LA VALDICHIANA ARETINA IN EPOCA ANTICA Nell'antichità la Valdichiana era attraversata da importanti direttrici di comunicazione per la sua posizione, quasi unica in Italia centrale, di valle longitudinale; inoltre era solcata dal fiume Clanis, che scorreva verso sud e confluiva nel Paglia e quindi era connesso con il Tevere. Tale peculiarità geografica assicurò lunghi periodi di prosperità agli insediamenti antichi perché, sfruttando il sistema fluviale Arno – Clanis – Paglia – Tevere, abitati e attività economiche avevano facile, veloce ed economico accesso agli scambi commerciali: così la Valdichiana non rimase mai isolata e arretrata. Nella Valdichiana aretina etrusca e romana, che si estendeva dalla piana di Arezzo fino all’agro cortonese, tale quadro ha favorito una complessa stratificazione storica che iniziò con la frequentazione preistorica e continuò con la presenza di una fitta rete di insediamenti attestati in epoca etrusca e romana, oggi documentati da toponimi, fonti letterarie antiche e ritrovamenti archeologici. Le fonti letterarie sono numerose e permettono di conoscere le attività economiche intorno all’arretinum Clanis, ma anche le vicende storiche di Cortona. Strabone parla del commercio fluviale con Roma; Tacito testimonia la proposta di deviare il Clanis nell'Arno per evitare le piene al Tevere e le inondazioni a Roma. Quanto alle fonti epigrafiche la valle ha consegnato poche, ma significative iscrizioni, come la Tabula Cortonensis, l’iscrizione funeraria del Tumulo I del Sodo e due cippi di confine (da Il Campaccio e da Villa Passerini). Le ricognizioni topografiche e gli scavi programmati oppure di emergenza hanno permesso di recuperare importanti materiali. La toponomastica si affianca alle ricerche archeologiche offrendo spunti talvolta essenziali alla ricostruzione storico-archeologica (ad esempio per la ricostruzione del tracciato della via Cassia). Durante il Miocene l'attuale Toscana era occupata da un mare poco profondo dal quale emergevano soltanto i rilievi montuosi e i sistemi collinari. Intorno a due milioni di anni fa al posto della Valdichiana si formò un golfo aperto verso sud-ovest e in seguito si creò una conca lacustre: qui sfociava il basso corso dell'Arno. L'apporto dei sedimenti fluvio-lacustri causò il graduale riempimento del lago pleistocenico, del quale sopravvivono il Lago Trasimeno e i Laghi di Chiusi e Montepulciano, e così ebbero origine i sistemi collinari chianini e il fiume Clanis che scorreva in leggera pendenza verso sud. A causa di tale genesi geologica la valle è ricchissima di depositi fossiliferi. I sedimenti più importanti per quantità e qualità sono quelli presenti nelle alture intorno a Farneta, antico fondale del mare pliocenico e del lago pleistocenico. Nel corso del Paleolitico è ipotizzabile che la Valdichiana, come altre valli toscane, fosse percorsa, seppure in maniera sporadica, sia lungo le piste di pianura e di crinale sia in connessione con la presenza del Clanis. Il paleolitico in Valdichiana è noto per lo più da ritrovamenti di superficie: di conseguenza esso è carente di dati certi, anche se i rinvenimenti sono distribuiti in maniera abbastanza omogenea. Durante il Paleolitico medio è attestata la presenza di gruppi neandertaliani, portatori della cultura musteriana, in siti all'aperto (probabilmente bivacchi di caccia). I millenni della protostoria sono documentati in modo estremamente discontinuo, ma tale da rivelare un'occupazione più intensa e continuata che ha un legame stretto con la presenza del fiume Clanis. L'Eneolitico e la cultura di Rinaldone sono attestati, tra gli altri, da una lancia e da un pugnale conservati nel Museo del Cassero di Monte San Savino; da una tomba a fossa venuta alla luce presso Marciano e dalla tomba di Battifollo / Battifolle – Farneta. All'età del bronzo sono ascrivibili materiali recuperati a Foiano e a Frassineto; inoltre sono documentati insediamenti della fase finale dell'età del bronzo sulle sponde del Lago Trasimeno. L’ETA’ ETRUSCA La Valdichiana nei millenni fu una zona di passaggio strategica sia per i percorsi longitudinali che trasversali (quelli legati alla transumanza); in epoca etrusca costituì inoltre il punto di snodo tra l'Etruria meridionale e marittima, Roma e l'Etruria settentrionale. La valle era caratterizzata dalla presenza di una densa rete di direttrici viarie di pianura, pedecollinari e di crinale, connessa con le valli limitrofe. Il fiume Clanis con il suo sistema di scali fluviali rappresentò un elemento determinante nell'antropizzazione e nello sfruttamento della Valdichiana in epoca etrusca poiché esso era navigabile. La Valdichiana, oltre ad essere un’area di passaggio di grande interesse che si arricchiva grazie ai pedaggi, e dunque aveva poteri quasi pirateschi, possedeva una forte vocazione agricola: era una regione fertile (famosa per la coltivazione di olivo, vite e del far clusinum). L’epoca villanoviana (X e l’VIII-inizi VII secolo a.C.), periodo di formazione dell'ethnos etrusco, è conosciuta grazie a recenti scavi stratigrafici che hanno messo in evidenza rinvenimenti dal carattere di eccezionalità importanti non solo per l'archeologia cortonese, ma più in generale nel panorama delle ricerche etruscologiche. Nel centro storico di Cortona è stata scoperta una struttura circolare con destinazione abitativa o sacra databile tra la fine dell'VIII e l'inizio del VII secolo a.C. La facies villanoviana è attestata anche altrove, nei pressi del centro storico di Cortona, con tombe a pozzetto, frammenti di ceramica, e con il “Ripostiglio del Sodo”. Anche a Castiglion Fiorentino in età villanoviana esistevano insediamenti sia in collina sia in pianura: nel piazzale del Cassero e a Brolio Melmone. Il villanoviano è attestato anche da “sepolture a pozzetti” rinvenute sul Colle delle Vertighe – Monte San Savino. Tra l’epoca villanoviana e l’età arcaica (VI-V secolo a.C.) l’assetto geomorfologico della Valdichiana contribuì all’ascesa della città di Chiusi (e dei suoi centri satellite), nucleo propulsore dell’intera valle, ne permise l’espansione commerciale e culturale fino agli insediamenti della pianura padana e causò la nascita dei centri etruschi della Valdichiana aretina e di Arezzo. Alla fine del VII secolo a.C. i tumuli funerari di Camucia e del Sodo di Cortona, dai ricchi corredi funerari, rappresentano le prime testimonianze monumentali e fasi di vita preurbane, segnalano scambi con l’Oriente mediterraneo e la Grecia e la dipendenza culturale da Chiusi. Essi si sviluppavano lungo le direttrici stradali in uscita dalla città e probabilmente segnavano il limite del latifondo di proprietà di principes aristocratici, potenti gruppi di famiglie che controllavano i tracciati viari e fluviali. In questo periodo emerge come insediamento strutturato anche Castiglion Fiorentino, proteso in posizione strategica tra la Valdichiana e la Val di Chio a controllo del Clanis. Nel VI secolo cambiò l’assetto socio-politico e emerse una nuova classe egemone aristocratica, benestante e colta, ma non ricca come i principes orientalizzanti, che commissionava tombe a camera e bronzetti prodotti in serie che venivano tesaurizzati nella “stipe” (cfr. la stipe di Brolio, di Montecchio Vesponi, di Porta Ghibellina a Cortona). Gli insediamenti si fanno sempre più numerosi e sono caratterizzati dal punto di vista funzionale: l’acropoli e la difesa in collina, le attività economiche in pianura. Tracce di strutture sono documentate a Castiglion Fiorentino nell’area della chiesa di S. Angelo in Castro, nell’area del Cassero e a Brolio Melmone; a Montecchio Vesponi; in località Fossa del Lupo – Cortona e nell’abitato di Camucia. In epoca arcaica inoltre per la prima volta si conoscono insediamenti nella Valdichiana occidentale: Marciano, Casalta – Lucignano, Alberoro, Foiano. Tra V e IV secolo a.C., per la necessità di difendersi dall’espansione romana, gli insediamenti si dotarono di mura: nacquero le città. Così Cortona sorse in posizione soleggiata su un contrafforte digradante dal Monte S. Egidio adatto al controllo sulla valle e in un punto strategico al confine con il territorio umbro; di essa sono note la cinta muraria e una porta urbica (Porta Ghibellina / Bifora). Anche Castiglion Fiorentino era un insediamento pianificato, dotato di una poderosa cinta muraria costruita con grossi blocchi di arenaria locale a secco; rimangono anche tracce di una porta urbica ad arco e dell’acropoli (Piazzale del Cassero). Agli inizi IV i Galli Senoni, stanziati nel piceno, i quali conoscevano la floridezza della Valdichiana a causa degli scambi commerciali, attaccarono Chiusi per stabilirsi nella valle. Intorno al 350 a.C. iniziarono le agitazioni sociali che raggiunsero il culmine nel 302 con la sommossa contro i Cilnii di Arezzo domata dall’esercito romano: Roma, infatti, aveva esteso la sua influenza nella valle alleandosi con le potenti famiglie aristocratiche etrusche. Così l’epoca ellenistica rappresentò un momento di grande vivacità economica che disseminò la valle di attività produttive (cfr. il deposito di Brolio Melmone, emporium sul Clanis) e di insediamenti modesti, abitati dagli strati semiservili che iniziarono a possedere piccoli appezzamenti di terra. A Cortona l’architettura di pregio delle “tanelle” (Tanella di Pitagora, Tanella Angori) e il lampadario, rinvenuto in località Fratta nel 1840, continuarono a rappresentare gruppi sociali che traevano ricchezza dall’agricoltura e dal commercio. Della città ellenistica si conoscono una cisterna / deposito con volta a botte, il muro pertinente a un edificio posto nel foro, le terme, l’area sacra con annessa officina per la produzione di bronzetti fuori Porta Bifora e l’acropoli (la fortezza del Girifalco). Anche Castiglion Fiorentino in epoca ellenistica era un centro vivace: aveva l’acquedotto e una propria produzione di ceramica grigia. Nella Valdichiana occidentale la facies ellenistica è documentata a Pozzo della Chiana (tombe con corredi databili fine IV-inizi III secolo a.C.). L’ETA’ ROMANA Nel corso del III secolo a.C. la valle continuò ad essere percorsa dagli eserciti: nel 285 a.C. i Galli assediarono Arezzo e sconfissero il console Lucio Cecilio, nel 225 a.C. passarono in Valdichiana nella marcia contro Chiusi, infine nel 217 l’esercito di Annibale la devastò nella marcia verso il Lago Trasimeno. Inoltre dal III secolo a.C. emergono definitivamente le classi subalterne e i possedimenti fondiari aumentano di numero, ma diminuiscono di estensione. Dal II secolo a.C., in Italia centrale si assiste ad una forte razionalizzazione dello sfruttamento agricolo del territorio e forse dall’età dei Gracchi iniziarono le deduzioni di coloni romani nell’Aretino: esse, comportando la bonifica integrale e drenaggi capillari, contribuirono a rendere la valle ancora più fertile e salubre. Gli insediamenti si fecero numerosissimi: la Valdichiana ellenistica risulta densamente abitata e vi si riconoscono ancora le tracce della centuriazione (presso Olmo e toponimo Centoia *da centuria). Nella Valdichiana aretina in epoca romana le strade principali erano due: la via Cassia repubblicana che arrivava nella Valdichiana aretina provendendo da Chiusi e passava per Cortona, Castiglion Fiorentino e Arezzo e l’asse viario Lucignano – Monte San Savino – Arezzo. Lungo l'attuale Strada Statale umbro-casentinese, a Terontola, Camucia, Castiglion Fiorentino, Vitiano, Policiano, Rigutino e Olmo, a partire dal XVIII secolo, sono stati effettuati numerosi rinvenimenti archeologici che hanno permesso di rintracciare un percorso viario antico, testimoniato peraltro dai toponimi Quarto e Ottavo, itinerario già frequentato in epoca etrusca al quale si sovrappose la strada romana, la via Cassia, sistemata tra il 171 e il 154 a.C. Grazie alla bonifica della Valdichiana e alla rettifica del Clanis intorno al 73 a.C. iniziò ad essere usato, sul versante occidentale della valle, l'itinerario rettilineo da Chiusi a Ponte a Buriano, che costeggiava il Clanis e che passava per Foiano, Cesa, Montagnano e Alberoro. Nel 123 d.C. l'imperatore Adriano fece sistemare questo asse viario e nacque una nuova strada consolare, la via Cassia Adrianea, che toccava Sinalunga, Lucignano, Monte San Savino, Ciggiano, evitando così Arezzo, e si dirigeva senza deviazioni verso Florentia (Firenze). E' ipotizzabile inoltre l'esistenza di assi viari trasversali alla valle che mettevano in connessione la strada sul versante occidentale con la via Cassia del versante orientale e con il sistema di scali lungo il Clanis. La densità della terra sigillata aretina permette di collocare l'apice del popolamento e dello sfruttamento del suolo in Valdichiana nel I secolo d.C. secondo un ben riconoscibile sistema insediativo (insediamento rurale e villae rusticae) reso possibile anche dalla conquista delle terre malsane; infatti, accanto ai fundi, grandi fattorie dove si praticava l'agricoltura specializzata con impiego di manodopera servile, il programma politico di Augusto fece rifiorire le piccole fattorie (cfr. l’area di Cintoia – Farneta). Dall'età giulio-claudia le ville rustiche, i fundi, gradualmente aumentarono di superficie e si formarono estesi latifondi che corrisposero alla scomparsa della piccola proprietà: la villa scoperta in località La Pietraia – Mezzavia di Cortona aveva impianto di riscaldamento, marmi e mosaici sontuosi e tecniche agricole avanzate. Della villa (forse della famiglia imperiale) di Ossaia in località La Tufa – Cortona sono riconoscibili la pars dominica e la pars rustica con gli ambienti per la spremitura delle olive e dell’uva e i magazzini per la conservazione delle derrate: essa fu attiva dall’età repubblicana-augustea fino agli inizi del IV secolo d.C. Cortona fu iscritta alla tribù Stellatina. Dell’assetto urbanistico di età romana sono noti l’acquedotto (presso porta Montanina) e numerose cisterne (tra gli altri, in via Bagni di Bacco e sotto la chiesa di S. Chiara), resti di domus e strutture termali ricchi di mosaici e intonaci dipinti. Di Castiglion Fiorentino romana si conoscono la necropoli, l’acquedotto in pietra e terracotta e un edificio pubblico. Il 17 d.C. potrebbe considerarsi una data epocale per la Valdichiana: Tacito racconta che il senato propose, per liberare Roma dalle alluvioni, un progetto di deviazione in Arno delle acque del Clanis. Lo storico latino segnala, seppure in maniera indiretta, che il Clanis aveva poca pendenza e iniziava ad impaludarsi. Il dissesto idraulico e la deviazione della via Cassia nel II d.C. causarono un diffuso spopolamento e i primi segni di crisi. Qualche secolo dopo il disfacimento dello stato romano e la costante mancanza di manutenzione decretarono l’avanzata ineluttabile delle paludi. Nei millenni dell’evo antico, dunque, la Valdichiana spicca per la continuità degli insediamenti che persistono senza soluzione di continuità fino all’altomedioevo. Questo da una parte ha decretato la distruzione degli strati antichi, dall’altra spinge a riesaminare l’origine di insediamenti ritenuti di fondazione medievale. Sullo sfondo di questa valle a lungo e diffusamente abitata lento scorre l’elemento unificatore e fondamentale per lo sviluppo della Valdichiana: il Clanis - Chiana.