ma dalla fine dell’Ottocento certezze e ottimismo vengono meno. Viene apertamente messa in discussione l’idea che la storia persegua indefinitamente e irreversibilmente un cammino evolutivo e di progresso. L’idea di progresso che la cultura moderna aveva elaborato e affermato, soprattutto a partire dal Settecento, esprimeva la convinzione ottimista che lo sviluppo storico procedesse sempre avanti. Dietro la crisi dell’idea di progresso vi è la convinzione che la realtà non sia razionale, che la storia non sia, hegelianamente, la realizzazione di una razionalità immanente, capace di progredire senza interruzioni. Ma, più in generale, non si dà più credito ad alcuna filosofia della storia; non si crede a una legge che regoli e guidi il divenire storico, ad un senso complessivo di tale divenire. Nel Novecento un grande filosofo particolarmente critico nei confronti di ogni forma di storicismo (marxista, idealistico, positivistico) è stato Karl Popper, il quale respinge l’idea stessa che la storia abbia un “senso” e che esistano ferree leggi che ne regolano l’andamento, l’idea che il cammino dell’umanità sia orientato da una prospettiva “ultima” e che sia possibile anticiparne e prevederne gli esiti: si tratta di una cattiva metafisica che per lui - filosofo della scienza – è antiscentifica, perché non falsificabile 1 La concezione cristiana della storia è stata introdotta da Agostino in una delle sue opere fondamentali, il “De civitate Dei” (La città di Dio). E’ legata al concetto di provvidenza e sottintende una visione finalistica della storia, spezzando la circolarità di un tempo che si ripete in eterno: è l’incarnazione di Cristo, quale evento unico e irripetibile, che spezza la ripetizione circolare del tempo e fa della storia un procedere lineare che si sviluppa tra un inizio (la creazione) e una fine ben precisa (il giudizio universale).