PROPOSTA DI SOLUZIONE PER LA PRIMA PROVA DI MATURITÀ 2016 TRACCIA: Saggio socio-economico ARGOMENTO: Crescita, sviluppo e progresso sociale. È il PIL misura di tutto? a cura di Suzy90 PIL. Altrimenti detto Prodotto Interno Lordo, ovvero l’insieme del prodotto, della ricchezza, che un paese produce. Di solito, si dice che il PIL sia la valutazione dello “stato di salute di un’economia”1, per cui un PIL molto alto dovrebbe automaticamente corrispondere a un paese ricco, e viceversa. Ma la ricchezza di un paese è automaticamente sinonimo di benessere dei suoi abitanti? La risposta potrebbe non essere così scontata. Infatti, la salute di un’economia si misura in base al suo accumulo di ricchezze, escludendo però molti fattori che contribuiscono al benessere reale dei cittadini, come la qualità dell’ambiente, la tutela della salute, la diffusione dell’istruzione2, etc.… D’altra parte, è anche vero che un buon sistema sanitario e scolastico e un’efficace protezione dell’ambiente dipendono dalla quantità di investimenti nelle relative aree di competenza, e gli investimenti dipendono dalla ricchezza del paese, ed ecco che allora ci ritroviamo al punto di partenza, cioè il PIL. Di nuovo, però, sarebbe un errore trarre conclusioni affrettate, e ritenere che un PIL alto, e di conseguenza una ricchezza elevata, corrispondano senza ombra di dubbio a un alto livello di benessere. Già Robert Kennedy3 ci aveva avvertito: non sempre la ricchezza (e per associazione, il PIL) viene utilizzata a favore del benessere dei cittadini. Rappresentano ricchezza anche le armi, le sigarette, i network che producono programmi violenti per aumentare la vendita di giocattoli, il numero di ufficiali di polizia impiegati per garantire la sicurezza quotidiana (il che equivale a un alto tasso di criminalità). Quindi, sarebbe più corretto sostenere che il PIL è una misura “grossolana del benessere economico di un paese”4, soprattutto se utilizziamo il termine “benessere”, che spesso e giustamente viene associato anche a uno status sociale e psicologico che la misurazione del PIL non tiene per niente in considerazione. Viene allora spontaneo chiedersi come sia giusto reagire quando ci comunicano che il PIL “è salito”, “è sceso”, “è stabile”. Lo scopo delle notizie positive sulla crescita del PIL è sicuramente quello di darci una speranza, una prospettiva di miglioramento futuro del nostro benessere. Ma se il PIL non sempre corrisponde al benessere, come dobbiamo comportarci? In fondo, come sostiene Kennedy, il PIL “misura tutto […] tranne ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta”5, infatti non misura “la salute delle nostre famiglie, la qualità della loro educazione o la gioia dei loro momenti di svago”6, bensì solo la quantità di ricchezze detenute dal Paese. Dovremmo quindi concentrarci non tanto sui numeri e sull’accumulo di ricchezza o di beni materiali, ma sull’“eccellenza personale e i valori della comunità”7, cioè sulle cose che hanno veramente importanza e che sono realmente sinonimi di salute e di benessere, come la felicità, la quantità di tempo libero, la purezza dell’aria che respiriamo, la sicurezza e la serenità sul posto di lavoro, la possibilità di godersi la propria famiglia. In conclusione, quindi, il PIL non è poi questa grande cosa. I numeri non sono tutto. La ricchezza materiale di un Paese è solo una misura approssimativa del benessere dei suoi abitanti, e si può anzi dire che è il benessere la vera ricchezza: sarebbe bello se esistesse un modo per misurare “la nostra arguzia, il nostro coraggio, la nostra saggezza, la nostra conoscenza, la nostra compassione”8, perché sicuramente tale misura corrisponderebbe anche al livello di benessere della nostra società. 1 Enciclopedia dei ragazzi – 2006 – Treccani on-line di Giulia Nunziante 2 Ibidem. 3 Discorso di Robert KENNEDY del 18 marzo 1968, in Il Sole 24 Ore di Vito Lops, 13 marzo 2013. 4 Enciclopedia dei ragazzi – 2006 – Treccani on-line di Giulia Nunziante 5 Discorso di Robert KENNEDY del 18 marzo 1968, in Il Sole 24 Ore di Vito Lops, 13 marzo 2013. 6 Ibidem. 7 Ibidem. 8 Ibidem.