I itinerario Visita completa della zona est di Ortigia

I itinerario
Visita completa della zona est di Ortigia
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L'isola di Ortigia è collegata alla terraferma dal ponte umbertino
che collega corso Umberto I a Piazza Pancali.
Superata piazza Pancali, sulla sinistra, vi è l’antico Tempio di Apollo,
costruito dai greci nei primi decenni del VI sec. a.C.
E’ il più antico dei templi siracusani: esastilo, periptero, con 17 colonne sui lati lunghi; di
quella costruzione restano oggi l’alto basamento, due colonne intere delle quali si apprezza
l’imponente struttura monolitica e un tratto del muro sud.
Su uno scalino è ancora incisa l’epigrafe “Kleomone, figlio di Cnidieda, ne fu l’artefice”.
Epikles fece le colonne, ammirevole opera.
Il tempio fu chiesa paleocristiana, poi moschea, ancora chiesa in età normanna e caserma
all’epoca di Carlo V.
Dal tempio si imbocca corso Matteotti (già via del Littorio) moderna arteria dovuta ad uno
sventramento del centro storico operato negli anni ’30.
Il corso, fiancheggiato da edifici costruiti in stile littorio, ha conservato, al n. 29, il medioevale
Palazzo Greco (attuale sede dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico) che, pur
rimaneggiato, mantiene strutture trecentesche, visibili nella bifora, nel loggiato e nello scalone
d’ingresso.
In fondo al corso è l’ampia piazza Archimede, di fascino ottocentesco.
Vi si ammira al centro una bella fontana col tiaso di Artemide, ninfe e mostri marini.
Sulla piazza prospettano alcuni palazzi di epoche diverse: palazzo Bucceri-Lanza, palazzo
Pupillo del XVIII sec., un palazzo dei primi del Novecento che ospita gli sportelli della Banca
di Sicilia, e quello, recente ma con elementi ancora littori, sede di un’altra banca.
Ai due lati di corso Matteotti, meritano attenzione le strade che fiancheggiano l’arteria e che
costituivano le due vie di accesso alla piazza prima che avvenisse lo sventramento del
quartiere: via delle Maestranze e via Roma. Percorrendole si notano la dignità dell’edificato
(in parte barocco e in parte ottocentesco, interrotto da qualche portale del XV sec.) e le molte
botteghe al piano terra.
Negli assi delle due strade è stata riconosciuta la persistenza di arterie urbane dell’antico
impianto greco: la via Dione soprattutto, congiungendo il tempio di Atena e quello di Apollo,
svolgeva la funzione di via sacra.
La via Cavour, antica via dei Bottai, era invece il cuore delle attività commerciali legate al
porto.
Tornati a piazza Archimede, si imbocca ad est via delle Maestranze con le sue ininterrotte
quinte di palazzi settecenteschi, la cui architettura ardita e originale segna uno dei vertici del
barocco isolano: vi si affacciano, sul fronte nord, palazzo Dumontier, l’imponente palazzo
Impellizzeri (n. 17), palazzo Spagna (n. 55), palazzo Reale Rustica (n. 93), palazzo
Bucceri (n. 97), palazzo Impellizzeri (n. 99) ricco di decorazioni tardo barocche con cornici a
protome; sul fronte sud, palazzo Zappata-Gargallo (n. 50), palazzo Regina, palazzo Ronco
Bufardia (n. 72), palazzo Ardizzone (n. 92), palazzo Rizza (n. 110).
Nel lato sud (lungo la via Roma), si inseriscono nell’insieme architettonico della strada il
palazzo della Prefettura (giù convento di S. Maria) e il palazzo Interlandi-Pizzuti,
caratterizzato quest’ultimo da interessanti interventi dell’inizio del secolo.
Le quinte architettoniche dell’architettura civile sono interrotte, nel lato nord, dal ronco
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Capobianco dove sono il Convento di S. Teresa e la chiesa del Salvatore, sul lato sud,
nella piazzetta omonima, la chiesa di S. Francesco all’Immacolata le cui forme barocche
racchiudono resti notevoli di una precedente struttura.
In fondo alla strada, in direzione del mare, svoltando a destra, si è su via Alagona. In questa
strada si trova un sorprendente Museo del Cinema. Vi si trovano macchine da ripresa di ogni
epoca e formato, ottiche, pellicole, film rari, banchi di montaggio, proiettori, manifesti e
svariato altro materiale. Il museo, frutto della magnifica ossessione di un privato (il dott.
Romeo, un medico grande appassionato di cinema) è inoltre attrezzato con una sala di
proiezioni e dotato di una ricca biblioteca.
Tornando a via delle Maestranze, in direzione nord, si può imboccare via dei Santi Coronati
che immette in un quartiere di sapore orientale, un tempo abitato dai tintori e tradizionalmente
conosciuto come La spirduta. Nel cuore di questo quartiere si trova palazzo Mergulese
Montalto: un vero gioiello dell’architettura aragonese-catalana a Siracusa. L’edificio è
riconoscibile dal bel portale ad arco sormontato da un’edicola, per il paramento murario con
cornice marcapiano e per una bifora e una trifora, riccamente intagliate, nel primo
ordine.
Dallo slargo prossimo al palazzo, percorrendo le vie Gargallo e Mirabella, si
raggiungono il palazzo Dongiovanni, di stile tardo barocco, e piazza del Carmine sulla
quale prospettano la chiesa omonima e l’annesso convento. L’interno della chiesa conserva
pregiati stucchi settecenteschi e un’edicola del XIV sec.
Sempre in prossimità della piazza, si trovano la settecentesca chiesa del Ritiro e uno dei più
antichi edifici religiosi cristiani della città: S. Pietro Intra Moenia, risalente al IV sec., in parte
modificato in età successive ed oggi adibito ad auditorium.
Su via Mirabella sono il quattrocentesco palazzo Abela-Danieli e la chiesa di S. Tommaso,
di età normanna.
Tornando indietro verso il mare si imbocca la via Gargallo dove si osserva sulla sinistra,
l’Oratorio di S. Filippo Neri, opera del primo Settecento di Luciano Alì caratterizzata da un
ampio portico e da un suggestivo cortile. Sempre su via Gargallo, il palazzo omonimo è un
esempio di architettura catalana. Ha un largo loggiato ed un cortile interno con un pozzo al
centro.
Superate la piazzetta dei Cavalieri di Malta con la chiesa di S. Leonardo e piazza S.
Francesco, attraversata via delle Maestranze, si può imboccare, a nord, via della Giudecca
raggiungendo così l’antico quartiere ebraico di Siracusa.
La fiorente vita delle comunità che abitavano questi vicoli e le tradizioni dell’ebraismo, come è
noto, cessarono drammaticamente – a Siracusa e nel resto della Sicilia – alla fine del
Quattrocento. Rimangono tuttavia, a testimonianza del passato e della vivacità del quartiere,
molte botteghe e alcune presenze architettoniche tra le quali i bagni delle donne e la
Sinagoga, oggi coperta dalla settecentesca chiesa di S. Filippo Apostolo.
In fondo a via della Giudecca s’incontrano la piazza Giovanni Battista e la chiesa
omonima che conserva elementi trecenteschi nel portale e nel rosone. Nella contigua via
Logoteta si trovano il convento e la chiesa di S. Francesco di Paola, edificati nel
Settecento con sobrio prospetto e ricca ornamentazione a stucco all’interno. Poco oltre,
lasciata la Giudecca, ci si immette in una larga piazza di elegante effetto barocco: piazza S.
Giuseppe. All’angolo sud-est vi è il Complesso di S. Domenico: convento e chiesa sono
sorti nel 1200 e poi riedificati nel ‘700. Elementi quattrocenteschi sono presenti nel chiostro
del convento. Sul lato meridionale della piazza, la chiesa e il convento Aracoeli, del XVI
secolo, successivamente rimaneggiati. Al centro, la chiesa di S. Giuseppe, situata su un alto
podio, presenta, in tutti i suoi prospetti, raffinate forme barocche. All’interno dell’edificio, una
sobria decorazione a stucco in stile rococò ed una tela, copia del Seppellimento di S. Lucia
del Caravaggio.
Nel lato sud della piazza, si trova la chiesa di S. Anna (1727). Da via S.
Anna, attigua alla chiesa, si raggiunge via Roma, un importante asse viario di Ortigia sul
quale si affacciano monumentali palazzi nobiliari, scanditi dal movimento delle ringhiere
panciute e dai portali a bugnato caratteristici della tradizione dei Vermexio.
Notevoli, su via Roma, sono i palazzi Arezzo, Ronco, Burlò, Alagona e l’attuale sede della
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Prefettura (già Convento di S. Maria delle Monache) con i resti di uno splendido portale e
l’attigua chiesa d’origine normanna. Sempre su via Roma si trova il Teatro Comunale, del
tardo Ottocento.
Alla sua estremità, via Roma sbocca a destra in via Capodieci dove si affacciano il palazzo
Bellomo ed il convento e la chiesa di S. Benedetto.
Il palazzo Bellomo (che prende il nome dalla famiglia nobiliare che ne fu proprietaria dalla
metà del ‘300 all’inizio del ‘700) è un esempio importante d’architettura civile federiciana. Del
periodo svevo conserva il primo ordine del fronte esterno e le volte a crociera, sostenute da
esili pilastri, nelle sale corrispondenti.
Una successiva fase quattrocentesca interessa soprattutto il piano superiore e la bella scala
interna. Settecentesco è invece il cosiddetto “Cortile delle Palme”.
Dal 1958 l’edificio ospita la Galleria d’Arte Medievale e Moderna – oggi Museo Regionale
– che raccoglie preziosi reperti, provenienti da Siracusa e dal suo territorio, tra i quali
l’Annunciazione di Antonello da Messina, la Madonna col Cardillo del Gagini, il Seppellimento
di S. Lucia del Caravaggio, una ricca Collezione di Stemmi Siracusani ed una di antiche
ceramiche siciliane ed arabe oltre a gioielli, abiti del ‘700 e pregiati presepi in ceramica. Il
monastero di San Benedetto è oggi parte integrante del Museo di palazzo Bellomo. La chiesa
attigua risale al XVII sec. ma è stata riprogettata nel secolo successivo da Andrea
Vermexio.
Sul fronte opposto del complesso si trova la chiesa di Gesù e Maria; in via
Capodieci, al n. 45, il palazzo Avolio si riconosce per un dignitoso stile liberty.
Da via Capodieci si sbocca in via S. Martino dove è la chiesa omonima. La costruzione risale
al periodo bizantino ma la sua origine è resa di difficile lettura dai rimaneggiamenti
successivi: del XIV sec. è sicuramente il bel portale aragonesi della facciata. All’interno vi
sono un polittico del ‘400 e un crocifisso ligneo del secolo successivo.
II itinerario
Visita completa della zona ovest di Ortigia
Un secondo itinerario lungo le strade ed i vicoli di Ortigia, può avere inizio, superata piazza
Pancali, da via XX Settembre, arteria realizzata nel periodo post-unitario con l’abbattimento
delle fortificazioni spagnole.
A metà di essa scavi recenti hanno messo in luce delle possenti strutture murarie greche di
età dionigiana. All’estremità della via, prospiciente il porto, è l’edificio della Camera di
Commercio, alla sinistra del piazzale antistante, ciò che rimane delle vecchie mura spagnole
è il complesso quattrocentesco della Porta Marina, accesso alla zona portuale della città
attraverso il quartiere dei Bottai e dell’Amalfitania. Il passeggio sottostante, il Foro Italico, è
del 1836 e fu voluto da Ferdinando I di Borbone.
Superata Porta Marina, sulla sinistra è il quartiere dei Cordari dove si trova la chiesa di S.
Maria dei Miracoli. La chiesa, in origine del XV sec., attesta la gratitudine della città per la
cessazione della peste nel 1501. Sulla lunetta è scolpita una Madonna tra i Santi Rocco e
Sebastiano di scuola gaginesca.
Risalendo per via Ruggero VII, s’imbocca sulla sinistra la via dell’Amalfitania, così chiamata
per la presenza di una loggia di mercanti amalfitani. Lo spiazzo antistante consente di godere
un magnifico panorama del porto con lo sfondo del territorio siracusano.
La via dell’Amalfitania (al n. 66 vi è ancora l’edificio dell’albergo dove nel 1835 morì il poeta
romantico Augusto Von Platen) che si prolungava un tempo nella via delle Maestranze, è
adiacente all’attuale via Cavour, un tempo cuore del quartiere dei Bottai, i cui vicoli hanno
fatto pensare ad un tratto urbanistico originario. Al n. 30 di via Cavour si trova il palazzo
Abela, del XIV sec., modificato nel Seicento.
Via Cavour prosegue su via Landolina sulla quale s’affaccia la chiesa dei Gesuiti il cui
prospetto e la cui pianta si rifanno abbondantemente all’architettura romana della
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controriforma. Al n. 30 di via Lanolina, palazzo Scandurra Impellizzeri ha un nucleo interno
medievale con antiche scale e cisterne. Al n. 8 palazzo Chiaramente del XIV sec.; di fronte,
palazzo Francicanava, quattrocentesco, con un bel portale ad ogiva ed elegante paramento
murario non alternato dalla ristrutturazione tardo settecentesca del piano superiore.
Da via
Lanolina ci si immette su via del Collegio Regionale. Al n. 36 vi è una casa dal bel portale
quattrocentesco e bifora e al n. 13 l’antica Sede del Consiglio Reginale, organo di governo
del dotario della regina, creato da Costanza d’Aragona nel 1361. L’edificio si riconosce per
un portale catalano con figura di S. Michele Arcangelo posta nel calcio della chiave di
volta.
Tornati su via Lanolina si raggiunge piazza Duomo, cuore, nel corso dei secoli, della
vita civile e religiosa di Ortigia: villaggio preistorico, area sacra in età classica, spazio per
fiere durante il medioevo, teatro di scenografiche feste barocche e sede degli edifici del
potere civile e religioso nel XVII e XVIII sec., la piazza ha raggiunto nel tempo una
sistemazione architettonica e monumentale che non ha mai mortificato il sito né tradito il
suo genius loci.
Sulla piazza prospetta il Palazzo del senato. Opera di Giovanni Vermexio
risale al XVII sec., si caratterizza per un grande portale a bugnato e per l’ampia balconata
barocca del secondo ordine. Il terzo ordine è invece della fine dell’Ottocento. Nel
seminterrato, scavi recenti hanno rimesso in luce le fondazioni di un grande tempio in stile
ionico, probabilmente un Artemision.
L’entità architettonica che domina l’insieme della piazza è però il Duomo. Il prospetto
barocco della chiesa, cui le colonne, le statue, i portali, danno grande profondità ed effetti
scenografici di chiaroscuro, è dovuto all’architetto palermitano Andrea Palma.
La chiesa è
nel suo insieme una sintesi esemplare dell’intreccio, tutto siciliano, di cultura cristiana e
pagana: nel Tempio di Atena, sorto nel 480 a.C. secondo i canoni del tempio dorico di età
classica, il vescovo Zosimo, in età bizantina, volle trasferire la cattedrale.
Successivamente
vennero chiuse le colonne del perimetro – ancora ben visibili – e si tagliarono otto archi nei
muri maggiori della cella ottenendo così una chiesa a tre navate con coronamento absidale.
Dopo l’età araba, in periodo normanno, si provvide all’elevazione dei muri della navata
centrale, all’apertura di finestre nelle pareti bizantine e all’abbellimento con mosaici della
cattedrale e del coro.
La costruzione attuale è dunque il risultato di svariati interventi che si sono succeduti nel
tempo: il pavimento, insieme alla porta che si apre sulla navata di sinistra (con l’abside in
fondo bizantina), risale al XV sec.; il soffitto ligneo è del XVI sec., la Cappella del
Sacramento del Seicento, quella di S. Lucia del 1711 e il fonte battesimale, del XII sec., è
stato ottenuto riutilizzando un vaso marmoreo di età ellenistica.
La chiesa contiene la cassa ed il Simulacro argenteo di S. Lucia oltre ad una Madonna
della Neve del Gagini, altre statue della sua scuola e vari dipinti. Dalla Cappella del
Crocifisso si accede alla Nuova Sagrestia e alla sale del Tesoro del Duomo che
comprendono dipinti, oreficerie e tessuti preziosi.
La fiancata sud del Duomo si addossa al Palazzo Arcivescovile, complesso monumentale
che si articola in due cortili con una galleria di raccordo fiancheggiata da antiche colonne. Il
complesso conserva al suo interno un precedente nucleo architettonico, risalente all’età
federiciana, del quale è rimasto un portico. L’edificio attuale risale al XVII sec. ed è opera di
Andrea Vermexio. Comprende la foresteria e un giardino pensile. Un terzo ordine fu aggiunto
nel 1762 sotto la guida dell’architetto militare Dumontier che unì al complesso, nel secondo
cortile, una Casa degli Esercizi. Di fronte a quest’ultima costruzione si può ammirare un
corpo di fabbriche con strutture trecentesche arricchite di eleganti bifore. Subito dopo, sono i
locali della Biblioteca Alagoniana. Inaugurata nel 1783, conserva preziosi manoscritti
miniati e un antico Corano.
Sul fronte opposto della piazza – in una disposizione che in parte asseconda l’andamento
naturale del sito e in parte accoglie le esigenze espressive della cultura barocca – si
susseguono le facciate di illustri palazzi privati e pubblici: partendo da nord si incontra il
Palazzo Beneventano del Bosco opera di Luciano Alì che, alla fine del Settecento, riadattò
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delle strutture preesistenti del XIV e XV sec., adeguando la costruzione al gusto
rococò.
Nella parte centrale della piazza si trova il Palazzo Arezzo della Targia, anch’esso
opera di Luciano Alì. All’angolo sud-ovest vi è il Palazzo del vecchio museo archeologico
dove si custodisce ancora un Medagliere che è tra le maggiori collezioni numismatiche del
mondo.
Chiude la piazza, sul fronte sud, la chiesa di S. Lucia alla Badia. Ricostruita subito
dopo il terremoto del 1693 con ricche decorazioni da intaglio, raggiunge, con il campanile,
un’altezza di venticinque metri. L’interno, decorato con stucchi e dorature, contiene un
Martirio di S. Lucia del XVI sec., dipinto da D. Giunaccia e, all’altare maggiore, un prezioso
paliotto in argento.
A sinistra della chiesa, oltrepassata la via delle Vergini, s’incontrano la chiesa e il
Monastero di Montevergine. Opera di Andrea Vermexio la chiesa, del 1622, sovrastata da
un grande timpano, ha forme ancora rinascimentali.
Il bacino della fonte, un tempo a diretto contatto col mare, ha ricevuto l’attuale sistemazione
alla metà del secolo scorso. Il mito di Aretusa, che dà il nome alla fontana, testimonia
l’arcaicità del culto di Artemide (nome eponimo di Aretusa) portato dal Peloponneso a
Siracusa dai primi coloni greci. Una particolarità del luogo è data dalla presenza del papiro
che vi cresce rigoglioso.
Dalla fonte, percorrendo via Castello Maniace, c’incontrano il Palazzo Fortezza (n. 32) e il
seicentesco Palazzo Blanco (n. 56) riconoscibile per l’ampio portale a bugnato di Andrea
Vermexio e la balconata a grandi mensole figurate.
In fondo alla via, con accesso sbarrato da una serie di costruzioni militari, è l’edificio
medievale più importante della città: il Castello Maniace. Costruzione federiciana tra le più
rilevanti, conserva nel nome, legato al generale bizantino Maniakes, il ricordo di eventi e
strutture fortificate di epoche precedenti. Il castello è a pianta quadrata con torri circolari ai
quattro angoli. Lo splendido portale d’ingresso, a forma ogivale, è rivestito di marmi policromi
e mostra, ai due lati, le nicchie che ospitavano due arieti bronzei di età ellenistica (l’unico
superstite è oggi al museo archeologico di Palermo).
All’interno lo spazio era organizzato in una grande sala coperta da venticinque campate a
crociera sostenute da sottili colonne: la campata centrale era un grande cortile a cielo aperto
al cui centro si trovava una vasca. Le finestre monofore si aprono in corrispondenza di
questa partitura interna mentre quattro monumentali camini segnavano gli angoli della sala.
Lasciato il Castello Maniace, da piazza Federico di Svevia si prosegue per il lungomare di
levante sul quale si affaccia il bel prospetto della settecentesca chiesa dello Spirito Santo il
cui interno è movimentato da colonne, da pregevoli opere a stucco e dagli affreschi del
soffitto. In corrispondenza di via Nizza si nota l’edificio del Convento degli Agostiniani:
superato il forte S. Giacomo, allo sbocco di via delle Maestranze, ci si immette in una delle
strade più suggestive della città settecentesca: via Vittorio Veneto, un tempo via Mastrarua.
Era la principale via di accesso al centro e un percorso obbligato per il passaggio delle
carrozze cittadine. Non meraviglia pertanto la presenza di edifici civili e religiosi di un certo
rilievo oltre ad una importante costruzione quattrocentesca, Palazzo Interlandi (n. 89), che
oggi ospita le suore Orsoline.
Lungo la via si succedono: Palazzo Vitale (n. 4), attribuito ad Andrea Vermexio; Palazzo
Russo (nn. 26-28); Palazzo Blanco (n. 41); Casa Mezio (n. 47); l’Oratorio di S. Filippo
Neri (attuale sede del Liceo Classico Gargallo), opera di Luciano Alì, e l’attigua chiesa
progettata da Giovanni Vermexio. Notevole l’interno di quest’ultima: a pianta ellittica, con due
cappelle alle estremità laterali e un’armoniosa distribuzione delle aperture.
All’incontro con via Mirabella si trova Palazzo Dongiovanni. Al n. 111 il Palazzo Romano ed
al 138 la casa natale di Elio Vittoriani. Superato il forte di S. Giovannello, di fronte al carcere
borbonico, è possibile vedere ampi tratti delle fortificazioni cinquecentesche dell’isola, venuti
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di recente alla luce nel corso dell’esecuzione di lavori di sbancamento. Il bianco palazzo
eclettico sulla riva della Posta era la sede degli uffici postali, ma tra qualche tempo, dopo la
sua ristrutturazione, diventerà un grande albergo di lusso
Descrizione Ortigia Centro Storico
L'isola di ortigia, ricca di bellissimi palazzi e chiese ha il suo cuore nella Piazza Duomo,
caratterizzata dalla forte presenza del Duomo di Siracusa splendido esempio di architettura
barocca che sorge sui resti dell'antico tempio dorico dedicato ad Athena, fatto costruire nel
V° secolo a.c. dal tiranno Gelone.. Edificato nella parte più alta di Ortigia, dell'antico tempio,
che contava 14 colonne laterali e 6 frontali, sono ancora visibili alcune colonne del peristilio e
parte dello stilobate. I primi cambiamenti del tempio di cui si ha notizia, avvennero nel VII°
secolo d.c., quando il vescovo Zosimo lo trasformò appunto in basilica cristiana. Le colonne
del peristilio vennero però conservate chiuse in una cinta muraria, e vennero aperti in
ciascun lato della cella degli archi in modo da ottenere una basilica a 3 navate con un nuovo
orientamento. In epoca normanna, il Duomo subì ulteriori trasformazioni con l'innalzamento
dei muri della navata centrale e l'apertura di finestre nei muri perimetrali, inoltre le absidi
vennero ricoperte di mosaici. In seguito al terremoto del 1693 la Cattedrale subì profonde
trasformazioni: vennero distrutte le absidi laterali, venne costruito il presbiterio al posto
dell'abside centrale e la Cappella del Crocifisso (abbattendo una parte delle colonne
doriche), al posto dell'abside meridionale. La facciata barocca, interamente distrutta dal
terremoto, venne ricostruita tra il 1728 ed il 1753 su disegno dell'architetto trapanese Andrea
Palma. Decorano il prospetto principale le statue raffiguranti la Vergine del Piliere al centro,
Santa Lucia a destra, San Marziano a sinistra, opere dello scultore palermitano Ignazio
Marabitti (1757). Dello stesso Marabitti sono le 2 statue di San Pietro e San Paolo che
affinacano la gradinata. Lungo la navata laterale destra si aprono diverse cappelle. Tra
queste da visitare vi è il Battistero, con fonte battesimale costituito da un vaso marmoreo
ellenistico adorno di sette leoncini in bronzo del XIII° secolo, e la Cappella di Santa Lucia,
costruita nel XVIII° secolo, che ospita un altare decorato da un paliotto argenteo di Decio
Furnò (seconda metà del XVIII° secolo) sul quale è posta la nicchia che accoglie il simulacro
argenteo di Santa Lucia (Padrona della città), opera del palermitano Pietro Rizzo (1599). Più
avanti vi è la Cappella del Sacramento voluta, nel XVII° secolo, dal vescovo Torres ed
attribuita a Giovanni Vermexio. La cappella, a pianta poligonale, presenta una volta a botte
con un ciclo di affreschi di Agostino Scilla (1657) e ospita sull'altare un ciborio di Luigi
Vanvitelli (1752). Dal fondo della navata destra si passa alla Cappella del Crocifisso, fatta
edificare, a pianta rettangolare, dal vescovo Fortezza sul finire del XVII° secolo. Uscendo
dalla cappella si passa al presbiterio, distinto in due parti: la tribuna ed il coro. L'altare
maggiore, di età barocca, attribuito a Giovanni Vermexio, ha per mensa un blocco
dell'architrave del tempio, crollato col terremoto del 1693. Sull'altare vi è una tela raffigurante
la Natività della Vergine.
La Fonte aretusa unisce il fascino del mito alla bellezza di questo angolo del centro storico;
Secondo il mito, la ninfa Aretusa per sfuggire al fiume Alfeo si gettò in mare dalle coste
dell'Elide e ricomparve sotto forma di fonte; ma Alfeo, la raggiunse e mescolò le proprie
acque con le sue è una sorgente d'acqua dolce, legata alle più antiche origini della città e
celebrata nell'antichità da Pindaro e da Virgilio, sgorga in un caratteristico bacino piantato a
papiri ed ospita alcune anatre.
L'attuale sistemazione entro un bacino circolare, è del 1843.
Sempre ad Ortigia, troviamo il Palazzo Bellomo costruzione sveva risalente al XIII sec. e
rimaneggiata nel XV sec. Ospita la Galleria Regionale che comprende una sezione con
sculture paleocristiane, bizantine, medioevali e rinascimentali e la pinacoteca, con tavolette
italo-bizantine e slavo-bizantine dei secc. XV e XVIII tra le quali il trittico della scuola
Stroganov, dipinti dei secc. XIV - XVIII ed in particolare il S.Lorenzo attribuito a Lorenzo
Veneziano e l'Annunciazione di Antonello da Messina, argenterie, paramenti sacri, mobili,
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stoffe, oreficerie, ceramiche, terrecotte, planimetrie, stampe della città. Tra le opere d'arte
provenienti dalla Chiesa di S.Lucia transitoriamente depositate presso la Galleria Regionale
a Palazzo Bellomo, sono da segnalare due Crocifissi su tavola di cui uno del '400 ed uno del
'200 ed il "Seppellimento di S.Lucia" del 1609 ad opera del Caravaggio. Oltre al Bellomo,
notevoli sono i palazzi Beneventano e Vermexio.
All'estremità dell'isola di Ortigia si eleva il castel Maniace, fortezza in forma di Palatium la cui
costruzione si deve a Federico II di Svevia ma che prende il nome dal generale bizantino che
nel 1038 riconquistò Siracusa. Ha la struttura duecentesca a pianta quadrata con torri
cilindriche angolari. Notevole il portale d'ingresso di forme gotiche, fiancheggiato all'origine
da due pregevolissime sculture bronzee di arieti, di cui uno è ancora esistente ed esposto al
museo Salinas di Palermo. Sull'altopiano dell'Epipoli, con il mastio ed il recinto, il Castello
Eurialo e' una imponente opera militare dell'epoca greca, costruita da Dionisio il Vecchio dal
402 al 397 a difesa dei Cartaginesi. Sotto il Castello si estende un sistema di strutture
sotterranee con gallerie per lo spostamento a sorpresa delle truppe, cisterna per il
rifornimento idrico e pozzi di aerazione e illuminazione colossali.
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