Amadeus Giovanni Sgambati (Roma, 28/5/1841 - ivi, 14/12/1914 Sinfonia n. 2 in mi bemolle (37:46) 1 Andante sostenuto - Agitato 2 Allegro vivace assai 3 Andante con moto 4 Allegro 10:49 8:05 8:36 10:16 Concerto per pianoforte e orchestra in sol minore op. 15 (40:01) 5 Moderato maestoso 21:55 6 Romanza. Andante sostenuto 6:37 7 Allegro animato 13:05 Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi Martina Filjak, pianoforte Francesco Attardi, direttore NON IN VENDITA SEPARATAMENTE DA AMADEUS bookletCD0315.indd 12 AM 304-2 T. T.: 77:48 12/02/15 11:16 Amadeus Giovanni Sgambati Sinfonia n. 2 in mi bemolle Concerto per pianoforte e orchestra op. 15 Martina Filjak, pianoforte Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi Francesco Attardi, direttore bookletCD0315.indd 1 12/02/15 11:16 Giovanni Sgambati (Roma, 28/5/1841 - ivi, 14/12/1914) Sinfonia n. 2 in mi bemolle 1 Andante sostenuto - Agitato (10:49) 2 Allegro vivace assai (8:05) 3 Andante con moto (8:36) 4 Allegro (10:16) Composizione Roma, 1883 (ricostruzione e revisione critica di Francesco Attardi, ed. Suvini Zerboni, Milano 2014) Organico 3 flauti (uno anche ottavino), 3 oboi (uno anche corno inglese), 3 clarinetti (uno anche cl basso), 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, 2 arpe, archi Concerto per pianoforte e orchestra in sol minore op. 15 5 Moderato maestoso (21:57) 6 Romanza. Andante sostenuto (6:32) 7 Allegro animato (13:05) Composizione Roma 1878-1880 Edizione Schott, Mainz - Leipzig, 1880 Organico pianoforte solista, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 4 corni, 2 trombe, 2 tromboni, basso tuba, timpani, archi bookletCD0315.indd 2 12/02/15 11:16 guida all’ascolto Giovanni Sgambati i dettami del cromatismo wagneriano e lisztiano; dall’altro la ricerca di un raccolto lirismo volutamente “italiano”, ma lontano da quella gestualità operistica che aveva contraddistinto i nostri compositori del primo Ottocento nel trattare il genere strumentale, da Paganini a Pacini. Composta nel 1883 e rimasta inedita, furono due soltanto le esecuzioni durante la vita di Sgambati. La première – del cui successo parla anche Giuseppe Verdi in una lettera all’amico Arrivabene – ebbe luogo a Palazzo Caffarelli il 7 marzo del 1885, mentre una seconda esecuzione si ebbe a Colonia presso il Tonkünstlerfest il 27 giugno del 1887, con critiche entusiastiche. L’organico orchestrale è delle più ampie proporzioni tardo-romantiche e supera quello brahmsiano, con i fiati a tre (ad esclusione del controfagotto): oltre i legni a due figurano difatti l’ottavino/ terzo flauto, il clarinetto basso, il corno inglese, i tre tromboni e la tuba. Nel secondo e terzo movimento sono inoltre presenti due arpe. L’Andante sostenuto è giocato sull’ambiguità tra modo minore e maggiore e si apre su un dolente melos enunciato da Sinfonia n. 2 in mi bemolle Concerto per pianoforte e orchestra op. 15 di Francesco Attardi L a Seconda Sinfonia di Giovanni Sgambati ha avuto una storia travagliata quanto singolare. Smarrita misteriosamente la partitura, le parti orchestrali sono riemerse nel 1995 presso la Biblioteca Casanatense di Roma, dopo la vendita degli eredi allo Stato italiano, e ricostruita di recente [ricostruzione e revisione critica di Francesco Attardi, ed. Suvini Zerboni, Milano 2014, ndr.]. Caposaldo del sinfonismo italiano, due appaiono gli obiettivi del compositore romano in questo lavoro: da un lato la complessità strutturale, la variazione motivica e la perorazione armonica secondo 3 bookletCD0315.indd 3 12/02/15 11:16 corno inglese e prima tromba in mi bemolle minore, che dà l’avvio a un corale di fiati sui rintocchi alterni di timpano e contrabbasso pizzicato, per poi rischiararsi in maggiore con oboe, flauto e gli altri legni. Segue l’Agitato, di nuovo in minore, che espone un inciso di semitono mi bemolle-re da cui scaturiscono gli elementi principali di tutto il primo movimento. Tra essi un tema-motto di carattere drammatico che si sviluppa in una scrittura densamente cromatica fino alla perentoria enunciazione in fortissimo. Segue lo Scherzo (Allegro vivace assai 2), che presenta un primo serpeggiante motivo in fa minore enunciato da viole e violoncelli e successivamente dai violini, cui poco dopo si sovrappone lo staccato dei legni in sincope. L’atmosfera si rischiara col secondo tema in si bemolle maggiore: uno staccato dei legni cui seguono volate di terzine che poggiano armonicamente sul timbro bronzeo delle arpe; il ritorno del tema strisciante è quindi seguito da una nenia pastorale cantata da corno inglese e clarinetto. Il Trio sviluppa la nenia – che assume poco dopo carattere di stornello – affidata a trombe e corni. Il terzo movimento, Andante con moto 3, è nel tono di la bemolle maggiore e vede protagonista il corno inglese, in una melodia bucolica di genuina semplicità e bellezza, con echi dalle romanze da camera di cui Sgambati fu maestro. Il secondo tema, di carattere contrastante e celebrativo della romanità, è esposto da una fanfara di trombe: tale esaltazione di antiche glorie è l’omaggio di un romano alla sua città. Riappare quindi il melos pastorale affidato stavolta ai violini con sordina e si ode ancora la fanfara celebrativa come proveniente da lontano, esposta ora dai corni in pianissimo, dove si stempera ogni ombra di retorica. Il finale, Allegro 4, è una felice pagina dal carattere risolutivo che esordisce in 2/4 per poi proporci una sorta di rapida siciliana in 6/8, che talora assume il carattere di ballata. L’andamento cullante esposto da violini si complica subito in una scrittura fatta di sincopi, scale ascendenti e discendenti, appelli degli ottoni, momenti di scrittura corale, che ne fanno un brano ricco di colpi di scena ed effetti speciali. Nella trascinante coda finale si alternano continui cambi di tempo, 6/8, 4 bookletCD0315.indd 4 12/02/15 11:16 2/4, 6/8, 3/4, 2/4, che chiudono in maniera virtuosistica questa complessa sinfonia, apertasi drammaticamente nel tono minore, e che suggellano in un esuberante mi bemolle maggiore uno dei capolavori del sinfonismo italiano. Il Concerto per pianoforte e orchestra in sol minore op. 15, scritto fra il 1878 e il 1880, è un lavoro innovatore e di grande struttura formale, oltre che di forte impatto espressivo, non solo per la pregevole scrittura virtuosistica affidata al pianoforte, ma per l’abile impianto concertante dei movimenti estremi. Il dialogo fra solista e orchestra, il virtuosismo supremo del pianoforte in specie nella grande cadenza del primo tempo e i momenti cameristici fanno di questo concerto uno dei più rilevanti e godibili di tutto il repertorio ottocentesco. Cronologicamente si colloca nell’ambito della grande letteratura concertistica tardo romantica, tra Brahms, Grieg, SaintSaëns e Čajkovskij (è contemporaneo al Concerto n. 2 in sol maggiore op. 44), ma anticipa al tempo stesso la dialettica tra virtuosismo trascendentale ed espressività tardo-romantica di Rachmaninov, con una ricerca timbricoarmonica foriera del Novecento tonale. Notevole è l’impianto motivico del primo movimento, un Moderato maestoso 5 nel tono base di sol minore, che vanta un’imponente e articolata intro5 bookletCD0315.indd 5 12/02/15 11:16 duzione orchestrale; non più un primo e secondo tema, ma un primo e un secondo gruppo tematico spesso con idee motiviche derivate per germinazione l’una dall’altra. Le idee musicali sono sviluppate in un costante rapporto dialettico che fa pensare a una sinfonia concertante o a un concerto-sinfonia, sullo stampo dei due concerti pianistici brahmsiani, del tutto personale però quanto a costruzione, orchestrazione e caratterizzazione timbrico-melodica. La struttura di forma sonata è usata liberamente: tutto sembra svolgersi in presa diretta, senza uno stampo formale precostituito, ma al tempo stesso con una ferrea elaborazione motivica. Riscontriamo temi o cellule generatrici che acquisiscono man mano le più poliedriche sfaccettature timbrico-tematiche sorrette da un’armonia spiraliforme, con uso di modulazioni, svolte armoniche, cromatismi ed enarmonie che rendono prodigiosamente vario tutto il primo ambizioso movimento. Alla severità dell’introduzione e del primo gruppo tematico, in sol minore, fa seguito un secondo gruppo motivico in la bemolle minore (Tranquillo) dalla seducente cantabilità romantica, di un lirismo intimo, molto diverso dalla gestualità melodica dell’opera. L’ingresso del solista è annunciato da due fanfare solenni che possiamo definire come elemento “retorico-tribunizio” nel senso carducciano del termine e interpretare come celebrativo dell’orgoglio unitario postrisorgimentale, ma anche della romanità che in quegli anni prendeva forma nel progetto del Vittoriano: una magniloquenza affidata agli ottoni, che riapparirà nelle due sinfonie e che sembra anticipare le trombe e buccine di Respighi dei Pini di Roma. La retorica si dissolve del tutto nella splendida enunciazione del secondo tema, cui si aggiungono il violoncello solista e gli altri archi che ci riportano a una scrittura cameristica. Nella parte centrale Sgambati vuol dare meritata tregua al solista, avviando una lunga transizione dell’orchestra in vista della prima grande cadenza pianistica. Segue uno dei momenti più felici e originali di tutto il movimento, il lungo pedale sul fa diesis del solista assieme al quartetto d’archi tematico. L’aspettativa accumulata si 6 bookletCD0315.indd 6 12/02/15 11:16 scioglie felicemente nelle scale e negli arpeggi del pianoforte, che poco dopo portano a un nuovo climax orchestrale (Più mosso), in una caleidoscopica motilità di figurazioni musicali. La ripresa, col ritorno al sol minore, è del tutto variata e comincia sul secondo gruppo tematico, quello melodico, ma cantato ora dal quartetto d’archi sul fluttuare del solista. La seconda grande cadenza, che riassume tutto il materiale musicale del movimento, è un arduo banco di prova per il solista, mentre la coda è concepita in una scrittura presaga di Rachmaninov. In contrasto con le ambiziose proporzioni del primo tempo, la Romanza (Andante sostenuto) 6 è una breve e delicata pagina nel tono di mi bemolle maggiore che ci riconduce alla sensibilità elegiaco-contemplativa di Grieg, con un seducente melodismo timbrico. Il finale, Allegro animato 7, in forma sonata, sta come carattere fra un rondò all’ungherese e un saltarello italiano, ma di ritmo binario: da qui la vivacità e il carattere leggero, quasi scherzando. Pagina di sicura originalità, esordisce con una fanfara di corni e trombe sul la bemolle maggiore che, alla quinta battuta, si sposta sul tono d’impianto (sol maggiore) con gli archi in pianissimo. È nella seconda idea tematica che sta la singolarità di questo Finale, un motivo “buffo” che ne costituisce il rompicapo: l’anticipo sull’ultimo ottavo della battuta del movimento successivo, in battere, con una sfasatura tra metro e ritmo che crea un caratteristico andamento zoppicante, quasi a singhiozzo. Sono i legni a iniziare questa sfasatura metrica, mentre il solista si produce in arabeschi di terzine, quindi è il solista a riprendere la figurazione claudicante. Il gioco fra pianoforte e orchestra è leggero, talora impertinente, ma al tempo stesso arduo nell’insieme, e si conclude con una coda che ripropone il movimento a singhiozzo in un crescendo parossistico, fino alla vorticosa stretta finale. 7 bookletCD0315.indd 7 12/02/15 11:16 interpreti Martina Filjak Staatskapelle Weimar, Israel Chamber Orchestra, Orchestre Symphonique de Nancy, esibendosi in importanti location come Royal Concertgebouw (Amsterdam), Konzerthaus (Berlino), Auditori and Palau de la Música Catalana (Barcellona), Zankel Hall presso la Carnegie Hall (New York), Jordan Hall (Boston), Teatro San Carlo (Napoli), Conservatorio e Auditorium Fondazione Cariplo (Milano), Salle Gaveau (Parigi), Musikverein e Konzerthaus (Vienna), NDR Hall (Hannover), Residenz (Monaco di Baviera), Auditorio Nacional (Madrid), Oriental Arts Center (Shanghai) e Severance Hall (Cleveland). I programmi futuri prevedono i debutti in Brasile e in Giappone, così come anche le collaborazioni con l’Osaka Century Symphony Orchestra e il direttore Alan Buribayev, la Slovenian Philharmonic e Marcelo Lehninger, la Sinfonieorchester Aachen e Kazem Abdullah, la Zagreb Philharmonic e Hans Graf, la Staatskapelle Halle e Josep Caballe Domenech, l’Orchestra Filarmonica di Torino, la Bremen Philharmonic Orchestra e la Phoenix Symphony Orchestra. Parla sette lingue e ama viaggiare. martinafiljak.com T ra i più entusiasmanti giovani artisti emersi negli ultimi anni, sta raccogliendo elogi a livello internazionale per la sua passione poetica e la sua padronanza tecnica alla tastiera, nonché per la personalità carismatica e la magnetica presenza scenica. Si è imposta all’attenzione del grande pubblico grazie alle vittorie della Medaglia d’oro, del Primo Premio e del Premio Beethoven alla Cleveland International Piano Competition nel 2009, affermazione che le ha aperto le porte a un’intensa attività concertistica negli Stati Uniti e in tutto il mondo. Precedentemente era risultata vincitrice del Concorso Viotti in Italia e del Premio Maria Canals a Barcellona. Recentemente ha suonato in tutto il mondo con illustri formazioni orchestrali come la Cleveland Orchestra, San Diego Symphony Orchestra, Florida Orchestra, Strasbourg Philharmonic, Barcelona Symphony, Bilbao Symphony, Granada Symphony Orchestra, Deutsche Radio Philharmonie, 8 bookletCD0315.indd 8 12/02/15 11:16 Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi che ogni anno assistono agli oltre 250 concerti proposti, un’attività musicale che si svolge ormai per tutti i dodici mesi dell’anno. Un’attività sempre più premiata dai successi di pubblico, dall’apprezzamento della critica, dall’attenzione degli organi d’informazione. Fra i molti esempi, i due concerti tenuti nella Sala Nervi del Vaticano per S.S. Benedetto XVI e l’esecuzione (novembre 2013) a Milano dell’Ottava Sinfonia di Mahler diretta da Riccardo Chailly. La musica è di tutti ed è per tutti, e l’attività dell’Orchestra sinfonica di Milano Giuseppe Verdi negli anni è stata affiancata dal Coro sinfonico di Milano Giuseppe Verdi, oggi diretto da Erina Gambarini, dall’Ensemble laBarocca, dal Coro di Voci Bianche, dall’Orchestra Amatoriale “laVerdi per tutti” e dall’Orchestra Sinfonica Junior, riservata ai ragazzi con meno di 18 anni. laVerdi oggi è una Casa della musica: una felice intuizione che si è concretizzata, che ha portato frutto e che ha radici ben salde. Una realtà solida con una caratteristica unica fra le istituzioni musicali italiane: la proprietà dell’Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, in largo Mahler, realizzato nel 1998 e acquistato nel 2008. N ata nel 1993, laVerdi è oggi una protagonista indiscussa del panorama culturale italiano e non solo. Lo testimoniano un Grammy Award, le numerose tournée internazionali (ultima in ordine di tempo, settembre 2013, a Londra per i prestigiosi BBC Proms), la ricca produzione discografica. Formata da Vladimir Delman e guidata oggi da Zhang Xian, l’Orchestra nacque quando a Milano la musica classica sembrava destinata ad avere nella scena culturale un ruolo sempre più minoritario. I suoi obiettivi erano allargare la platea del pubblico, offrendo l’ascolto della musica classica anche a chi non aveva mai frequentato una sala da concerto; offrire un servizio culturale e sociale alla Città e al Paese; offrire un’opportunità di lavoro ai giovani musicisti di talento. Obiettivi che sono stati raggiunti, come dimostrano la qualità e la professionalità dei suoi musicisti e dei direttori d’Orchestra che si sono succeduti come titolari o ospiti, i 230.000 spettatori 9 bookletCD0315.indd 9 12/02/15 11:16 Francesco Attardi chestre Philharmonique de Nice), Spagna (Orchestra del Teatro del Liceu). Svolge anche attività anche in campo operistico in Italia e all’estero. Dal 2002 al 2004 è stato direttore artistico della Settimana di Musica Sacra di Monreale. Fra le sue pubblicazioni annovera il libro Leadership trasparente. Direzione d’orchestra e Management d’azienda (FrancoAngeli editore, 2004) e il volume Viaggio intorno al Flauto magico (LIM, Lucca 2006). Ha inoltre effettuato concerti con l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano, l’Orchestra Verdi, la Sinfonica Siciliana. Nel 2009 e 2011 ha diretto in Germania la Jenaer Philharmonie in programmi di Bruckner, Wagner e Šostakovič. Nell’estate 2011 ha eseguito il Requiem di Verdi al Teatro Antico di Taormina (Taoarte Musica) e concerti per “Palermo Classica”, con i pianisti Bruno Canino, Hüsseyn Sermet, Martina Filjak. H a studiato pianoforte, composizione e direzione d’orchestra presso il Conservatorio di Milano, conseguendo il Diploma Accademico di secondo livello con il massimo dei voti, ed è inoltre laureato in musicologia (Dams) presso l’Università degli Studi di Bologna. Si è perfezionato in direzione d’orchestra con Pierre Dervaux (Francia), con Leopold Hager al Mozarteum di Salisburgo e con Murry Sidlin negli Stati Uniti (Aspen Music School). Assistente di Romano Gandolfi al Gran Teatro del Liceo di Barcelona (Spagna), è stato maestro collaboratore di Giuseppe Patanè alla Staatsoper di München, teatro in cui ha approfondito il repertorio mozartiano e in lingua tedesca con Wolfgang Sawallisch. Ha effettuato diverse tournée in Giappone (Kyushu Symphony Orchestra), Stati Uniti (Aspen Symphony Orchestra), Messico, a Praga (Orchestra sinfonica della Boemia e il Coro di Radio Praga e Orchestra da Camera di Praga), in Francia (Or10 bookletCD0315.indd 10 12/02/15 11:16 Amadeus n. 304 (03/2015) Periodico registrato al Tribunale di Milano 186/19-03-1990 𝖯 e 𝖢 2015 s.r.l. Direttore responsabile Gaetano Santangelo Redazione Andrea Milanesi Grafica Dario Codognato Impaginazione Riccardo Santangelo Registrazione dal vivo 7 dicembre 2014, Auditorium di Milano Fondazione Cariplo Ingegnere del suono Claudio Gattuso Direzione artistica, Editing e Mastering Raffaele Cacciola Si ringraziano la Società Repower per il contributo che ha reso possibile questa produzione e il CIDIM promotore del “Progetto Sgambati” in occasione del centenario della morte del compositore In copertina Martina Filjak e Francesco Attardi (foto di Erica Pedrazzi) N.B.: È possibile scaricare questo booklet in formato digitale all'indirizzo www.amadeusonline.net/books/201503.pdf bookletCD0315.indd 11 12/02/15 11:16