Archivio_2012_files/Enogea 43 Flegrei Ext

54
ENOGEA - II SERIE - N. 43
CAMPI FLEGREI
di Mauro Erro
Una
denominazione sospesa tra il blu del mare e
Tra
mille contrasti e rivelazioni sibilline, il
una delle città più popolose d'Europa:
Napoli.
racconto di una terra che trasuda sale e leggende
Raccontare una denominazione che
conta 120 ettari e neanche ottocentomila bottiglie prodotte potrebbe sembrare,
a prima vista, un gioco da ragazzi. Se si
considera poi che si tratta dei vini della
mia città, la vittoria sembrerebbe addirittura assicurata. Ma basta ricordarsi
che la propria città è Napoli ed allora
l’atteggiamento si fa cauto, perché qui
le sorprese non mancano mai e, come
in questo caso, le prospettive si moltiplicano: lo sguardo viene assorbito da
orizzonti inaspettati che finiscono, però,
con il condizionare l’espressione dei vini
di questi territori e il tuo modo di avvicinarti ad essi.
I Campi Flegrei: il territorio e la Doc
I Campi Flegrei (o campi ardenti, dal
greco flego - ardo) sono una vasta area
di natura vulcanica situata a nord-ovest
della città di Napoli. Geologicamente
l'area dei Campi Flegrei è una grande
caldera in stato di quiescenza al cui
interno si contano almeno una sessantina tra crateri ed edifici vulcanici, alcuni
dei quali presentano manifestazioni gassose effusive (la Solfatara) o idrotermali (ad Agnano, Pozzuoli, Lucrino), altri
ricoperti d’acqua: Lago d'Averno, Lago
Fusaro, Lago di Lucrino e Lago Miseno.
Da un punto di vista strettamente viticolo
il territorio che ricade nella denominazione comprende alcune zone del comune
di Napoli, parte del comune di Marano
di Napoli e l’intero territorio del comune
di Quarto e, procedendo verso il mar
Tirreno, la fascia costiera che interessa
i comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di
Procida e l’isola di Procida.
La viticoltura si sviluppa in territori di
bassa collina e s’inerpica, spesso, su
piccoli e scomodi terrazzamenti per via
dei pendii scoscesi e friabili, fino ai
trecento metri d’altitudine, affondando
le radici su terreni di origine vulcanica,
raramente argillosi, molto più spesso
sciolti e sabbiosi; di sicuro asciutti e ricchi
di potassio.
L’età media dei vigneti è superiore ai
trentacinque anni e piante molto più
vecchie, ottuagenarie e centenarie, non
sono affatto rare. I vitigni più diffusi,
coltivati a piede franco, sono la falanghina (che da sola copre quasi i due
terzi della denominazione) e il piedirosso (detto localmente per’ e palummo,
ovvero "zampa di colombo", per via della
colorazione rossiccia che prende il raspo
durante la maturazione). Accanto, ma in
percentuale largamente minoritaria, troviamo poi altri vitigni locali come l'olivella,
il marsigliese e tanti altri.
La forma di allevamento più diffusa è la
pergola puteolana o più correttamente
“spalatrone”, anche perché non sempre
si tratta di una vera e propria pergola.
La pianta è infatti fissata ad un tutore e
i suoi tralci vengono fatti “correre molto”,
talvolta anche su filare, ma senza un’ap-
parente logica (per curiosità ho misurato
un tralcio che snodandosi arrivava alla
consistente misura di 22 metri!). Quanto
agli impianti più nuovi vengono solitamente disposti a filare con potatura a
Guyot, mentre il cordone speronato è per
contro rarissimo.
Dal punto di vista climatico i Campi
Flegrei rientrano nella fascia mediterranea, caratterizzata da estati calde e
asciutte e da autunni invece miti e piuttosto piovosi (la percentuale più consistente delle precipitazioni annue - in tutto
600/700 mm - si concentra infatti proprio
in questa stagione). Le temperature sono
miti, con un media annuale di circa 16° e
valori di punta che possono oscillare tra i
5° nei mesi più freddi fino a oltre i 30° nei
mesi più caldi. Prendendo poi come riferimento il Tirreno, si possono identificare
con maggiore dettaglio due diverse fasce
climatiche: quella costiera, direttamente
influenzata dal mare, con un’escursione termica poco marcata, e quella più
interna (molto più articolata e complessa sotto il profilo geomorfologico) dove
l’escursione termica è leggermente più
accentuata.
Da un punto di vista legislativo si tratta invece di una denominazione giovane, visto che è stata istituita nel
1994, e successivamente modificata
nel 2011. Le tipologie più importanti
sono la Falanghina dei Campi Flegrei
(almeno il 90% dell'omonimo vitigno) e