L'INIZIATIVA Un Parco della Memoria in Campania per le vittime delle stragi naziste La proposta di "Repubblica" per l'istituzione di un Memoriale sulla Seconda guerra mondiale nella nostra regione raccoglie le prime adesioni di docenti e ricercatori universitari. Parte la petizione di EDUARDO SCOTTI John Huston girò "The battle of San Pietro" nel novembre del 1943 nell'alto casertano nelle settimane successive allo sbarco di Salerno e alla liberazione di Napoli. Nel 1991 il film è stato inserito nella lista dei documenti conservati e tutelati nel National Film Registry. Il paese immortalato è il comune casertano di San Pietro Infine, ai confini con il Lazio e a una manciata di chilometri da Monte Cassino, subito a ridosso di quella linea Gustav che la divisione Goering della Wehrmacht ebbe il compito di difendere fino all'ultimo uomo per impedire l'avanzata angloamericana verso Roma. San Pietro e l'intera area furono devastate dalle bombe e dai mortai alleati e dalla ferocia degli invasori nazisti che massacrarono centinaia di persone innocenti prima di ripiegare a Cassino. Nel 1950 si iniziò a ricostruire il paese, ma più a valle, mentre per volontà degli amministratori il borgo distrutto restò al suo posto, formidabile location, nel 1959, per Mario Monicelli che vi girò "La grande guerra" con Vittorio Gassman e Alberto Sordi. LA STRAGE NAZISTA A meno di venti chilometri da San Pietro c'è Conca della Campania, a dieci c'è Mignano Montelungo, centri nodali della linea difensiva tedesca Bernahrd; e poi Presenzano, più giù Bellona, Caiazzo, Marcianise e Sparanise, verso il mare Casaluce e Mondragone e tanti altri paesi sulla Casilina, che nel 1943 è l'unica arteria per raggiungere Cassino e la capitale. Ognuno di questi comuni è segnato da croci, che testimoniano stragi di civili, e deportazioni in Germania senza ritorno. Le raffiche di mitra e i colpi di Luger abbatterono giovani, anziani e donne senza colpa. Nemmeno quella di sostenere la lotta partigiana come sarebbe accaduto al centronord nell'anno e mezzo successivo. Tra i boschi e i castagneti di un territorio tra i più belli d'Italia, i nazisti torturarono e falciarono, saccheggiandone e incendiandone le povere case, centinaia di innocenti. Eccidi uguali a quelli di Sant'Anna di Stazzema o Marzabotto, per i quali, però, alla mancata individuazione dei responsabili - come testimonia il ritrovamento dell'Armadio della Vergogna nel 1994 - è seguito anche l'oblio, la ancora più spietata assenza di memoria collettiva. Un progetto di Parco della Memoria presentato alla Regione alcuni anni fa c'è. Ma se San Pietro Infine ha avuto la lungimiranza di preservare le sue rovine della guerra e dell'occupazione nazista, gli altri comuni non hanno fatto lo stesso, riducendo il ricordo a qualche commemorazione. Un Parco della Memoria per i giovani e gli studenti, ma anche per i reduci e i sopravvissuti e i familiari delle vittime, potrebbe rappresentare una opportunità didattica per scuole e università e turistica ed economica per le comunità. Così come avviene per i siti teatro dell'ultima guerra in Francia e Germania o al Nord Italia. In Campania il conflitto mondiale ha lasciato tracce indelebili, morti e devastazioni ma non consapevolezza dell'orrore: lo sbarco a Salerno, le quattro giornate di Napoli, gli eccidi e le distruzioni in Irpinia e nel casertano è come se non fossero avvenuti. Un percorso, un itinerario guidato lungo le strade e i luoghi della guerra, meglio ancora un memoriale, contribuirebbero a ricostruire una coscienza civile e democratica collettiva, quanto mai necessaria, lì, nella terra della peste chiamata camorra. Stragi naziste , parco della memoria l'adesione del Rettore De Sanctis L'università Suor Orsola Benincasa aderisce con piena convinzione alla proposta lanciata da "Repubblica" di istituire in Campania un Parco della Memoria per le vittime delle stragi naziste La storia ci ha insegnato più volte, infatti, che la memoria, intesa come principio monumentale della cultura, necessita di un'interazione tra condizioni spaziali e temporali per potersi sedimentare e diventare patrimonio collettivo. L'individuo apprende nozioni e conoscenze interiorizzando le esperienze esterne. Creare un luogo della memoria della barbarie nazifascista in Campania significa sottrarsi alla minaccia dell'oblio. Costruire un luogo della memoria vuol dire resistere all'invito o alla costrizione alla dimenticanza, all'occultamento o alla distruzione della verità passata e presente. In questo anche le Università possono e devono avere un ruolo importante e noi vogliamo sin da subito offrire il nostro bagaglio di storia, di esperienza e di risorse umane per future collaborazioni ed interazioni con questo progetto. Nel nostro Ateneo vengono curati con particolare attenzione studi, ricerche ed approfondimenti dedicati alla memoria delle stragi nazifasciste. La letteratura, poi, nelle sua diverse articolazioni è un importante luogo della memoria; anzi, per la sua peculiare dimensione semantica, è luogo privilegiato della memoria. La letteratura, almeno fino alla metà del Novecento, è stata il medium che ha veicolato ed accreditato immagini, miti, tòpoi. In tal senso la dimora letteraria, nei suoi molteplici livelli, può essere considerata come documento e come testimonianza a sua volta attivatrice. In particolare la letteratura tedesca si presenta come un caso paradigmatico di luogo della memoria della Shoah. I docenti di Letteratura tedesca dell'Università Suor Orsola Benincasa, Marino Freschi e Paola Paumgardhen, con la loro attività didattica curricolare ed extra-curricolare si prefiggono d'illustrare nei corsi sulla base di una vasta campionatura di opere letterarie, teatrali, cinematografiche il cammino che dall'originaria simbiosi ebraico-tedesca condusse la Germania all'Olocausto. Recentissima è la nostra partecipazione alla scrittura del libretto del poema drammatico sulla tolleranza di G. E. Lessing, rappresentato proprio in questi giorni in chiese, sinagoghe, moschee d'Italia con la regia di Lamberto Puggelli e l'interpretazione di autori di fama internazionale come Gianrico Tedeschi, Ottavia Piccolo, Glauco Mauri, Pamela Villoresi. Di quest'iniziativa culturale si sono fatti promotori atenei italiani, associazioni culturali e teatrali, docenti e attori. Già da alcuni anni con il Goethe Institut di Napoli promuoviamo insieme diverse "Giornate della memoria", coordinate da storici e intellettuali del calibro di Giuseppe Galasso, Emma Giammattei e Piero Craveri. In questi giorni stiamo già definendo il programma per una Giornata della Memoria nel Gennaio 2011 in collaborazione con il TIN, Teatro Instabile di Napoli e con il regista Michele Del Grosso: Introduzione alla rappresentazione "La moglie ebrea" di Bertolt Brecht, sul tema "Lo stereotipo dell'ebreo nella letteratura tedesca". Ma in particolare tengo a ricordare come il Suor Orsola abbia già una specifica esperienza proprio sul tema del "Parco della Memoria". Il nostro Ateneo in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Architettonici ed il Paesaggio e per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico di Napoli e Provincia ha lavorato per anni ad un grande progetto: la creazione del Parco letterario virgiliano, divenuto oggi uno straordinario Parco storico-letterario, che realizza una integrazione culturalmente efficace tra l'archeologia, il paesaggio, la botanica, la storia e, naturalmente, la letteratura e che meriterebbe di essere meglio valorizzato. L'Università Suor Orsola, dunque, ha una particolare sensibilità sul tema della memoria e dei suoi molteplici valori e, perciò, si pone al fianco di Repubblica e di quanti hanno già sottoscritto quest'iniziativa, affinché il progetto di cui si parla da tempo venga finalmente realizzato. Francesco De Sanctis, Rettore dell'Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa La storica Gribaudi appoggia l'iniziativa "Assurdo trascurare quei massacri di civili" Le accuse di Gabriella Gribaudi alla "cattiva memoria". Un percorso tra lo sbarco a Salerno, le Quattro giornate di Napoli e le stragi nel casertano di ADELE BRUNETTI "La guerra ha ferito la Campania profondamente, stragi impunite di innocenti che la memoria nazionale ha trascurato. Qui tutto si fermò nel 1943, presto rispetto al resto del paese. E rivolte come le Quattro giornate di Napoli, furono relegate a sommosse popolari. Un vuoto cruciale che va doverosamente colmato, e l'idea di istituire un Parco della Memoria si muove in questa direzione, restituire voce alle vittime lungo i tracciati dell'orrore". Gabriella Gribaudi, storica di rilievo internazionale e autrice del saggio "La guerra totale", sostiene l'iniziativa promossa da Repubblica. La Campania accantona la sua storia? "Sì, rispetto ad altre regioni, affanna persino a reperire fondi per le ricerche. Eppure è stata nei fuochi della guerra, la popolazione ha subìto la furia sfrenata dei tedeschi e l'aggressione dei bombardamenti. Massacri di civili finiti nell'oblio...". Accanto a episodi minimizzati, come lo sbarco a Salerno. "La sottovalutazione è palese, pensiamo alle vittime delle Quattro giornate: libri autorevoli danno cifre sotto al centinaio di morti, ma siamo arrivati senz'altro a 600 solo a Napoli". Come immaginerebbe l'itinerario del Parco della Memoria? "Un percorso che contempli i luoghi delle stragi naziste e le località distrutte dalle bombe, sulla scia di San Pietro Infine che ha lasciato immutate le rovine dell'epoca. Partire da Salerno, protagonista dello sbarco, verso una mappa dettagliata che includa: le linee fortificate tedesche, come la Viktor sul Volturno fino alla Gustav; Napoli, la città più bombardata d'Italia; i paesi che hanno pagato pesantemente in termini di vite umane, Acerra, Bellona, Caiazzo, Mondragone, Conca della Campania. E l'apertura di un museo che potremmo affollare di documentazioni raccolte dagli archivi Usa e tedeschi". Memoria lunga, memoria breve Perché è importante ricordare pezzi di storia più recente che rischiano di restare avvolti nella nebbia Non c'è che da compiacersi dell'iniziativa animata da studiosi, intellettuali, storici e politici finalizzata alla valorizzazione della memoria, in Campania, degli anni terribili 1943-1945, anche attraverso la costituzione di apposito Parco (regionale) della Memoria, così come si è fatto in altre Regioni e Comuni d'Italia. Chi scrive, se ne è fatto, come responsabile dell'Istituto Campano per la Storia della Resistenza, intitolato a Vera Lombardi, a sua volta assertore e propugnatore, già da qualche decennio. Ma evidentemente non basta, se a nessuno è venuto in mente, tra gli autorevoli promotori di cui si è parlato su "Repubblica"-Napoli, di menzionare il lavoro dell'Istituto, sostanziato in straordinarie mostre didattiche specifiche (come "Erba rossa", dedicata alle stragi naziste in Terra di Lavoro) o nelle tante pubblicazioni, saggi e volumi sul tema (vedere, tra l'altro, l'apposito, monumentale "Atlante" curato dall'Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia, al quale afferiscono i circa 70 istituti storici della Resistenza esistenti e attivi oggi nel nostro Paese; l'Atlante in parola, contiene un'importante sezione dedicata alla nostra regione), nonché numeri monografici di riviste quali "Nord e Sud" (1999) e "Resistenza-Resistoria", nelle varie ultime annate. Ma tant'è: la memoria 'lunga' prevale sulla memoria 'breve', e così il lavoro di tanti, strenuo e spesso solitario e non assistito, resta avvolto nella nebbia. Ed è emblematico, al riguardo, che proprio l'Istituto Campano abbia, in particolare con la sezione di Caserta, nello scorso decennio, o quindicennio, attivato le proprie energie elaborando un progetto di Parco della Memoria di Terra di Lavoro (occorre menzionare stragi ed eccidi come quelli di Caiazzo e di Bellona?) che giunse persino a concretizzarsi in apposite e circostanziate delibere da parte dello stesso Consiglio Regionale della Campania, non approdate agli sperati esiti finali, per vari motivi. Perché mai, allora, bravi giornalisti, eminenti storici e storiche, fior di politici, sindaci intraprendenti, dimostrano di non saperne nulla? È possibile, ogni anno, ricominciare come se niente in precedenza sia avvenuto sullo stesso argomento o terreno? Di sicuro è responsabilità di quanti, come l'Istituto o la stessa ANPI, pur svolgendo compiti delicati e civilmente elevati, non riescono a 'bucarè lo schermo, come suol dirsi nel linguaggio telemediatico, oppure non sono legati alle 'cordatè giuste, magari perché ritengono che non siano queste le strade più raccomandabili. Tuttavia, non guasterebbe più attenzione e sensibilità anche da parte di chi informa o propone, nel fare una ricognizione di quello che esiste sul territorio in ordine al tema o problema che si va ad affrontare. La memoria, come non mi stancherò mai di ripetere, è un diritto ed è un progetto, non già statica contemplazione o ricordo inerte. Ma se siamo d'accordo su questo, ne dovrebbe conseguire sentirsene tutti coinvolti e partecipi, senza esclusioni o rimozioni, e senza credere che il mondo sia cominciato o cominci solo adesso, e a partire da ora! Guido D'Agostino - Presidente dell'Istituto Campano per la Storia della Resistenza, dell'Antifascismo e dell'Età Contemporanea Vera Lombardi