Una nuova dinamica Emanuele Pugliese, Lorenzo Santi – URDF Udine I parte Velocità ed energia cinetica di elettroni relativistici (W. Bertozzi, 1964) • Abbiamo visto che dall’ equazione fondamentale della dinamica classica inserita nella definizione di lavoro segue il teorema dell’energia cinetica • Il lavoro compiuto da un generatore di Van de Graaf è di tipo elettrico → per un e- inizialmente a riposo accelerato da una d.d.p. ∆V ci aspettiamo che valga la relazione 1 2 2e 2 e ∆V = mv ⇒ v = ∆V 2 m Velocità, energia cinetica di elettroni relativistici (W. Bertozzi, 1964) La previsione classica è un aumento indefinito della velocità al crescere della ∆V mantenuta nel Van de Graaf secondo una legge di potenza: v 2 ∝ ∆V Sperimentalmente si rileva invece che, per quanto si aumenti la ddp, la velocità non raggiunge (né supera) mai c. Velocità, energia cinetica di elettroni relativistici (W. Bertozzi, 1964) Perciò non vale v ∝ ∆V , che è conseguenza diretta della legge fondamentale della dinamica → l’intera dinamica newtoniana è invalidata. 2 Misura calorimetrica (W. Bertozzi, 1964) Con una termocoppia si misura la variazione di temperatura ∆T del bersaglio. Legge fondamentale della calorimetria: ∆Eint = M c ∆T. Per il principio di conservazione dell’energia il lavoro compiuto sull’elettrone deve valere L = ∆Eint . Poiché il lavoro ha cambiato lo stato di moto degli elettroni assumiamo che L = ∆K = ∆Eint : il teorema dell’ energia cinetica vale anche alle alte velocità. Poiché la meccanica newtoniana non è rispettata, sarà necessario cambiare l’espressione dell’energia cinetica. P.R. einsteiniano Le sonde spaziali, spaziali quando la loro traiettoria è lontana da masse rilevanti, possono essere considerati SI. La stessa fisica valida nei laboratori terrestri* funziona anche su di esse. Questo può essere testimoniato da esperimenti eseguiti dagli astronauti. Anche sulla Luna l’acceleraz di gravità non dipende da m. Stelle: per spiegarne l’evoluzione osservata si è costruito un modello basato sulla fisica valida in un lab. terrestre. Questo modello funziona: è in accordo con le osservazioni astronomiche! Altre osservazioni ci hanno permesso di trovare che le stelle si muovono a velocità ≥ 100 km/s rispetto ai lab. sulla Terra. Questo non è scontato: nei SdR comoventi a tali corpi valgono per ogni intervallo temporale infinitesimo dt le stesse leggi fisiche che valgono nel SdR del lab e delle sonde! Gli esperimenti condotti nelle stesse condizioni danno gli stessi risultati. Galassie: può essere fatta la stessa assunzione, che è corroborata da risultati sperimentali (ad es. redshift cosmologico di linee spettrali di elementi noti). *Trascurando effetti non-inerziali, che possono a loro volta essere accuratamente spiegati da un osservatore inerziale esterno. La velocità limite dev’essere invariante Immaginiamo di compiere, con lo stesso apparato, l’esperimento di Bertozzi su un veicolo spaziale, in moto rispetto alla Terra con velocità v, mantenendo l’asse dell’acceleratore orientato positivamente nella direzione del moto. Acceleriamo un elettrone fino alla velocità c – ε (con ε < v). Con che velocità si muove l’elettrone rispetto alla Terra? Se valesse la regola classica per la somma dovrebbe raggiungere c–ε+v>c, Superando la velocità limite. Qualcosa non va nelle hp formulate. Non sembra infatti fisicamente e logicamente accettabile che usando come propellente nell’esperimento di Bertozzi elevate d.d.p. in grado di raggiungere altissime velocità non si riesca a portare un elettrone alla velocità c … e utilizzando un propellente chimico per produrre una piccola accelerazione del catodo emittente si riesca a fargliela superare !! Invarianza di c La conclusione di Einstein: non esiste un sistema di riferimento privilegiato rispetto al quale, e solo rispetto al quale, la luce si propaga nel vuoto alla velocità c. Quale che sia lo stato di moto di un osservatore rispetto a tale ipotetico riferimento inerziale privilegiato egli ne riscontrerà lo stesso valore.. Non c’è un sistema di riferimento privilegiato, un sistema assoluto. Tutti i sistemi di riferimento (inerziali) sono equivalenti. Il principio di relatività valido in meccanica classica non lo era per l’elettromagnetismo di fine Ottocento. La teoria einsteiniana ne sanciva la validità anche per l’elettromagnetismo, in breve per tutti i fenomeni. A questo si deve il suo nome. Domanda • Quali sono i principali risultati dell’esperimento di Bertozzi? Indicali. 1905, Einstein: la relatività ristretta C’era qualcosa che non funzionava nella visione ottocentesca riguardo alla propagazione della luce. Al proposito, nella sua autobiografia scientifica, pubblicata nel 1984, Einstein scrisse: “A poco a poco incominciai a disperare della possibilità di scoprire le vere leggi attraverso tentativi basati su fatti noti. Quanto più a lungo e disperatamente provavo, tanto più mi convincevo che solo la scoperta di un principio formale universale avrebbe potuto portarci a risultati sicuri. Dopo dieci anni di riflessione, un siffatto principio risultò da un paradosso nel quale m’ero imbattuto all’età di 16 anni: se io potessi seguire un raggio di luce a velocità c (la velocità della luce nel vuoto), il raggio di luce mi apparirebbe come un campo elettromagnetico oscillante nello spazio, in stato di quiete. Ma nulla del genere sembra poter sussistere sulla base dell’esperienza o delle equazioni […]” dell’elettromagnetismo. 1905, Einstein: la relatività ristretta “E` chiaro che in questo paradosso è già contenuto il germe della relatività particolare.” Se viaggiassi alla stessa velocità di un’onda piana monocromatica che si propaga nel vuoto vedrei un profilo sinusoidale statico. La luce è però radiazione e.m. che necessariamente si propaga a c, come richiesto dalla teoria e mostrato dalle onde elettromagnetiche rivelate in laboratorio nel 1887 da Hertz. Poiché l’ipotesi che esista un SdR in quiete con la luce porta a una contraddizione con la teoria e l’esperimento, tale ipotesi dev’essere irrealizzabile: deve essere impossibile (per un qualsiasi corpo materiale) viaggiare alla velocità della luce nel vuoto. Questa velocità deve essere dunque una velocità limite. limite I due postulati «L’idea teorica […] non nasce al di fuori ed indipendentemente dall’esperienza; né può derivare dall’esperienza per puro procedimento logico. È il prodotto di un atto creativo. Una volta che l’idea teorica sia acquisita, è bene seguirla finché non si dimostra insostenibile» [Einstein, Scientific American, 1950] P.R. teorico: tutte le leggi fisiche hanno la stessa forma in tutti i sistemi di riferimento inerziali (SI). P.R. sperimentale: esperimenti di qualsiasi natura condotti nelle stesse condizioni in SI diversi danno gli stessi risultati. Invarianza della velocità della luce: c non dipende dal SI in cui è misurata, né dalla direzione della propagazione della luce. Se abbiamo in un laboratorio in moto rispetto a noi alla velocità v qualcosa che viaggia nella stessa direzione e verso alla velocità u’ secondo la fisica di tutti i giorni (fis. classica) la sua velocità u rispetto a noi sarà u = v + u' Allora, se quel qualcosa viaggia alla velocità limite c, dovrebbe avere velocità u=v+c>c rispetto a noi! Bisogna cambiare la legge di composizione delle velocità. Essa, nella cinematica classica, si deriva dalle leggi di trasformazione delle coordinate: x = x'+ vt Se vogliamo cambiare la legge di composizione delle t = t' velocità in modo da garantire l’invarianza di c dobbiamo quindi cambiare la forma delle trasformazioni galileiane. Un esperimento mentale ci dà al proposito un risultato importante. Orologio a luce Consideriamo due osservatori in differenti SI, il primo (A) su un treno in corsa con velocità uniforme v rispetto alla stazione, il secondo (B) fermo sul marciapiede. A vedrà sempre l’orologio a luce fermo, B lo vedrà in moto uniforme con velocità v. Nel SI di B l’orologio a luce percorrerà quindi una distanza orizzontale ∆x in un intervallo ∆t. Si pone per convenzione che il tempo di percorrenza della luce in un percorso “one-way” valga la metà di quello (misurabile) di andata e ritorno. Calcoliamo quanto dura il percorso di andata e ritorno (valutato da B) L’intervallo temporale fra due eventi che avvengono nella stessa posizione è detto intervallo di tempo proprio ∆τ. Il SI in cui tali eventi accadono nella stessa posizione è detto riferimento proprio. Dilatazione delle durate • L’istante e la posizione (il tempo e lo spazio rispettivamente) in cui avvengono i fenomeni, pur rimanendo distinti, sono uniti fra loro dalla formulazione di Einstein: viene teorizzata l’esistenza di uno spaziotempo. • Dai calcoli svolti nell’esperimento dell’orologio a luce risulta 2 2 2 ( c∆τ ) = ( c∆t ') − ( ∆x ') • Se gli intervalli temporali (durate) sono misurati da diversi SI essi variano: danno risultati diversi, proprio come gli intervalli spaziali (lunghezze). • Ma qualunque sia il SI considerato, il tempo proprio, differenza dei quadrati dei due, ha sempre lo stesso valore (II invariante relativistico). • Qual è il primo invariante relativistico? Stimoli per la riflessione sull’effetto di dilatazione dei tempi 1. Abbiamo dotato l’osservatore sul treno e quello sulla banchina di due orologi identici. – I battiti del cuore del secondo osservatore risultano realmente rallentati secondo il primo? – Il secondo osservatore sente i propri battiti rallentati? Spiega. 2. Abbiamo dotato un manovratore di ponti e un passeggero su un treno di due orologi identici. – L’intervallo di tempo fra l’apertura e la chiusura di un ponte mobile è differente per il passeggero del treno rispetto a chi lo manovra? Spiega. Teorema energia cinetica… • Riscrivo il teorema nella forma più generale seguente, utilizzando la variazione di q.d.m. e la velocità (media e istantanea) ∆p ∆p ∆x F= ⇒ L = F ∆x = ∆x = ∆p = ∆p um ∆t ∆t ∆t L = ∆p um = ∆K Passando ai differenziali ∆x dp lim = dK ∆t →0 ∆t u dp = dK • La matematica suggerisce che occorre modificare l’espressione di p. E la quantità di moto? La conservazione della quantità di moto p in meccanica classica è fondamentale: possiamo fare l’ipotesi che abbia un corrispettivo anche in ambito relativistico. Di conseguenza la quantità di moto p di un corpo animato da moto vario, misurata rispetto al SI del laboratorio, dipenderà in maniera diversa dalla velocità istantanea rispetto alla q.d.m. classica: p ≠ mv. Urti elastici • Gli urti elastici possono essere studiati senza conoscere i dettagli dell’interazione tramite la conservazione della q.d.m. e dell’energia cinetica: a fianco il caso 2-D • Nel caso proiettile-bersaglio (v2=0) unidimensionale le espressioni per le velocità finali si trovano facilmente essere quelle a destra. • Se le masse sono anche uguali fra loro, il primo oggetto si ferma e il secondo continua con la stessa velocità che aveva il primo • Se invece l’urto proiettile bersaglio avviene in 2-D, le direzioni delle particelle uscenti formano sempre un angolo retto fra loro. m v + m v = m v ' + m v ' 2 2x 1 1x 2 2x 1 1x m1v1 y + m2 v2 y = m1v '1 y + m2 v '2 y 1 m1v 21 + 1 m2 v 2 2 = 1 m1v '21 + 1 m2 v '2 2 2 2 2 2 m1 − m2 ) ( v1 v1 ' = m + m ( ) v1 ' = 0 1 2 ⇒ (m uguali) v2 ' = v1 v ' = 2m1 v 2 ( m1 + m2 ) 1 In 2-D: riferimento del CM • Proviamo a studiare l’urto fra due particelle in un SI solidale al centro di massa di due particelle di uguale massa. • In esso si ha sempre p1 = -p2 per def. p1 + p2 = p '1 + p '2 p '1 = − p '2 p1 = − p2 ; ⇒ K ( p1 ) + K ( p2 ) = K ( p '1 ) + K ( p '2 ) 2 K ( p1 ) = 2 K ( p '1 ) p1 = p2 = p '1 = p '2 Supponendo K funzione biunivoca di p K ( p1 ) = K ( p2 ) = K ( p '1 ) = K ( p '2 ) • Le velocità e gli impulsi cambiano solo di direzione, ma non di modulo. Urto radente • Supporremo l’urto radente = piccolo angolo di deflessione piccola componente di velocità lungo Y piccola componente di quantità di moto lungo Y. 1 Y X 2 • Se aumentiamo gradualmente la velocità del SI del lab rispetto al CM (lungo y) le componenti x della quantità di moto della particella 2 aumenteranno, mentre quelle della 1 diminuiranno, finché… • …ci porremo in un SI nel quale la componente x di v1 è nulla: v1 è tutta lungo y ed è diventata molto piccola. Riferimento del lab 1 Y’ X’ 2 • Seppur le particelle possano essere anche relativistiche, in B la q.d.m. di 1 si può scrivere mv1. • Urto elastico → 1 «rimbalza» lungo direzione di Y’: p1y = p’1y (p1= p’1). • Vogliamo trovare l’espressione per la q.d.m. p’2 della particella relativistica 2 dopo l’urto. • Allo scopo consideriamo due grandezze invarianti: gli spostamenti trasversi alla direzione del moto del SI e il tempo proprio fra due posizioni della particella 2. Riferimento CM: simmetria 1 Y X 2 • Nel rif CM c’è completa simmetria fra 1 e 2 → le 2 particelle compiranno lo stesso spostamento trasverso (lungo Y) nello stesso tempo coordinato ∆t . • Poiché p1 = p2 = p '1 = p '2 se supponiamo p = p(u,m) biunivoca avremo per m identiche u1 = u2 = u '1 = u '2 → 1, 2 si sposteranno nella direzione y anche nello stesso tempo proprio ∆τ. • D’altra parte, la completa simmetria del sistema fisico ci garantisce che scambiando 1 ↔ 2 non cambia nulla. Riferimento lab: diversi ∆t’ per lo stesso ∆y’ • Nel sistema del lab gli spostamenti ∆y’ di 1 e 2 avvenuti durante l’intervallo di tempo proprio ∆τ’ = ∆τ rimangono uguali tra loro (perché y’ è la dimensione trasversale alla direzione di moto del lab rispetto CM). • I tempi coordinati ∆t’ però stavolta non coincidono, perché le velocità di 1 e 2 dopo l’urto non sono uguali. • Poiché 1 è classica abbiamo ∆t1’ ≅ ∆τ. Invece per 2 è significativa la dilatazione delle durate: ∆t’2 = ∆τ /(1-(v’2/c)2)1/2. 1 Y’ X’ 2 Rapporto fra velocità 1 Y’ • Siamo sempre nel rif del lab… ∆y’ (sopra) = v’1 ∆t’1 = v’1 ∆τ ∆y’ (sotto) = v’2y ∆t2’ = v’2y ∆τ /(1-(v’2/c)2)1/2 X’ 2 ⇒ v’1 = v’2y / (1 – (v’2/c)2)1/2 [rapporto componenti y della velocità] • Rapporto componenti della q.d.m.: per la conservaz q.d.m. p’2y = p1 = p’1 = m v’1 ⇒ p’2y = m v’2y / (1 – (v’2/c)2)1/2 • Infine per una ragione geometrica (similitudine triangoli) p’2 / p’2y = v’2 / v’2y ⇒ p’2 = (v’2 / v’2y) mv’2y/(1 - (v’2/c)2)1/2 = p’2 = m v’2 /(1-(v’2/c)2)1/2 . Quantità di moto e velocità sono infatti collineari In definitiva, eliminando gli indici p=mv 1− v / c 2 2 Quesito • Scrivi una ragione per la quale la q.d.m. non può essere scritta alle alte velocità nella forma classica p = m v. Seconda parte Riassunto I parte e deduzione K relativistica I due postulati 1. Assumiamo il Principio di Relatività P.R. (teorico): tutte le leggi fisiche hanno la stessa forma in tutti i sistemi di riferimento inerziali (SI). P.R. (sperimentale): esperimenti di qualsiasi natura condotti nelle stesse condizioni in SI diversi danno gli stessi risultati. 2. P.R. + rilevazione sperimentale di una velocità limite ⇒ In ogni SI si misura la stessa velocità limite… Invarianza della velocità della luce: c non dipende dal SI in cui è misurata, né dalla direzione della propagazione della luce. … e bisogna cambiare la legge di composizione delle velocità L’intervallo temporale fra due eventi che avvengono nella stessa posizione è detto intervallo di tempo proprio ∆τ. Il SI in cui tali eventi accadono nella stessa posizione è detto riferimento solidale. Dilatazione delle durate L’istante e la posizione in cui avvengono i fenomeni, pur rimanendo distinti, sono uniti fra loro dalla formulazione di Einstein: viene teorizzata l’esistenza di uno spaziotempo fatto di eventi (= istante + posizione) Dai calcoli svolti nell’esperimento dell’orologio a luce risulta 2 2 2 ( c∆τ ) = ( c∆t ') − ( ∆x ') Se gli intervalli temporali (durate) sono misurati da diversi SI essi danno risultati diversi: variano. Anche gli intervalli spaziali (lunghezze) misurati da diversi SI danno risultati diversi… Ma il tempo proprio ∆τ (differenza tra il quadrato dell’intervallo temporale e di quello spaziale) misurato da diversi SI dà sempre lo stesso valore: è un invariante relativistico. Teorema dell’energia cinetica Riscrivo il teorema in una forma più generale, utilizzando la variazione di q.d.m. e la velocità (media e istantanea) ∆p ∆p ∆x F= ⇒ L = F ∆x = ∆x = ∆p = ∆p um ∆t ∆t ∆t L = ∆p um = ∆K Passando ai differenziali ∆x dp lim = dK ∆t →0 ∆t u dp = dK K non ha la forma classica (esp. Bertozzi) → la matematica suggerisce che occorre modificare anche l’espressione di p (conservata in relatività). Urto di due particelle nel caso relativistico • Riferimento CM. Le velocità e gli impulsi cambiano solo di direzione, non in modulo. p1 = p2 = p '1 = p '2 1 u1 = u2 = u '1 = u '2 • Riferimento lab. v1 e v’1 sono lungo y. 1 Y’ Y X’ X 2 • Hp: (1) la quantità di moto si conserva negli urti relativistici analizzati da qualunque SI; (2) urto radente. • Simmetria completa tra 1 e 2. 2 • Part. 1 non relativistica: p1 = m v1; p1’ = m v’1 1 C.M. Y 1 Y’ X 2 Invarianti: • spostamenti ortogonali alla direzione del moto del SI lab rispetto al CM; (1) intervallo ∆τ fra due posizioni della particella 2. Spazi (lungo y) uguali e tempi coordinati uguali → vy1 = vy2 X’ LAB 2 Tempi propri uguali e spostamenti (lungo y) uguali fra 1 e 2, ma tempi coordinati diversi per dilatazione tempi → v’1 = v’2y / (1 – (v’2/c)2)1/2 • Conservazione q.d.m. + collinearità tra v e p → p’2 = m v’2 /(1-(v’2/c)2)1/2 p=mv 1− v / c 2 2 Quesito • Scrivi una ragione per la quale la q.d.m. non può essere scritta alle alte velocità nella forma classica p = m v. Energia cinetica • Abbiamo ottenuto l’espressione matematica per la q.d.m. a qualunque velocità 2 2 p (u ) = m u 1 − u / c = γ (u )m u • Assumiamo la validità di u dp = dK • Quale sarà la forma per la variazione di K di un corpo che viene portato nel SI del lab da fermo alla velocità u ? Energia cinetica dK = u dp = m u d ( γ u ) = mu {( d γ ) u + γ du} (*) u2 2 dγ u dγ u Poiché 2 = 1 − 2 ⇒ − 3 = −2 2 ⇒ =γ3 2 du c c c γ γ du 1 u 1 c2 d γ = γ 2 du ⇒ du = 3 d γ posso sostituire il secondo differenziale γ u c 3 1 c 2 dγ = m u dγ (*) dK = mu u d γ + γ 3 γ u c2 2 u u m c dγ + − = u Se dK = m c 2 d γ allora ∆K = m c 2 ∆γ = m c 2 ( γ (u ) − γ (0) ) = m c 2 ( γ − 1) L'energia "cinetica" dev'essere nulla per def. quando l'oggetto è fermo : K (0) ≡ 0. Quindi ∆K = K (u ) − K (0) = K K = m c 2 ( γ − 1) Limite newtoniano di K Vediamo a che cosa si riduce questa relazione per velocità molto inferiori a quelle della luce (limite classico). Dobbiamo approssimare la funzione γ (u) = 1 / ( 1 – (u/c)2 )1/2 Utilizzeremo a tal fine la formula di approssimazione delle potenze di un binomio (anche con esponente frazionario) (1 − X ) N Nel nostro caso N = -1/2 e quindi ( ) 2 = 1 − NX + O X X <<1 2 −1/2 u γ = 1 − c L’espressione per K diventa 2 1 u ≅2 1 − − 2 c u << 1 c K = m c2 (γ -1) ≅ m c2 ( 1+ ½ (u/c)2 – 1) = ½ mu2 coincidente con l’espressione classica Interpolazione dati di W. Bertozzi Un controllo dell’espressione ricavata per K si può fare con i dati dell’esperimento di Bertozzi. Si può facilmente ricavare l’espressione relativistica per il quadrato della velocità in funzione dell’energia cinetica invertendo la formula trovata per K: v2/c2 = 1- [ me c2 / (me c2 + K) ]2 (previsione di Einstein: curva rossa ) Essa riproduce bene l’andamento dei dati. K = m c 2 ( γ − 1) è la nuova espressione per l'energia cinetica Domande L’energia cinetica è: • La quantità espressa dall’equazione K = ½ m v2 ; • La forma di energia associata allo stato di moto dell’e-; • Un termine essenziale per soddisfare il principio di conservazione dell’energia; • Una combinazione delle precedenti (precisa quale)