Il Cuore: il motore della vita Il cuore è l’organo principale dell’apparato circolatorio. Esso è un muscolo cavo che si contrae spontaneamente e ritmicamente e con tali contrazioni, attraverso un sistema di valvole, assicura la progressione del sangue all’intero organismo e ciò consente di portare a ciascuna cellula l’ossigeno e le sostanze nutritive di cui esso ha bisogno. Esso è formato da 4 camere , 2 superiori, gli atri che accolgono il sangue di ritorno dalla piccola e grande circolazione e 2 inferiori, i ventricoli, che re immettono tale sangue in circolo. Ogni atrio, dopo la nascita, comunica soltanto con il ventricolo omolaterale e diviso da questo tramite una valvola. Queste permettono al flusso sanguigno di fluire in un unico senso evitando quindi che il sangue presente nel ventricolo ritorni all’atrio. Queste sono la bicuspide o mitrale (detta così perché i primi anatomisti che la studiarono associarono la sua forma alla “mitra” il copricapo cerimoniale papale), che separa atrio e ventricolo sinistro e la tricuspide che separa atrio e ventricolo destro. Per capire come tutto questo possa essere il motore della vita però dobbiamo fare alcune considerazioni preliminari. Considerazioni generali Come detto precedentemente il cuore è l’organo principale del sistema cardiovascolare. Questo è formato oltre che dal cuore anche dai vasi sanguigni all’interno dei quali scorre il sangue. Essi sono Arterie, vene e capillari. Questo è un sistema chiuso che se visto in astratto può essere considerato come un insieme di tubi con all’interno un liquido spinto da una pompa. Tale constatazione è importantissima perché indica che anche qui per capirne il corretto funzionamento alcuni concetti di fisica generale possono esserci d’aiuto. La prima domanda che dovremmo porci è “ Perché il sangue scorre?”, la risposta più ovvia è che esso è spinto dal cuore ma questo è possibile solo perché esso genera una PRESSIONE che dovrà essere necessariamente maggiore di quella che vi sarà nei siti anatomici più lontani ( Si genera un gradiente di pressione che fa si che tutto ciò che sta ad una pressione maggiore vada verso una zona a pressione minore per colmare tale differenza. E’ importante tenere a mente questo concetto per capire la maggior parte degli eventi fisiologici presenti nell’organismo). La pressione più elevata si ha nell’aorta e nel ventricolo sinistro mentre la più debole si ha nelle vene cave prima che esse si svuotino nell’atrio destro. Altro concetto importante da capire anche se può sembrare banale è che il sangue è un liquido ed in quanto tale esso è incomprimibile, quindi dato che la pressione è la forza che un liquido genera sulle pareti del contenitore che lo contiene, se tale liquido non può essere compresso tale pressione deve necessariamente dipendere da qualche altro fattore, che in questo caso è lo spessore del lume nel vaso sanguigno. Oltre a questo però, il vaso stesso che contiene il sangue si oppone al flusso in quanto la parete stessa del vaso offrendo attrito al sangue lo rallenta. Questa resistenza può essere calcolata secondo la legge di POISEUILLE dove R ovvero la resistenza al flusso è uguale 1/r4 (dove r è il raggio del vaso), questo significa che il flusso è inversamente proporzionale alla resistenza quindi ogni qual volta il raggio del vaso all’interno del quale scorre il sangue raddoppia, la resistenza offerta dallo stesso diminuisce di ben 16 volte. In parole povere nei vasi grandi il sangue rallenta meno che nei vasi piccoli ma di contro nei vasi piccoli la pressione esercitata dallo stesso è maggiore. In realtà questo è vero fino ad un certo punto, perché nel sistema circolatorio la disposizione stessa dei vasi soprattutto per la regione capillare fa si che la pressione nei capillari sia inferiore rispetto a quella delle arterie. Ma perché questo? Bisogna considerare la cosiddetta “ area della sezione trasversa”. Ciò significa che se ipoteticamente noi prendessimo tutte le arterie e ne calcolassimo l’area e facessimo lo stesso con i capillari, dato che abbiamo infinitamente più capillari che arterie la loro superficie effettiva sarà maggiore di quella delle arterie quindi significa che avendo una superficie maggiore e considerando la legge R=1/r4 la resistenza offerta dai capillari è minore e la pressione sarà più bassa garantendo al capillare di non danneggiarsi durante gli scambi gassosi e metabolici. Inoltre essendo il gradiente pressorio del capillare maggiore di quello del sistema venoso questo garantisce al flusso di tornare al cuore. Il sistema di conduzione del cuore Abbiamo visto come gli atri siano situati sopra i ventricoli divisi da essi tramite valvole, ma il sangue uscente dai ventricoli effettivamente è spinto dal basso verso l’alto verso l’aorta ascendente da una parte e nell’arteria polmonare dall’altra. Ciò significa che prima devono contrarsi gli atri dall’ alto verso il basso e poi successivamente i ventricoli dal basso verso l’alto. Questo è possibile soltanto per via del fatto che le cellule cardiache sono accoppiate sia meccanicamente che elettricamente. Tutto parte dal Nodo seno atriale (SA) che per depolarizzazione spontanea manda il primo impulso alla base del cuore, questo tramite i tratti internodali si propaga lungo gli atri facendoli contrarre fino ad arrivare al nodo atrio ventricolare (AV). Anche esso ha attività spontanea, ma se non in presenza di patologie, dipende dall’attività del nodo SA. Dall’AV attraverso il fascio di HIS presente nel setto interventricolare l’impulso arriva al sistema ventricolare del purkinje presente all’apice del cuore e da qui il ramo destro del sistema di conduzione farà contrarre il ventricolo destro ed il sinistro il ventricolo sinistro. In questo modo si avrà una contrazione opposta Atrio-Ventricolare che spingerà il sangue in maniera ottimale nel sistema circolatorio. Inoltre il fatto che i tratti distali del sistema di conduzione dipendano da quelli prossimali fa si che nel passaggio da un tratto all’altro vi sia un ritardo elettrico che in termini pratici si traduce nel fatto che il ventricolo non si può contrarre se non esclusivamente dopo l’atrio garantendo quindi che prima che esso si contragga vi sia del sangue al suo interno da eiettare. Per quanto riguarda la parte meccanica, ricordiamo, che nelle giunzioni delle cellule cardiache sono presenti i cosiddetti dischi intercalari posti in corrispondenza delle linee Z del sarcomero cardiaco. Essi nel tratto trasversale fanno si che le membrane dei due miocardiociti si affrontano e si interdigitano fra loro, rimanendo separate da una fessura di pochi ƞm. Lungo le membrane affrontate si riscontra la presenza di strutture giunzionali quali: desmosomi e fasce aderenti. La loro funzione meccanica è ripartire, in modo equilibrato su tutto il miocardio, le forze di tensione che si sviluppano al momento della contrazione facendo in modo che la tale forza si propaghi nella cellula adiacente,di cellula in cellula. Perché il cuore si contrae spontaneamente ? Parlando del sistema di conduzione del cuore abbiamo introdotto il nodo SA e AV oltre che le fibre del purkinje. Per semplicità analizziamo soltanto il nodo SA considerando che anche gli altri hanno comportamento analogo. Le cellule del nodo SA sono le cosiddette cellule pacemaker, così dette perché capaci di attività spontanea. La loro spontaneità consiste nel fatto di essere in grado senza stimoli dipendenti dal Sistema Nervoso Centrale (SNC) di depolarizzarsi e quindi indurre il miocardio alla contrazione. Questo è possibile soltanto perché tali cellule hanno un potenziale di membrana instabile che parte da valori prossimi a -60mV. Ogni qual volta il potenziale di membrana è prossimo a tale valore si aprono dei canali di membrana particolari gli If che sono permeabili sia al Na+ (sodio) che al K+ (potassio). Avviene quindi che a canale aperto il Na+ che entra è maggiore del K+ che esce e ciò rende il potenziale di membrana più positivo. A valori lievemente più positivi tali canali si chiudono, permettendo a canali per il Ca2+ di aprirsi con conseguente ingresso dello stesso. Questo quindi permette al potenziale di membrana di arrivare al valore soglia e depolarizzarsi. A questo punto quando questi canali al picco del potenziale d’azione si chiudono iniziano a riaprirsi i canali del K+ che ripolarizzano la cellula riportandola a valori negativi (-60mV) che permetteranno la riapertura dei canali If e via ad un nuovo ciclo di depolarizzazione. Il ciclo di depolarizzazioni spontanee del nodo seno atriale è di circa 70 battiti al minuto, quello del nodo atrio ventricolare di circa 45 battiti al minuto e infine quello del sistema ventricolare del purkinje di circa 35 battiti al minuto, questo ovviamente solo se non vi fosse una regolazione da parte del sistema nervoso autonomo e quindi a cuore denervato. E’ importante sottolineare però che i regolatori più lenti (AV e purkinje) in condizioni non patologiche seguono quello più veloce. In una condizione patologica nota come BLOCCO CARDIACO COMPLETO la conduzione elettrica dagli atri ai ventricoli tramite il nodo AV è interrotta quindi avviene che gli atri si contraggono in condizioni di riposo a 70bmp mentre i ventricoli a 35bpm questo causa quindi una contrazione troppo lenta dei ventricoli rispetto agli atri per permettere un adeguato flusso sanguigno. Il ciclo cardiaco Avendo adesso chiaro il perché il sangue fluisce nel sistema circolatorio e come mai le cellule cardiache si contraggano dobbiamo capire secondo quale logica meccanicistica avvengono questi eventi. Ogni ciclo cardiaco ha 2 fasi: La sistole dove il muscolo si contrae e la diastole, dove il muscolo si rilassa. Ricordiamoci inoltre per praticità come detto all’inizio di questo articolo che la maggior parte degli eventi fisiologici seguono la logica dei gradienti ( Da zone ad alta pressione o concentrazione verso zone a bassa pressione o concentrazione). La prima fase per convenzione è quel momento in cui gli atri hanno appena ricevuto il sangue dalle vene, qui ci troviamo in una condizione in cui né gli atri né i ventricoli sono contratti e le valvole AV sono aperte. Questa è la fase di maggior riempimento ventricolare, dove si ha una bassa pressione e il sangue fluisce da atrio a ventricolo per gravità. La seconda fase è caratterizzata dalla sistole atriale che spinge una ulteriore quantità di sangue nel ventricolo. Ricordando l’elettrofisiologia cardiaca a questo punto l’onda depolarizzante si trova all’apice del cuore iniziando quindi la sistole ventricolare mentre inizia la diastole atriale. Iniziata la sistole ventricolare, le pareti dei ventricoli generano una pressione dal basso verso l’alto spingendo il sangue sulla valvola AV che a questo punto per evitare il reflusso si chiude (tale chiusura genera un suono udibile che viene denominato primo tono cardiaco). Adesso il ventricolo è completamente isolato. Continua la contrazione e la pressione all’interno del ventricolo aumenta ma non abbastanza da far aprire le valvole semilunari: in questo istante il cuore è come se stesse eseguendo una contrazione isometrica, questa fase è chiamata contrazione ventricolare isovolumetrica ed è possibile soltanto per via del fatto che il sangue è un liquido e per tal motivo incomprimibile, mantenendo inalterato quindi il volume all’interno della cavità ventricolare. Continuando la contrazione ventricolare però, come dicevamo precedentemente, la pressione aumenta, questo determinerà l’apertura delle valvole semilunari con conseguente eiezione del sangue nella circolazione. Terminata la contrazione ventricolare avviene la diastole ventricolare; a questo punto la pressione nel ventricolo è minore che nei grandi vasi e le valvole semilunari si richiudono generando così il secondo tono cardiaco. I ventricoli in questa fase sono di nuovo isolati perché se pur la pressione è scesa non è ancora abbastanza bassa da far aprire le valvole AV ; questa fase è detta di rilasciamento ventricolare isovolumetrico. Quando tale rilasciamento provoca un abbassamento della pressione ventricolare al di sotto di quella atriale le valvole AV si riaprono ed il ciclo ricomincia. Parametri cardiaci I più importanti parametri per la valutazione del cuore sono: frequenza cardiaca, gittata sistolica e gittata cardiaca. La frequenza cardiaca è il numero di battiti che il cuore effettua in un minuto. La gittata sistolica è la quantità di sangue che viene pompata dal cuore durante una singola contrazione ed è determinata dalla differenza di volume tele diastolico (VTD ovvero il volume di sangue prima della contrazione) e volume telesistolico (VTS ovvero il volume di sangue che rimane nel ventricolo dopo la contrazione) , mentre la gittata cardiaca è il prodotto di quest’ultima con la frequenza. Una contrazione media eietta circa 70ml di sangue (GS data da 135ml di VTD – 65ml di VTS), se calcoliamo la GC come il prodotto tra GS per frequenza otteniamo che 70 bpm x 70 ml/battito fa 4900ml/minuto. Considerando che il volume di sangue nell’organismo è di circa 5 litri significa che in condizioni di riposo il cuore di un uomo medio, in un minuto, pompa tutto il sangue presente nell’organismo. Questo valore di gittata cardiaca però cambia durante l’esercizio fisico riuscendo ad arrivare persino a 30/35 l/min !! Una curiosità degna di nota è il fatto che il cuore come tutti gli altri muscoli riceve perfusione soltanto quando non si sta contraendo (questo perché i vasi vengono compressi durante la contrazione) questo significa che quando aumenta la frequenza cardiaca l’equilibrio sistole-diastole si compromette andando in favore della sistole. Se il tempo di diastole non è sufficiente e il sistema di irrorazione non è abbastanza sviluppato ( vedi adattamenti all’esercizio) il miocardio non riceve abbastanza ossigeno e nutrienti e può andare in contro ad infarto miocardico. Questo può essere “prevenuto” o non alzando troppo la frequenza cardiaca e soprattutto per lunghi periodi di tempo o allenandosi con costanza permettendo al corpo di adattarsi agli sforzi. Altri parametri che influenzano la funzionalità cardiaca sono il precarico ed il postcarico che come vedremo successivamente saranno i maggiori responsabili degli adattamenti cardiaci all’esercizio fisico. Il precarico è l'entità di riempimento ventricolare, quindi il volume telediastolico. L'aumento del volume telediastolico comporterà maggiore lunghezza delle fibre ventricolari la quale le rende più sensibili al Ca2+(per via delle proprietà meccano-elettriche), per cui si svilupperà una maggior contrattilità (legge di Starling). Il postcarico è la pressione che deve vincere il cuore dato da VTD e resistenze periferiche e può variare ad esempio se vi è una vasocostrizione periferica. L'aumento di vasocostrizione periferica fa sì che nel compartimento arterioso vi sia maggior volume di sangue, il quale a sua volta genera un aumento di pressione arteriosa. Poichè la contrattilità del cuore si trova a dover affrontare un postcarico maggiore (maggior pressione arteriosa), essa non riuscirà ad espellere una quantità di sangue pari alla gittata sistolica precedente alla variazione di postcarico (variazione dovuta alla vasocostrizione). Per cui nel ventricolo, alla fine della sistole, vi sarà un volume telesistolico maggiore (dato che è stato espulso meno sangue), il quale, sommato al volume di riempimento ventricolare che seguirà, si tradurrà in un maggior volume telediastolico (maggior precarico). Per la legge di Starling ciò comporterà un aumento di contrattilità in modo da poter garantire una stessa gittata sistolica, pari a quella che vi era prima della variazione di postcarico. Una variazione di postcarico, quindi, genera una variazione di precarico. Ma il postcarico influenza più lentamente la funzionalità cardiaca rispetto al precarico perchè esso va ad agire sempre variando il precarico, e ciò richiede tempo. Mentre la variazione di precarico modifica direttamente la contrattilità miocardica! Adattamenti cardiaci indotti da esercizio fisico Gli adattamenti anatomici che il sistema cardiovascolare può subire possono essere o di tipo specifico in relazione all’attività sportiva praticata o generici a prescindere da essa. Gli adattamenti generici più comuni includono angiogenesi ovvero la produzione di nuovi vasi sanguigni a partire da quelli già esistenti per consentire ai muscoli di avere una maggiore perfusione e quindi un miglior apporto di ossigeno e sostanze nutritive, aumento della mioglobina presente nel muscolo, l’aumento dell’emoglobina nel sangue e miglioramento dell’efficienza respiratoria. Tutti gli adattamenti del cuore sono finalizzati ad accogliere e pompare fuori dai ventricoli una quantità di sangue nettamente superiore a quella di un soggetto non allenato; il cuore riesce così ad aumentare notevolmente la GC sotto sforzo soddisfando le maggiori richieste d'O2 da parte dei muscoli. Le modificazioni principali sono: L'aumento di volume del cuore; La riduzione della frequenza cardiaca (bradicardia) a riposo e sotto sforzo a parità di intensità. L'ingrandimento del volume del cuore è il fenomeno più importante ai fini dell'aumento della GS e della GC. Gli adattamenti specifici vanno invece ricercati in base al tipo di sport praticato. Possiamo a questo punto classificarli in base a sport di potenza o sport di resistenza. L’allenamento di potenza causerà una ipertrofia di tipo concentrico al cuore, questo significa che aumenteranno in dimensione le pareti cardiache e si rimpiccioliranno le camere. Questo meccanismo avviene per l’aumento del postcarico dato da aumento delle resistenze periferiche. Come abbiamo detto in precedenza una contrazione muscolare occlude i vasi contenuti nel muscolo. Ora immaginiamo un qualsiasi sport di potenza dove le contrazioni muscolari avvengono sempre in maniera vigorosa con repentino aumento della frequenza cardiaca, non è difficile capire come la pressione a livello periferico aumenti rendendo quindi più difficoltoso per il cuore spingere il sangue lungo la circolazione. Così come un body builder che per aumentare la sua massa muscolare aumenta i carichi che solleva, il cuore trovandosi di fronte un carico maggiore è costretto ad aumentare la sua massa muscolare, rendendo però di contro, minore lo spazio al suo interno. Per gli sport di resistenza avviene esattamente l’opposto : Esso sviluppa una ipertrofia eccentrica ovvero un aumento delle cavità interne senza aumento dello spessore delle sue pareti. Questo avviene per l’aumento del precarico quindi per un maggior afflusso di sangue all’atrio. Negli sport di resistenza, le resistenze periferiche crollano e l’azione muscolare ciclica tipica di queste attività spinge una quantità maggiore di sangue nel distretto venoso che poi si svuoterà nel cuore. Oltre a ciò essendo la pressione intratorica negativa questa determina sul cuore una forza di risucchio dall’atrio al ventricolo (dato appunto il cuore si trovi nella cavità toracica). Quest’ultimo passaggio non avviene negli sport di potenza per via delle ripetute manovre di valsalva che determinano atti respiratori meno frequenti. Questo tipo di ipertrofia (eccentrica) inoltre permette al cuore di conservare alcune proprietà come ad esempio la compliance (elasticità) che quindi permetterà durante la prestazione di espellere una quantità maggiore di sangue. L'allenamento inoltre provoca importanti modificazioni a carico del sistema nervoso autonomo del cuore, caratterizzate da una riduzione del tono simpatico (adrenergico) con prevalenza del tono vagale (dal nervo vago dove scorrono le fibre che raggiungono il cuore) questo fenomeno è chiamato "ipertono vagale relativo". La conseguenza più evidente di questa nuova regolazione del sistema nervoso autonomo del cuore è la riduzione della frequenza cardiaca a riposo. In un soggetto sedentario, anche dopo poche settimane d'allenamento, è possibile osservare una riduzione della FC di 8 - 10 bpm. A grandi livelli di agonismo è possibile raggiungere i 35 - 40 bpm, valori che configurano la classica bradicardia dell'atleta. Conclusioni Il cuore, come constatiamo giorno dopo giorno, non fa altro che battere nel nostro petto, ma dietro a quella semplice azione vi sono infiniti meccanismi ed adattamenti in base a ciò che sono le nostre azioni quotidiane. Potrebbe sembrare che questa complessità lo renda indistruttibile ma così non è, anzi è di notevole fragilità e sta a noi e alle nostre abitudini, sia di vita che alimentari, far si che esso continui a battere e tenerci in vita ed in salute. Dott. Ewan Thomas