I terremoti
Il terremoto è una serie di vibrazioni che si producono nella crosta terrestre in seguito alla
rapida liberazione d’energia meccanica gradualmente accumulata nelle rocce; essi sono
differenziabili in tre categorie: terremoti tettonici, vulcanici e artificiali.
I terremoti tettonici, che nella maggior parte dei casi avvengono nelle zone soggette allo
scorrimento laterale di due zolle oppure al loro accavallamento. I terremoti di subduzione
costituiscono quasi la metà degli eventi sismici più distruttivi e liberano circa il 75% di
tutta l’energia sismica. Sono concentrati lungo il cosiddetto “anello di fuoco” del Pacifico,
una stretta banda lunga circa 38600 km, che contorna tutto l’oceano. I punti in cui avviene
la rottura crostale con liberazione d’energia sismica tendono ad essere molto profondi, fino
a 645 km. Il disastroso terremoto del Venerdì Santo, che nel 1964 devastò l’Alaska, né è
un esempio. I terremoti non compresi nell' “anello di fuoco” si verificano in diverse
situazioni geologiche: le dorsali medio oceaniche, centri d’espansione dei fondali oceanici,
sono sede di numerosi di questi eventi d’intensità moderata. Questi sismi non sono
percepiti, tranne in casi eccezionali, e rappresentano solo il 5% di tutta l’energia sismica
rilevata sulla terra, e sono quotidianamente registrati dagli strumenti delle stazioni
sismologiche di tutto il mondo. Terremoti di questo tipo hanno sede anche nella lunga
fascia che decorre dal mare Mediterraneo al mar Caspio e all’Himalaya, fino al golfo del
Bengala: lungo questa fascia è liberata il 15% dell’energia sismica e agiscono imponenti
spinte compressive che portano all’innalzamento di giovani catene montuose. Un’altra
categoria di terremoti tettonici comprende i rari ma distruttivi eventi sismici che si
sviluppano in aree lontane dai margini di una zolla tettonica. I terremoti d’origine vulcanica
sono raramente molto intensi e distruttivi, ma hanno particolare interesse perché tendono
a preannunziare incombenti eruzioni vulcaniche, com’è accaduto nelle settimane che
hanno preceduto l’eruzione del monte Saint Helens, nello stato di Washington, nel maggio
1980. Tali terremoti hanno origine quando il magma sale verso le camere magmatiche che
alimentano un vulcano. Infine, i terremoti si possono indurre artificialmente con diverse
attività, come l’estrazione di fluidi dal sottosuolo, l’iniezione di fluidi e soprattutto con
esplosioni atomiche sotterranee. I terremoti più intensi possono provocare morti e feriti, la
distruzione di case, ponti e dighe, devastanti smottamenti di terreno e talvolta la
liquefazione del suolo, che avviene quando dei terreni di riporto perdono coerenza e si
comportano da sabbie mobili, in seguito all’azione delle scosse sismiche. Altra
conseguenza dei terremoti possono essere gli tsunami, fenomeno dovuto in genere a
scosse sottomarine che generano delle muraglie d’acqua che alle volte si abbattono sulla
costa litoranea con tale violenza da spazzar via qualsiasi cosa presente sul loro cammino.
I terremoti generano due tipi d’onde: le onde primarie o di compressione(dette onde P) e
le onde secondarie o trasversali(dette onde S). Le prime provocano un’oscillazione delle
particelle di roccia in direzione coincidente con quella della loro propagazione, mentre le
seconde provocano oscillazioni perpendicolari ala loro direzione di propagazione. Le onde
P viaggiano sempre a velocità maggiore rispetto alle S e pertanto arrivano prima ai
sismografi.
Le scale di misurazione dell’intensità dei terremoti sono due: la scala Richter e la scala
Mercalli, che prendono nome dai rispettivi creatori. La scala Richter è espressa in nove
gradi magnitudo, cioè si basa sulla quantità d’energia emessa dal sisma. La scala Mercalli
è invece costituita da dodici gradi che si basano sugli effetti del terremoto su cose, animali
e persone.
Lo studio dei terremoti iniziò già nell’antichità: alcuni filosofi greci ne attribuivano la causa
a venti sotterranei, mentre altri lo mettevano in relazione a fuochi divampati nelle
profondità delle Terra. Nel 1859 l’ingegnere irlandese Robert Maillet, forse basandosi sulla
sua conoscenza sui materiali da costruzione sottoposti a tensione, ipotizzò che i terremoti
si verificassero o per un improvviso rilascio d’energia da parte delle rocce sotto sforzo
meccanico o per improvvisa fratturazione delle stesse. Dopo il 1870 il geologo inglese John
Milne costruì un precursore dell’attuale sismografo. All’inizio del xx secolo fu perfezionato
dal sismologo russo Boris Golitzyn.
I tentativi di prevenzione dei terremoti hanno avuto qualche successo negli ultimi anni: nel
1975 i cinesi sono riusciti a prevedere il terremoto di Hanshan, di magnitudo 7.3, e
disposero l’evacuazione di 90000 abitanti due giorni prima che il si distruggessero il 905
degli edifici. I sismologi si basarono su una serie di piccole scosse iniziate cinque anni
prima. Gli scienziati cercano di individuare altri indizi potenziali in rigonfiamenti della
superficie terrestre e in variazioni del campo magnetico, del livello dell’acqua nei pozzi e
anche dal comportamento degli animali domestici.
Nel ‘99 si sono susseguiti una serie di sismi che hanno provocato parecchi danni agli edifici
più perdite umane o feriti: si parte da Taiwan, la più devastata di tutti, per passare in
Turchia e in Grecia, sfociando nel nostro Paese; il 9 ottobre scorso avvenne una scossa
alle 7.41 di mattina nel napoletano e fu di magnitudo 3.6; l’epicentro fu a 5 km di
profondità. Solitamente, di queste scosse ne registrano centinaia i sismografi
dell’osservatorio Vesuviano nell’arco di un anno, anche perché ci troviamo in territorio
sismico. I vulcanologi ne parlarono per giorni, anche perché il sospetto che si celava dietro
alla scossa era un’eventuale ripresa dell’attività vulcanica. Qualcuno azzardò anche a
parlare dei vicini terremoti dalla Grecia e della Turchia. L’ultima scossa che aveva portato
una tale agitazione in Italia fu quella del 26 settembre 1997 che avvenne in Umbria:
stanno tuttora ricostruendo in quella zona.
La scossa di Taiwan, invece, è antecedente alla nostra: il 20 settembre 1999 all’1.47 ora
locale, ci fu una prima scossa di 7.6 gradi Richter. L’epicentro della scossa di Taiwan è
stato a 50 km di profondità a centro-nord dell’isola, vicino a Nantou. Taiwan è posta sopra
una zona di collisione fra la placca delle Filippine e quella Euroasiatica.
La scossa di Taiwan fu più forte di quella della Turchia, e i sismologi dopo questa si
preoccuparono per “quell’anno orribile”.